Corruzione, in Danimarca arriva notizia del Mose. Parte campagna stampa, il ministero congela gli appalti italiani

https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/12/23/corruzione-in-danimarca-arriva-notizia-del-mose-parte-campagna-stampa-il-ministero-congela-gli-appalti-italiani/4055461/

Corruzione, in Danimarca arriva notizia del Mose. Parte campagna stampa, il ministero congela gli appalti italiani

In ballo un appalto per 277 milioni per la costruzione dello “Storstrom bridge”, il terzo ponte più lungo del Paese. Una settimana fa un sito di informazione lancia una campagna di opinione sull’affidamento alle due ditte italiane coinvolte nello scandalo. Cinque mesi fa il caso di Grandi Costruzioni Ferroviarie che ad Aarhus subappaltava a una ditta interdetta a Verona

La firma era prevista per martedì scorso presso il ministero dei trasporti danese. In ballo un appalto per 277 milioni di euro per la costruzione dello “Storstrom bridge”, il terzo ponte più lungo della Danimarca, ma gli amministratori delle tre ditte italiane coinvolte – Itinera, del gruppo Gavio, Condotte d’Acqua e Grandi Lavori Fincosit -. hanno dovuto riprendere la strada di casa. Una forte campagna di opinione contro l’intervento nelle opere danesi di ditte italiane implicate in casi di corruzione hanno convinto il ministro a congelare la decisione e approfondire il caso.

Il riferimento esplicito è al caso Mose in cui Condotte d’Acqua e Grandi Lavori Fincosit sono state coinvolte facendo parte del Consorzio Venezia Nuova, il concessionario della progettazione ed esecuzione dell’opera. Il rappresentante di Condotte d’Acqua all’interno del Consorzio ai tempi della gestione Mazzacurati – Baita, era Stefano Tomarelli che ha patteggiato la pena di due anni e 700mila euro, mentre per Grandi Lavori Fincosit a pagare il conto, patteggiando la pena di due anni e 4 milioni di euro, è stato l’ex presidente Alessandro Mazzi.

La cordata italiana ha vinto l’appalto nell’ottobre di quest’anno per la costruzione del nuovo ponte lungo complessivamente 6 chilometri e mezzo che collegherà le isole di Zealand e di Falster sul Mar Baltico. La notizia del coinvolgimento delle due ditte nell’inchiesta veneziana sul Mose è stata data con grande evidenza nell’edizione online di venerdì 15 dicembre dal giornaleFagbladet del combattivo sindacato danese 3F.

Immediatamente sono seguite le reazioni politiche, in particolare degli esponenti del partito populista Danskfolkpartiche ha chiesto al ministro dei trasporti e dei lavori pubblici Ole Birk Olesen un’audizione in camera di consiglio, una sorta di audizione parlamentare convocata ad hoc su richiesta dei deputati. La camera di consiglio si è tenuta già nella giornata di martedì.

L’elemento che ha più scandalizzato i danesi è che la notizia del coinvolgimento nello scandalo veneziano delle due ditte italiane non fosse stata data per tempo dalle autorità competenti. Il ministro Birk Olesen ha deciso di sospendere la firma del contratto d’appalto e di richiedere una relazione all’Avvocato di Stato che dovrà produrre le sue considerazioni – comprese la valutazione sulle conseguenze di una revooca della gara d’appalto – entro gennaio. Insomma il ministro ha rigirato la patata bollente. Per ora.

Anche se gli amministratori delle due società implicate nello scandalo Mose hanno patteggiato le loro responsabilità con la giustizia, la Procura ha avviato un procedimento per le otto principali aziende coinvolte nello scandalo Mose e nel maggio di quest’anno è stata formulata la richiesta di rinvio a giudizio a carico delle aziende, ai sensi della legge 231 del 2001 che ha introdotto la responsabilità delle società in sede penale per i comportamenti illeciti dei propri rappresentanti di vertice. E tra le società coinvolte troviamo la Grandi lavori Fincosit e la Società italiana per Condotte d’acqua di Roma e proprio a questo procedimento ancora in corso fa riferimento l’articolo del giornale del sindacato 3F.

La notizia della sospensione dell’appalto alle ditte italiane è al centro del dibattito pubblico in Danimarca. Non più tardi di cinque mesi fa il sindacato 3F aveva messo in luce le condizioni di lavoro all’interno del cantiere per la costruzione di un nuovo tratto della ferrovia ad Aarhus, la seconda città della Danimarca, gestito da ditte italiane, ed in particolare dalla Grande Costruzioni Ferroviarie di Roma che annoverava tra le ditte in subappalto la Nicofer controllata dalla famiglia Nicoscia e oggetto di un’interdittiva antimafia da parte della Prefettura di Verona.

Firenze Tav un buon Natale di fango

https://www.tgvallesusa.it/2017/12/firenze-tav-un-buon-natale-fango/

TG Valle Susa - Informazione indipendente

COMUNICATO

A proposito delle terre di scavo .

Il Comitato No Tunnel TAV vede ancora una volta proclami trionfali che preludono all’avvio dei lavori per i tunnel del Passante TAV dopo che la Commissione VIA ha rilasciato il nulla osta al “piano di utilizzo” delle terre di scavo “con alcune prescrizioni”. Appunto, con prescrizioni. Sarà opportuno aspettare di leggere il testo dopo che il Ministro avrà firmato il documento per capire che tipo di prescrizioni si prevedono.

