Anziana chiede di sedersi sul bus, immigrato: “Stai a casa tua, vecchia”

sarà kultura anche questa, chissà che ne pensa la Boldrini a cui pare, stia a cuore la condizione delle donne ( o se sono anziane non lo sono più?)
 
venerdì, 7, ottobre, 2016
 
Milano – “Stai a casa tua vecchia…”. E’ quanto si è sentita rispondere una donna anziana sull’autobus 56, secondo quanto riferisce il sindacato dei pensionati Fnp Cisl di Milano, in una lettera mandata a Giuseppe Sala, al prefetto Alessandro Marangoni e al presidente di Atm Bruno Rota. “Un’anziana signora, con problemi di salute, sale sull’autobus 56 nel tratto tra Loreto e Crescenzago. Chiede di sedersi, ma un ragazzo che occupa due posti, in un italiano stentato, le risponde ‘Stai a casa tua vecchia, se devi andare in giro solo per rompere…’.
 
Un (terzo, ndr) passeggero interviene, ma viene minacciato. Gli altri stanno zitti. E’ accaduto a Milano nei giorni scorsi”. Il ragazzo, in modo strafottente e provocatorio, lo apostrofava dicendo: ‘che c.. vuoi tu vecchio… e se proprio vuoi concludere la discussione scendi che ti sparo ….’”.
 
Il sindacato, cui la donna è iscritta, sottolinea come la linea 56 “sia ormai diventata una ‘zona franca’ e si chiede più sicurezza, soprattutto a tutela degli anziani”.

