POURQUOI LE ‘M. AFRIQUE’ DE LA NOUVELLE FRANCAFRIQUE 2.0 DE MACRON, LE MINISTRE LE DRIAN, EST-IL EN VISITE EN COTE D’IVOIRE ET AU BURKINA FASO ?

 

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE/

Flash Vidéo Géopolitique/ Geopolitical Flash Video/

2018 10 20/

Le Flash Vidéo du jour …

Le géopoliticien Luc MICHEL dans le ZOOM AFRIQUE du 19 octobre 2018 sur PRESS TV (Iran)

vignetteLEDRIANenAFR 1

Sources :

* La Video sur

PANAFRICOM-TV/

LUC MICHEL: LE ‘M. AFRIQUE’ DE MACRON LE DRIAN EN COTE D’IVOIRE ET AU BURKINA FASO (PRESS TV, 19.10.2018)

Sur https://vimeo.com/296087149

* L’ émission sur PRESS TV/YOUTUBE

sur: https://www.youtube.com/watch?v=ETDl5IDaBec

* PRESS TV :

« Visite du ministre français en Côte d’Ivoire et au Burkina Faso :

les objectifs ? »

* Le géopoliticien Luc MICHEL :

nous explique qui est le ministre Le Drian, homme clé à la fois de la Macronie (dont il est un des mentors et pour lequel il a trahit Hollande et le PS français), de la Françafrique ancienne (il a été le M. Afrique de Hollande) et de la « nouvelle Françafrique 2.0 » (il est au centre de la Géopolitique de Macron), mais aussi et surtout des Réseaux américains en France.

Le Burkina Faso est au cœur du redéploiement de l’armée française et de sa « guerre au terrorisme » en 2018. Et le régime Ouattara, en crise politique profonde, est un des pivots des projets de Macron et de son allié marocain en Afrique de l’Ouest.

D’où ce voyage en Afrique, le ministre français des Affaires étrangères Jean-Yves Le Drian ayant visité mercredi Abidjan en Côte d’Ivoire. Il s’est ensuite rendu, du 18 au 19 octobre, au Burkina Faso. L’objectif de ce déplacement était « de parler du renforcement de la coopération en matière d’éducation et de développement, mais aussi de la question sécuritaire » …

COMMENT LA « GUERRE AU TERRORISME » EST LE PRETEXTE A LA PRESENCE MILITAIRE FRANCAISE :

LA TOURNEE AFRICAINE DU MINISTRE LE DRIAN CENTREE SUR LE « CONTRE-TERRORISME »  …

Jean-Yves Le Drian est resté deux jours à Abidjan. Il y a rencontré le président Alassane Ouattara avant d’assister à une présentation détaillée avec le ministre ivoirien de la Défense, Hamed Bakayoko, de L’ÉCOLE DU CONTRE-TERRORISME qui s’installe en périphérie de la capitale économique du pays. Le projet a été lancé l’an dernier lors du sommet Union africaine-Union européenne. L’académie est présentée comme « une école d’excellence au profit des Ivoiriens, mais aussi des différents pays de la région et même au-delà ». L’idée étant « d’accueillir l’ensemble des acteurs concernés par la lutte antiterroriste : les armées, mais aussi les forces de sécurités intérieures, police et gendarmerie, les préfets de région, ou encore les juges. Il s’agit de trouver des réponses adaptées au radicalisme violent ». Au-delà de « l’analyse de la menace », un centre d’entraînement au contre-terrorisme et libération d’otage (CTLO) sortira de terre afin d’être opérationnel avant la fin de « l’année 2019 », indique-t-on de source diplomatique.

Ensuite, Jean-Yves Le Drian s’est ensuite rendu au Burkina Faso, ces jeudi et vendredi, avec, là encore, une dimension sécuritaire importante. Le pays paye cher son « printemps africain » ! Car si le Burkina Faso est confronté à une rébellion dans le Soum, au Nord, des signes inquiétants apparaissent à présent dans l’Est, avec plusieurs attaques visant notamment les forces de sécurité. Implantation d’un nouveau groupe terroriste, manipulation sur fond de conflits communautaires, replis de l’ « Etat Islamique pour le Grand Sahara » qui opérerait jusqu’alors bien plus au Nord … « A Paris on s’interroge. Il faut voir ce que les autorités burkinabè attendent de la France », Jean-Yves Le Drian viendra « faire des propositions pour renforcer l’offre en matière de sécurité ».

A Ouagadougou, il s’entretiendra avec le président Christian Kaboré.

Barkhane participe régulièrement à la mise à niveau des bataillons burkinabè engagés dans la Force conjointe du G5 Sahel à partir d’une petite base située à 100 kilomètres de la frontière malienne. « Faudra-t-il aller plus loin et envisager une présence permanente pour mieux résister à la menace ? Avoir des résultats au Mali pour voir la situation sécuritaire se dégrader au Burkina » ne serait pas satisfaisant, laisse-t-on entendre à Paris …

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE

(Flash Vidéo Géopolitique/

Complément aux analyses quotidiennes de Luc Michel)

* Avec le Géopoliticien de l’Axe Eurasie-Afrique :

Géopolitique – Géoéconomie – Géoidéologie – Géohistoire – Géopolitismes – Néoeurasisme – Néopanafricanisme (Vu de Moscou et Malabo) :

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“AD AGOSTO I FRANCESI VENIVANO TUTTI I GIORNI A SCARICARE I MIGRANTI A CLAVIÈRE”  

REPORTERS

Un migrante poco lontano dal centro di Claviere

Pubblicato il 20/10/2018
FEDERICO GENTA
CLAVIÈRE (TORINO)

«Li abbiamo visti qualche volta anche in primavera, ma ad agosto era un via vai continuo. Loro arrivavano anche tre volte al giorno. Si fermavano. Facevano scendere i migranti e ripartivano». Loro sono i doganieri francesi. E a raccontare queste cose è Marco, un ragazzo che abita alle porte di Torino, con una grande passione per la montagna e una casa di famiglia a Claviere. Non un posto qualunque, ma nel condominio da cui è stato realizzato il video diffuso ieri via Facebook dal ministro dell’Interno Matteo Salvini. 

Chiariamolo subito: non è stato Marco, che ha 26 anni e in questi giorni non si trova in Val di Susa, a realizzare quel filmato. Che ha visto pure lui sui social e conferma: «È stato certamente fatto dal nostro condominio. Non posso sbagliarmi, si vede il piazzale, il tunnel accanto, il cartello del confine francese». Lui non è per nulla stupido dalle immagini, perché a quelle scene è abituato. «Quest’estate succedeva di continuo. Fino a sembrare quasi una cosa normale». I migranti venivano consegnati alla polizia italiana? «Mai. Gli dicevano di andarsene, di tornare indietro e non riprovarci più. Controllavano soltanto che quei disperati non si rimettessero in marcia verso la Francia. Poi si allontanavano». 

