Anche in Salento, per la Tap, polizia in difesa degli affari mafiosi

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Come in Val di Susa, peggio che in Val di Susa. L’affare Tap, che trova in questi giorni a Melendugno la ferma resistenza della popolazione locale, conferma che “l’autorità dello Stato”, fisicamente rappresentata da centinaia di uomini armati fino ai denti, in tenuta antisommossa e chiaramente – dalle numerose testimonianze ascoltate – “parecchio fuori giri”, è stata messa a disposizione di interessi privatissimi, in buona parte malavitosi o addirittura mafiosi. Ossia di interessi che uno Stato “normale” (a prescindere dal tipo di modo di produzione, insomma) dovrebbe occuparsi solo di reprimere senza se e senza ma.

Un’inchiesta de L’Espresso – gruppo Repubblica, quindi non sospettabile di opposizione preconcetta al governo Renzi-fotocopia guidato da Gentiloni – mette nero su bianco buona parte degli interessi sporchi dietro il Tap. E altri ne annuncia.

Interessante sottolineare – oltre all’articolo di Paolo Biondani che qui sotto riproduciamo – che la società Tap è guidata in Italia dal country manager Michele Mario Elia, 69 anni, nominato esattamente un anno fa (era il 1 aprile 2016). Fino ad allora Elia era stato Amministratore Delegato di Rete Ferroviaria Italiana (gestore dell’infrastruttura FS) dal 2006 al 2014 e dal 2014 al 2015 Amministratore Delegato delle stesse Ferrovie dello Stato.

La sua nomina era stata salutata così da Iran Bradshaw, Managing Director di Tap: “Sono lieto di dare il benvenuto a Michele Mario Elia in TAP. L’Ing. Elia apporta al nostro progetto una molteplicità di esperienze e una rete di relazioni chiave, sviluppate nel corso di parecchi anni nel settore delle infrastrutture in Italia“. Insomma, scelto perché ben ammanicato con l’establishment nazionale che avrebbe dovuto dare il necessario supporto istituzionale all’opera e, se del caso, fornire le truppe militar-poliziesche necessarie a superare l’opposizione della popolazione locale, già attiva ben prima di quella data.

Su questo piano, effettivamente, Elia è una certezza. Pur di portare avanti il business è solito non guardare in faccia nessuno. Casualmente, è stato anche  imputato nel processo in seguito all’incidente ferroviario di Viareggio del 29 giugno 2009, in cui persero la vita 33 persone. Il 31 gennaio di quest’anno è stato infine condannato, in primo grado, dal tribunale di Lucca, a 7 anni e 6 mesi di carce. I suoi coimputati più importanti, anch’essi condannati a lunghe pene detentive, sono stati  Mauro Moretti e Vincenzo Soprano.

La condanna per Viareggio è costata a Mauro Moretti la perdita della poltrona di presidente della società Finmeccanica-Leonardo, controllata dallo Stato. Elia aveva fiutato l’aria prima, e si era messo al sicuro firmando per gli svizzeri di Tap. L’uomo giusto al posto giusto.

Qui di seguito l’inchiesta di Biondani e Sisti per L’Espresso, con la denuncia della presenza della mafia nei lavori. Insomma: noi paghiamo, attraverso le tasse, lo stipendio a poliziotti che picchiano la popolazione per proteggere gli interessi di speculatori e mafiosi, invece di fermarli.

Tap, mafia e soldi sporchi dietro il gasdotto

Nel contestato maxi-progetto per portare il gas dell’Azerbaijan in Puglia spuntano manager in affari con le cosche, oligarchi russi e casseforti offshore. L’inchiesta integrale sul’Espresso in edicola domenica

Tap, mafia e soldi sporchi dietro il gasdotto Nel contestato maxi-progetto per portare il gas dell’Azerbaijan in Puglia spuntano manager in affari con le cosche, oligarchi russi e casseforti offshore. L’inchiesta integrale sul’Espresso in edicola domenica

