5 STELLE NEL BUCO NERO NUN TE REAGGAE PIU’ LA STORIA IN FARSA: DI MAIO, L’OCCHETTO DEL MOVIMENTO, CONTE, IL SUO NAPOLITANO

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MONDOCANE

GIOVEDÌ 25 LUGLIO 2019

Quos vult Iupiter perdere, dementat prius (A coloro che vuole rovinare, Giove toglie prima la ragione)

Come può un movimento proseguire nella sua azione di cambiamento della Cosa Pubblica? Necessariamente attraverso un continuo attacco al pericolo numero uno della collettività: il pensiero dominante, la forma di fascismo più pericolosa del XXI secolo”. (Alessandro Di Battista, “Politicamente Scorretto”, edizioni Paper First)

Prima del diluvio

Si stava al fresco, iniziando, con l’aiuto di Speck, succhi di mela, automobilisti rispettosi, gerani ai balconi, gente senza cellulari sui sentieri, abeti rossi e praterie di trifoglio, l’adattamento al salto dai consuetudinari 380 metri ai quasi 2000. Arrivavano, dalla bottega alimentare che mi consegnava la mazzetta dei giornali, le solite notizie appassionanti confezionate dalle eccellenze del giornalismo nostrano traendone i materiali da territori tra il deserto, la palude e i letamai. Grazie alle ottime condizioni ambientali, spirito e corpo riuscivano a tenergli testa.

Statunitensi, ammattiti per gli scacchi di Venezuela e Siria, che sbattevano furiose sciabole su tonitruanti scudi in mezzo al Golfo; Elisabetta Due che, in ansia competitiva con l’omonima numero Uno, rilanciava pirati alla Drake contro petroliere da razziare; eletti europei che, in cambio di guiderdoni, cavolini di Bruxelles e foie gras di Strasburgo (da oche inchiodate quanto loro al patibolo della libertà), si prestavano a formare un “parlamento” che era tale come Salvini è Bismarck; l’inestinguibile flusso di zozzerie, volgarità, malandrinate e imbecillità Lega e PD che continuava a scorrere ai piedi degli italiani fermi e impassibili sulla sponda del fiume (mai un cadavere); i tg nazionali che al confronto di quelli tedeschi, francesi, russi, nigeriani (pure disponibili nel maso) parevano Sfera Ebbasta contro Aretha Franklin, tanto che ci si riprendeva solo alla vista del canale provinciale con i suoi jodel e i suoi caduti dalla bicicletta.

Il masso di Sisifo

Più arduo sostenere l’accanimento alla Sisifo con cui dovevamo riportare in alto la nostra fiducia nella capacità del fiorettista Di Maio di reggere al clavista Salvini, man mano che il punteggio nel masso che irrimediabilmente tornava a rotolare giù: la cacciata a Torino di un’eccellenza di vicesindaco per aver voluto scongiurare, nel solco della tradizione 5 Stelle, l’offesa di rombanti ferraglie automobilistiche alla strisciolina di alberi, malmenati dallo smog 365 giorni all’anno, che lassù chiamano Parco del Valentino; l’atteggiamento del topino in fuga dal gatto sulla questione dello sfasciaitalia dei patrioti leghisti che, alla vista della demolizione controllata della casa, si accontenta di portarsi via il suo pezzetto di formaggio (la scuola); il plauso prossenetico all’ectoplasma tardo-DC, Sassoli, presidente dell’Europarlamento e il voto autocastrante al pitbull da guerra Ursula von der Leyen… e via incorporando cetrioli.

Ci si aggrappava al dato che, a parte il pupazzo acchiappavoti anti-migranti, i 5 Stelle erano stati gli unici a non dare dell’Antigone alla torpedine anti-italiana infilata nel Mediterraneo da Merkel e Soros, brava figlia  nel nome del padre Ekkehart. Ekkehart Rackete di lei dichiaratosi orgogliosissimo, nonché ex-colonello della Bundeswehr e attivo nei settori Sicurezza e Investigazioni (leggi Intelligence) per la Dr.FehrGmbH, e produzione ed export di armamenti per la Mehler Engineered Defence. Intelligence e armamenti che sicuramente avranno contribuito a far arrivare qualche africano sui gommoni “salvati” da Carola.

 La famigliola Rackete

Ripartiamo. S’era finito di stare al fresco e al verde relativamente incontaminato, ambientale e comportamentale e si era tornati tra le pietraie arroventate del nostro perenne malessere, ambientale e comportamentale. La combinazione tra trauma da rientro e la costellazione dei cinque corpi celesti, che per un po’ aveva illuminato le nostre oscurità, precipitato in un buco nero, è stata la mazzata finale.

