Navalny: 1° marzo protesta di “primavera” a Mosca. “Rivoluzione colorata” in Russia?

mercoledì, 28, gennaio, 2015

Contro la crisi economica incombente su Mosca, ma soprattutto contro Vladimir Putin: il blogger dell’opposizione russa Aleksei Navalny intende organizzare, via Facebook, una manifestazione nella capitale il prossimo primo marzo dal titolo simbolico: “primavera”.

“Dai forza, pacificamente e in maniera tranquilla, torniamo in piazza”, ha scritto il blogger. Intanto il tribunale di Mosca ha respinto un suo ricorso contro gli arresti domiciliari a cui è stato condannato.

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Russia – Usa, Putin: il presidente americano Obama ha un’attitudine ostile verso Mosca .

di Giuseppe D’Amato

Si alza all’improvviso la tensione politica in Russia. Aleksej Navalnyj, oppositore di Vladimir Putin, è stato condannato da un tribunale per truffa. Dopo poche ore migliaia di persone si sono radunate in una piazza centrale di Mosca a protestare. Il famosissimo politico-blogger è stato successivamente fermato dalla polizia in strada, mentre si accingeva a unirsi alla manifestazione, ed è stato ricondotto a casa.

 SENTENZA ANTICIPATA

La lettura del verdetto sul cosiddetto affaire “Yves Rocher” era programmata per il 15 gennaio. Inaspettatamente due giorni fa il giudice ha comunicato di aver «finito prima». Ieri i fratelli Navalnyj sono stati condannati a 3 anni e mezzo per frode. Oleg li trascorrerà in carcere, mentre Aleksej avrà la libertà vigilata. Il blogger è agli arresti domiciliari dal febbraio scorso, poiché sta già scontando una sentenza “sospesa” di 5 anni per “appropriazione indebita” ai danni di una società di legname. Secondo le opposizioni questi processi con le relative condanne sono motivati “politicamente”.

In un’intervista per il popolarissimo quotidiano moscovita “Mk” il noto avvocato Vadim Prokhorov classifica la vicenda “Navalnyj” come una «barzelletta». Secondo il giurista si fa fatica a trovare due sentenze del genere in Russia e serve «consultare le statistiche». Stando ad alcuni commentatori il «potere» non ha voluto incarcerare il blogger, poiché teme la reazione della piazza. Adesso lo mette definitivamente fuori gioco per le prossime consultazioni elettorali.

Nel settembre 2013, alle municipale capitoline Aleksej Navalnyj arrivò secondo, dietro al candidato del Cremlino, con un sorprendente 27% di voti. L’anticipo del verdetto è stato forse dettato dalla paura per quanto potrebbe avvenire a gennaio, dopo la fine delle feste, all’apertura dei mercati finanziari. La morsa della crisi economica si fa sentire e crea incertezza tra la popolazione. «La libertà vigilata – ha commentato il 38enne blogger a Radio Eco di Mosca – non è nulla in confronto a quanto succede nel nostro Paese. Non me ne andrò da solo di qui. Da pochi, prima o poi saremo in milioni».

Aleksej Navalnyj, che in passato ha organizzato nella capitale le principali manifestazioni anti-Putin, ritiene che il carcere per il fratello sia un modo per «fare pressioni su di me». Il Cremlino non ha voluto commentare il caso. Critiche, invece, piovono da Stati Uniti ed Unione europea. Il Dipartimento di Stato Usa definisce la sentenza «disegnata per punire ulteriormente e scoraggiare l’attivismo politico». Della stessa opinione Bruxelles, che giudica «non dimostrate le accuse». Un portavoce dell’alto rappresentante Ue per gli Affari Esteri, Federica Mogherini, ha sottolineatoo che le decisioni dei tribunali «devono essere indipendenti e libere da interferenze politiche». Per Berlino questo è un «colpo alla società civile».