Ancora una volta il Comitato si domanda come si può fare a cantare simili peana; per realizzare questa disgraziatissima opera si è dovuto ricorrere a ripetute modifiche delle normative sulle terre di scavo deregolamentando un settore dove gli abusi erano già frequentissimi – anche per i lavori fatti fin qui a ! Nessuno pare ricordare le inchieste della magistratura.

Le dichiarazioni del sindaco Dario Nardella suonano davvero surreali: dopo le dichiarazioni dell’estate 2016 in cui disse chiaramente che questa mega opera è totalmente inutile è stato costretto a rimangiarsi tutto e rallegrarsi, oggi, che sia scongiurato il blocco dei lavori del Passante!

Ancora ci si dimenticano i problemi che la realizzazione di questa opera creerà: pochi giorni fa, il 13 dicembre, nel convegno promosso da Nove da Firenze in Regione, è stato un susseguirsi di denunce dei problemi che la stazione ai Macelli creerà se mai venisse realizzata! Insomma si va allegramente a creare un’opera che creerà problemi invece di risolvere i presenti. L’unica cosa che sembra stare a cuore a politica e mondo imprenditoriale è che i motori delle ruspe e delle betoniere non si spengano.

Sempre nello stesso convegno c’è da ricordare la figura miserrima della politica toscana e fiorentina che non sa fare altro che rispolverare slogan totalmente avulsi dalla realtà del tipo: “Firenze non può essere saltata dalla TAV” o “la TAV è un’opera strategica per Firenze”. Frasi che dimostrano nel migliore dei casi grande approssimazione, molto più probabilmente una profonda ignoranza: ogni giorno da Firenze passano quasi 200 treni AV al giorno, la maggior parte dei quali fermano in città. Come si fa a temere il “salto di Firenze”?

Ma soprattutto ci si dimenticano tutte le anomalie presenti e ampiamente documentate dai tecnici del Comitato, tutte denunciate a Regione, ex Provincia, Comune, Osservatorio Ambientale e che MAI hanno ricevuto risposta:
sottostima delle subsidenze (cedimenti del terreno) a seguito degli scavi con possibili gravissimi danni al patrimonio edilizio e monumentale ulteriori impatti sulla falda dopo quelli provocati e non risolti a Campo Marte, ai Macelli, alle Tre Pietre errori progettuali che non hanno previsto danni molto maggiori dove le gallerie sono in curva utilizzo di una sola fresa invece di due in parallelo; questo provocherà, nel secondo scavo, cedimenti e danni superiori del 50%

Il messaggio è chiaro: avanti tutta! Anche a costo del ridicolo di costruire una linea ferroviaria per fare una fermata di bus! Di chiamare questo ridicolo rabbercio “hub tra ferro e gomma”, dove il “ferro” è praticamente scomparso.
Gli dei accecano coloro che vogliono perdere, dicevano gli antichi. Forse è per questo che si vogliono forzare i lavori prima delle prossime elezioni politiche.


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GRAND JEU AU PROCHE-ORIENT: POUTINE ‘NOUVEAU TSAR’ DE L’ORIENT (IV). MOSCOU DETACHE LE SOUDAN DE LA COALITION SAOUDIENNE

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE/

Luc MICHEL pour EODE/

Quotidien géopolitique – Geopolitical Daily/

2017 12 21/

LM.GEOPOL - Poutine tsar de l'Orient IV soudan (2017 12 21) FR 2

La Russie va s’installer au Soudan. « Un pion que Poutine pourrait avancer intelligemment en s’installant au Soudan à la demande d’Omar el-Béchir », commente la presse iranienne. Décision qui fait suite à des mois de pourparlers diplomatiques et à la visite du président el-Béchir à Moscou et à Sotchi …

MOSCOU VA S’IMPLANTER AU SOUDAN :

UN COIN ENFONCE DANS LA COALITION AMERICANO-SAOUDIENNE CONTRE LE YEMEN

La Russie s’installe au Soudan. « Un pion que Poutine pourrait avancer intelligemment en s’installant au Soudan à la demande d’Omar el-Béchir », commente la presse iranienne. Décision qui fait suite à des mois de pourparlers diplomatiques et à la visite du président el-Béchir à Moscou …

« Le Soudan en passe de quitter l’axe anti-iranien ? » s’interrogeait la presse iranienne le 22 novembre dernier.   Alors qu’après des années de tensions diplomatiques, les relations entre Washington et Khartoum semblaient être embellies, le président soudanais, Omar el-Béchir, a fait soudainement des révélations sur « les projets militaires du Pentagone » pour la région du golfe Persique. Omar el-Béchir va plus loin, en disant « non à une guerre éventuelle des Arabes contre l’Iran ».

