Di Maio all’assemblea di Torino: “Resto No Tav, ma fermarla costa il triplo delle energie”

https://torino.repubblica.it/cronaca/2019/07/13/news/di_maio_e_la_tav_mai_cambiato_idea_ma_fermarla_costa_il_triplo_delle_energie-231081847/?fbclid=IwAR3o-lQ_iImt5i0nfHSdZDSpso2z9sMK8GpkrbHroOEYDdFwDwb-X21-sdk

Il capo politico prova a placare l’ira dei grillini piemontesi

di JACOPO RICCA

 

13 luglio 2019

 

“Non sto dicendo che abbiamo cambiato idea, ma fermare ora la Tav costa il triplo delle energie”. Il capo politico del Movimento 5stelle, Luigi Di Maio, ha cercato di placare gli attivisti pentastellati piemontesi che durante l’incontro sulla riorganizzazione interna organizzato a Torino hanno martellato sulla contrarietà all’alta velocità: “Aver lasciato per cinque anni al governo il Pd ecco che cosa ha provocato. Quanto è stato difficile averli al governo con loro che remavano a favore dell’opera, adesso ci vuole il triplo delle energie per tornare indietro” ha detto per cercare di giustificare le difficoltà del governo gialloverde nel bloccare la grande opera, considerata uno dei simboli degli “sprechi di soldi pubblici, contro cui battersi”.
Dopo cinque ore di dibattito il vicepremier ha preso nuovamente parola, cercando di replicare alla critiche e alle richieste degli attivisti. Applausi, tanti quando è stata citata la sindaca di Torino Chiara Appendino, presente in sala ma silente sugli altri passaggi. Ma nessun attacco o fischio a Di Maio, anche se nelle scorse settimane il confronto sulla Tav è stato molto animato con minacce anche di scissione nel Movimento piemontese. Forse complice la difficoltà della sindaca a rischio dimissioni dopo il caso trasloco del Salone dell’auto a Milano,  nessuno ha infierito. “Il Tav si può e si deve fermare perché è una lotta identitaria – dice invece la capogruppo in Regione Piemonte, Francesca Frediani – Ho cercato in questi mesi di essere portavoce del mio territorio, ma mi sono trovata davanti un muro. Parliamo tanto di ascoltare il territorio, ma adesso è il momento di farlo”. Di Maio però ha ribadito: “Resto No Tav” chiudendo l’incontro fiume con la base torinese.

STOP SUBITO ! LA TORINO – LIONE ESISTE GIA’ !

Dobbiamo fermare oggi, e non tra vent’anni, ogni decisione che favorisca alterazioni gravi e irreversibili al clima per assicurare alle prossime generazioni la giustizia climatica

Noi cittadini italiani e francesi che da decenni ci opponiamo alla Torino-Lione, una Grande Opera Inutile, Imposta e Devastatrice siamo responsabili e preoccupati per l’uso sbagliato del denaro pubblico e del colpevole abuso dei beni comuni terra, acqua e aria che questo progetto rappresenta.

Dobbiamo fermare oggi, e non tra vent’anni, ogni decisione che favorisca alterazioni gravi e irreversibili al clima per assicurare alle prossime generazioni la giustizia climatica.

Diciamo ad alta voce che la Torino-Lione è un progetto irresponsabile.

La priorità che da anni chiediamo è l’uso della linea esistente, già modernizzata alle norme europee e ben lungi dall’essere saturata. Dobbiamo continuare a garantirne la sicurezza e ottimizzare il suo uso.

L’unità dell’opposizione transfrontaliera contro la Torino-Lione è stata riaffermata nel corso dell’Assemblea che si è svolta a Modane domenica 7 luglio 2019 durante la quale sono stati approfonditi nei numerosi interventi in italiano e francese le negatività ambientali, trasportistiche ed economiche del progetto e le prospettive della lotta.

La riduzione della CO2

I cantieri della Torino-Lione hanno un bilancio della CO2 disastroso, la quantificazione fantasiosa di TELT ci lascia perplessi.

Eppure c’è un’urgente necessità di ridurre le emissioni di gas serra da subito.

Siamo di fronte alla schizofrenia e all’impostura dello Stato che raddoppia il tunnel stradale del Fréjus e afferma la volontà di costruire un tunnel di base per il cosiddetto cambio modale.

Il bilancio del carbonio della linea attuale è ampiamente compensato e positivo.

Il Clima e le Infrastrutture

Il maltempo degli ultimi giorni in Francia ha evidenziato la vulnerabilità di tutte le infrastrutture di trasporto poiché, oltre alla linea tra Saint-Michel-de-Maurienne e Modane, anche l’autostrada A43, le tratte tra Chambéry e Grenoble e Chambéry e Bourg Saint-Maurice, tra Ginevra e Annecy sono state anch’esse interrotte da eventi meteorologici.