Hanno fatto tutto da soli

Gli sbruffi anti-M5S dello sbruffone rignanese con le braghe alle caviglie sono passati come tuoni lontani che sembrano ronfi, senza lampi e senza pioggia. Quelli del fratello sfortunato del commissario Montalbano stanno alle esternazioni dei suoi avversari come Antonio Razzi sta a Cicerone. La guerra termonucleare dei media e dei sinistridestri a edicole, schermi e partiti unificati (l’unica Grande Destra) contro i 5 Stelle, se ha avuto qualche effetto tra la gente, ne ha conservato e rafforzato il consenso. Così come l’accanimento dei vignettisti satirici, da Vauro a Natangelo a Mannelli a Biani, eccetera, passati dal graffiare i potenti a sfottere chi ai veri potenti si oppone. La morte è sopravvenuta per suicidio. Il sì al TAV, un coacervo di infamie politiche, economiche, ambientali, infrastrutturali, morali, legali, da ridurre Tangentopoli, anche con le porte spalancate sul malaffare che consacra per i secoli a venire, a un furto di polli. Un assist a Salvini e a tutto ciò che il magliaro delle magliette ad hoc rappresenta in termini di distruzione dell’Italia, legale, morale, ambientale, culturale, civile, nazionale. O questo bubbone viene rimosso, a partire dai resistenti No Tav e di quanto rimane di luce nelle 5 Stelle, o siamo alla “fine della storia” di Fukuyama, almeno per l’Italia. Ciao Dante.

Una nuova cravatta per Di Maio

Il male si mangia il bene

Il parecchio buono fatto, a dispetto di sinistri in trance e al soldo imperial-liberista, alla faccia di sindacalisti da Opera dei Pupi, spazzato via da un Conte azzeccagarbugli e da un ragazzotto rampichino, brillante scalatore, esperto di traguardi volanti, ma sconoscente di territorio, morfologia, storia, percorso e momenti cruciali che fanno vincere il giro. Reddito di cittadinanza, decreto dignità, salario minimo, legge spazzacorrotti, integrità collettiva assoluta e senza uguali e precedenti nella storia patria… Tutto finito nel buco nero con cui la classe dirigente più corrotta di per sé e nelle istituzioni in cui s’infila, dalla magistratura all’imprenditoria, dal sindacato ai media, sta sventrando il paese. A partire da Val di Susa, dal TAP, Terzo Valico, Muos amerikano, vaccini obbligatori, tutta roba che ieri andava disfatta e che ora risulta irreversibile, salvo penali da mandarci in default non una, ma tre volte. Menzogna sesquipedale, dato che le illegalità, la mafiosità, le violazioni di norme ambientali, la corruzione e, nel caso del Tav, la clausola anti-penali negli accordi, avrebbero resa vano qualsiasi tentativo di rivalsa.

Cos’è successo? E’ successo che, come Landini ha buttato la maschera del Capitan Fracassa e non si è rivelato null’altro che il feudatario della marca sindacale sotto controllo dell’Impero confindustriale, così il Di Maio del cambiamento, già sospetto per cravattino e giacchetta di antica ordinanza, se ne è uscito democristiano intrecciato al paradigma dell’esistente. Più Occhetto che Renzi, della coppia dei demolitori del proprio esercito ha assunto, nella ripetizione farsesca, ma non per questo meno tragica per noi, l’ostinato rifiuto di andarsene, dopo aver quasi dimezzato in appena un anno le fila di quell’esercito. Cose che succedono e vengono tollerate solo da noi.

Quanto a Conte Giuseppe, novello largointesista alla Napolitano, illustre avvocato che l’omino dell’uno vale me e che non dice mai “noi”, ma sempre e solo “io, io, io”, aveva messo lì in nome del suo movimento, aveva già fornito garanzie decisive, sia a Washington che al Quirinale. Prevarica la dichiarata neutralità del suo governo precipitandosi ad accreditare Guaidò legittimo presidente del Venezuela,  si pone al seguito dell’intervento colonialista sub-Nato dell’UE nel Golfo, fatto passare per “missione di sicurezza” e, poi, frigge di soddisfazione all’elezione di una Juncker femmina, blù di sangue, nera di austerity, dal tasso alcolico minore e dalle zanne più affilate. Assolutamente inconcepibile l’approvazione data da lui e Di Maio all’ennesimo colpo di mano autocratico e privo delle più elementari foglie di fico democratiche della nomina dei quattro bonzi UE imposta dal duo carolingio al comando delle nostre vite. Di cui veramente significativi solo la pregiudicata (poi in virtù di Macron assolta) Lagarde, cara in particolare ai greci e a chi ne è debitore, e la ministra della guerra von der Leyen. A noi è rimasta la ciliegina sulla torta: presidente del Parlamento il mio ex-collega al TG3, Davide Sassoli, che poco faceva, ma molto irrideva dal suo scranno di raccomandato DC. Ma, si sa, quest’anno le ciliegie sono venute male.