Paolo Biondani e Leo Sisti

All’origine del super-gasdotto che minaccia di perforare le coste del Salento c’è una storia nera. Un intreccio di manager in affari con la mafia, valigie di contanti, oligarchi russi, affaristi italiani legati alla politica, casseforti anonime con la targa offshore. Gli scheletri nell’armadio del Tap.
Un’inchiesta de “l’Espresso” – in edicola da domenica – svela i retroscena del maxi-progetto partendo dagli interrogativi alla base delle proteste esplose in Puglia contro lo sradicamento dei primi 231 olivi: chi ha scelto l’attuale tracciato? Perché è un consorzio privato svizzero a gestire un’opera dichiarata strategica dalle autorità europee? E’ davvero necessario far passare miliardi di metri cubi di gas tra spiagge meravigliose e oliveti secolari, anziché in zone già industrializzate?
Il Tap è la parte finale di un gasdotto di quasi quattromila chilometri che parte dall’Azerbaijan. Il costo preventivato è di 45 miliardi. In Salento, a Melendugno, sono iniziati gli scavi del tunnel in cemento autorizzato dal ministero dell’Ambiente per passare sotto la spiaggia. Da lì sono previsti altri 63 chilometri di condotte fino a Mesagne. Il consorzio Tap Ag prevede di dover trapiantare, in totale, circa diecimila olivi.
L’Espresso ha potuto esaminare documenti riservati della Commissione europea, che svelano il ruolo cruciale di una società-madre, finora ignota: l’azienda che ha ideato il Tap. Si chiama Egl Produzione Italia, ma è controllata dal gruppo svizzero Axpo. Le carte, richieste dall’organizzazione Re:Common, dimostrano che Egl ha ottenuto, nel 2004 e 2005, due finanziamenti europei a fondo perduto, per oltre tre milioni, utilizzati proprio per i progetti preliminari e gli studi di fattibilità del Tap. Gli ultimi fondi pubblici sono arrivati nel 2009. I ricercatori avevano chiesto altri atti, ma la Commissione li ha negati «per rispettare segreti industriali, sicurezza e privacy» delle multinazionali interessate.

In questa Egl, la società-madre del Tap, anche l’amministratore delegato è un cittadino svizzero: Raffaele Tognacca, un manager che in Italia ha lavorato anche con il gruppo Erg. Tornato in Svizzera, ha lanciato la finanziaria Viva Transfer. Che un’indagine antimafia ha additato come una lavanderia di soldi sporchi. Intervistato dalla tv svizzera italiana, il pm Michele Prestipino descrisse la vicenda come «un caso esemplare di riciclaggio internazionale di denaro mafioso».

Tutto inizia nel 2014, quando la Guardia di Finanza scopre un presunto clan di narcotrafficanti collegati alla ’ndrangheta. Il gruppo, capeggiato dal calabrese Cosimo Tassone, è accusato di aver importato oltre mezza tonnellata di cocaina. E viene intercettato mentre deve versare un milione e mezzo di euro ai narcos sudamericani. I calabresi reclutano un promotore toscano e i suoi due figli, che accettano di «portare quei soldi in contanti, dentro due trolley, a Lugano, nella sede della Viva Transfer», come confermano le confessioni degli stessi corrieri poi arrestati. A ricevere i pacchi di banconote è «Raffaele Tognacca in persona». Proprio il manager che ha tenuto a battesimo il Tap.
Tra sudamericani e calabresi scoppia anche una lite: i narcos hanno ricevuto mezzo milione in meno. Tassone sospetta dei corrieri toscani: «Gli spacco la testa!». Un figlio del promotore viene sequestrato in Brasile. Finché il clan si convince che è Tognacca ad aver incamerato una parcella di oltre 400 mila euro («il 35 per cento!»). Quindi scattano gli arresti. Al processo, in corso a Roma, i pm hanno formulato una specifica accusa di riciclaggio. E hanno chiesto ai magistrati svizzeri di indagare sulla parte estera. Tognacca si è difeso pubblicamente dichiarando di «non essere stato oggetto di nessuna misura penale». Per i pm italiani il reato resta assodato. Ma i giudici elvetici potrebbero aver archiviato per «mancata prova del dolo»: Tognacca poteva non sapere che erano soldi di mafia. Magari mister Tap pensava di aiutare onesti evasori.
Dopo aver ottenuto i fondi europei, la Egl è stata cancellata e assorbita da Axpo. Questo spiega perchè oggi il gruppo svizzero è azionista della Tap Ag con l’inglese Bp, l’italiana Snam, la belga Fluxys, la spagnola Enagas e l’azera Az-tap.
L’articolo integrale de l’Espresso racconta molti altri retroscena. Come un accordo segreto per favorire un oligarca russo rappresentato da amici di politici italiani. E le tesorerie offshore, documentate dai Panama papers, dei manager di Stato in Azerbaijan e Turchia.

