La Presidente della Commissione Trasporti del Parlamento UE, la Verde Karima Delli, ai Notav: “No ai progetti faraonici, una moratoria per il TAV”

http://www.lagenda.news/altervertice-notav-venaus-karima-delli-commissione-trasperti-parlamento-ue-moratoria-torino-lione/

“Altervertice” Notav a Venaus per ribadire le “ragioni del no” alla Nuova Linea Torino-Lione, definita “un progetto ormai superato e devastante per la Valsusa”

L'AlterVertice Notav a VenausL’AlterVertice Notav a Venaus

VENAUS – Ribadire le ragioni della contrarietà alla Nuova Linea Torino-Lione, in vista del vertice italo-francese del 27 settembre a Lione. Questo l’obiettivo del convegno “Alter-Vertice No Tav”,  che si è svolto oggi a Venaus. Organizzato dal Movimento NoTav e da alcuni sindaci della Valsusa, a partire dall’ospitante Nilo Durbiano, cui hanno partecipato molti amministratori pubblici di Torino e di altri Comuni dell’hinterland. Ospite d’onore Karima Delli, Presidente della Commissione Trasportidel Parlamento Europeo. La “persona giusta per rendere più incisive le ragioni del no” – così è stata presentata la paralmentare francese dei Verdi –  in una fase in cui, sull’onda del momentaneo stop francese alla progettazione  della tratta nazionale Chambery-Saint Jean de Maurienne della Torino-Lione, in Francia, Italia ed anche nel Parlamento Europeo hanno ravvivato il dibattito sul futuro dell’emblematica grande opera.

Una moratoria sulla ferrovia Torino-Lione

Proprio a Karima Delli è toccato aprire i lavori. E lo ha fatto pronunciato una frase che ha subito provocato consenso e applausi: “Chiedo ai governi italiano e francese una moratoria sulla ferrovia Torino-Lione“Noi – ha spiegato la Delli – non siamo oppositori: noi siamo propositivi. E la nostra soluzione è utilizzare l’esistenteOggi come oggi – ha precisato – il progetto della Torino-Lione è vecchio: non corrisponde più alle necessità di questo momento storico, dove il trasporto merci è calato ed è diventata enormemente importante la questione climatica. Organismi di controllo hanno ribadito a più riprese che è un’aberrazione sia per i costi, che hanno visto l’opera passare dai 12 miliardi iniziali a 26, sia per le complicazioni sanitarie dovute al drenaggio delle acque”“Sono disponibile – ha concluso Delli – a lavorare sulle alternative con i ministri dei Trasporti di Italia e di Francia.

All’inizio dei lavori ha anche partecipato il Sindaco di Susa e Presidente dell’Unione MontanaSandro Plano, che però dopo un breve intervento nel  quale ha ribadito la contrarietà del suo Ente e su a personale alla garnde ooera, ha lasciato i lavori perché impegnato proprio in Unione Montana per un convegno dove ha convocato tutti gli amministratori locali sul tema della gestione rifiuti.

Karima Delli, Presidente della Commissione Trasporti e Turismo del Parlamento Europeo

Karima Delli, Presidente della Commissione Trasporti e Turismo del Parlamento Europeo

La voce del Movimento5Stelle

Francesca Frediani, Presidente del Gruppo Consiliare regionale del Movimento 5Stelle, da sempre in prima fila nella lotta alla Tav, ha puntato il dito contro l’Osservatorio a guida Foietta“Non è più un luogo in cui si discutono questioni tecniche. E c’è il rischio che diventi un organo parallelo del Consiglio Regionale, ma senza il controllo dell’opposizione” ha affermato. “Si chiudono dentro l’Osservatorio – ha aggiunto – e come in un Consiglio, ma con la sola maggioranza, parlano di progetti e iniziative per la Valsusa. Cose che noi rischiamo di venire a sapere quando sarà troppo tardi”.

