RIMANDIAMO AL MITTENTE IL TENTATIVO DI SCARICABARILE DI CHIAMPARINO E DEL PD. RESPONSABILITA’ E COMPETENZA SOLO DELLA REGIONE CHE HA SOTTOVALUTATO LA SITUAZIONE

https://www.piemonte5stelle.it/2017/10/rimandiamo-al-mittende-tentativo-scaricabarile-chiamparino-del-pd-responsabilita-competenza-solo-della-regione-sottovalutato-la-situazione/?tg_rhash=f947ec6d32d3c7

 MARTEDÌ, 31 OTTOBRE 2017

Rimandiamo al mittente il tentativo di scaricabarile di Chiamparino.
Le competenze sulla gestione degli incendi boschivi sono tutte in capo alla Regione e non alle Province o alla Città Metropolitana.
La Regione ha ampiamente sottovalutato l’emergenza per giorni e dunque sono mere polemiche strumentali le accuse verso la Città Metropolitana e il Movimento 5 Stelle a Torino, vera ossessione del Pd.
 
Ciononostante, come delegato alla protezione civile, alla pianificazione territoriale e difesa del suolo della Città Metropolitana, il vicepresidente Marco Marocco, si è mosso costantemente sul territorio devastato dai roghi e dagli incendi, forse con la sola attenzione di non fare selfie sorridente, a differenza del Presidente Chiamparino.
 
Forse Chiamparino è nervoso per la pessima gestione dei suoi Assessori rispetto all’emergenza incendi e per la polemica seguita alle scottanti intercettazioni dell’ex assessore Lo Russo sulle sue responsabilità nella formazione del pesante debito del comune di Torino.
Rimane la questione bilancio: noi abbiamo già destinato oltre 205 mila alla difesa del territorio, quanti altri colleghi intendono donare parte del loro stipendio? Quanti soldi verranno aggiunti in Assestamento?
 
Gruppo Consiliare M5S Piemonte

INCENDIO IN VALSUSA, UNA BUONA NOTIZIA: “TUTTE LE CASE DEI RESIDENTI SONO SALVE, ANCHE QUELLE DELLE BORGATE”

http://www.valsusaoggi.it/incendio-in-valsusa-una-buona-notizia-tutte-le-case-dei-residenti-sono-salve-anche-quelle-delle-borgate/

    


Il sindaco Favro oggi a Mompantero (foto Blandino)

MOMPANTERO (LUNEDI 30 OTTOBRE, ORE 21) – Sinceramente erano in pochi a crederci, visto che la situazione è stata drammatica. Ma il sindaco Piera Favro annuncia a ValsusaOggi una buona notizia: “Nonostante la situazione estremamente difficile e il fuoco vicino alle case, posso affermare con certezza che nessuna casa dei residenti è stata danneggiata o distrutta, sia in centro paese che nelle borgate più in alto”. Un aspetto tutt’altro che scontato: “Tutte le abitazioni, le cosiddette prime case dove si vive tutto l’anno sono state preservate – aggiunge la Favro – anche sotto il Seghino e a Bianchi, anche a Marzano dove abbiamo temuto il peggio, così come a Trinità e a Pietrastretta. Il tutto grazie al lavoro eroico di Vigili del fuoco e Aib, che hanno rischiato la vita per preservare le abitazioni”.


L’incendio domenica sera (foto Pistoletto)

Purtroppo alcune seconde case, le baite e vari ruderi sono invece andati distrutti. Altre sono rimaste fortemente danneggiate dalle fiamme: “Sono consapevole che sia una cosa bruttissima e mi spiace davvero – aggiunge la sindaca – ma poteva andare peggio. Potevamo perdere vite umane, sia tra i residenti che tra i soccorritori impegnati a spegnere le fiamme. Invece è andato tutto bene, nonostante tutto questo disastro. Grazie quindi ai vari corpi e ai volontari, che con coraggio e determinazione hanno salvato i posti dove viviamo, anche dove le fiamme erano vicinissime alle mura e ai tetti. Voglio rimarcare questo aspetto, perchè non era affatto scontato. C’è stata un’opera immane per salvare vite umane e le abitazioni di Mompantero”.