Vivere senza servizi ferroviari a Modane è un’avvisaglia che prefigura la chiusura della stazione se il tunnel di base fosse costruito. Ciò influenzerà il trasporto giornaliero e turistico di tutta l’alta valle poiché il TGV si fermerebbe solo a Saint-Jean-de-Maurienne.

Allo stesso modo, i cambiamenti climatici hanno conseguenze impreviste: i binari si deformano per il calore, alcuni collegamenti TGV tra Ginevra e Parigi sono stati interrotti.

Ci chiediamo perché la linea internazionale Torino-Lione sarà bloccata per un mese quando per lo stesso accidente – una piccola frana di fango – alcuni anni fa la linea fu sistemata in pochi giorni.

Usiamo la linea esistente

Su questa linea possiamo già trasferire sulla ferrovia gran parte delle merci che utilizzano la strada, se la politica del Ministro dei trasporti francese venisse effettivamente attuata.

Non è necessaria alcuna nuova infrastruttura, ma solo una reale volontà politica.

La Sicurezza delle Infrastrutture

Non è una nuova linea Torino-Lione che manca, ma da decenni investimenti nella sicurezza delle infrastrutture esistenti, come per esempio la mancata sostituzione di 50 traversine sulla linea a Chambéry.

Questi rischi sono noti alla SNCF, pertanto i fondi necessari dovrebbero essere sbloccati anziché finanziare per 35 milioni di euro i lavori preparatori nei pressi di Saint-Jean-de-Maurienne.

La situazione in Francia

Nella sua relazione del 1° febbraio 2018, il Consiglio francese per l’Orientamento delle Infrastrutture ha previsto di ottimizzare l’attuale linea ferroviaria mista passeggeri/merci tra Digione e Modane. È quindi urgente investire i 700 milioni di euro previsti per questo scopo.

La Regione Auvergne-Rhône-Alpes, finanziando la Lione-Torino, sposta il denaro pubblico dalla sua missione principale che è lo sviluppo del trasporto regionale.

In tal modo contraddice la politica manifestata dalla ministra francese dei trasporti Elisabeth Borne che vuole attribuire la priorità al trasporto quotidiano.

Sì, esiste già la Lione-Torino, usiamola!

La situazione in Italia

Non ci sono le condizioni economiche per fare la Torino-Lione, sfidiamo il Governo italiano in carica, e i partiti politici dell’opposizione pronti a sostenerlo nell’approvazione della Torino-Lione, a dimostrare il contrario. Altre sono le priorità per i cittadini.

Diffidiamo il Governo e l’Opposizione favorevoli alla Torino-Lione a dare il via ad una Grande Opera Inutile e Imposta. I soldi della Torino-Lione sono rubati ai cittadini italiani, francesi e a tutti i popoli dell’Unione Europea.

I decisori politici che autorizzassero il via ai cantieri ne pagheranno le conseguenze politiche.

Gli Accordi internazionali tra Francia e Italia confermano la mancanza dei presupposti per realizzare il progetto.

L’Accordo di Torino del 2001 precisa all’art. 1 che il progetto sarà realizzato alla saturazione della linea esistente (condizione irraggiungibile), questo presupposto basterebbe da solo a rinviare intanto ogni decisione al 2038, anno indicato dalla Francia per dare il via alle valutazioni trasportistiche sulla necessità di realizzare le linee di accesso nazionali da Lione a Saint-Jean-de-Maurienne.

L’Accordo di Roma del 2012 impone all’art. 16 alla Francia e all’Italia di stanziare l’integralità dei fondi prima di dare l’avvio dei lavori definitivi dello scavo del tunnel di base di 57 km, questi fondi ad oggi non sono tutti disponibili. Questa clausola garantisce che i due Stati membri si impegnano in reciprocità a realizzare il progetto.

Non sappiamo su quali basi i Governi italiano e francese avrebbero negoziato in questi mesi il futuro del progetto.

Il partito italiano che ha storicamente difeso l’Italia dalla Torino-Lione pensa di affidare al Parlamento la decisione sul futuro della Torino-Lione per favorire gli interessi delle lobby dei costruttori mantenendo la sua verginità politica ?

La procedura di aggiudicazione e la clausola “senza seguito”

TELT è al corrente che nessun cantiere per il tunnel definitivo potrà essere lanciato senza che Italia e Francia abbiano messo a disposizione tutti i fondi. TELT non dovrà quindi invitare quelle imprese, che riterrà in grado di realizzare i lavori a seguito del ricevimento di interesse da parte loro, a presentare i loro preventivi. Ciò allo scopo di non offrire a queste imprese la possibilità di fare causa a TELT in caso di abbandono del progetto da parte dell’Italia o della Francia. Questo anche se nei bandi è presente la clausola “senza seguito” che gli studi legali delle imprese potrebbero tuttavia impugnare. I bandi devono essere quindi annullati.

