Conferenza Stampa 6 dicembre 2018 – MEDIA KIT + asimmetria costi Italia / Francia

Comunicato Stampa

PresidioEuropa

Movimento No TAV

6 dicembre 2018

www.presidioeuropa.net/blog/?p=17886

Conferenza Stampa No TAV

6 dicembre 2018

MEDIA KIT

L’ASSEMBLEA POPOLARE : 8 DICEMBRE VI ASPETTIAMO A TORINO

Il popolo No TAV riunito venerdì 30 novembre a Bussoleno lancia un’ampia mobilitazione verso l’8 dicembre 2018 con la manifestazione di Torino segue…

Appello per l’8 Dicembre 2018 – 9a Giornata Internazionale contro le Grandi Opere Inutili e Imposte e per la Difesa del Pianeta

Le Resistenze nei Territori Rilanciano il Bel Paese e Difendono il Futuro del Pianeta – Adesioni e Iniziative in Italia

LE AMBIZIONI E GLI OBIETTIVI DEL VERTICE DI CONFINDUSTRIA

Il 3 dicembre, giorno in cui si inaugurava la COP 24 in Polonia, Confindustria si è riunita a Torino, Città No TAV e ha affermato: “Dobbiamo proteggere i “nostri” grandi Progetti dei Corridoi europei” segue…

LA MINISTRA BORNE: SENZA UNA DECISIONE ALL’INIZIO DEL 2019 I LAVORI SARANNO FERMATI

La Francia non l’ammette pubblicamente ma  è ansiosa che l’Italia denunci gli Accordi, con particolare riguardo all’asimmetria della ripartizione di costi che trasferisce alla Francia oltre 2 miliardi di € di fondi pubblici italiani rispetto ad una divisione “condominiale” dei costi. Ma nessuno in Italia ha il coraggio politico di dirlo.

I COSTI NASCOSTI DEL PROGETTO TORINO-LIONE

Ma c’è un altro fatto sul quale desideriamo richiamare l’attenzione di Confindustria, ricordando nuovamente le parole del Presidente Mattarella: il bilancio dello Stato è un bene pubblico.

Gli accordi con la Francia statuiscono che l’Italia dovrà pagare la maggior parte dei costi della parte transfrontaliera della Torino-Lione: perché l’Italia deve finanziare la Francia? segue…

INCERTEZZE NELLA REALIZZAZIONE DEI MEGA PROGETTI

Circa le incertezze, il prof. Bent Flyvbjerg lancia un allarme: “Ci sono sempre stati dei grandi progetti che sono falliti, la differenza oggi è che adesso ce ne sono molti di più, sono molto più grandi, e i fallimenti sono più spettacolari”. segue …

TRA IDOLATRIA E MISTIFICAZIONE

Analisi puntuale del documento ufficiale del 3 dicembre 2018 diffuso da Confindustria a conclusione dell’incontro alle OGR

Boccia, Confindustria:

guerra ai NO TAV per garantirsi profitti parassitari

 …

Invitiamo le/i giornaliste/i a consultare anche il Media Kit della Conferenza Stampa del  7 novembre 2018

CONFERENZA STAMPA NO TAV 7 NOVEMBRE 2018 DOSSIER PER I MEDIA

Ma c’è un altro fatto sul quale desideriamo richiamare l’attenzione di Confindustria, ricordando nuovamente le parole del Presidente Mattarella: il bilancio dello Stato è un bene pubblico.

Gli accordi con la Francia statuiscono che l’Italia dovrà pagare la maggior parte dei costi della parte transfrontaliera della Torino-Lione: perché l’Italia deve finanziare la Francia?

La ripartizione asimmetrica dei finanziamenti tra i due Paesi prevista nell’Art. 18 dell’Accordo di Roma del 30.1.2012 genera un costo al km del tunnel per l’Italia di €287 milioni, ben 4,8 volte più caro del chilometro francese di €60 milioni al km (cfr. il grafico al fondo).

E’ bene ricordare che questa asimmetria aveva portato i Commissari francesi che hanno redatto il Dossier dell’Inchiesta preliminare alla Dichiarazione di Utilità pubblica della sola parte francese del tunnel a scrivere: “L’operazione è positiva per la Francia a causa dell’assunzione della maggior parte dell’investimento da parte dell’Italia”.