Finita la bonifica e la messa in sicurezza del territorio, il Comune dovrà fare la conta dei danni con il supporto dei Vigili del fuoco e dei Carabinieri. “Sappiamo che questi danni ci sono e non saranno pochi, ma voglio stemperare ogni polemica. Ve lo dico sinceramente, poteva andare peggio con un incendio di queste dimensioni. In casi di estrema urgenza occorre fare una scala dei valori più importanti: le vite umane e le abitazioni di residenza, e sono stati preservate. Ad un certo punto, quando abbiamo fatto evacuare 450 residenti, ho temuto davvero di perdere tutto il paese e che venisse divorato dalle fiamme. Ad Urbiano non ce l’aspettavamo che il fuoco arrivasse alle case, sembrava comunque distante, invece è sceso subito, senza dare tregua, in una lotta impari. Ma ce l’abbiamo fatta. Ne approfitto per ringraziare anche tutti gli amministratori comunali che hanno vissuto questi giorni con me in Comune, così come i dipendenti…Aldo non si fermava mai, ha fatto le 24 ore di fila senza staccare un attimo. Proprio perchè in gioco c’era qualcosa di più importante: salvare la gente e il nostro paese”.

Incendi in Valsusa la popolazione interviene

https://www.tgvallesusa.it/2017/10/incendi-valsusa-la-popolazione-interviene/

TG Valle Susa - Informazione indipendente

Affiatamento delle persone, i corpi speciali antincendio, il tempestivo apporto di pulizia e di bonifica ha impedito al fuoco di devastare i ricordi, le abitudini, il vivere della gente e delle sue borgate di montagna.

 di  Report  

L’inizio degli incendi, era venerdì 22 ottobre 2017. Il sabato a  incontriamo il fuoco vicino alle case, per tutto il venerdì le fiamme avevano già fatto strage del suolo a , gli AIB di Villar Focchiardo “l’abbiamo vista brutta avevamo il fuoco intorno alla casa di Stefano e poi si è diretto alla Borgata Argiasera-Richettera, correva veloce siamo riusciti a deviarlo”. Stefano Milanesi, No Tav dei primi momenti, non se ne è andato dalla borgata, “eravamo in venti, il fuoco ha preso tutto, è rimasto verde solo a dieci metri da casa dove hanno bagnato gli AIB”.

Il fuoco è poi andato su verso le borgate di Falcemagna, Pietra Bianca e Lorano. Si è spostato su Chianocco ed è poi ridisceso verso i centri abitati su un lato e sull’altro ha iniziato a correre verso Susa. Alla mattina il fuoco era su Foresto per ridiscendere la sera sull’Orrido di Foresto fino alle case.

Nella stessa giornata prendeva, dopo averlo spento nella notte del venerdì, di nuovo su Caprie proprio a ridosso della Borgata Chiodo e su nelle vallette che portano alle Borgate Campambiardo, Camparnaldo e Celle che ha toccato a tarda serata. Sulla Borgata Chiodo un Vigile del Fuoco ci esprime la stanchezza “il vento è iniziato ieri alle 9 e alle 10 abbiamo avuto la prima chiamata, ieri sera eravamo a Venaria Reale per un tetto e poi ci hanno mandato subito qua. Hanno bloccato i turni per 48 ore, mi sa che non sarà una cosa che si risolve con oggi”.

Intanto un ragazzo della borgata, con in mano una motosega, inizia la pulizia di un tetto della casa abbandonata appena sopra la sua e a ridosso del bosco. Di li a poco il fuoco arriva in borgata, convogliano sul posto persone mezzi AIB e VdF, il cielo si riempie di elicotteri e Canadair che scaricano acqua nel bosco “adesso lo deviamo, il vento è forte, possiamo solo fare questo, teniamo il presidio nelle case pronti ad andare via” si sente dalle loro radio.

QUI il video della giornata

La settimana va avanti così. Il fuoco si alza corre nella montagna, dal basso i turni degli specialisti continuano, la gente fa turni sveglia pronta a segnalare ai propri cari il pericolo. Sulla montagna i primi gruppi di cittadini cercano di salvare i luoghi protetti, spostano foglie tolgono il secco. Gli specialisti non salgono in montagna sono vicino alle case, l’acqua c’è solo li.

Verso finesettimana il vento spinge gli incendi in giù, il fuoco è sull’abitato di . Il paese collegato con Susa si estende moltissimo in montagna, le borgate alte vengono fatte evacuare. Il fuoco deviato non si ferma scende sull’abitato principale le Borgate San Giuseppe e Marzano alla sera sono cinte dal fuoco. Già il giorno prima e dalla stessa mattina, gruppi autorganizzati durante la settimana di fuoco, si uniscono ad altri più organizzati. In borgata ci sono proprietari, No Tav, AIB e Vigili del Fuoco.

