PARTE SECONDA—– DONNE, UOMINI, U’CURDU: EFFETTI COLLATERALI DEL MONDIALISMO—– IL PECORARO FISCHIA, I CANI ABBAIANO, LE PECORE CORRONO

http://fulviogrimaldi.blogspot.com/2018/10/parte-seconda-donne-uomini-ucurdu.html

MONDOCANE

DOMENICA 7 OTTOBRE 2018

L’Argento di Asia e la paglia di Jimmy

Qui parliamo di alcuni effetti collaterali. Posso permettermi, con Facebook e gli altri padroni mondiali della verità e della morale che ascoltano, di dire che lo spiaggiato di Hollywood, Jimmy Bennett, con il suo caschetto di spighe in testa, mi ha convinto molto più della star Asia Argento, anche perché, date le sue dimensioni, il 21enne mi pare che stia alla 43enne come uno gnomo di giardino sta alle Venere della fontana; anche perché i messaggi inviati al ragazzetto da Asia paiono quelli di una Bovary in crisi di astinenza e le foto del dopo-amplesso ci rivelano una signora trasognata, molto soddisfatta, per nulla turbata dall’orrendo stupro consumato e che si sarebbe poi amichevolmente discusso durante il conviviale pranzo al ristorante chic; anche perché un ricattatore senza causa lo si manda al diavolo e non gli si fanno versare 250mila dollari; anche perché avere una relazione duratura con un orco di cui vent’anni dopo si dice di essere stata violentata (lui nega, ma non conta), non è che faccia proprio credibilità;  anche perché su un regista che ha osato rifare – per quanto male – un film di suo padre, l’indignata figliola non la manda a dire dando dimostrazione di stile, galateo e buona condotta: 

http://www.cineblog.it/post/684849/suspiria-il-remake-asia-argento-contro-luca-guadagnino-incapace-che-brucera-allinferno” ; 

anche perché, a partire dell’armata sorosiana delle #MeToo, tutti/e coloro che si sono schierati/e pro-stupro subito da Asia sarebbero felicissimi di schierarsi pro-ulteriori rimozioni del sottoscritto da Facebook. E, secondo la proprietà transitiva, chi è amico del tuo nemico…

Mimmo u’Curdu

Posso permettermi, con Facebook e le altre sentinelle mondiali della verità, della libertà e della morale, di dire che Mimmo u’Curdo (già quel nome mutuato ai pulitori etnici con scorta Usa in Siria e Iraq) mi convince poco e ancor meno mi convince la turba scatenata dei suoi followers in marcia verso il paradiso dell’accoglienza calabrese? Non sono di quelli che si sprofondano in omaggi al Terzo Potere di questo Stato giurando “piena fiducia nella magistratura”, spesso nella speranza di tenersela buona. Sono del tutto favorevole, io che non sono un titolare delle istituzioni e relative leggi, in mancanza di altre opzioni di rovesciamento dell’ordine esistente, alla disobbedienza civile quando una legge di tale Stato, o del superstato non eletto europeo che lo controlla, mi impone di violare l’articolo 11 della Costituzione e collaborare alla distruzione del futuro di Siria, Iraq, Libia o Africa tutta. Ma non mi buggera l’equivoco dell’invocazione di tale strumento di lotta da parte di un rappresentante delle Istituzioni. E no, caro Mimmo Lucano, da eletto sei uomo di legge, sei sindaco e se vuoi fare la disobbedienza civile ti dimetti e vai in piazza insieme ai cittadini impotenti.

Lasciando alla “piena fiducia alla magistratura”, pure pesantemente insultata dagli umanitari che su tale “piena fiducia”  tentennano quando si tratta di reati imputati a chi siede in poltrone di damasco, la prova o la smentita dei reati indagati, mi allontana dal celebrato “modello Riace” anche una dimenticanza del reato più grave che, se non i giudici, se non altre istituzioni locali e globali, a Mimmo u’Curdo dovrebbero imputarlo la leggendaria società civile, depositaria di ogni umanità, bontà, giustizia. Il sindaco celebra il ripopolamento del suo paese, che non si sarebbe mai spopolato, insieme ad altre migliaia dell’interno italiano, se solo si fosse provveduto a munire quei cittadini di una politica per l’agricoltura e l’artigianato, di scuole, asili, trasporti, anziché deportarli nelle baracche di Torino a Milano e nei reparti punizione di Valletta e poi Marchionne. E gli battono le mani e gli versano la lacrimuccia di consolazione coloro che di queste incombenze (non) si sono occupati.

Ripopolare casa tua a spese dello spopolamento di casa sua?

Libia

Ripopolarlo con gente del  Senegal, della Nigeria, del Mali comporta aver spopolato il Senegal, la Nigeria, il Mali di un’intera generazione giovane e forte (come si vede agli arrivi) e gli altri paesi africani e mediorientali delle forze che avrebbero dovuto costruire il futuro del loro paese, o di quelle che l’avrebbero dovuto ricostruire dopo che gli “accoglitori” di oggi glielo hanno sfasciato (Siria, Iraq, Afghanistan, Libia…). Paese che viene invece così lasciato alla mercè dei vampiri multinazionali. 

Un Riace non fa primavera e non copre campi di pomodoro.

Lusingarli con la prospettiva di un unica Riace, dove possono spingere carretti con la spazzatura, o far sposare prostitute a vecchietti rimbambiti in matrimoni non meno combinati di quelli che di solito si deprecano, significa attirarli nei campi di pomodori e negli hangar di Amazon,  in una nuova edizione della  tratta degli schiavi. Vabbè che Gesù aveva accolto la prostituta, ma mica l’aveva data in sposa a Pietro. E anche la cittadinanza onoraria alla Boldrini,  che insegna nelle scuole a guardarsi dalle news che per lei sono fake, non è proprio il migliore degli attestati di tolleranza.

Il colonialismo 2.0, quello dei buoni

BUM! Chissà cosa ne direbbero quelli del 1870 a Parigi…

E’ il colonialismo 2.0, su cui si costruisce la nuova fase dell’accumulazione del capitalismo neoliberista, nient’altro. La magistratura ti assolverà, Curdu. “L’ampia fiducia” dello tsunami finanz-buonista sarà premiata e ti solleverà fino al Quirinale (ci è arrivato Regeni, figurati tu. Chissà perché non ci arrivano mai né Cucchi, né Aldovrandi, né Uva, né gli altri morti di Stato, per loro sfiga Stato non egiziano). Hai molti amici, Curdu, di eccelsa qualità. Li hai visti sotto il balcone: Luciana-io,io,io-Castellina, Boldrini, Ovadia, l’accoglitrice senza se e senza ma, purchè non spagnoli, Ada Colau,  Adriano Sofri, una garanzia assoluta, Furio Colombo che sul Fatto, con logica ineccepibile, sposa la sua passione per Riace e i suoi migranti a quella per Israele e i suoi palestinesi… Gente che se gli dici Yemen, Palestina, Siria, ti guardano  come se avessi nominato l’isola che non c’è.  Mai Facebook li censurerà.

Sei paginoni al giorno di un “manifesto” indemoniato che, come gli altri superstiti della sinistra sinistra, di sinistra, centro e destra, se gli venisse a mancare la ciambella, di salvataggio e di nutrimento, dell’immigrazione, non saprebbero più a cosa attaccarsi. Ma lo sanno che il sudanese che, con l’asino, tira il carretto della spazzatura di Riace, lo tirava anche a casa sua, a Giuba, prima che i signori del petrolio non glielo avessero bruciato insieme a tutto il villaggio? Ma sarebbe mai stata prostituta la ragazza nigeriana e non avrebbe forse sposato un giovane del suo paese, se l’Isis incistato anche lì dai soliti del divide et impera non l’avesse fatta fuggire nella boscaglia?