La Francia, mentre continua ancora in questi giorni a dichiarare “a parole” di voler rispettare gli accordi con l’Italia, non ha mai aperto il rubinetto dei finanziamenti per il tunnel di base, nonostante debba mobilitare un piccolo investimento per la Torino-Lione (€2,68 Mld. per 45 km di tunnel) di fronte a quello dell’Italia che sarebbe ben più oneroso (€ 3,50 Mld. per soli 12,2 km).

Confindustria e il Governo in carica sono al corrente di questo futuribile trasferimento di ricchezza italiana alla Francia di circa €2,19 miliardi?

 Costo del Tunnel di Base e Importi delle relative quote (11/2018)


Confronto tra la lunghezza delle tratte italiana e francese del tunnel di base e il relativo costo/km

Francia (km 45) € 60 milioni/km

Italia (km 12,5) € 287 milioni/km

LE CAMEROUN PRIVE DE LA CAF: UNE DESTABILISATION ANGLO-SAXONNE ?

* Voir sur PANAFRICOM-TV/

LE CAMEROUN PRIVE DE LA CAF :

UNE DESTABILISATION ANGLO-SAXONNE ?

(‘ZOOM AFRIQUE’ SUR PRESS TV, IRAN, CE 05 DECEMBRE 2018)

sur https://vimeo.com/304825484

Capture

Après avoir été choisi pour accueillir la Coupe d’Afrique des nations de l’année 2019 (CAN 2019), le Cameroun vient de se voir retirer cette organisation au cours d’une réunion extraordinaire du comité exécutif de la Confédération africaine de football (CAF) qui s’est tenue le 30 novembre 2018 à Accra au Ghana.

« CERTES, IL S’AGIT D’UNE INSTANCE AFRICAINE MAIS C’EST SOUS LA PRESSION ANGLO-SAXONNE QUE CETTE DECISION VIENT D’ETRE PRISE » (PRESS TV)

Certes, il s’agit d’une instance africaine mais c’est sous la pression anglosaxonne que cette décision vient d’être prise. Ces mêmes puissances anglo-saxonnes (USA, Grande-Bretagne, Canada et cie) et leurs complices « africains » qui déstabilisent déjà le Cameroun avec la « crise anglophone » au Southern Cameroun, et la sécession terroriste de la soi-disant « Ambazonie » …

Ce qui n’est pas du goût des autorités camerounaises qui expriment leur mécontentement, surtout après le lourd investissement de plus de mille milliards de francs CFA consenti, soit 1,5 milliard d’euros !

Images : PressTV

Montages : PressTV & PANAFRICOM-TV

Diffusion : PANAFRICOM-TV

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(Editée par PANAFRICOM) :

https://vimeo.com/kamerun1tv

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L’8 DICEMBRE IN PIAZZA CONTRO TAV, PER IL CLIMA E LA DECRESCITA FELICE

http://www.decrescitafelice.it/2018/11/l8-dicembre-in-piazza-contro-il-tav-per-il-clima-e-la-decrescita-felice/

La linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione è l’emblema delle le grandi opere inutili e dannose che devastano il mondo. Un’opera segnata ormai da una clamorosa mole di documenti e dati che ne dimostrano l’assoluta inutilità e l’enorme danno ambientale e sociale. Basata su previsioni di traffico assolutamente divergenti dalle tendenze riscontrate nella realtà e progettata prima per persone, poi ripensata per merci.

Perché allora costruirla?

La manifestazione “Si TAV” del 10 novembre a Torino è stata voluta e promossa da un cartello di interessi politici ed economici variegato ed alquanto inquietante. Non ha proposto nessun nuovo contributo documentale o tecnico a supporto dell’opera, dato che, per stessa ammissione delle organizzatrici, non vi era grande interesse ad essere competenti in materia: “Non ne sappiamo niente di trasporti – va fatta perché….va fatta’ è stata la dichiarazione quasi letterale di una di loro” .

Ed ecco che allora bisogna “fare per fare”, perché bisogna crescere – investire miliardi in un tunnel che quasi nessuno utilizzerà è più importante dello spreco di denaro, è più importante del disastro ambientale, è più importante dello stravolgimento della vita di una comunità. Questo perché siamo accecati dalla speranza di una crescita che non averrà mai.

Più che una manifestazione, quella del 10 Novembre è stata l’ingenua espressione di una profonda paura dei tanti cambiamenti che accompagnano la fine di un’epoca, un attaccamento irrazionale ad un modello ideologico morente. Potremmo quasi definirla una sorta di “crisi d’astinenza da crescita”.