I cittadini liberano i sentieri e le antiche mulattiere dalla vegetazione ormai fitta. “Cosa fate qui? dovete evacuare! ma avete liberato voi il sentiero intorno alle case? Si!! Se torno e vi dico via!! Lasciate subito tutto, chiaro? Si noi restiamo qui, finchè non è ancora arrivato il fuoco”

Un proprietario chiama a raccolta il gruppo dei No Tav, “sta arrivando altra gente come facciamo? Dividiamoci, un esperto del bosco con uno con la motosega e gli altri portano via le ramaglie”. Trattori venuti anche dal Basso Piemonte continuano a fare su e giù per rifornire i moduli e le cisterne per l’acqua, il fronte molto ampio ha necessità di molti mezzi antincendio e l’acqua dopo il periodo di siccità non basta.

QUI il video della giornata

Mompantero viene salvata, i danni si conteranno poi, la Valle di Susa ha dimostrato un’altra volta che l’affiatamento delle persone rende tutto possibile, il tempestivo apporto di pulizia e di bonifica ha impedito al fuoco di devastare i ricordi, le abitudini, il vivere della gente e delle sue borgate di montagna.

V.R. 31.10.17

Comunicato Stampa dei comuni della Valle su incendi, esercito e compensazioni Tav

notav.info

post — 27 ottobre 2017 at 15:59

Pubblichiamo il comunicato stampa dell’Unione mOntana in risposta alle offerte di inviare l’esercito del sen.Esposito e della min.Pinotti, e al ruolo delle compensazioni Tav, espressi ieri

Gli incendi dei boschi stanno devastando il versante nord della nostra Valle e i Vigili del Fuoco, i piloti dei Canadair e degli elicotteri, i Volontari AIB, la Protezione Civile, le Forze dell’Ordine e semplici cittadini si stanno impegnando al massimo per mettere al sicuro le persone, proteggere le abitazioni e spegnere le fiamme. Non si ricordano eventi di questa portata nella nostra storia recente. In questi casi, si deve dare la massima fiducia a chi conosce il territorio e le tecniche di intervento. Si dovrebbero accantonare le polemiche e aiutare, se richiesto, e per quanto possibile chi opera, senza dare consigli, proporre soluzioni o disquisire sui massimi sistemi di prevenzione, ricercare responsabilità. Tutto a tempo debito e a problema risolto.

Il Ministro Pinotti ha offerto l’appoggio dell’esercito, gesto apprezzabile e da utilizzare per le eventuali ricostruzioni. In questo frangente però può essere pericoloso l’impiego di militari non addestrati ad affrontare i problemi che crea una barriera di fuoco su un versante scosceso, nell’oscurità. Questo intervento deve essere richiesto e coordinato da chi a livello regionale sta gestendo l’emergenza.

Il Commissario Paolo Foietta ha proposto l’utilizzo delle compensazioni per il TAV in opere di prevenzione e risarcimento. Lo ringraziamo per il pensiero, ma non condividiamo questa impostazione. La prevenzione dagli incendi, come dalle alluvioni e dal dissesto geologico, devono essere affrontate in Valle di Susa, come in Val Soana, come al Sud con specifici capitoli di spesa, indipendenti dal discorso relativo alla nuova linea ferroviaria. Vale per lo sviluppo economico, le rotonde, i teatri, e tutto ciò che nel resto d’Italia è definito contributo pubblico e qui è definito compensazione.

La popolazione è preoccupata per la cappa di fumo che incombe sulle case e sulle vie. L’ARPA Piemonte sta monitorando l’atmosfera e dai primi rilievi non sembrano emergere valori preoccupanti o tali da richiedere provvedimenti di evacuazione dei centri abitati. Sino a diverso avviso possono consigliare provvedimenti minimali: ridurre l’attività all’aperto specie per bambini, anziani e persone con problemi respiratori.
Ringraziamo ancora tutti coloro che hanno dedicato il loro tempo e le loro energie a fronteggiare questa calamità.
IL Presidente – Sandro Plano

CASE SALVE MA ALBERI BRUCIATI. “COSÌ MUOIONO I NOSTRI PAESI”

http://www.lastampa.it/2017/10/31/italia/cronache/case-salve-ma-alberi-bruciati-cos-muoiono-i-nostri-paesi-j6HLJ9jln81WmlOvtBD3cJ/pagina.html

La solidarietà nata in anni di lotta contro la Tav aiuta i montanari. “C’è dolore, non si può accusare la natura. Adesso ricostruiremo”

 Tra fiamme e fumo. L’incendio di Venaus.
Pubblicato il 31/10/2017
DOMENICO QUIRICO
BUSSOLENO (TORINO)

Seghino non è il nome di un paese. Qua e là una casa di pietra, un’abitazione ammodernata a puntino, un rudere di una stalla, un frutteto, un sentiero, una staccionata, una siepe, un ruscello. 

