Costi-benefici solo per Tav. Salvo il Terzo Valico di Salini

Grandi lavori, patto giallo-verde. Avanti solo l’opera inutile già appaltata a Impregilo e Condotte (con indagati)

Costi-benefici solo per Tav. Salvo il Terzo Valico di Salini

Lo psicodramma della maggioranza gialloverde sulle grandi opere, iniziato ancor prima che il governo Conte giurasse, ha toccato ieri vette sconosciute con le parole dette in Senato dal ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli. Dietro le affermazioni apparentemente sconclusionate fatte in Senato dall’esponente pentastellato c’è il tentativo di chiudere un accordo con la Lega su un  tema, le grandi opere inutili, che vede i due alleati di governo su posizioni opposte.

Il tentativo deve naturalmente incastrarsi nel contesto quanto mai instabile dei rapporti di maggioranza. Rispondendo a un’interrogazione del capogruppo del Pd Andrea Marcucci sul Terzo Valico (52 chilometri di ferrovia ad alta velocità tra Genova e Tortona), Toninelli ha detto: “La valutazione che il ministero sta svolgendo non ha l’obiettivo di fermare l’opera, ma quello di giudicarne la convenienza complessiva per i cittadini”.

In sostanza l’analisi costi-benefici – affidata a una nutrita pattuglia di esperti capitanati dall’economista Marco Ponti – ha scopi puramente statistici e descrittivi.

Si pagano dei tecnici perché calcolino se e quanti euro stiamo buttando sulle grandi opere, ma solo per il gusto di saperlo: è infatti già deciso che i cantieri non si fermeranno.

E questo nonostante lo stesso ministro abbia ricordato ai senatori che sul Terzo Valico sono state appena chiuse le indagini per corruzione a carico dei vertici del consorzio Cociv che lo costruisce e di alti dirigenti statali: 36 indagati in tutto.

Le parole di Toninelli in questo caso non derivano dal deficit di acribia che critici malevoli gli attribuiscono. Tra M5S e Lega si è trovato un accordo vagamente mefistofelico.

Avendo per le mani la grana del Tav Torino- Lione e quella del Terzo Valico, i due alleati hanno ideato la mediazione salomonica: stop alla Tor ino- Lione e avanti con il Terzo valico.

Il segnale l’hanno dato i due leghisti piemontesi Alessandro Benvenuto ed Elena Maccanti che hanno fatto alla amata Torino-Lione ciò che Abramo era pronto a fare a Isacco: “Se ci dimostrano che i costi superano di gran lunga i benefici ne trarremo le conseguenze”.

Come si vede, l’analisi costi-benefici vale per la Torino-Lione ma non per il Terzo Valico.

È la politica, bellezze. L’accordo è fatto.

E per il M5S se n’è fatto garante, a quanto pare, il sottosegretario agli Affari regionali Stefano Buffagni, l’uomo che per conto di Luigi Di Maio sussurra ai “prenditori” – come Toninelli definisce gli imprenditori.

Il governatore del Piemonte Sergio Chiamparino, da sempre ultra del Tav in Val di Susa, ha reagito con la consueta scompostezza alla mossa leghista, paventando “il rischio che si voglia sacrificare l’economia del Piemonte a quella del Lombardo-Veneto”.

Opponendo così al sovranismo di Lega e M5S il campanilismo. Tattica inefficace: i due soci di maggioranza hanno già definito gli equilibri del localismo.

La Torino-Lione interessa una sola regione, il Piemonte, e di quella regione solo alcuni gruppi d’interesse che trovano in Chiamparino il più agguerrito rappresentante.

Non a caso ai tempi d’oro, quando ci si contendevano i finanziamenti, anche il governatore della Liguria Claudio Burlando diceva che il Tav della Val di Susa era un’opera inutile.

Il Terzo Valico invece promette prosperità ai costruttori amici del Piemonte ma anche a quelli della Liguria, e in prospettiva, quando forse nel prossimo secolo la strada ferrata continuerà da Tortona verso Milano, a quelli della Lombardia.

Nella sua inutilità il Terzo Valico può mettere d’accordo tre regioni, e in particolare la scelta di gettare alle ortiche i risultati dell’analisi costi-benefici è un regalo prezioso per il governatore ligure Giovanni Toti, l’uomo di Forza Italia più esposto sulla linea dell’intesa con Matteo Salvini, un interlocutore cioè prezioso in vista della grandi manovre di Capodanno in preparazione degli schieramenti per le elezioni europee della prossima primavera.

Decide solo la politica La farsa dell’analisi economica, tecnici pagati per uno studio a scopo di pura curiosità

Un secondo elemento appare ancora più decisivo.

Con buona pace di Chiamparino, la debolezza dell’affare Val di Susa rispetto al Terzo Valico è che il succulento appalto non è ancora stato assegnato.

Quindi non c’è alcun grande costruttore che si lagnerà del blocco dell’opera, e Chiamparino e i suoi cari resteranno soli a piangere.

Il Terzo Valico invece è già da molti anni assegnato (e i lavori sono già iniziati) al gruppo Salini Impregilo (64 per cento del consorzio Cociv) e alla Condotte (31 per cento).

Il boss di Impregilo, Pietro Salini, è indagato nell’inchiesta genovese sul Terzo Valico per turbativa d’asta, insieme al profeta dell’alta velocità Ercole Incalza, all’ex direttore dei lavori Stefano Perotti e all’ex ragioniere generale dello Stato Andrea Monorchio.

Il figlio di Monorchio, Giandomenico, succeduto a Perotti come di- rettore dei lavori, è stato arrestato il 26 ottobre 2016 per corruzione insieme al presidente del Cociv Michele Longo, plenipotenziario di Salini per i grandi affari in Italia.

Quanto al presidente di Condotte Duccio Astaldi, è stato arrestato sei mesi fa per corruzione a proposito di una tangente per l’autostrada Siracusa-Gela.

Si parla di interessi talmente forti, e coinvolti anche giudiziariamente nei loro affari, da farci capire al volo perché la Lega, nel solco di una antica tradizione, si offra come scudo politico alla lobby del cemento.

E quanto sia rischiosa la scommessa del M5S, pronto a immolarsi sull’altare del Terzo Valico (che ha dipinto per anni come immensa porcheria) pur di salvare il matrimonio Di Maio-Salvini.

Costi-benefici solo per Tav. Salvo il Terzo Valico di Saliniultima modifica: 2018-10-21T13:53:38+02:00da davi-luciano
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