Tav. Siamo agli sgoccioli

https://mavericknews.wordpress.com/2018/10/19/tav-siamo-agli-sgoccioli/

Sarà fermato definitivamente o con un compromesso al ribasso? Tante domande e qualche riflessione.

di Fabrizio Salmoni

Allora, forse ci siamo. Lo dico con la cautela e la diffidenza necessarie: il mostro Tav sta per essere abbattuto. Lo dicono i segnali che arrivano da più parti e forse quello decisivo dai parlamentari della Lega che due giorni fa hanno fatto dichiarazioni conformi a quelle dei 5S: stop ai bandi degli appalti e cacciata del Commissario Foietta. Dichiarazioni che confermano sensazioni decennali: che alla Lega poco importa del Tav a fronte di altre grandi opere che gravitano su territori da essa controllati. L’hanno difeso fintantochè è durata la  sottomissione al berlusconismo che controllava cassa e voti e ha sempre pesato la loro natura di destra popolare infastidita dalle lotte sociali e dalla protesta popolare valsusina, tutte associate con enorme approssimazione ai cattivissimi “centri sociali”.

Il patto scellerato (ma obbligato dalle percentuali elettorali) di governo, anomalo finche si vuole ma frutto dei tempi che cambiano, sta facendo la differenza con il passato dei padani in attesa del momento giusto per dare un parere definitivo.

Tutti lo stiamo aspettando da mesi accumulando rabbia, diffidenza e frustrazione verso un M5S dai comportamenti ambigui che ha chiuso ogni canale di comunicazione sia verso la Val Susa che verso la lobby del Tav: nessuno parla, nessuno risponde, nessun appello viene apparentemente recepito. La proconsola (si deve dire cosi?) piemontese Laura Castelli ha imposto con le buone e con le cattive (più con queste ultime, ci risulta) di mettere in quarantena ogni rapporto con il territorio: museruola a parlamentari, consiglieri, ecc. Non c’è canale privilegiato che tenga. L’indicazione è ancora, a oggi, di fare riferimento alla valutazione costi-benefici in corso al Ministero. Un’indicazione che lascia spiragli di speranza ai No Tav e che fa imbestialire la lobby, in particolare la persona del Chiamparino, “il vecchio che avanza”, l’ultimo truce soldato degli interessi dei poteri piemontesi dopo l’abbandono forzato (dal voto) di Fassino e del braccio “violento” del partito Esposito, tornato a fare l’impiegatuccio e forse a mestare nel torbido delle acque tempestose del partito che ha contribuito ad affossare. Il Chiampa è  l’ultima disperata carta per un Pd in disarmo, devastato dalle faide interne, che non riesce ad ammettere l’autoidentificazione totale con il Tav tra le cause del proprio disastro sul territorio piemontese. Con lui e il suo agitarsi, la lobby esce allo scoperto e rende più evidente che mai che la Torino-Lione è interesse di pochi, pochi che si autodefiniscono portatori degli interessi di tutti: Unione Industriali, Confcommercio, Ascom, Confindustria, Camera di Commercio, Cooperative e compagnia mangiante. In altri tempi lo si direbbe un vero e proprio fronte di classe, entità e corporazioni che con l’interesse generale hanno sempre poco a che fare, espressioni di un capitalismo straccione e gretto che non vive di propri investimenti ma di soldi pubblici. Le banche tacciono ma sono li dietro che spingono. Chi non tace sono i media della lobby con in testa, come sempre, La Stampa e Repubblica a sferrare violentissimi attacchi quotidiani al governo e a spargere bugie. La strategia è talmente evidente e sfacciata da essere totalmente leggibile: screditare il governo e puntare a farlo cadere al più presto; dividerlo attaccando duramente i 5S e allo stesso tempo lusingando la Lega accreditandola come ultimo baluardo dell’establishment. Sul campo, rimangono operativi i soldatini a tenere le posizioni: Foietta e Virano, ex funzionari di partito fattosi Stato. Vedremo fino a quando.