Venti abitanti, qualcun altro che viene per il fine settimana ad aprire la baita dei padri e dei nonni. Quando ci siamo arrivati pareva di esser soli in tutta la valle, tanto c’era silenzio. Ed era uno stupore, un fragile incanto.  

Questo è Seghino, un tratto qualsiasi della montagna della Val di Susa, accovacciato sotto un’ala del Rocciamelone, un tratto di mondo con un orizzonte chiuso da altre montagne, la città con l’autostrada i negozi la gente il treno è a un passo, pochi minuti di discesa impervia eppure remota; tiepido anche d’inverno perché il sole lo svela dall’alba al tramonto, una montagna che la vicinanza dell’Alpe rende solenne, di una misteriosa solennità come accade ovunque la natura rivela ancora una sua nuda forma antica, simile a quella delle origini del mondo. 

Lungo tutta la fascia delle montagna piemontese sono infiniti i luoghi che somigliano a questo. Montagna senza sci e senza alberghi. L’avvenimento è una corsa a piedi in salita che sfiancherebbe un camoscio, e le battaglie contro l’Alta Velocità che qui hanno segnato l’emblematico inizio: la prima trivella il 31 ottobre del 2005 e la prima battaglia, che non è ancora finita. Un mesto ancoraggio di vita, faticoso campo di lavoro, dove tra un muretto a secco e un burrone, tra un castagneto e un focolare, le generazioni si susseguono strette, povera terra fatta cara dal ricordo dei vecchi, dal ricordo del lavoro, dal ricordo delle annate buone e di quelle cattive. 

«C’è gente che è scesa a valle per lavorare, sta dieci ore in fabbrica e poi risale qui. Ma non ha più forza e tempo per pulire il bosco, portar via le foglie e il secco ed ecco che gli incendi arrivano…». 

Questa è Seghino che per la sua gente è una piccola patria, la piccola patria. Tre giorni fa dal monte è sceso l’incendio, arrivava da lontano il fuoco, da Bussoleno che in linea d’aria sono sette otto chilometri. Ha scalato gole, salito erte di pietra, ingoiato boschi. Ed è arrivato qui. Ieri la montagna fumava ancora come un’immensa caldaia, i Canadair e gli elicotteri facevano staffetta per lanciare acqua sui focolai che infiocchettavano quello che chiamano «il bosco nero» di fronte a Venaus e al cristiano miracolo di Novalesa. Basterebbe un soffio gagliardo di vento e… Eppure la gente, i 400 sfollati, su 600 abitanti, saliva di nuovo alle case con le borse e i fagotti con cui sabato era fuggita nella furia del fuoco che avanzava. E incontravi chi già spazzava la cenere e chi già veniva alla chiesetta di san Pietro, a un tornante che domina la valle, dove sono rimasti le bottiglie d’acqua vuote e i rifiuti lasciati da chi ha combattuto per ore contro le fiamme: per pulire e far tornare, almeno qui, tutto lustro. E al tornante di sotto trovavi i volontari che combattevano con una «ripresa del fuoco», che sembra imbattibile ed eterno. 

«Forse voi che venite da fuori non potete capire: per noi Mompantero e Seghino non ci sono più. Certo, le case sono state salvate dalla lotta di tutti, vigili del fuoco Croce rossa volontari, ma il bosco e gli alberi sono morti e quello è anche il nostro paese, la nostra casa…». 

Sono salito qui, ieri, per scoprire una piccola patria che si batte contro una modernità sentita come inutile, estranea, aggressiva e che si è trovata a lottare proprio con quella natura che vuole difendere ed amare, contro il fuoco e il vento. E ha vinto la battaglia salvando almeno uomini e case. 

Non trovi gente infanatichita dal pericolo corso e dai danni, che strepita e accusa, neppure quelli che sono in prima fila nei cortei No Tav; ma parlano dell’incendio come di un avvenimento doloroso della loro famiglia, non per cercare la nostra pietà ma per espandere la loro. E anche dei piromani, di cui tutti sono certi, dicono senza odio, come di qualcosa che bisognerà accertare, primo o poi. 

Centinaia di loro sono volontari del servizio antincendio: spesso sono arrivati da lontano, dove lavorano, alla notizia che la loro valle e il loro monte bruciavano. Hanno difeso le case, portato l’acqua con i trattori, i pick up, le auto, tagliando la vegetazione intorno, guidando i vigili del fuoco su per la montagna. 

«È la solidarietà che qui nella valle è rinata nella lotta contro un’opera che consideriamo inutile e dannosa, una cosa antica ricostruita per fili sottili, nell’aiutarci l’un l’altro, nel fare da soli, scoppia un guaio grosso come un incendio e ci rimbocchiamo le maniche senza aspettare che qualcuno venga ad aiutarci…». 