Au seuil de sa visite à Moscou, le président soudanais levait soudainement le rideau sur différents projets du Pentagone pour lancer une guerre dans la région du golfe Persique :

« Je savais en personne pourquoi j’avais été formé aux États-Unis comme l’un des officiers des forces armées soudanaises à l’époque de l’ex-président, Jaafar Nimeiry », a indiqué le président el-Béchir dans un entretien donné à Russia Al-Yaum. Concernant la guerre d’Irak, el-Bachir expliquait : « J’étais contre le déploiement des forces américaines dans le golfe Persique. Le Pentagone prétendait qu’il avait l’intention d’implanter ses forces dans la région pour préserver les intérêts américains et de ses alliés, ainsi que protéger les détroits maritimes et les exportations pétrolières via les eaux du golfe Persique. Les Américains projetaient quelques scénarios pour mettre main sur le Moyen-Orient. Le meilleur en était l’invasion irakienne contre le Koweït. Ils guettaient la moindre occasion pour pénétrer dans la région et Saddam Hussein a rendu possible leur rêve ».

« La meilleure solution pour avoir une coexistence pacifique entre l’Iran et les pays arabes, c’est le dialogue. Donc, il ne semble pas logique que ces derniers s’affrontent dans la région. Le Soudan est donc opposé à l’option militaire contre l’Iran », a-t-il précisé.

Le président soudanais a effectué une visite de 3 jours à Moscou, à partir du 22 novembre dernier. C’était la première visite d’el-Béchir peu après la levée des sanctions américaines visant Khartoum.

A MOSCOU LE PRESIDENT SOUDANAIS A EXCLU TOUTE PAIX EN SYRIE SANS BACHAR AL-ASSAD

Lors de sa rencontre avec son homologue russe, le président soudanais avait affirmé que « la paix en Syrie était impossible sans Assad », tout en mettant l’accent sur « la nécessité de la prise de position commune des deux pays sur la Syrie » et en mettant en garde « contre les ingérences des États-Unis qui sont à l’origine des tensions dans la région ».

« Le Soudan est contre les ingérences de Washington qui sont à l’origine des tensions dans la région », avait-il ajouté. El-Béchir a également fait état du souhait de son pays de coopérer avec la Syrie en mer Rouge.

« Omar el-Béchir est à la tête d’un gouvernement dont la légitimité dépend fortement des Frères musulmans, un mouvement qui avait un rôle majeur dans le déclenchement de la guerre en Syrie et qui avait pour but de renverser le gouvernement syrien. Tout cela fait partie d’un processus de révision idéologique au sein des Frères musulmans soudanais, lequel devrait aboutir à une modification des politiques qu’ils mènent depuis sept ans envers la Syrie. Ce processus de révision pourrait même s’inscrire dans un autre processus destiné à imposer une révision des positions des Frères musulmans au niveau international, processus déjà entamé en Turquie par le président Recep Tayyip Erdogan, qui compte redonner une nouvelle image à ce mouvement « , estime Press TV (Iran).

À l’issue du sommet tripartite de Sotchi où les présidents iranien, russe et turc se sont rencontrés, Erdogan a surpris tout le monde en n’excluant pas des contacts avec son homologue syrien Bachar al-Assad. « Ce message bien clair et explicite pourrait être à l’origine de cette volte-face des Frères musulmans et des récentes déclarations d’Omar el-Béchir en faveur de Bachar al-Assad. »

OMAR EL-BECHIR DEMANDE LA PROTECTION DE MOSCOU CONTRE WASHINGTON !

Le président soudanais Omar el-Béchir, depuis Moscou, a déclaré que les deux parties avaient signé « d’importants accords de coopération », sans manquer de dire que sa rencontre avec Vladimir Poutine avait été « positive et constructive ». Interviewée par RIA Novosti, le président soudanais a déclaré que les « deux pays partageaient des visions communes sur certaines questions, ce qui a contribué à l’établissement de relations diplomatiques solides entre Khartoum et Moscou ».

Khartoum veut aussi renforcer sa coopération militaire avec Moscou et se fournir en armes.

El-Béchir a précisé que Khartoum souhaitait renforcer la coopération militaire avec Moscou en vue de rééquiper ses forces armées. « Les armes dont nous disposons, elles sont de fabrication russe », a-t-il rappelé.

Mais surtout, le président soudanais a sollicité la protection de Vladimir Poutine face aux actes agressifs des Etats-Unis : « Nous estimons que ce qui s’est passé avec notre pays, c’est aussi le résultat de la politique américaine et nous avons besoin d’être protégés contre les actes agressifs des États-Unis », a déclaré Omar el-Béchir depuis la résidence du président russe à Sotchi, sur les bords de la mer Noire.

Selon un communiqué du ministre soudanais des Affaires étrangères, Ibrahim Ahmed Ghandour, « el-Béchir a remercié la Russie pour son soutien aux Nations unies et au Conseil de sécurité et a déclaré à Poutine que si le Soudan ne bénéficiait pas du soutien de la Russie, il y aurait beaucoup de problèmes ». M. Ghandour a ajouté que les deux présidents avaient discuté de la coopération entre le Soudan et la Russie dans les domaines économique, militaire et politique et pour renforcer leur coordination aux niveaux régional et international.

AU-REVOIR RIYAD ?

EL-BECHIR DESIGNE L’ENNEMI AMERICAIN …

« Le Soudan lâche le front américano-israélien, dans l’espoir de d’approcher de l’axe de la Résistance », commentait la presse iranienne le 26 novembre dernier. Un analyste politique arabe estimait que « les déclarations du président soudanais à l’issue de sa rencontre avec son homologue russe à Moscou mettent en évidence la frustration de Khartoum vis-à-vis de l’alliance américano-israélienne qu’il avait rejointe pendant un certain temps ainsi que sa volonté à intégrer le front de la Résistance ».

