ANTITALIANI

https://ilcorrosivo.blogspot.com/2018/09/antitaliani.html

sabato 29 settembre 2018

Marco Cedolin

Il governo Conte, essendo composto da due partiti certo non rivoluzionari che hanno raccolto un grande consenso popolare e proprio in virtù di questo governano, senza dubbio alcuno non farà uscire l’Italia dalla UE e dall’euro, non darà al Paese una moneta sovrana, non chiuderà i ponti con la NATO e non si farà portatore di una rivoluzione epocale. Per raggiungere questi obiettivi gli italiani avrebbero dovuto votare i partiti che li proponevano, ed esistevano sia in questa che nelle passate tornate elettorali, ma sono rimasti al palo con percentuali nell’ordine dello zero virgola, dimostrando inequivocabilmente come la “rivoluzione” almeno in questo momento non sia nelle corde del popolo che in tutta evidenza la considera un salto nel buio.
Nonostante ciò il governo Conte, per la prima volta dalla cacciata di Craxi, sta dimostrando di occuparsi dei problemi degli italiani, anziché delle banche, dello spread, dei mercati, di quello che ci chiede l’Europa e tutte le altre amenità che hanno caratterizzato il pensiero unico di tutti gli esecutivi precedenti….
Per la prima volta in Italia (negli altri Paesi europei esiste da decenni) si parla di reddito di cittadinanza per il sempre più folto gruppo di disgraziati esclusi dal mondo del lavoro, mentre in precedenza al massimo si elargivano elemosina, spesso dirette proprio a chi il lavoro ce l’aveva.
Per la prima volta viene portata avanti una battaglia contro quella tratta di esseri umani che i ruffiani amano chiamare accoglienza, mentre in precedenza le uniche preoccupazioni riguardavano l’approvazione dello ius soli e la salvaguardia degli interessi delle Coop e degli scafisti delle ONG.
Per la prima volta esiste un progetto per innalzare ad un livello dignitoso le pensioni dei disgraziati costretti a frugare nei cassonetti, riducendo al tempo stesso l’entità delle pensioni d’oro di chi vive come un sultano sulle spalle dell’INPS sputando in faccia alla povertà, mentre in precedenza si prendevano in giro i pensionati con la social card e si intendeva fare lavorare gli anziani fino a 70 anni mentre i giovani restavano disooccupati.
Per la prima volta viene nominata una commissione indipendente, incaricata di portare a termine una seria analisi costi/ benefici sulle grandi infrastrutture che dovrebbero essere costruite nel corso dei prossimi anni, mentre in precedenza l’analisi costi/benefici (spesso ridicola) la facevano coloro che avrebbero guadagnato miliardi costruendo l’opera stessa.
Per la prima volta viene attaccato il precariato che tutti gli esecutivi precedenti avevano coccolato amorevolmente dalla creazione della legge Biagi in poi.
Per la prima volta si parla di riduzione della tassazione, mentre in precedenza le tasse aumentavano e basta, perché l’Europa ci aveva chiesto di fare così.
Per la prima volta viene affrontato seriamente il problema delle cartelle di Equitalia che ogni anno manda “sotto i ponti” decine di migliaia di famiglie italiane, mentre in precedenza qualsiasi poveraccio era un evasore e basta, meritevole di essere buttato in mezzo ad una strada e magari esposto pure al pubblico ludibrio.
Per la prima volta l’Italia fa sentire la propria voce in Europa, mentre in precedenza mai aveva esperito verbo che prescindesse da un laconico signorsì sissignore.
E l’elenco se avessimo (io e voi) tempo potrebbe continuare a lungo, perché le “prime volte” sono davvero tante e riguardano i campi più disparati.
Sicuramente il modo in cui il governo Conte sta affrontando i problemi in questione è perfettibile, sicuramente senza una moneta sovrana gli investimenti non potranno essere quelli necessari. Sicuramente restando al giogo della UE gli spazi di manovra sono oltremisura risicati, sicuramente si potrebbe fare meglio e si potrebbe fare di più, però è un dato di fatto incontestabile che fino alla nascita del governo Conte per risolvere i problemi degli italiani nessuno abbia mai fatto nulla.
Proprio per questo non posso che restare allibito di fronte alla pletora di questuanti antitaliani che facendo il coro ai media mainstream ed ai grandi poteri nazionali e sovranazionali sputano quotidianamente veleno contro l’esecutivo adducendo le ragioni più svariate, ma con un punto sempre in comune, detestare profondamente questo Paese e fare il tifo per chi lo vorrebbe ridotto come la Grecia.
C’è chi arriva da sinistra e chi arriva da destra, chi considera lo stop alla tratta di eseri umani razzismo, chi ritiene il reddito di cittadinanza un regalo agli accattoni, chi “senza la sovranità monetaria non si può fare nulla”, chi al di sopra della vita umana mette i mercati e lo spread, chi “bisogna investire in infrastrutture e non in salari e pensioni”, chi ritiene la legittima difesa un atto fascista, chi ritiene i poveracci schiacciati da Equitalia pericolosi evasori, chi vuole i negozi aperti anche la notte perché tanto ci lavorano gli altri, chi contesta e basta perché gli stanno sul culo Di Maio o Salvini o entrambi, chi ripete a pappagallo le fesserie esperite da Repubblica o dal Giornale, chi è antitaliano e basta, perché si sente cittadino di un mondo senza frontiere dove si può fare (se si hanno i soldi e lui li ha) il cazzo che si vuole, fregandosene di tutti gli altri che sono razzisti, fascisti e non hanno capito nulla.

