Il Canada esporta in Sicilia grano duro pieno di glifosato e micotossine, ma pretende uva da tavola siciliana supercontrollata!

Giulio Ambrosetti
 
I canadesi, che non si fanno alcun problema a rifilarci il grano duro zeppo di veleni, hanno preteso e ottenuto mille controlli sulla salubrità dell’uva Italia (che, detto per inciso, è una delle migliori uve da tavola del mondo!). Sono i paradossi di una Regione governata da politici dilettanti (non vogliamo pensare ad altre ipotesi…). E il bello è che l’assessore all’Agricoltura, Antonello Cracolici, si vanta pure di aver fatto controllare l’uva che verrà esportata. E sul grano duro mezzo avvelenato che arriva in Sicilia con le navi, assessore, nessun controllo?
 
 
Simpatici, i canadesi: a noi ci spediscono il grano duro pieno di glifosato (un erbicida che danneggia la nostra salute, come potete leggere qui) e di micotossine (altri veleni, come potete leggere qui) Però hanno preteso controlli severissimi prima di ricevere l’uva da tavola siciliana che, detto per inciso, è una delle migliori del mondo. Loro a noi ci possono rifilare il loro grano duro di pessima qualità pieno di sostanze nocive; noi, invece, prima di esportare i nostri prodotti agricoli, dobbiamo sottostare a regole severissime, perché i canadesi alla loro salute ci tengono!
Il bello sapete qual è? Che quel concentrato di irragionevolezza e di sfascio totale rappresentato dall’assessorato regionale all’Agricoltura della Sicilia che non fa nulla per bloccare il grano duro canadese pieno di glifosato e micotossine che arriva sulle nostre tavole si è invece attivato per fare in modo che la salute dei canadesi sia ultra tutelata!
 
Sia chiaro che, quando parliamo dello sfascio dell’assessorato regionale all’Agricoltura non ci riferiamo al personale, che in massima parte è preparato; ci riferiamo alla politica e ai dirigenti generali che, invece di fare gli interessi della Sicilia, seguono le direttive della politica (e se non fanno quello che dice l’assessore di turno vengono mandati a casa: questa è la verità sulla legge Bassanini che avrebbe dovuto ‘separare’ politica e burocrazia: legge che ha invece ‘consegnato’ l’alta burocrazia alla politica!
 
Detto questo, tornando all’uva da tavola siciliana che tornerà ad essere esportata in Canada, diciamo subito che la storia che vi stiamo raccontando dimostra, ancora una volta, che la Regione siciliana è amministrata da nessuno.
 
“Siamo nelle mani di una massa di incompetenti”, ha detto Cosimo Gioia a proposito della crisi del grano duro (come potete leggere qui): e i fatti, ancora una volta, gli danno ragione.
 
(Cosimo Gioia, per la cronaca, oltre ad essere un bravo imprenditore agricolo, è stato dirigente generale del dipartimento Agricoltura della regione ai tempi del Governo di Raffaele Lombardo: ed è stato messo alla porta perché ha provato a difendere il grano duro siciliano dalle schifezze cerealicole che arrivano dall’estero. Sacrificato dagli ‘ascari’).
 
La vicenda dell’uva da tavola siciliana è emblematica. Leggiamo assieme un comunicato stampa diramato qualche giorno fa dall’attuale assessore region ale all’Agricoltura, Antonello Cracolici:
 
“Dopo 5 anni di blocco riparte oggi da Mazzarrone l’esportazione di uva Italia in Canada con il primo carico da 20 tonnellate.”
 
Mazzarrone, importante centro agricolo del Catanese, è un’area nella quale si produce uva Italia di elevata qualità. L’altra area della Sicilia dove si produce uva Italia di prim’ordine è Canicattì e il suo circondario, in provincia di Agrigento (e anche alcune zone del Nisseno).
 
“Gli operatori del Servizio Fitosanitario (della Regione siciliana ndr) – prosegue il comunicato dell’assessore Cracolici – hanno applicato il protocollo dei controlli sul prodotto siciliano recentemente riconosciuto dalle autorità canadesi. Nel 2007, prima del blocco delle esportazioni, l’uva da tavola siciliana diretta in Canada superava le 700 tonnellate all’anno”.
 
Poi – a quanto si può dedurre – l’export siciliano di uva Italia verso il Canada è stato bloccato. Motivo: i canadesi hanno voluto fare chiarezza sulla salubrità dell’uva da tavola (in particolare, sull’uva Italia) prodotta in Sicilia.
 
