LA COREE DU NORD AFFIRME QUE ‘DES NEGOCIATIONS AVEC LES USA NE SONT PLUS UTILES’ ET QUE LA ‘DENUCLEARISATION” N’EST PLUS A L’ORDRE DU JOUR’ !

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE/

Flash Info Géopolitique/ Geopolitical Flash News/

2019 12 09/ #030-2019

Comme je l’annonçais à l’ouverture du dialogue entre Trump et la Corée du Nord l’échec en était annoncé dès le départ …

* Voir mon analyse du 28 septembre 2018

Pour l’émission éphémère GEOPOLITIQUE INTERNATIONALE

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EODE-TV/ LA GEOPOLITIQUE A L’ERE DE TRUMP.

DU ‘GRAND ECHIQUIER’ AUX TABLES DE POKER

sur https://vimeo.com/305500840
FLASH.GEOPOL - 030 - kim rompt (2019 12 09) FR

Voici l’actualité qui confirme mon analyse !

« LA COREE DU NORD FURIEUSE CONTRE LES PAYS EUROPEENS, NOTAMMENT LA BELGIQUE »

DPA/AFP, 07 DECEMBRE 2019)

La représentation de la Corée du Nord aux Nations Unies estime « qu’il n’est plus nécessaire de négocier avec les Etats-Unis à propos d’un désarmement nucléaire ». Pyongyang s’en prend aussi sévèrement à plusieurs pays européens, dont la Belgique (de toutes les aventures coloniales et néo-coloniales depuis la Conférence de Berlin). Dans une déclaration samedi à New York, la Corée du Nord affirme que « des négociations avec les USA ne sont plus utiles et que la “dénucléarisation” n’est plus à l’ordre du jour ». Selon Pyongyang, « Washington utilise ces discussions dans un but de politique intérieure ».

La délégation nord-coréenne s’en prend aussi à six pays de l’Union européenne -Belgique, Allemagne, France, Grande-Bretagne, Pologne et Estonie- qui l’avaient rappelée à l’ordre cette semaine dans une déclaration commune. Ces nations avaient exprimé au Conseil de sécurité de l’ONU leur préoccupation sur les lancements de fusées par Pyongyang. Il s’agit, selon le régime nord-coréen, d’une « grave provocation ». Les négociations americano-nord-coréennes sont au point mort depuis février et un sommet raté tenu au Vietnam.

(Source : AFP)

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE

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LA GEOPOLITIQUE A L’ERE DE TRUMP. DU ‘GRAND ECHIQUIER’ AUX TABLES DE POKER

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L’EMISSION QUI COMPLETE L’ANALYSE : LA GEOPOLITIQUE A L’ERE DE TRUMP. DU ‘GRAND ECHIQUIER’ AUX TABLES DE POKER

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* Thème de l’émission :

« Nouveau sommet intercoréen : nouveaux enjeux ?

Poutine et Erdogan parvenus à une « décision sérieuse» sur Idlib. Quelle lecture ? »

COMPL.LM.GEOPOL - Trump Tables de poker (2019 12 11) FR

Le Géopoliticien Luc MICHEL en Multiplex depuis Bruxelles :

nous dit qu’on est passé d’une géopolitique « du grand échiquier » (le « Great Chessboard » du géopoliticien américain Zbigniew Brezinski) à une géopolitique des « tables de poker » (à l’ère de Trump), source d’instabilité et d’insécurité internationale.

Il en souligne tous les dangers, dresse un parallèle entre la Guerre froide (1945-1990) et la « Nouvelle Guerre froide 2.0 » actuelle, et le fait qu’il ne faut attendre rien de durable de ces diplomatie et géopolitique des « tables de poker », notamment dans les dossiers syrien (à Idlib) et coréen …

A noter que cette intervention date de fin septembre 2018 et que l’évolution de la crise à Idlib et à Alep, marquée par la duplicité d’Erdogan et le non-respect par Ankara de ses engagements pris devant Poutine à Astana et Sotchi, lui ont donné raison !

# L’ANALYSE DE REFERENCE :

* LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY/

LA COREE DU NORD AFFIRME QUE ‘DES NEGOCIATIONS AVEC LES USA NE SONT PLUS UTILES’ ET QUE LA ‘DENUCLEARISATION N’EST PLUS A L’ORDRE DU JOUR’ !