Succedeva sempre così, come si vede nelle immagini? «All’inizio no. La macchina dei doganieri si spingeva più avanti: svoltava direttamente all’interno del nostro cortile condominiale. Le operazioni di scarico le facevano lì». 

Denunce? «No. In paese lo sanno tutti quello che succedeva. Ma una volta mia madre si è arrabbiata. Lei è un’insegnante di francese: non ha certo problemi a farsi capire. È andata da quei poliziotti e gli ha detto che non potevano fare così. Che erano in una proprietà privata, che erano in Italia». L’effetto, a quanto pare, è stato soltanto quello di spostare quelle operazioni accanto nella piazzola di fronte al palazzo. «Una volta, nel cortile, sono arrivati i carabinieri con le camionette. Per questo credevamo che quelle attività fossero in qualche modo concordate. Evidentemente non era così». 

Marco, però, racconta anche altro. Parla della disperazione di quei migranti, spesso stremati dopo aver tentato la traversata, troppo stanchi anche solo per percorrere un’altra manciata di chilometri». «I miei, insieme alle altre persone del paese, residenti e turisti, li hanno sempre aiutati come hanno potuto. Con qualcosa da mangiare, regalandogli dei vecchi vestiti. Dandogli anche dei soldi». Che servivano per tutto. Anche per pagare vitto e alloggio da Chez Jesus, il rifugio autogestito dagli anarchici, questi sì francesi e italiani, nella parrocchia sottochiesa di Claviere, sgomberato dalla polizia una settimana fa.  

«Una sera c’era un ragazzo africano che piangeva, diceva di avere 18 anni. Mia madre gli ha suggerito di rivolgersi almeno una notte al rifugio per dormire. Lui ha detto che non poteva: quelli volevano soldi, altrimenti non lo avrebbero fatto nemmeno entrare. Allora lei gli ha dato 50 euro». Possibile? «Certo. Anche altri migranti hanno confermato che i no border si facevano pagare per tutto: per il cibo, per dormire, e per le indicazioni sui sentieri meno pericolosi per arrivare in Francia».  

VERSO L’8 DICEMBRE 2018, 9ª GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO LE GRANDI OPERE INUTILI E IMPOSTE – LE RESISTENZE NEI TERRITORI DIFENDONO E RILANCIANO IL BEL PAESE E IL FUTURO DEL PIANETA

http://www.presidioeuropa.net/blog/verso-l8-dicembre/

LE RESISTENZE NEI TERRITORI DIFENDONO E RILANCIANO IL BEL PAESE

E IL FUTURO DEL PIANETA


Il Coordinamento dei Comitati No TAV del 17 ottobre ha deciso di sostenere il proseguimento del confronto tra i movimenti e le associazioni che si oppongono alle Grandi Opere Inutili e Imposte e che lottano per la difesa dei territori verso una mobilitazione nazionale.

In questo contesto, dopo gli incontri di  Venezia e di Firenze e del prossimo di Roma dell’11 novembre (Sì-amo la terra), il Movimento No TAV organizzerà sabato 17 novembre un’assemblea nazionale in Val di Susa con l’obiettivo di costruire una mobilitazione diffusa a livello nazionale delle lotte territoriali per sabato 8 Dicembre.

Il Movimento No TAV ricorda che l’8 dicembre 2018 si festeggia in Europa la 9ª Giornata Internazionale contro le Grandi Opere Inutili e Imposte.  

Difendere i territori vuol dire contribuire in modo positivo al futuro del Pianeta e a contrastare la distruzione degli ecosistemi e il riscaldamento globale.

Il Movimento No TAV vuole collegare la giornata dell’8 dicembre alla Conferenza ONU COP24 (dal 3 al 14 dicembre in Polonia) dove i Potenti della Terra tenteranno di raggiungere un accordo per dare attuazione agli Accordi di Parigi sul Clima.

Le opposizioni contro le Grandi Opere Inutili e Imposte e per la difesa dei territori rivendicano il loro ruolo positivo e propositivo attraverso le alternative proposte per contrastare il cambiamento climatico (l’uso dell’esistente, le c.d. opzioni zero, il blocco del consumo di suolo, ecc.).

La data dell’8 dicembre 2018 è vicina, il Movimento No TAV invita a diffondere da subito l’appello per la mobilitazione diffusa affinché questa giornata sia un successo e dia voce e visibilità alle popolazioni, per unire le forze con un unico obbiettivo: IL VERO CAMBIAMENTO !

CHIAMPARINO DICE TUTTO ED IL CONTRARIO DI TUTTO PUR DI ASSECONDARE GLI INTERESSI DELLA LOBBY TAV

https://www.piemonte5stelle.it/2018/10/chiamparino-dice-tutto-ed-il-contrario-di-tutto-pur-di-assecondare-gli-interessi-della-lobby-tav/

Per Chiamparino prima era il Movimento 5 Stelle ad essere subalterno alla Lega, ora l’esatto contrario. Si chiarisca le idee prima di sparare boutade pre elettorali. L’unica cosa certa è la subalternità di Chiamparino e del PD alla lobby delle grandi opere inutili, quella del cemento armato e dei buchi nelle montagne.
Evidentemente la paura fa 90 in vista di una seria ed indipendente analisi dei costi – benefici mai effettuata dai Governi italiani da 30 anni a questa parte. Per rilanciare l’economia in Piemonte sono molti i cantieri su cui puntare: scuole, dissesto idrogeologico, infrastrutture per il trasporto pubblico locale. Temi, non a caso, completamente ignorati da Chiamparino e la sua Giunta.

Giorgio Bertola, Candidato M5S Presidente Regione Piemonte

TERRE ET MER AU XXIe SIÈCLE (V) : L’AFRIQUE DANS LA GEOPOLITIQUE MONDIALE  

Luc MICHEL pour EODE/

Quotidien géopolitique – Geopolitical Daily/

2018 10 09/
vignette RU+CHINA III afrique

« La géographie est le facteur le plus fondamental en politique étrangère car il est le plus permanent »

– Nicolas Spykman (The Geography of the Peace).

Voici la dernière partie de mon analyse TERRE ET MER AU XXIe SIÈCLE, consacrée à l’Afrique, à l’Afroeurasie et à « l’Axe Eurasie-Afrique » (1) …

Je viens donc de traiter pour AFRIQUE MEDIA et EODE-TV une longue analyse video de 85 minutes (dont une partie a été diffusée sur la TV panafricaine), où je rappelle les fondamentaux de la Science géopolitique, et de façon prospective, prévisionnelle, pourquoi ils vont déterminer le XXIe siècle. Commencez par visionner la troisième et dernière partie de cette video :

* Voir sur EODE-TV/

LUC MICHEL: TERRE & MER AU XXIe SIÈCLE (III).