I finanziamenti nazionali

L’Italia non ha ancora stanziato tutti i fondi per i suoi 12 km  di tunnel, la Francia non ha stanziato nulla per realizzare i suoi 45 km di tunnel di base, lungo in totale 57 chilometri. Crediamo che la Francia sarebbe entusiasta di apprendere che l’Italia abbandona il progetto dato il suo oneroso impegno contrattuale a realizzare le tratte nazionali che da sole costerebbero cinque volte il suo contributo per fare il tunnel di base (art. 4 Accordo di Roma del 2012).

L’asimmetria dei costi e la generosità dell’Italia

Il tunnel è lungo 57 chilometri, gli accordi impongono all’Italia di pagare ben il 57,9% del costo totale per ricevere in cambio solo 12 chilometri nel territorio italiano. Di fatto il finanziamento italiano finanzierebbe buona parte del costo dei 45 chilometri francesi. Il costo del tunnel al chilometro lo dimostra: la parte francese costerebbe solo 60 milioni/km, mentre la parte italiana ben 280 milioni/km.

L’Unione Europea

Il Regolamento europeo CEF in vigore che finanzia la Torino-Lione indica all’art. 17 che la decisione di realizzare il progetto non è vincolante per l’Italia e la Francia, ma dipende dalle loro capacità di finanziamento pubblico nonché dalla fattibilità socioeconomica del progetto (ACB) che è negativa e resterebbe tale anche se l’Unione europea finanziasse il 100% dei lavori. La Francia non ha stanziato la sua quota e la sua disponibilità è solo dichiarata a parole, l’Italia pare non preoccuparsi del suo crescente debito pubblico.

L’art. 17 permette alla Francia e all’Italia di abbandonare o sospendere il progetto con una semplice comunicazione.

Sui finanziamenti europei occorre fare chiarezza

Il principio del finanziamento Ue al 50% + 5% dei lavori del tunnel non è ancora in vigore e dovrà essere approvato dal Parlamento europeo, che dovrà anche indicare l’importo dei fondi che il Bilancio pluriennale UE 2021-2027 dovrà prevedere. La norma potrebbe essere in vigore non prima del 1° gennaio 2021.

L’anticipazione che la Coordinatrice della Torino-Lione Iveta Radicova ha fatto il 25 giugno 2019 a Parigi – finanziamento della Ue del 50% dei costi delle tratte di accesso nazionali italiana e francese fino all’ingresso del tunnel di base – non corrisponde ad alcuna decisione della Commissione europea ma solo ad un’ambizione di TELT e delle lobby della Grandi Opere Inutili e Imposte.

Di Maio venerdì a Torino, ma la maggioranza di Appendino non trova posto o diserta

http://www.torinoggi.it/2019/07/10/leggi-notizia/argomenti/politica-11/articolo/di-maio-venerdi-a-torino-ma-la-maggioranza-di-appendino-non-trova-posto-o-diserta.html

10 luglio 2019, 11:04

Per poter partecipare alla serata era necessario iscriversi compilando un form. I posti sono andati esauriti in breve tempo e tanti non hanno potuto accreditarsi
Di Maio venerdì a Torino, ma la maggioranza di Appendino non trova posto o diserta

Nei 5 stelle “uno vale uno” e questa regola non viene meno neanche se c’è Luigi Di Maio. Il vicepremier è atteso a Torino venerdì dove, dalle 18 al Qualys Hotel Royal di corso Regina, ci sarà l’incontro “Riorganizziamoci Insieme”.

Al faccia a faccia con il capo politico dei 5 stelle sono invitati attivisti dei gruppi locali, ma anche consiglieri comunali, regionali, parlamentari e europarlamentari. “Dopo le consultazioni a Roma – si legge nella presentazione su Facebook – Luigi vuole ascoltare i problemi del territorio”. Un tentativo di ridare slancio alla politica del M5S, dopo la debacle delle Europee, Regionali e comunali del 26 maggio. 

Per poter partecipare alla serata era necessario iscriversi compilando un form. I posti sono andati esauriti in breve tempo e tanti non hanno potuto accreditarsi. Tra questi molti esponenti della maggioranza del Comune di Torino, come il Presidente del Consiglio Comunale Francesco Sicari e i colleghi Monica Amore, Damiano Carretto, Chiara Giacosa, la vicecapogruppo Giovanna Buccolo, Maura Paoli. Assenti anche per motivi personali o altri impegni i grillini Aldo Curatella, Marco Chessa, Daniela Albano, Andrea Russi, Federico Mensio, Marina Pollicino, la capogruppo Valentina Sganga e Fabio Versaci. Presenti quasi certamente Antonio Fornari e Roberto Malanca.