LM DAILY 2019 12 09

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NOTIZIOLE RAGGELANTI E RISCALDANTI —– AL MENO PEGGIO NON C’E’ MAI FINE (E NON SI PARLA DI 5 STELLE)

https://fulviogrimaldi.blogspot.com/2019/12/notiziole-raggelanti-e-riscaldanti-al.html

MONDOCANE

LUNEDÌ 9 DICEMBRE 2019

Parlo invece di una democrazia neoliberale globalista che si definisce migliore e nemica del fascismo e, ça va sans dire, del comunismo. E dal cui universo, che i deterministi immaginano in espansione, elenco solo alcuni corpi celesti che già hanno impattato sulla Terra o lo stanno per fare. Prendiamo per buono – è un gioco – il falso assunto secondo cui il nostro esistente sarebbe il meno peggio rispetto a quelli del passato e che quindi saremmo, con Fukuyama, alla fine della Storia. E dimostriamo, alla mano di notiziole raggelanti o riscaldanti, che la Storia non finisce, anche perchè, in questa fase, al meno peggio non c’è mai fine.

 Orso M49

Ma partiamo da una notiziola riscaldante, con attinenza simbolica a quella che ci racconta che ai necrofori di Sistema non è riuscito di far fuori la Siria, e neppure l’Iran. E neppure la Corea del Nord e neppure l’Afghanistan e neppure il Venezuela, o il Nicaragua…L’Orso M49, quello per il quale il ministro 5Stelle Costa ha opposto lo scudo della vita alla frenesia doppiettistica dei leghisti e sparatori trentini, è ancora libero. E’ quella specie di Spartaco, o Che Guevara degli orsi, dei viventi tutti, che, catturato, ha scavalcato una recinzione elettrificata a 7000 volt e se l’è battuta. Ora è probabile che non lo becchino più: siamo al tempo del letargo e gli orsi diventano irreperibili. Libero orso in Stato di merda.

Quanto al nostro meno peggio senza fine, ecco qua:

Landini con la maglietta della salute e senza Gilet. La Francia, contro la riforma delle pensioni e altre sozzerie macroniane ha un anno e passa di Gilet Gialli, innesco a scioperi nazionali di tutte le categorie che, partiti la settimana scorsa, promettono di durare fino a quando questo galletto pseudogollista e godmansachsiano non abbassa la cresta. Noi abbiamo il grande schiamazzatore Maurizio Landini e la grande confederazione che alla riforma Fornero più Jobs Act ha opposto ben quattro ore di sciopero e, scesa in piazza insieme alla controparte padronale, ora s’impegna nell’alleanza con governo e imprese “per impedire che il paese si sbricioli” (cioè si francesizzi).

La Triade

In Bolivia nelle piazze donne, uomini e bambini indios in stracci si oppongono alle fucilate degli amerikofascisti del colpo di Stato. A Gaza, Palestina, altri in stracci insistono a farsi vedere scontenti, a dispetto dell’accoglienza di piombo, davanti a coloro che gli hanno preso il paese. Noi altri in piazza abbiamo le Sardine guidate da un Sartori, renzianissimo fino a ieri (e tuttoggi), quando faceva da stampella a devastatori sociali e ambientali, trivellatori e cementificatori in Basilicata e nel resto del paese, ponendosi a scudo di Jobs Act e piattaforme petrolifere. Oggi tracima aureolato da schermi e giornali per avere svuotato i cervelli di alcune migliaia di ragazzi di ogni idea, contenuto e proposito politici. In continuità ideale, a Hong Kong  a nobilitare i manifestanti per la democrazia e contro l’orco cinese, all’insegna delle bandiere di pace e libertà statunitensi e britanniche, si sono aggiunti, per dar man forte a incendi di cose e persone, i collaudati pacifisti nonviolenti delle formazioni naziste ucraine, da Settore di Destra al Battaglione Azov.

Nazi a Hong Kong

“Il manifesto”, con l’inviato amerikano Guido Moltedo, non si è ancora ripreso dalla sconfitta di Hillary Clinton, per la quale aveva condotto una campagna da oscurare quella dei Comitati Civici di Gedda per la DC. Oggi, impegnata nell’epistemologia della destra che si finge sinistra, ha vaticinato la candidatura di Michelle Obama, o, hai visto mai, una nuova prova di Santa Hillary, che la stessa festeggiatrice del linciaggio di Gheddafi e del neonazismo di Kiev ha ventilato nei giorni scorsi: “Never say never”. In compenso tace su Tulsi Gabbard, candidata democratica, anti-guerra e anti-golpe, cui lo Stato Profondo Usa vorrebbe far fare la fine di Giovanna d’Arco. E qui il meme del mio titolo si inorgoglisce del suo acume.

