Nel marzo scorso l’economista Nicoletta Forchieri esortava, con questo articolo, il governo gialloverde a non proseguire il Tav, argomentando questioni sugli accordi con la Francia e ponendo domande sullo sviluppo di FS.
di Nicoletta Forcheri (dal suo blog).
Ci sembra importante portare a conoscenza dei lettori questo articolo del 7 marzo 2918 scritto dal’economista Nicoletta Forcheri, che esamina la questione Tav dal punto di vista degli accordi con la Francia, e pone dubbi sullo sviluppo delle Ferrovie Italiane. Il testo è stato scritto nel periodo del governo gialloverde. Buona lettura.
Scrivo questo breve articolo per supplicare il governo di rifiutare la TAV. In tutti questi anni non me ne sono interessata veramente, ma ho sempre sentito che non ce la raccontavano mai né tutta né giusta. Anche in queste ore concitate che è sul tavolo dei ministri, e che tutti ne parlano, non si capiscono bene i termini del problema, semplicemente perché ce li nascondono, eppure questa sera Travaglio a Otto e Mezzo ha detto due dati finanziari che mi hanno lasciata perplessa e cioè, la quota spettante all’Italia per costruire il “buco” è già stata messa a disposizione, la quota francese no, la quota dell’UE ancora di meno perché è prevista a fine opera.
Allora sono andata a vedere la TELT, la società di gestione dei lavori: e già qua la prima brutta sorpresa. Ditemi voi il senso di costituire una società 50/50 naturalmente con SEDE LEGALE a PARIGI, composta dallo STATO FRANCESE per parte francese e da una società per azioni partecipata dal ministero delle Finanze, capoholding di una galassia di partecipate anche miste pubblico privato, Ferrovie dello Stato italiano SpA, per parte italiana? Cioè con una società “privatizzanda”?
Ma è possibile che gli italiani siano sempre così supini? Così distratti? Così ingenui? Questo significa semplicemente che è in atto un piano per far fallire FS e prendersela la Francia, perché se lo Stato francese non può mai fallire, almeno al momento, FS invece essendo una SpA può fallire, soprattutto se si espone a opere e acquisti folli e in particolare se nella sua galassia ci sono soggetti privati che dal di dentro creano flussi finanziari distrattivi tali da prosciugarla, come è sempre successo per indebolire una chicca di stato e prendercela.
C’è una differenza ONTOLOGICA ESSENZIALE tra uno Stato, soprattutto come la Francia, e una società per azioni sia pur partecipata da uno Stato ! Non capirlo o continuare a non averlo capito è da criminali stolti, ed è la stessa differenza che corre tra una banca centrale di diritto pubblico e una banca centrale direttamente controllata dal governo e dal ministero delle Finanze il cui capitale, per statuto, appartenga allo Stato, come è il caso della Banque de France. Nel primo caso abbiamo una banca centrale che pur dovendo fare i nostri interessi fa quelli dei suoi azionisti, come abbiamo visto continuamente in Italia, nel secondo caso invece abbiamo una banca centrale che deve fare gli interessi che le dettano i governanti controllati dal parlamento rappresentanti il popolo, se la democrazia funzionasse come dovrebbe. E sappiamo che nell’eurozona non funziona, ma almeno uno ci prova.
Quindi costituire una società “paritetica” di diritto FRANCESE con sede legale in FRANCIA con lo Stato francese non è, a propriamente parlare, un affare equilibrato e simmetrico. Anzi, significa semplicemente mettersi nella bocca del lupo. Soprattutto sapendo come ci trattano gli ambienti di affari e di Stato francesi che hanno deferito alla Commissione europea il caso dell’accordo di acquisto di Cantieri Navali da parte di Fincantieri allorquando la Commissione stessa ha comunicato che le dimensioni della transazione non sarebbero tali da giustificare l’esame del caso, che ciononostante sta effettuando. Stracciare un accordo già preso, e la Francia non solo non subisce alcuna penale ma quasi quasi la Commissione le da ragione pur essendo in plateale violazione delle sue regole di concorrenza!! Quanto sopra dovrebbe essere sufficiente per lo Stato italiano, o la sua partecipata, di NON entrare in affari con uno Stato che sappiamo essere ancora sfacciatamente colonialista, in modo così asimmetrico, in una cosa così delicata come un “buco” sotto le montagne di confine. E in caso di minaccia di “sanzioni” da parte dell’UE, dobbiamo semplicemente ribellarci. Perché alla Francia nessuna penale e noi sempre pagare ??? Ma non lo sentite l’odor di bruciato? Quand’è che decidete di dire di NO e basta?