Abdel Bari Atwan, analyste politique et rédacteur en chef du quotidien Rai al-Youm, a publié son analyse sous le titre « La désobéissance d’Omar el-Béchir à ses alliés saoudiens et les évolutions au sein des Frères musulmans ». « Les nouvelles prises de position d’Omar el-Béchir constituent l’un des signes de l’effondrement du jeu de domino de l’alliance américano-saoudienne et d’une évolution majeure au sein des Frères musulmans ».

À l’issue de sa rencontre avec le président russe Vladimir Poutine, à Moscou, Omar el-Béchir a exprimé sa vive opposition à toute confrontation militaire ou politique entre les pays arabes d’une part et l’Iran de l’autre. Il est même allé plus loin en accusant les États-Unis et l’Europe « d’être derrière les crises sévissant dans la région, par leurs ingérences, en disant que les Américains et les Européens avaient contribué à la partition du Soudan ». Ce revirement soudain du président soudanais prouve à quel point il est enclin à modifier ses positions, et ce parce que son adhésion à la coalition militaire de l’Arabie saoudite au Yémen et son ralliement au front américain, dont le but est de démembrer la région, avaient mis le Soudan sous une importante pression ».

J’avais moi même analysé bien avant le « piège géopolitique » qu’était devenu l’alliance saoudienne pour Khartoum :

* Voir sur EODE-TV/

LA MORT DE HASSAN AL-TOURABI :

COMMENT A T’IL DETOURNE LE SOUDAN DE SES INTERETS GEOPOLITIQUES (MARS 2016)

sur  https://www.youtube.com/watch?v=R3i2Wp8qTvY

Le président soudanais a pensé pendant des années, à tort, que Washington et ses alliés arabes trouveraient un remède à tous les problèmes du Soudan et au marasme dont lequel il était plongé. Il a donc commencé à se soumettre à leurs injonctions et à défendre leurs politiques. Il a même demandé à son ministre de l’investissement, Moubarak al-Fadel, de s’exprimer en public au sujet des avantages d’une normalisation avec Israël et de l’établissement des relations commerciales et politiques avec cette région. Cependant, les déclarations de Moubarak al-Fadel se sont avérées très impopulaires auprès de l’opinion publique soudanaise.

« La concomitance du discours d’Omar el-Béchir, dans lequel il s’est opposé à une confrontation militaire contre l’Iran et a durci le ton contre les ingérences des Américains, et des récentes déclarations anti-iraniennes du prince héritier saoudien Mohammed ben Salmane n’est pas un simple accident. Cette simultanéité nous pousse à conclure que le président soudanais a riposté en quelque sorte au prince saoudien, annonçant implicitement son divorce d’avec le gouvernement saoudien et la coalition anti-yéménite qu’il dirige », analyse un expert iranien.

LA PRESENCE MILITAIRE SOUDANAISE AU YEMEN MISE EN CAUSE

Les saouds dans leur sale guerre du Yemen (1) utilisent sans réserve comme troupes au sol leurs alliés soudanais et égyptiens …

« L’opinion publique soudanaise est désespérée des promesses faites par l’Arabie quant aux dossiers yéménite et égyptien », commente Press TV. Selon le blogueur saoudien Mujtahid, qui est connu pour ses révélations intéressantes sur le régime saoudien, « le président soudanais, Omar el-Béchir sera contraint de retirer les effectifs soudanais du Yémen ».

« Les Soudanais sont insatisfaits de la mort des centaines de leurs militaires au Yémen (2). Lorsque le bilan de la mort des soldats soudanais a dépassé la barre des 1.000 personnes, l’opinion publique, le Parlement et les instances militaires soudanais ont mis en cause leur présence militaire au Yémen si bien que l’étau se resserre de plus en plus autour d’Omar el-Béchir », a conclu le blogueur de renom saoudien.

Sur 7.000 soldats soudanais opérant au Yémen plus de 1.000 d’entre eux ont été tués et « Khartoum n’a pas même touché une miette des milliards de rials promis par Riyad ». De même le prince héritier saoudien Mohammed ben Salmane est de parti pris pour l’Égypte quant au dossier de la région de Hala’ib, sur laquelle se disputent Le Caire et Khartoum. Le jeune Mohammed ben Salmane met sous pression le Soudan d’une façon impolie pour couper les relations avec le Qatar. « Alors tous ces éléments sont suffisants pour contraindre le président soudanais à retirer ses forces du Yémen ».

L’alliance russe accélérera cette tendance.

L’EMISSION QUI COMPLETE L’ANALYSE :

COMMENT LE SOUDAN ENTEND SORTIR DU « PIEGE GEOPOLITIQUE » DE L’ALLIANCE SAOUDIENNE …

J’explique comment le Soudan tente de sortir du « piége geopolitique » dans lequel il s’est enferme avec son alliance saoudienne …

* Voir sur PANAFRICOM-TV/

LUC MICHEL INTERROGE PAR PRESS-TV (IRAN) :

CHANGEMENT DE CAP DU SOUDAN EN DIRECTION DE LA RUSSIE

sur https://vimeo.com/244561629

NOTES :

(1) L’Arabie saoudite et ses satellites ont lancé en mars 2015 une vaste agression contre le territoire yéménite tuant, depuis, plus de 13000 civils. Près de 40.000 civils ont été blessés et le nombre des déplacés dépasse les 2 millions. De même, les infrastructures du pays ont subi de très lourds dégâts. Du fait d’un manque crucial des moyens hygiéniques, le choléra fait rage dans le pays. 