Il distruttivo modello basato sulla ideologia di una crescita infinita e a “qualsiasi costo” su di un pianeta finito, ha dominato l’immaginario collettivo degli ultimi due secoli, ed ora, dopo aver fallito tutte le sue promesse di prosperità e benessere, sta collassando sotto il peso della propria insostenibilità trascinando con sè l’intera biosfera. Siamo circondati dai disastri ecologici e sociali prodotti da questo modello: cambiamenti climatici, rialzo della temperature, innalzamento del livello dei mari, inquinamento di acqua, aria e suolo, migrazioni di massa ed esclusione sociale crescente. Insieme stiamo concorrendo alla distruzione delle condizioni che permettono la vita della specie umana sulla Terra.

Eppure c’è qualcuno che sembra ignorare tutto questo: il grado di distanza della piazza “Si TAV” dalla realtà si è palesato nelle dichiarazioni di una delle organizzatrici sulla decrescita felice.

Chiunque cerchi di proporre un paradigma culturale diverso, più sostenibile e che aspiri ad un maggior benessere per tutti, viene scimmiottato, travisato, percepito come forma di disturbo o addirittura di “minaccia” dimostrando l’assoluta cecità a ciò che sta avvenendo nel mondo.

Per questo l’ 8 Dicembre saremo in piazza a Torino.

Il Movimento per la Decrescita Felice aderisce pienamente alla manifestazione NO TAV e invita tutte e tutti a presentarsi in Piazza Statuto a Torino l’8 Dicembre alle ore 14.00 saremo in piazza per affermare la necessità di un paradigma diverso da quello delle grandi opere inutili e dannose.

Saremo in piazza per ribadire la nostra vicinanza alla lotta NO TAV e alla Val Susa, nella quale si è creata una comunità che ama il suo territorio senza escludere, che ha rafforzato i suoi legami con la natura e tra le persone e ha iniziato a costruire concretamente un’economia diversa: compatibile con l’ambiente, solidale ed equa.

Saremo in piazza come azione di lotta ai cambiamenti climatici, perché dal 3 al 24 Dicembre a Katowice in Polonia, si terrà la COP 24 nella quale i capi di governo di tutto il mondo si riuniranno per concordare delle strategie per la riduzione di produzione di CO2. Saremo in piazza per far sentire la nostra voce, per ricordargli che non c’è più tempo! Che abbiamo bisogno di una strategia a emissioni zero ora!

Saremo in piazza perché questo è decrescita: non rinuncia, ma la costruzione collaborativa e partecipata di alternative sul territorio.

Saremo in piazza per iniziare un percorso di cambiamento, per un Mondo nel quale diminuiscano globalmente produzione e consumi di materie prime ed energia, si riducano quindi emissioni e i rifiuti; ridisegnando allo stesso tempo i rapporti sociali di comunità, per una vita più equa, solidale e felice.

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Tav, la pasionaria del no: “Quel treno è pornografia. Paghino gli industriali”

REPORTERS
 
Doriana Tassotti: “Progetto inutile: i convogli merci e passeggeri viaggiano vuoti
 

INTERVISTA

«Guardi, per me, per noi che siamo contro quest’opera, il Tav è soltanto pornografia. Di fronte ai disastri del Paese, davanti a ponti che crollano,a scuole che cadono a pezzi, sentire parlare di un treno che costa miliardi, è inaccettabile». Doriana Tassotti, è dal 2005 che indossa la bandiera la No Tav. Insegnante di inglese in un liceo, valsusina da sempre, la causa l’ha abbracciata ormai 13 anni fa. E dice. «Davanti ad una situazione di questo tipo non essere contro il supertreno è da irresponsabili».

Andiamo con ordine. Parliamo di crescita del Paese. Lei non crede che questo collegamento sarebbe utile all’economia del territorio?