I volontari: stanno costruendo da soli, senza fondi, la loro sede a Bussoleno, in una vecchia scuola professionale andata in rovina, il Comune paga solo i materiali…  

Quando entriamo nella valle è tutta piena di sole dentro al suo grande letto di verde. I monti, così ridenti alle falde, si fanno terribili di forme innalzandosi. La radio dell’auto trasmette le previsioni del tempo: l’annunciatore con giuliva insipienza dà per certi tempo bello, anticicloni ferrei, temperature in aumento. E qui contano i danni del «bel tempo». Perché Dio, ogni volta che si mette a perseguitare gli uomini, non conosce misura. Da giugno non è caduta acqua e il cielo resta terso, indifferente, sordo al muto appello della terra che ha sete. Le giornate si sono susseguite alle giornate senza che apparissero nuvole. Di notte le stelle corruscano senza ombre, crudelmente belle. La montagna, i boschi, si sono screpolati sotto il sole, sono avvizziti in strati pericolosi di foglie secche ed erba gialla. Aguzzi lo sguardo e vedi grandi macchie scure, come una lebbra nera che ha roso la pelle della montagna. Sono i boschi bruciati su su fino ai larghi prati del rifugio a duemila metri, ora neri come pece. Lì il fuoco si è fermato: perché non poteva mordere la pietra. 

«Quindici anni fa ci fu un altro incendio, grande, il bosco cominciava a ricrescere, lentamente certo, con i roveri giovani… adesso di nuovo tutto è bruciato come se il tempo non fosse passato…». 

E poi è stato il vento, anzi i venti. Perché oggi è lieve e fresco ed è una delle ragioni per cui l’incendio è stato domato. Ma domenica e sabato era furente, teneva a terra gli aerei e recava un alito caldo che investiva e circondava le cose solide, vive e le attaccava simile a un acido. Ha avvolto Seghino dentro sciarpe di fuoco e i pini in fiamme scivolavano e rimbalzavano con i massi roventi, staccati dal calore verso il basso, incendiavano in dieci cento luoghi diversi la montagna. 

«Il fuoco sembrava ritirarsi e poi tornava, il vento soffiava verso l’alto e invece lo vedevano scendere in basso, verso il paese. Perché? Due volte ci ha circondato e ci è venuto addosso… Era una guerra… una guerra …». 

Della Valle e Scibona del M5S:”Governo e Regione inermi di fronte agli incendi in Piemonte”

http://www.torinoggi.it/2017/10/29/leggi-notizia/argomenti/politica-11/articolo/della-valle-e-scibona-del-m5sgoverno-e-regione-inermi-di-fronte-agli-incendi-in-piemonte.html

 domenica 29 ottobre 2017, 08:52

“Agli occhi dei Piemontesi e dei Valsusini in particolare pare assurdo il divario tra il minimo sforzo economico per gli interventi contro gli incendi e le spese faraoniche dello Stato per la militarizzazione del territorio attorno al cantiere per una grande opera inutile”

“Da giorni il Piemonte brucia, al nostro dolore per la devastazione oggi si aggiunge la rabbia per una politica inerme, quella rappresentata da Chiamparino che solo in queste ore visita i territori interessati dopo una settimana di roghi disastrosi” Così il Senatore Scibona (M5S) attacca il presidente di regione Chiamparino (PD) aggiungendo che “già nelle prime ore avevamo richiesto lo stato di emergenza e siamo stati ignorati da questi irresponsabili”.

All’attacco del Partito Democratico interviene poi il Deputato M5S Della Valle ricordando che “la riforma Renzi/Madia ha rimosso 7000 guardie forestali di cui 350 solo in Piemonte garantivano il controllo del territorio, agendo tempestivamente in simili situazioni”. Un terribile sbaglio secondo il Deputato che vede il disastro di questi giorni come solo il primo degli effetti drammatici del provvedimento del Governo Renzi.

“Agli occhi dei Piemontesi e dei Valsusini in particolare pare assurdo il divario tra il minimo sforzo economico per gli interventi contro gli incendi e le spese faraoniche dello Stato per la militarizzazione del territorio attorno al cantiere per una grande opera inutile. Chiediamo un drastico cambio di rotta del Governo e ringraziamo di cuore da parte di tutti i nostri concittadini chi ogni giorno sta lottando sul campo per risolvere l’emergenza, noi siamo al vostro fianco”. Chiudono i parlamentari M5S.