“La merce – prosegue il comunicato – è stata sottoposta ad un esame integrato con le verifiche di qualità adottate dalle aziende produttrici, sotto la supervisione del Servizio Fitosanitario regionale che sta lavorando anche all’applicazione di un protocollo sanitario per avviare l’esportazione in Canada di albicocche, ciliegie, pesche, susine e kiwi. Le procedure di controllo sui prodotti concordate con i Paesi importatori sono già state applicate con successo anche per l’arancia rossa diretta in Giappone e in Cina. Il Servizio Fitosanitario regionale ha un ruolo strategico per favorire l’export dei prodotti siciliani nel mondo perché ha tra le sue funzioni anche quella di armonizzare le disposizioni sui controlli sanitari dei prodotti tra paesi importatori ed esportatori”.
 
Come potete notare, la Regione siciliana è dotata di un Servizio Fitosanitario che è perfettamente in grado di valutare se un prodotto agricolo – in questo caso l’uva Italia – può essere esportato perché privo di residui di pesticidi dannosi per la salute umana.
 
La cosa assurda è che questo Servizio Fitosanitario della Regione funziona per i prodotti agricoli siciliani che debbono essere esportati, ma non funziona per controllare i prodotti agricoli che arrivano in Sicilia dal Canada, dal Nord Africa, dal Sud Africa, dall’Asia, dalla Cina e via continuando.
 
Questo Servizio Fitosanitario della Regione non si occupa di controllare i prodotti agricoli che arrivano in Sicilia dal resto del mondo non per responsabilità di chi vi lavora (cioè del personale), ma perché la politica siciliana non ha interesse a tutelare la salute dei siciliani. E infatti nella nostra Isola arrivano le schifezze da mezzo mondo.
 
Il caso del grano duro che arriva dal Canada pieno di glifosato e di micotossine è eclatante, visto che queste sostanze dannosissime per la nostra salute (e responsabili, a lungo andare, di malattie gravi) finiscono sotto forma di pasta, pane, pizze, semola, farine, biscotti, dolci e via continuando sulle nostre tavole.
 
Ma c’è la frutta estiva che arriva dall’Africa (Dio solo sa che pesticidi usano le multinazionali che si sono impossessate dei terreni dell’Africa, usufruendo di un costo del lavoro irrisorio rispetto ai costi del lavoro in agricoltura del nostro Paese); c’è l’ortofrutta cinese e asiatica (non vi raccontiamo cosa combinano i cinesi con la passata di pomodoro, perché sennò smettereste di utilizzare passata di pomodoro acquistata nei supermercati per i prossimi trent’anni…).
 
Questi prodotti agricoli che arrivano in Sicilia non solo sono senza controlli, non solo mettono a repentaglio la nostra salute, ma ammazzano la nostra agricoltura: succede con il grano duro siciliano (quest’anno il prezzo di questo prodotto è precipitato a 14 centesimi al chilogrammo: tenete conto che, per riprendere le spese gli agricoltori siciliani e, in generale, del Sud Italia, dovrebbero vendere un chilogramnmo di grano duro 24 centesimi); succede con gli ortaggi; succede con la frutta.
 
Una vergogna avallata dall’Unione Europea dell’Euro e da un dannosissimo Parlamento Europeo dal quale, per protesta la Sicilia – se fosse una Regione seria – dovrebbe ritirare la delegazione parlamentare. Unione Europea dell’Euro e Parlamento Europeo stanno distruggendo l’agricoltura del Sud Italia e, in particolare, l’agricoltura siciliana.
 
Aiutati – per ciò che riguarda la Sicilia – dall’attuale Governo della Regione: in particolare, dall’assessorato all’Agricoltura che tutela la salute dei canadesi e non fa nulla per tutelare la salute dei Siciliani!
 
Ultima ‘chicca’. Dovete sapere, cari lettori di Time Sicilia, che i produttori di uva Italia di Canicattì e di Mazzarrone (e di altri piccoli centri della nostra Isola) sono tra i più bravi al mondo. Forse non esageriamo a definirli i più bravi del mondo. E sapete perché? Perché, da sempre, utilizzano in modo rigoroso e scientifico i pesticidi.
 