L’AFRIQUE DANS LA GEOPOLITIQUE MONDIALE

Sur https://vimeo.com/292598300

QUEL EST QUEL EST LE SECOND AXE CENTRAL DE MA REFLEXION PROSPECTIVE SUR L’AFRIQUE ?

« COLONISATION, DECOLONISATION, RECOLONISATION AFRICAINES REPONDENT A DES CRITERES STRICTEMENT GEOPOLITIQUES » …

Il faut comprendre comment la géopolitique de Focart, deus ex machina de la France en Afrique (avec ses réseaux et ses « barbouzes »), et des généraux français des Années 1955-1962 (guerres d’Algérie et du Cameroun) (2), fixe encore aujourd’hui la Géopolitique des stratèges américains de l’Africom et du Pentagone, qui rêvent depuis le « Sommet USA-African Leaders » d’Août 2014 à Washington de recoloniser l’Afrique et d’en chasser les chinois.

Foccart fixe au « Congo-Kinshasa occupe une place centrale, une place d’équilibre géopolitique, en Afrique francophone ». La Géopolitique définit aussi le Congo comme « le pivot de l’Afrique centrale et australe ». Qui déstabilise le Congo déstabilise toute l’Afrique. Qui contrôle le Congo domine le continent … Il désigne un second état, le Cameroun, comme « pivot de l’Afrique de l’Ouest ». Les généraux américains de l’Africom désigneront, eux, le Golfe de Guinée comme « zone stratégique prioriaire » …

Si l’Afrique veut sortir de la désunion et du néocolonialisme, elle doit rompre avec le Bloc américano-occidental et redevenir sujet de l’Histoire. Cette voie de libération continentale passe par les « alliances géopolitiques alternatives » de Moscou et Pékin et un « Axe Eurasie-Afrique » !

QUEL EST LE SECOND AXE CENTRAL DE MA REFLEXION PROSPECTIVE SUR L’AFRIQUE ?

 « LA GEOPOLITIQUE AFRICAINE DE 2016 OU 2018 N’EST PLUS CELLE DES ANNEES 1960-2007 » …

Si les grilles d’analyse géopolitiques sont les mêmes depuis près de 65 ans, ceux qui les utilisent, les décideurs où les dominants de ce monde darwinien et darwiniste qui est celui de la Géopolitique (Hobbes dirait les « Léviathan »), ne sont plus les mêmes !

Beaucoup de panafricanistes ont une vision du passé, un logiciel bloqué il y a 10, 20 ou 50 ansl. La haine justifiée de la Françafrique leur occulte la réalité de LA RECOLONISATION DE L’AFRIQUE PAR LES USA. Le retour de la France dans l’OTAN organisé par Sarkozy en 2007, la création de l’AFRICOM, le commandement unifié de l’US Army pour l’Afrique, par Bush en 2007-2008, sont les marques de naissance d’une nouvelle donne géopolitique en Afrique. Lors du « sommet USA-African Leaders » de Washington début août 2014, Obama a annoncé une vague de changements de régime sur le continent. Le Gabon a été la première tentative d’imposer ce changement de régime par les méthodes habituelles des USA : révolution de couleur ou soi-disant « printemps arabe » (sic), cloné en « printemps africain » (resic). Une opération de déstabilisation politique continentale !

De nombreux pays ont ensuite été secoués par les vents mauvais de ce « printemps arabe » venu de Washington. De 15 à 20 pays sont concernés. Notamment Le Brurundi, où la révolution de couleur a échoué et a fait place au terrorisme. En Guinée-Equatoriale et au Tchad, où le dialogue national a asséché le terrain pour une révolution de couleur. Ou encore en RDC ou au Camereoun, les deux cibles principales du « printemps africain », où des scénarios de révolution de couleur sont en cours d’implantation …

# VOIR LES DEUX PREMIERES PARTIES :

* Voir sur EODE-TV/

LUC MICHEL: TERRE & MER AU XXIe SIÈCLE (II).

COMMENT LES FONDEMENTS DE LA GEOPOLITIQUE VONT DETERMINER LE XXIe SIECLE

Sur https://vimeo.com/290233798

* Voir sur EODE-TV/

LUC MICHEL: TERRE ET MER AU XXIe SIÈCLE (I).

L’AXE MOSCOU-PEKIN AU CŒUR DE LA CONFRONTATION GEOPOLITIQUE FONDAMENTALE

Sur https://vimeo.com/290231638

NOTES :

(1) Sur ce thème fondamental de mes thèses géopolitiques, voir :

L’AXE GÉOPOLITIQUE “EURASIE-AFRIQUE”

(PAR LUC MICHEL) :

sur EODE-TV (YouTube)

https://www.youtube.com/watch?v=R4h-rDNk-oM

(2) Sur l’élaboration de la Géopolitique de Foccart et des généraux français, qui inspirent encore aujourd’hui les généraux américains du Pentagone, voir :

* EODE-TV/ LUC MICHEL:

GEOPOLITIQUE DU CONGO. LE PIVOT DE L’AFRIQUE

sur https://vimeo.com/195241814

* Et sur KAMERUN#1 TV/ LUC MICHEL:

KAMERUN! LA SALE GUERRE COLONIALE DE LA FRANCE AU CAMEROUN (1952-71) ET L’INVENTION DE LA FRANCAFRIQUE

sur https://vimeo.com/223459487

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE

* Avec le Géopoliticien de l’Axe Eurasie-Afrique :

Géopolitique – Géoéconomie – Géoidéologie – Géohistoire –

Géopolitismes – Néoeurasisme – Néopanafricanisme

(Vu de Moscou et Malabo) :

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* Luc MICHEL (Люк МИШЕЛЬ) :

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* EODE :

EODE-TV https://vimeo.com/eodetv

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APRES LA NON-APPLICATION DES ACCORDS DE SOTCHI, LE PRESIDENT POUTINE MET EN GARDE ERDOGAN (A IDLIB LES DERNIERES ILLUSIONS ? II)

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE/

Luc MICHEL pour EODE/

Quotidien géopolitique – Geopolitical Daily/

2018 10 19/
LM.GEOPOL - Idlib dernieres illusions II (2018 10 19) FR (5)

« En vertu de l’accord de Sotchi les terroristes devaient se retirer d’Alep, de Hama, d’Idlib et de Lattaquié. La Russie et la Turquie pourraient connaître un regain de tensions dans leurs relations puisque rien ne garantit la mise en application de l’accord signé entre Moscou et Ankara sur la stabilité d’Idlib »

– ‘Pars Today’ (Iran, ce 19 oct.).