L’Arabia Saudita investe 8.000 milioni per la diffusione dell’Islam più settario

Sauditi-con-Obama
L’Arabia Saudita investe 8.000 milioni per la diffusione dell’Islam più settario
(con la complicità dell’Occidente)
di Rafael Poch
I sauditi contribuirono con il maggior contingente di combattenti stranieri, 5.000 uomini, nella guerra contro i sovietici in Afghanistan; 15 dei 19 terroristi dell’11 Settembre erano sauditi, 115 dei 611 jihadisti prigionieri di Guantanamo sono sauditi. Oggi gli elementi sauditi sono in maggioranza nel collettivo straniero dello Stato Islamico che combatte in Siria ed in Iraq: 2500 miliziani. Tuttavia, dopo l’11-S., gli Stati Uniti non hanno segnalato l’Arabia Saudita come stato terorrista ma lo hanno fatto con l’Iran, con l’Iraq e con ….la Corea del Nord, ed hanno invaso l’Afghanistan e l’Iraq.
Quindici anni dopo, Obama vieta -e tiene problemi per questo- una legge per poter perseguire giudizialmente l’Arabia Saudita (da parte dei parenti delle vittime).
L’Unione Europea le comunica a mezzo lettera il suo appoggio al veto, per paura che gli abusi occidentali possano essere portati in giudizio. “L’immunità di uno Stato deve essere un pilastro del diritto internazionale, ogni eccezione a questo principio rischia di provocare rappresaglie contro altri stati”, recita la lettera.
L’Arabia Saudita diffonde anche, da decenni, la sua versione più settaria, misogena, omofoba, razzista e oscurantista dell’Islam: il wahabismo. Rijad spende per questo una fortuna: “8.000 milioni di dollari all’anno”, qualche cosa di simile a quello che si spende nell’acquisto di armi o che entra con i pellegrinaggi ai luoghi santi dell’Islam.
Una enormità. In Spagna i sauditi hanno finanziato con 6,6 milioni di euro il Centro Cultural islámico de Madrid (la moschea della M-30), a Malaga, un un centro islámico di 3.842 metri quadrati, a Roma finanziarono la Grande Moschea di Roma che fu considerata la più grande d’Europa. Così in tutta Europa.
L’Università di Medina ha formato “dai 25.000 ai 30.000 quadri”, elementi ideologizzati che promuovono l’ideologia wahabita e salafita in tutta Europa. Lo dice Pierre Conesa, un ex alto funzionario del Ministero della Difesa francese, che ha appena pubblicato un libro fondamentale sulla diplomazia religiosa dell’Arabia Saudita (Dr. Saoud et Mr. Djihad) che getta luce sul buco nero di questa scandalosa indulgenza.
Come spiegarla?
Negli anni ottanta, l’ Inghilterra ha venduto 120 caccia Tornado al Regno saudita, il contratto Yamamah, quello che ha salvato la British Aeroespace dal fallimento. Una associazione aveva scoperto che il 30% del contratto se ne andò in commissioni (mazzette) e si appellò al Tribunale dei Conti. Tony Blair vietò ogni tipo di indagine, così che questa complicità viene da lontano. Bisogna spiegare il dannoso buco nero che è rappresentato oggi dall’Arabia Saudita.
Quale è il dualismo che si esprime nel suo libro?
Il regime è composto da due famiglie; i Saud e gli Al ash-Sheij, discendenti di Abd el Wahhab. I primi rappresentanti di facciata del paese alleato nella guerra fredda, con la sua corte di quadri sofisticati incaricati delle finanze, della difesa e del controllo elle elites (occidentali) attraverso la loro corruzione. I secondi si incaricano della dimensione integralista, con le questioni religiose e l’educazione nelle loro mani. Entrambi si necessitano l’un l’altro e operano in parallelo. In Afghanistan, l’Occidente guardava solo la dimensione del confronto Est/Ovest, mentre nello stesso tempo loro (i sauditi) finanziavano le madrassse wahabite. I risultati li vediamo oggi.
Il dualismo è anche la loro debolezza?
Si ogni volta che i Saud necessitano degli occidentali, devono dare spiegazioni agli ulema, che in cambio richiedono più potere. Per esempio, nel 1979, quando i radicali prendono la rande moschea della Mecca e i Saud chiamano la polizia francese per liberarla, devono trasferire più potere ai religiosi per compensare; questo avviene se si chiudono tutti i cinema di Rijad, si obbligano a portare il velo anche le donne straniere. Nel 1991, quando Bin Laden propone di difendere l’Arabia Saudita contro Saddam Hussein e i Saud preferiscono rivolgersi a 100.000 soldati americani, si producono i primi attentati che dimostrano il disaccordo con la richiesta di intervento degli “infedeli”.
Pierre Conesa esperto arabista
Pierre Conesa esperto arabista
Ed oggi abbiamo lo Stato Islamico, che è un prodotto del salafismo che contesta l’Arabia Saudita e si pone al di sopra di quella. E’ una debolezza perchè vediamo come sono superati adesso dai mostri che loro stessi hanno creato.
-La diplomazia religiosa nacque in reazione a Nasser?
Esisteva nel mondo arabo un discorso molto potente contro le monarchie, così che si oppose a queste il panarabismo nazionalista di Nasser, di Gheddafi, degli Assad,  contro il panislamismo dei monarchi sauditi. I sauditi si andarono a cercare gli studenti dell’Università di Università di Al Azhar di  El Cairo per portarli a Medina con borse di studio donate dai Saud. Anni dopo questo ha avuto conseguenze devastanti, che noi conosciamo bene nella zona del Sahel; oggi tutti i responsabili delle grandi organizzazioni mussulmane del Senegal, Malí, Níger, ecc., sono gente che è passata dall’Università di Medina.
E adesso che accade? Bene, per esempio, che il capo del Consiglio mussulmano del Mali si oppone al diritto di famiglia, discriminando le donne e favorendo la concezione salafita. In quel paese si impongono questi quadri formati a Medina, possono leggere il Corano mentre che i Nurid in Senegal, i Tidjanitah del Mali o i Peul non parlano l’ arabo. Loro si presentano come i veri mussulmani e partigiani di un Islam egualitario, non compromesso con i regimi locali stabiliti, cosa che gli fornisce una aureola rivoluzionaria….
Per causa di tutto questo vi è stata una diffusione del salafismo in tutta la regione centro africana in conseguenza di 30 anni di diplomazia religiosa. Vi è una cosa che si chiama attenzione: nei contratti che firmano i titolari di borse di studio vi è l’obbligo di ritornare ai propri paesi, una volta terminati gli studi. Ricordatevi dell’Università Lubumba di Mosca. L’idea era quadri da espandere verso il Terzo Mondo. Si tratta della stessa logica ma sostenuta con molto più denaro: fino a 8.000 milioni anuali, sei o sette volte quello che l’URSS utilizzava per la propaganda nei suoi migliori anni. Per farsi una idea, il budget di spesa annuale del Vaticano nel 2011, fu di 245 milioni.
Hollande con i monarchi sauditi
Hollande con i monarchi sauditi
Quanto influisce la vendita di armi e la politica estera della Francia?
Molto.L’Arabia Saudita è il nostro miglior cliente  per lo meno da 25 anni. Con l’importanza di Airbus, Thalès, Dassault, ecc.., è evidente che si da attenzione al cliente, cosa che porta a situazioni ridicole come le lezioni che si vorrebbero dare all’Iran per cose che sono molto peggiori in Arabia Saudita. Valls risponde sempre dicendo che abbiamo 10.000 milioni in contratti con l’Arabia Saudita. Ed inoltre il Regno ha contrattato quattro delle maggiori agenzie di relazioni pubbliche per gestire la sua immagine.
La Cina è anche un grande cliente e questo non impedisce la stupidata di inviare navi francesi a pattugliare il Mar della Cina.
Quasi tutto il petrolio del Golfo va in Asia. Il giorno in cui i cinesi introducano una nave là, rivendicando la propria offerta ,si discuterà di una interferenza inammissibile. La crisi più mortale dalla fine della seconda guerra mondiale è stata quella del Congo: 2,5 milioni di morti.
Chi decide che la Siria è più importante del Congo?
Ci è stato detto che la Francia mantiene lì “responsabilità storiche”. Se dicono per il piano SykesPicot, meglio sarebbe tacere.
All’ opinione pubblica viene venduto che noi siamo il bene e loro sono il male. Nella campagna elettorale francese nessuno pone la questione sostanziale che sorge spontanea: come è possibile che i nostri soldati non muoiono lì mentre qui i civili vengono uccisi? Dopo gli atentati di Gennaio tutti riflettevano su cone contrarrestare la radicalizzazione dell’ISLAM, l’unico Ministero che non ha fatto mai alcuna autocritica è stato quello degli Esteri.
Traduzione: Luciano Lago