Il vicesindaco di Torino Guido Montanari, anche lui del Movimento 5Stelle, ha tenuto a precisare che la Valsusa non è sola nella lotta che tempo sta portando avanti contro un’opera destinata a snaturare e mortificare la Valsusa“La lotta al Tav è anche una lotta di TorinoTorino c’è, vi partecipa e la sostiene pienamente”, ha esordito. “La lotta della Valsusa – ha precisato – riguarda tutti i cittadini. È una lotta per avere dei trasporti sostenibili in un ambiente decente”.

L’ultima “invenzione” NoTav: un esposto alla Magistratura “perché il Parlamento è stato ingannato con dati  falsi”

Secondo i tecnici NoTav quando  il Parlamento ha ratificato il trattato italo-francese sulla Nuova Linea Torino-Lione – oggi Legge in Italia come in Francia – lo scorso anno, “i parlamentari furono ingannati”. È quindi per questo che oggi la “talpa” Federica ha già scavato a Saint Martin de la Porte un kilometro e trecento metri del tunnel di base del Moncenisio?

Il Movimento Notav lo ha annunciato  in coda all’AlterVertice dichiarando di aver inoltrato a Roma un esposto in Procura chiedendo alla magistratura di “svolgere degli accertamenti”.
A illustrare i contenuti dell’esposto è stato, in particolare, Angelo Tartaglia, docente del Politecnico di Torino e componente della “commissione tecnica” tutta Notav nominata dal Comune di Torino e mutuata dalla Unione Montana Bassa Valle Susa.

Per i Notav ai parlamentari vennero presentati dei dossier con “dati inveritieri” su diverse circostanze, fra cui le analisi dei rapporti costi-benefici.
Gli onorevoli – è stato detto – sono liberi di votare come credono e persino di farsi ingannare. Ma non si devono ingannare gli elettori”.

Un momento dell'Altervertice Notav al polivalente di Venaus

Un momento dell’Altervertice Notav al polivalente di Venaus

Sulla Torino-Lione la richiesta di moratoria e un esposto alla procura

http://www.ilsole24ore.com/art/impresa-e-territori/2017-09-16/sulla-torino-lione-richiesta-moratoria-e-esposto-procura-174722.shtml?uuid=AELJyTUC

(Afp)
(Afp)

Una richiesta di «moratoria» da parte di Karima Delli, deputato francese del movimento ecologista a capo della Commissione Trasporti del Parlmento europeo. E un esposto alla Procura di Roma, presentato dal Controsservatorio Valsusa, contro la decisione del Parlamento italiano che a fine dicembre 2016 ha ratificato l’accordo tra Italia e Francia sulla Torino Lione. A dieci giorni dal prossimo vertice italo-francese, che inevitabilmente avrà in agenda il tema del collegamento ferroviario tra i due Paesi, l’Alta Velocità torna in primo piano. Anche alla luce dei dubbi sollevati proprio dal Governo Macron.

L’occasione è l’Alter-Vertice No Tav, organizzato in Valsusa per ribadire le ragioni della contrarietà all’opera – legate storicamente al tema della sostenibilità economica e della reale utilità del tunnel di base, in riferimento al rapporto costi-benefici – e aggiungere nuovi fronti alla battaglia contro la realizzazione della Torino-Lione. In Europa, ad esempio, dove Karima Delli parla di una sensibilità diversa in capo ad una parte del Parlamento europeo contraria a «progetti faraonici» come quello della Torino Lione e maggiormente favorevole a progetti più sostenibili. In Europa è attesa la valutazione di mid-term sui fondi concessi dall’Ue agli interventi nel quadro della programmazione 2014-2020. «Noi stimiamo che Telt sia in ritardo sulle opere previste dal Grant Agreement sottoscritto nel 2015 che assegna alla Torino-Lione 813 milioni» sottolinea Alberto Poggio della Commissione Tecnica sulla Torino-Lione nominata dalle amministrazioni contrarie all’opera, Torino compresa. In tal caso cosa accadrebbe a quei fondi? «Tornerebbero nella disponibilità della Commissione – spiega Karima Delli – che potrebbe riassegnarli ad altri progetti in corsa».