LE CULOT DU MINISTRE FRANCAIS LE DRIAN QUI OUBLIE LA VERSION FRANCAISE DU ‘SCENARIO DU DIABLE’ AVEC LES DJIHADISTES

 

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE/

Flash Vidéo Géopolitique/ Geopolitical Flash Video/

2018 10 02/

vignetteledriandjihad

Le Flash Vidéo du jour …

Le géopoliticien Luc MICHEL dans la « Séquence Correspondants Internationaux » du DEBAT PANAFRICAIN du 16 septembre 2018 sur AFRIQUE MEDIA

Le ministre Le Drian (le M. Europe et Afrique de Macron, qui a été aussi le « Foccart » de la Françafrique version Hollande) a le culot de se plaindre de « la menace des djihadistes chassés de Syrie par l’Armée syrienne et qui reviendraient par milliers en Europe » …

Sources :

* Voir sur PCN-TV/ LUC MICHEL:

LA VERSION FRANCAISE DU ‘SCENARIO DU DIABLE’ AVEC LES DJIHADISTES (SUR AFRIQUE MEDIA)

Sur https://vimeo.com/292468205

Le géopoliticien Luc MICHEL rappelle le trouble-jeu de Paris avec les djihadistes, que la France, avec ses alliés de l’OTAN, a largement contribué à amener en Syrie, la version française du « scénario du diable ». Mais aussi le soutien français à des groupuscules armés terroristes anti-iraniens …

#  LIRE AUSSI POUR COMPRENDRE :

* Voir l’interview de Luc MICHEL pour SITA :

INTERVIEW DE LUC MICHEL PAR LE SITE ARABE ‘SITA INSTITUTE’ :

DJIHADISMES – TERRORISME – IMMIGRATION. QUAND L’AGENDA PROCHE-ORIENTAL S’IMPOSE EN EUROPE … La grande interview du géopoliticien Luc MICHEL par Jan Vanzeebroeck et Samar Radwan (Beyrouth), pour le site arabe libanais ‘SITA INSTITUTE’

sur http://www.eode.org/eode-think-tank-interview-de-luc-michel-par-le-site-arabe-sita-institute-djihadismes-terrorisme-immigration-quand-lagenda-proche-oriental-s/

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE

 (Flash Vidéo Géopolitique/

Complément aux analyses quotidiennes de Luc Michel)

* Avec le Géopoliticien de l’Axe Eurasie-Afrique :

Géopolitique – Géoéconomie – Géoidéologie – Géohistoire – Géopolitismes – Néoeurasisme – Néopanafricanisme (Vu de Moscou et Malabo) :

PAGE SPECIALE Luc MICHEL’s Geopolitical Daily https://www.facebook.com/LucMICHELgeopoliticalDaily/

________________

* Luc MICHEL (Люк МИШЕЛЬ) :

WEBSITE http://www.lucmichel.net/

PAGE OFFICIELLE III – GEOPOLITIQUE

https://www.facebook.com/Pcn.luc.Michel.3.Geopolitique/

TWITTER https://twitter.com/LucMichelPCN

* EODE :

EODE-TV https://vimeo.com/eodetv

WEBSITE http://www.eode.org/

BOGSIDE STORY A FIRENZE

http://fulviogrimaldi.blogspot.com/

MONDOCANE

DOMENICA 30 SETTEMBRE 2018

Mia foto di Jack Duddy, 16 anni, ucciso dai parà britannici il 30 gennaio 1972, “Domenica di Sangue”. Un racconto dettagliato di “Bloody Sunday” è nel mio libro “UN SESSANTOTTO LUNGO UNA VITA”, seconda edizione, editore Zambon.

 Mia foto di Padre Edward Daly e soccorritori mentre cercano di sottrarre alle pallottole dei parà britannici il corpo senza vita di Jack Duddy


Il filmato mostra il mio incontro con Martin McGuinness, già comandante dell’IRA e poi vice primo ministro dell’Irlanda del Nord, morto pochi giorni dopo la commemorazione del 45° anniversario di Bloody Sunday. Martin, un grande e valoroso amico, salvò la mia pelle e il mio materiale audiovisivo la notte dopo la strage, sottraendomi alla caccia dei militari britannici e contrabbandandomi nella Repubblica, a Dublino.

https://www.comingsoon.it/film/bogside-story/54853/video/  Trailer del film “Bogside Story”

Dall’8 al 25 ottobre il docufilm “Bogside Story” verra proiettato a Firenze nello storico cinema “LA COMPAGNIA”, in Via Cavour 50, a due passi dal Duomo. Orari e date in calce a questo comunicato.