Prima dichiarazione di Von der Leyden, dopo l’elezione a capo della Commissione, vinta grazie solo agli “euroscettici” 5 Stelle, più o meno così: “Merkel sarà pure la mia madrina, ma che si guardi bene dall’irritare Trump, Washington, la Nato e il mio rottweiler e compiacere Putin insistendo sul Nord Stream II”. A Conte , già bistrattato da buffo fantaccino agli  ordini dei generali Salvini e Di Maio, il riconoscimento più prestigioso è venuto dal noto selezionatore di centrattacchi per la Nazionale: da Berlinguer, attraverso Renzi e Berlusconi, a Conte. Per Eugenio Scalfari, dall’altro ieri, Conte è “il nuovo Moro”, come lui salvatore del paese attraverso la ricomposizione degli opposti. All’avvocato sono arrivati i capponi di Renzo, pardon, di Eugenio.

Conte e Di Maio intercettati

Abbiamo anche noi i nostri trojan, cosa credete. E abbiamo intercettato il dialogo tra Di Maio e Conte alla vigilia del patatrac del 25 luglio (data di rivolgimenti storicamente collaudata).

Perseverare diabolicum

 Ciao Gigi, ciao Beppe. Beppe, qua ci giochiamo il governo. Tranquillo, Giggino, è tutto sotto controllo, ce la caviamo. Magari tu, che ormai piaci anche a Scalfari e a Boccia, ma io rischio di finire sotto il treno. Guarda, si fa così: io mi prendo la responsabilità di  farlo partire quel treno, ma me la cavo inventandomi gigantesche penali da pagare e giurando che UE e Parigi tireranno fuori un mucchio di soldi mentre noi non metteremo che pochi spiccioli. Ma non è vero niente, né le penali, né i soldi! Lo dice anche l’analisi costi-benefici! E poi, lo capisci o no che noi sul NO TAV ci abbiamo costruito fiducia, voti, governo e fortune varie!  E ve li manterrete, oddio, magari con qualche piccolo contraccolpo. Domani vado al Senato e dò una passata di amuchina ai foruncoli russi di Salvini. Voi fate gli indignati e uscite dall’aula. Poi ci si vede tutti da Giolitti. Ma, Pippo, il treno, il treno…! Tranquillo, Giggino, intanto abbozzi, ma ti rifai alla grande promettendo che quel treno dovrà passare per il parlamento dove, a votare no contro tutti, farai un figurone. E il governo andrà, il treno pure e anche voi, seppure con qualche stella appena appannata. Sei sicuro, Giuse? Ma poi c’è la questione delle autonomie differenziate e lì addio altre stelle, resteremo al buio? Qualcosa ci inventeremo anche per quelle. Ad agosto, si sa, in Italia passa tutto, altro che treni, interi modelli di sviluppo. Io mi vedo con Ursula e Christine che ci devono ricambiare i pasticcini.  Tu intanto vai a cena con Matteo, omnia munda mundis! Cosa? Vado. Ciao Giuse.

C’eravamo tanto amati

Ho letto l’ultimo libro di Alessandro Di Battista, felicemente, eversivamente, titolato “Politicamente scorretto”. A mettere l’uno accanto all’altro, i due dioscuri del MoVimento, con le rispettive facce, parole, non ci si riesce a capacitare che si chiamino vicendevolmente “fratelli”. Per quanto fossero tali anche i figli di Adamo. A me pare che si debba smettere di pensare, come pensa lui, che il M5S sia tutto Di Maio. Fin da quando ho condiviso la battaglia, di valle, regione, nazione, Europa, mondo, dei No Tav, dei suoi combattenti, della sua immensa comunità, dei suoi protagonisti come Alberto Perino (vedi il docufilm “Fronte Italia, partigiani del Duemila”), e poi le altre lotte che scorrono come vene per tutto il corpo del paese, gli attivisti, il popolo dei 5 Stelle, i suoi elettori, dimostravano di essere il più forte antidoto ai tumori innestati da fuori e sviluppati da dentro. Non possono tutti essersi spenti. Si diano una mossa.

Se rinnoviamo la salutare pratica costi-benefici del benemerito e mai smentito ingegner Marco Ponti e l’applichiamo al governo detto gialloverde, otteniamo uno zero benefici e costi altissimi per la componente verde e una bilancia in precario equilibrio per quella gialla. Questo, fino a l’altro giorno. Quando Mattarella avrebbe avuto ancora qualche esitazione a proclamare “o UE, o USA, o Nato o niente”. Con il voto a Ursula von der Leyen e il passi al TAV, questo governo e quello che noi tutti abbiamo pensato fossero i 5 Stelle sono diventati incompatibili.