LE PRESIDENT CATALAN PUIGDEMONT S’EXPRIME DEPUIS BRUXELLES: ‘JE NE SUIS PAS ICI POUR DEMANDER L’ASILE POLITIQUE MAIS POUR EVITER LES MENACES’

 

Luc MICHEL/En Bref/ 2017 10 31/

Puigdemont s’exprime depuis Bruxelles: “Je ne suis pas ici pour demander l’asile politique mais pour éviter les menaces” !

p2

Le président destitué de la Catalogne Carles Puigdemont, visé par une procédure judiciaire en Espagne, s’est exprimé lors d’une conférence de presse à Bruxelles, ce mardi midi, à deux pas des institutions européennes.

Voici ses principales déclarations :

– Beaucoup de monde dans mon pays, la Catalogne, attend mes paroles.

– Le gouvernement espagnol préparait une offensive contre le peuple catalan.

– Nous avons convenu que le gouvernement catalan devait jouer la prudence, la sécurité, la modération.

– Le gouvernement de Madrid n’a pas voulu dialogué (…) Nous avons préféré éviter la violence. Nous prônons la voie démocratique et paisible.

– Il faut ralentir l’indépendance catalane pour éviter des troubles.

– La République catalane va être un Etat différent. Nous ne nous comporterons pas comme la partie que nous critiquons. Le gouvernement espagnol est agressif à l’égard de nos autorités. La plainte espagnole requiert trente années d’emprisonnement contre nous et des amendes très importantes.

– Une partie du gouvernement s’est déplacée à Bruxelles pour exprimer son droit à l’autodétermination. Nous n’abandonnons pas notre travail, notre gouvernement continue. Nous nous opposons politiquement à l’injustice que nous propose le gouvernement espagnol. Nous allons lancer un défi au gouvernement central et résoudre les choses calmement, sans mettre des personnes derrière les barreaux.

– Nous respecterons les résultats des élections prochaines, le 21 décembre.

– Je demande à toute l’Europe de réagir.

– Puisque Madrid a décidé d’utiliser la violence, nous disons que nous n’allons pas céder. Les valeurs pacifiques seront les bases de notre victoire. Les membres du gouvernement catalan ont des familles, des enfants. Nous allons travailler pour qu’il soit impossible de démanteler nos institutions catalanes et pour protéger le peuple.

– Je ne suis pas ici pour demander l’asile politique. Je suis à Bruxelles parce que c’est la capitale de l’Europe, et non parce que c’est la Belgique. Je veux agir en toute liberté et en sécurité, sans menaces (…) La façon pour exprimer au monde ce qui se passe en Catalogne, c’est en étant dans la capitale de l’Europe.

– Depuis que la police espagnole a pris le contrôle de la police catalane, ils ne fournissent plus aucune sécurité aux autorités catalanes.

* Voir deux videos de la conférence de presse sur :

http://www.lalibre.be/actu/international/puigdemont-s-exprime-depuis-bruxelles-je-ne-suis-pas-ici-pour-demander-l-asile-politique-mais-pour-eviter-les-menaces-59f84408cd705114f00a9e7d

(attention Médias de l’OTAN ! Lire et voir avec esprit critique …)

LUC MICHEL/ ЛЮК МИШЕЛЬ/

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Luc MICHEL / Люк МИШЕЛЬ /

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VERS UN SEISME GEOPOLITIQUE DANS L’UNION EUROPEENNE (III): L’INFLUENCE DE LA CATALOGNE SUR LES REFERENDA DE LOMBARDIE ET VENETIE EN ITALIE

 

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE/

Luc MICHEL pour EODE/

Flash géopolitique – Geopolitical Daily/

2017 10 31/

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J’ai écrit dans une précédente analyse (21 oct. 2017) que la crise catalane avait lancé un processus irréversible. Et peu importe que Barcelone obtienne ou pas son indépendance cette fois. J’ai parlé de « bombe géopolitique à retardement ». Les médias de l’UE (qui sont ceux de l’OTAN) nous disent inlassablement que « le gouvernement catalan est isolé ».

Ce n’est pas vrai en Belgique, où les nationalistes flamands dominent la majorité et le gouvernement fédéral (voir mes nombreux éditos à ce sujet). Mais ce n’est pas vrai non plus ailleurs où des forces indépendantistes puissantes existent : Italie du Nord, Ecosse ou encore la Corse en France …

ITALIE: LE DESIR D’INDEPENDANCE CATALANE EST-IL CONTAGIEUX ?

La Lombarie et la Vénitie organisaient un référendum le 22 octobre 2017 pour réclamer davantage d’autonomie à Rome :  « Souhaitez-vous que votre région dispose de « formes supplémentaires et conditions particulières d’autonomie » ? » C’est à cette question que les électeurs étaient appelés à répondre.