Hai gli stessi amici di coloro che ho visto ripopolare il quartiere berlinese di Moabit. Quello che Brecht  ci ha raccontato spumeggiante di cultura proletaria e sottoproletaria, anche romanticamente malavitosa, svuotato dal furto di ogni capacità produttiva e dal massacro sociale inflitto da San Kohl alla Germania DDR, ma presto ripopolato da migranti scampati dagli artigli multinazionali su Egitto, Marocco, Tunisia, Iraq. Ora antichi palazzi Biedermayer e guglielmini dei tempi non solo di Brecht, di Schiller, Schopenhauer, Kleist, Brentano, Engels, hanno sui loro piedi un’ininterrotta successione di Kebab, negozi e trattorie con profumi di montone e falafel e costumi arabi imbastarditi. Si sono anche inseriti vietnamiti, via dal napalm, greci, via dalle zanne della Troika o dei colonelli, cinesi, via da Teng Tsiao Ping. Gli unici concittadini di Brecht appaiono qui fugacemente per mangiare esotico. Nessun palazzo parla più con chi gli formicola ai piedi. E viceversa. Tutti sconfitti.

Tu non ricordi la casa di questa mia terra e io non so chi va e chi resta

E questa la tua prospettiva Mimmo Lucano? Io preferisco essere amico dei tuoi amici lasciati a casa. Non privati dello jus soli. Del LORO suolo. Non  credi, caro Mimmo, che i veri razzismo e xenofobia siano da sempre quelli dei colonialisti, missionari apripista, eserciti di occupazione e multinazionali che trattano i popoli del Sud come merce da alienare, sottomettere, spremere, derubare e, oggi, disperdere dove fa più comodo? E che il vero “discorso dell’odio” sia quello che, inveendo contro chi si oppone allo sradicamento, di questo sociocidio occulta le vere ragioni?  Non ti racconta la storia che siamo stati noi, sempre noi, con i nostri valori, le nostre croci, le nostre baionette, le nostre menzogne a distruggere un’Africa che viveva del suo e per il suo. E ora vuoi rimediare, non urlando contro questi bianchi che ci riprovano a forza di multinazionali, missionari e Ong, ma consolandoti e consolandoli accogliendo qualche sopravvissuto?

Il varco é qui? (Ripullula il frangente
ancora sulla balza che scoscende …)
Tu non ricordi la casa di questa
mia sera. Ed io non so chi va e chi resta

(https://www.libriantichionline.com/divagazioni/eugenio_montale_casa_doganieri)

Kavanaugh, basta la parola

E allora, posso infine permettermi l’abominio, con Facebook e gli altri padroni mondiali della verità e della morale che ascoltano, di dire che sto con Brett Kavanaugh piuttosto che con la dottoressa Ford, senza essere immediatamente ridotto a un tizzone d’inferno, come augurato da Asia Argento a Luca Guadagnino?  Qualche motivo da incrinare la sacralità della deposizione di Christine alla Commissione del Senato ce l’avrei. La donna ha dalla sua la macchina della verità, detta Poligrafo. Ma ha anche dalla sua una attività professionale in cui da psicologa insegnava come rispondere a tale macchina e, dunque, come fregarla. Aveva dalla sua le turbe psichiche che la violenza del candidato alla Corte Suprema le avrebbe lasciato in dote fino ad oggi: fobia degli spazi chiusi, fobia di volare, crisi claustrofobiche. Non proprio dalla sua è che invece ha volato decine di volte perfino per venire al Senato, che nessuno dei suoi mariti, fidanzati, amici ha mai notato insofferenze a spazi angusti (al Senato saliva e scendeva lietamente in ascensore).

L’amica di una vita, con la quale avrebbe condiviso la denunciata aggressione, obbrobriosa anche se non riuscita, dello strafatto di birra Kavanaugh, non ne ha la minima memoria, neanche che il party ci sia stato, né dove, né quando. Così il presunto partner nel tumulto alcolico-erotico. Fuggita dal luogo dei turpi sgavazzamenti, e dunque non riaccompagnata a casa, la teenager  si sarebbe fatta una quindicina di chilometri non si sa come e non si sa con chi. Né del resto lei ricorda dove si trovasse la casa del party e date a periodi diversi per l’evento e per la sua età. In tutta la sua vita non ha mai fatto menzione a fidanzati o marito del tremendo fatto accaduto e shock subito. Le è tornato in mente, comprensibilmente, quando ha saputo che il candidato di Trump stava per diventare membro della Corte Suprema. E lo ha raccontato alla senatrice Feinstein, un falco democratico che, vai a sapere perchè, se l’è tenuta in grembo per due mesi per poi renderne edotto il mondo alla vigilia del voto del Congresso sulla candidatura. Poi lo ha riferito, in termini un po’ diversi, anche al Washington Post, giornale di Bezos (Amazon) di cui si conosce l’amore sviscerato per Trump, nonché l’affinità elettiva con lo Stato Profondo Usa. Ci sarebbe molto altro, tanto quanto alla procuratrice che conduceva l’inchiesta l’interrogata non pareva raggiungere neanche il 50/50 tra credibilità e non. Idem per la fulminea inchiesta dell’FBI che pure, quando si tratta di mettere fango nel ventilatore contro Trump….

Qui, come nella vicenda che ha travolto le vite di tanti, illustri e meno, mica perché ci sono stati accusa, processo, difesa, giuria, giudice, sentenza, condanna o assoluzione, è bastata la parola. Di donna. La vecchia presunzione di innocenza, nella ben concepita e condotta guerra di distrazione dallo scontro di classe, quella tra donne e uomini, è ferrovecchio da ubbie illuministe. E con essa se ne vanno allo sfasciacarrozze stato di Diritto e quanto i dominati sono riusciti a strappare ai dominanti per grazie di Dio che la giustizia se l’amministravano in nome proprio. Se il soggetto A (donna) dichiara che il soggetto B (uomo) le ha fatto cose sconvenienti, o addirittura brutte, finisce lì. Finisce con la santa martire A e con la obliterazione di B. E’ tendenza. Fa bene alla globalizzazione.

C’è qualcosa di più deprimente della vicenda Kavanaugh-Ford? Delle eventuali accuse infondate, sollecitate in una congiura di palazzo? Dell’eventuale elezione a una carica suprema di giustizia un mentitore e molestatore di donne? Sì, c’è ed è il fatto che un’intera società si sta affrontando a colpi di clava su una questione che riguarda SOLAMENTE l’eventuale violenza di un uomo su una donna. Kavanaugh è per questo che diventa il bersaglio di movimenti femministi e loro sponsor interessati. Mica perché si tratterebbe di un giudice supremo che, da una vita, sta al cento per cento con abusi, prepotenze, illegalità, crimini delle multinazionali. Mica perché è un fanatico sostenitore dello Stato securitario, dell’uso della tortura come licenziato da Bush e mantenuto da Obama, dello spionaggio di massa su internet, telefono, email, vita, degli High Tech e dell’NSA, dell’identificazione di un’oligarchia plutocratica come unica forma di governo.  Mica perché ha sostenuto tutte le guerre e i genocidi di Bush, Obama e Trump, con le loro decine di milioni di morti. Tutta roba condivisa incondizionatamente dalla parte politica, i democratici, che lo vorrebbero far fuori e che allestiscono le marce delle donne.

Biani sul “manifesto”; il vignettista più amato del filantropo George Soros

Tutta roba di cui non s’è vista neanche l’ombra nella celebrata marcia Perugia Assisi di domenica, organizzata del sostenitori dei “ribelli” siriani Flavio Lotti, nel nome dall’immenso valore depistatorio della “lotta al razzismo, all’intolleranza, alla xenofobia”. E pure questo è un argomento che fa tendenza. Mica la denuncia delle stragi seriali di Gaza, di 8 anni di massacri per piegare la Siria, del genocidio nello Yemen, di 17 anni di bombe sulll’Afghanistan. Questi no, non fanno tendenza. L’hanno chiamata marcia della pace? O abbiamo capito male?

Tutto questo dimostra forse niente di risolutivo, se non l’abissale sprofondamento morale, politico, culturale e giuridico, della società e delle istituzioni dello Stato guida dell’Occidente. Quello a cui, evidentemente condividendone, se non imitandone  da sottoposti l’esempio, s’inchina la stessa totalità unanime del mondo mediatico e politico italiota,con la stessa sintonia e sincronia con cui si avventa da noi contro ciò che chiama il “governo più di destra della Repubblica”, solo perché ha dirottato un po’ di pane e di rose dai ricchi a quelli che non lo devono essere. Mai.