Un saluto ad Alessandro Di Battista, Nicola Morra, Paola Taverna, Alberto Airola, Roberta Lombardi, Gianluigi Paragone, tanti altri e, speriamo bene, Virginia Raggi.

E’ proprio quando non si ha più nulla da perdere che si ricomincia a vincere” (Alessandro Di Battista, “Politicamente scorretto”)

Pubblicato da Fulvio Grimaldi alle ore 17:59

Luigi Di Maio – NO ALLA TAV TORINO-LIONE

NO ALLA TAV TORINO-LIONE

Ho ascoltato attentamente le parole del Presidente Conte, che rispetto. Il Presidente è stato chiaro, ora è il Parlamento a doversi esprimere. 
Sarà il Parlamento, nella sua centralità e sovranità, che dovrà decidere se un progetto vecchio di circa 30 anni e che sarà pronto tra altri 15, risalente praticamente alla caduta del muro di Berlino, debba essere la priorità di questo Paese. 
Sarà il Parlamento ad avere la responsabilità di avallare un progetto prevalentemente di trasporto merci (e sottolineo trasporto merci) mentre non esiste ancora l’alta velocità per le persone in moltissime aree del Paese.

Sarà il Parlamento a dover decidere se è più importante la tratta Torino-Lione, cioè se è più importante fare un regalo ai francesi e a Macron, piuttosto che realizzare, ad esempio, l’alta velocità verso Matera, capitale europea della cultura, o la Napoli-Bari.

Nel corso del tempo si sono succeduti nove governi, sono passati – ripeto – quasi 30 anni. Non esisteva ancora l’iPhone, non esistevano nemmeno gli smartphone, non esisteva il web come lo conosciamo oggi quando si discuteva della Torino-Lione. Parliamo di un’era oramai remota, eppure qualcuno, adesso, vorrebbe farci credere che la priorità del Paese sia questa.
Media, giornali, apparati, tutto il sistema schierato a favore.

Non noi. Non il MoVimento 5 Stelle. Per noi la Torino-Lione era e resta un’opera dannosa. 
Ogni volta che ci siamo trovati davanti a un tema ci siamo posti una domanda. E oggi la poniamo a voi. 
Chiedetevi perché l’Europa ci ha sempre ignorato su tutto, continua a ignorarci su tutto e poi d’improvviso mette sul piatto nuovi investimenti comunitari per la Tav Torino-Lione. 
Chiedetevi perché se chiediamo flessibilità per costruire scuole, strade, ospedali l’Europa ci sbatte la porta in faccia e poi tira fuori milioni di euro per questo progetto di 30 anni fa.
Chiedetevi allora se l’Europa lo fa davvero per l’Italia o se per qualcun altro, visto che parecchi soldi degli italiani andranno ai francesi.
Il MoVimento 5 Stelle presenterà un atto per dire che le priorità sono altre, un atto che non è altro che il cambiamento che abbiamo promesso: entrare al governo e decidere diversamente da come avrebbe deciso un Pd o un Berlusconi qualsiasi.

Non abbiamo paura di restare soli, siamo sempre stati soli davanti ai partiti ed è sempre stato motivo di orgoglio. Avremmo anche potuto governare da soli, se tutti gli altri non si fossero messi d’accordo per fare una legge elettorale, poco prima del voto, che ci impedisse di guidare autonomamente il Paese.

Questo è un no forte, convinto, deciso. Uno di quei NO che fanno bene.
Sappiamo di stare dalla parte giusta della storia. Qui lo sviluppo non c’entra un bel nulla, qui gli interessi sono altri.

Negli ultimi giorni abbiamo ricevuto attacchi fantasiosi, letto ricostruzioni farneticanti di una nostra presunta alleanza in Europa col Pd. Tutto falso. Pura diffamazione. 
Ma fra non molto potremo vedere con i nostri occhi chi decide di andare a braccetto con Renzi, Monti, Calenda, la Fornero e Berlusconi. Il Parlamento restituirà a tutti la verità dei fatti.

Noi non molleremo mai. 
Noi non lasceremo mai il Paese a questa gente!