Tap, “un caso di riciclaggio di soldi della ‘ndrangheta dietro la società madre del gasdotto che approderà in Puglia”

http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/04/01/tap-un-caso-di-riciclaggio-di-soldi-della-ndrangheta-dietro-la-societa-madre-del-gasdotto-che-approdera-in-puglia/3491333/

Tap, “un caso di riciclaggio di soldi della ‘ndrangheta dietro la società madre del gasdotto che approderà in Puglia”

A raccontare la vicenda è L’Espresso, che ricostruisce un’indagine antimafia su una lavanderia di denaro sporco con al centro Viva Transfer, fondata da Raffaele Tognacca. Il manager fino al 2007 è stato numero uno di Egl Produzione Italia, che ha ricevuto finanziamenti europei per realizzare progetti preliminari e studi di fattibilità dell’opera. Il gruppo Tap: “Inaccettabile, quereliamo autori e direttore”

Un manager implicato in un caso di riciclaggio internazionale di denaro della mafia ha guidato per sette anni la società “madre” del gasdotto Tap. C’è anche questo, stando a quanto scrive L’Espresso di questa settimana, dietro il progetto della grande opera che dovrebbe portare il gas azero in Europa approdando sulle coste del Salento. Progetto contro il quale in queste ore continuano a protestare i cittadini di Melendugno e dintornicontrari all’espianto di poco più di 200 ulivi dal tracciato del microtunnel del gasdotto da 4mila chilometri, iniziato dopo che il Consiglio di Stato ha dato il via libera alla realizzazione del Tap e ha respinto gli appelli proposti dalla Regione Puglia e dal Consiglio comunale di Melendugno. Il gruppo Tap ha annunciato querela nei confronti degli autori e del direttore, definendo “arbitrario, infondato ed evidentemente inaccettabile l’accostamento del progetto alla parola mafia”.

Secondo quanto ricostruito dal settimanale, in edicola domenica, è stata una società “finora ignota”, Egl Produzione Italia, controllata dalla svizzera Axpo, a ricevere nel 2004 e 2005 due finanziamenti europei a fondo perduto da 3 milioni di euro per i progetti di fattibilità e gli studi preliminari propedeutici all’opera. Lo dimostrano documenti che la ong Re:Common ha chiesto e ottenuto dalla Commissione europea. La parte più interessante, si legge nell’inchiesta di Paolo Biondani e Leo Sisti, è che fino al 2007 il numero uno dell’azienda è stato un cittadino svizzero, Raffaele Tognacca, che in seguito, dopo aver lavorato in Italia per Erg, tornato in patria ha fondato Viva Transfer. Una finanziaria finita al centro di un’indagine antimafia arrivata ora al processo.

Nel 2014, scrive L’Espresso, le Fiamme Gialle scoprirono un presunto clan di narcotrafficanti legati alla ‘ndrangheta. Stando alle confessioni dei corrieri del gruppo, capeggiato da un calabrese, il milione e mezzo di euro da versare ai narcos sudamericani in cambio della cocaina fu portato “in contanti, dentro due trolley, a Lugano, nella sede della Viva Transfer”. E a ricevere i pacchi di banconote fu “Raffaele Tognacca in persona”. Al processo, in corso a Roma, i pm hanno formulato l’accusa di riciclaggio e, si legge nel servizio, hanno chiesto ai magistrati svizzeri di indagare sulla parte estera. Tognacca sostiene tuttavia di non essere “stato oggetto di nessuna misura istruttoria e/o procedimento penale, né in Italia, né in Svizzera”. La Egl, nel 2012, ha cambiato nome in Axpo, che compare tra i soci di Tap Ag (nata nel 2007) insieme a Bp, Snam, Fluxys, Enagas e all’azera Az-Tap.