Meme glorificato anche dalla “discesa in campo” di Mr. Michael Bloomberg, con 55,5 miliardi di dollari nono tra i più ricchi del mondo, ex-sindaco sotto il quale New York ha superato il primato della diseguaglianza sociale e l’incarcerazione di afroamericani. Siccome Biden è arteriosclerotico e verrà spazzato via per aver ricattato il governo ucraino che processava suo figlio grassatore, Warren e Sanders, pur finti, sembrano troppo di sinistra, Ocasio-Cortez troppo verde (all’apparenza), ai democratici occorre uno che le primarie e poi la presidenza non le vinca, ma le compri.

Se sette guerre in quasi vent’anni, interventi più o meno clandestini in 135 paesi e 6,3 trilioni (seimilacinquecento miliardi) di dollari spesi dai cittadini Usa e Nato e finiti nelle tasche del complesso militar-industriale con annesso Pentagono, vi sembran pochi. Se vi sembra che non bastino milioni di antenne del 5G, una ogni cento metri almeno e 20mila nuovi satelliti per 200 miliardi di dollari, che tutti saranno impegnati a sfoltire il mondo elettromagneticamente a forza di leucemie e tumori vari (come se il digitale, gli inquinatori, i crittogamici, l’FMI, Big Pharma e i vaccini coatti non bastassero), il non c’è mai fine al meno peggio del progresso ve lo segnalano gli Usa che hanno deciso di militarizzare anche lo spazio a un costo, per il contribuente Usa e nostro (dato che la NATO non mancherà all’appuntamento), tra i 220 miliardi e 1 trilione. In compenso ha una resa grandiosa in termini di nazioni cancellate, terre rese inabitabili e mezzo mondo trasformato in smorzo.

Le Sardine già erano quello che erano (vedi sopra). Una prima esaltazione del mio titolo la devo all’apartitico Mattia Santori quando, sul palco con lui, ha incoronato il partiticissimo Bonaccini, quello della corsa al cemento, all’asfalto, alla sanità privatizzata e, soprattutto, alla secessione dei ricchi spacca-Italia in coda ai Sala e Fontana, gli sporchi brutti e cattivi salviniani tanto detestati dalle Sardine. Ora il meme del nostro titolo trova clamorosa e esaltante conferma dagli endorsement (come dicono i vernacolari. Noi diremmo riconoscimento, approvazione, sostegno). A sigillo della loro entrata nel panteon dei giovani che salveranno il mondo, i ragazzi del “manifesto politico” più intollerante, teppista ed escludente mai scritto, hanno ricevuto i più fichi maìtres a penser del bigoncio.

Landini, quello dello sciopericchio di 4 ore contro Fornero con 400mila esodati; Francesca Pascale, quella di Berlusca e Dudù; “Non una di meno”, quelle che non si occupano di maestre d’asilo sadiche; qualche 5 Stelle che non ha capito una mazza; Gruber, quella della formazione tre contro quell’uno che non le piace; Pisapia, quello di sinistra ma anche di destra. Marco Revelli, un futurista ardito che ha sostituito tutte le categorie politiche con quella dell’“umano”, punto. E ciò che non sta bene al filantropo Soros, non sta bene neanche a lui. A quando il doveroso invito al Bilderberg?

E poi sono arrivati nientemeno che i Papaboys, Che colpo, Sardine! Avete con voi i Navy Seals, i commandos, le Forze Speciali di Giovanni Paolo II!  Quelli messi in campo al tempo delle botte alla Polonia socialista, alla Jugoslavia infedele, alla Russia iconoclasta. Papaboys dal sommesso Ratzinger messi un po’ in sordina  e ora rimessi in sardina da Bergoglio, quello dell’abbraccio con Greta, quello dello IOR che investe in grandi compagnie del petrolio e del gas, quello che è tutta colpa di Assad e Chavez… Colpaccio mica da poco. Ha voglia Salvini a rintanarsi a Medjugorie!

600 sindaci su 7.914, il 7,5 del totale italiano straripano da Piazza della Scala, Milano, e proiettano nel mondo quella che è la bella immagine dell’Italia al tempo delle Sardine. Convergono e straripano per manifestare accanto a Liliana Segre e a fianco delle Sardine di tutto il paese. Per cosa? Questo non è detto. Oggi non usa. Allora contro … che cosa?