L’uva da tavola biologica, senza pesticidi, è un sogno. Ammesso che si possa produrre, costerebbe una barca di soldi. Per l’uva da tavola, piaccia o no, bisogna utilizzare i pesticidi. Ma bisogna saperli utilizzare. Facendo in modo che non rimangano residui dannosi per la salute umana. E in questo gli agricoltori di Canicattì, di Mazzarrone e centri vicini sono bravissimi. Non a caso l’uva Italia di questi centri della Sicilia si esporta in mezzo mondo.
 
Sapete qual è il paradosso? Che, a parte nei centri di produzione, trovare l’uva Italia di Canicattì e Mazzarrone in Sicilia è difficile. Se non ci credete, fatevi un giro per i supermercati. Troverete – questo è proprio il periodo dell’uva da tavola – altre uve. Ma difficilmente troverete quella di Canicattì e Mazzarrone.
 
E allora che uva da tavola mangiano, in tanti casi, i Siciliani? Qui arriva il bello.
 
L’uva da tavola coltivata nel Nord Africa (Egitto, Tunisia, Marocco) – guarda che caso! – matura nel periodo in cui matura quella siciliana.
 
Provate a leggere da dove arriva l’uva da tavola nei supermercati: nella stragrande maggioranza dei casi non c’è alcuna informazione. Perché le multinazionali sono contrarie alla ‘tracciabilità’ (l’indicazione di provenienza di un prodotto agricolo e informazioni sulle tecniche agronomiche e sulle metodologie seguite per conservare i prodotti).
 
Quindi troverete uva da tavola senza alcuna indicazione sulla provenienza. Arriva dal Nord Africa? Com’è stata coltivata? Che pesticidi hanno utilizzato? Come è stata conservata?
 
Buon appetito!
 

SFONDIAMOLI DI BUGIE– Elmetti Bianchi, Caesar, Politovskaja…

http://fulviogrimaldi.blogspot.it/2016/10/sfondiamoli-di-bugie-elmetti-bianchi.html

MONDOCANE

Dal sito sibiliria ricevo:

Al Maxxi in questi giorni è esposta una mostra che – come tutta l’Operazione Caesar,  sponsorizzata dal governo del Qatar – ha la stessa attendibilità delle “Armi di Distruzione di Massa” di Saddam o delle “Fosse comuni” di Gheddafi. Una mostra nella quale i visi fotografati (quando, al pari dei cartellini mortuari, non sono celati da rettangoli neri) sono in alcuni casi identificabili con quelli di soldati del governo di Damasco uccisi dai “ribelli”.

Come si sa, il Qatar è fra i principali sostenitori dei gruppi armati estremisti che impediscono veri negoziati fra il governo e l’opposizione non armata.

La documentazione completa delle falsità della mostra in questo Report:

https://drive.google.com/file/ d/0B_ WENlEYeAwqMWo2RTFVUW9HX2M/view

E aggiungo:

https://youtu.be/Hc_qNwNuLBo

A questo link troverete un video che illustra la natura e le imprese degli ultimamene tanto promossi “Elmetti Bianchi” attivi come presunti soccorritori imparziali ad Aleppo e a tutti gli effetti inseriti nelle formazioni terroristiche di Al Nusra, ora Fatah el Sham, e dei mercenari associati dai media glorificati come “moderati”. Il video, nella parte finale, mostra questi soggetti in piena combutta con i tagliagole jihadisti mentre gironzolano armati e partecipano alle imprese dei terroristi. Io ne ho illustrato la matrice, i fondatori, i dirigenti, tutti riconducibili ai servizi Usa e Nato, nel mio blog www.fulviogrimaldicontroblog.info, sotto il titolo “CURDI, RIBELLI MODERATI, ELMETTI BIANCHI…” . La campagna che ci sta investendo, nel momento in cui la consorteria che conduce il tentativo di distruzione dell’ennesimo stato nazionale sovrano, progressista, antimperialista e laico arabo subisce pesanti contraccolpi dall’esercito patriottico siriano e dai suoi alleati russi, iraniani e hezbollah, ha per protagonisti, oltre a questa ciurmaglia di finti samaritani, la mostra delle fotografie di “Caesar” al MAXXI di Roma. Già screditata da precedenti diffusioni per mano di Amnesty International, reduce dal clamoroso tonfo del rapporto sulle sparizioni e torture nelle carceri siriane, risultato del tutto privo di basi attendibili, la mostra delle foto di questo anonimo (ovviamente) presunto ex-poliziotto siriano illustrerebbero la pratica del governo di Damasco di torturare e uccidere migliaia di detenuti. Come le precedenti bufale di Amnesty e affini umanitaristi, anche questa manca totalmente di documentazione e perfino di credibilità logica. Quale è il governo che rischia il discredito e la ripugnanza, perfino della popolazione sul cui consenso è fondata la sua legittimità, fotografando e archiviando le prove delle sue scelleratezze?