Washington Post: “Gli USA preparano una azione di attacco contro l’Esercito siriano di Assad”

per fortuna che l’america ha il presidente giusto, un premio nobel per la pace,  del Pd per cui il mondo è per forza un posto migliore
 
Portaerei-USA
La scorsa settimana si è tenuta a Washington una riunione di vertice a cui hanno partecipato i responsabili del Diartimento di Stato, della CIA e dello Stato Maggiore congiunto per decidere la possibilità di effettuare un intervento miltare diretto USA in Siria per mezzo di bombardamenti aerei (“military strikes” ) contro le posizioni dell’Esercito siriano, secondo quanto ha informato il Washington Post.
Tra le ipotesi prese in esame, quella di un attacco contro le piste degli aereoporti della Forza Aerea siriana mediante missili da crociera ed altre armi di lunga gittata. Inoltre è stata trattata la proposta di realizzare una operazione coperta per evitare le obiezioni della Casa Bianca ai bombardamenti senza il permesso delle Nazioni Unite.
In pratica una “azione punitiva” per “far pagare ad Assad il prezzo delle sue violazioni della tregua e per i bombardamenti su Aleppo, in modo da costringerlo a sedersi al tavolo delle trattative”, come recita il giornale.
I rappresentanti della CIA e dello Stato Maggiore Congiunto hanno manifestato il loro appoggio all’utilizzo di “azioni cinetiche” contro al Assad. Nello stesso tempo, fra gli organismi militari, vige l’opinione che la caduta di Aleppo danneggerà gli obiettivi degli USA in Siria. In questo senso, risulta poco probabile che Obama possa approvare i bombardamenti contro Assad, segnala il giornale. E’ previsto comunque che questo argomento torni ad essere considerato nella riunione del Consiglio Nazionale di Sicurezza per questo fine di settimana.
 