Tap dal canto suo ha diffuso nel pomeriggio una nota in cui annuncia che “provvederà nelle prossime ore a sporgere querela contro gli autori e il direttore del giornale, riservandosi la facoltà di adire anche il tribunale civile per il risarcimento del gravissimo danno reputazionale, annunciando fin d’ora che esso sarà devoluto all’associazionismo antimafia”. “E’ arbitrario, infondato ed evidentemente inaccettabile“, si legge nel comunicato, “l’accostamento di Tap Ag e del progetto del gasdotto transadriatico alla parola mafia effettuato con un suggestivo titolo sul numero in uscita domani del settimanale l’Espresso“. “Tap – prosegue la nota della multinazionale – è impegnata con verificabile e verificata coerenza nella più rigorosa applicazione delle leggi e dei regolamenti italiani ed europei nella attribuzione di appalti e subappalti ed ha da tempo sottoposto alla Prefettura di Lecce un protocollo antimafia che garantisca la massima trasparenza della conduzione dei lavori”.

Uno stop alle ordinanze del prefetto: assolti tre notav!

post — 31 marzo 2017 at 09:01

Ieri 3 No Tav  sono stati assolti dal tribunale, dopo essere stati portati a processo (per un fatto del 31 luglio 2015, in certi casi l’iter processuale è ben veloce!) con l’accusa di avere violato una delle tante ordinanza della Prefettura che ci impedisce di avvicinarci all’area del cantiere di Chiomonte. Un uso spregiudicato di questo divieto che da quando esiste il cantiere, con il passaggio di due prefetti, viene emesso ad ogni iniziativa di lotta. Più volte dagli avvocati notav è stata denunciata questa situazione anomala (anche per il diritto) ed oggi finalmente si arriva ad una sentenza piena, visto che i notav sono stati assolti perchè “il fatto non sussiste”.
Massimo Bongiovanni, uno degli avvocati difensori, ha osservato che “dal 2011 al 2015 si sono susseguite diciotto ordinanze prefettizie. Ma sono ordinanze illegittime perché il diritto alla circolazione è garantito dalla Costituzione e può essere limitato solo dal Parlamento o dal governo con un decreto che deve essere convertito in legge”.
L’episodio è del 31 luglio 2015, quando i tre notav, insieme a molti altri, riuscirono a giungere nei pressi dell’area del cantiere,  ribadendo, come altre volte,  che raggiungere la zona rossa era possibile. La polizia presentò una denuncia per inosservanza dei provvedimenti dell’autorità ma, in aula, la difesa ha dimostrato, argomentando molto bene, che la reiterazione dell’ordinanza è illegittima, proprio come citato nel testo che alleghiamo qui sotto, dove vengono addirittura definite come “Potenzialità eversive dell’utilizzo dell’art. 2 T.U.L.P.S.”  (del resto il suddetto articolo, come si può leggere nelle note, è stato aggiunto da Benito Mussolini!):

Costituzioni e Sicurezza dello Stato- a cura di Alessandro Torre – Maggioli Editore

rifacendosi ad una sentenza della Corte Costituzionale n. 26 del 1961 di cui pubblichiamo un estratto qui sotto:

Mondo, Africa, Eritrea, nel tempo di Obama-Trump-Juncker-Renzi – con Fulvio Grimaldi

Roma eritrea
Anche a Roma, l’8 aprile, alle ore 16, in Via Buonarotti 12 (Piazza Vittorio), sede CGIL, Fulvio Grimaldi presenta il docufilm ERITREA, UNA STELLA NELLA NOTTE DELL’AFRICA”.
 
Si parlerà dei conflitti suscitati dalla nuova aggressività imperialista in Medioriente, Asia, America Latina, con particolare riferimento all’assalto neocolonialista al continente Africano, dove l’Eritrea, la nostra ex-colonia, rappresenta una straordinaria esperienza di resistenza, progresso e autodeterminazione,