Pubblicato da Fulvio Grimaldi alle ore 18:19

PRESIDENTIELLE AU CAMEROUN : COMMENT MEME ‘JEUNE AFRIQUE’ ANNONCE LA ‘VICTOIRE DE PAUL BIYA’ SUR UNE OPPOSITION FRAGMENTEE  !?

# PANAFRICOM-NEWS/

LM pour PANAFRICOM/ 2018 10 08/

PANAF.NEWS - CAMER LM opposition désunie (2018 10 08) FR

L’opposition camérounaise a choisi la voie de la désunion, d’affronter le parti gouvernemental RDPC en ordre dispersé. Et ce ne sont pas les coups de bluff des derniers jours, comédie électorale faites pour ouvrir (comme au Gabon ou au Congo brazzaville) une crise grave post-électorale qui changera les choses. Même si cette comédie a été soutenue par tous les médias occidentaux, Françafrique en tête. Car soyons clairs : dans aucun pays au monde on ne peut retirer des candidatures déjà déposées à 48h des élections (par exemple en France ou en Belgique – cas réel lors des communales de dimanche prochain – des candidats décédés avant l’élection ne peuvent pas être retirés des listes). Ce « Front anti-Biya » est un coup de bluff. Et il explique la colère de nombreux camerounais contre le procédé.

Biya va gagner parce qu’il a une machine politique nationale, au pouvoir. « Omniprésente » dit même ‘Jeune Afrique’ ! Et face à lui, qui plus est, des groupuscules, dont certains de nature ethnique, désunis. Il fallait, comme le proposait la NDI, « vitrine légale de la CIA », très présente au Cameroun et dirigée par l’américano-camerounais Fomuyoh, choisir un candidat unique avant le dépôt des candidatures. Ce qu’aucun des chefs et sous-chefs de l’opposition ne voulait …

SCENARIOS OCCIDENTAUX

Le Cameroun est une des cibles principales, avec la RDC, du soi-disant « Printemps africain », lancé lors du Sommet USA-African Leaders à Washington début août 2014 par Obama et Kerry. Piège géopolitique tendus aux chefs d’état africains, qui n’avaient pas compris que les « African Leaders » étaient … leurs remplaçants désignés) :

* Voir sur EODE-TV & AFRIQUE MEDIA WEBTV/

LE GRAND JEU AVEC LUC MICHEL :

CAMEROUN. LE DOUBLE ENJEU DE 2018

Sur https://vimeo.com/227606042

Les mentors occidentaux de l’opposition ont tenté plusieurs scénarios depuis 2015 (où Washington demandait déjà, hors élection, de « dégager »), précisément, pour imposer un candidat unique et pro-occidental de l’opposition :

– Premier scénario :

le Dr Fomuyoh devais être le candidat unique, soutenu par les américains. c’était le projet en 2015. Et puis ils ont fini par comprendre que vivant à Washington il ne pouvait PAS être candidat au Cameroun (il faut 5 ans de résidence) … Fomuyoh est le DIRECTEUR AFRIQUE de la NDI, une des “vitrines légales de la CIA”, spécialisée dans l’influencement des élections.

– Second scénario :

il fallait une solution de rechange. Celle-ci a été favorisée par le lobby néocolonial au Parlement Européen, dominé par les partis atlantistes. Les GROENEN, les vert-kakis allemands, parti devenu ultra atlantiste, ont tenté de créer un lobby anti-Biya et anti-RPDC, sur le modèle de celui existant contre Obiang Nguema Mbasogo et le PDGE (et qui soutient la CORED, opposition fantoche dite « en exil »).  Mais là les agenda rivaux des occidentaux se sont heurtés (comme en Libye) : les allemands, qui ont la nostalgie de leur présence africaine coloniale, faisant le choix de Nkamto. Le Quai d’Orsay préférant Librii, qui se présente comme « le Macron camérounais ». Ce sera l’échec du candidat unique AVANT l’enregistrement, définitif, des candidatures. Les puissantes fondations allemandes, financées par l’OTAN et Berlin, se mobilisant discrètement, comme la ‘Friedrich Ebert Stiftung’, pour le seul candidat de l’Allemagne.

JEUNE AFRIQUE :

« PRESIDENTIELLE AU CAMEROUN : MEETINGS, AFFICHES ET RAVALEMENT DE FAÇADE, COMMENT PAUL BIYA A PREPARE SA VICTOIRE »

Ce matin, même ‘Jeune Afrique’, la voix officieuse du Quai d’Orsay, annonçait et expliquait (partiellement) la victoire de Paul Biya :

« Invisible et omniprésent, Paul Biya a mis tous les atouts de son côté pour conquérir son septième mandat. Entre sourires énigmatiques et poigne de fer, Jeune Afrique s’est plongé, à Yaoundé, dans les rouages du système » …

* Lire sur JA :

https://www.jeuneafrique.com/641118/politique/presidentielle-au-cameroun-meetings-affiches-et-ravalement-de-facade-comment-paul-biya-a-prepare-sa-victoire/

 (attention Média de l’OTAN ! Lire avec esprit critique …)

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PRESIDENTIELLE 2018 AU CAMEROUN. ET APRES ? (INTERVENTIONS ET ANALYSES SUR AFRIQUE MEDIA)

 

* Voir sur PANAFRICOM-TV & KAMERUN#1-TV /

LUC MICHEL:

PRESIDENTIELLE 2018 AU CAMEROUN. ET APRES ?

(INTERVENTIONS ET ANALYSES SUR AFRIQUE MEDIA PENDANT LA DERNIERE PHASE DE LA CAMPAGNE ELECTORALE)

KAMER - LM avertit II (2018 10 08) FR

sur https://vimeo.com/293801978

* Intervention 1 :

LUC MICHEL S’ADRESSE AUX CAMEROUNAIS.

CAMÉROUNAIS OUVREZ LES YEUX !

Quels sont les enjeux géopolitiques de cette élections ?

Certains tentent-ils d’influencer cette élection ? A-t-on des exemples ?

Pourquoi il faut saluer le travail professionnel et pluraliste d’AFRIQUE MEDIA et du CAM lors de cette campagne électorale …

* Intervention 2 :

COMMENT INTERPRETER LES DERNIERES TENDANCES ET L’EVOLUTION DE L’ELECTORAT ?

Luc Michel vous êtes aussi un spécialiste des élections. Avec votre ONG EODE et EODE-AFRICA vous avez monitoré des dizaines d’élections et de référenda en Eurasie et en Afrique, dont le monitoring du référendum d’autodétermination de la Crimée en mars 2014. Pourquoi il faut saluer l’ouverture d’Afrique Media et du Conseil Africain des Médias dans la campagne ?

Quels sont les dernières tendances des sondages du CMA et comment les interpréter ?

* Intervention 3 :

LA POST-ELECTION ET APRES ?

Quels sont les dangers qui pèsent sur le Cameroun (et aussi le Gabon qui vit des législatives) après la présidentielle ?

Faut-il craindre une crise post-électorale ?

* Intervention 4 :

ATTAQUES CONTRE AFRIQUE MEDIA ET LE CONSEIL AFRICAIN DES MEDIAS !

Les derniers jours, à l’occasion de la fin de la campagne électorale au Cameroun, une campagne honteuse et violente a été lancée sur les réseaux et médias sociaux contre AFRIQUE MEDIA et le CONSEIL AFRICAIN DES MEDIAS, accusé de sondages qui ne plaisent pas à des trolls fanatiques de l’opposition.

Le géopoliticien Luc MICHEL, qui est la troisième cible de ces attaques virulentes, y répond et explique qui les a planifiées, parfois bien loin du Cameroun, en Allemagne par exemple …

Interventions en direct de Luc MICHEL dans les émissions :

APPEL SUR LE CONTINENT (5 oct. 2018),

LIGNE ROUGE (6 oct.),

LA NUIT DES ELECTIONS (8 oct.),

LE DEBAT PANAFRICAIN (7 oct.)