Questa la notizia data dal Washington Post.
Nota: Le informazioni circa la pianificazione di un attacco della coalizione USA contro le installazioni militari dell’Esercito siriano sono prese molto sul serio a Mosca, dopo la rottura delle trattive diplomatiche per la instaurazione di una tregua in Siria. Questo spiega il rafforzamento del dispositivo militare russo avvenuto negli ultimi giorni con l’attivazione di batterie di missili antiaerei SS-300 a protezione delle basi russe in Siria e con l’arrivo dei componenti del sistema antimissile e anti-aereo SA-23, denominato “Gladiator”, che sono state scaricate nell’ultimo fine settimana, in una base navale russa lungo città costiera di Tartus, in Siria.
Gli esperti militari dicono che questi sistemi saranno destinati a “blindare” i cieli della Siria, in particolare sopra Damasco a protezione delle sedi governative e in prossimità della costa di Latiaka dove si trovano le basi navali ed aeree russe.
 
Inoltre è stato segnalato l’arrivo di altre unità navali russe nel Mediterraneo al largo della costa siriana, in particolare le corvette lanciamissili “El Serpujov” e el “Zelioni Dol”, equipaggiate con i missili Kalibr che vanno a integrare il dispositivo navale russo nel Mediterraneo che dispone anche della portaerei “Ammiraglio Kuznetsov”.
In pratica non c’è alcun dubbio che i russi “si preparino” a difendere le proprie installazioni e quelle delle forze siriane da un possibile attacco delle forze della coalizione USA che, seppure diretto contro le postazioni siriane, inevitabilmente finirebbe per coinvolgere i militari russi che sono presenti sul terreno.
 
L’attacco a sorpresa già effettuato il giorno 17 Settembre contro le posizioni siriane sulla base aerea di Deir Ezzor, per quanto descritto come “un errore” da Washington, con tutta evidenza, deve essere considerato una “prova di fuoco” fatta dall’Amministrazione USA per saggiare le possibili reazioni russe.
Gli analisti militari osservano  che un possibile attacco dell’aviazione USA , se ci sarà, potrebbe essere diretto non solo contro le forze dell’Esercito siriano ma anche per colpire i reparti di Hezbollah che operano sul terreno accanto alle forze siriane. Un “favore” questo, richiesto ad Obama direttamente da governo di Netanyahu che vede il suo più immediato nemico nei reparti libanesi di Hezbollah che potrebbero rivolgere le loro armi contro le forze israeliane, in una prossima invasione del Libano (sarebbe la quarta) che sembra già pianificata dallo Stato Maggiore di Israele.
Fonti:     RT Actualidad      Washington Post
Traduzione e Nota: Luciano Lago

Possibile scontro diretto fra Russia e USA in Siria. Risposta russa e nuove minacce USA

Sistemi-antimissile-russi-in-Siria
Mosca avvisa gli USA: Impediremo attacchi aerei a truppe siriane o russe
 
Gli USA: Non scartiamo l’idea di un attacco diretto a Damasco
La Russia comunica di aver fornito alla Siria sistemi di missili terra aria che possono consentire una zona di esclusione aerea se questa risultasse  necessaria, come ha dichiarato alla Izsvestia il senatore Ígor Morózov, membro del Comitato degli Affari Internazionali della Camera Alta.
Oltre ai missili S-300, il cui invio in Siria è stato confermato dal Ministero della Difesa russo, il parlamentare ha menzionato i Buk-M1, gli Osá ed alcuni altri sistemi missilistici forniti a Damasco nel contesto della coperazione tecnica e militare tra la Russia e le autorità di Damasco.
“Gli USA non potranno ripetere in Siria quello che hanno fatto in Iraq. La Siria conta con un sistema di difesa antiaerea capace di respingere qualsiasi attacco. Inoltre un ipotetico attacco potrebbe colpire anche i consiglieri militari russi, cosa che comporterebbe rappresaglie da parte russa, con la realizzazione di una zona di interdizione aerea sulla Siria”, ha dichiarato Morozov.
 
Per la situazione ad Aleppo sono gli USA i maggiori responsabili di quello che sta accadendo in Siria e nel Medio Oriente“, ha ribadito l’esponente russo.
Poco prima il giornale Washington Post aveva anticipato la possibile decisione di Washington di lanciare attacchi aerei USA diretti contro le postazioni dell’Esercito siriano, sia nella zona di Aleppo che sui centri di comando del Governo di Damasco.
 