Il secondo fronte per la Torino-Lione è tutto italiano. Ne parla Angelo Tartaglia della Commissione tecnica Torino-Lione del Comune di Torino che annuncia la scelta del Controsservatorio Valsusa di presentare alla procura di Roma un esposto sulla legittimità del voto del Parlamento italiano : «La decisione in Parlamento – sottolinea Tartaglia, membro della commissione tecnica Torino-Lione del Comune di Torino – è stata presa sottoponendo ai parlamentari informazioni, contenute nella relazione sui costi-benefici dell’opera commissionata dall’Osservatorio nel 2012, con parametri e valutazioni in alcuni casi inattendibili. Un aspetto che rimanda secondo la nostra valutazione ad una procedura non legittima». Il riferimento è alla sovrastima sul volume di crescita delle merci trasportate rispetto alla dinamica del Pil e al calcolo dei benefici sociali derivanti dal taglio di emissioni di CO2.

«Per noi resta centrale l’analisi costi-benefici – aggiunge Alberto Poggio – ma altrettanto importante è segnalare che la linea esistente ha una capacità di trasporto dalle 6 alle 10 volte superiore a quanto attualmente si fa. Sarebbe necessario superare il servizio dell’Autostrada ferroviaria e rilanciare il trasporto su ferro con modalità classiche, a patto che ci sia una reale esigenza di trasporto». Difficile pensare a una maggiore incidenza del ferro sulla gomma senza però un sostegno pubblico, come insegna il modello svizzero. «Nel caso della Svizzera – risponde Poggio – il trasporto ferroviario è cresciuto sostenendo una linea esistente con le stesse caratteristiche del Frejus, prima di realizzare il tunnel di base».

ENQUETES SUR LA DESTABILISATION DE L’AFRIQUE (VIII) : COMMENT LE ‘BALAI CITOYEN’ (VERSION AFRICAINE DE OTPOR) TENTE D’ORGANISER DES MANIFESTATIONS CONTRE LE BURUNDI … A PARIS !?

# PANAFRICOM/

Luc MICHEL pour PANAFRICOM/

Enquêtes sur la Déstabilisation de l’Afrique (VII)/

2017 09 17/

PANAF - LM AFROENQUETE VIII balais à paris (2017 09 17) FR

Ce 16 septembre 2017 « on » tentait d’organiser à Paris des manifestations, qui ont échoué faute de troupes, contre le gouvernement du Burundi. L’occasion : la sorte du Rapport du Conseil des Droits de l’Homme de l’ONU, biaisé et partisan, contre le gouvernement Nkurunziza ; ainsi que l’organisation par Willy Nyamitwe (premier conseiller en communication du président du Burundi) et l’Ambassade du Burundi d’une grande conférence pour y répondre ce même 16 septembre …

MAIS QUI ORGANISAIT A PARIS CES ATTAQUES CONTRE BUJUMBURA ?

Non pas la diaspora burundaise à Pars, encore moins l’opposition fantoche du CNARED (marionnettes de Bruxelles et du Quai d’Orsay), mais un groupuscule activiste, le Balais Citoyen, … installé au Burkina Faso !

Il y a des Sorös’boys comme il y avait jadis des Hitler-Jugend. L’« Internationale Sorös », organisée au profit des « vitrines légales de la CIA » (NED, NDI et cie) est une réalité, présente au stade initial de toutes les « révolutions de couleur » made in USA (1). Elle est issue du mouvement serbe OTPOR (2) et de son Centre de formation CANVAS (3) (fondé à Belgrade, avec des extensions à Washington et depuis 2015 à Ouagadougou, devenu la plate-forme de formation des Sorös’boys en Afrique). Des séminaires internationaux sont aussi organisés pour les activistes africains par la « Friedrich Ebert Stiftung », une fondation allemande proche de l’OTAN : Séminaire de l’Ile de Gorée (Dakar) en 2015, d’Accra en 2016.