Ma, ragazzi, che domanda! Qual è l’ordine del giorno per farci dimenticare tutto quello che ci affligge, che ci riguarda, che viene manovrato da chi ci vuole bene e addirittura si premura di toglierci l’affanno di pensare e decidere per conto nostro? Ma è l’ODIO, no? Ed è contro questi sentimenti turpi, a cui così poca attenzione viene dedicata di questi tempi da chi sovrintende al nostro benessere morale e spirituale, contro il razzismo, l’intolleranza, la xenofobia, l’antisemitismo, l’omofobia, la LGBTQI-fobia, il populismo, il sovranismo. 

Noi, che pur non essendocelo mai sognati, siamo razzisti, antisemiti, xenofobi, populisti. Noi che, scappati come conigli dal pensiero unico giusto, bello e sardinesco, evidentemente odiamo!

Paradossalmente ci sono tutti, fratelli d’Italia, forzitaliani, italiani vivi, ovviamente Pizzarotti (dove c’è da esibire facce come il…, non manca mai) e, buondio, perfino leghisti. Quelli che gli ascoltatori democratici del manifesto sardino dicono che non bisogna assolutamente ascoltare mai. Stiamo arrivando al bene supremo: la Grande Unità Nazionale. Il nuovo Nazareno!  E chi ne potrà essere il padre nobile, se non Mattarella?

Alla Prima della Scala, da sotto strati triplici di fard, pellicce di visione, lifting e palle di botulino nelle gotte a spianare le grinze, con espressione soddisfatte della propria eccellenza, 4 sono stati i minuti della standing ovation al presidente Mattarella.

Perché?

Come perché? Non ha fatto forse dono agli italiani di un governo gialloverde, un altro giallonero, Tria, Gualtieri, ministro della Difesa Lorenzo Guerini e tutto ciò che questo comporta in termini di UE, euro, Nato, difesa dei nostri confini dall’Antartide a Kabul, in poche parole: civiltà occidentale? E poi canta pure bene. Che volete di più?

Pubblicato da Fulvio Grimaldi alle ore 21:17

Il sì al Tav resuscita l’eterno pasdaran Foietta

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2019/12/10/il-si-al-tav-resuscita-leterno-pasdaran-foietta/5605771/

Il sì al Tav resuscita l’eterno pasdaran Foietta

Inamovibile – Il Conte 1 lo fece decadere, ma rappresenterà il Conte 2 all’incontro con Parigi e Ue 

È vero, non sono stato confermato come Commissario governativo per la Torino-Lione. Il ministro Danilo Toninelli non mi aveva in simpatia e il sentimento era reciproco. Ma sono ancora presidente della Commissione Intergovernativa (Cig) per il Tav e finché il governo non mi revoca svolgo il mio compito. Mercoledì a Torino presiederò la Commissione”.

È lo stesso architetto Paolo Foietta a descrivere il paradosso: il primo governo Conte aveva deciso di non puntare su di lui per gestire la partita Tav. Il suo posto non è stato preso da nessuno e Foietta non è stato sostituito nell’altro incarico: presidente della Cig.

Così domani sarà lui a presiedere per l’Italia la fondamentale riunione che si terrà a Torino, quella in cui si capirà se l’Unione è disposta a concedere una proroga al finanziamento nonostante il cronoprogramma dei lavori non sia stato rispettato.

Foietta rappresenta il governo? Lo chiede un gruppo di parlamentari contrari all’opera, tutti senatori, il dem Tommaso Cerno e i 5Stelle Alberto Airola, Susy Matrisciano, Elisa Pirro e la deputata Jessica Costanzo: “La convocazione della Cig, che non avveniva dall’anno scorso, avverrà senza il cambio di presidenza. Sarà l’ennesima occasione sprecata per ridiscutere le forti criticità del progetto, ammesse dall’Osservatorio, dalla Corte dei Conti francese e cristallizzate nell’Analisi costi/benefici disposta da Toninelli”. In fondo la questione della presidenza è solo il riflesso di un nodo non sciolto, dopo il voto parlamentare di agosto, quando la mozione No-Tav del M5S venne respinta, mentre passò quella del Pd sostenuta da Lega e centrodestra. Ora la maggioranza è diversa, ma la situazione non pare più chiara.