 Bogside story” verrà introdotto e commentato dal sottoscritto Fulvio Grimaldi che nel film rappresenta una specie di filo rosso tra gli eventi del 30 gennaio 1972, “Bloody Sunday”, e la Derry e l’Irlanda del Nord non pacificata di oggi, anche alla mano degli splendidi murales con cui un trio di artisti di Derry , a volte riproducendo  le fotografie di Grimaldi  del massacro di civili manifestanti, compiuti dai parà di Sua Maestà, hanno fatto di Derry un’impressionante e affascinante galleria d’arte e di storia della lotta contro  l’occupazione britannica e la repressione unionista. Una vicenda rivissuta al presente e splendidamente raccontata dagli autori del film, Forte e Laino. Un documento particolarmente prezioso e di grande drammaticità è la registrazione audio che ho potuto fare della quasi intera sparatoria, un elemento di prova decisivo della esclusiva responsabilità britannica della strage.

 La”Domenica di Sangue”, che ha visto trucidare 14 cittadini inermi che manifestavano pacificamente per elementari diritti civili – casa, lavoro, sanità, ambiente, scuola, libertà d’espressione – da sempre negati alla popolazione autoctona repubblicana, è stata una vera svolta nella mia vita di giornalista e di essere umano grazie alla rappresentazione emblematica della ferocia  del potere, del cinismo, della capacità di uccidere innocenti e di avvolgere tutto questo nella nebbia della menzogna. Ne trassi l’occasione, essendo l’unico giornalista, insieme a un fotografo francese, riuscito a superare le barriere militari con cui il governo di Londra aveva tentato di bloccare ogni sguardo e ogni udito sulla strage programmata, per uno scoop internazionale che annichilì le versioni ufficiali dell’accaduto e ristabilì la verità, poi confermata da una serie di inchieste giudiziarie a cui le testimonianze mie e dei cittadini di Derry costrinsero il governo. Ritorno oggi in una Derry che non dimentica.

 Il resto sul film ve lo dice la scheda qui sotto.

 Il link in testa porta a un trailer del film.

Bogside Story

Titolo originale: Bogside Story

Bogside Story è un film di genere documentario del 2017, diretto da Rocco Forte, Pietro Laino, con Fulvio Grimaldi e Tom Kelly. Uscita al cinema il 20 settembre 2018. Durata 75 minuti. Distribuito da Distribuzione Indipendente.

DATA USCITA: 20 settembre 2018

TRAMA BOGSIDE STORY:

Bogside Strory, il documentario diretto da Rocco Forte e Pietro Laino, narra la storia dell’autorevole giornalista Fulvio Grimaldi, unico foto-reporter italiano a documentare la pacifica Marcia per i diritti civili del 30 Gennaio 1972 a Derry, culminata con il massacro tristemente noto con il nome di Bloody Sunday.

Fulvio Grimaldi torna in Irlanda del Nord, 45 anni dopo, per testimoniare alla terza inchiesta sul Bloody Sunday.
A Derry scopre che sulle mura esterne delle case del Bogside, il più importante quartiere cattolico della città, sono dipinti dei murales che raccontano gli eventi più significativi della recente storia nordirlandese. Affascinato dalla potenza comunicativa dei murales, uno dei quali ispirato alla sua fotografia divenuta icona della “Domenica di Sangue”, Fulvio entra in contatto con The Bogside Artists, gli autori dei murales, e con le persone che furono coinvolte negli eventi dipinti.

Prende vita così un viaggio tra passato e presente intriso di arte, storia e profonde emozioni. Gli incontri, i ricordi e le testimonianze determinano una drammatica immersione nella realtà di quel luogo e ne raccontano la sua storia: Bogside Story.

SPETTACOLI | VAI AL PROGRAMMA

LUNEDI’ 8 OTTOBRE, ORE 17.00
MERCOLEDI’ 10 OTTOBRE, ORE 15.00
MARTEDI’ 16 OTTOBRE, ORE 19.00
SABATO 20 OTTOBRE, ORE 19.00
DOMENICA 21 OTTOBRE, ORE 17.00
LUNEDI’ 22 OTTOBRE, ORE 21.00
MARTEDI’ 23 OTTOBRE, ORE 15.00
GIOVEDI’ 25 OTTOBRE, ORE 17.00

Pubblicato da Fulvio Grimaldi alle ore 18:58

GRECIA – IL POPOLO E’ IN RIVOLTA,LA POLIZIA NON OBBEDIRA’ PIU’ AGLI ORDINI DEL GOVERNO…

http://laveritadininconaco.altervista.org/grecia-il-popolo-e-in-rivoltala-polizia-non-obbedira-piu-agli-ordini-del-governo/

La Grecia risulta paralizzata dalla proclamazione di uno sciopero generale contro le riforme imposte al Governo Tsipras dalla Commissione Europea e dalla Troika di Bruxelles.