Les deux mouvements en pointe, les « Otpor » africains, sont le sénégalais « Y en a marre » et le burkinabe « Balai citoyen ». D’où le rôle joué par Ouagadougou et Dakar dans la formation des activistes « africains », en fait des mercenaires des USA (4) et du milliardaire Sorös.

LE BALAIS CITOYEN : DES MERCENAIRES AMERICAINS FINANCES PAR SORÖS

Le Balai citoyen est un mouvement qui a notamment pris part à l’opposition au président Blaise Compaoré et au renversement de celui-ci. Pour immédiatement soutenir le Lieutenant-colonel Zida, l’homme fort des américains (il est issu de l’Ecole de la CIA en Floride) pendant les premiers temps du nouveau régime burkinabe. Le Balai citoyen a été co-fondé durant l’été 2013 par deux artistes militants, le musicien de reggae et animateur radio Sams’K Le Jah, et le rappeur et acteur Serge Bambara – plus connu sous le nom de scène « Smockey » (les musiciens jouent un grand rôle dans ces réseaux, et ceci dès les rappeurs serbes de 1999 de Otpor). Les cadres du Balai ont habilement essaimé dans divers « side-groupes », dont les CAR, pour investir la scène activiste.

Le Balai Citoyen (dont les pseudopodes « Collectif Anti-referendum au Faso », devenu le CAR, « Collectif Anti Referendum », puis le « Citoyens africains pour la renaissance » en mars 2015 ; utilisent directement le Logo de Otpor, la marque identitaire de ses Réseaux utilisée dans toutes les « révolutions de couleur ») a aussi infiltré au Burkina Faso les jeunes activistes du « front anti-Cfa ». On se souviendra que Sorös a un intérêt direct pour toutes les « guerres des monnaies » …

LUC MICHEL / PANAFRICOM

(première version éditée pour EODE Think Tank)

NOTES

(1) Cfr. Luc MICHEL, ENQUETES SUR LA DESTABILISATION DE L’AFRIQUE (I) : DE LA YOUGOSLAVIE (2000) AU ‘PRINTEMPS AFRICAIN’ (2015-1018) : COMMENT S’ORGANISENT LES « REVOLUTIONS DE COULEUR » ?

sur http://www.lucmichel.net/2017/09/03/panafricom-enquetes-sur-la-destabilisation-de-lafrique-i-de-la-yougoslavie-2000-au-printemps-africain-2015-1018-comment-sorganisent-les-revoluti/

(2) Le mouvement OTPOR (en serbe« Résistance »), est une organisation politique, créée en 1998, avec le soutien de l’organisation américaine National Endowment for Democracy (NED), et du milliardaire spéculateur George Soros, organisatrice de nombreuses révoltes violentes ou non de par le monde, dans les pays opposés politiquement aux États-Unis et généralement considérée comme l’un des acteurs majeurs de la chute du régime de Slobodan Milošević en octobre 2000 (la première des « révolutions de couleur »).

(3) Otpor est devenu ensuite le centre de formation pour l’action non-violente (sic), qui a pris la forme de l’Ong CANVAS en 2004, et a formé des jeunes révolutionnaires de différents pays ; en Géorgie, puis en Ukraine, mais aussi en Biélorussie, en Russie, aux Maldives, au Venezuela, aux USA mêmes (Occupy Wall-Street, puis en 2016 la « Purple Revolution » contre Trump), en 2009-2011 en Égypte et dans les pays du « printemps arabe », puis en 2013-2017 dans de nombreux pays africains du soi-disant « printemps africain ».