КОМИТЕТЫ СИРИИ/ THE ‘SYRIA WAR VIDEO DAILY’ OF THE SYRIAN STATE TV OF MARCH 31, 2017

# SYRIA COMMITTEES/ COMITES SYRIE/

КОМИТЕТЫ СИРИИ/ THE ‘SYRIA WAR VIDEO DAILY’ OF THE SYRIAN STATE TV OF MARCH 31, 2017

With PCN-SPO – SANA/ 2017 03 31/

* The “Syria War Video Daily”of the Syrian State Television

on https://www.youtube.com/watch?v=zSlrJSUaSL8

SYRIA COMMITTEES WEBSITE

http://www.syria-committees.org

https://www.facebook.com/syria.committees

КОМИТЕТЫ СИРИИ/ THE ‘SYRIA WAR VIDEO DAILY’ OF THE SYRIAN STATE TV OF APRIL 1, 2017

# SYRIA COMMITTEES/ COMITES SYRIE/

КОМИТЕТЫ СИРИИ/ THE ‘SYRIA WAR VIDEO DAILY’ OF THE SYRIAN STATE TV OF APRIL 1, 2017

With PCN-SPO – SANA/ 2017 04 01/

* The “Syria War Video Daily”of the Syrian State Television

on https://www.youtube.com/watch?v=bOkBorebHiI

SYRIA COMMITTEES WEBSITE

http://www.syria-committees.org

https://www.facebook.com/syria.committees

ROHANI A MOSCOU. QUELLE PARTENARIAT STRATEGIQUE ENTRE MOSCOU ET TEHERAN ?

# LUC MICHEL SUR PRESS TV (IRAN)/ DANS ‘LE DEBAT’ (31 mars 2017)

PCN-TV/ 2017 02 25/

press ir

PRESS TV, la télévision iranienne internationale francophone, débat avec le géopoliticien Luc MICHEL :

LA PRESENTATION DE PRESS TV

« La réunion tripartite du mois de mars à Astana, consacrée à la Syrie, a marqué un tournant dans les relations Iran/Russie qui coopèrent depuis 2011 dans le dossier syrien, cependant le partenariat politique des deux pays s’accompagne aussi d’un développement sans précédent des relations économiques, commerciales et militaires de part et d’autre. »

ROHANI EN RUSSIE : MISSION ACCOMPLIE

Dans ‘LE DEBAT’, PRESS TV (Iran) débat de ce sujet avec le journaliste Mikhail Gamandiy-Egorov , et Luc Michel, géopoliticien …

* Voir sur le Site de PRESS-TV/

Emission complète « Le Débat »

Rohani en Russie : mission accomplie

Sur http://www.presstv.com/DetailFr/2017/03/31/516260/Rohani-en-Russie-Mission-accomplie

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# PCN-TV

https://vimeo.com/pcntv

# ALLEZ ‘LIKER’ LA PAGE OFFICIELLE DE PCN-TV !

https://www.facebook.com/PCN.NCP.TV/

LA COTE D’IVOIRE CHERCHE UNE RECONCILIATION NATIONALE

# LUC MICHEL SUR PRESS TV (IRAN)/ DANS ‘REPORTAGE’ (31 MARS 2017)
PANAFRICOM-TV/ 2017 03 31/
PRESS GBG
PRESS TV, la télévision iranienne internationale francophone, interroge le géopoliticien Luc MICHEL sur la situation politique en Côte d’Ivoire et l’acquittement de Mme Simone Gbagbo par la Cour d’Assise d’Abidjan …
LA COUR D’ASSISE D’ABIDJAN ACQUITTE MME GBAGBO ;
QUELLE ANALYSE FAIRE DE CE QUI EST UN GESTE FORT DES JURES COTOYENS IVOIRIENS ?
PRESS TV :
« L’ancienne première dame de la Côte d’Ivoire, Simone Gbagbo a été acquittée mardi. Elle avait été accusée de crimes de guerre et de crimes contre l’humanité en lien avec la guerre civile de 2011, qui a fait dans les 3.000 morts, a annoncé la télévision nationale de ce pays. Le géopoliticien Luc Michel, décrypte pour nous ce dossier. »
Dans ‘REPORTAGE. L’INTERVIEW’, 
PRESS TV (Iran) interroge Luc Michel, géopoliticien …
 
* Voir sur le Site de PRESS-TV/
Emission complète « Reportage »
La Côte d’Ivoire cherche une réconciliation nationale
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LA NATURE A DES DROITS … L’ÉCOLOGIE RADICALE ET MOI !