Sur AFRIQUE MEDIA

Images : EODE-TV pour les Duplex avec Bruxelles

Montage : PANAFRICOM-TV

# VOIR AUSSI LES ANALYSES DE REFERENCE :

* Lire sur EODE/

Observatoire des Elections :

La Revue de Presse commentée de l’AFP ce 6 octobre/

PRESIDENTIELLE AU CAMEROUN : COUP DE THÉÂTRE AU CAMEROUN, DEUX OPPOSANTS S’ALLIENT CONTRE PAUL BIYA

Sur http://www.eode.org/eode-observatoire-des-elections-election-presidentielle-2018-au-cameroun-fin-de-campagne-mouvementee-et-derniers-sondages/

* Voir sur PANAFRICOM-NEWS/

CAMEROUN : A UNE SEMAINE DE LA PRESIDENTIELLE, LE MOUVEMENT SECESSIONNISTE DE ‘L’AMBAZONIE’ CONTINUE A DESTABILISER LE PAYS

Sur http://www.panafricom-tv.com/2018/10/01/panafricom-news-cameroun-a-une-semaine-de-la-presidentielle-le-mouvement-secessionniste-de-lambazonie-continue-a-destabiliser-le-pays/

* Voir sur EODE-TV & AFRIQUE MEDIA WEBTV/

LE GRAND JEU AVEC LUC MICHEL :

CAMEROUN. LE DOUBLE ENJEU DE 2018

Sur https://vimeo.com/227606042

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PARTE PRIMA—- SCOSSARELLA ALL’ORDINE GLOBALISTA ED È SUBITO TERREMOTO —– IL PECORARO FISCHIA, I CANI ABBAIANO, LE PECORE CORRONO

http://fulviogrimaldi.blogspot.com/2018/10/parte-prima-scossarella-allordine.html

MONDOCANE

SABATO 6 OTTOBRE 2018

Quando, da Capitol Hill, Giove decise di farsi Europa

Partiamo da lontano e di corsa. In molti, compreso me, abbiamo spesso ricordato, alla mano di documenti del governo e dell’intelligence Usa e degli esiti che in questi erano racchiusi e programmati, che nella costruzione dell’Europa si sono avvicendati e intrecciati i progetti geopolitici, gli interessi economici, i messaggi culturali e gli assetti sociali  che Yalta ha sancito avrebbero dovuto costituire la governance in Occidente. Assetti sociali e interessi economici che avrebbero assicurato al proconsolato borghese europeo una quota  di minoranza nell’azionariato delle corporations anglosassoni e relative banche, in cambio di una rete di protezione economica, militare, culturale che le consentiva di trasferire ricchezza dai suoi popoli e da quelli a compartecipazione coloniale dalla base della piramide alla sua guglia. Si chiamano UE, BCE e Nato. Quest’ultima intesa alla difesa armata della “supercorporation” che il presidente Eisenhower aveva definito “il complesso militar-industriale”. 

Complesso che oggi va aggiornato in Stato Profondo Usa, composto dalla costellazione Pentagono, servizi di intelligence e sicurezza, capitale finanziario e media.

Questi ultimi passati da cani da guardia a sorveglianza sullo Stato, a cani da guardia che controllano i propri lettori e spettatori. Media perlopiù agli ordini e nella proprietà degli attori protagonisti del finanzcapitalismo, tipo Jeff Bezos, o Blackrock Inc,o AT&T, tra i più grossi investitori del mondo. Il nostro caporalato proconsolare nella Nato, in cambio di una rete di protezione economica, militare, culturale che le consentiva di trasferire ricchezza dal popolo allo zero virgola qualcosa, si sarebbe reso disponibile a fare da ruota di scorta, palesemente contro gli interessi del continente che gli era stato affidato, all’imperialismo delle potenze vincitrici.

Se non si conosce questo retroterra, mantenutosi saldo sotto sorveglianza di Washington-Bruxelles e del proconsolato partitico-accedemico-mediatico-ecclesiale nostrano, non si capirebbero le origini e ragioni del tifone abbattutosi sul governo di 5Stelle e Lega da ogni parete, angolo, interstizio, sottoscala  di questo Stato e dell’UE, con una veemenza e fregola di stringere gole che neanche e manco per niente ai tempi della resa dei conti con il fascismo. E, visto che non-sorpresa?,  nell’uragano saettano gli stessi venti e lampi che si sprigionano pro Argento, pro Mimmo o’Curdu, pro Christine Ford e contro chi ne mette in dubbio l’illibatezza al profumo di violetta. I missili arrivano da oltreoceano, le cannonate dalla Commissione (“piccoli Mussolini”, “Xenofobi”, “peggio della Grecia”) dove chi comanda più alza il gomito e più fa alzare lo spread e inebriarsi le agenzie di rating (leggi: i portavoce della Cupola). Con la lettera che vorrebbe stoppare il DEF, I draghi di Bruxelles e di Francoforte (uno s’è precipitato addirittura in Quirinale, di nascosto dal governo, cosa mai vista) hanno espettorato fiamme e fiele, diconsi “hate speeches”, sui barbari violatori di dogmi e liturgie.

Non lo hanno mai fatto quando altri avevano commesso le stesse sconsideratezze, tanti più deficit, tanti più debiti, però con la differenza dirimente che le avevano perpetrate a fini buoni: l’ordine globale dei soldi nella loro marcia unidirezionale dal basso in alto. Qui, invece, tra reddito di cittadinanza, demolizione della Fornero e altre intemperanze, si andava “in direzione ostinata e contraria”.

Guerra mondiale contro il governo “più di destra della Repubblica”

All’arma bianca i resti dei partiti che furono, con pagine al tritolo giornali e tivù. Per il “manifesto”, un gufo anti-gialloverdi come Renzi non se l’era mai trovato addosso,  la bocciatura dell’UE è equivalsa a un orgasmo come quelli che i vegliardi ricavano dalla memoria. Bersaglio di tutti, “il governo più di destra della Repubblica” che, con maglio non proprio dissimile dalle vecchie falce e martello, osa picconare l’ordine nato dal ratto d’Europa. Ne danno testimonianza, nella gazzetta ormai monotematica (governo di fascisti e razzisti) detta “manifesto” , mosca cocchiera dell’assalto mediatico universale, con unanime spirito conservatore, direttori, vicedirettori, editorialisti, cronisti, correttori di bozze, poligrafici, portinai, strilloni.

E’ successa una cosa gravissima, intollerabile, che minaccia l’ordine del cosmo come allestito fin dai predecessori degli attuali reggenti e messo in questione solo nel breve arco che va dal 1968 al 1977: la piramide che s’inclina e minaccia di rovesciarsi,  il sistema di trasferimento della ricchezza dal basso verso l’alto, come concordato con la mafia e relativi referenti politici da allora ad oggi, fin dallo sbarco americano del ’43. Un “popolo disperso che nome non ha” s’è stufato di essere “non donna di provincie ma bordello”, s’è dato un nome, da inaudita sovranista ha rivendicato la sua provincia nell’ordine globale e, il 4 marzo 2018, ha votato diverso e dissonante. Ne è scaturito un governo affatto differente rispetto a quelli di tutta la storia prima. Un governo casinaro, di opposti e affini, di sguaiataggini e tonfi (verdi) e farloccherie e cedimenti (gialli), ma anche di provvedimenti solo sognati e che, per la prima volta, ha provato, timidamente, debolmente, a rovesciare il paradigma e restituire qual cosina del maltolto. Dai soldi strappati agli eurolicantropi non benefit e guiderdoni alla cricca del 10% che ha la ricchezza del 50% (a proposito del disarmante  “dove prendere i soldi?”), ma stampelle a chi zoppica. Dei 5,5 milioni di persone in miseria, dei 12 che non si possono curare, dei 18 che hanno un piede nella povertà e l’altro periclitante al limite, di cui non gliene doveva fregare niente a chi era proposto al famoso trasferimento globalista da sotto a sopra, da chi suda a chi sta al fresco,dalla natura al cemento, dalla pace alla guerra, dall’aria al gas, qualcuno un gialloverde, più giallo che verde,  ha iniziato a occuparsi. Abominio!