Ma poi ce n’è anche per la Russia e Putin, responsabili di avere rotto le uova nel paniere sion-imperialista del Nuovo Medio Oriente da frantumare e soggiogare. Entrato in campo in difesa del diritto internazionale e contro una guerra d’aggressione, divenuto giocatore globale su un palcoscenico in cui doveva recitare l’unica superpotenza, diventa oggetto si una demonizzazione rispetto alla quale quelle di Milosevic o Gheddafi sono buffetti. In questi giorni di iperattività, probabilmente finalizzati allo scontro diretto, riappaiono,. sugli schermi e sui paginoni dei chansonnier Nato, Anna Politovskaja, la giornalista uccisa dieci anni fa a Mosca, e Boris Nemtsov, ucciso nel febbraio dell’anno scorso.

La prima, oltreché per un giornale atlantista russo, lavorava a tempo pieno per la stessa emittente cui collaborava Giulietto Chiesa negli anni ’90: Radio Liberty/Radio Free Europe, organo storico della Cia, finanziato da George Soros, in cui riversava le sue filippiche contro Putin, “distruttore della democrazia” e le eulogie a quei terroristi islamisti in Cecenia, che poi sarebbero stati impiegati in Siria e Iraq. Nemtsov capeggiava un micropartito d’opposizione, era sostenitore degli oligarchi messi in galera e aveva servito fedelmente Eltsin durante gli anni della svendita della Russia alle multinazionali. Il suo fastidio al governo era misurabile in deiezioni di mosche. Due cadaveri lanciati tra i piedi di Putin, come, sulla stessa falsariga, i 3000 delle Torri Gemelle tra quelli degli afghani e degli iracheni. I sicofanti della russofobia trascurano che gli assassini delle due figure care all’Occidente sono stati individuati, processati e condannati e anche che, alla faccia dell’antidemocraticità dello “zar”, è vivo e virulento in Russia un arcipelago di media di opposizione. Che loro, indifferenti alla contraddizione, sistematicamente citano.

E’ di evidenza solare il tentativo di utilizzare queste montature propagandistiche per compensare e oscurare lo sbigottimento del mondo di fronte: 1) alla vera e propria guerra di una polizia con licenza governativa di uccidere contro la popolazione afroamericana negli Usa; 2) il flusso di rivelazioni, pubblicate addirittura in un rapporto del Senato Usa, sulle sistematiche torture impiegate dalle forze dell’ordine e dai militari Usa; 3) il disfacimento delle forze del terrorismo mercenario in Siria di fronte all’offensiva lealista; 4) la progressiva riabilitazione, operata dai governi Nato e dai loro strumenti di disinformazione, delle organizzazioni mercenarie importate in Siria, prima al Nusra e ora addirittura Isis, al fine di poter spostare, ora anche pubblicamente, l’aggressione alla Siria dalla finzione anti-jihadista, direttamente alle forze armate siriane, alla popolazione  e agli alleati russi.

E’ probabile che siamo alla vigilia di una conflagrazione che metterà a rischio la sopravvivenza di una buona parte dell’umanità e che questo sia il lascito passato da Obama e dai riattizzati neocon talmudisti a Hillary Clinton, alla più sanguinaria e psicopatica rappresentante del moloch militar-finanziario impegnato nella realizzazione della dittatura mondiale.

Serbia, centinaia di clandestini in marcia verso l’Ungheria

video al link. Che coincidenza, proprio a due giorni dal risultato referendario magiaro…
Serbia, centinaia di clandestini in marcia verso l’Ungheria
martedì, 4, ottobre, 2016
Centinaia di sedicenti profughi, tutti uomini, sono partiti oggi dalla stazione principale degli autobus a Belgrado con l’intenzione di raggiungere a piedi il confine ungherese.