Les médias de l’OTAN nous répétaient inlassablement que « rien n’était moins sur » qu’une victoire autonomiste, qu’il s’agissait « d’un référendum pour rien » (Le Monde ou Le Point) ou que le référendum catalan n’aurait pas d’influence. Les sondages donnaient pourtant une nette avance au oui, mais la vraie inconnue restait la participation. Alors que l’Espagne est dans toutes les têtes, Nicola Lupo, professeur de droit constitutionnel à l’université Luiss de Rome, inlassablement cité dans les dits médias, jugeait que « les similarités avec la Catalogne sont minimes, le sentiment indépendantiste n’étant pas très diffusé » dans les deux régions.

La Lombardie et la Vénitie représentent 30 % du pays PIB du pays.

Ces deux régions parmi les plus riches d’Italie représentent 30 % du PIB du pays. Elles figurent aussi parmi les plus « vertueuses » en termes d’endettement, de dépenses publiques par habitant et du fonctionnement du système de santé.

Porté par la Ligue du Nord, le scrutin est soutenu par Forza Italia de Silvio Berlusconi (centre-droit), le Mouvement Cinq étoiles (populiste) et plusieurs syndicats et organisations patronales. Le Parti démocrate (centre-gauche, au pouvoir) n’a pas donné de consigne, mais plusieurs de ses ténors, comme le maire de Milan, voteront oui. Contrairement à la Catalogne, ce référendum consultatif est prévu par la Constitution italienne. “Je pense que le monde entrepreneurial votera en nombre, et pour le oui”, estimait le président régional de l’association des artisans (Confartigiato), Agostino Bonomo. Il espèrait que « l’autonomie profitera aux entreprises, en permettant de récupérer des ressources et en créant des juges de paix locaux plus rapides ».

En Vénétie, la participation devait dépasser les 50 % pour que le scrutin soit valide. Les habitants de cette région, où l’identité est forte et le tissu économique composé de multiples petites entreprises, semblent mobilisés. En Lombardie, en revanche, le scrutin passionne moins, même si Milan est couverte d’affiches. Aucun quorum n’était prévu : Roberto Maroni assure qu’une participation supérieure à 34 % serait un succès, mais ses adversaires du PD jugent qu’en dessous de 50 %, le scrutin sera un « flop ».

AUTONOMIE: APRES L’ESPAGNE, L’ITALIE !

MALGRE LES (FAUSSES) PREVISIONS ORIENTEES, LES AUTONOMISTES L’EMPORTENT LARGEMENT AU REFERENDUM EN VENETIE ET EN LOMBARDIE

Longtemps passé inaperçu, ces deux referenda ont pris une teinte particulière après le vote d’autodétermination de la Catalogne.  Les vrais indépendantistes, minoritaires, soutenaient le référendum, qu’ils voient, avec raison (et c’est aussi mon analyse) « comme un galop d’essai, même si l’autonomie est pour eux vouée à l’échec, car l’Etat, assurent-ils, ne cèdera pas aux revendications notamment fiscales ».

Les riches régions italiennes de la Vénétie et de la Lombardie ont pourtant voté ce 22 octobre à une écrasante majorité en faveur d’une plus grande autonomie, avec une participation suffisamment importante pour leur donner un pouvoir de négociation face à Rome. Malgré toutes les déclarations anti-autonomistes, ce scrutin consultatif a pris une teinte particulière après le vote d’autodétermination de la Catalogne, même si ses organisateurs ont répété dimanche soir que « leur démarche restait pleinement dans le cadre de l’unité italienne ». Selon les chiffres quasi définitifs, les électeurs ont voté à 95% en faveur du oui en Lombardie et à 98% en Vénétie, une région à l’identité forte, autour de Venise, qui a été indépendante pendant un millénaire. La participation était elle estimée à respectivement quelque 40% et 57%. Le président de la Lombardie, Roberto Maroni, avait indiqué qu’une participation supérieure à 34 % serait un succès. Luca Zaia, le président de la Vénétie, où le scrutin n’était valide que si un quorum de 50 % était dépassé, a évoqué un « beau résultat », avec « plus de deux millions » d’habitants qui se sont rendus aux urnes. Roberto Maroni a pour sa part insisté sur les « 3 millions de Lombards » qui sont allés voter.

A noter que la transmission des résultats a été affectée par une attaque informatique en Vénétie qui a retardé la publication des chiffres définitifs. « Nous avons trois niveaux de sécurité, les hackers en ont atteint deux. Pour le moment, nous sommes un peu bloqués, nous téléphonons à chaque commune… », a déclaré Luca Zaia. En Lombardie en revanche, où l’on votait pour la première fois sur des tablettes, Roberto Maroni a assuré que le système avait fonctionné.