Au même moment que le sommet officiel « USA – AFRICAN LEADERS » (où se met en place une vague de changements de régimes en Afrique décidée par Obama, les 4-6 août 2014, dont celui du Tchad), se tenait aussi à Washington un « sommet alternatif » organisé par un organisme d’état US (créé par Ronald Reagan dans les Années 1980), financé sur le budget américain, la NED, que certains analystes qualifient de « vitrine légale de la CIA ». En collaboration avec une de ses filiales, la NDI (lui aussi un organisme d’état US, financé sur le budget américain), l’USAID, l’Open Society de Söros et un ensemble d’ONG et médias que l’on retrouve depuis 15 ans dans les « révolutions de couleur » en Eurasie et le « printemps arabe ». Des centaines d’activistes, de syndicalistes, de journalistes africains surtout y sont pris en main.

(4) Cfr. Luc MICHEL, OUI LE « SIFFLET CITOYEN », « TROP C’EST TROP », « CA SUFFIT » ET LEURS CLONES PARTOUT EN AFRIQUE SONT DES MERCENAIRES AU SERVICE DES OCCIDENTAUX ET DE LA RECOLONISATION DE L’AFRIQUE !

sur http://www.lucmichel.net/2016/03/13/panafricom-oui-le-sifflet-citoyen-trop-cest-trop-ca-suffit-et-leurs-clones-partout-en-afrique-sont-des-mercenaires-au-servi/

LM/ EODE/ 2017 09 17/

( avec EODE – OBSERVATOIRE DES REVOLUTIONS DE COULEUR) _____________________

# EODE ORGANISATION :

* EODE-TV :

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* ЕВРАЗИЙСКИЙ СОВЕТ ЗА ДЕМОКРАТИЮ И ВЫБОРЫ (ЕСДВ)/ EURASIAN OBSERVATORY FOR DEMOCRACY & ELECTIONS

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NOUVEAU REFERENDUM D’AUTODETERMINATION DE LA CATALOGNE (VI) : ‘NOTRE GOUVERNEMENT ACTUEL REPRESENTE LA TRADITION DE LA REPUBLIQUE ESPAGNOLE, ECRASEE PAR L’ARMEE DE FRANCO DANS LA GUERRE CIVILE’ (CARLES PUIGDEMONT)

EODE/ OBSERVATOIRE DES ELECTIONS/

LM/ EODE/ 2017 09 16/EODE - ELECT nouv ref catalogne VI (2017 09 17) FR

 

Le chef du gouvernement indépendantiste catalan revendique l’héritage de la République espagnole défaite par Franco dans la guerre civile, et rappelle les origines franquistes du parti au pouvoir à Madrid, dans une interview publiée vendredi.

REFERENDUM INTERDIT PAR MADRID :

LE GOUVERNEMENT CATALAN SE COMPARE A LA REPUBLIQUE DEFAITE PAR FRANCO

“Notre gouvernement actuel représente la tradition de la République espagnole, écrasée par l’armée de Franco dans la guerre civile” (1936-1939), déclare Carles Puigdemont dans cette interview publiée par le Suddeutsche Zeitung. C’est apparemment la première fois que ce dirigeant catalan qui milite pour une république catalane indépendante du Royaume d’Espagne revendique le manteau de la république espagnole dans un média étranger.

Puigdemont veut organiser ce referendum d’autodétermination dans cette région profondément divisée entre partisans et adversaires de l’indépendance, malgré tous les efforts du gouvernement espagnol pour l’empêcher. Madrid (soutenue par l’OTAN et l’UE qui ne veulent à aucun prix des referenda d’auto-détermination) se dirigeant vers une répression dure, notamment la poursuite du Gouvernement catalan et de 700 maires indépendantistes !

A la chute de Barcelone en février 1939, des centaines de milliers d’Espagnols ont fui l’Espagne en franchissant la frontière avec la France. “Nous n’avons pas oublié qu’à l’époque une partie de notre élite politique a été assassinée et une autre partie contrainte à l’exil. Nous savons aussi quelles sont les racines du Parti Populaire conservateur qui voudrait bloquer le referendum : il est né d’un groupe de franquistes”, poursuit C. Puigdemont. Le Parti Populaire du chef du gouvernement Mariano Rajoy est l’héritier de l’Alliance populaire, formée après la mort de Franco par d’anciennes personnalités de son régime.