Un altro colpetto alla lobby dovrebbe assestarlo il Comune di Torino se solo la maggioranza 5S si decidesse a portare in aula la mozione contraria al Tav, pronta ma rimpallata da settimane tra le commissioni quasi a voler guadagnare tempo perchè non si sa mai…

Dall’altra parte, c’è un Movimento No Tav vivo e scalciante nell’anima ma debilitato nella partecipazione attiva dalla più dura repressione giudiziaria mai dispiegata contro una lotta sociale, dalla stanchezza per una mobilitazione ventennale che stroncherebbe qualsiasi altro movimento popolare, da una estensiva e sistematica campagna mediatica di criminalizzazione e isolamento, dalla prima e unica occupazione militare del territorio nazionale dai tempi dell’irredentismo altoatesino e dagli anni di Cossiga e dell’insorgenza giovanile che blinda un cantiere semi-immobile da mesi, ora anche protetto da filo spinato tagliente steso nei boschi ad altezza stinchi per contrastare cinicamente le incursioni notturne dei ragazzi (che poi ci finiscano i caprioli chissenefrega, sono spendibili a fronte del malloppo che la Grande Opera promette…).  Un Movimento che tiene comunque il campo con pressioni limitate, con le barricate di carta dei propri amministratori e con l’instancabile lavoro dei tecnici.

Se il Tav verrà fermato, il Movimento avrà fatto un’impresa storica per aver rallentato con la propria resistenza il progetto impedendo che avanzasse fino a diventare impossibile da fermare, e, mica poco, per aver favorito la sconfitta storica del Pd.

Ma se il Tav (o quello che rimane del progetto originale cioè il tunnel di base, mai neanche incominciato) sarà fermato, in che misura lo sarà? Dipenderà dalla fermezza e dal coraggio dei 5S di andare fino in fondo. Le soluzioni intermedie, per un eventuale compromesso tra le forze di governo, già cassata la “nuova” stazione di Susa, sono poche – ci dice uno del team tecnico del Movimento – “e poco significative per la controparte: il perfezionamento della sicurezza nel tunnel del Frejus e/o un ulteriore adeguamento delle infrastrutture della linea ‘storica’ nazionale”. Il malloppo di soldi pubblici da distribuire sarebbe esiguo, solo un premio di consolazione per un appetito che si era fatto grande.

Rimarrebbe il problema dell’utilizzo del tunnel geognostico di Chiomonte: che fare? Il Movimento non ha finora formulato proposte. “Normalmente – ricorda il tecnico – i tunnel minori inutilizzati si richiudono con poca spesa ma potrebbero pensare di utilizzarlo per stoccaggio di materiali che ovviamente non dovranno essere nucleari (anche per la presenza di acqua) nè in alcuna forma nocivi”.

Nel caso ottimale, potrebbe poi seguire la dovuta resa dei conti con una necessaria ispezione su ogni materia normativa e amministrativa che ha riguardato la gestione dell’”affare Tav” negli anni e la punizione per le eventuali violazioni e/o malversazioni accertate (ce n’è una lunga lista).

Staremo a vedere. Infine, se le cose andranno per il verso giusto i valsusini dovranno comunque guardarsi dalle vendette del Potere, in particolare dalle reazioni della Questura torinese in particolare della Digos che, per accomodamento se non per sintonia politica, della lobby del Tav si è fatta in questi anni guardia pretoriana pianificando e perseguendo la repressione capillare della resistenza con scientifico accanimento: schedatura, denuncia, arresti degli attivisti, incremento progressivo del controllo su e oltre l’area cantiere. Al netto di gas, soprusi “minori” e manganellate. Solo recentemente, una denuncia di massa: 75 persone per violazione della zona rossa stabilita dal prefetto con reiterazione di dubbia legittimità (a proposito di violazioni…).

Tra le conseguenze politiche invece di una soluzione insoddisfacente o arruffata o di una sconfitta per le istanze della popolazione, è facile prevedere la fine del Movimento 5 Stelle: i voti arrivati dalla Val Susa e dal mondo No Tav sono molti di più di quelli presi dalla Puglia No Tap o dai No Terzo Valico, entrambi probabilmente sacrificati all’esistenza del governo. Ma il traino nazionale dalla Val Susa sarebbe disastroso. Per le lotte sociali si chiuderebbe un ennesimo capitolo. E per gli eterni antagonisti si presenterebbe un’ amara opportunità di riflettere su un’ occasione storica perduta per aver scelto il non-voto o il voto a liste minoritarie invece che il rafforzamento determinante dell’unica forza politica sedicente “amica” da tempo immemorabile. Le lotte pagano ma gli assegni li firmano i governi.

(F.S. 19.10.2018)

Tav. Siamo agli sgoccioliultima modifica: 2018-10-21T13:59:09+02:00da davi-luciano
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