Les électeurs devaient dire s’ils souhaitaient que leur région dispose de « formes supplémentaires et conditions particulières d’autonomie », selon la formule inscrite dans la Constitution. La nature et l’ampleur de cette autonomie doivent désormais être négociées avec Rome et validée par le Parlement.

« Je suis heureux que des (…) millions, d’électeurs de Vénétie et de Lombardie demandent une politique plus proche, plus concrète et efficace, moins de bureaucratie et de gâchis », a déclaré pour sa part Matteo Salvini, le leader de la Ligue du Nord, parti au pouvoir dans les deux régions et promoteur du référendum.

L’AUTONOMIE : UNE MEILLEURE GESTION DES FONDS PUBLICS DONC , MAIS PAS (ENCORE ?) D’INDEPENDANCE

Lombardie et Vénétie présentent à elles deux un solde fiscal -différence entre ce que les habitants versent comme taxes et impôts et reçoivent comme dépenses publiques- de quelque 70 milliards d’euros.   Une somme colossale dont les présidents des régions Lombardie, Roberto Maroni, et Vénétie, Luca Zaia, membres de la Ligue du Nord (droite autonomiste, qui réclamait à ses débuts « une République de Padanie »), entendent réclamer la moitié à Rome si les électeurs sont assez nombreux à voter oui. Ils estiment en effet que cet argent est mal utilisé par Rome et pourrait l’être de manière beaucoup plus efficace, y compris via des partenariats entre régions. Ils comptent aussi obtenir des compétences supplémentaires dans les infrastructures, la santé ou encore l’éducation, et même des pouvoirs réservés à l’État en matière de sécurité et d’immigration, thèmes chers à la Ligue mais qui nécessiteraient une modification de la Constitution.

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE

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VERDICT DU PROCES DE PARIS DANS L’AFFAIRE DITE ‘DES BIENS MAL ACQUIS’ CONTRE LA GUINEE EQUATORIALE (EDITION DU 27 OCTOBRE 2017)

* Sur PANAFRICOM TV/

LUC MICHEL DANS ‘ZOOM AFRIQUE’ DE PRESSTV (27.10.17) SUR LE VERDICT DU PROCES DE PARIS CONTRE LA GUINEE EQUATORIALE (BMA)

sur https://vimeo.com/240284080

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Suivez tous les jours l’actualité africaine sur Zoom Afrique (Le Magazine Afrique de PRESS TV, la TV d’Etat francophone iranienne) …

Dans cette édition du 27 octobre 2017, une analyse à chaud sur le verdict du procès de Paris dans l’affaire dite ‘des biens mal acquis’ contre la Guinée Equatoriale. Et surtout pour un extrait du grand Entretien à bâtons rompus du géopoliticien Luc Michel avec Miguel Oyono, ambassadeur de Guinée Equatoriale à Paris … _______________

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SUR LA TVGE LUC MICHEL INTERVIEWE LE PRESIDENT EQUATO-GUINEEN OBIAN NGUEMA MBASOGO (BATA, JUILLET 2017)

ECUATORIAL.GUINEA.TV/

SUR LA TVGE LUC MICHEL INTERVIEWE LE PRESIDENT EQUATO-GUINEEN OBIAN NGUEMA MBASOGO (BATA, JUILLET 2017)

Sur https://vimeo.com/240566072

Capture

LUC MICHEL INTERVIEWE LE PRESIDENT EQUATO-GUINEEN OBIANG NGUEMA MBASOGO SUR LE PROCES DE PARIS CONTRE LE VICE-PRESIDENT DE GUINEE EQUATORIALE ET L’AFFAIRE DITE « DES BIENS MAL ACQUIS » (CONFERENCE DE PRESSE INTERNATIONALE A L’ISSUE DU VIe CONGRES DU PDGE, BATA, 6 JUILLET 2017)

A BATA, la capitale économique de la Guinée équatoriale (sur sa partie continentale) :

« VIe CONGRÈS NATIONAL ORDINAIRE DU PDGE » (le Parti Démocratique de Guinée Equatoriale du Président Obiang Nguema Mbasogo), en vue de la préparation des élections générales légistaives, sénatoriales et municipales. On y notait notamment la présence de délégations du « Parti du Travail du Congo » (au pouvoir à Brazzaville) et du « Parti Communiste Chinois » … Après le congrès, Luc MICHEL a fait une intervention remarquée lors de la Conférence de presse du Président équato-guinéen pour la presse internationale, avec une question sur la déstabilisation du pays.

Images : TVGE à Bata

Montage : EGTV

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