No TAV – Comunicato Stampa 7 dicembre 2018 – La perdita dei fondi Europei e le responsabilità di TELT

Comunicato Stampa

PresidioEuropa

Movimento No TAV

7 dicembre 2018

www.presidioeuropa.net/blog/?p=17980

La perdita dei fondi Europei e le responsabilità di TELT

 La Commissione europea sta studiando un Piano B

In relazione all’attuale situazione “di messa in pausa” del progetto Torino-Lione da parte della Francia e dell’Italia, che potrebbe procurare alcuni ritardi, il portavoce della Commissione dr. Enrico Brivio ha affermato ieri a Bruxelles che “La Commissione Ue non può escludere di dover chiedere all’Italia di restituire i contributi CEF già sborsati se non possono essere ragionevolmente spesi in linea con le scadenze dell’accordo di finanziamento, in applicazione del principio ‘usare o perdere i fondi’ “.

Il Regolamento CEF non prevede di ripagare i contributi ricevuti e utilizzati da TELT, ma ovviamente, se vi sono fondi trasmessi a TELT come acconto di tesoreria, non vi sarebbe nessun problema ad applicare per tali acconti la clausola “use it or lose it”.

Sappiamo che TELT ha già accumulato un forte ritardo prima ancora che i ministri Toninelli e Borne decidessero congiuntamente il 3 dicembre una pausa di riflessione. Siamo pronti a ricevere da TELT il cronoprogramma che dimostra che tutti i fiondi promessi indicati nel Grant Agreement avrebbero potuto essere utilizzati entro il 31 dicembre 2019.

La Commissione tecnica Torino-Lione, che segue da vicino i lavori in corso, informa che i lavori banditi e non aggiudicati da parte di TELT, tutti relativi a lavori preliminari, ammontano ad un valore di 352 milioni di € cui aggiungere 19,5 milioni di € per la direzione lavori dal lato Italia. L’Unione Europea non ha titolo a richiedere fondi già spesi per altre opere, quali le discenderie e i tunnel geognostici già realizzati o, sul suolo francese, attualmente in corso.

I lavori in corso in Francia riguardano il tunnel geognostico (così è ufficialmente qualificato sul bilancio di TELT) che collega la discenderia di Saint Martin La Porte e La Praz il quale è giustificato dalla presenza di faglie da caratterizzare.

Il portavoce della Commissione europea ha informato i media che la Commissione europea, con riferimento agli sviluppi delle negoziazioni tra l’Italia e Francia sul futuro del progetto, sta già studiando il Piano B.

Il dr. Brivio ha infatti affermato che “A seconda degli sviluppi nelle prossime settimane, nella prima parte del prossimo anno potrebbero diventare necessari modifiche all’accordo di finanziamento per modificare l’ambito dei lavori e i suoi tempi”.

Come indicato nel GRANT AGREEMENT del 25 novembre 2015 i fondi europei concessi all’Italia e alla Francia per € 813,781 milioni devono essere utilizzati da TELT entro il 31 dicembre 2019. Comprendono attività geognostiche o accessorie (Fase 1) e fondi per lo scavo del tunnel di base (Fase 2).

Ma, per iniziare i lavori della Fase 2, occorre che l’Italia e la Francia dimostrino di aver stanziato tutti i fondi per completare lo scavo del tunnel (art. 16 dell’Accordo di Roma del 30 gennaio 2012).

Alcuni fondi della Fase 1 non potranno quindi essere utilizzati se i relativi lavori non saranno completati entro il 31 dicembre 2019, sulla base del principio dell’Unione europea “use it or lose it”. Più probabilmente la loro erogazione sarà rinviata, sempre che il progetto non sia nel frattempo annullato.

Ricordiamo che già nel 2013 LTF (ora TELT) era incorsa nello stesso infortunio, come illustrato in questo Rapporto.

È da ribadire tuttavia che in caso di annullamento del progetto, la UE non avrebbe alcun diritto a richiedere all’Italia o alla Francia la restituzione dei fondi già utilizzati.