Ad accapigliarsi su chi schiuma di più e meglio ci sono tutti, da Propaganda Live in giù. L’intero cuccuzzaro dei talkshow, dei TG, dei programmi d’opinione, di intrattenimento, di schifo, gli esposti nelle vetrine del Grande Fratello, gli spiaggiati sulle isole delle baruffe al perizoma, le strisce dei coltivatori di pensieri importanti, quelli delle inchieste che non sbagliano mai bersaglio, con le rispettive compagnie di giro in transito dall’uno all’altro. Oltre ovviamente agli scontatissimi  ripetitori a stelle e strisce e stella di David sulle antenne di carta stampata.

Il turbamento è pari all’ira. E l’OSS (Office of Strategic Services) allorae il colonello Donovan che impostò l’Italia postfascista come doveva essere facendo da lenone tra toro-Giove ed Europa?? E tutti soldi da lui e poi dalla Cia riversanti nei movimenti paneuropei? E allora il piano Marshall, foriero dell’americanizzazione di colture e produzioni? E Yalta e De Gasperi e i suoi nipotini tutti chiesa, servizi e strategie della tensione? E poi, in assenza di opposizione vera o finta, la stretta alla cinghia per opera delle Larghe Intese, di Monti, degli euroligarchi dalle porte girevoli tra Commissione e banche, un luminoso cammino verso la più forte diseguaglianza sociale d’Europa, la corruzione più grande d’Europa e la 70esima nel mondo, l’evasione degli amici degli amici  a 270 miliardi l’anno?  E i migranti estirpati dalle loro terre per abbattere un po’ i costi e non avere problemi nelle miniere d’oro, o per lo spostamento di popolazioni in vista della diga, o nella destinazione di terre dell’autosufficienza a feudi Monsanto dall’intensità in estensione e tossicità  ? Tutto inutile? E vuoi che non succeda un Casamicciola?

Pubblicato da Fulvio Grimaldi alle ore 18:34

Lettera aperta al Sig. Danilo Toninelli Ministro delle infrastrutture e al sig. Edoardo Rixi viceministro

 

Ripartizione dei costi tra Italia e Francia per la realizzazione del Tav Torino Lione

https://chn.ge/2DIRTVS

Onorevole Ministro, onorevole sotto segretario,
Il Governo di Matteo Renzi ha fatto ratificare un trattato tra Italia e Francia per il progetto ferroviario Torino-Lyon che prevede che i contribuenti italiani debbano finanziare il 57,9% della galleria transfrontaliera in conformità con l’articolo 18 dell’accordo del 30 Gennaio 2012, mentre in Italia abbiamo solo 12 chilometri di tunnel e la Francia ne ha 45.
I Governi che vi hanno preceduto hanno accettato che l’Italia pagasse di più della Francia, perché quest’ultima si era impegnata il 30 gennaio 2012 a costruire ulteriori gallerie per 33 chilometri sul suo territorio ed a sue spese, ai sensi dell’articolo 4 dell’accordo del 30 gennaio 2012. Era la contropartita del maggiore finanziamento dell’Italia accettato dai vostri predecessori.

Al momento, Voi state ridiscutendo completamente il progetto Torino-Lione giusti gli accordi tra Italia e Francia.

È quindi essenziale e urgente per l’Italia sapere, come minimo, se la Francia sia in grado o meno di garantire questa contropartita e quando.

L’Italia ha il diritto di dubitare della capacità della Francia di far fronte a questi impegni poiché il Conseil d’Orientation des Infrastructures nominato dal Governo francese ha concluso che gli accessi alla nuova linea ferroviaria Torino-Lyon sul territorio della Francia non potranno essere valutati prima del 2038 a causa delle caratteristiche socio economiche del progetto che sono chiaramente sfavorevoli [cfr, pag.83

https://reporterre.net/IMG/pdf/2018.02.01_rapport_coi.pdf ].
Questo è il motivo per cui Vi stiamo chiedendo attraverso questa lettera aperta di chiedere formalmente al Governo francese una chiara risposta sul suo impegno a costruire le gallerie di 33 km a doppia canna (Belledonne e Glandon) e in quale data pensano di iniziare i lavori, affinché sia i contribuenti italiani sia Voi stessi possiate valutare l’interesse e la convenienza per il nostro Paese di pagare più della Francia.
Se la Francia non può garantire questi lavori in tempi certi e ragionevoli, è ingiusto per gli italiani finanziare più della Francia un tunnel di cui 45 chilometri su 57 sono in territorio francese.
In attesa di conoscere la Vostra richiesta al governo francese e di leggere la risposta che Vi sarà data, Vi inviamo i nostri cordiali saluti.

Petizione al ministro Toninelli, firma anche tu!

http://www.notav.info/post/petizione-al-ministro-toninelli-firma-anche-tu/

Non è nostra abitudine utilizzare uno strumento tipo la petizione, anche se le barricate di carta, le interpellanze, le richieste sono tutti strumenti della nostra lotta.

Se più familiari e rassicuranti sono i  nostri sentieri di montagna con le infinite possibilità di azione che ci offrono, accogliamo con piacere una richiesta che ci è stata sottoposta.

La No Tav Anita ha infatti lanciato questa petizione sulla piattaforma Change.org e quindi volentieri la condividiamo!

Ecco il link dove si può Firmarehttps://chn.ge/2DIRTVS

Anita e gli altri No Tav ringraziano per il tempo speso!

73e A.G. DES NATIONS-UNIES : LE CONSTAT D’UNE FAILLITE GÉNERALISEE

 

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE/

Flash Vidéo Géopolitique/ Geopolitical Flash Video/

2018 10 05/
vignetteBILAN onu

Le Flash Vidéo du jour …

Le géopoliticien Luc MICHEL dans LE DEBAT PANAFRICAIN du 30 septembre 2018

sur AFRIQUE MEDIA

Cette 73e Assemblée générale des Nations unies, institution créée en 1945 pour, selon la charte de San Francisco, «préserver les générations futures de la guerre» et « faire respecter le droit international », s’ouvre ainsi dans un climat délétère. L’un des piliers de l’organisation internationale (dont le concepteur fut le président US Rossevelt), les Etats-Unis, lui fait précisément défaut, alors que des forces antagonistes agitent le sommet du pouvoir à Washington (Trump contre Obama-Sorös-les Clinton), et que l’action de Donald Trump, en conséquence, paraît toujours plus erratique et imprévisible.

A partir de l’analyse des interventions des présidents Kabila (RDC) et Obiang Nguema Mbasogo (Guinée Equatoriale), mais aussi du discours de Trump, condamnant le multilatéralisme et la CPI, Luc MICHEL dresse le constat général de la faillite de l’ONU et explique comment les Nations-Unies, dès leur naissance, ont été prises en otage par le “syndicat des vaincqueurs de la seconde guerre mondiale, s’arrogeant le droit de veto au Conseil de sécurité”, inscrivant une hypothèque sur le devenir même de l’organisation …

Sources :

* Voir la video sur :

EODE-TV/ LUC MICHEL:

73e A.G. DES NATIONS-UNIES.

ONU – CASQUES BLEUS – CONSEIL DE SÉCURITÉ, UNE FAILLITE GÉNERALISEE

Sur https://vimeo.com/293399809

* Thème de l’émission :

ASSEMBLÉE GÉNÉRALE NATIONS UNIES

– Obiang Nguema dit haut et fort: NON AU NÉOCOLONIALISME

– KABILA demande le depart immédiat de la Monusco

– TRUMP réitère ses menaces contre la CPI

Quelle lecture ?

* Le géopoliticien Luc MICHEL :

Pourquoi cette Assemblée générale révèle la faillite de l’ONU, hypocrite et incapable d’assumer ses buts et ses missions …

ALLER PLUS LOIN …

* Qu’a dit le président équato-guinéen Obiang Nguema Mbasogo à l’ONU ?