Nella giornata di oggi il portavoce del Ministero della Difesa russo Igor Konashenkov ha richiamato l’attenzione delle “teste pazze” (di Washington) che, “dopo l’attacco effettuato il 17.09 dalla coalizione aerea USA su Deir Ezzor, abbiamo preso le misure imprescindibili per evitare che accadano ancora questo tipo di equivoci in riferimento ai militari russi ed agli obiettivi militari in Siria”.
“Attualmente l’Esercito siriano dispone di sistemi missilistici avanzati (S-200 Buk) il cui stato tecnico è stato ultimamente messo a punto per contrastare qualsiasi attacco aereo”, ha segnalato il portavoce russo.
Per altra parte, Konashenkov ha ricordato agli strateghi USA che le basi militari russe di Tartus e Hmeimim sono difese con sistemi di difesa aerea S-400 e S-300 il cui raggio d’azione può individuare qualsiasi oggetto volante non identificato.
 
Il portavoce russo ha commentato, a questo proposito, che la portata di questi sistemi potrebbe “meravigliare” gli statunitensi che potrebbero anche soffrire di una disillusione nello scoprire che i loro aerei non risultano tanto ” invisibili” come pensano.
Queste dichiarazioni sono sembrate una risposta ufficiale alle minacce ventilate di intervento militare diretto dell’aviazione USA contro le forze armate siriane e russe in Siria.
In questo senso il portavoce ha avvisato Washington di “calcolare con attenzione le conseguenze che potrebbero derivare da un attacco alle forze della Siria, visto che Mosca considera qualsiasi attacco alle truppe siriane come una minaccia alla sicurezza della Russia”.
 
“Pertanto qualsiasi attacco aereo o missilisitico sul territorio siriano crerà una minaccia ai soldati russi”, ha riassunto il portavoce russo.
Aggiornamento ultim’ora
Ore 18,23 Il portavoce USA del Pentagono Josh Earnest dichiara: “gli attacchi contro le forze di Damasco possono pregiudicare gli interessi USA ma non possono essere scartati”. Risulta dubbio che le azioni militari contro il regime (di Bashar al-Assad) risolvano la situazione in Aleppo e raggiungere i loro obiettivi, (…) e riducano la violenza. Risulta più probabile che sorgano consegunze non sperate e che possano pregiudicare i nostri interessi nazionali, tuttavia non posso scartare l’analisi di qualsiasi possibile azione”, ha riferito il portavoce Josh Earnest.
Fonti:    Sputnik Mundo        Hispan tv
Traduzione e sintesi: Luciano Lago
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L’arte imprigionata nel Tunnel di Chiomonte

Comunicato Stampa

9.10.2016

www.presidioeuropa.net/blog/?p=10472

L’arte imprigionata nel Tunnel di Chiomonte

Una provocazione “artistica” di TELT

Il Movimento No TAV invia una lettera ai tre artisti

artisti telt 


Apprendiamo sconcertati dai media che la società pubblica franco-italiana TELT[1], ha deciso di compiere degli esperimenti artistici a livello internazionale ospitando la realizzazione di opere nel cuore della montagna, una location sorvegliata da filo spinato e militari in assetto di guerra.

Uno degli aspetti più singolari di questa performance artistica di TELT è che essa è un’attività che esula totalmente dai compiti che Italia e Francia, azionisti di TELT, le hanno affidato.

Nello Statuto di TELT all’Art. 2 – Oggetto è infatti stabilito che questa società è incaricata dalla Francia e dall’Italia di svolgere compiti di direzione strategica e operativa, di concepimento, di realizzazione, sfruttamento, di conclusione e seguito di contratti, di gestione dell’infrastruttura, di fissazione dei diritti d’uso, di altre missioni nel quadro del progetto della nuova linea ferroviaria Torino-Lione.

Ogni campagna pubblicitaria o propagandistica ha i suoi costi e, in via del tutto ipotetica, è probabile che per realizzare questo esperimento provocatorio TELT abbia sostenuto dei costi per organizzare la “mostra” all’interno del suo cantiere e per rimborsare le spese ai tre artisti, compresi eventuali compensi.