L’ARTE UNDERGROUND NEL TUNNEL DELLA TAV

Il progetto curato da Luca Beatrice, critico d’arte e presidente del Circolo dei Lettori di Torino, è il primo esperimento internazionale di opere realizzate nel cuore della montagna
ANSA
06/10/2016
MASSIMO NUMA
TORINO

La galleria del tunnel geognostico del cantiere Torino-Lione si trasforma in una colorata galleria d’arte grazie agli interventi degli artisti Ludo (francese), Simone Fugazzotto e Laurina Paperina. Il progetto curato da Luca Beatrice, critico d’arte e presidente del Circolo dei Lettori di Torino, è il primo esperimento a livello internazionale di opere realizzate nel cuore della montagna. 

I pannelli si trovano quasi a metà del tunnel, a 2800 metri dall’ingresso. Sarà un collegamento inedito, tra due mondi lontani, quello delle grandi infrastrutture e con l’arte contemporanea, uniti dal filo conduttore della cultura underground, una volta tanto nel senso letterale del termine.  

La mostra sarà inaugurata lunedì 10 ottobre alle 12, alla presenza degli autori, degli operai e dei tecnici del cantiere Tav. Insomma, dopo la lunga parentesi di scontri e tensioni, ormai in fase calante da mesi, sembra aprirsi una nuova stagione. A luglio il festival NoTav dell’Alta Felicità con la partecipazione di gruppi e cantanti noti. Poi i murales di Blu, street artist ormai famoso, dipinti su fabbricati e sui muri nei dintorni del cantiere.  

Se anche RFI deve smentire la Repubblica (citofonare ufficio stampa Telt)

post — 7 ottobre 2016 at 13:54
repubblica-teltAnche RFI smentisce la Repubblica nella disinformazione pro-tav ad opera di Paolo Griseri. Il nuovo e non retribuito ufficio stampa Telt deve accusare il colpo e le smentite per l’articolo di ieri sul Tunnel del Frejus, ma ancora una volta, le informazioni veicolate sono errate. Forse la figuraccia per un’operazione di bassa lega han fatto perdere il filo!
Ancora una volta facciamo nostre le parole, precise e documentate, dell’avvocato Massimo Bongiovanni, che riportiamo qui di seguito
Gentilissimo Dottor Griseri,

torno a scriverLe in ordine alla Sua interpretazione del Decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti 28 ottobre 2005 e, oggi, in riferimento alla Sua interpretazione che delle Direttive Comunitarie, peraltro, nemmeno citate.

Lei oggi (8.10.2016) riportando la smentita di RFI al precedente Suo articolo di ieri (ndr 7.10.2016) scrive che “l’inchiesta di Repubblica che ha rivelato, carte alla mano, che dal 2020 il tunnel ferroviario del Frejus sarà fuorilegge per lo norme di sicurezza imposte da Bruxelles.”.

Osservo che nelll’articolo di ieri (ndr 7.10.2016) Lei affermava che la galleria ferroviaria del Frejus sulla linea Torino – Modane sarà fuorilegge ai sensi del Decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti del 28 ottobre 2005: “per un decreto ministeriale è un “carrareccia“.
Ora indica Bruxelles quale fonte normativa incidente sulla galleria ferroviaria del Frejus sulla linea Torino – Modane:“sarà fuorilegge per lo norme di sicurezza imposte da Bruxelles“.
Appare che Lei oggi, richiamando il Suo articolo di ieri (ndr 7.10.2016), abbia sostituito la citata fonte normativa da “Decreto Ministeriale” a “Bruxelles” ossia Direttive UE.

Qualora Lei avesse oggi (8.10.2016) inteso dare ai lettori di La Repubblica la notizia che la galleria ferroviaria del Frejus sulla linea Torino – Modane sarà comunque “fuorilegge” ai sensi delle Direttive UE, anche questa notizia è infondata (non si comprende quali carte alla mano Lei abbia compulsato) in quanto le Direttive Comunitarie 2004 n. 49 e 2005 n. 51 sono state rispettate nel corso dei lavori di ammodernamento 2003-2011 delle predetta galleria,come ben illustrato da RFI nelle premesse della nota del 2012 che, per completezza di informazione, sono ad allegarLe (lettera-rfi-ammodernamento-linea-gennaio-2012).

A Sua disposizione per ogni osservazione o richiesta di informazione al precipuo scopo di promuovere la necessaria fiducia tra la stampa ed i lettori.