Dopo il tradimento degli impegni presi da Tsipras, la Commissione Europea, il FMI ed i conglomerati finanziari sovranazionali, con la collaborazionbe della “Frau” Merkel, si accingono ad asfissiare la popolazione greca con un insieme di provvedimenti che prevedono: taglio delle pensioni , aumento dei contributi e delle imposte, privatizazzione dei servizi pubblici, aumenti delle tariffe, svendita del patrimonio dello Stato, incluse alcune delle migliori isole dell’Egeo che diventeranno proprietà privata di grandi società immobiliari tedesche.

Come risultato delle proteste, si sono fermati del tutto i trasporti urbani ed extra urbani, protesta dei dipendenti pubblici, in sciopero anche artigiani, commercianti, professionisti, medici, infermieri, farmacisti, notai ed avvocati. Una paralisi completa del paese e, nonostante gli appelli al dialogo lanciati dalle autorità del governo, nessuno si fida più delle promesse ed il governo Tsipiras appare del tutto screditato ed accusato di essersi “venduto” ai potentati finanziari.

Circola molta rabbia contro il governo della sinistra mondialista, considerata complice della Troika di Bruxelles, si nota un forte astio contro le autorità della Unione Europea che hanno decretato i provvedimenti punitivi emessi nei confronti del paese che avranno l’effetto di una ulteriore caduta del reddito che era già crollato in questi ultimi anni. La polizia teme per l’ordine pubblico e per la possibilità che agitatori si infiltrino all’interno delle proteste.

Per effetto delle agitazioni, è’ stato chiuso nuovamente oggi il valico di frontiera di Medzitilja, tra Macedonia e Grecia. Questo valico era stato chiuso, come già accaduto nei giorni scorsi, a causa delle proteste degli agricoltori greci che hanno provveduto a bloccare strade, autostrade, valichi e ponti.

Aria di rivolta anche tra le forze di polizia. Uno dei principali sindacati della polizia ellenica, la Poasy, con una lettera resa di pubblico dominio ha proclamato che “…..non obbedirà agli ordini del Governo ma, al contrario, che si riserva di far scattare subito il mandato d’arresto immediato per componenti della Commissione Europea e della BCE che si troveranno sul suolo greco per il reato di ricatto, istigazione multipla a reato contro lo statuto nazionale e, alla sua abrogazione legislativa, violazione ed offesa della sovranita’ popolare mirata al bene comune del popolo greco, ecc..ecc…” In pratica spira un vento di insurrezione anche tra le forze dell’ordine.

Intanto i sindacati degli agricoltori greci hanno deciso di estendere la loro protesta fino ad Atene, per manifestare contro i piani del governo in materia fiscale e pensionistica. Il piano degli agricoltori è quello di arrivare ad Atene il venerdì prossimo con i loro trattori e scaricare qualche quintale di letame davanti alla sede del Governo. Attive anche le delegazioni di categoria che al momento hanno creato circa 70 blocchi lungo le strade e autostrade greche ed hanno rifiutato l’invito al dialogo lanciato dal ministro dell’Agricoltura di Atene Vangelis Apostolou. Ieri e’ stato chiuso anche il valico di frontiera Ilinden-Exochi, tra Bulgaria e Grecia.

Frattanto nelle isole dell’Egeo si stanno verificando forti disordini e proteste mentre arrivano ondate di extracomunitari sospinti dalla Turchia che vuole fare pressioni per ottenere i miliardi di aiuti dalla UE (quelli che vengono invece negati alla Grecia). La situazione sta rapidamente collassando con i centri di raccolta al completo, le gente accampata all’aperto senza servizi e senza generi di sostentamento, i cittadini locali in gravi difficoltà che vengono rifiutati dagli stessi centri e dagli ospedali intasati per l’arrivo della massa dei profughi.

A tutto questo si aggiungono i piani della NATO per militarizzare le isole per causa dell’emergenza profughi e per le tensioni che si registrano ai confini della Turchia. La stessa Turchia che sospinge l’esodo dei profughi verso le isole della Grecia per fare pressioni sulla UE ed invia i suoi aerei militari nello spazio aereo della Grecia, suscitando le proteste delle autorità militari greche.

In definitiva la Grecia sta subendo pesantemente tutti i contraccolpi di una crisi economica e del fallimento delle politiche dell’ Unione Europea,con il Governo che non ha avuto il coraggio di fare le uniche scelte nette che avrebbero potuto portare il paese fuori dalle secche: uscire dal sistema euro che si è rivelato un cappio al collo del paese ellenico ed accettare le proposte di partnership economica da parte di Russia e Cina che si erano fatte avanti con proposte precise.