«Sa a chi sarebbe utile?A chi vuole guadagnarci. Se agli industriali quest’opera piace così tanto, perchè non tirano fuori loro i soldi e se la fanno da soli? Io questo non l’ho sentito l’altro giorno alla super riunione delle Ogr».
Ma del Piemonte isolato non gliene importa nulla?
«Questa è una storia finta, che piace soltanto a Chiamparino. Tav non sarebbe un treno passeggeri. E noi che vediamo ogni giorno passare decine di convogli verso la Francia, sia merci che passeggeri, sappiano benissimo che passano mezzi vuoti. Usino quei denari per sistemare i convogli dei pendolari. Non per un’opera inutile». 
Ma questi sono slogan…
«No, questa non è ideologia, sono dati di fatto. Sono anni che studiamo le carte. Che ci confrontiamo con studiosi, che lavoriamo sulla Tav. Ideologia e slogan sono quelli di chi sostiene che questa linea è fondamentale per un ipoteco sviluppo».
E non crede che la lina servirebbe come volano per l’economia?
«Guardi, noi non siamo contro le infrastrutture, ma quelle utili. Per questo diciamo che l’economia si rilancia con tante piccole opere sul territorio. Se ci sono questi soldi, perché dobbiamo metterli su un treno? Andiamo a sistemare quelle infrastrutture che cadono a pezzi. La verità è che con quei denari si arricchirà soltanto qualcuno e non si fa nulla ci davvero utile per la gente». 
Secondo lei il Paese è favorevole alla Tav?
«Il Paese va dove lo si vuole far andare. Io sono contro un referendum. Perchè la gente voterebbe da disinformata. Gli fanno credere altre cose mentre quest’opera porterà soltanto devastazione e sperpero di soldi».
Ma in valle è stato eletto un senatore della Lega che è tutt’altro che contro la Tav. Come se lo spiega?
«Con il fatto che molti No Tav neanche vanno più a votare. Lo diciamo da sempre: non ci sono governi amici. Questo forse ha qualche interesse in più verso di noi».
Quindi lei spera che l’analisi costi-benefici blocchi il progetto?
«Io spero che si investa sui progetti importanti. E poi: in trent’anni di lotta, siamo riusciti sempre a rallentare la macchina. A metter sabbia negli ingranaggi. Qualcosa vorrà pur dire. Noi non ci arrendiamo». 

INTERVISTA AD ANTONIO FERRENTINO SUL TAV.

https://inarchpiemonte.it/intervista-ad-antonio-ferrentino-sul-tav/?fbclid=IwAR2WOOXdq9XOUY-mAzuSU2C-wwO2Yh2NtQwn8WX_y_JprMwLyHE439g7DFY

Intervista ad Antonio Ferrentino sul TAV.

Antonio Ferrentino, Lei inizialmente non era persona che poteva annoverarsi fra i sostenitori dell’opera, anzi. Che cosa le ha fatto cambiare idea?

Il collegamento ferroviario Torino – Lione è nato in modo pessimo agli inizi degli anni novanta, con un totale disinteresse per il nostro territorio. Un progetto in sinistra orografica della Dora che avrebbe prodotto un impatto insopportabile sul territorio, era pensato per raggiungere direttamente Milano, la Lombardia e così avrebbe marginalizzato totalmente Torino e il Piemonte e condannato definitivamente lo scalo di Orbassano.

Un territorio di solo transito quindi e perciò che accadde?

Il territorio e le istituzioni si mobilitarono e si arrivo così ai gravi scontri di Venaus, l’8 dicembre 2005, la data che invece i NO Tav di oggi celebrano. Il Governo comprese l’errore e cancellò il progetto già approvato al CIPE condividendo l’idea di attivare un tavolo tecnico con esperti di tutte le parti coinvolte. Fu la nascita dell’Osservatorio tecnico in contrapposizione al becero falso decisionismo della Legge obiettivo.

Quali erano i compiti affidati all’Osservatorio e chi vi partecipava?

L’Osservatorio era ed è un organo tecnico istituto presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Ne fanno parte i tecnici dei comuni della Valle di Susa e della cintura ovest e sud di Torino, della provincia/città metropolitana, dei diversi settori regionali (ambiente, urbanistica, trasporti…), dell’Arpa Piemonte, dell’Asl, della Città di Torino, dei ministeri coinvolti (Ambiente, trasporti). Era Presieduto da Mario Virano ed oggi da Paolo Foietta, la nomina spetta al Presidente della Repubblica su indicazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Normalmente, ancora oggi,  si riunisce a cadenza settimanale presso la prefettura di Torino.

Il compito dell’Osservatorio è di individuare una metodologia di lavoro, che prevede il coinvolgimento dei rappresentanti territoriali nella costruzione del processo decisionale, per il miglior progetto possibile con le ricadute di sistema per l’area coinvolta.