Mardi 25 septembre, plus de 130 chefs d’État ont participé à l’ouverture de la 73e Assemblée générale de l’Organisation des Nations unies (ONU), à New York. Obiang Nguema Mbasogo y a pris part et prononcé une allocution le 27 septembre.

Cet événement fait réfléchir sur la nécessité de mettre fin à la colonisation des peuples par d’autres sur notre planète. Aussi, revient-il aux Nations Unies de veiller à garantir l’égalité et la paix dans le monde. La situation de conflit en Syrie, en Afghanistan, en Lybie, au Soudan du Sud, pour ne citer que ces cas, sont des signes manifestes de ce qui doit préoccuper notre organisation mondiale dans son travail. Obiang Nguema Mbasogo a pour terminer relancé l’appel à la réforme du Conseil de Sécurité des Nations Unies pour que cette organisation soit plus démocratique. Les mots suivants résument la synthèse du discours du Chef de l’Etat équato-guinéen à la 73è Assemblée générale des Nations Unies: paix, égalité entre les peuples, indépendance et développement de la Guinée Equatoriale, réforme du Conseil de Sécurité de l’ONU.

* Qu’a dit le président congolais Kabila à l’ONU ?

Le président congolais a eu des mots très durs à la tribune de l’Assemblée générale des Nations unies, ce 25 septembre. Joseph Kabila a réitéré son attachement aux valeurs défendues par l’ONU, tout en dénonçant l’ingérence de certains Etats. Et il a de nouveau demandé le début du départ effectif de la Monusco. A la tribune de l’Assemblée générale de l’ONU à New York, le président de RDC Joseph Kabila a redemandé le départ de la célèbre Mission de l’Organisation des Nations unies pour la stabilisation en République démocratique du Congo (Monusco), installée dans son pays depuis deux décennies. Vingt ans après le déploiement des forces onusiennes dans mon pays et en raison de leurs résultats largement mitigés au plan opérationnel, mon gouvernement réitère son exigence du début effectif et substantiel du retrait de cette force multilatérale.

* Comment Trump déstabilise profément une ONU que les USA ne contrôlent plus :

En l’espace d’un an, Washington a ainsi quitté l’accord de Paris sur le climat, l’Unesco, le pacte mondial pour les migrations et les réfugiés, le Conseil des droits de l’homme et, surtout, l’accord sur le nucléaire iranien.

L’Iran, justement, s’est retrouvé au cœur du discours de Donald Trump, mardi, à la tribune onusienne. L’an dernier, le président américain avait menacé de «détruire totalement» la Corée du Nord. Mais depuis, il a rencontré le leader nord-coréen, Kim Jong-un. Téhéran fait désormais figure, aux yeux de la Maison Blanche, de champion de l’Axe du mal. «Les dirigeants de l’Iran sèment le chaos, la mort et la destruction. Ils ne respectent ni leurs voisins, ni les frontières ni la souveraineté des nations», a martelé Trump, exhortant la communauté internationale à «isoler le régime iranien», qualifiée de «dictature corrompue», pour l’empêcher de «faire avancer son agenda sanglant». S’exprimant quelques heures plus tard à la tribune, le président iranien Hassan Rohani a dénoncé la position «absurde» de Donald Trump et accusé les Etats-Unis de vouloir «renverser» le régime de Téhéran, tout en lui proposant de dialoguer. Outre l’Iran, dans ce discours de plus de trente minutes, lu sur prompteur d’une voix grave et calme, le président américain a fait un éloge appuyé de la souveraineté et critiqué le multilatéralisme. «Nous rejetons l’idéologie du globalisme et nous embrassons la doctrine du patriotisme», a-t-il déclaré. Une phrase probablement rédigée par le très droitier Stephen Miller, conseiller politique du président. Pêle-mêle, Donald Trump s’en est pris également à la Chine (dont l’excédent commercial avec Washington «ne peut être toléré»), aux pays de l’OPEP (qui doivent «cesser de faire monter les prix» du pétrole), au régime vénézuélien (responsable d’une «tragédie humaine») et à la Cour Pénale Internationale (qui n’a «aucune légitimité et aucune autorité»).

Mais comme tout discours de Trump – quel qu’en soit le lieu, quelle qu’en soit l’occasion – vise avant toute à s’adresser à sa base électorale, surtout à quelques semaines d’élections de mi-mandat cruciales pour sa majorité au Congrès, le locataire de la Maison Blanche a entamé son intervention à l’ONU par une séquence d’autosatisfaction, soulignant la bonne santé de l’économie américaine, le budget record de l’armée, les sommets atteints par les marchés financiers ou l’ampleur de sa réforme fiscale, adoptée fin 2017.

# L’ANALYSE DE REFERENCE :

* Ecouter le Podcast sur EODE-TV/

LUC MICHEL: 70 ANS D’ONU. UN BILAN CRITIQUE

(‘SANS DETOUR’ SUR RADIO CAMEROUN, 28 JUIN 2015)

sur https://vimeo.com/141962647

(Sources : AFP – Afrique Media – EODE-TV – EODE Think Tank)

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE

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Complément aux analyses quotidiennes de Luc Michel)

* Avec le Géopoliticien de l’Axe Eurasie-Afrique :

Géopolitique – Géoéconomie – Géoidéologie – Géohistoire –

Géopolitismes – Néoeurasisme – Néopanafricanisme

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* EODE :

EODE-TV https://vimeo.com/eodetv

 

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SOMALIE-SOMALILAND-SOMALISATION … COMMENT LES STRATEGES AMERICAINS ONT DETRUIT UN PAYS AFRICAIN

 

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE/

Flash Vidéo Géopolitique/ Geopolitical Flash Video/

2018 10 04/
vignette SOMALILAND

Le Flash Vidéo du jour …

Le géopoliticien Luc MICHEL dans le ZOOM AFRIQUE du 4 octobre 2018

sur PRESS TV (Iran)

J’ai donné ce matin sur la Télévision d’Etat francophone iranienne PRESS TV une analyse sur la destruction de l’Etat somalien après le gouvernement du maréchal Mohamed Siad Barre (1), après l’implosion de l’URSS et le départ forcé et rapide des russes en 1991 (2). Analyse centrée cette fois sur la sécession de deux territoires somaliens, le Somaliland et le Puntland, devenu des « états de facto » et un enjeu géopolitique pour les Américains, les saoudiens, et maintenant les russes, « de retour sur les champs de bataille de la guerre froide » (3) …

J’y analyse la désintégration de la Somalie (la “somalisation”), laboratoire américain de la « géostratégie du chaos » (1990-2018), et l’éclatement du pays avec la sécession des états de facto (Somaliland, Puntland, etc) et les zones sous contrôle des Islamistes des Shebab …

Sources :

* La Video sur

PANAFRICOM-TV/ LUC MICHEL:

SOMALIE-SOMALILAND-SOMALISATION.

COMMENT LES STRATEGES US ONT DETRUIT UN PAYS

Sur https://vimeo.com/293409651

* L’article sur Press TV :

« Somaliland : la réelle histoire d’un État non reconnu par l’ONU ;

analyse avec Luc Michel, géopoliticien. »

Sur https://www.presstv.com/DetailFr/2018/10/04/576034/Togo-les-dessous-du-trafic-du-ptrole-nigrian

* L’émission complète

sur : https://www.youtube.com/watch?v=CzS6LUXnWnU

# VOIR AUSSI LES ANALYSES DE REFERENCE

SUR  LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY :

* GEOPOLITIQUE AFRICAINE :

ESQUISSE DE LA GEOPOLITIQUE DE L’AFRIQUE DE L’EST ET DE LA CORNE DE L’AFRIQUE

Sur http://www.lucmichel.net/2018/07/11/luc-michels-geopolitical-daily-geopolitique-africaine-esquisse-de-la-geopolitique-de-lafrique-de-lest-et-de-la-corne-de-lafrique/

* LES EMISSIONS QUI COMPLETENT L’ANALYSE :

EVOLUTIONS GEOPOLITIQUES EN AFRIQUE DE L’EST (IV).

LA DESINTEGRATION DE LA SOMALIE LIVREE AU CHAOS !