LA REAZIONE

La reazione dei sostenitori di Navalnyj non si è fatta attendere. In fretta e furia, grazie ai social network, è stata organizzata una manifestazione nella centralissima piazza del Maneggio, proprio sotto al Cremlino. Appuntamento: ore 19. Sono arrivati in circa duemila nonostante il centro fosse stato blindato con alcune fermate delle metropolitana bloccate e i meno 10 gradi di temperatura. «La vostra azione è illegale – ha urlato incessantemente un poliziotto al megafono -. Non è stata concordata! Si chiede, per favore, di andar via. Evitate di rispondere a provocazioni». Alcuni tafferugli sono infatti scoppiati con un gruppo di anti-Navalnyj. Un centinaio di presenti sono stati fermati dalla polizia per l’identificazione. Una giovane donna è stata trascinata via dagli agenti mentre cantava una canzone contro Putin, molto popolare durante le proteste per la democrazia a Kiev.Il blogger nel frattempo era stato riportato dagli agenti a casa.

Mercoledì 31 Dicembre 2014, 05:53 – Ultimo aggiornamento: 1 Gennaio, 23:14

http://www.ilmessaggero.it/PRIMOPIANO/ESTERI/mosca_caos_condanna_aleksej_navalny/notizie/1094471.shtml

Russia. Mosca, protesta pro Navalny. Opposizione promette: è solo inizio

30 dicembre 2014

Mosca, 30 dic. (askanews) – L’opposizione russa promette: “E’ solo l’inizio”, ma nella Mosca intorpidita dal freddo (oggi -14 gradi), la protesta a sostegno del blogger Aleksey Navalny e di suo fratello Oleg, non è riuscita neppure a raggiungere la meta: la Piazza del Maneggio è stata ampiamente cordonata dalla polizia russa, in una capitale mai tanto presidiata e blindata nell’era Putin. Agenti ovunque. Non soltanto attorno alla zona “calda”, ossia quella chiusa che andava da Piazza della Rivoluzione sino a ben oltre il Maneggio e al Cremlino. Forze speciali, soldati in assetto anti sommossa e persino i cosacchi, erano dappertutto: nelle stazioni della metropolitana, nei sottopassi, sulle scale e lungo i marciapiedi. Molti i fermi: un centinaio secondo il ministero degli Interni russo, 245 secondo alcune fonti dell’opposizione, che parlano di 17 pulmini delle forze dell’ordine riempiti di attivisti.

L’appuntamento era non solo per protestare contro la condanna al blogger nel caso Yves Rocher, ma soprattutto contro la pena ben più dura comminata nello stesso processo al fratello Oleg, considerata un vero e proprio ricatto politico: tre anni e sei mesi di carcere, a fronte dei tre anni con sospensione condizionale per il leader dell’opposizione. “La protesta di oggi al Maneggio è diventata ancora più significativa” diceva Mikhail Khodorkovsky in un tweet. E l’ex miliardario e nemico di Putin, uscito da un anno dal carcere poichè graziato dallo stesso leader del Cremlino, aggiungeva: “Il nome non è importante, un tale sistema non può esistere!” Ed è chiaro che la volontà di chi protestava, era quella di trasformare la piazza del Maneggio in una nuova Maidan, la spianata nel centro di Kiev diventata simbolo delle “rivoluzioni colorate” nell’ex Urss.

Ma il messaggio dato, dal potere centrale, attraverso la straordinaria presenza delle forze dell’ordine andava proprio in senso inverso: a Mosca nessuna Maidan c’è mai stata e ci sarà. “Sono qua per assistere la polizia contro i tirapiedi degli americani”, ha detto un cosacco secondo quanto riporta Ilya Ponomarev, esponente dell’opposizione sul suo Facebook. Intanto le persone affluite a sostegno dei fratelli Navalny scandivano: “Libertà per i prigionieri politici!” E rivolgendosi ai cosacchi urlavano: “Pagliacci!”

L’affluenza per la verità non è stata straordinaria, secondo quanto ha potuto constatare askanews sul posto. Secondo la polizia si parla di 1500 persone che volevano manifestare in centro. A tutto questo si aggiungeva un clima gelido e surreale tra piazza della Rivoluzione e Piazza del Maneggio, quest’ultima deserta e isolata. La folla non poteva raggiungerla e si era assiepata dietro le grate, vicino al museo archeologico, mentre una voce al megafono, evidentemente di un poliziotto continua a ripetere: “Gentili cittadini, non infrangete la legge. Le vostre azioni sono illegali. Non infrangete l’ordine pubblico. Non piegatevi alle provocazioni. Scorrete verso la metropolitana piazza della Rivoluzione, il passaggio di lì è libero”. Un altro poliziotto con un altro megafono, nel sottopasso della metropolitana invitava i moscoviti ad “andare a casa: lì c’è un bel calduccio”.