Poi vado a vedere FS: è una società florida il cui risultato netto è un po’ frenato nel 2017 ma che continua a fare acquisti di società, una galassia (cfr. https://www.fsitaliane.it/content/fsitaliane/it/investor-relations/nuove-acquisizioni.html ), che ha un rating BBB di due agenzie di rating e con OUTLOOK NEGATIVO. Una ragione ulteriore per non entrare in questa impresa!
La società FS SpA, che ora è la capoholding – nasce nell’ambito delle privatizzazioni delle aziende pubbliche volute dalle famigerate leggi sulle privatizzazioni degli anni 92 e 93. Pochi lo sanno ma la concessione per l’esercizio del servizio ferroviario di trasporto pubblico ha una durata di 60 anni (era di 70 anni ma è stata ridotta successivamente) dal novembre 1993 (quindi fino al 2053!!). Prodi e D’Alema hanno completato la divisione tra Trenitalia e la gestione dell’infrastruttura RFI spa, che ha appena svenduto tutto il commercio in franchising di Grandi Stazioni spa a una società francoitaliana con sede in Lussemburgo. FS, che dovrebbe essere di Stato, continua a fare acquisti di società all’estero svendendo gioielli di famiglia e invece di permettere ai normali cittadini italiani di aprire bar e ristoranti nelle stazioni, offrendo loro opportunità di lavoro dignitoso, cede tutto d’un pezzo il “retail” a una società, offrendo quindi lavori da schiavi in una catena: in barba alle norme sulla concorrenza UE!
Tra le società partecipate in misto pubblico privato ci sono ad esempio grandi patrimoni dello Stato che dovrebbero essere inalienabili come Grandi Stazioni SpA che comprende le maggiori stazioni monumentali del paese, già controllate da FS ed Eurostazioni SPA quest’ultima controllata dalle società di Caltagirone, Benetton, Pirelli e dalla Società nazionale delle Ferrovie FRANCESE ! Cioè abbiamo le nostre Stazioni patrimonio immobiliare controllate dai soliti prestanome scorrirotelle e dall’azienda delle ferrovie pubblica FRANCESE!! Anche il retail di Centostazioni spa è appena stato ceduto ad una società privata, giusto per peggiorare la situazione dei piccoli imprenditori italiani della ristorazione. Ma quand’è che direte NO a tutto questo scempio?
La chicca è che vige per tale gruppo, esattamente come per la Banca d’Italia, il principio di indipendenza patrimoniale, gestionale e contabile dallo Stato. Quindi una società indipendente dallo Stato entra in affari con il grande Stato francese il quale ha persino dei ministeri che agiscono direttamente da banca, come il Tesoro che funge da Banca centrale dei dom tom e della Françafrique, o l’Agence française de développement, un ente pubblico detto EPIC (entreprise publique de l’industrie et du commerce) che non può mai fallire perchè ha la garanzia dello Stato francese che è nel contempo una banca!!
Ferrovie dello Stato SpA è una società sulla quale pende sempre come una spada di Damocle la privatizzazione visto che nel 2015 il governo aveva anche “scelto” come “consigliori” per privatizzare FS società come McKinsey & Company, con Ernst & Young Financial Business Advisors Spa e che le letterine ossessive di Bruxelles ce lo ricordano costantemente: quand’è che privatizzate il resto? ci scrivono, “le privatizzazioni non sono state sufficienti” e così via dicendo (cfr. https://scenarieconomici.it/il-paradosso-del-doppio-legame-ue/)
Insomma quanto sopra dovrebbe bastare e avanzare per stracciare gli accordi e non procedere se ci vogliamo tenere le nostre stazioni e la nostra ferrovia, visto che ha tutta l’aria di essere una mossa per indebitare FS e poi privatizzarla. Ai soliti francesi. E vale la pena di sfidare apertamente le istituzioni europee per le eventuali sanzioni che ostenteranno per ricattarci e farci fare il “buco”, e aprirci da nord a sud (ONG e TAP) come “scatolette di tonno”.
Non solo, ma consiglierei ai vertici di FS di dismettere le società all’estero e di concentrarsi su tutte le carenze, che sono tante, in Italia: binari chiusi, o binari unici, treni fatiscenti e sporchi, riduzione delle frequenze e così via dicendo.
Meno internazionalizzazione e più servizio pubblico locale!
Nforcheri 6/3/2019
http://www.telt-sas.com/wp-content/uploads/2016/10/TELT_STATUTO_agg010716.pdf
http://www.telt-sas.com/it/atti-accordi-codice/http://www.telt-sas.com/it/atti-accordi-codice/