Per i territori sono disponibili per interventi diretti, quelli definiti dalla legge come “opere compensative”, con risorse pari al 5% del finanziamento nazionale quindi valgono una cifra di circa 130 milioni di euro. Ripeto sono opere che non riguardano i lavori della TAV ma diretti a finanziare opere sul territorio, dall’assetto idrogeologico agli interventi sui nuclei abitati, alle attività produttive. Ovviamente le risorse sono di accompagnamento ai lotti di lavoro dell’opera e sono disponibili solo se l’opera viene eseguita.
Dopo ca 70 riunioni l’osservatorio decise di organizzare un momento seminariale, un focus sul lavoro svolto e optò per una due giorni nella struttura di Pra Catinat, lontani da condizionamenti dei media e degli amministratori.

A quale scopo?

Si doveva dare una svolta al lavoro dell’Osservatorio, dare un esito a quella lunga sequenza di riunioni e trovare un punto di accordo che fosse soddisfacente per tutti sul quale basare i passaggi futuri del lavoro. Una full immersion di due giorni senza distrazioni, altri impegni, orari, era l’unico modo per farlo, le premesse c’erano ma accorreva tirare le fila con un documento che sottoscrivesse gli impegni sul pano politico/tecnico.
Allora ero Sindaco e Presidente della Comunità Montana Bassa Valle Susa e Val Cenischia, con altri 6/7 Sindaci della Valle e della cintura torinese aspettavamo, il secondo giorno, che i due tecnici che ci rappresentavano nell’Osservatorio, Ing. De Bernardi e Ing. Tartaglia, venissero a riferirci sull’andamento dei lavori. Ho questo ricordo preciso, ci raggiunsero mentre eravamo a pranzo in una trattoria ad Usseaux ed iniziarono ad illustrarci il lavoro, facemmo alcuni interventi nel testo, precisazioni, limature come si dice in gergo, ma nella sostanza condividemmo il testo dell’accordo, demmo il nostro assenso.

Un buon risultato dunque da parte di chi, voi stessi, individuava forti criticità nel progetto dell’opera e sino a quel momento si opponeva. È così?

Direi di sì, tanto che si arrivò presto a concludere. Il 29 giugno 2008, in Prefettura a Torino, venne organizzata una conferenza stampa per illustrare il testo dell’accordo approvato dai Sindaci che lo salutarono anche con un applauso convinto e liberatorio. Intervenendo a nome dei Sindaci chiarii che non vi era un accordo sul nuovo tracciato (al quale avrebbe dovuto lavorare l’Osservatorio) ma un accordo politico sul percorso sancito dal documento condiviso di Pra Catinat.

Tutto bene quindi ma allora perchè ancora oggi siamo in questa situazione a dieci anni di distanza?

Il giorno dopo, l’ala oltranzista del movimento No Tav, al posto di condividere l’accordo ed iniziare a lavorare sul nuovo tracciato, cominciò a fare pressioni sui Sindaci ed iniziarono i distinguo, ci furono prese di distanza con la motivazione, molto sibillina, che si trattava di un accordo tecnico che non impegnava i consigli comunali e i Sindaci. Questo non corrispondeva assolutamente al vero perché almeno i Sindaci che come ho raccontato erano presenti in trattoria a Usseaux avevano dato il loro assenso all’accordo, anzi per la precisione fu proprio uno dei Sindaci a scrivere le condizioni per il si dei tecnici usando un tovagliolo di carta del locale.

Potrebbe essere un reperto storico, lo avete conservato?

Bisognerebbe chiederlo agli ingegneri, loro si portarono via gli appunti.  

Era una battuta ovviamente, però ora saremmo curiosi di chiederlo a De Bernardi e Tartaglia. Ma come andò a finire?

L’Osservatorio riprese i lavori ma alcuni Sindaci continuarono a non riconoscere quell’accordo che è stato e rimane una pietra miliare in questa vicenda. Accettava la realizzazione per fasi e poneva attenzione al territorio e alla richiesta di utilizzare la linea attuale assolutamente non in grado di fornire risposte esaustive per il traffico misto previsto(merci, alta velocità, regionali).
Quello di Pra Catinat fu un ottimo risultato, che l’intero movimento avrebbe dovuto riconoscere.
In quei giorni tutti i riferimenti istituzionali (Sindaco di Torino, Presidente di Provincia e Regione, Presidente dell’Osservatorio) hanno dovuto riconoscere che l’opposizione territoriale aveva ragioni fondate e attraverso la discussione si è evitato un progetto, quello sulla sinistra orografica della Dora assolutamente sbagliato.
L’attuale cantiere e il nuovo progetto sono il risultato di quell’accordo e questa è la risposta alla prima domanda, attraverso la discussione ed anche l’opposizione, il territorio attraversato dalla linea Torino/Lione ha trovato un punto di equilibrio positivo.