LUC MICHEL/ ЛЮК МИШЕЛЬ/ PCN
Tout ce que cachent l’officine barbouzarde Wikipedia ou les presstitutes de Libé ou Résistances (sic) :
LM.NET - LM l'écologie et moi (2017 03 30) FR
C’était il y a 45 ans, en 1972 (que de vies ais-je vécu depuis) ! J’étais un jeune militant pro-palestinien et je trouvais naturel le combat vital (pour l’homme, pour la terre) de la « deep ecology ». Je liais naturellement combat de libération nationale-européenne (« yankee go home »), justice sociale (socialisme communautaire) et écologie radicale. 
En 1984, j’ai fondé le PCN. Avec sa « Fraction verte externe EUROPE-ECOLOGIE » organisée en 1987 (bien avant que les vert-kakis à la Cohn-Bendit ne nous volent le nom). L’association EUROPE- ECOLOGIE s’insèrait depuis 1998 dans le réseau mondial de l’Ecologie la plus radicale, puisqu’ elle représentait EARTH FIRST dans l’Espace francophone (*).
Le PCN, « parti national-communiste », « avait été fondé un an auparavant par (…) des militants issus d’organisations nationalistes-révolutionnaires, d’ex-adhérents de partis communistes, de sympathisants socialistes et d’écologistes radicaux » (dixit le CRISP, 1998). Le PCN avec « une stratégie de “Front uni antisystème” », dira encore le CRISP (“Courrier hebdomadaire du CRISP”, le Centre de recherche de l’Institut des Sciences politiques de Bruxelles, organisme dont le caractère scientifique a été reconnu par les tribunaux belges), « très vite et à plusieurs reprises rejoints par des écologistes radicaux et des anciens militants d’extrême gauche ou provenant de différents partis communistes belges ».
Plus tard, vers 1985, s’est ajoutée la Démocratie Directe (découverte avec la verte Libye de Kadhafi). Et en Jamahiriyah libyenne, j’ai retrouvé des militants de cette « deep Ecology ». Lorsque Fabrice Beaur (aujourd’hui SG du PCN, mais alors SR Paris-IDF) et moi avons pris en charge le Réseau francophone du MCR libyen (Mouvement des Comités Révolutionnaires), nous avons aussi rapidement organisé pour le MCR les « Camps d’été pour les mouvements verts, pacifistes et alternatifs » (les thèmes forts de l’écologie politique avant sa récupération par la particratie atlantiste) de 1998 et 1999. Puis, sur ma suggestion, les « Universités d’été pour les mouvements verts, pacifistes et alternatifs », coorganisées avec le PCN (Zölnok – Hongrie 2000, Landau – Allemagne 2001, La Roche – Wallonie 2002, Paris 2003, La Roche – Wallonie 2005, Bruxelles 2008 et 2009).
LE PROGRAMME ECOLOGIQUE DEFENDU PAR LE PCN ENTRE 1985 ET 1999 RESTE PLUS QUE JAMAIS D’ACTUALITE, MAIS LE MONDE GLOBALISE S’EST DEPUIS ENCORE PLUS ENFONCE DANS L’AUTODESTRUCTION …
Que disions nous dans notre plate-forme électorale de 1995 :
« La défense de l’environnement et du cadre de vie est aujourd’hui un combat essentiel face à la démultiplication des pollutions, au moment où nos villes deviennent trop souvent des poubelles et où l’on saccage la nature et l’on détruit de nombreuses espèces animales. Refuser de mettre en avant des solutions écologiques, c’est assurer demain le suicide des générations futures. Nous pensons que l’écologie ne doit pas être laissé aux partis écologistes, parce que ceux-ci ont démontré leur incapacité, parce qu’ils ont choisi de s’allier aux partis traditionnels qui sont pourtant aussi responsables de la faillite écologique. Le PCN se veut donc un parti écologique, il met en avant dans son programme de nombreuses revendications en faveur du combat pour la préservation du cadre de vie, de la nature et de l’environnement. Et ceci au niveau européen, parce que la pollution ne connaît pas de frontières et que seule demain une Europe forte pourra y mettre un terme. L’écologie, c’est aussi le respect de la vie et la défense des animaux. Le P.C.N. se prononce donc pour l’adoption d’une “charte des droits de l’animal” et pour l’interdiction des nombreuses pratiques scandaleuses que nous connaissons, notamment la vivisection.3
LA FAILLITE DE L’ECOLOGIE POLITIQUE
SUIVIE DU POURISSEMENT ETHIQUE ET MORAL DES POLITICARDS VERT-KAKIS …
Et puis l’impact de l’écologie radicale s’est réduit à peu de chose. L’écologie radicale s’est éclatée entre une aile utopiste au radicalisme inopérant et une aile parlementaire, récupérée par l’OTAN, ces vert-kakis à la Cohn-Bendit ou à la Fisher, qui sont devenus partout en Europe les meilleurs kollabos de l’impérialisme américain. Les électeurs des partis vert-kakis étant ces « bobos » petit-bourgeois qui sont le cœur abject du système. 
Le vol de notre nom par les usurpateurs d’ « Europe-Ecologie » en France a été le déclencheur de notre éloignement de ces causes devenues stériles (nous ne souhaitions pas nous engager dans des procès sans fin contre des vert-kakis largement financés par le système). Les thématiques écologistes et vertes sont restées dans notre corpus idéologique, mais l’action de terrain (combien de comités de quartier n’avons-nous pas animés dans les années 1985-1999 …) a été arrêtée …
Le mouvement de Cohn-Bendit et consorts ayant fait aujourd’hui faillite, auto-suicidé par les petits appétits des politicards écologistes français. D’autre en Allemagne sont au service direct de l’OTAN. Ou encore en Belgique, sont dans de juteux business dits « verts » ou « bios » avec des multinationales comme EDF …
PLACE A L’ACTU /
LA NATURE A DES DROITS …
ALLEZ DIRE CA A TRUMP ET SES CROONIES CAPITALISTES !
J’en viens à cette actualité qui a ouvert le champs à ma réflexion rétrospective. L’article de La Libre (journal de la bourgeoise belgicaine, jadis catholique) a raison. Mais en même temps il révèle la grande lessive de la récupération des thèmes écologistes par le Système et ses médias aux ordres. OUI la nature a des droits, oui la terre est en grave danger. Il aurait fallu écouter les avertissements que nous, les militants écologistes radicaux, nous donnions dans les Années 1970-80, où il était encore temps pour les alternatives. Comble de l’ironie, ce nucléaire qui était dénoncé fait, malgré Tchernobil, malgré Fukushima, figure de « solution propre » (sic) au règne létal des hydrocarbures ! Symbole des temps, il n’y a pas de candidat écologiste à la Présidentielle française 2017 et les thématiques écologistes sont absentes du débat. René Dumont revient, ils sont devenus fous …
* Lire sur LLB :
Peu à peu, l’homme reconnaît que la nature a des droits
Et voici Trump, représentant (entre autres) du lobby des hydrocarbures de schiste, qui va au nom d’un « XXIe siècle amércain » d’exploitation, de domination et de profits à court terme, achever la planète, son écosystème, sa bio-diversité. Slogan inepte que cet « America first » alors que la Planète est une ! Quel droits à la terre face à ces charognards capitaliste ? La Libre, comme ses complices, esquive le vrai débat … Et les vrais coupables !
* Lire sur LLB :
Etats-Unis: Trump réexamine l’accord de Paris sur le climat
LUC MICHEL / ЛЮК МИШЕЛЬ / 2017 03 30 /