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Costa più fermarlo che farlo? Tutti i dati veri e le bugie sul Tav

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2019/07/25/costa-piu-fermarlo-che-farlo-tutti-i-dati-veri-e-le-bugie-sul-tav/5348479/

Costa più fermarlo che farlo? Tutti i dati veri e le bugie sul Tav

L’opera inutile – Perchè si poteva (e doveva) dire no

Il Tav dunque si farà. Perché “costa più fermarlo che farlo”, ha spiegato Giuseppe Conte. A far cambiare idea al premier è il presunto aumento dei fondi messi da Bruxelles. Ieri Conte ha spiegato alla Camera che questo è il risultato della sua interlocuzione con l’Ue e Parigi. Quello che non è stato possibile, invece, “è la discussione dell’opera” – prevista dal contratto di governo – per la “ferma decisione della Francia a proseguirla”. Per spiegare come stanno le cose serve una premessa. L’analisi costi-benefici affidata dal ministero delle Infrastrutture alla commissione guidata da Marco Ponti ha bollato l’opera come un inutile spreco di soldi pubblici: i benefici sono quasi nulli e il traffico inesistente. L’impatto economico è negativo per 7 miliardi.

I costi. Per Tav Torino-Lione si intende ormai il tunnel di base transfrontaliero (57 km) sotto il Frejus. Costo: 9,6 miliardi. Il contributo europeo è pari al 40%. Al netto di questo, l’Italia paga il 58%, la Francia il 42%. Fu il governo Berlusconi nel 2004, con la regia del ras delle Infrastrutture Ercole Incalza, a inventarsi questa geniale trovata per convincere i riottosi francesi.

La decisione di far pagare all’Italia due terzi di un tunnel solo per un quinto in territorio italiano venne motivata col fatto che la Francia pagava cara la sua tratta nazionale dal tunnel a Lione (10 miliardi). Problema: nel 2017 Parigi ha deciso che quella tratta non ha stime di traffico sufficienti, quindi se ne riparla nel 2038, otto anni dopo la teorica conclusione dei lavori per il Tav, prevista nel 2030.

I fondi europei. Secondo Conte, l’Ue alzerà il finanziamento del tunnel al 55%. In realtà lo ha detto Iveta Radicova, coordinatrice del corridoio mediterraneo, ma la decisione spetterà alla nuova Commissione e l’iter prevede almeno due anni. Se fosse confermato, Bruxelles ci metterebbe 5,3 miliardi. Una cifra gigantesca. Nell’ultima tornata (2014-2020) del programma europeo per la mobilità (Connecting Europe Facility) erano stanziati 6 miliardi per le tutte le tratte transfrontaliere dei corridoi ferroviari Ue. Nel nuovo Cef ci sono 17 miliardi per i “progetti strategici”, in cui rientra il Tav. Se anche fosse la cifra destinata alle sole linee transfrontaliere significherebbe che alla Torino-Lione andrebbe un euro su tre stanziato da Bruxelles.

Conte ha poi annunciato un contributo europeo del 50% per la tratta nazionale italiana (1,7 miliardi il costo totale). Questo impegno arriva sempre dalla Raticova ma non è previsto dal contratto che regola il finanziamento dell’opera. La realtà è che l’Ue non ha mai messo a disposizione più di 700-800 milioni per settennio. E Francia e Italia ne hanno sistematicamente perso la metà ogni volta.

I costi dello stop. Non è vero che costa più fermare il Tav che farlo. I grandi appalti non sono partiti e le penali non sono previste, né verso l’Ue né verso la Francia. Secondo una relazione del Mit i costi massimi dello stop potrebbero arrivare a 1,7 miliardi (“difficilmente raggiungibili”). Anche con il contributo Ue maggiorato, sarebbero meno dei 3,3 miliardi che l’opera costerebbe all’Italia.

I motivi per lo stop. L’Italia, lo ha ammesso anche Conte, aveva buoni argomenti per sospendere il progetto. Il motivo principale è che la Francia non rispetta gli impegni: oltre a non fare la tratta nazionale (il che rende ancora più inutile il Tav), non ha mai stanziato a bilancio i fondi necessari per realizzare l’opera. L’Italia lo ha già fatto con il governo Monti, mentre Parigi ogni anno decide quanto mettere. Ma l’accordo di Roma (2012) prevede che i lavori possano partire solo quando c’è la disponibilità complessiva dello stanziamento. Per Parigi non c’è.

Che cosa si poteva fare. Per l’iniqua ripartizione dei costi con la Francia, l’Italia poteva rivolgersi al tribunale arbitrale previsto dal Grant agreement del 2015

Per il mancato stanziamento dei fondi da parte di Parigi, poteva sollevare la questione alla Commissione intergovernativa italo-francese che sovrintende alle procedure tecnico-finanziarie che disciplinano il Tav, sostituendo prima i membri italiani (gli attuali sono pasdaran dell’opera). Poteva perfino revocare i membri del cda del promotore italo-francese dell’opera (Telt) e nominarne di nuovi per bloccare i lavori.