* Lire (en allemand) sur :

Interview/

“Wollen Spanien nicht den Rücken kehren, sondern die besten Nachbarn sein”

http://www.sueddeutsche.de/politik/carles-puigdemont-wollen-spanien-nicht-den-ruecken-kehren-sondern-die-besten-nachbarn-sein-1.3666615

 

Kataloniens Regierungschef Carles Puigdemont hält trotz Drohungen am Unabhängigkeits-Referendum fest – und wirbt dafür, die Region im Falle einer Abspaltung schnell zum EU-Mitglied zu machen.

 

LM / EODE / OBSERVATOIRE DES ELECTIONS/

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GEOPOLITIQUE DE LA CATALOGNE : LA REPRESSION DE MADRID CONTRE LE REFERENDUM D’AUTODETERMINATION REOUVRE LES PLAIES DE LA GUERRE CIVILE ET DU FRANQUISME …

# LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY/

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE/

Luc MICHEL pour EODE/

Flash géopolitique – Geopolitical Daily/

2017 09 17/

LM.GEOPOL - Geopol catalogne (2017 09 17) FR (2)

Insoumise depuis près d’un siècle, la Catalogne est une région stratégique pour l’Espagne.

La Catalogne, région espagnole grande comme la Belgique, est l’une des plus stratégiques pour la quatrième économie de la zone euro.

Ce territoire ayant une langue et une culture propres, bordé par la Méditerranée et les Pyrénées, représente 6,3% de la superficie de l’Espagne, 16% de sa population et un cinquième de son PIB.

LM.GEOPOL - Geopol catalogne (2017 09 17) FR (4)

DERRIERE LA CULTURE LA PUISSANCE ECONOMIQUE ET INDUSTRIELLE

Terre des peintres Salvador Dali et Joan Miro, ou de l’architecte Antoni Gaudi, où l’on aime danser la sardane et construire des pyramides humaines (les Castells), elle attire 22,5% du tourisme espagnol. En sport (domaine prééminent du « soft power » géopolitique), Barcelone est la seule ville espagnole à avoir accueilli les Jeux olympiques d’été, en 1992, et le FC Barcelone de Lionel Messi, vivier de joueurs de la “Roja”, est le deuxième club le plus titré du pays avec 24 Ligas et cinq Ligues des Champions.

La Catalogne est aussi et surtout le siège d’industries de pointe et de centres de recherche importants, notamment dans le domaine du nucléaire ou de la biomédecine. Elle est aussi à l’origine d’un quart des exportations de l’Espagne, et connaît un taux de chômage de 13,2%, quatre points de moins que le reste du pays. Côté passif, elle est aussi l’une des plus endettées avec une dette publique représentant 35,2% de son PIB (75,4 milliards d’euros à fin mars) et doit régulièrement puiser des liquidités dans un fonds spécial de l’État espagnol. Mais la région dénonce la répartition inéquitable des deniers publics en Espagne, responsable selon elle de son asphyxie financière.

UNE REGION AUTONOME AUX LARGES COMPETENCES

Berceau de l’anarcho-syndicalisme, version de l’anarchisme en Espagne, la Catalogne a souvent eu des relations complexes avec le pouvoir central. Lors de la Guerre civile de 1936-39, le dictateur Francisco Franco lui a retiré ses compétences et infligé une dure répression après la chute de Barcelone, fief républicain, interdisant aussi l’usage officiel du catalan.

Aujourd’hui elle dispose de très larges compétences en tant que “communauté autonome historique”, comme le Pays basque (nord), la Galice (nord-ouest) et l’Andalousie (sud). En vertu d’un système qui fait de l’Espagne un pays très décentralisé, la Catalogne doit respecter la Constitution, mais administre directement la santé, et l’éducation, au point d’être parfois accusée par les conservateurs de « minimiser l’usage du castillan et de manipuler les programmes d’histoire ». Elle dispose de sa police, les “Mossos d’Esquadra”, qui doivent aussi suivre les consignes du pouvoir central.