La Turquie n’a pas encore rempli sa part du contrat en ce qui concerne l’accord de Sotchi, signé entre Ankara et Moscou, à Sotchi. « L’accord sur la mise en place d’une zone démilitarisée à Idlib, (nord-ouest syrien) signé entre les parties turque et russe à Sotchi, n’a pas encore été appliqué par la Turquie. Cependant, la Russie remercie ses partenaires turcs pour le travail accompli », a déclaré fort diplomatique le président russe Vladimir Poutine, jeudi 18 octobre, lors d’une séance plénière au club de discussion Valda. « Non, ils ne l’ont pas encore mis en œuvre, mais ils y travaillent”, a-t-il répondu à la question de savoir « si la Turquie avait rempli sa part du contrat ».

Mais le presse d’Etat iranienne, le troisième partenaire du « processus d’Astana » et des Accords de Sotchi sur Idlib, a traduit dans un tout autre langage les déclarations diplomatiques du présent russe : « Poutine met en garde Erdogan » titre l’agence ‘Pars Today’ (« l’AFP iranienne ») ce 19 octobre …

I- LA TURQUIE N’A PAS ENCORE MIS EN ŒUVRE L’ACCORD SUR LA “ZONE DEMILITARISEE”

Malgré le calme relatif qui règne dans la quatrième zone de désescalade, toujours sous le contrôle des groupes terroristes, le régime de cessez-le-feu y est régulièrement violé, d’autant plus que la partie la plus importante de l’ accord russo-turc reste non réalisée, les groupes armés n’ont pas tous quitté la zone démilitarisée d’Idlib.

En réaction au refus du Front al-Nosra de quitter la zone de désescalade à Idlib, les responsables syriens ont lancé un avertissement en menaçant de lancer une opération militaire contre Idlib. Ils ont également demandé à la Russie « de prendre une décision ultime sur Idlib ».

Un mois après la signature d’un accord entre la Russie et la Turquie sur la stabilisation de la situation dans la zone de désescalade à Idlib, le 17 septembre, cette région est menacée par le déclenchement d’une nouvelle série d’opérations militaires. Bien que « le retrait d’armes lourdes de la zone démilitarisée à Idlib » ait été annoncé la semaine dernière, le ‘Centre russe pour la réconciliation des parties en conflit en Syrie’ a annoncé que le régime de cessez-le-feu était régulièrement violé.

LES TERRORISTES DJIHADISTES DIT “DESARMES” ATTAQUENT AVEC DE L’ARTILLERIE LE NORD-OUEST D’ALEP

« Cela fait plusieurs jours que la Turquie et les terroristes qu’elle soutient disent avoir évacué leurs armes lourdes de la zone “démilitarisée” à Idlib. Comment se fait-il alors qu’ils ont pu tirer dans la nuit de mardi à mercredi des obus de mortier contre les zones résidentielles du nord-ouest d’Idlib ? Les terroristes ont attaqué en effet avec de l’artillerie une région dans le nord-ouest d’Alep  zone faisant partie de la zone démilitarisée », interrogeait ‘Press TV’ (Iran) ce 10 octobre.

Rami Abdul Rahman, Frère musulman et chef du soi-disant « Observatoire syrien des droits de l’homme », en fait une officine basée à Londres sous le contrôle des services secrets britanniques MI5 et MI6 et proche de l’opposition syrienne, avait annoncé il y a peu que les « éléments affiliés au groupe terroriste Faylaq al-Cham avaient fait évacuer du Rif du sud et de la banlieue occidentale d’Alep, les armes lourdes telles l’artillerie et les lance-roquettes ». Fausses infos comme d’habitude,reprise sans critique par les médias occidentaux.

La région démilitarisée, sur laquelle la Russie et la Turquie s’étaient convenues, comprend une zone située à 20 km en profondeur de la ligne de contact entre les forces de l’armée syrienne et les groupes terroristes situés aux alentours d’Idlib, des parties du Rif nord de Hama, le Rif ouest d’Alep et le Rif nord de Lattaquié. Et alors que l’ouest d’Alep est une zone démilitarisée, les groupes terroristes présents dans le coin ont bombardé le quartier al-Zahra.

Ce sont plus précisément, selon des médias russes, « des zones dans l’avenue d’al-Nil et d’al-Shahba al-Jadida qui ont été prises pour cible ». « Le transfert des armes lourdes des terroristes de cette région a pris fin », disaient les sources turques, il y a quelques jours.

L’attentat n’a fort heureusement pas fait de pertes civiles mais quelques dégâts matériels.

Une source militaire a déclaré que « l’affrontement du mardi a eu lieu entre les forces de l’armée et les groupes terroristes sur le front al-Bahous al-Alamiyah à l’ouest d’Alep et suite à de tirs lancés par les terroristes sur quelques zones résidentielles ». En banlieue nord d’Alep aussi, quelques groupes terroristes comme le front Nurreddine al-Zinki, Ahrar al-Cham et Faylaq al-Cham se sont faits une belle santé. Ces derniers sont tous affiliés au “Front national de libération”, ce conglomérat de groupes terroristes que soutient la Turquie.

LA SITUATION DES TERRORISTES A IDLIB: DERNIERES EVOLUTIONS APRES LA DATE BUTTOIR DU 15 OCTOBRE

La date butoir du 15 octobre qui aurait du voir les terroristes pro-Ankara et pro-USA (Al-Nosra ou Al-Qaïda, cela revient au même) se retirer de la province Idlib est expirée sans que ces derniers acceptent de se retirer d’une ligne de démarcation démilitarisée de 15 à 20 km autour d’Idlib ainsi que de sa région rurale, tout comme de la région rurale de Lattaquié. Pourtant, malgré la forte pression des Turcs sur les terroristes d’Al-Nosra pour qu’ils quittent la Syrie ou évacuent la zone démilitarisée, les nosratistes ne veulent rien entendre.  

Un mois après sa signature, la province d’Idlib est toujours menacée par le déclenchement d’une nouvelle série d’agressions. Bien que les armes lourdes ont été partiellement évacuées de la région la semaine dernière, le ‘Centre russe pour la réconciliation des parties en conflit en Syrie’ a annoncé que « le cessez-le-feu est régulièrement violé ».

Selon les médias syriens, les trois groupes terroristes qui ne se sont toujours pas pliés à l’accord de Sotchi sont Horas ad-Din, Ansar al-Tawhid et Ansar ad-Din. Ce sont tous des groupes qui se revendiquent d’Al-Qaïda. Selon le rapport, « ces groupes ont créé une cellule d’opération conjointe et publié des images de leurs attaques menées il y a quelques jours contre la base militaire de Jurin dans la zone démilitarisée du nord ».

Le journal libanais ‘Al-Akhbar’, se référant à une déclaration de Tahrir al-Cham, a écrit que « bien que ce groupe insiste en parole sur son retrait de la zone démilitarisée et cela dans l’objectif de satisfaire Ankara, il a plutôt le souci d’empêcher la scission entre ses éléments car certains membres refusent de coopérer avec la Turquie ».