Se non è escluso che alcuni possano trovare posto nella sala del Qualys Hotel Royal all’ultimo minuto, altri invece commentano a denti stretti “di non aver provato neanche ad iscriversi” o di dover preparare le valige delle vacanze, quindi di non voler proprio incontrare Di Maio. 

Parole che segnano sempre di più la distanza tra i vertici nazionali e quei territori che il vicepremier dice di voler ascoltare. 

 Cinzia Gatti

Il Salone dell’Auto lascia Torino e va a Milano

https://www.lastampa.it/torino/2019/07/11/news/il-salone-dell-auto-spacca-la-giunta-appendino-dichiarazioni-inqualificabili-da-parte-del-vicesindaco-1.36953932

Ora è ufficiale: dopo 5 anni il Salone dell’Auto lascia Torino. La prossima edizione si terrà in Lombardia, dal 17 al 21 giugno 2020. Ad annunciarlo oggi, giovedì 11 luglio, è il presidente della kermesse, Andrea Levy: «Seguendo la nostra vocazione innovativa, abbiamo scelto per il 2020 di organizzare la 6^ edizione in Lombardia in collaborazione con Aci – spiega in una nota – . Sarà un grande evento internazionale, all’aperto e con una spettacolare inaugurazione dinamica a Milano nella giornata di mercoledì 10 giugno 2020. Ringraziamo la Città di Torino per aver collaborato in questi 5 anni alla creazione di un evento di grande successo, capace di accendere sulla città i riflettori internazionali». Per il momento non vengono forniti ulteriori dettagli. Nè viene spiegato se il trasloco riguarda solo il 2020 o anche gli anni successivi. Ogni altra informazione sul nuovo progetto e sul nuovo logo, si spiega nel comunicato, sarà svelato a settembre in una conferenza stampa ufficiale congiunta con le amministrazioni dei comuni coinvolti. 

«Sono furiosa per la decisione del comitato organizzatore del Salone dell’Auto di lasciare Torino dopo cinque edizioni di successo – afferma la sindaca, Chiara Appendino – . Una scelta che danneggia la nostra città, a cui hanno anche contribuito alcune prese di posizione autolesioniste di alcuni consiglieri del Consiglio Comunale e dichiarazioni inqualificabili da parte del Vicesindaco. Senza sottrarmi alle mie responsabilità, mi riservo qualche giorno per le valutazioni politiche del caso».

E dire che proprio la sindaca questa mattina si era detta pronta a votare contro la mozione preparata da 9 consiglieri comunali grillini per allontanare dal parco del Valentino ogni evento fieristico, a cominciare proprio dalla kermesse dell’auto. «Il trasferimento del Salone dell’Auto in Lombardia è una brutta notizia per Torino e i torinesi, le attività produttive, ricettive e commerciali – commenta Marco Chessa, uno dei consiglieri pentastellati che invece ha sempre sostenuto il Salone – . Personalmente ho sempre appoggiato questa manifestazione in quanto ha creato un notevole effetto benefico sulla Città: un effetto che, purtroppo, non tutti hanno avuto la capacità e la lungimiranza di apprezzare». Due giorni fa Levy aveva incontrato il governatore del Piemonte, Alberto Cirio, e l’assessore alle attività produttive, Andrea Tronzano. Quest’ultimo, ieri, aveva spiegato: «La Regione farà tutto ciò che è nelle sue possibilità affinché una manifestazione internazionale che per noi è motivo di grande orgoglio non lasci Torino. Mi auguro che anche il Comune faccia la sua parte». Evidentemente non è bastato. «Con 54 case automobilistiche, 700.000 visitatori e oltre 2000 vetture speciali che hanno sfilato nel centro città, Parco Valentino si conferma pioniere di un nuovo concetto di Motor Show internazionale – si legge nel comunicato diramato oggi dagli organizzatori della kermesse – . Il modello Parco Valentino ha anticipato e ispirato le recenti evoluzioni introdotte dai grandi Saloni internazionali: Ginevra, Detroit e Parigi hanno infatti annunciato saloni diffusi per la città e test drive di vetture elettriche per le prossime edizioni». 