Domani la Commissione (cinque membri per ciascun governo) affronterà temi cruciali e sarà presente anche Iveta Radicova, coordinatrice Ue per il Corridoio Mediterraneo: “La questione essenziale è quella che parte dalla lettera di Giuseppe Conte in cui si parlava di riprogrammazione dell’opera senza perdere i finanziamenti”.

Il professor Alberto Poggio, membro della Commissione Tecnica dei comuni contrari all’opera, tratteggia così la situazione: “Siamo enormemente in ritardo. Bisognerà capire se ci sono ancora i soldi, perché il 31 dicembre scadono i termini per utilizzare i finanziamenti Ue per il 2014-2020. Degli 813 milioni stanziati ne è stata utilizzata molto meno della metà”. Ma se, come probabile, l’Europa concedesse una proroga, resterebbero molti interrogativi: “Le gare sono ferme, nessun capitolato è stato pubblicato, né in Italia né in Francia”, aggiunge Poggio”.

Sullo sfondo un altro nodo: “Sarà presentato l’audit sul tunnel storico del Frejus”, spiega Foietta, “sapremo se la linea esistente sarà ancora utilizzabile e con quali limitazioni”. All’appuntamento l’Italia si presenta senza il nuovo Commissario e con un presidente della Commissione che il passato governo non gradiva. “Le due nomine sono slegate”, sostiene Foietta. Poggio storce il naso: “Negli ultimi anni erano affidate a una sola persona. Foietta rischia di rappresentare l’Italia solo sulla carta”.

Tav Torino-Lione, ripartono i lavori in Italia: bandi per 1 miliardo

https://www.corriere.it/economia/aziende/19_dicembre_12/tav-torino-lione-ripartono-lavori-italia-bandi-1-miliardo-5a85815c-1d07-11ea-9d5e-8159245f62dc_amp.html

Articolo Img

12 dicembre 2019 – 19:08

di Redazione Economia 

Ripartono in Valle di Susa i lavori della Torino-Lione. A quasi tre anni dal completamento dei 7.020 metri del cunicolo esplorativo della Maddalena, e dopo «18 mesi persi per il governo italiano», come ha ricordato la Coordinatrice del Corridoio Mediterraneo Iveta Radicova, nei primi mesi del 2020 partiranno i lavori per la realizzazione delle nicchie della galleria. L’annuncio in occasione della Commissione intergovernativa, tornata a riunirsi a Torino un anno dopo l’ultimo incontro. «Il cantiere di Chiomonte sta seguendo il calendario previsto», rassicura Mario Virano, direttore generale di Telt, la società italo-francese incaricata di realizzare e poi di gestire la nuova linea ferroviaria, ma la Radicova invita tutti «a mettersi all’opera e ad accelerare» per un’infrastruttura che resta «una priorità dell’Unione Europa».

«Abbiamo un debito con le generazioni future e dobbiamo iniziare a pagarlo. Chiedo quindi ai governi, a tutti i livelli, di essere responsabili», è l’appello della Radicova, che conferma anche l’impegno dell’Europa a finanziare il 55% della Torino-Lione. «Non abbiamo cambiato idea», sottolinea l’ex primo ministro della Slovacchia, che chiede di «non mescolare aspetti tecnici e politici dell’opera». E ricorda, a sostegno dell’importanza di realizzarla, «ragioni economiche e ambientali». «Se vogliamo che l’economia cresca dobbiamo garantire la mobilità di persone, merci, servizi e capitali – sottolinea – Quanto all’ambiente, se la Svizzera ha costruito un tunnel (il Gottardo, ndr) uno dei motivi è proprio di carattere ambientale. Si parla tanto dei cambiamenti climatici dovuti all’ inquinamento: una delle soluzioni consiste nello spostare il traffico dalla gomma alla rotaia. A beneficio del territorio e dei cittadini». Annuisce, accanto alla Radicova, Virano, a Parigi per il consiglio d’amministrazione di Telt che, oltre all’attribuzione dei lavori per le nicchie di interscambio nella galleria di Chiomonte (valore 40 milioni di euro) ha dato il via ai capitolati per 2,3 miliardi di euro di lavori sul versante francese. I capitolati per il tunnel di base in Italia, due lotti del valore complessivo di un miliardo di euro, saranno inviati nei prossimi mesi. La direzione Lavori Italia (valore 20 milioni) è stata assegnata al raggruppamento italo-franco-svizzero Italferr, Systra, Setec e Pini Swiss.

