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La marea No Tav ha sorpreso un po’ tutti. Per i numeri, sicuramente importanti, e per la compostezza. Perché non solo non si sono verificati incidenti, come ampiamente annunciato in partenza dallo stesso movimento, ma il corteo non si è lasciato alle spalle alcun atto vandalico o anche solo una montagna di rifiuti. Anzi, erano gli stessi attivisti a dare una mano agli operatori Amiat per raccogliere le bottiglie di vetro e cambiare i sacchetti pieni.
Controlli discreti alle stazioni di Porta Nuova e Porta Susa, per chi è arrivato in treno, e ai caselli di Trofarello e Rondissone per i pullman partiti da mezza Italia. La giornata della grande manifestazione No Tav, che a Torino si è data appuntamento in piazza Statuto, è iniziata così, con le bandiere del Movimento che sventolano ai bordi di corso Regina e corso San Maurizio pronta ad accogliere la carovana dei gruppi che hanno aderito all’evento da fuori regione.
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Alle 14,30 su corso San Martino il corteo di circa 15 mila persone, ma è nel raggiungere Porta Susa che il numero dei partecipanti cresce a dismisura nello svoltare verso il centro da via Cernaia, alla volta di piazza Castello.
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Il palco in piazza Castello
Già dalla mattinata trattori e furgoni con manifesti e musica a tutto volume avevano girato per il centro di Torino allo scopo di richiamare l’attenzione dei passanti sull’evento.
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La contestazione al vicesindaco Montanari
Sempre in mattinata, era ricomparsa sulle pendici del monte Musinè la scritta «Tav=mafia» che, nella notte tra il 4 e il 5 dicembre, era stata in parte rimossa. Lo slogan, visibile a chilometri di distanza da chi attraversa la bassa valle, era stato realizzato con grandi teli bianchi. «Era già capitato in passato che qualcuno la rimuovesse – avevano commentato, negli scorsi giorni, alcuni attivisti No Tav – Questa volta si tratta evidentemente di una provocazione in vista del corteo di oggi».
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Unico brevissimo motivo di tensione, poco dopo la partenza del corteo. Il vicesindaco di Torino Guido Montanari, in tricolore, è stato contestato ferocemente da una decina di anarchici, che hanno accusato il Movimento 5 Stelle di svendere le battaglie dei No Tav. Il gruppo è poi stato fermato dal servizio d’ordine e si è allontanato.
La guerra sui numeri
Mentre in piazza Castello la folla si è già radunata vicini al palco, la coda del serpentone No Tav arriva a piazza XVIII dicembre. «Siamo settantamila» gridano al microfono gli attivisti. Inevitabile il confronto con il pubblico Si Tav del 10 novembre, sempre sotto il palazzo della Regione: in ogni caso hanno sfilato una marea variopinta di persone.
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La solidarietà dei vigili del fuoco
«Siamo qui in divisa, come vigili del fuoco, contro la distruzione del territorio e per la salvaguardia e la cura dell’ambiente, contro la militarizzazione delle valli. Soldi buttati al vento, per tutelare interessi di pochi imprenditori e delle mafie locali». A parlare Giovanni Maccarino, di Alessandria, membro del consiglio nazionale Usb dei vigili del fuoco, e Riccardo Zaccaria, del Coordinamento provinciale Usb Torino dei vigili del fuoco, in divisa al corteo No Tav oggi a Torino. «Siamo qui in duplice veste – aggiungono – come pompieri e come cittadini, perché condividiamo le ragioni della protesta: la Tav è un’opera inutile e dannose per il territorio».
Il senatore Alberto Airola sulla Tav
«Anche a Salvini in realtà non gliene frega niente della Tav. Lo dice solo per propaganda. La Tav non si farà e chi prova a staccare la spina a questo governo è morto».
In piazza anche i gilet francesi
Anche un gruppo composto da una ventina di persone provenienti dalla Francia, aderenti al movimento dei gilet gialli, è presente alla manifestazione No Tav di Torino. Si tratta principalmente di amministratori della regione francese della Maurienne. E proprio un amministratore francese, intervenendo dal palco, ha spiegato: «Siamo il movimento che unisce l’opposizione franco-italiana al Tav. Combattiamo il progetto della Torino-Lione e proponiamo l’uso della linea esistente. Ricordate che anche in Francia l’opposizione è ampia».