Da mesi PresidioEuropa No TAV ha allertato l’opinione pubblica sui ritardi accumulati da TELT, argomentando la probabile difficoltà/incapacità di TELT a seguire i lavori previsti in questa fase.

Ma vi è anche un’altra ipotesi: TELT non è stata capace fino dall’inizio a comunicare alla Commissione europea una corretta programmazione delle varie fasi dei lavori.

TELT da settimane fa campagna di promozione per la Torino-Lione utilizzando il denaro pubblico che dovrebbe essere invece impiegato per costruirla.

TELT non dovrebbe fare propaganda ma solo condurre responsabilmente i lavori affidatigli dall’Italia e dalla Francia, rispettando i tempi che essa stessa ha previsto, e comunicare responsabilmente ogni difficoltà incontrata strada facendo.

Perché i servitori dello Stato italiano e francese che siedono nel Consiglio di Amministrazione di TELT, invece di dirottare denaro pubblico nella propaganda, non mettono subito a disposizione i dati di bilancio, insieme a tutta la documentazione che consenta all’opinione pubblica di giudicare il loro operato?

Stiamo parlando del cronoprogramma, degli stati di avanzamento dei lavori, dei consuntivi presentati alla Commissione europea per il rimborso, dei rimborsi ricevuti o respinti, delle gare di appalto assegnate, di quelle che TELT vorrebbe assegnare.

Pro Natura Piemonte: nuovo ritrovamento Uranio in Val Susa

https://www.tgvallesusa.it/2018/12/pro-natura-piemonte-nuovo-ritrovamento-uranio-in-val-susa/?fbclid=IwAR0540A307PPicmx1nW3dnuqNSqLcfCVyxZedzAMT_eI0ukRlKkXDcmysNo

Uranio in Val Susa, un nuovo ritrovamento. Mentre molti politici, madamine e Confindustria parlano di progresso, si confermano i pericoli per i cittadini.

COMUNICATO STAMPA

30 novembre 2018 Comunicato stampa Pro Natura Piemonte

Valle Susa: ritrovato nuovo giacimento di 

Nel corso di una indagine per verificare ed aggiornare i dati in merito ai pericoli per la salute connessi al progetto di scavo di un tunnel di base, il team di persone che nel novembre di 21 anni fa avevano ritrovato e segnalato le gallerie ed il giacimento di uranio di Venaus, hanno ritrovato anche il secondo importante giacimento della valle che risultava essere in comune di Salbertrand in località San Romano.

L’affioramento non fu scavato con gallerie geognostiche probabilmente per la sua vicinanza al paese da cui dista 1 chilometro ed è localizzato in un prato in cui, in una area piuttosto circoscritta, si misurano alti valori di radioattività, provenienti da rocce profonde uno o più metri rispetto al suolo ed, al momento attuale, irraggiungibili.

I valori registrati sono stati di circa 100 volte il fondo naturale, quest’ultimo misurato ad un centinaio di metri di distanza, sul fondovalle, presso la fontana comunale, Il giacimento è anche a meno di un chilometro a ovest del previsto cantiere della  Lione dove si porterà il materiale scavato per frantumarne una parte da mescolare al
cemento da utilizzare per la preparazione dei “conci” che serviranno a sostenere le volte del tunnel.

Il rimanente materiale di scavo sarà avviato ai luoghi di deposito. Inoltre il giacimento è solo a qualche decina di metri di differenza di quota. Questo conferma l’esattezza degli studi e delle prospezioni eseguite nel 1980 dall’Agip mineraria che aveva rilevato 19 “anomalie spettrometriche” nella parte italiana del Massiccio dell’Ambin in cui deve essere scavato il tunnel.

Due di esse sono i giacimenti di pechblenda di Venaus e Novalesa. LTF/TELT, la società che ha progettato la Torino Lione, non ha mai esplicitato come intende gestire il reperimento di materiali radioattivi, restando assolutamente nel generico su di un rischio che nel peggiore dei casi potrebbe impedire l’attraversamento di una parte del massiccio, mentre in una previsione più “ottimistica” potrebbe mettere in pericolo la salute degli abitanti ovunque siano trasportate o lavorate le rocce estratte.