«Il 92% degli impegni previsti per quest’anno sono stati rispettati e, considerando che il 2019 non è ancora finito, contiamo di migliorare ancora», osserva Virano, che scherza con la Radicova sull’entrata in funzione della nuova linea ad Alta Velocità. «Il 2030, pomeriggio…», dice alla Coordinatrice del Corridoio Mediterraneo che ricordava la necessità di rispettare gli impegni. Una richiesta, quella della Radicova, che la Regione Piemonte accoglie annunciando la costituzione di un Comitato di Pilotaggio. «Abbiamo 41 milioni di opere di accompagnamento, stanziati dal Cipe nel 2017, che non possono partire – ricorda il governatore Alberto Cirio – perché manca l’interlocuzione con l’Osservatorio». Colpa della «inerzia del governo», che da febbraio non nomina il commissario di governo per la Torino-Lione. «Contiamo di costituirlo entro gennaio – prosegue Cirio – per dimostrare la volontà assoluta della Regione Piemonte di fare l’opera. E per consentire ai Comuni di spendere le risorse già stanziate». Le lettere con cui la Regione chiede agli enti interessati di nominare i propri rappresentanti nel nuovo organismo sono già partite.

No tav, scontri nel nome di Greta Thunberg: “L’Alta velocità è un ecocidio che distrugge il pianeta”

https://www.liberoquotidiano.it/news/italia/13541966/greta-thunberg-no-tav-scontri-alta-velocita-ecocidio-.amp

9 DICEMBRE, 2019
 
 Adesso i No Tav tornano a manifestare nel nome di Greta Thunberg. Visto che i Cinque stelle non tirano più, ora il movimento di protesta ribadisce il suo no all’Alta velocità sulla Torino-Lione rilanciando una battaglia ambientalista che ora può contare sull’appoggio di migliaia di giovani del Friday for Future, nato proprio dalla lotta ecologista della sedicenne svedese.

Alla manifestazione lo striscione con la scritta “c’eravamo, ci siamo e ci saremo. Ora e sempre No Tav”. Dietro di loro i gonfaloni dei Comuni della Valle con i sindaci in fascia tricolore. E ancora esponenti politici del Movimento 5 Stelle e di Rifondazione Comunista, la Fiom, una delegazione di Fridays for Future della Valsusa, Legambiente Piemonte. Numerosi anche gli striscioni che richiamavano all’emergenza ambientale come quello che recita “La Torino-Lione è un delitto climatico”. “Il Tav è un ecocidio che contribuisce a distruggere il pianeta perché 30 anni di cantiere emetterebbero una quantità di Co2 che non si riuscirebbe a recuperare nemmeno in un secolo”, ha detto uno dei leader storici deli No Tav, Alberto Perino.

“Nessuno può permettersi di peggiorare una situazione già drammatica del pianeta”, ha aggiunto Perino ricordando che nonostante i processi e gli arresti di alcuni esponenti del movimento, “il popolo no Tav è qui per salvare il pianeta e le casse di questo povero Stato”. «Ci davano per morti, ci danno sempre per morti ma noi siamo ancora qui per dire che ci siamo e ci saremo, sempre no Tav fino alla vittoria”, ha concluso. 

Le incredibili giravolte di Virano: “Per il TAV i soldi ci sono tutti, anzi no vanno confermati dall’UE”

https://www.notav.info/post/le-incredibili-giravolte-di-virano-per-il-tav-i-soldi-ci-sono-tutti-anzi-no-vanno-confermati-dallue/

notav.info

 9 Dicembre 2019 at 13:38

Mercoledì prossimo si svolgerà a Torino la commissione inter-governativa sulla seconda linea Torino-Lione. Un nuovo governo presieduto dal sitavissimo Conte assicura e rassicura che col TAV si andrà avanti. C’è voglia di “normalità” fanno sapere dalle parti di TELT, il promotore dell’opera. Purtroppo per loro, nonostante un weekend di scongiuri, anche quest’anno la manifestazione notav dell’8 dicembre, con oltre diecimila persone in marcia verso Venaus, ha certificato che l’anomalia Val di Susa continuerà a portare rogne ai signori della grande opera inutile per eccellenza anche nei tempi a venire.

