“AD AGOSTO I FRANCESI VENIVANO TUTTI I GIORNI A SCARICARE I MIGRANTI A CLAVIÈRE”  

REPORTERS

Un migrante poco lontano dal centro di Claviere

Pubblicato il 20/10/2018
FEDERICO GENTA
CLAVIÈRE (TORINO)

«Li abbiamo visti qualche volta anche in primavera, ma ad agosto era un via vai continuo. Loro arrivavano anche tre volte al giorno. Si fermavano. Facevano scendere i migranti e ripartivano». Loro sono i doganieri francesi. E a raccontare queste cose è Marco, un ragazzo che abita alle porte di Torino, con una grande passione per la montagna e una casa di famiglia a Claviere. Non un posto qualunque, ma nel condominio da cui è stato realizzato il video diffuso ieri via Facebook dal ministro dell’Interno Matteo Salvini. 

Chiariamolo subito: non è stato Marco, che ha 26 anni e in questi giorni non si trova in Val di Susa, a realizzare quel filmato. Che ha visto pure lui sui social e conferma: «È stato certamente fatto dal nostro condominio. Non posso sbagliarmi, si vede il piazzale, il tunnel accanto, il cartello del confine francese». Lui non è per nulla stupido dalle immagini, perché a quelle scene è abituato. «Quest’estate succedeva di continuo. Fino a sembrare quasi una cosa normale». I migranti venivano consegnati alla polizia italiana? «Mai. Gli dicevano di andarsene, di tornare indietro e non riprovarci più. Controllavano soltanto che quei disperati non si rimettessero in marcia verso la Francia. Poi si allontanavano». 

Succedeva sempre così, come si vede nelle immagini? «All’inizio no. La macchina dei doganieri si spingeva più avanti: svoltava direttamente all’interno del nostro cortile condominiale. Le operazioni di scarico le facevano lì». 

Denunce? «No. In paese lo sanno tutti quello che succedeva. Ma una volta mia madre si è arrabbiata. Lei è un’insegnante di francese: non ha certo problemi a farsi capire. È andata da quei poliziotti e gli ha detto che non potevano fare così. Che erano in una proprietà privata, che erano in Italia». L’effetto, a quanto pare, è stato soltanto quello di spostare quelle operazioni accanto nella piazzola di fronte al palazzo. «Una volta, nel cortile, sono arrivati i carabinieri con le camionette. Per questo credevamo che quelle attività fossero in qualche modo concordate. Evidentemente non era così». 

Marco, però, racconta anche altro. Parla della disperazione di quei migranti, spesso stremati dopo aver tentato la traversata, troppo stanchi anche solo per percorrere un’altra manciata di chilometri». «I miei, insieme alle altre persone del paese, residenti e turisti, li hanno sempre aiutati come hanno potuto. Con qualcosa da mangiare, regalandogli dei vecchi vestiti. Dandogli anche dei soldi». Che servivano per tutto. Anche per pagare vitto e alloggio da Chez Jesus, il rifugio autogestito dagli anarchici, questi sì francesi e italiani, nella parrocchia sottochiesa di Claviere, sgomberato dalla polizia una settimana fa.  

«Una sera c’era un ragazzo africano che piangeva, diceva di avere 18 anni. Mia madre gli ha suggerito di rivolgersi almeno una notte al rifugio per dormire. Lui ha detto che non poteva: quelli volevano soldi, altrimenti non lo avrebbero fatto nemmeno entrare. Allora lei gli ha dato 50 euro». Possibile? «Certo. Anche altri migranti hanno confermato che i no border si facevano pagare per tutto: per il cibo, per dormire, e per le indicazioni sui sentieri meno pericolosi per arrivare in Francia».  

“AD AGOSTO I FRANCESI VENIVANO TUTTI I GIORNI A SCARICARE I MIGRANTI A CLAVIÈRE”  ultima modifica: 2018-10-21T14:18:13+02:00da davi-luciano
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