Cfr. mes analyses :

LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY/

LE ‘VIETNAM’ DES SAOUDS: YÉMEN LA SECONDE GUERRE CHAUDE DU PROCHE-ORIENT APRES LA SYRIE.

sur http://www.lucmichel.net/2017/12/13/luc-michels-geopolitical-daily-le-vietnam-des-saouds-yemen-la-seconde-guerre-chaude-du-proche-orient-apres-la-syrie/

(2) Le commandant des forces d’intervention rapide soudanaises a reconnu en septembre dernier le lourd bilan des pertes subies par ses effectifs au Yémen. Selon lui, plus de 400 soldats soudanais ont péri depuis l’agression lancée par Riyad contre le Yémen à laquelle a pris part le Soudan. Dans un entretien accordé au journal soudanais Al-Jarida, le général Mohammad Hamdan Hamidati a annoncé que figurait également parmi ces morts, 14 officiers de l’armée.

Photo :

El-Béchir avec Poutine à Sotchi ; Des militaires soudanais au Yémen.

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE

* PAGE SPECIALE Luc MICHEL’s Geopolitical Daily

https://www.facebook.com/LucMICHELgeopoliticalDaily/

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* Luc MICHEL (Люк МИШЕЛЬ) :

WEBSITE http://www.lucmichel.net/

PAGE OFFICIELLE III – GEOPOLITIQUE

https://www.facebook.com/Pcn.luc.Michel.3.Geopolitique/

TWITTER https://twitter.com/LucMichelPCN

* EODE :

EODE-TV https://vimeo.com/eodetv

WEBSITE http://www.eode.org/

GRAND JEU AU PROCHE-ORIENT: POUTINE ‘NOUVEAU TSAR’ DE L’ORIENT (III). LA FIN DE LA NEUTRALITE BIENVEILLANTE AVEC ISRAEL

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE/

Luc MICHEL pour EODE/

Quotidien géopolitique – Geopolitical Daily/

2017 12 20/

LM.GEOPOL - Poutine tsar de l'Orient III israel (2017 12 20) FR 1

Poutine apparaît chaque jour davantage comme l’homme fort du Proche-Orient, « le tsar de l’Orient » dit la presse russe. Mais qu’en est-il d’Israël ?

Bien que Tel-Aviv se targue d’avoir de bons rapports avec Moscou, » « il est peu probable que Poutine se montre aussi bon et flexible que Trump » à l’endroit des israéliens. En Syrie, Poutine a montré à quel point il est prêt à sacrifier Israël sur l’autel des intérêts suprêmes de la Russie. À Jerusalem, il en fera de même…

ATTAQUE EN REGLE DE LA PRESSE ISRAELIENNE CONTRE POUTINE

La colère israélienne contre la Russie ne retombe pas. Alors que le président russe multiplie les gestes de défis à l’encontre d’Israël, le journal de gauche israélien Haaretz revient sur la récente tournée de Poutine en Syrie, en Égypte et en Turquie et accuse Poutine « d’électoralisme » (sic).

Pour Haaretz, l’annonce par le président russe de la fin de la guerre contre Daech et, partant, du retrait des forces russes de Syrie relève de la pure « propagande pré-électorale » pour tromper un électorat russe, qui à en croire le journal, « est incapable de séparer le bon grain de l’ivraie » : « Le chef du Kremlin ne pense qu’à sa réélection quand il affirme vouloir retirer ses troupes de Syrie. Cela fait partie de son plan pour reconquérir en 2018 le Kremlin. Poutine veut assurer les Russes d’une chose : leurs fils rentreront bientôt de la guerre très coûteuse qu’ils ont menée en Syrie », ajoute le journal, emboîtant ainsi le pas aux Américains et aux Français qui ont accusé cette semaine la Russie d’avoir « menti » (resic) sur les victoires qu’elle a réalisées aux côtés de ses alliés dans la guerre contre Daech.

Selon le quotidien, ce serait encore la soif du pouvoir qui aurait conduit Poutine à faire une escale de quelques heures à Lattaquié en Syrie où il s’est entretenu avec Assad : « L’annonce du président russe intervient alors qu’il est attendu à son rendez-vous annuel avec les Russes, où il devra faire le bilan de son action présidentielle en 2017. Quelque 1 000 journalistes assisteront à ce point de presse. L’annonce du retrait des soldats russes épargnera au chef du Kremlin des questions embarrassantes au sujet des déboires russes en Syrie et monopolisera les attentions sur les succès de Poutine », souligne le journal, qui ne peut s’empêcher de reconnaître « les très fortes chances du président russe d’être réélu haut la main à la tête de la Russie ».