Ma se questa è una campagna pubblicitaria, e non un tentativo di far parlare di sé, ci si può chiedere quale mercanzia abbia da vendere TELT e a quale pubblico si rivolga con questa iniziativa. Nessuno ha mai visto nel suo sito un catalogo di prodotti da commercializzare. Risulta a tutti che TELT abbia un solo prodotto nel suo catalogo, che tra l’altro ha già venduto: il Tunnel di 57 km che dovrà costruire seguendo le minuziose istruzioni dell’Italia e della Francia.

E si potrebbe anche ricordare che l’uso del denaro pubblico italiano e francese (quello europeo è già italiano e francese), per uno scopo diverso da quelli previsti all’art. 2, potrebbe interessare la Magistratura contabile o ordinaria che potrebbe approfondire.

Il Movimento No TAV ha inviato un Messaggio ai tre artisti ingaggiati da TELT per metterli al corrente della situazione in cui hanno realizzato le loro opere, ricordando che Questo progetto da ben 26 anni è fortemente contrastato dalla popolazione locale e non solo, in quanto inutile e dannoso e che, a causa delle proteste della popolazione della Valsusa, sostenute a livello nazionale e internazionale, si trova ora all’interno di un’area di interesse strategico nazionale, totalmente militarizzata, circondata da filo spinato e sorvegliata con ogni mezzo 24 ore su 24”.

Nel messaggio è stata sottolineata inoltre una particolare caratteristica di questa esposizione che va oltre la pura propaganda. Si tratterebbe del primo caso di una mostra d’arte “blindata e sorvegliata da militari”, con il risultato che non a tutti sia consentito di visitarla, e per sottoporre i fortunati che riusciranno ad entrare a severi controlli per accertarsi che la loro visita sia guidata unicamente dall’amore per l’arte.

Il messaggio afferma anche che “la libera espressione artistica non debba sottostare a sporchi giochi politico/finanziari”, “in un momento in cui molte  persone Valsusa e in tutta Italia sono colpite da pesanti misure repressive a causa della loro opposizione al progetto TAV Torino-Lione.

Il messaggio del Movimento No TAV termina con l’invito ai tre artisti a “non contribuire con la loro arte a questo devastante progetto e alla repressione dei diritti dei cittadini”.

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[1] www.telt-sas.com/it/home-it/TELT è il Promotore Pubblico italo-francese responsabile della realizzazione e della gestione della sezione transfrontaliera della futura linea Torino-Lione.

Jorge Couso, vice-Presidente Commissione Esteri UE: “Ogni volta che l’Esercito siriano avanza gli USA tentano di bloccare tutto”

Jorge Couso
L’eurodeputato spagnolo, Javier Couso ha accusato gli Stati Uniti di impedire la fine del conflitto in Siria, sempre quando si fa largo la possibilità della pace.
“Ogni volta che c’è un progresso sul terreno del governo siriano, gli Stati Uniti paralizzano tutto”, ha lamentato, oggi, Couso, membro spagnolo del Parlamento europeo di Izquierda Unida (IU).
Inoltre, egli ha definito come ‘irresponsabile’ la decisione degli USA di sospendere i negoziati con la Russia sul cessate il fuoco in Siria. “Gli Stati Uniti cerca di addossare la colpa alla Russia per quanto sta accadendo in Siria”, ha aggiunto Couso.
 
Couso, vice presidente della commissione per gli affari esteri del Parlamento europeo ha sostenuto che Washington ha “una posizione ostruzionista” in Siria e li ha accusati di intervenire nella crisi siriana per i loro interesse ed i loro alleati, non per motivi umanitari.
“Gli USA hanno abbastanza colpa per il punto in cui si è arrivati: da un lato c’è l’attacco contro l’esercito siriano (…) e, in secondo luogo, il fatto di non controllare quello che chiamano opposizione moderata”, ha proseguito Couso, lamentando che tali gruppi impediscono, attraverso l’azione militare, alla popolazione civile di ricevere aiuto.
Tuttavia, ha riconosciuto che ci sono progressi ad Aleppo e altrove da parte delle forze dell’esercito siriano e dei loro alleati contro i gruppi terroristici, tra cui l’ISIS, (Daesh, in arabo).
In conclusione, Couso ha chiesto la ripresa dei negoziati: “È importante che tutti si siedano di nuovo al tavolo dei negoziati il più presto possibile per organizzare corridoi umanitari ed assistere la popolazione civile”.
Fonte: Hispantv
Notizia del: 04/10/2016