UN NATIONALISME CATALAN QUE MADRID N’A JAMAIS PU ETOUFFER

Elle a longtemps été dirigée par la coalition Convergencia i Unio (CiU, Convergence et Union, nationaliste et conservatrice) de Jordi Pujol, président régional entre 1980 et 2003. Pujol faisait la pluie et le beau temps en Catalogne et à Madrid, où il monnayait son soutien à droite comme à gauche. Sa mise en cause dans les années 2010 dans des affaires de fraude fiscale et corruption a miné son image.

A partir de 2003, la Catalogne est dirigée par une coalition de gauche qui obtient un renforcement de ses compétences. Mais ce “statut” est annulé partiellement par la Cour constitutionnelle en 2010, ce qui nourrira le sentiment indépendantiste et ramènera les nationalistes au pouvoir avec Artur Mas, président régional entre 2010 et fin 2015. La crise économique a également alimenté le séparatisme.

Conservateur comme M. Pujol, Artur Mas, un nationaliste, a peu a peu embrassé la cause indépendantiste et a organisé le 9 novembre 2014 une première “consultation” sur l’indépendance interdite par la justice. CiU a depuis éclaté, tiraillée entre conservateurs modérés et partisans de l’indépendance. Les séparatistes de gauche et de droite ont ensuite formé la coalition “Junts pel Si” (Ensemble pour le oui) et remporté en septembre 2015 des élections régionales ayant pris la forme d’un plébiscite pour ou contre l’indépendance, au taux de participation record de 77,4%. Les partis indépendantistes ont obtenu 47,6% des suffrages, ce qui leur a assuré une majorité au parlement de 72 sièges sur 135 au nom de règles de pondération des voix visant à permettre une bonne représentation des provinces les plus rurales, aussi les plus indépendantistes. Le 10 janvier 2016, Carles Puigdemont a succédé à Artur Mas, avec pour projet de mener la région vers l’indépendance au plus tard en 2017.

REFERENDUM INTERDIT PAR MADRID :

LE GOUVERNEMENT CATALAN SE COMPARE A LA REPUBLIQUE DEFAITE PAR FRANCO

Le chef du gouvernement indépendantiste catalan revendique l’héritage de la République espagnole défaite par Franco dans la guerre civile, et rappelle les origines franquistes du parti au pouvoir à Madrid, dans une interview publiée vendredi. “Notre gouvernement actuel représente la tradition de la République espagnole, écrasée par l’armée de Franco dans la guerre civile” (1936-1939), déclare Carles Puigdemont dans cette interview publiée par le Suddeutsche Zeitung. C’est apparemment la première fois que ce dirigeant catalan qui milite pour une république catalane indépendante du Royaume d’Espagne revendique le manteau de la république espagnole dans un média étranger.

Puigdemont veut organiser ce referendum d’autodétermination dans cette région profondément divisée entre partisans et adversaires de l’indépendance, malgré tous les efforts du gouvernement espagnol pour l’empêcher. Madrid (soutenue par l’OTAN et l’UE qui ne veulent à aucun prix des referenda d’auto-détermination) se dirigeant vers une répression dure, notamment la poursuite du Gouvernement catalan et de 700 maires indépendantistes !

A la chute de Barcelone en février 1939, des centaines de milliers d’Espagnols ont fui l’Espagne en franchissant la frontière avec la France. “Nous n’avons pas oublié qu’à l’époque une partie de notre élite politique a été assassinée et une autre partie contrainte à l’exil. Nous savons aussi quelles sont les racines du Parti Populaire conservateur qui voudrait bloquer le referendum : il est né d’un groupe de franquistes”, poursuit C. Puigdemont. Le Parti Populaire du chef du gouvernement Mariano Rajoy est l’héritier de l’Alliance populaire, formée après la mort de Franco par d’anciennes personnalités de son régime.

(Sources : AFP – Suddeutsche Zeitung – EODE Observatoire des Elections)

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE

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