Avvocato Massimo Bongiovanni

La presente viene inviata, per dovuta conoscenza, al Senatore Marco Scibona, Segretario 8a Commissione lavori pubblici

la-repubblica-torino-7-ottobre-2016-2

Prime udienze appello processone e presidio martedì 11/10

post — 7 ottobre 2016 at 13:10

no_tav_plazzo_giustizia_torino-658x274Il 4 ottobre è partito l’appello del processo contro le giornate di resistenza del 27 giugno e del 3 luglio 2013.

Sebbene non più all’aula bunker del carcere le Vallette, fuori c’era il solito enorme spiegamento di agenti.
Le difese hanno subito evidenziato l‘irregolarità di svariate notifiche, argomentando che si può ovviare in poche settimane fornendo le notifiche ai difensori; stride parlare di economia processuale quando invece si verrà a spendere molto di più e  che le linee difensive andranno riargomentate ad altro collegio. Dunque così facendo è fortemente minata l’unitarietà della trattazione difensiva per fatti simili e- o uguali e in più per innumerevoli svariati altri motivi ( come ad esempio le provvisionali).
Dopo una lunga pausa la corte, pur di rispettare la già stretta calendarizzazione prevista (6 udienze  o forse più in sole due settimane), ha sancito subito l’impostazione decidendo dispaccare il processone in 2 tronconi, stralciando la posizione di 5 imputati (cosa che in genere avviene in presenza di cavilli giuridici come la prescrizione, e non è chiaramente questo il caso, decidendo addirittura di processarli a latere a data da definirsi). Alla faccia  del garantismo delle spese processuali dei contribuenti…
Ciò che è appena successo ha dell’ dell’incredibile: la corte decide semplicemente di non vedere queste palesi contraddizioni e non fornisce una logica spiegazione!
In piena sintonia con la corte il  PM, intanto, rilascia interviste e a La Repubblica il 5 ottobre dice: “Sono qui per proseguire lungo la linea tracciata dalla procura di Torino di Gian Carlo Caselli, che condivido in pieno: una linea di grande rigore all’interno, naturalmente, di una cornice di garantismo”.
Il 6 ottobre si è svolta invece la seconda udienza, durante la quale il giudice relatore ha ricostruito la sentenza e il contenuto dei vari atti di appello, sia dalla procura sia dagli imputati. Un’udienza senza note significative, durata oltre 5 ore.
Per la stragrande maggiornaza degli imputati il processo continua ad “alta velocità”!
L’obiettivo è chiaro: emettere una sentenza punitiva e rapida contro i movimenti sociali in lotta a partire dal movimento No Tav. Ciò, lo ripetiamo a fronte dell’evidenza, rientra chiaramente nella più generale strategia della Procura di Torino che mira a disperdere e criminalizzare il movimento Notav!
Invitiamo al presidio di solidarietà fuori dal tribunale di Torino in Corso Vittorio Emanuele II, martedì 11 ottobre h 9:00.
La Valle non si arresta!
Giù le mani dalla Valsusa!

Nicoletta, i miei primi quindici giorni da evasa

post — 7 ottobre 2016 at 16:00

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Quindici giorni. Quindici giorni sono passati da quando ho lasciato la mia casa, i grandi alberi carichi di nidi che da quasi un secolo la proteggono, i miei animali, i libri che accompagnano la mia vita.
L’ho lasciata per amore, perché non potevo permettere che il potere invidioso e vendicativo che mi ha inflitto gli arresti domiciliari la trasformasse nel mio carcere, violando la mia quotidianità , gli affetti che la alimentano, i miei pensieri, i miei ricordi.
Ora aspetta il mio ritorno, quieta e serena.
Sono evasa, respiro aria di libertà, protetta dall’abbraccio del popolo NO TAV che mi accompagna, notte e giorno, in questo avventuroso viaggio, pieno di incontri, di calore umano, di gioiosa ironia.
Un viaggio che si dipana tra mercati, feste di paese, assemblee, cineforum, cene collettive, incontra altri conflitti e si arricchisce di nuove esperienze: ancora mi commuove il ricordo dell’assemblea alla Sapienza, una puntata fulminea, intensissima, che rimarrà in me per sempre.
Insieme alla mia, tante altre storie, il coraggio dei molti che da anni, senza luci della ribalta, proprio per questo più meritevoli e preziosi, affrontano generosamente tribunali e carceri, per la lotta che ci accomuna.
Chi pensa di piegarci imbracciando le armi della repressione non ha valutato la forza e la tenacia di questa nuova Resistenza; nel suo raggelato egoismo nulla sa delle donne e degli uomini che da quasi trent’anni hanno messo la propria vita a disposizione di una lotta che è di tutti e porta tra le mani il futuro.
Mentre scrivo, sento salire alla mia finestra le voci di compagne e compagni che, sotto il gazebo del presidio permanente, commentano le notizie dei quotidiani, conversano tranquilli e vigilano su di me.
Intorno, scorre il paese: il viavai della spesa mattutina; tra qualche ora, la piccola frotta degli scolari delle elementari, la fiumana degli studenti che escono dal liceo.
La nostra risorsa più preziosa è questo popolo che “vive del vero e non del falso”. umile e tenace, invincibile, come la natura che, poco a poco, fa rifiorire le rovine degli incendi ed insinua le sue radici a rompere i deserti d’asfalto.
Poco fa mi è giunto in dono un cesto di mele cotogne. I frutti dorati dal profumo antico rallegrano la mia stanza e mi riportano a mia madre che li trasformava in dolci conserve e li metteva negli armadi a profumare la biancheria. Anche lei sarebbe con me ora, venuta da antiche ingiustizie, mai arresa.