Sur http://www.eode.org/luc-michels-geopolitical-daily-les-emissions-qui-completent-lanalyse-evolutions-geopolitiques-en-afrique-de-lest-iv-la-desintegration-de-la-somalie-livree-au-chaos/

NOTES ET RENVOIS :

(1) Mohamed Siad Barre (1919-1995), est un officier et homme politique marxiste-léniniste somalien. Il est commandant de l’armée du gouvernement démocratique de Somalie lors de son accession à l’indépendance en 1960. Après l’assassinat du président en 1969, il participe à un coup d’État et devient président de la République démocratique somalie jusqu’à sa destitution en 1991. Ce sont les belles années de la construction de l’Etat somalien, qui vainc notamment l’analphabétisme hérité du colonialisme. En 1969, l’assassinat du président Abdirashid Ali Shermarke, déstabilise la Somalie qui se retrouve au bord de la guerre civile. Mais le coup d’État mené par Siad Barre en compagnie de jeunes officiers évite au pays de plonger dans le chaos. Sous sa direction, la junte militaire promulgue le « socialisme scientifique » comme objectif à la Somalie. Il instaure la Deuxième République, décrète l’égalité des citoyens devant la loi en imposant notamment à une société traditionnelle l’égalité des sexes. Il instaure la gratuité des soins et de l’éducation, ce qui encourage plusieurs centaines de milliers de nomades à s’installer dans les villes et notamment à Mogadiscio.

(2) Durant la guerre froide, l’URSS et les États-Unis s’intéressent à la Somalie pour son positionnement géographique stratégique, à l’entrée de la mer Rouge. Le gouvernement de Siad Barre reçoit tout d’abord le soutien de l’URSS. Mais il perd son soutien en 1977, suite aux tentatives somaliennes d’annexion de l’Ogaden, une région de l’Éthiopie qui est également soutenue par les Soviétiques. Siad Barre renvoie alors les conseillers soviétiques, rompt le traité d’amitié avec l’URSS, et se tourne vers l’Ouest. Ce qui sera suicidaire à long terme. Les États-Unis entrent alors en scène et deviennent, jusqu’en 1989, un soutien de poids au régime, mais ils le soutiennent comme la corde soutient le pendu. Et dans une optique strictement anti-soviétique. À la fin des années 1980, dans le Nord du pays, le Somali National Movement (SNM), armé et entraîné par l’Éthiopie et les USA en sous-main, s’oppose à Siad Barre et gagne rapidement du terrain. Siad Barre est finalement destitué le 26 janvier 1991. Ali Mahdi Muhammad lui succède jusqu’en novembre 1991, sans jamais réussir à s’imposer politiquement et militairement sur l’ensemble du territoire. Après avoir quitté Mogadiscio en janvier 1991, Siad Barre reste dans le Sud-Ouest du pays. Il essaie par deux fois de reprendre le pouvoir à Mogadiscio, mais, en mai 1992, il est mis en déroute par l’armée du général Mohamed Farrah Aidid et est contraint à l’exil. La suite, c’est l’intervention américaine en Somalie et la bataille perdue par l’US Army à Mogadiscio. Episode rendu célébre par le film hollywoodien « La chute du Faucon noir ». La Somalie est prête pour devenir le « laboratoire de la géostratégie US du chaos » …

(3) Cfr. sur LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY/

AFRICAN GEOPOLITICS: HOW ‘RUSSIA REVISITS AN OLD COLD WAR BATTLEGROUND’ (SEEN FROM THE USA)

Sur http://www.lucmichel.net/2018/01/17/luc-michels-geopolitical-daily-african-geopolitics-how-russia-revisits-an-old-cold-war-battleground-seen-from-the-usa/

(Sources : Press TV – EODE Think Tank – Panafricom-TV)

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE

(Flash Vidéo Géopolitique/

Complément aux analyses quotidiennes de Luc Michel)

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Géopolitique – Géoéconomie – Géoidéologie – Géohistoire –

Géopolitismes – Néoeurasisme – Néopanafricanisme

(Vu de Moscou et Malabo) :

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* Luc MICHEL (Люк МИШЕЛЬ) :

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* EODE :

EODE-TV https://vimeo.com/eodetv

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Conferenza dei territori – Incontro dei movimenti italiani contro le Grandi Opere Inutili

Comunicato Stampa

Movimento No TAV

4 ottobre 2018

http://www.presidioeuropa.net/blog/?p=16786

Conferenza dei Territori

6-7 ottobre 2018

No Tunnel TAV Firenze Movimento No TAV

Incontro dei movimenti italiani contro le Grandi Opere Inutili

Le Resistenze Nei Territori Difendono & Rilanciano Il Bel Paese

Il 6 e 7 ottobre 2018 si avrà luogo a Firenze una Conferenza dei Territori che vedrà impegnati in un confronto di esperienze movimenti e tecnici da tutta Italia. Da rilevare la vicinanza con il 55° anniversario del disastro del Vajont del 9 ottobre 1963.

L’incontro si terrà presso il circolo ARCI Lippi, via Pietro Fanfani 16. È stata scelta deliberatamente una “casa del popolo” periferica ancora viva sul territorio, in una zona fuori dai riflettori di un turismo distruttivo, in una delle tante zone che più subiscono l’impatto della follia dei signori del cemento e del tondino, in un luogo dove ancora sopravvive qualche brandello di socialità, dove è possibile trovare gli spazi di democrazia che nei centri storici, ormai immolati agli interessi di finanziarie e immobiliaristi, non sono più reperibili.

Gli organizzatori porgono un caldo invito a tutti i giornalisti a partecipare alla Conferenza per avere chiaro cosa si muove di vivo nella società italiana. Lo stesso invito è stato inviato al Presidente del Consiglio, ai ministri dell’economia, dell’ambiente, di grazia e giustizia, dei trasporti.

L’incontro sarà incentrato su due giornate di lavoro:

sabato 6 ottobre, dalle ore 15.00, oltre a diversi interventi di gruppi da tutta Italia, ci saranno le relazioni di:

  • Alberto Ziparo – Le grandi opere inutili nel panorama politico, economico e territoriale italiano
  • Erasmo Venosi – Grandi opere predatorie, una triste storia italiana
  • Angelo Tartaglia – La scienza e la società in collaborazione e a confronto
  • Domenico Gattuso – Infrastrutture che servono
  • Giorgio Pizziolo – Alterpiana, per una progettazione alternativa dal basso
  • Paolo Baldeschi – L’opposizione alle grandi opere, un passo per la ricostruzione culturale e politica italiana

domenica 7 ottobre, dalle ore 10.00:

  • Alberto Magnaghi – Le resistenze sui territori diventano progettazione sociale
  • Rossano Ercolini – Dallo spreco zero alla rivoluzione ecologica

Le relazioni saranno alternate da testimonianze e riflessioni di gruppi di resistenza ai progetti inutili e dannosi imposti al paese e alle comunità; oltre ai promotori (Movimento No TAV Val Susa e Comitato No Tunnel TAV Firenze) saranno presenti, tra gli altri: da Genova gli oppositori alla Gronda e al Terzo Valico, dalla Basilicata e dalla Lombardia voci contro le trivellazioni, dalla Sicilia oppositori al MUOS, da Brescia, Bergamo, Friuli gli oppositori alle varie linee TAV, da Venezia i contrari al MOSE e alle grandi navi in laguna, dal cratere del terremoto sull’Appennino esponenti di chi chiede con forza ricostruzione invece di cemento inutile, sempre da Venezia e da Firenze rappresentanti di coloro che promuovono una rivoluzione urbanistica come la rivista Eddyburg e il gruppo perUnaltracittà; infine, da varie parti della Toscana, diversi comitati, in particolare quelli impegnati contro aeroporto, inceneritori ed altre devastazioni urbanistiche.

Nella fase di organizzazione dell’evento è apparso chiaramente che il mondo variegato e numeroso degli oppositori alle GOI (Grandi Opere Inutili) è un soggetto politico e culturale molto importante, portatore non solo di critica dell’esistente, ma soprattutto sostenitore di un nuovo modello di convivenza, di concezione dell’economia che non può continuare ad essere prona solamente all’imperativo del profitto, ma al servizio degli esseri umani che vivono nei territori.