Et Haaretz, qui sous-estime totalement l’intelligence et la capacité de discernement du peuple russe, de poursuivre: « Vu l’état lamentable des relations entre la Russie et l’Occident, il est parfaitement logique que Poutine joue sur ce terrain : n’importe quel succès face aux Américains marque un point pour lui et incite les électeurs à aller voter. Après plusieurs mandats à la tête de la Russie, on connaît bien désormais les vieilles tactiques auxquelles Poutine a recours. »

UNE VICTOIRE RUSSE EN SYRIE QUI FAIT GRINCER LES DENTS ISRAELO-OCCIDENTALES CONTRE « CEUX QUI ONT GAGNE LA GUERRE SUR LE TERRAIN » (DIXIT MACRON)

Tout comme Israël, les États-Unis puis la France ont remis en cause cette semaine la participation active de la Russie dans ce qui est de loin l’un des plus grands succès militaires de ces dernières années, à savoir la victoire de l’armée syrienne sur les terroristes djihadistes.

De par sa visite inopinée à Lattaquié, où il a passé en revue les troupes russes après s’être entretenu avec le président Assad, Poutine a tenu à souligner son respect du droit international. L’Iran et la Russie se sont engagés en Syrie à la demande de l’État syrien, ce qui n’est le cas ni de Washington ni de Paris. Le porte-parole du Pentagone a d’ailleurs refusé de reconnaître la défaite quasi totale de Daech et a assuré que les États-Unis continueraient à maintenir leur présence illégitime en Syrie.

Mais revenant sur les paroles aigries du Ministre français Le Drian, le président français Macron a reconnu la victoire russe dans son entretien sur le “20 heures” de France 2 ce 17 décembre : « Je pense que d’ici (…) fin février, nous aurons gagné la guerre en Syrie » (sic). L’arrogant président avouant ensuite l’échec occidental. « La prochaine étape sera de gagner la paix ». « Le rôle de la France sera de contribuer à déminer, démilitariser le pays » (resic). « Bachar Al-Assad sera là, (…) parce qu’il est protégé par ceux qui ont gagné la guerre sur le terrain, que ce soit l’Iran ou la Russie », a ajouté le président français.

VLADIMIR POUTINE PRECONISE UNE REPRISE DES NEGOCIATIONS ISRAELO-PALESTINIENNES

Le président russe Vladimir Poutine a eu, ce 11 décembre au Caire, une rencontre avec son homologue égyptien. Les deux hommes ont affiché une position commune dans le dossier israélo-palestinien et la question du statut de Jerusalem, rapporte la chaîne de télévision Russia Today. « Nous voulons la reprise des négociations de paix directes entre Israéliens et Palestiniens », a insisté Poutine avant d’appeler les deux parties « à relancer dans les plus brefs délais des négociations sérieuses et efficaces et à aborder tous les problèmes dont le statut de Jerusalem occupée.

Qualifiant de « contre-productive » toute initiative avant un dialogue direct entre Palestiniens et Israéliens, Poutine a mise en garde contre tout geste « déstabilisateur qui ne peut qu’attiser le feu du conflit ». Le président russe a réaffirmé l’impératif de la réalisation des accords « équitables » qui répondent aux intérêts à long terme des deux parties israélienne et palestinienne. « Certes, les accords doivent être en conformité avec les anciennes résolutions internationales concernant le conflit », a-t-il insisté avant d’afficher son soutien « à toutes les résolutions du Conseil de sécurité de l’ONU » sur le dossier israélo-palestinien.

Il a également salué les efforts égyptiens en faveur du règlement de la crise avant de saluer l’accord signé entre les deux mouvements politiques palestiniens Fatah et Hamas. Quant à Abdel Fattah al-Sissi, il a réitéré « l’importance de la préservation du statut juridique de Jerusalem et la sauvegarde de son identité religieuse ».

LES DEBUTS DE LA CRISE AGRAVEE ENTRE MOSCOU ET TEL-AVIV :

LA RENCONTRE CHOÏGOU/LIEBERMAN

Le général Choïgou, ministre de la guerre russe, invité en Israël, y a eu droit à entendre un Lieberman “dans tous ses états” et menaçant, après le refus de Moscou de rompre avec l’Iran et Le Hezbollah :

« Nous ne permettrons pas à l’Iran et au Hezbollah de transformer le territoire syrien en front de guerre contre Israël », a lancé Lieberman à son homologue russe, Choïgou, au lendemain d’un tir de missile de la DCA syrienne visant un avion de combat israélien dans le ciel libanais. Israël dit avoir détruit par la suite une batterie de missiles antimissiles près de Damas. Les agences de presse occidentales taisent évidemment cette partie des propos échangés où les deux hommes auraient évoqué l’incident de lundi.

« Nous n’allons pas nous immiscer dans les affaires intérieures de la Syrie mais nous ne permettrons pas à l’Iran et au Hezbollah de transformer le territoire syrien en base d’opération avancée contre Israël », a dit Lieberman à Choïgou, trahissant de la sorte ” la panique” qui s’est emparée de l’état-major israélien. Selon des sources proches du renseignement de l’armée israélienne, « l’attaque de la DCA syrienne contre des avions de chasse israéliens qui menaient une mission de reconnaissance au Liban n’aurait pas pu avoir lieu sans l’aval russe, surtout que cette attaque est intervenue à la veille de la visite de Choïgou en Israël ». Cherchant à justifier ses frappes contre le territoire syrien, Lieberman a enchaîné : « Nous ne permettrons pas non plus le transfert d’armes sophistiquées par l’Iran en passant par la Syrie ou le Liban ».