Nicoletta Dosio, pasionaria No Tav: «Il M5s sparirà come Rifondazione»

DOPO IL SÌ DEL GOVERNO ALLA TORINO-LIONE

«Quelli per cui abbiamo votato ora sono nemici. Anche a loro toccherà la fine del partito di Bertinotti che sostenne la Tav durante il governo Prodi»

Nicoletta Dosio, pasionaria No Tav: «Il M5s sparirà come Rifondazione»(foto nicolettadosio.it)
 

Nicoletta Dosio, che idea si è fatta sul voltafaccia dei 5 Stelle sulla linea Torino-Lione che ora marcia spedita? 
«Anche questo governo è soggetto al partito trasversale degli affari e delle grandi opere, come i governi precedenti. Non mi facevo illusioni». 

Però i Cinquestelle hanno preso i voti in Valsusa promettendo che si sarebbero opposti. Ora che succederà? 
«Avevano approvato già le altre “maleopere” che da sempre contestiamo: Terzo Valico, Tap, Mose, senza dimenticare l’Ilva a Taranto. Questa scelta era nell’aria, quasi scontata». 

Vi sentite traditi? 
«Non ci meravigliamo, visto che al governo hanno sostenuto leggi liberticide, la morte in mare delle persone e il diritto di circolazione delle merci, negandolo alle persone. Noi continuiamo la nostra lotta da 30 anni e continueremo a farlo. Siamo più uniti di prima».

Perché questo cambio di linea? 
«Sicuramente quei posti di governo addormentano le coscienze, non è la prima volta che accade. All’inizio si ha l’illusione di poter inceppare il sistema dall’interno, cambiarlo, ma quelli sono posti dove la vita reale viene ovattata e dove la forma ahimè prevale sulla sostanza». 

Perino dice che i 5 Stelle non prenderanno più voti… 
«Chiaramente i 5 stelle potranno sparire dalla scena politica. Come avvenuto a Rifondazione, quando sostenne la Tav durante il governo Prodi. Gli altri partiti come il Pd sono funzionali al potere del capitale: si riciclano e vengono sostenuti da quelle forze». 

C’è tensione in vista della marcia di sabato? 
«Noi siamo sempre determinati nella lotta. Siamo considerati i brutti, sporchi e cattivi, mentre loro alzano cancelli nuovi, le forze dell’ordine ci riempiono di lacrimogeni e usano le armi, chiusi nel loro fortino. In questi anni abbiamo preso tante botte: se devo cercare i cattivi, li trovo dall’altra parte della barricata e non tra di noi No Tav».

Tav, Toninelli: «L’opera era è resta inutile» | [VIDEO]

 

26/07/2019 – Il ministro Toninelli, in una diretta Facebook, ribadisce la sua posizione sulla Tav dopo il via libera all’opera del premier Conte. “Era e resta inutile”, dice il Titolare dei Trasporti e delle Infrastrutture. “Nessuno ha smentito la nostra analisi costi benefici, che ha acceso un dibattito nel Paese e nel Governo”, spiega l’esponente M5s, aggiungendo però di non aver mai avuto “un approccio ideologico nei confronti dell’opera, nonostante sapessi che si tratta di un bidone”. Poi una frecciata alla Lega: “Speriamo si dia da fare per portare al Ministero un sottosegretario, visto che qui non c’è l’ombra di un leghista da mesi”.

Questo è uno dei primi atti, se non il primo, con il quale si prevede l’opera Torino Lione. Chi era il ministro delle Infrastrutture? Il Prof. Pietro Lunardi. Condannato dalla Corte dei Conti alla restituzione di € 2 milioni e 750 mila per aver permesso una liquidazione a quattro dirigenti Anas in violazione di numerose norme. Danno erariale da circa 5 milioni di euro. Di questo ministro si ricorda anche la decisione del Mo.Se., altro grande misfatto che, ad oggi, non funziona ed è costato una fortuna. Anche in questo caso ci sono clausole che sono tutte a favore delle società che devono gestire i cantieri e i lavori dell’opera del Tav.

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Verso il sabato No Tav, Salvini avverte: “Non sarà tollerato nessun atto di violenza”

https://www.today.it/cronaca/no-tav-salvini.html

No Tav 27 Luglio 2019 | Manifestazione Chiomonte

Sabato pomeriggio attesi migliaia di manifestanti No Tav in Valsusa: “Dimostreremo fin da subito la nostra vitalità”. Il titolare del Viminale: “Non ammetteremo violenze”

Il movimento No Tav non è parso sorpreso dal sì di Conte, che di fatto ha dato il via libero ai lavori per la Torino-Lione (un eventuale voto in parlamento non farà altro che certificarlo, ma non c’è spazio per sorprese): “Sono 30 anni che ogni governo fa esattamente come quello attuale: annuncia il si all’opera e aumenta il debito degli italiani facendo leva su un fantomatico interesse nazionale che non c’è e che nessuno dimostrerà mai. Noi faremo quello che abbiamo sempre fatto, convinti di essere dalla parte del giusto, e dalla parte di quella maggioranza del Paese che dalla Torino Lione non trarrà nessun vantaggio, ma un danno economico e ambientale, che pagheremo tutti” si legge sul sito notav.info.