Per questo oggi sono favorevole alla realizzazione dell’opera.

Le vogliamo fare ancora una domanda. Il Suo racconto è chiaro e convincente, tuttavia ancora oggi movimenti di opposizione ci sono e conducono ancora una battaglia contro l’opera. La sensazione che abbiamo in questo periodo che la discussione si è riaccesa è che ci sia una contrapposizione anche sui dati e sulla loro veridicità. IN/Arch perciò ha immaginato di mutuare qui a Torino un’esperienza che i francesi hanno realizzato in relazione alla stessa opera. A Modane, come certamente sa, c’è un centro di documentazione sulla Totino/Lione dove chiunque può conoscere il progetto ed approfondirne la conoscenza, IN/Arch propone di fare un centro analogo anche qui a Torino, lei che ne pensa? Non crede che possa contribuire a mitigare la tensione sociale?

Un centro di documentazione sul collegamento ferroviario misto (merci, TAV, regionale), sul modello francese di Modane, è stato preso in esame più volte e sempre accantonato per ragioni di ordine pubblico. La prefettura deve già gestire il cantiere di Chiomonte come se fosse un sito militare strategico e non un normalissimo cantiere ferroviario, l’ipotesi di dover proteggere un secondo punto sensibile in prossimità del cantiere ha sempre allontanato la sua realizzazione.

Lo stesso progetto è stato modificato evitando, al momento, un secondo cantiere a Susa e allargando l’area di Chiomonte proprio per evitare un secondo sito da proteggere.

L’ipotesi di realizzare il centro di documentazione a Torino potrebbe avere una diversa valenza. Forse adesso si può prendere seriamente in esame la proposta che IN/Arch ha fatto.

Nella foto una vista della Val di Susa dalla Sacra di San Michele.

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Antonio Ferrentino

Nato a Nocera Inferiore (SA) e residente dal 1976 a Sant’Antonino di Susa. Dal 1976 insegna Elettrotecnica presso vari istituti tecnici e ora presso l’Istituto Professionale di Stato per l’industria e L’Artigianato “Galileo Ferraris” a Torino. E’ stato Sindaco del Comune di Sant’Antonino di Susa e nel 2009 è stato eletto Consigliere Provinciale. Dal 2005 al 2008 è stato Presidente del distretto industriale della meccanica Pianezza-Pinerolo e dal 1995 ad oggi presta servizio nella giunta dell’Unione Comuni Montani (UNCEM), nel direttivo dell’Unione Province Italiane (UPI), come componente dell’ufficio di presidenza del C.A.L. (Consiglio Autonomie Locali) e della Lega Autonomie Locali.

C’è l’accordo, bandi Tav nel 2019 (ma la manfrina continua)

http://lospiffero.com/ls_article.php?id=42972&fbclid=IwAR1BaU2QdOk_CGP7FLnZ_rIhm0roRvqcLu-gkpyvnnSRyu2eBu29cEFdd1Q

GRANDI OPERE

La Francia “concede” a Toninelli di posticipare la pubblicazione delle gare di appalto. Il ministro grillino non parla di “blocco” e assicura di non avere pregiudizi sull’opera. Si prepara l’exit strategy? Fonti del Mit spiegano: “Tutto congelato”. Il nodo dei finanziamenti europei

Pochi mesi, forse appena uno. Stavolta ad impedire a Danilo Toninelli di inciampare nel calendario, ma soprattutto di provare a tirarla per le lunghe sulla Tav ci ha pensato la sua collega francese Elisabeth Borne. Il ministro delle Infrastrutture la vende su facebook come una conquista, ma in realtà lo spostamento in avanti dei bandi di Telt, la società mista pubblica che fa da ente appaltante, superando la deadline di dicembre, appare null’altro come una gentile concessione della Francia al Governo italiano per agevolare quella che si annuncia come una assai probabile exit strategy dalla intransigente posizione grillina contro la Torino-Lione. Si tratta di tre bandi per l’avvio dello scavo principale del valore totale di circa 2,3 miliardi di euro.