Tutte le voci popolari ad Atene dicono che Tsipras, sottoposto a forti pressioni, si è venduto agli americani, prima ancora che alla Troika di Bruxelles e Francoforte.

Per una volta si può citare a proposito il vecchio motto latino: “vox populi vox Dei”.

Fonti: TVXS.gr Tanea.gr

Tratto da Controinformazione

Torino-Lione: il tunnel attuale è quasi saturo, secondo la rete ferroviaria della Francia

28 sett 18 Le dauphiné :

L’ammissione rischia di fare rumore, perché l’argomento principale degli oppositori della nuova linea ferroviaria Lione-Torino è che si tratta di un “grande progetto inutile e imposto“: la linea attuale sarebbe in grado di ospitare i 120 treni al giorno necessari ad un conseguente spostamento modale dalla strada alla ferrovia.

Tuttavia, i rappresentanti eletti della regione Rodano-Alpi ricevettero questo venerdì una lettera di Jacques Gounon, presidente della Transalpina, citando una nota di Réseau Ferré de France: “il tunnel del Mont-Cenis non può raggiungere gli standard di gallerie, imposte dalle nuove regole sulla sicurezza. […] Integrando il vincolo di non attraversamento del treno, la capacità della galleria è di 62 treni al giorno in totale (merci, passeggeri e traffico tecnico).

Il fatto che due treni di diversa natura (merci e passeggeri) non possano viaggiare allo stesso tempo riduce questo totale di otto.

Il Dauphine rilasciato potrebbe verificare queste informazioni.

La capacità dell’attuale tunnel, che collega Modane a Bardonecchia, a oltre 1.000 metri sul livello del mare, è quindi di 54 treni.

Prende in considerazione alcuni divieti di attraversamento e inseguimento in galleria.

Le norme di sicurezza che si irrigidivano di anno in anno potevano spostarsi a 42 treni al giorno se veniva presa una misura di assoluto divieto di attraversamento e inseguimento (un solo treno alla volta all’interno della galleria).

Questa è l’applicazione delle regole italiane, più difficile del francese.

Infatti, anche se il confine passa nel mezzo del tunnel, la linea è di competenza della Rete ferroviaria italiana di Modane.

Ma anche se non è ovvio, il tunnel del Mont Cenis, commissionato nel 1871, è già utilizzato molto.

Durante la giornata più impegnativa del primo semestre, il 17 gennaio 2018, 45 treni sono passati, di cui 39 merci e 6 passeggeri, corrispondenti ai tre viaggi giornalieri del TGV Parigi-Milano.

Va anche notato che nel fine settimana 10 ulteriori treni passeggeri circolano nel tunnel dovuti all’estensione della linea regionale Torino-Bardonecchia a Modane.

Funzionari eletti su entrambi i lati del confine chiedono l’estensione di questo servizio ai giorni feriali, per facilitare il commercio transfrontaliero ed evitare il costoso passaggio attraverso il tunnel stradale del Frejus.

Se aggiungiamo a questo le 8-10 navette dell’autostrada ferroviaria Aiton-Orbassano che utilizzano anche il tunnel del Mont-Cenis, ci sono pochissimi margini di miglioramento su questa rotta: 16 convogli nel peggiore dei casi, 28 al meglio, incluso l’inevitabile traffico tecnico non commerciale, e per non parlare dei periodi di indisponibilità della linea per la manutenzione. Inoltre, visti i limiti di pendenza per salire da Saint-Jean-de-Maurienne a Modane da un lato, Bussoleno a Bardonecchia dall’altro, non si tratta di treni pesanti che utilizzano questo percorso.

D’altra parte, la circolazione delle merci è a lunga distanza e i convogli di merci passano dopo quelli dei viaggiatori.

Coloro che attraversano il confine franco-italiano devono anche superare un collo di bottiglia, quello dell’asse Chambéry-Montmélian.

Secondo le nostre informazioni, è quasi saturo nelle ore di punta.

La sua giornata più impegnativa nella prima metà è stata il 15 marzo, con 155 treni: 9 TGV, 109 TER e 37 convogli merci. Tutto il traffico di passeggeri alpini passa …

Per Jacques Gounon, la conclusione è semplice: “Lione-Torino è più che mai l’unica soluzione per il trasporto transalpino di merci.

È un’infrastruttura essenziale per combattere il riscaldamento globale e proteggere le persone dagli effetti dell’inquinamento. Ogni ulteriore ritardo aumenterà il debito ecologico per le generazioni future.

“Al di là delle posizioni reciproche sulla rilevanza dello sviluppo del trasporto merci, è certo che le cifre parlano: il tunnel del Mont Cenis fornisce solo una soluzione molto marginale alla crescita del trasporto merci tra Francia e Italia: il traffico di camion nelle gallerie stradali del Monte Bianco e del Fréjus è aumentato del 12% dal 2014 e del 7% in un anno.