II- VERS UNE OFFENSIVE MILITAIRE DE L’ARMEE ARABE SYRIENNE A IDLIB ?

Les terroristes n’ont donc pas rempli leurs engagements dans le cadre de l’accord de Sotchi. Aucun retrait n’ayant été constaté de la part d’eux de la « zone démilitarisée » à Idlib.

La province d’Idlib revêt une importance toute particulière pour le front djihadiste-arabo-occidental, mais aussi pour le front de la Résistance et de la Russie, car il s’agit du dernier bastion des terroristes en Syrie dont la libération mettra fin à sept ans et demi d’occupation étrangère.

Toute la Syrie a été libérée, à l’exception des villes d’Idlib et d’Hassaké au nord par les Turcs et leurs affidiés djihadistes (et d’une partie de la province de Deir Ezzor, à l’est de l’Euphrate), toujours occupée par les USA, ses alliés de l’OTAN (France, Grande-Bretagne), et leurs affidés kurdes. Il est donc peu probable que l’État syrien et ses alliés laissent l’abcès d’Idlib persister.

L’ARMEE SYRIENNE A DEJA DEPECHE SES TROUPES AU NORD-OUEST DE LA SYRIE

Vu les récents développements et les violations de l’accord par les terroristes, il semblerait qu’une attaque pour la libération d’Idlib soit imminente.

Les alliés de la Syrie « ont préparé trois lignes de défense : la première devant Tal el-Eiss, la deuxième à « l’immeuble à appartements 3000 » et la troisième à l’entrée d’Alep. C’est qu’ils possédaient des renseignements dignes de foi selon lesquels Al-Qaïda et d’autres terroristes avaient rassemblé environ 10.000 hommes en vue de lancer une attaque contre Alep ». L’accord entre la Russie et la Turquie a tué dans l’œuf ce projet d’attaque. La Syrie et ses alliés attendront le moment le plus propice pour lancer leur offensive

« IDLIB/ZONE DEMILITARISEE: LES TERRORISTES POURSUIVENT LEURS ATTAQUES. ANKARA DOIT REPONDRE » (PRESSE D’ETAT IRANIENNE)

« L’accord de Sotchi a été mis en vigueur à Idlib sans que les terroristes ne remplissent leurs engagements pour se retirer de la zone démilitarisée. Or, l’armée syrienne exige d’Ankara qu’il réponde aux questions de l’armée russe au sujet du faux bond des terroristes, mais en fait, de la Turquie », accusait ‘Press TV’ (Iran) ce 16 octobre.

Les éléments du Front al-Nosra ont attaqué ces 9 et 10 octobre « un village dans le sud d’Idlib dans la zone démilitarisée. Un homme âgé a été tué et des dizaines d’autres personnes ont été arrêtés par les terroristes ». « Les terroristes du Front al-Nosra munis de 30 véhicules blindés s’en sont pris au village d’Ain Larouz dans la région de Jabal Zawia. Ils ont procédé à une fusillade à l’aveuglette sur les habitants du village. Un homme âgé a été tué, ont annoncé des sources locales. Les terroristes ont fait irruption dans les maisons et arrêté des dizaines d’hommes qu’ils ont transférés dans un endroit inconnu, selon les mêmes sources. Le village d’Ain Larouz se trouve dans le sud-est du district d’Ehsim de la ville d’Ariha, au nord de la zone démilitarisée ».

Le délai accordé aux terrorises pour quitter Idlib a expiré, le lundi 15 octobre, alors qu’aucun retrait n’a été constaté de la part de ces derniers, engagement qu’ils auraient dû remplir conformément à l’accord de Sotchi, signé le 17 septembre, par les deux présidents turc et russe. Ces derniers se sont entendus sur la démarcation d’une « zone démilitarisée » à Idlib pour ainsi épargner les civils des opérations militaires anti-terroristes. L’accord de Sotchi a été mis en vigueur et des patrouilles russes et turques ont été déployées dans la zone démilitarisée. « Les terroristes continuent pourtant leurs attaques contre les zones civiles et les positions de l’armée syrienne », accuse encore la TV iranienne.

Or, « l’armée syrienne demande à la Turquie des comptes sur l’échec du retrait des terroristes de la zone tampon », a déclaré, ce mardi 16 octobre, un officier de l’armée à ‘Al-Masdar’. News. Il a déclaré que « le haut commandement de l’armée syrienne était en concertation avec l’armée russe sur les prochaines mesures à prendre dans les provinces d’Idlib, d’Alep, de Lattaquié et de Hama ». L’officier a encore déclaré que « le haut commandement de l’armée syrienne attend maintenant la réponse de la Turquie aux questions de l’armée russe concernant le retrait raté des terroristes ». Il a ajouté que « les unités de l’armée syrienne dans le nord-ouest de la Syrie étaient en état d’alerte ».

PRELUDE A UNE FUTURE OFFENSIVE ?

MANŒUVRES D’ENTRAINEMENT DE L’ARMEE DE L’AIR ARABE SYRIENNE PRES D’IDLIB

En Syrie, les « Forces du Tigre » lancent des exercices militaires à l’est d’Idlib.

« Dans une conjoncture où l’accord sur une zone démilitarisée à Idlib reste ébranlable, les troupes de l’Armée arabe syrienne opérant dans le nord-ouest de la Syrie ont été placées, ce mercredi 17 octobre, en état d’alerte maximale », commentait ce 17 ocxtobre ‘Pars Today’.

Dirigée par les forces d’élite connues sous le nom de « Forces du Tigre », l’Armée arabe syrienne a lancé, cette semaine, des exercices militaires et des exercices d’entraînement dans la campagne orientale de la province d’Idlib. « Ces exercices militaires ont été supervisés par le commandant en chef des Forces du Tigre, le major-général Souheil al-Hassan, qui a fait sa première apparition publique dans la province d’Idlib depuis le début d’octobre ». Les Forces du Tigre effectuent leurs exercices militaires dans une zone ouverte, près des lignes du front. Les exercices se déroulent très probablement près de l’aéroport militaire d’Abou Douhour.

En ce qui concerne les Accords de Sotchi signé entre la Turquie et la Russie à propos de la création d’une zone démilitarisée à Idlib, les groupes armés refusant de quitter la zone démilitarisée, l’Armée arabe syrienne a donc commencé à mobiliser ses troupes dans le nord de Hama et le sud d’Idlib et se prépare ainsi à lancer une opération militaire contre les groupes armés, si nécessaire.