Tap, riprendono i lavori: attivisti bloccano le strade. Presenti anche i bambini

http://www.trnews.it/2017/04/01/tap-alba-sorpesa-riprendono-lavori-forze-dellordine-ovunque-attivisti-massa/175672

MELENDUGNO- Strade bloccate e mezzi Tap fermi. In prima fila anche i bambini. Per questo i carabinieri hanno ricevuto l’ordine di togliersi i caschi. Tantissime persone da tutto il Salento stanno giungendo sulla provinciale che collega Melendugno a Calimera, presso Masseria del Capitano, dove gli ulivi espiantati a San Basilio vengono trasferiti.

È stata un’alba di sorpresa: i lavori per la costruzione del gasdotto Tap sono ripresi dopo la sospensione di giovedì. Nessuna attesa, dunque, dell’inizio della prossima settimana, notizia tra l’altro mai confermata dalla Prefettura.

I manifestanti, però, non si sono fatti prendere in contropiede e sono accorsi in massa prima a San Foca e poi nei pressi della circonvallazione  di Melendugno. Già nella tarda serata di ieri, infatti, sulla pagina Facebook “Presidio No Tap” era stata lanciata la chiamata alla partecipazione, nelle certezza di un riavvio del cantiere questa mattina. Una “avvisaglia” era stata ritenuta anche la bomba carta fatta esplodere ieri sera alle porte di Lecce e attribuita dagli investigatori ad antagonisti infiltrati nel movimento No Tap, che invece si è sempre distinto per le azioni di non violenza.