Lyon-Turin : le tunnel actuel est pratiquement saturé, selon Réseau ferré de France

Le tunnel ferroviaire dit du Mont-Cenis, entre Modane et Bardonecchia, une infrastructure datant de 150 ans.

L’aveu risque de faire du bruit, car le principal argument des opposants  la nouvelle ligne ferroviaire Lyon-Turin est qu’elle est un « grand projet inutile et imposé » : la ligne actuelle serait capable d’accueillir les 120 trains par jour nécessaires à un report modal conséquent de la route vers le rail.

Or, les grands élus de Rhône-Alpes ont été ce vendredi destinataires d’un courrier de Jacques Gounon, président de la Transalpine, qui cite une note de Réseau ferré de France : « le tunnel du Mont-Cenis ne peut atteindre les standards des tunnels actuels, imposés par les nouvelles règles en matière de sécurité. […] En intégrant la contrainte de non croisement des trains, la capacité du tunnel est de 62 trains par jour au total (frets, voyageurs et circulations techniques). Le fait que deux trains de nature différente (fret et voyageur) ne puissent pas circuler en même temps réduit de 8 circulations ce total ».

Le Dauphiné libéré a pu vérifier ces informations. La capacité du tunnel actuel, qui relie Modane à Bardonecchia, à plus de 1.000 mètres d’altitude, est donc de 54 trains. Elle prend en compte certaines interdictions de croisement et de poursuite en galerie. Les règles de sécurité durcissant d’année en année, elle pourrait passer à 42 trains par jour si une mesure d’interdiction absolue de croisement et poursuite (un seul train à la fois à l’intérieur de la galerie) était prise. Il s’agit bien de l’application des règles italiennes, plus dures que les françaises. En effet, même si la frontière passe au milieu du tunnel, la ligne est de la compétence de Rete ferroviaria italiana dès Modane.

Or, même si ça n’est pas évident à vue d’œil, le tunnel du Mont-Cenis, mis en service en… 1871, est déjà beaucoup utilisé. Durant la journée la plus chargée du premier semestre, le 17 janvier 2018, 45 trains l’ont emprunté, dont 39 de fret et 6 de voyageurs, correspondant aux trois allers-retours quotidiens des TGV Paris-Milan. Il faut aussi noter que le week-end, 10 circulations supplémentaires de voyageurs mobilisent des « sillons » dans le tunnel : il s’agit de la prolongation de la ligne régionale Turin-Bardonecchia jusqu’à Modane. Les élus de part et d’autre de a frontière réclament à cor et à cri l’extension de ce service aux jours de semaine, pour faciliter les échanges transfrontaliers et éviter le passage onéreux par le tunnel routier du Fréjus.

Si l’on ajoute à cela les 8 à 10 navettes d’autoroute ferroviaire Aiton-Orbassano qui empruntent aussi le tunnel du Mont-Cenis, il reste très peu de marge de progression sur cet itinéraire : 16 convois dans le cas le plus défavorable, 28 au mieux, comprenant les inévitables circulations techniques non commerciales, et sans compter les périodes d’indisponibilité de la ligne pour maintenance. En outre, compte tenu des contraintes de pente pour grimper de Saint-Jean-de-Maurienne à Modane d’un côté, de Bussoleno à Bardonecchia de l’autre, ce ne sont pas des trains lourds qui utilisent cet itinéraire.

Par ailleurs, la circulation des marchandises s’entend sur longue distance, et les convois de fret passent après ceux de voyageurs. Ceux qui franchissent la frontière franco-italienne doivent aussi passer un goulet d’étranglement, celui de l’axe Chambéry-Montmélian. Selon nos informations, il est quasiment saturé aux heures de pointe. Sa journée la plus chargée du premier semestre fut le 15 mars, avec 155 trains : 9 TGV, 109 TER, et 37 convois de fret seulement. Tout le trafic voyageurs du sillon alpin passe par là…

Pour Jacques Gounon, la conclusion est simple : « le Lyon-Turin s’impose plus que jamais comme la seule et unique solution pour le transport transalpin de marchandises. C’est une infrastructure essentielle pour lutter contre le réchauffement climatique et protéger les populations des effets de la pollution. Tout nouveau retard alourdira la dette écologique pour les générations futures. » Au-delà des positions des uns et des autres sur la pertinence du développement du transport des marchandises, il est certain que les chiffres ont parlé : le tunnel du Mont-Cenis n’apporte qu’une solution très marginale à la croissance du fret entre France et Italie : le trafic des poids lourds dans les tunnels routiers du Mont-Blanc et du Fréjus a crû de 12% depuis 2014, et de 7% en un an.