Nella coscienza collettiva si allarga la percezione che quello delle grandi opere sia uno dei più gravi problemi che assillano l’Italia, allo stesso modo si afferma la coscienza che questo sia l’unico pianeta che abbiamo a disposizione. Le vicende politiche nazionali vedono invece un balbettio confuso e una classe dominante avulsa dai bisogni delle persone.

Movimento No TAV

Comitato No Tunnel TAV Firenze 338 309 2948

Note d’analyse envoyée hier suite à la lettre de Brinkhorst

Note d’analyse sur les articles de presse et l’intervention de Monsieur Jan Brinkhorst auprès des ministres français et italien des transports.

https://www.lesechos.fr/industrie-services/tourisme-transport/0302334033353-liaison-ferroviaire-lyon-turin-bruxelles-presse-rome-et-paris-dagir-2209844.php

Liaison ferroviaire Lyon-Turin : Bruxelles presse Rome et Paris d’agir

Lionel Steinmann 01/10/2018

La Commission évoque, dans une lettre aux deux gouvernements, une rallonge communautaire potentielle de 860 millions d’euros pour financer les travaux. Mais elle menace aussi, si le projet reste dans l’impasse, de demander le remboursement des subventions déjà versées.

https://www.repubblica.it/cronaca/2018/09/29/news/tav_l_offerta_della_ue_mezzo_miliardo_di_sconto_all_italia_-207658755/?refresh_ce

TORINO – Uno sconto di 860 milioni, una minore spesa per l’Italia di 490. Mezzo miliardo in meno sui tre di competenza italiana previsti fino ad oggi . È l’offerta che Bruxelles rivolge al ministro Toninelli per trovare un nuovo accordo sulla Torino-Lione. Un risparmio consistente indicato nella lettera che il responsabile del corridoio europeo est-ovest, Jan Brinkhorst, ha inviato nei giorni scorsi al ministro dei trasporti italiano.

Les deux articles ci-dessus confirment l’existence d’un courrier présenté comme émanant de la Commission alors que dans les faits il est de l’initiative du Coordinateur du corridor méditerranéen sans que l’on sache si la commissaire aux transports en a été informée ou pas.

1/ La mission du coordinateur :

La mission et le cadre de l’intervention des coordinateurs pour les corridor en projet dans l’Union européenne est défini par l’article 45 du règlement 1315/2013 sur les orientations de l’Union pour le développement du réseau transeuropéen de transport.

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Rien au terme de cette définition ne permet au coordinateur de s’arroger des pouvoirs qui relèvent de l’exécutif ou du parlement. Rien ne l’autorise à menacer ou gratifier des membres de gouvernement qui réviseraient le projet et cela d’autant plus que les travaux existants à ce jour ne sont que des travaux d’étude et de reconnaissance qu’il a accepté lui-même de classifier comme tels.

De la sorte on ne voit pas à quel titre un gouvernement qui stopperait le projet au stade des études et des reconnaissances pourrait se voir sanctionner par l’Europe et a fortiori par le coordinateur.

2/ Les capacités à sanctionner ou à demander des remboursements.

Les menaces rapportées par la presse sont de pures inventions puisque d’une part les subventions ne sont accordées que par « actions » déterminées et versées pour ces « actions », seules actions qui auraient débuté et ne seraient pas menées à terme peuvent faire l’objet d’un remboursement, quant à celles qui ne sont pas engagées, elles n’ont pas pu faire l’objet d’un versement de l’union européenne et ne sont donc pas, non plus, remboursables.

D’autre part, il n’entre pas dans les fonctions du coordinateur de pouvoir exiger et a priori engager, des demandes de remboursements qui sont de la responsabilité de l’INEA (Innovation and Networks Executive Agency) indépendante du coordinateur.

Cela ressort notamment de l’article II.17 du Grant agreement page 45 sur ce lien

http://www.presidioeuropa.net/blog/wp-content/uploads/2016/07/Grant-Agreement-INEA-CEF-TRAN-M2014-1057372-GA_2014-EU-TM-0401-M.pdf

Par ailleurs l’article 12 du règlement (UE) 1316/2013 établissant le MIE Mécanisme pour l’Interconnexion en Europe confirme lui aussi l’incapacité du coordinateur à menacer les gouvernements comme il l’a fait :

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Nuova immagine (2)3/ des conséquences politique favorisant des réactions anti européenne.

Il est évident qu’en intervenant dans le débat engagé en Italie mais également en France sur le bienfondé et l’utilité du projet, le coordinateur n’a pas agi dans le cadre de son mandat mais en militant du projet ce qui n’est pas son rôle.

Pour mémoire, le même coordinateur est intervenu dans le dossier pénal contre des militants No TAV en témoignant dans le cadre du procès, ce qui une fois de plus ne peut faire partie de son mandat.

Ce que peuvent retirer les populations, de cette ingérence hors mandat d’un coordinateur pour faire pression sur les gouvernements, c’est que l’Europe menace, dès lors que les votes de la population ne concordent pas avec ses projets fussent-ils néfastes pour l’économie des pays comme c’est le cas avéré pour le projet Lyon Turin.

4/ les propositions d’augmentation de la subvention

Le coordinateur s’est également autorisé à faire miroiter une augmentation de la subvention alors que cette faculté n’est pas acquise et n’est que du ressort de la Commission et du Parlement.

5/ la diffusion dans la presse de façon extrêmement litigieuse d’un courrier adressé à des ministres permet de faire croire à la population que l’Europe est toute puissante, de délégitimer l’action de réévaluation des gouvernements pour un projet qui n’est officiellement qu’au stade des études et des reconnaissances.

Au-delà de l’intervention hors mandat du coordinateur, il s’agit d’une véritable manœuvre de déstabilisation politique.

Conclusions :

Il nous semble qu’au regard de ces faits la révocation du coordinateur doit être demandée à la Commission et des explications doivent être demandées à la commissaire aux transports Madame Violetta Bulc.

La ministre des transports français doit également être interpellée pour s’associer à la demande de révocation d’un individu qui méconnaît la souveraineté des gouvernements des Etats membres et qui profère par voie de presse des menaces et propose des gratifications alors qu’il n’en a pas les moyens.

Au surplus les conditions fixées par le traité franco-italien ne sont pas réalisées pour un lancement des travaux et les financements alloués pour des dépenses ne relevant pas du chantier de reconnaissance (un million d’euro pour la communication) permettent tous les débordements.

Une demande de remboursement se heurterait au principe « Nul ne peut se prévaloir de sa propre turpitude »

Nous joignons à cette note la reconnaissance d’une triche à la subvention européenne revendiquée dans un droit de réponse par le vice-président du conseil départemental de la Savoie et qui démontre les manœuvres utilisées dans ce dossier :

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Liens documentaires

http://www.presidioeuropa.net/blog/wp-content/uploads/2016/07/Grant-Agreement-INEA-CEF-TRAN-M2014-1057372-GA_2014-EU-TM-0401-M.pdf

https://eur-lex.europa.eu/legal-content/FR/TXT/HTML/?uri=CELEX:32013R1315&from=FR

https://eur-lex.europa.eu/legal-content/FR/TXT/PDF/?uri=CELEX:32013R1316&from=FR

Documents références

Article 10 du règlement (UE) 1316/2013 établissant le MIE Mécanisme pour l’Interconnexion en Europe

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traits du document 2014 Call for proposal – Proposal for the selection of projects

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Article 12 du règlement (UE) 1316/2013 établissant le MIE Mécanisme pour l’Interconnexion en Europe

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Nuova immagine (2)Extraits du règlement européen 1315/2013 pour le développement du réseau transeuropéen de transport – Articles 1, 4, 7, et 39

Article 1 :

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Article 4 :

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Article 7 :

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Article 39 :

Nuova immagine (12)Nuova immagine (15)

Article 45 du règlement 1315/2013 sur les orientations de l’Union pour le développement du réseau transeuropéen de transport