Duro il commento di Alberto Cirio, presidente della Regione: «Questa notizia è un’altra doccia fredda, perché Torino non può continuare a perdere tutto quello che è stato costruito con anni di lavoro e fatica dai suoi cittadini, dalle istituzioni e da tutto il sistema produttivo e territoriale – afferma il governatore del Piemonte – . Io – lo dico senza polemica e con assoluta sincerità – mi chiedo quale sia il progetto del Comune per quella che è una delle più importanti città d’Italia. Tutto questo è inaccettabile». Aggiunge Cirio: «Siamo al governo della Regione da poche settimane e ci siamo già dovuti attivare per recuperare la perdita delle Olimpiadi e adesso faremo di nuovo di tutto per rincorrere un altro grande evento come il Salone dell’Auto. Perché sono manifestazioni che non perde solo Torino, ma l’intero Piemonte, per scelte che non dipendono da noi e su cui non abbiamo avuto la possibilità e il tempo di intervenire. Questa idea di “decrescita felice” non ci appartiene e non intendiamo restare a guardarla. Faremo di tutto per fermare questa emorragia. Se c’è anche solo una possibilità di mantenere un legame con il Salone dell’Auto a questo lavoreremo. Nella speranza che al più presto possa tornare nel luogo che gli dà il nome, quel Parco del Valentino incastonato nel cuore storico di Torino che lo ha reso un evento unico e speciale». 

«Grillini campioni mondiali di tafazzismo», commenta invece Stefano Lo Russo, capogruppo Pd in Consiglio Comunale. «E così ci siamo persi anche il Salone dell’Auto. Ringraziamo di cuore il M5S, la Sindaca Appendino e i suoi ineffabili e imbarazzanti assessori Sacco e Montanari. Una furia distruttiva per Torino così non era neanche immaginabile – prosegue Lo Russo – . Olimpiadi prima, Salone dell’Auto adesso. Torino saccheggiata e distrutta da amministratori inadeguati e inconcludenti. Porteremo la discussione in Consiglio Comunale, ma davvero così è come svuotare il mare con un cucchiaio».

Tav, il governo chiede altri 15 giorni: decisiva la missione di Di Maio a Torino

https://www.lastampa.it/torino/2019/07/09/news/tav-il-governo-chiede-altri-quindici-giorni-decisiva-la-missione-di-di-maio-a-torino-1.36775549

Gli attivisti venerdì vedono il leader: nessun compromesso. Toninelli all’Europa: decisione entro il 26 luglio


Torino, 26-06-2019 foto Alberto Giachino; VISITA AL CANTIERE DEL TAV SUL VERSANTE FRANCESE

Ancora una proroga, anche se risibile: quindici giorni, il massimo che l’Europa sembra disposta a concedere all’Italia prima di far scattare la tagliola e dirottare i fondi altrove. Due settimane in più per raggiungere una sintesi che il governo da oltre un anno non riesce a trovare, e soprattutto per evitare la frattura che potrebbe far esplodere il Movimento 5 Stelle e – chissà – mettere fineall’esecutivo.

Il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli ha inviato una lettera all’Inea, l’Agenzia esecutiva per l’innovazione e le reti della Commissione Europea, in cui annuncia la risposta definitiva del governo italiano sulla Tav entro il 26 luglio. La comunicazione segue la richiesta avanzata dall’Italia – e accolta – di avere quindici giorni in più prima di comunicare l’intenzione o meno di rispettare impegni e scadenze concordati con Francia ed Europa sulla Torino-Lione.

Dentro la maggioranza Lega-Cinquestelle si sta giocando una partita decisiva, che vale per certi aspetti la sopravvivenza del Movimento. Venerdì Luigi Di Maio arriva a Torino per incontrare una base in fibrillazione all’idea di un via libera alla Tav che sarebbe il colpo di spugna sulla madre di tutte le battaglie ambientaliste del Movimento. Il capo politico grillino sarà accolto da un documento, approvato venerdì scorso, le cui conclusioni sono nette: «Il Movimento 5 Stelle sostiene la lotta del Movimento Notav, a difesa dell’ambiente. Non si vuole né il Tav, né il “Mini Tav” o “Tav leggero”; solo l’opzione zero è accettabile senza compromessi».

Queste sono le posizioni di partenza che Di Maio dovrà scardinare, sapendo che un via libera alla Torino-Lione – sempre più probabile – metterebbe a rischio l’esperienza di governo a Roma e ancora più probabilmente quella di Chiara Appendino (che sarà presente all’incontro) a Torino.

Ecco spiegata (anche) la proroga richiesta all’Europa. I Cinquestelle cercano una via d’uscita. Hanno bisogno di più tempo per decidere, trovare una soluzione per tenere insieme ciò che non sembra poter coesistere: il via libera all’opera (sempre più difficile da fermare) e la tenuta del Movimento. In questo senso va letta anche l’ipotesi di rimettere i destini della Tav a un voto parlamentare, nel quale i Cinquestelle sanno già di essere perdenti ma che permetterebbe loro di scaricare altrove le responsabilità: la Torino-Lione passerebbe grazie ai voti di Lega, Pd, Fratelli d’Italia e Forza Italia ma la “verginità” dei grillini sarebbe (forse) salva.