Par Frédéric THIERS | Publié le 28/09/2018 à 13:35

https://www.ledauphine.com/savoie/2018/09/28/lyon-turin-le-tunnel-actuel-est-pratiquement-sature-selon-reseau-ferre-de-france

Terzo Valico e Alta velocità: sulle grandi opere si gioca il futuro della maggioranza

29 sett 18 FQ 

Polemico – Il sottosegretario Rixi attacca: nel decreto non ci sono i soldi per il sesto lotto

Andrea Giambartolomei e Ferruccio Sansa

https://www.ilfattoquotidiano.it/premium/articoli/terzo-valico-e-alta-velocita-sulle-grandi-opere-si-gioca-il-futuro-della-maggioranza/

“Se saranno licenziate duecento persone impegnate nei cantieri del Terzo Valico, chiederò alle imprese di fare causa a Rfi. Su questa opera io sono pronto a dimettermi e a chiedere ai nostri parlamentari di votare contro ogni decisione che blocchi l’opera. Qui si gioca la sopravvivenza del Governo, è chiaro?”.

Le parole del vice-ministro alle Infrastrutture, il leghista genovese Edoardo Rixi, fanno capire la temperatura raggiunta dallo scontro LegaM5S sulle grandi opere.

Il bubbone potrebbe esplodere presto, quando arriverà la valutazione costi- benefici del Tav tra Francia e Italia e del Terzo Valico, cioè il tunnel ferroviario tra Genova e Pianura Padana. Comunque vada uno dei due alleati sarà sconfitto. La miscela rischia di essere particolarmente esplosiva proprio in Liguria dove la questione Terzo Valico si intreccia con altre: il ponte di Genova e la città in ginocchio. Miliardi, la spesa per i 53 km del Terzo Valico Milioni, le penali per fermare l’opera Il percorso che è già stato realizzato su sono stati già finanziati

Ma non solo: la Liguria è guidata dalla giunta di Giovanni Toti, vicino a Rixi (che è stato suo assessore) e amico di Matteo Salvini. Tutti e tre sul Terzo Valico ci hanno messo la faccia. Mentre il M5S, qui all’opposizione, si era schierato con i comitati che oggi l’accusano di tradimento.

Il nuovo percorso è lungo 53 chilometri per una spesa di 6,2 miliardi.

Finora è stato realizzato il 26% dell’opera e 4 lotti su 6 sono finanziati.

Un’opera dalla storia molto travagliata: se ne parla dai primi anni ’90 quando già il tunnel pilota fu oggetto di un’inchiesta della magistratura (finì con la prescrizione).

Poi un rosario di scandali, dalle infiltrazioni della ‘ndrangheta nei subappalti, alla corruzione, passando per l’amianto. Chi è contrario all’opera ricorda che nello studio del 2002 era previsto che nel 2010 le due linee esistenti avrebbero raggiunto i 165 treni al giorno saturandosi: ma nel 2010 però i convogli erano solo 62.

I sostenitori del Terzo Valico rispondono che il porto movimenta ogni anno oltre 2 milioni di container e dà lavoro nell’indotto a 54mila persone. Il nuovo valico, è la tesi, avendo minore pendenza renderebbe possibili convogli più lunghi e meno costosi.

Intanto le imprese interessate fanno sapere ufficiosamente: “Se fermassimo l’opera adesso si perderebbe un miliardo già speso più circa 300 milioni di penali”.

Ma adesso ci sono i nodi del quinto e sesto lotto.

“Il quinto è già stato finanziato. I soldi sono in pancia a Rfi da giugno. Il ministro Danilo Toninelli mi ha rassicurato. Ma ora Cociv – il consorzio che realizza l’opera – dice che non ha ricevuto i pagamenti e minaccia di mandare a casa duecento persone (i pagamenti sono stati assicurati fino a dicembre). Qui qualcuno non ha detto la verità”, sostiene Rixi. E c’è poi il sesto lotto, da finanziare, sparito dal decreto Genova.

Il cronista ieri ha cercato i rappresentanti liguri del M5S per conoscere la loro posizione: “Non ci esprimiamo in questo momento – è stata la risposta – la situazione è prematura”.

Cautela. Come quella degli eletti pentastellati torinesi quando si parla dell’esito dell’analisi costi-benefici sulla Torino-Lione, la linea di trasporto merci per la quale è prevista la realizzazione di un tunnel di 56 chilometri per un costo di 8,6 miliardi.

Giovedì la Telt ha deciso che, nel clima di incertezza politica, è meglio fermare le gare d’appalto che dovevano partire in estate. Intanto si aspetta novembre, quando dovrebbe essere concluso lo studio degli esperti Marco Ponti e Francesco Ramella.

Ma cosa succederà se i benefici superassero i costi? “È un’ipotesi che non considero perché troppo surreale – spiega Francesca Frediani, consigliera regionale M5s e valsusina –. Ma se risultasse, per assurdo, che il Tav presenta più benefici che costi, credo che il governo terrà fede agli impegni”.

Più cauto Luca Carabetta: “Non ragioniamo sui se e sui ma”.