LUC MICHEL DANS ‘LIGNE ROUGE’ POUR PARLER DU BURUNDI QUI QUITTE LA CPI !

# AFRIQUE MEDIA & EODE-TV/

LGNE  3

Le géopoliticien et patron du Think Tank EODE, spécialiste du Burundi, parlera de « Bujumbura qui quitte la CPI ».

 Pourquoi le Burundi pose-t-il ce geste spectaculaire de quitter la CPI ?

Quel est l’arrière-plan géopolitique de ce départ ?

Pratiquement comment quitte-t-on la CPI ?

LUC-MICHEL

* En seconde partie de l’émission :

Luc Michel répondra à la question « dans quelle perspective colonialiste s’inscrivent les ‘biens mal acquis’ des occidentaux en Afrique ?

Présentation : Alain-Michel Yetna

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SUR AFRIQUE MEDIA/

LUC MICHEL DANS ‘LIGNE ROUGE’

LA GRANDE EMISSION DU MATIN

Ce samedi matin 7 octobre 2016

de 05h GMT à 09h GMT

(Bruxelles-Paris-Berlin de 6 à 10h)

___________________________

 

AFRIQUE MEDIA

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* sur SATELLITE sur http://www.lyngsat.com/Eutelsat-9B.html

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CE VENDREDI SOIR 7 OCTOBRE 2016 SUR AFRIQUE MEDIA

LE MERITE PANAFRICAIN DES PRESIDENTS : SARKOZY/FRANC CFA + CAMEROUN/EPERVIER

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Vers 19h30 (Douala/Ndjaména)/

Ou 20h30 (Bruxelles/Paris/Berlin)

Multiplex de Douala – Yaoundé – Ndjaména – Malabo

avec tous les panelistes des plateaux

Luc Michel en multiplex EODE-TV depuis Bruxelles

Rediffusion ce samedi …

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THEMES DU MERITE PANAFRICAIN DES PRESIDENTS 

DE CE VENDREDI 7 OCTOBRE 2016 :

SARKOZY/FRANC CFA + CAMEROUN/EPERVIER

SUJET 1 : FRANC CFA

Pour Nicolas Sarkozy, pas question de laisser les colonies françaises d’Afrique d’avoir leur propre monnaie. Quelle lecture ?

SUJET 2: CAMEROUN-OPERATION EPERVIER

Comment comprendre que tout un gouvernement soit en prison ?

Paul Biya n’a t-il pas sa part de responsabilité ?

Présentation : STIVE JOCELYN NGOS

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INTERROGAZIONE PUBBLICA Renzi è andato alla Salini a fare una marchetta?

 mercoledì, 5, ottobre, 2016
renzi-SALINI-impregilo2
Renzi è andato alla Salini per fare una marchetta? La Salini è una azienda che ha un contenzioso con lo Stato per cui vanta un miliardo di euro di risarcimento. Lo Stato invece ritiene di dove risarcire la Salini per 30 milioni di euro. Perchè l’ambizioso uomo solo al comando è andato a fare lo spot elettorale proprio lì?
(Mai che vada in qualche azienda in crisi che lascia senza lavoro padri e madri di famiglia!)
E a proposito, la magistratura, quella sana, nel rispetto della Costituzione, perchè su questa marchetta alla Salini non apre un inchiesta?
Armando Manocchia