“La Francia condivide il nostro metodo e l’opportunità di una analisi costi-benefici approfondita e finalmente obiettiva sul Tav Torino-Lione” scrive Toninelli ricordando come “ieri, a margine del Consiglio Ue dei Trasporti, ho siglato con la mia omologa di Parigi, Elisabeth Borne, una lettera per chiedere congiuntamente a Telt, il soggetto attuatore, di pubblicare oltre la fine del 2018 i bandi dapprima attesi a dicembre”. Di “pubblicare” – ha scritto – e non “bloccare”, come ci si poteva aspettare, giusto per cercare di fare l’esegesi del pensiero toninelliano. Dopo qualche ora, fonti del Mit danno una lettura assai più restrittiva: il rinvio della pubblicazione dei bandi Telt “congela di per sé qualunque aspetto della procedura”, lasciando intendere che, al momento, tutto sia stoppato. Insomma, la manfrina continua.

Non specifica il nuovo termine, il ministro grillino, rinnovando la stessa vaghezza della gaffe sul ponte Morandi. E forse tacendo quel margine assai ristretto di tempo ottenuto dai francesi. Lui assicura che che con loro “stiamo conducendo un iter condiviso, ordinato e di chiarezza. Adesso condivideremo il percorso con la Commissione europea, applicando in pieno il contratto di governo”. Afferma, a dispetto della tesi da sempre sostenuta dal suo movimento sulla Torino-Lione che non c’è “nessun pregiudizio sull’opera, ma solo l’obiettivo di fare quanto mai fatto prima: usare bene i soldi di tutti i cittadini italiani”.

L’annuncio arriva a pochi giorni da un altro: quello in cui il ministro delle Infrastrutture aveva messo le mani avanti spiegando che oltre all’analisi costi-benefici affidata alla commissione del professor Marco Ponti, la decisione sulla Tav dovrà tenere conto anche dalla valutazione tecnico-giuridica “al vaglio dell’Avvocatura dello Stato”.In questa precisazione molti hanno visto trasparire una sorta di replica di quanto accaduto per il gasdotto Tap: la dichiarata avversione dei Cinquestelle e le loro promesse per bloccare l’opera si sono infrante contro quello che il premier Giuseppe Conte aveva definito un obbligo, viste le condizioni contrattuali internazionali e i costi.

Con la Tav potrebbe finire allo stesso modo. Per poter contare su una via d’uscita, la meno disonorevole possibile, il M5s e il suo ministro hanno tuttavia bisogno di alcuni appoggi e un po’ di tempo. I primi potrebbero arrivare dalla valutazione giuridica (che quasi certamente confermerà quel che da anni sostengono i fautori dell’opera, ricordando i costi ma anche i trattati internazionali siglati), mentre il tempo (poco) è stato concesso ieri dalla Francia. E che sarà un periodo assai limitato lo stabiliranno, anche in questo caso, i costi: “Ogni mese di ritardo nella realizzazione dell’opera costa all’Italia 75 milioni di euro” aveva ricordato recentemente il commissario straordinario del Governo per la Torino-Lione Paolo Foietta, esortando a far partire i bandi “altrimenti chi ritarda dovrà mettere mano al portafoglio e l’Italia perderà i finanziamenti europei”. Magari qualche ulteriore indizio sulle intenzioni del governo gialloverde potrebbero uscire dalla riunione di domani a Palazzo Chigi con la delegazione delle organizzazioni datoriali e sindacali. Saranno in tredici in rappresentanza delle 33 associazioni del mondo dell’industria, dell’artigianato, dell’agricoltura, del lavoro, della cooperazione e delle professioni. Ci saranno i presidenti dell’Api Corrado Alberto, dell’Unione Industriale di Torino, Dario Gallina, di Confartigianato Torino, Dino De Santis, di Cna Nicola Scarlatelli, dell’Ascom Maria Luisa Coppa, di Confesercenti Torino Giancarlo Banchieri, di Legacoop Piemonte Giancarlo Gonella, di Confagricoltura Piemonte Enrico Allasia, dell’Ance Torino Giuseppe Provvisiero, dell’Ordine degli Architetti di Torino, Massimo Giuntoli, il segretario generale della Feneal Uil Torino Claudio Papa, il segretario organizzativo della Fillea Cgil Anna Maria Olivetti, il segretario generale della Filca Cisl Gerlando Castelli.