Dall’altra parte del fronte, i leghisti restano della loro idea: la Torino-Lione è necessaria: “Lasciare dopo tutti questi anni e questi soldi spesi distruggerebbe la nostra credibilità – afferma la capogruppo regionale Gianna Gancia –. Noi la prenderemmo malissimo, ma non credo ci saranno strappi al governo”. Più netto Riccardo Molinari, segretario piemontese della Lega e capogruppo alla Camera: “Difficilmente uno studio può dire che non sia utile. Accettiamo la nuova analisi perché è nel contratto di governo. Poi vedremo”.

E se l’analisi negasse i benefici: “Siamo disponibili a un cambio del percorso e a una rimodulazione, ma l’opera va fatta”. Allora ci saranno rotture con il M5s: “Io vedo che su tanti temi la mediazione si trova”.

La Repubblica ci informa che Brinkhorst avrebbe scritto a Toninelli

E’ una iniziativa inammissibile ! Brinkhorst è il signor nessuno, non ha poteri di cambiare i Regolamenti europei !

 Ma è anche il segnale delle difficoltà che hanno i proponenti a sostenere la continuazione di questo progetto, ma in genere di tutti i progetti TEN-T.

La lettera di Brinkhorst introduce una proposta “trappola”, rinviando in ogni caso le modifiche del Regolamento CEF al prossimo Bilancio Pluriennale della UE, che forse introdurrà dei possibili nuovi finanziamenti TEN-T per il periodo 2021-2017.:

  • il 40% del contributo UE non può essere aumentato al 50% senza una variazione del Regolamento CEF https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:32013R1316&from=IT  Articolo 10  Tasso di finanziamento  b) per le sovvenzioni destinate a lavori:  i) per le ferrovie e per le reti stradali nel caso di Stati membri che non hanno una rete ferroviaria stabilita sul proprio territorio o nel caso di uno Stato membro o parte dello stesso con rete isolata privo di modalità di trasporto merci per ferrovia su lunghe distanze: il 20 % dei costi ammissibili; il tasso di finanziamento può salire al 30 % per le azioni riguardanti l’eliminazione di strozzature e al 40 % per le azioni riguardanti tratte transfrontaliere e le azioni intese ad accrescere l’interoperabilità ferroviaria;
  • gli importi segnalati dal giornalista sono inoltre errati: la quota italiana è di € 3500  milioni e non di € 3000 (se la UE pagherà il 40%), e la percentuale il 57,9% e non il 57.

Per quanto riguarda l’iniqua ripartizioni dei costi, questa è un affare tra l’Italia e la Francia, non della UE, che in ogni caso dovremmo denunciare con forza. Non dobbiamo temere che la nostra denuncia possa essere la nostra debolezza.

Cfr. qui i conti: Delibera CIPE Torino-Lione: Costi aggiornati al 2017 – L’Italia pagherebbe il tunnel 286,9 milioni di Euro al km – Asimmetria dei costi tra Italia e Francia – Mappa Progetto

In questa tabella aggiornata si vede che l’Italia è divenuto con gli aggiornamenti dell’inflazione il massimo contributore:

tabella costi tav

https://www.repubblica.it/cronaca/2018/09/29/news/tav_l_offerta_della_ue_mezzo_miliardo_di_sconto_all_italia_-207658755/

TORINO – Uno sconto di 860 milioni, una minore spesa per l’Italia di 490. Mezzo miliardo in meno sui tre di competenza italiana previsti fino ad oggi .

È l’offerta che Bruxelles rivolge al ministro Toninelli per trovare un nuovo accordo sulla Torino-Lione. Un risparmio consistente indicato nella lettera che il responsabile del corridoio europeo est-ovest, Jan Brinkhorst, ha inviato nei giorni scorsi al ministro dei trasporti italiano.

Brinkhorst ha spiegato a Toninelli i vantaggi per l’Europa di un’opera che trasferisce il trasporto delle merci dai tir ai treni.

Poi il passaggio chiave: “Per facilitare l’esecuzione di progetti prioritari transfrontalieri, nell’ambito del prossimo bilancio a lungo termine dell’Ue, la Commissione propone di aumentare il tasso di cofinanziamento massimo fino al 50 per cento per i progetti transfrontalieri come il progetto Lione-Torino”.

Fino ad oggi Bruxelles aveva annunciato che sulla parte internazionale della Torino-Lione, la galleria di base di 57 chilometri tra Susa e Saint Jean de Maurienne, avrebbe messo il 40 per cento della spesa.

Se l’intervento europeo, come dice Brinkhorst, arriverà al 50 per cento, Italia e Francia risparmieranno insieme il 10 per cento di 8,6 miliardi, cioè 860 milioni.

In base agli accordi, l’Italia deve contribuire per il 57 per cento alla quota di competenza dei due stati.

Questo perché sul lato francese la tratta tra la galleria internazionale e Lione è più lunga e costosa di quella tra Susa e Torino.

Così con lo sconto il governo italiano spenderà 490 milioni in meno riducendo da 3 a 2,5 miliardi l’impegno complessivo.