Prima però Di Maio deve superare le forche caudine di Torino. E guardarsi dalla tenaglia che lo sta stritolando: da una parte l’Europa, che ha formalizzato la volontà di finanziare il 55% della tratta internazionale, ma anche di quelle nazionali, cosa che per l’Italia si tradurrebbe in un risparmio di 1, 6 miliardi (su una spesa complessiva di 4, 8); dall’altra c’è Matteo Salvini, che spinge per il sì. Senza dimenticare Alberto Cirio: anche sulla Tav il presidente della Regione punta le sue carte sulla Lega pronto ad aprire un nuovo fronte di scontro con la sindaca Appendino.

In fondo, per i Cinquestelle, rispetto a qualche mese fa la situazione è peggiorata proprio per effetto di questi fattori: le mosse dell’Europa, il boom elettorale della Lega, l’arrivo in Regione di una maggioranza molto meno conciliante con Torino. E fermare l’alta velocità è sempre più complicato. 

Il Ricatto della Commissione Europea: da respingere !

Comunicato Stampa

PresidioEuropa No Tav

11 luglio 2019

http://www.presidioeuropa.net/blog/?p=20274

Torino-Lione

Ricatto della Commissione Europea a fine mandato: da respingere !

L’Italia non deve finanziare la Francia

La richiesta dell’INEA di conoscere entro il 26 luglio 2019 la posizione che l’Italia e la Francia intendono riservare alla Torino-Lione deve essere respinta dal Governo italiano.

L’INEA è un’agenzia della Commissione Europea e agisce solo per l’esecuzione del contratto di finanziamento dal punto di vista dei Regolamenti e non dell’indirizzo politico.

A meno che il Governo italiano non abbia già archiviato il progetto Torino-Lione (dubitiamo fortemente di questa ipotesi), il primo ministro Conte dovrebbe confermare pubblicamente che ogni decisione sulla Torino-Lione sarà comunicata alla prossima Commissione europea e ai prossimi commissari europei alla fine di ottobre 2019, a seguito delle intese con la Francia da raggiungere nei prossimi mesi sulla base del Contratto di Governo.

Nel frattempo l’Italia deve comunicare alla CIG e a TELT che i bandi devono essere fermati.

Fino a quando i due Stati Membri Italia e Francia non si accorderanno pubblicamente, la Commissione Europea attuale (e alla fine del suo mandato) deve stare in attesa e non assumere alcuna decisione che rappresenti il “punto di non ritorno” per favorire le lobby che promuovono la Grande Opera. Deve essere esclusa anche la proroga del Grant Agreement che scadrà il 31/12/2019.

Ricordiamo che l’Italia può tuttavia uscire autonomamente dal Progetto Torino-Lione senza costi impugnando l’art. 17 del Regolamento CEF che afferma: I progetti descritti nella parte I dell’allegato I (tra i quali la Torino-Lione, n.d.r.) non sono vincolanti per gli Stati membri nelle loro decisioni di programmazione. La decisione di attuare tali progetti spetta agli Stati membri e dipende dalle capacità di finanziamento pubblico nonché dalla loro fattibilità socioeconomica conformemente all’articolo 7 del regolamento (UE) n. 1315/2013. Cfr. Il Parere del Prof. Sergio Foà che illustra perché l’Italia può abbandonare il progetto.

Intanto Conte, Di Maio e Toninelli devono agire in difesa dei contribuenti italiani e ribadire al socio Salvini e all’opposizione in Parlamento che l’Italia non deve in ogni caso finanziare la Francia.

PresidioEuropa No TAV

Il Regalo di Salvini alla Francia: 2,2 miliardi di €uro

Comunicato Stampa

PresidioEuropa

Movimento No TAV

8 luglio 2019

http://www.presidioeuropa.net/blog/?p=18658

Il Regalo di Salvini alla Francia:

2,2 miliardi di €uro

Ossia la penale nascosta della Torino-Lione

di cui nessuno vuole parlare

dieci domande al Vice Presidente del Consiglio Matteo Salvini

  1. Nell’interesse di chi agisce il Vice Presidente del Consiglio Matteo Salvini?Nell’interesse dei contribuenti italiani, oppure si fa dettare la linea dalle lobby italo-francesi del TAV?
  2. È al corrente Salvini che la parte francese del tunnel di base di 57,5 km è di ben 45 km mentre quella italiana è di soli 12,5 km?
  3. È al corrente Salvini che la Francia pagherà solo il 42,1% del costo totale del tunnel di base mentre l’Italia pagherà ben il 58,9%?
  4. È al corrente Salvini che grazie a questa iniqua asimmetria dei costi, l’Italia sosterrebbe un costo superiore di ben 2,2 miliardi di €uro rispetto ad una equa ripartizione geografica dei costi?
  5. È al corrente Salvini che, grazie a questa iniqua asimmetria dei costi, ogni chilometro italiano del tunnel di base costerebbe all’Italia ben 280 milioni di €uro mentre ogni chilometro francese del tunnel costerebbe alla Francia solo 60 milioni di €uro? 
  6. È al corrente Salvini che in caso di equa ripartizione geografica dei costi la Francia dovrebbe contribuire alla realizzazione del tunnel con un investimento di 4,8 miliardi di €uro?
  7. È al corrente Salvini che in caso di abbandono del progetto da parte dell’Italia e della Francia non vi saranno penali europee perché l’Art. 17 par. 3 del Regolamento (UE) N. 1316/2013 CEF lascia agli Stati membri la decisione di attuare i progetti secondo la “capacità di finanziamento pubblico” e la “fattibilità socio-economica” attraverso un’Analisi Costi Benefici?
  8. Oppure Salvini vagheggia di presunti sovracosti facendo il copia-incolla delle cifre sapientemente preparate dagli stessi promotori dell’opera?
  9. È al corrente Salvini che non esiste alcuna scadenza contrattuale che impegna la Francia e l’Italia a realizzare la Torino-Lione? L’unico impegno previsto all’Art. 1 dell’Accordo di Torino del 29.1.2001 è quello di costruire una linea nuova alla saturazione della linea esistente, data non conosciuta, visto che la linea esistente è satura a meno del 20%.
  1. È al corrente Salvini che con i fondi per la Torino-Lione si potrebbe iniziare il risanamento delle infrastrutture vetuste creando molti più posti di lavoro della Torino-Lione?

Persa la battaglia Tav, “salviamo Appendino”

https://lospiffero.com/ls_article.php?id=46617

Lo Spiffero

Oscar Serra 16:45 Giovedì 04 Luglio 2019

Nessuno tra gli eletti del M5s crede ancora di poter fermare la Torino-Lione e allora il vero obiettivo è preservare la sindaca da ogni possibile scossone politico. Lei annuncia il forfait all’assemblea di domani con gli attivisti. Redde rationem con Di Maio

La questione vera non è più la Tav, ma il futuro di Chiara Appendino. Con l’esclusione di qualche ingenuo attivista, nessuno tra gli eletti pentastellati, pensa che questo governo sia in grado di bloccare un’opera ormai in fase di realizzazione e frutto di accordi internazionali sottoscritti su mandato di un voto parlamentare. La base, però, chiede ai suoi portavoce uno strappo, un segnale; e domani durante l’assemblea al Teatro Alfa, gli occhi saranno puntati innanzitutto sui 23 consiglieri del MoVimento 5 stelle che rappresentano la maggioranza a sostegno di Appendino. Che fare?

La prima cittadina ha già fatto sapere che non si presenterà all’incontro che si preannuncia infuocato e in cui i presenti esigeranno delle risposte dai loro portavoce. Lasceranno il Movimento? Fonderanno un gruppo No Tav in Sala Rossa? Da giorni circola un documento sulle chat con una premessa che tutti condividono ma con le conclusioni ancora da scrivere. C’è pure chi l’ha sottoscritto in bianco, prima ancora di conoscere la risoluzione finale, sapendo evidentemente che difficilmente si arriverà a uno strappo. Una qualunque scossa tellurica nel gruppo di maggioranza potrebbe mettere a rischio la tenuta dell’amministrazione. Nessuno vuole tirare troppo la corda, soprattutto dopo aver visto saltare, nei giorni scorsi, il primo grillino a conquistare una città piemontese, quel Roberto Falcone di Venaria costretto alle dimissioni dai suoi stessi consiglieri. Le parole, talvolta roboanti, mascherano solo un atteggiamento volto alla prudenza.

Che fare dunque? Va dato un segnale ai vertici nazionali, rei di essersi piegati alla Lega anche sulla Torino-Lione, ma allo stesso tempo si deve preservare la sindaca da colpi di testa. Si cammina su un filo sottile come funamboli. “Chiara non si discute” intimano non a caso la capogruppo Valentina Sganga e il presidente del Consiglio Francesco Sicari. Salvare Appendino, tenerla al riparo anche da una riunione dall’esito quanto mai incerto. Lei non ci sarà al Teatro Alfa, piuttosto si presenterà all’Hotel Royal di corso Regina dove il 12 luglio il confronto sarà direttamente con Luigi Di Maio. Chiedere l’azzeramento dei vertici nazionali è un’arma spuntata: una richiesta inammissibile che cadrebbe nel vuoto e infatti l’ala dei duri e puri vuole di più. La capogruppo a Palazzo Lascaris Francesca Frediani è l’unica, a oggi, disposta a portare lo scontro alle estreme conseguenze, senza escludere un addio a quel MoVimento che l’ha ospitata quando lei già era No Tav, poiché in Valsusa il Movimento è innanzitutto quello No Tav.