Au terme de leurs pourparlers bilatéraux ,Liberman et Choïgou ont été rejoints par le chef d’état-major de l’armée israélienne, Gadi Eisenkot, le directeur des renseignements militaires de l’armée, le général de division Herzl Halevi et le directeur du puissant bureau des affaires politico-sécuritaires du ministère israéliens des Affaires militaires, Zohar Palti, « signe que la position russe était loin d’être rassurante pour Israël ».

C’était la première visite de Sergueï Choïgou en Israël en qualité de ministre de la Défense. Il avait également rencontré le Premier ministre israélien Benjamin Netanyahou.

LA RUSSIE REFUSE DE CESSER SA COOPÉRATION AVEC LES IRANIENS

En réponse la Russie a refusé de cesser sa coopération avec la République islamique d’Iran.

Selon l’édition du 17 octobre du quotidien russe Kommersant, la Russie a dit « non » à une demande d’Israël l’invitant à cesser sa coopération avec l’Iran.

Évoquant la visite du ministre russe de la Défense Sergueï Choïgou en Israël, le quotidien russe Kommersant a indiqué qu’il avait discuté avec le ministre israélien des Affaires militaires Avigdor Lieberman de la situation en Syrie et de la lutte antiterroriste :

« Cette rencontre s’est tenue à huis clos, mais un responsable russe, ayant requis l’anonymat, a affirmé que la délégation russe avait expliqué la situation où se trouvaient les opérations antiterroristes en Syrie, disant que 92 % du territoire syrien avait été nettoyé de la présence des terroristes. La délégation russe a également fait allusion au rôle de l’Iran dans la lutte antiterroriste en Syrie. Les parties russe et israélienne ont également débattu des quatre zones de désescalade, entrées en vigueur suite à une initiative Iran-Russie-Turquie, mais Israël s’est opposé à toute implication de l’Iran. Cependant, les Russes ont mis l’accent sur la poursuite de leur coopération avec Téhéran, dans le cadre de l’accord de la mise en place des zones de désescalade en Syrie », écrit Kommersant.

Et d’ajouter : « Le ministre russe de la Défense et le ministre israélien des Affaires militaires ont également traité la coopération de Moscou avec le Hezbollah libanais en Syrie. La partie russe a démenti tout soutien militaire au Hezbollah, mais elle a confirmé que les conseillers militaires russes s’entretenaient avec les commandants du Hezbollah au sujet d’un certain nombre d’opérations antiterroristes. »

ISRAEL PENSAIT-IL CHANGER LA DONNE EN SYRIE ?

En invitant le ministre russe de la Défense, Israël espérait visiblement pouvoir changer la donne syrienne à la dernière minute. A-t-il réussi?

Le journal libanais Al Akhbar revient lui aussi dans un récent article sur la visite du général Choïgou à Tel-Aviv, visite qui était “loin d’être exceptionnelle” mais qui “avait toute son importance dans le contexte actuel” : « Israël ne s’attendait pas à un miracle, à ce que la Russie change de fond en comble la matrice de sa politique moyen-orientale et coupe tout lien avec l’Iran. Les Russes, quant à eux, étaient bien loin de croire à une possible modification de la stratégie israélienne et à son adaptation à des réalités nouvelles. N’empêche que les deux parties espéraient, ne serait-ce qu’un tout petit rapprochement de vision et d’intérêt et elles ont tout fait pour le faire croire. Or la réalité est tout autre ».

Le journal met en exergue ce qui crée désormais une profonde divergence entre Israël et la Russie et écrit : « Le Moyen-Orient post-Daech ne se prête plus à l’entière convergence de vue israélo-russe. Entre Moscou et Tel-Aviv, il existe désormais des questions tactiques qui éloignent les deux parties à moyen et à long terme. Car que soit dit en passant, Israël fait partie d’un axe qui fait tout pour saper les projets russes au Moyen-Orient, projets qui sont parfaitement convergents avec les intérêts de l’État syrien et son allié iranien. Tel-Aviv se tient formellement aux côtés des adversaires de la Russie, ceux-là mêmes qui se battent contre les Russes sur le champ de bataille, qui en tuent les militaires le cas échéant et qui, s’ils en sont désormais prêts à mettre de l’eau dans leur vin belliciste, c’est parce que la donne militaire telle qu’elle se présente aujourd’hui sur le champ de bataille l’exige. C’est tout ».  

Et l’article d’ajouter : « Netanyahu et son ministre des Affaires militaires ont, à leur habitude, sauté sur l’occasion pour pérorer en présence du général russe des menaces qui leur sont si chères, genre “on ne va pas permettre à l’Iran ni au Hezbollah de s’implanter en Syrie au lendemain de la victoire d’Assad”  ou encore ” Tel-Aviv compte sur l’aide de Moscou pour contrer et maîtriser la menace iranienne”. Mais à vrai dire, tout ceci n’avait rien de nouveau. La nouveauté venait par contre de là où on l’attendait le moins. À Choïgou, Lieberman a promis de dispenser de leur service militaire, les Israéliens d’origine russe, Israéliens dont le nombre est suffisamment grand pour permettre au parti du ministre Lieberman, “Israel Beytenou” de gagner les législatives.  Mais cette promesse a été à des années de lumières de ce qui travaille en ce moment l’esprit des Russes ».