Alla vigilia del vertice intergovernativo sono anche arrivate le dichiarazioni di Mario Virano che ancora una volta ha certificato che quanto detto nei mesi scorsi sui finanziamenti del TAV era pura propaganda. Da quanto riportato su La Stampa, l’AG di Telt, già presidente dell’imparzialissimo osservatorio sulla nuova Torino-Lione, ha affermato «credo che si possa dire che i finanziamenti siano tutti disponibili» per poi aggiungere che «si deve confermare la contribuzione europea al 55%, che la nuova commissione deve firmare». Dalle parti di TELT ci hanno abituato a tutto, però un tale sprezzo non solo del ridicolo ma anche delle più elementari regole della logica non l’avevamo mai visto.  Delle due opzioni l’una: o i finanziamenti sono tutti disponibili oppure vanno confermati. Tertium non datur. Visto che La Stampa non sembra rilevare l’incongruenza rispondiamo noi alla questione: i soldi per il TAV ci sono o no?

Facciamo un passo indietro. Nella convulsa primavera scorsa, prima del ponziopilatesco voto parlamentare dei 5 stelle, quando sembrava che il progetto TAV fosse a un passo dal meritato pensionamento, dall’UE era arrivata la classica “offerta che non si poteva rifiutare”. Anonime fonti europee (sic!) assicuravano che l’UE era pronta ad aumentare la sua quota di partecipazione alla nuova Torino-Lione portandola al 50% forse addirittura 55%. Chiamparino si era affrettato a dichiarare che il costo del tav si era ormai “dimezzato” e non si poteva far altro che procedere coi cantieri. Immediatamente, il codazzo giornalistico a favore della grande opera inutile aveva ripreso le dichiarazioni dell’allora presidente della regione senza andare a interrogare chicchessia a Bruxelles. La notoria specchiata onestà dei nostri politici era bastata alla stampa, nessun bisogno di controllare oltre.

Già allora avevamo denunciato la palese manipolazione di una non-notizia, come poi chiarito anche dalla stessa presidente della Commissione trasporti dell’UE nonché dal ministro dei trasporti francesi. Ora, dopo aver sudato freddo per mesi per per paura di perdere il posto, ce lo conferma anche Virano: non esiste nessun impegno da parte dell’UE a aumentare il finanziamento della nuova Torino-Lione. Tutto quello che esiste è l’approvazione del Connecting Europe Facility (CEF2) ossia un funding program” dell’UE destinato a tutte le infrastrutture di trasporto, digitali ed energetiche che porta effettivamente il POSSIBILE finanziamento delle infrastrutture transnazionali al 55%. Il fondo dovrà essere diviso tra un numero enorme di progetti, il TAV come tanti altri potrebbe accedervi ma niente è più incerto per il momento, come ammette oggi lo stesso Virano. In sostanza, tranquilli del fatto che la stampa italiana non avrebbe controllato, dalle parti di TELT hanno dichiarato di aver vinto dei bandi di finanziamento che erano appena stati pubblicati. La verità è che il finanziamento del TAV, tra lievitazione dei costi, fondi perduti e fondi anticipati a babbo morto, rimane un enorme punto interrogativo. Per non parlare del cronoprogramma ormai completamente sballato, nonostante le rassicurazioni di Virano.

Fuochi No Tav sul cantiere, lacrimogeni della polizia

https://www.notav.info/post/fuochi-no-tav-sul-cantiere-lacrimogeni-della-polizia/

notav.info

8 Dicembre 2019 at 01:36

A poche ore dalla manifestazione dell’8 dicembre, che ci vedrà tornare per le strade dalla Valle, numerosi No Tav, dopo un apericena alla tettoia di Giaglione, si sono diretti verso il cantiere in Clarea.

Marciando al buio della sera lungo i sentieri montani, si sono presto raggiunti i jersey posizionati dalle forze dell’ordine per impedire l’avvicinamento alle reti del cantiere.

Non appena giunti alle recinzioni la polizia ha iniziato a sparare lacrimogeni ma i No Tav non hanno desistito e si sono avvicinati con cori, iniziando la battitura.

Fitti lanci di lacrimogeni non hanno impedito i fuochi d’artificio sul cantiere, a ricordare che la devastazione portata in questa valle non sarà mai tollerata e che difenderemo il territorio e l’ambiente fino a quando non se ne saranno andati.

Questa valle indomita non cede il passo, perché liberare tutte e tutti vuol dire lottare ancora!

Ci vediamo in manifestazione!