Alors que la 4e division blindée a été redéployée dans le sud de la Syrie pour participer à une offensive contre le groupe terroriste Daech, les « Forces du Tigre » et « Liwa al-Quds » « restent présents près du front d’Idlib pour passer à l’acte au cas où les groupes armés refuseraient de quitter la zone démilitarisée ». Pour l’instant, aucune opération militaire n’est prévue dans le nord-ouest de la Syrie. Toutefois, « cela pourrait changer la semaine prochaine si la Turquie n’arrive pas à convaincre les groupes armés de se retirer de la zone démilitarisée ».

« IDLIB : L’ACCORD DE SOTCHI RISQUE-T-IL DE CAPOTER ? », INTERROGENT LES MEDIAS D’ETAT IRANIENS …

« La Russie et la Turquie pourraient connaître un regain de tensions dans leurs relations puisque rien ne garantit la mise en application des accords signés entre Moscou et Ankara sur la stabilité d’Idlib », explique sans fard ‘Pars Today’.

Par ailleurs, l’armée de l’air syrienne a donc entamé des manœuvres dans la zone démilitarisée d’Idlib. L’armée de l’air syrienne a commencé, ce mercredi 17 octobre, ses manœuvres le long de la zone démilitarisée d’Idlib. Les « Forces du Tigre » ont publié une vidéo montrant un hélicoptère d’attaque qui traversait la frontière de la province d’Idlib. L’hélicoptère a survolé la région pour la première fois depuis la signature de l’accord de Sotchi. « Puisqu’aucune frappe aérienne n’a été lancée, les manœuvres de l’armée de l’air syrienne ont été probablement menées à des fins d’entraînement et pour accentuer la pression sur les groupes armés qui refusent toujours de quitter la zone démilitarisée d’Idlib ».

La Russie et la Turquie discutent actuellement de la situation qui règne dans la zone démilitarisée d’Idlib. Elles réaffirment que l’accord est toujours en vigueur, mais que sa mise en application entière prendra plus de temps que prévu.

# VOIR AUSSI SUR

LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY 

* OU VA LA SYRIE ?

A IDLIB LES DERNIERES ILLUSIONS SUR TRUMP ET ERDOGAN S’ECROULENT

sur http://www.lucmichel.net/2018/09/13/luc-michels-geopolitical-daily-lemission-qui-complete-lanalyse-ou-va-la-syrie-a-idlib-les-dernieres-illusions-sur-trump-et-erdogan-secroulent/

* DEBAT : IDLIB AU COEUR DU QUESTIONNEMENT SUR LE ROLE DE LA TURQUIE ET LE REDPLOIEMENT DES USA EN SYRIE

sur http://www.lucmichel.net/2018/09/13/luc-michels-geopolitical-daily-debat-idlib-au-coeur-du-questionnement-sur-le-role-de-la-turquie-et-le-redploiement-des-usa-en-syrie/

(Sources : Pars Today – Press TV – Interfax – SA – Al-Akhbar – Al-Masdar – EODE Think Tank)

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE

* Avec le Géopoliticien de l’Axe Eurasie-Afrique :

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Tav. Siamo agli sgoccioli

https://mavericknews.wordpress.com/2018/10/19/tav-siamo-agli-sgoccioli/

Sarà fermato definitivamente o con un compromesso al ribasso? Tante domande e qualche riflessione.

di Fabrizio Salmoni

Allora, forse ci siamo. Lo dico con la cautela e la diffidenza necessarie: il mostro Tav sta per essere abbattuto. Lo dicono i segnali che arrivano da più parti e forse quello decisivo dai parlamentari della Lega che due giorni fa hanno fatto dichiarazioni conformi a quelle dei 5S: stop ai bandi degli appalti e cacciata del Commissario Foietta. Dichiarazioni che confermano sensazioni decennali: che alla Lega poco importa del Tav a fronte di altre grandi opere che gravitano su territori da essa controllati. L’hanno difeso fintantochè è durata la  sottomissione al berlusconismo che controllava cassa e voti e ha sempre pesato la loro natura di destra popolare infastidita dalle lotte sociali e dalla protesta popolare valsusina, tutte associate con enorme approssimazione ai cattivissimi “centri sociali”.

Il patto scellerato (ma obbligato dalle percentuali elettorali) di governo, anomalo finche si vuole ma frutto dei tempi che cambiano, sta facendo la differenza con il passato dei padani in attesa del momento giusto per dare un parere definitivo.

Tutti lo stiamo aspettando da mesi accumulando rabbia, diffidenza e frustrazione verso un M5S dai comportamenti ambigui che ha chiuso ogni canale di comunicazione sia verso la Val Susa che verso la lobby del Tav: nessuno parla, nessuno risponde, nessun appello viene apparentemente recepito. La proconsola (si deve dire cosi?) piemontese Laura Castelli ha imposto con le buone e con le cattive (più con queste ultime, ci risulta) di mettere in quarantena ogni rapporto con il territorio: museruola a parlamentari, consiglieri, ecc. Non c’è canale privilegiato che tenga. L’indicazione è ancora, a oggi, di fare riferimento alla valutazione costi-benefici in corso al Ministero. Un’indicazione che lascia spiragli di speranza ai No Tav e che fa imbestialire la lobby, in particolare la persona del Chiamparino, “il vecchio che avanza”, l’ultimo truce soldato degli interessi dei poteri piemontesi dopo l’abbandono forzato (dal voto) di Fassino e del braccio “violento” del partito Esposito, tornato a fare l’impiegatuccio e forse a mestare nel torbido delle acque tempestose del partito che ha contribuito ad affossare. Il Chiampa è  l’ultima disperata carta per un Pd in disarmo, devastato dalle faide interne, che non riesce ad ammettere l’autoidentificazione totale con il Tav tra le cause del proprio disastro sul territorio piemontese. Con lui e il suo agitarsi, la lobby esce allo scoperto e rende più evidente che mai che la Torino-Lione è interesse di pochi, pochi che si autodefiniscono portatori degli interessi di tutti: Unione Industriali, Confcommercio, Ascom, Confindustria, Camera di Commercio, Cooperative e compagnia mangiante. In altri tempi lo si direbbe un vero e proprio fronte di classe, entità e corporazioni che con l’interesse generale hanno sempre poco a che fare, espressioni di un capitalismo straccione e gretto che non vive di propri investimenti ma di soldi pubblici. Le banche tacciono ma sono li dietro che spingono. Chi non tace sono i media della lobby con in testa, come sempre, La Stampa e Repubblica a sferrare violentissimi attacchi quotidiani al governo e a spargere bugie. La strategia è talmente evidente e sfacciata da essere totalmente leggibile: screditare il governo e puntare a farlo cadere al più presto; dividerlo attaccando duramente i 5S e allo stesso tempo lusingando la Lega accreditandola come ultimo baluardo dell’establishment. Sul campo, rimangono operativi i soldatini a tenere le posizioni: Foietta e Virano, ex funzionari di partito fattosi Stato. Vedremo fino a quando.