Al Akhbar s’intéresse ensuite à la réponse « bien diplomatique » de Choïgou à ses interlocuteurs israéliens : « Le général a l’habitude de bien prêter l’oreille à ses interlocuteurs et en Israël il en a fait autant. Cependant, il a rappelé aux Israéliens la nécessité de se souvenir d’une chose : la fin des opérations militaires s’approche en Syrie et il est indispensable de trouver une solution immédiate aux divers aspects de la crise tout en examinant la nouvelle perspective qui s’ouvre ». Les experts voient à travers ces propos « la tentative du général russe pour faire comprendre aux Israéliens qu’il n’est plus opportun de s’entêter et d’exiger l’impossible. Car le temps presse et la crise est déjà entrée dans la phase finale avec en toile de fond un changement du contexte qui vient de s’imposer et qui ne donne plus lieu à des exigences inaccessibles ».

Selon Al Akhbar, cette réponse aurait eu l’effet d’une douche froide : « Israël espère pouvoir tirer son épingle du jeu en surfant sur les tensions qui iraient éclater entre la Russie et l’Iran, une fois la guerre en Syrie finie. Il veut pousser la Russie à agir contre la présence iranienne en Syrie après la fin de la guerre. Peine perdue. Car à ce qui parait, la Russie vise plus haut et plus loin : pour Moscou, la Syrie ne se résume pas à ce fameux “périmètre de sécurité” qu’Israël veut étendre de 5 à 60 kilomètres autour de ses frontières au Golan occupé, quitte à “mettre à la porte l’Iran”. Pour les Russes, la Syrie fait partie d’une géopolitique encore plus large qui va au-delà des frontières syriennes et cette géopolitique ne peut ignorer l’Iran ».

En raison de l’histoire de ses liens avec la Russie, « Israël a toute les raisons du monde à attendre des Russes des actes concrets en Syrie et en faveur de leurs intérêts. Et il est faux de dire que Moscou est indifférent face à ces attentes, mais à toute amitié, il y a une limite : Moscou ne prête l’oreille aux doléances de Tel-Aviv qu’à travers le prisme de ses intérêts et tant que ces doléances ne compromettront pas ses intérêts. Or l’Iran se trouve désormais à l’épicentre des intérêts russes. Et c’est cela, le mortel dilemme auquel Israël fait face : Tel-Aviv ne peut pas accepter par principe la nouvelle réalité qui est sur le point de se former sous ses yeux et il ne peut non plus s’y adapter. Que faire? Aller jusqu’au bout, même si ce jusqu’au boutisme s’avérerait suicidaire? »

LE GRAND COUP DE FROID RUSSO-ISRAÉLIEN

Le ton monte donc depuis la mi-octobre entre Israël et la Russie. Alors que Tel-Aviv multiplie les menaces contre l’armée syrienne et ses alliés dans le sud de la Syrie, l’ambassadeur russe en Israël fustige le  “non” d’Israël à l’accord tripartite que viennent de signer les USA, la Russie et la Jordanie et qui rétablit la zone de désescalade au sud syrien. Le haut diplomate appelle Israël à « ne pas exagérer dans ses évaluations quant à la place que représente le sud de la Syrie et les événements qui s’y produisent dans la sécurité nationale israélienne ».

Cité par El Nashra, Alexandre Shein affirme que « l’accord signé le 8 novembre à Amman entre la Russie et les Etats-Unis auquel s’est ralliée la Jordanie a été confidentiel dans sa première mouture. La seconde version évoque entre autres les modalités techniques d’une mise en oeuvre de la zone de désescalade au sud de la Syrie. Les Israéliens ne devraient en aucun prix exagérer les impacts de cette note d’entente sur la sécurité d’Israël ».

L’ambassadeur s’est dit étonné de la réaction de Tel-Aviv aux récentes déclarations du chef de la Diplomatie russe, Serguei Lavrov. Ce dernier avait mis l’accent sur le caractère légal de la présence des forces iraniennes en Syrie, puisque cette présence « répond à la demande de l’Etat syrien ». « C’est dans le cadre de la lutte contre le terrorisme que la Russie approuve la présence de l’Iran en Syrie et c’est toujours dans ce même cadre que l’armée coopère avec l’armée iranienne. En réalité il revient à l’Etat et au peuple syriens et à eux seuls de décider de la présence de tel ou tel pays étranger sur le sol syrien. Cette présence-là devra d’ailleurs se décider au terme des discussions nationales élargies ».

La mise en garde de l’ambassadeur russe aux dirigeants israéliens est intervenue après que le chef d’Etat-major de l’armée iranienne, le général Bagheri soit parti lundi à Sotchi pour participer au sommet consacré à l’avenir politique de la Syrie.  Cité par Al Mayadeen, le chef d’Etat-major russe, Valéri Guérassimov, a alors salué les efforts irano-russes qui “ont abouti ” pour marquer la victoire contre le terrorisme en Syrie. « C’est à l’Iran et à la Russie à présent de faire tout pour consolider cette victoire militaire qui s’achève à Abou Kamal et qui se traduit par la prise du contrôle de la totalite des frontières syriennes » …

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