No Tav, la manifestazione di sabato 27 luglio

“Conte e il governo che presiede saranno gli ennesimi responsabili di questo scempio ambientale, politico ed economico. Ci chiediamo ora cosa faranno tutti quelli del Movimento 5 stelle che al parlamento si sono detti notav, ci chiediamo se avranno coraggio e coerenza o, come per altri punti politici tanto cari, che non si sono rivelati tali, faranno finta di niente tirando a campare. Ma per coraggio e coerenza non intendiamo la sceneggiata già pronta da tempo, e che la mossa di Conte conferma, di portare il voto in un parlamento dove il voto è già scontato e dove il Movimento 5 stelle voterebbe contro, tentando di salvarsi la faccia dicendo “siamo coerenti, abbiamo fatto tutto il possibile”. Noi invece sapremo sempre cosa fare, proseguendo la nostra lotta popolare per fermare quest’opera inutile ed imposta. Lo faremo come abbiamo sempre fatto mettendoci di traverso quando serve e portando le nostre ragioni in ogni luogo di questo Paese, che siamo convinti, sta con noi. Dimostreremo fin da subito la nostra vitalità, con il festival Alta Felicità che prenderà il via giovedì portando migliaia di Notav nella nostra Valle, e che porteremo tutti insieme a vedere il cantiere sabato pomeriggio”.

Per sabato prossimo, dopodomani, è in programma un corteo a cui dovrebbero prendere parte migliaia di persone verso il cantiere di Chiomonte: “Dimostreremo fin da subito la nostra vitalità” fa sapere il movimento che da decenni si batte contro la Tav. “Qui in Val di Susa si respira, nella migliore delle ipotesi, aria di delusione. Questi stanno scherzando col fuoco. Io ho paura della violenza, ma questa è istigazione alla violenza” dice l’ex sindaco di Venaus Nilo Durbiano, No Tav promotore nei mesi scorsi della proposta – caduta nel vuoto – di una mini-Tav con un minore impatto ambientale. 

No Tav, il blitz di giugno: “L’estate è lunga”

giugno durante un blitz al cantiere di Chiomonte i No Tav avevano esposto uno striscione che preannunciava le nuove proteste: “Nessuna pace per chi vuole distruggere la nostra terra. L’estate è lunga da passare (per voi), noi non ci stancheremo mai! Avanti No Tav”. 

Conte dice sì alla Tav: aria da “resa dei conti” nel Movimento 5 stelle

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SABATO IN VAL DI SUSA – L’intelligence: rischio infiltrazione anarchica alla manifestazione No Tav

https://www.ilsole24ore.com/art/l-intelligence-rischio-infiltrazione-anarchica-manifestazione-no-tav-ACFCo2a?refresh_ce=1

Fari puntati sulla manifestazione prevista per sabato in Val di Susa. Su i portati “antagonisti” le minacce per il via libera del governo ai cantieri dell’Alta velocità Torino-Lione. I servizi di informazione e sicurezza: in arrivo anarchici da Francia, Spagna e Svizzera. Indagini sulle minacce al premier Conte

di Ivan Cimmarusti

Tav, sì al tunnel della discordia dopo una discussione lunga 30 anni

Il rischio che dietro i messaggi dei No Tav contro il premier Giuseppe Conte si celino, in realtà, gruppi di anarchici è tutt’altro che esclusa. Lo conferma l’apertura di un fascicolo alla Procura di Torino, disposta dal procuratore facente funzioni Paolo Borgna, che tuttavia non intende parlare di «indagini in corso». La guardia è alta: il via libera del governo ai cantieri della Torino-Lione sono il «detonatore che può inasprire le violenze», rivela a denti stretti un investigatore dell’Antiterrorismo.