L’assemblea di domani sarà uno sfogatoio, servirà per misurare il livello di sopportazione raggiunto dagli attivisti. E a quel punto provare a calibrare un’azione coordinata. Ci saranno gli incendiari a partire dal senatore torinese Alberto Airola e dalla collega di Montecitorio Jessica Costanzo, ma ci saranno soprattutto i pompieri Elisa Pirro e Luca Carabetta. Presente anche Davide Serritella, considerato piuttosto indifferente al tema, mentre il viceministro dell’Economia Laura Castelli, portabandiera di una proposta light che ha scontentato tutti avrebbe accampato improrogabili impegni e molto probabilmente darà forfait per evitare il fuoco di critiche. Due facce di una forza che si divide ancora tra movimentisti e governativi, oltranzisti e dialoganti, di lotta e di governo, ma che intanto, in questo sfibrante dibattito sta perdendo la sua identità.   

I NO TAV A MODANE: “INVESTITE SULLA LINEA STORICA, NON SULLA TORINO-LIONE”

http://www.valsusaoggi.it/foto-i-no-tav-a-modane-investite-sulla-linea-storica-non-sulla-torino-lione/?fbclid=IwAR0Jz3dlibJkwzR4UiWqLarCdhzKhFYZqlE3cQWqIniNGIdnK4X5rLYmwpI

COMUNICATO DEI NO TAV ITALIANI E FRANCESI

MODANE – Noi cittadini francesi e italiani siamo responsabili e preoccupati del denaro pubblico e del bene comune di terra, acqua e aria. Ora, non tra vent’anni, abbiamo una grande sfida: il cambiamento e l’urgenza climatica.

Diciamo ad alta voce che la Lione – Torino è irresponsabile.

La priorità è l’uso di questa linea esistente completamente modernizzata alle dimensioni europee ben lungi dall’essere saturata. Dobbiamo continuare a garantirne la sicurezza e ottimizzarla.

Nella sua relazione del 1° febbraio 2018, il Consiglio di orientamento dell’infrastruttura ha previsto di ottimizzare la linea attuale Digione-Modane.

È quindi urgente investire i 700 milioni di euro previsti per questo scopo.

La regione Auvergne- Rhone- Alpes finanziando Lione-Torino devia il denaro pubblico dalla sua missione principale che è lo sviluppo del trasporto regionale.

In tal modo contraddice la politica manifestata dal Ministro dei trasporti, signora Borne, per dare priorità al trasporto quotidiano. Sì, esiste già Lione-Torino, usiamolo!

Il maltempo degli ultimi giorni ha evidenziato la vulnerabilità di tutte le infrastrutture di trasporto poiché oltre alla linea tra St. Michel e Modane, anche l’A43, le tratte tra Chambéry-Grenoble e Chambéry-Bourg St Maurice, tra Ginevra-Annecy sono state anche esse interrotte da incidenti meteorologici.

Allo stesso modo, i cambiamenti climatici hanno conseguenze impreviste: i binari si deformano per il calore, alcuni collegamenti TGV tra Ginevra e Parigi sono stati interrotti.

Non è una Torino – Lione che ci manca, ma da decenni investimenti nella sicurezza delle infrastrutture esistenti.

Questi rischi sono noti ai servizi di rete SNCF, pertanto i fondi necessari dovrebbero essere sbloccati anziché finanziare per 35 milioni di euro l’attuale lavoro preparatorio nei pressi di St. Jean.

I numerosi incidenti ferroviari da Brétigny sur Orge nel 2013, ma anche le 50 traversine ferroviarie che non sono state sostituite da oltre 2 mesi a Chambéry.

Il bilancio del carbonio della linea attuale è ampiamente compensato e positivo.

Su questa linea possiamo già trasferire il trasporto merci dalla strada alla ferrovia, se la politica del Ministro dei trasporti viene effettivamente attuata.

Non è necessaria alcuna nuova infrastruttura, ma abbiamo bisogno di una reale volontà politica.

Al contrario, il lavoro e le perforazione della Torino di Lione hanno un bilancio del carbonio disastroso, la quantificazione fantasiosa di TELT ci lascia perplessi.

Eppure c’è un’urgente necessità di ridurre le emissioni di gas serra da subito.

Siamo di fronte alla schizofrenia e all’impostura dello Stato con il raddoppio del tunnel stradale di Fréjus e la volontà di costruire un tunnel di base per il cosiddetto cambio modale, anche se non è nemmeno previsto sulla rete ferroviaria in pianura in cui il trasporto merci è insignificante.

Vivere senza servizi ferroviari a Modane è un’anticipazione che prefigura la chiusura della stazione se il tunnel di base fosse costruito.

Ciò influenzerà il trasporto giornaliero e turistico di tutta l’alta valle poiché il TGV si fermerebbe solo a St Jean e un trasferimento in autobus completerebbe questo “sentimento di fine del mondo”.