Per la valutazione del rischio direttamente connesso allo scavo del tunnel di base occorre ricordare che LTF/TELT, relativamente alla galleria geognostica di Chiomonte, non ha mai spiegato:

1) perché a dicembre 2014 ad un solo anno dall’inizio dei lavori di scavo con la “talpa” TBM, ha interrotto le misurazioni della concentrazione del radon, anche se i lavori sono proseguiti nel 2015 e tutto il 2016

2) perché la galleria geognostica di Chiomonte preventivata di 7.540 metri di lunghezza, sia stata bruscamente interrotta a 7.020 metri, cioè 520 metri prima del termine fissato, originando il problema del licenziamento anticipato delle maestranze addette allo scavo.

I problemi per la salute connessi alla costruzione della Torino Lione sono di drammatica attualità anche dopo l’esame degli ultimi progetti: Per il problema dell’amianto la soluzione proposta del deposito nell’ex tunnel geognostico di Chiomonte riguarda un quantitativo di rocce corrispondente ai primi 420 metri di galleria dopo l’imbocco di Susa.

Eventuali altri reperimenti dovrebbero essere affrontati con lo scavo di altre gallerie di deposito che bloccherebbero i lavori per due o tre anni. Ci sarebbero quindi forti pressioni per ignorare il pericolo. Il problema delle polveri sottili PM10 è tutt’ora irrisolto, perché anche valesse la soluzione di utilizzare dei silos, aumenterebbero enormemente i travasi.

Resta quindi di piena attualità la valutazione contenuta nello stesso studio di VIA sul progetto preliminare di LTF secondo cui, “in caso di lavori, ci si dovrà attendere un incremento del 10% delle malattie (e quindi della mortalità) di natura cardiocircolatoria e polmonare.”

Il giacimento di pechblenda di Salbertrand, secondo gli studi pubblicati dal Politecnico di Torino nel 1999 e nel 2004, esprime livelli di radioattività analoghi a quello di Venaus. Ma differenza di questo, a Salbetrand non si può raggiungere la roccia madre ed avvicinare lo strumento di misurazione alla fonte radioattiva.

A Salbertrand è disponibile solo una stretta buca profonda una sessantina di centimetri in cui bisogna infilare la testa ed il braccio attendendo che il contatore raggiunga i valori massimi. In questo modo si son visti valori di 8,50 mR/h (milliRoentgen/ora, uno dei metodi per misurare la radioattività). Estraendo il contatore la misura decade velocemente e questo è il motivo per cui la foto dà una misurazione di 6,52 mR/h. Essendo una operazione pericolosa senza le necessarie protezioni, ci si è fermati a due tentativi.

Il sito di Salbertrand dovrebbe avere una notevole estensione perché ad un centinaio di metri, sempre in una zona a prato montano, è presente almeno un secondo affioramento, qui probabilmente molto più profondo perché i valori sono risultati di dieci volte inferiori. Politecnico di Torino, che dice testualmente: “L’eventuale estrazione del minerale ed il suo abbandono non controllato potrebbe essere molto pericoloso per la salute, anche perché
un contatore geiger non darebbe alcun risultato. La radioattività è proporzionale alla massa del minerale e la polverizzazione delle pechblenda (che avviene all’estrazione, nel deposito e nella frantumazione per produrre sabbia) non consentirebbe una sua facile rilevazione”.

Dal punto di vista biologico il pericolo è costituito in particolare dalle polveri di rocce uranifere, in quanto gli ossidi di uranio emettono radiazioni alfa e beta che, al contrario dei raggi gamma, hanno una massa maggiore ed impattano fortemente persino contro le molecole dell’aria. In condizioni normali queste si esauriscono in distanze dell’ordine di centimetri ma, per questa stessa caratteristica, quando una particella di polvere di pechblenda si posa sulla pelle o viene inalata ed entra negli alveoli polmonari, crea gravi danni perché, la radiazione beta, non attraversa ma colpisce le molecole delle cellule viventi e danneggia il loro DNA, aprendo la via a malattie degenerative.

Il presidente
(Mario Cavargna)