GUARDA IL VIDEO – Tav, sì al tunnel della discordia dopo una discussione lunga 30 anni

Messaggi web: l’analisi dei metadata 
Di fatto è lo stesso movimento a finire nella bufera, dopo che sui siti web è circolato il messaggio, di minaccia, contro il presidente del Consiglio. Conte «dimostra di non conoscere la determinazione del movimento No Tav», «sa che la Torino-Lyon non serve a nulla», «sa che si creerà un problema di ordine pubblico», «ha ben chiaro» che «perderà tanti voti e rispetto politico» ma «non conosce la determinazione». Segue il comunicato ufficiale che, per certi aspetti, annuncia lo scontro: adesso fermare il cantiere «tocca a noi» e «dimostreremo fin da subito la nostra vitalità». Sui messaggi web anonimi sono stati avviati accertamenti, con l’analisi informatica dei metadata. Ma è chiaro che si tratta di un lavoro lungo.

GUARDA IL VIDEO – Tav, Conte: non farla costerebbe molto di più che completarla

L’allerta dei servizi di informazione e sicurezza 
L’allerta a breve termine è rappresentata dalla manifestazione di sabato, marchiata dalla Digos e dai servizi di informazione e sicurezza con un bollino rosso. Sui forum antagonisti si rincorrono post inneggianti allo scontro armato. Negli stessi portali ufficiali si annuncia l’arrivo di «rinforzi» da altre regioni e dall’estero, con anarchici segnalati da Francia, Spagna e Svizzera. La manifestazione di sabato potrebbe essere l’epilogo di una serie di avvenimenti, iniziati con la condanna di lunedì di alcuni anarchici a Firenze e con l’azione eversiva sulle cabine elettrice dell’alta velocità in Toscana che ha, di fatto, diviso in due l’Italia.

25 luglio 2019

 I tre fronti del No Tav: l’istituzionale, con la manifestazione dei sindaci e dei leader del movimento; quello degli autonomi, con azioni in Val di Susa; quello anarchico, con azioni clandestine di sabotaggio delle opere

La strategia dei No Tav 
La lotta contro la Torino-Lione, secondo gli investigatori, si gioca dunque su più fronti: quello istituzionale, che ha visto in prima fila alcuni sindaci e i leader storici del movimento; quello che fa riferimento agli autonomi, che si è sempre mosso con azioni in valle; e quello anarchico, che spesso ha agito con azioni clandestine di sabotaggio delle opere.

No Tav furiosi: «Ora in marcia più arrabbiati di sempre, 5 Stelle cagnolini della Lega»

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Previsto l’arrivo in Valsusa di migliaia di No Tav provenienti da tutta Italia, che da giovedì campeggeranno a Venaus

No Tav furiosi: «Ora in marcia più arrabbiati di sempre, 5 Stelle cagnolini della Lega»Un’assemblea No Tav con il leader Perino
 

«Qui ora la gente sarà più incazzata e far incazzare la gente matura non è bello». Dalla Valsusa, il leader dei No Tav Alberto Perino lancia un messaggio chiaro a proposito dell’apertura alla Torino-Lione da parte del governo Conte e dei 5 Stelle. Il tutto a pochi giorni dall’inizio del Festival dell’Alta Felicità e della marcia No Tav programmata per sabato 27 al cantiere di Chiomonte.

Da domani è previsto l’arrivo in Valsusa di migliaia di No Tav provenienti da tutta Italia, che da giovedì campeggeranno a Venaus. In Valsusa si alza quindi la tensione dopo il «voltafaccia» dei 5 Stelle al governo. «La gente è incazzata e non è stupida, vediamo le scuole che cadono a pezzi, ma chi governa continua a pensare al Tav» commenta Perino «ce lo aspettavamo, per noi non c’è nulla di nuovo sotto il sole… non ci sono governi amici». Intanto la polizia ha già aumentato la presenza sul territorio ed è previsto un ingente schieramento da parte delle forze dell’ordine in vista del «fine settimana caldo» dei No Tav: come da tradizione gli assalti al cantiere avvengono più nelle ore notturne. Perino e gli oppositori al Tav non sono comunque sorpresi dal cambio di idea del governo Conte: «Per noi non c’è nulla di nuovo sotto il sole, ce lo aspettavamo da settimane — spiega Perino — non abbiamo mai avuto governi amici. Vanno sempre tutti dove vanno i soldi. Il governo del cambiamento fa le stesse cose di prima. Anche la Lega negli anni ‘90 era contro la Tav, poi arrivata a Roma ha cambiato idea… ma per noi non cambia nulla, siamo qui da 30 anni e ci saremo ancora, più di prima e sempre tra i piedi». Per i No Tav la storia delle mancate promesse dei partiti nazionali si ripete: «Quando vanno al governo cambiano tutti idea sul Tav. Prima i Verdi, poi Rifondazione…ora anche i 5 Stelle. I primi due partiti sono già spariti, vedremo questi (i 5 Stelle, ndr) quanti voti prenderanno alle prossime elezioni. Per adesso fanno i cagnolini da riporto della Lega per tenere in piedi il governo. Per adesso», ripete Perino.