Un altro colpetto alla lobby dovrebbe assestarlo il Comune di Torino se solo la maggioranza 5S si decidesse a portare in aula la mozione contraria al Tav, pronta ma rimpallata da settimane tra le commissioni quasi a voler guadagnare tempo perchè non si sa mai…

Dall’altra parte, c’è un Movimento No Tav vivo e scalciante nell’anima ma debilitato nella partecipazione attiva dalla più dura repressione giudiziaria mai dispiegata contro una lotta sociale, dalla stanchezza per una mobilitazione ventennale che stroncherebbe qualsiasi altro movimento popolare, da una estensiva e sistematica campagna mediatica di criminalizzazione e isolamento, dalla prima e unica occupazione militare del territorio nazionale dai tempi dell’irredentismo altoatesino e dagli anni di Cossiga e dell’insorgenza giovanile che blinda un cantiere semi-immobile da mesi, ora anche protetto da filo spinato tagliente steso nei boschi ad altezza stinchi per contrastare cinicamente le incursioni notturne dei ragazzi (che poi ci finiscano i caprioli chissenefrega, sono spendibili a fronte del malloppo che la Grande Opera promette…).  Un Movimento che tiene comunque il campo con pressioni limitate, con le barricate di carta dei propri amministratori e con l’instancabile lavoro dei tecnici.

Se il Tav verrà fermato, il Movimento avrà fatto un’impresa storica per aver rallentato con la propria resistenza il progetto impedendo che avanzasse fino a diventare impossibile da fermare, e, mica poco, per aver favorito la sconfitta storica del Pd.

Ma se il Tav (o quello che rimane del progetto originale cioè il tunnel di base, mai neanche incominciato) sarà fermato, in che misura lo sarà? Dipenderà dalla fermezza e dal coraggio dei 5S di andare fino in fondo. Le soluzioni intermedie, per un eventuale compromesso tra le forze di governo, già cassata la “nuova” stazione di Susa, sono poche – ci dice uno del team tecnico del Movimento – “e poco significative per la controparte: il perfezionamento della sicurezza nel tunnel del Frejus e/o un ulteriore adeguamento delle infrastrutture della linea ‘storica’ nazionale”. Il malloppo di soldi pubblici da distribuire sarebbe esiguo, solo un premio di consolazione per un appetito che si era fatto grande.

Rimarrebbe il problema dell’utilizzo del tunnel geognostico di Chiomonte: che fare? Il Movimento non ha finora formulato proposte. “Normalmente – ricorda il tecnico – i tunnel minori inutilizzati si richiudono con poca spesa ma potrebbero pensare di utilizzarlo per stoccaggio di materiali che ovviamente non dovranno essere nucleari (anche per la presenza di acqua) nè in alcuna forma nocivi”.

Nel caso ottimale, potrebbe poi seguire la dovuta resa dei conti con una necessaria ispezione su ogni materia normativa e amministrativa che ha riguardato la gestione dell’”affare Tav” negli anni e la punizione per le eventuali violazioni e/o malversazioni accertate (ce n’è una lunga lista).

Staremo a vedere. Infine, se le cose andranno per il verso giusto i valsusini dovranno comunque guardarsi dalle vendette del Potere, in particolare dalle reazioni della Questura torinese in particolare della Digos che, per accomodamento se non per sintonia politica, della lobby del Tav si è fatta in questi anni guardia pretoriana pianificando e perseguendo la repressione capillare della resistenza con scientifico accanimento: schedatura, denuncia, arresti degli attivisti, incremento progressivo del controllo su e oltre l’area cantiere. Al netto di gas, soprusi “minori” e manganellate. Solo recentemente, una denuncia di massa: 75 persone per violazione della zona rossa stabilita dal prefetto con reiterazione di dubbia legittimità (a proposito di violazioni…).

Tra le conseguenze politiche invece di una soluzione insoddisfacente o arruffata o di una sconfitta per le istanze della popolazione, è facile prevedere la fine del Movimento 5 Stelle: i voti arrivati dalla Val Susa e dal mondo No Tav sono molti di più di quelli presi dalla Puglia No Tap o dai No Terzo Valico, entrambi probabilmente sacrificati all’esistenza del governo. Ma il traino nazionale dalla Val Susa sarebbe disastroso. Per le lotte sociali si chiuderebbe un ennesimo capitolo. E per gli eterni antagonisti si presenterebbe un’ amara opportunità di riflettere su un’ occasione storica perduta per aver scelto il non-voto o il voto a liste minoritarie invece che il rafforzamento determinante dell’unica forza politica sedicente “amica” da tempo immemorabile. Le lotte pagano ma gli assegni li firmano i governi.

(F.S. 19.10.2018)

Fraccaro: ‘Fermare i lavori per il tunnel Brennero’

http://www.ansa.it/trentino/notizie/2018/10/18/fraccaro-fermare-lavori-tunnel-brennero_5c388683-712f-4b23-8460-bcd586c3fe3d.html

Il ministro per i Rapporti con il Parlamento: ‘I costi dell’opera sono superiori ai suoi benefici’

“I lavori per il tunnel del Brennero si devono bloccare, perché i costi dell’opera sono superiori ai benefici, quindi per il Movimento 5 stelle si deve puntare sulla mobilità sostenibile”. Lo ha detto il ministro per i rapporti con il parlamento Riccardo Fraccaro a Bolzano.

“Stiamo lavorando, perché i soldi che paghiamo con le nostre tasse per la mobilità non vadano per scavare un tunnel ma per migliorare la mobilità attraverso un investimento sulla rotaia e sul trasporto pubblico gratuito”, ha aggiunto.

POLITICABRENNERO, DELL’ORCO: ANALISI COSTI-BENEFICI C’È GIÀ, PD HA SECRETATO STUDIO

“Sul Tav del Brennero l’analisi costi-benefici esiste già ed è anche stata sottoposta a valutazione indipendente da parte del Politecnico di Milano. Il risultato dello studio dimostra che l’opera è insostenibile sul piano socio-economico e ingiustificabile alla luce delle alternative esistenti. Gli attacchi strumentali e senza cognizione di causa si scontrano con i fatti: come giustamente affermato dal ministro Fraccaro il rapporto costi-benefici dimostra che il Tav del Brennero è inutile”. Lo dichiara il sottosegretario alle Infrastrutture Michele dell’Orco. “Il progetto del tunnel di base del Brennero – aggiunge – è una delle pochissime grandi opere che ha già un’analisi costi-benefici completa. La relazione svolta in merito dal Politecnico di Milano conferma che le previsioni di traffico sono sovrastimate e i costi di gestione sono sottostimati. Il contratto di Governo prevede espressamente come principio cardine per la valutazione delle grandi opere l’analisi costi-benefici che, nel caso del Tav del Brennero, è assolutamente negativa. Per non parlare dello studio Public Health pagato con i soldi pubblici che dimostra scientificamente l’inutilità del progetto e che, proprio per questa ragione, il Pd ha tenuto secretato per 8 anni”.