Anche lo stesso Navalny è stato riaccompagnato a casa sua, dove si trova agli arresti domiciliari, dopo la condanna per un altro processo, l’affare Kirovles. Lui, figura carismatica del fronte anti Putin, oggi voleva scendere in piazza e vi era quasi arrivato, finchè la polizia non l’ha fermato vicino al Ritz Carlton e non lo ha riportato indietro. In un giorno certo non fausto per la sua famiglia, con la condanna che ha portato il fratello Oleg dietro le sbarre. E il fatto che nonostante i divieti, Aleksey Navalny, abbia cercato di arrivare in metro al Maneggio, fa capire quanto complesso sia il momento per lui.

Dalla parte di Navalny c’è evidentemente gran parte del fronte occidentale, per il quale il 2014 e la crisi ucraina sono state il tempo e il luogo per entrare in piena rotta con Vladimir Putin. La condanna del leader dell’opposizione russa “è uno sviluppo inquietante” e gli Stati uniti sono “turbati dal verdetto”, ha affermato il portavoce del dipartimento di Stato, Jeffrey Rathke. Mentre da Bruxelles, esponenti dell’Ue parlano di “motivazione politica della condanna”.

Questa è una notizia dell’agenzia TMNews.

http://archivio.internazionale.it/news/russia/2014/12/30/mosca-protesta-pro-navalny-opposizione-promette-e-solo-inizio

CHI E’ NAVALNY

Secondo il Guardian, la difesa “ha cercato di chiamare 13 testimoni, tra cui il leader dell’opposizione Alexey Navalny.” Navalny, naturalmente, è un vecchio agente che riceve sostegno politico e finanziario dall’occidente, nel tentativo di minare il governo della Russia e riportarla ai tempi in cui Wall Street e Londra la saccheggiavano senza ostacoli, come è successo negli anni ’90.
Alexey Navalny è stato Yale World Fellow, e nel suo profilo si legge: “Navalny è la punta di diamante delle sfide legali per conto dei soci di minoranza nelle grandi società russe, tra cui Gazprom, VTB Bank, Sberbank, Rosneft, Transneft e Surgutneftegaz, attraverso l’Unione degli azionisti di minoranza. Ha costretto con successo le imprese a fornire informazioni ai propri azionisti e ha citato in giudizio singoli manager di diverse grandi aziende, per presunte pratiche di corruzione. Navalny è anche co-fondatore del movimento democratico alternativo ed è stato vice-presidente della sezione moscovita del partito politico Jabloko. Nel 2010, ha lanciato RosPil, un progetto sovvenzionato con una raccolta di fondi pubblici senza precedenti, in Russia. Nel 2011, ha avviato RosYama, che combatte le frodi nel settore delle costruzioni stradali.”
Alternativa democratica, anche scritta DA!, è invece destinataria dei fondi del National Endowment for Democracy, il che significa che Alexey Navalny è un agente della sedizione finanziata dagli USA. E nonostante posi da campione della “trasparenza”, Navalny nasconde volontariamente tutto questo ai suoi seguaci. Lo stesso Dipartimento di Stato USA lo indica come operativo dei “movimenti giovanili” in Russia: “DA!: Marija Gajdar, figlia dell’ex primo ministro Egor Gajdar, guida DA! (Alternativa Democratica) Lei è un’ardente promotrice della democrazia, ma realista, per gli ostacoli che incontra. Gajdar ha detto che DA! è focalizzata sull’attività non-partigiana volta a sensibilizzare il mondo politico. Ha ricevuto finanziamenti dal National Endowment for Democracy, un fatto che non pubblicizza per timore di apparire compromessa con una connessione statunitense”.
Navalny è coinvolto direttamente nella fondazione del movimento finanziato dal governo degli Stati Uniti, e ad oggi sono le stesse persone che finanziano DA! che lo difendono su tutti i media occidentali. La menzione della co-fondatrice Marija Gajdar rivela anche come lei abbia collaborato a lungo e, occasionalmente, sia stata arrestata con Ilija Jashin, un altro leader di un gruppo “attivista” d’opposizione russo finanziato dal NED

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Navalny: 1° marzo protesta di “primavera” a Mosca. “Rivoluzione colorata” in Russia?ultima modifica: 2015-01-28T14:00:44+01:00da davi-luciano
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