“Piuttosto, potenziamo la rete ferroviaria esistente e investiamo le risorse per finanziare il trasporto pubblico locale. Sono le piccole e utili opere che – conclude dell’Orco -migliorano la qualità della vita dei cittadini”.

Costi-benefici solo per Tav. Salvo il Terzo Valico di Salini

Grandi lavori, patto giallo-verde. Avanti solo l’opera inutile già appaltata a Impregilo e Condotte (con indagati)

Costi-benefici solo per Tav. Salvo il Terzo Valico di Salini

Lo psicodramma della maggioranza gialloverde sulle grandi opere, iniziato ancor prima che il governo Conte giurasse, ha toccato ieri vette sconosciute con le parole dette in Senato dal ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli. Dietro le affermazioni apparentemente sconclusionate fatte in Senato dall’esponente pentastellato c’è il tentativo di chiudere un accordo con la Lega su un  tema, le grandi opere inutili, che vede i due alleati di governo su posizioni opposte.

Il tentativo deve naturalmente incastrarsi nel contesto quanto mai instabile dei rapporti di maggioranza. Rispondendo a un’interrogazione del capogruppo del Pd Andrea Marcucci sul Terzo Valico (52 chilometri di ferrovia ad alta velocità tra Genova e Tortona), Toninelli ha detto: “La valutazione che il ministero sta svolgendo non ha l’obiettivo di fermare l’opera, ma quello di giudicarne la convenienza complessiva per i cittadini”.

In sostanza l’analisi costi-benefici – affidata a una nutrita pattuglia di esperti capitanati dall’economista Marco Ponti – ha scopi puramente statistici e descrittivi.

Si pagano dei tecnici perché calcolino se e quanti euro stiamo buttando sulle grandi opere, ma solo per il gusto di saperlo: è infatti già deciso che i cantieri non si fermeranno.

E questo nonostante lo stesso ministro abbia ricordato ai senatori che sul Terzo Valico sono state appena chiuse le indagini per corruzione a carico dei vertici del consorzio Cociv che lo costruisce e di alti dirigenti statali: 36 indagati in tutto.

Le parole di Toninelli in questo caso non derivano dal deficit di acribia che critici malevoli gli attribuiscono. Tra M5S e Lega si è trovato un accordo vagamente mefistofelico.

Avendo per le mani la grana del Tav Torino- Lione e quella del Terzo Valico, i due alleati hanno ideato la mediazione salomonica: stop alla Tor ino- Lione e avanti con il Terzo valico.

Il segnale l’hanno dato i due leghisti piemontesi Alessandro Benvenuto ed Elena Maccanti che hanno fatto alla amata Torino-Lione ciò che Abramo era pronto a fare a Isacco: “Se ci dimostrano che i costi superano di gran lunga i benefici ne trarremo le conseguenze”.

Come si vede, l’analisi costi-benefici vale per la Torino-Lione ma non per il Terzo Valico.

È la politica, bellezze. L’accordo è fatto.

E per il M5S se n’è fatto garante, a quanto pare, il sottosegretario agli Affari regionali Stefano Buffagni, l’uomo che per conto di Luigi Di Maio sussurra ai “prenditori” – come Toninelli definisce gli imprenditori.

Il governatore del Piemonte Sergio Chiamparino, da sempre ultra del Tav in Val di Susa, ha reagito con la consueta scompostezza alla mossa leghista, paventando “il rischio che si voglia sacrificare l’economia del Piemonte a quella del Lombardo-Veneto”.

Opponendo così al sovranismo di Lega e M5S il campanilismo. Tattica inefficace: i due soci di maggioranza hanno già definito gli equilibri del localismo.

La Torino-Lione interessa una sola regione, il Piemonte, e di quella regione solo alcuni gruppi d’interesse che trovano in Chiamparino il più agguerrito rappresentante.

Non a caso ai tempi d’oro, quando ci si contendevano i finanziamenti, anche il governatore della Liguria Claudio Burlando diceva che il Tav della Val di Susa era un’opera inutile.

Il Terzo Valico invece promette prosperità ai costruttori amici del Piemonte ma anche a quelli della Liguria, e in prospettiva, quando forse nel prossimo secolo la strada ferrata continuerà da Tortona verso Milano, a quelli della Lombardia.

Nella sua inutilità il Terzo Valico può mettere d’accordo tre regioni, e in particolare la scelta di gettare alle ortiche i risultati dell’analisi costi-benefici è un regalo prezioso per il governatore ligure Giovanni Toti, l’uomo di Forza Italia più esposto sulla linea dell’intesa con Matteo Salvini, un interlocutore cioè prezioso in vista della grandi manovre di Capodanno in preparazione degli schieramenti per le elezioni europee della prossima primavera.

Decide solo la politica La farsa dell’analisi economica, tecnici pagati per uno studio a scopo di pura curiosità

Un secondo elemento appare ancora più decisivo.

Con buona pace di Chiamparino, la debolezza dell’affare Val di Susa rispetto al Terzo Valico è che il succulento appalto non è ancora stato assegnato.

Quindi non c’è alcun grande costruttore che si lagnerà del blocco dell’opera, e Chiamparino e i suoi cari resteranno soli a piangere.

Il Terzo Valico invece è già da molti anni assegnato (e i lavori sono già iniziati) al gruppo Salini Impregilo (64 per cento del consorzio Cociv) e alla Condotte (31 per cento).

Il boss di Impregilo, Pietro Salini, è indagato nell’inchiesta genovese sul Terzo Valico per turbativa d’asta, insieme al profeta dell’alta velocità Ercole Incalza, all’ex direttore dei lavori Stefano Perotti e all’ex ragioniere generale dello Stato Andrea Monorchio.

Il figlio di Monorchio, Giandomenico, succeduto a Perotti come di- rettore dei lavori, è stato arrestato il 26 ottobre 2016 per corruzione insieme al presidente del Cociv Michele Longo, plenipotenziario di Salini per i grandi affari in Italia.

Quanto al presidente di Condotte Duccio Astaldi, è stato arrestato sei mesi fa per corruzione a proposito di una tangente per l’autostrada Siracusa-Gela.

Si parla di interessi talmente forti, e coinvolti anche giudiziariamente nei loro affari, da farci capire al volo perché la Lega, nel solco di una antica tradizione, si offra come scudo politico alla lobby del cemento.

E quanto sia rischiosa la scommessa del M5S, pronto a immolarsi sull’altare del Terzo Valico (che ha dipinto per anni come immensa porcheria) pur di salvare il matrimonio Di Maio-Salvini.