Il Venezuela respinge le minacce dei Presidenti di Brasile e Argentina di distruggere il MERCOSUR

da quando la Dilma l’han “fatta fuori” e in Argentina non c’è più la Kirchner è in bilico il progetto tanto avverso agli Usa
Il Venezuela respinge le minacce dei Presidenti di Brasile e Argentina di distruggere il MERCOSUR
PRESIDENZA PRO TEMPORE MERCATO COMUNE DEL SUD
 
(MERCOSUR)
COMUNICATO
 
La Repubblica Bolivariana del Venezuela, nell’esercizio legittimo della Presidenza Pro – Tempore di MERCOSUR, respinge le minacce e le aggressioni proferite dal presidente della Repubblica Argentina, Maurizio Macri, e al presidente de facto della Repubblica Federale del Brasile, Michel Temer, che proseguono la loro azione volta a far implodere e distruggere il MERCOSUR.
 
La Triplice Alleanza, formata dai governi di Argentina, Paraguay e dal governo de facto di Brasile, attenta contro la stabilità di questo blocco di integrazione economica, commerciale e sociale, sottostima e rende più vulnerabili le potenzialità produttive dei nostri paesi, distruggendo le basi socio lavorative dei lavoratori e colpendo la proiezione del blocco nei mercati internazionali.
La Repubblica Bolivariana del Venezuela ha incluso le basi normative di MERCOSUR con molta più efficacia ed efficienza, in soli quattro anni, rispetto a quello che questi paesi hanno conseguito in
25 anni dalla sua fondazione. L’intolleranza politica e ideologica di questi governi di destra mira ad attaccare la Rivoluzione Bolivariana, il suo governo e il suo popolo, per giustificare attraverso espedienti anti-giuridici il loro procedere distruttivo e antidemocratico.
 
La Presidenza Pro Tempore di MERCOSUR esige rispetto dal governo de facto del Brasile e dal governo argentino, affinché regolino il proprio comportamento nel rispetto rigoroso dei Trattati istitutivi di questa organizzazione regionale, così come dello sviluppo storico dei nostri popoli.
Notizia del: 04/10/2016

 

CE DIMANCHE 9 OCTOBRE 2016 SUR AFRIQUE MEDIA

‘LE DEBAT PANAFRICAIN’

 Vers 14h30 (Douala/Ndjaména/Malabo)/

Ou 15h30 (Bruxelles/Paris/Berlin)

Multiplex de Douala – Yaoundé – Ndjaména – Malabo

avec tous les panelistes des plateaux

Luc Michel en multiplex EODE-TV (depuis Bruxelles)

Rediffusion ce lundi…

DEBAT 2016 10 02   II  23

AFRIQUE MEDIA

* en STREAMING sur http://lb.streamakaci.com/afm/

* sur SATELLITE sur http://www.lyngsat.com/Eutelsat-9B.html

* WebTV sur http://www.afriquemedia-webtv.org/

DEBAT 2016 10 02   07

THEMES DU ‘DEBAT PANAFRICAIN’ DE CE 9 OCTOBRE 2016 :

 * LES CORRESPONDANTS INTERNATIONAUX :

Luc MICHEL (Bruxelles)

LA SITUATION EN SYRIE

La Syrie : un des fronts de la nouvelle guerre froide …

Jan VANZEEBROECK

VERS UNE FAILLITE DE LA DEUTSCHE BANK ?

Les conséquences pour l’économie mondiale …

* SUJETS A DEBATTRE

1- AFRIQUE :

Comment expliquer la crise économico-financière dans les pays dont les avoirs sont logés dans le trésor français (compte d’opérations) ?

2- CÔTE D’IVOIRE/ NOUVELLE CONSTITUTION :

« Dérive monarchique du pouvoir » ou «  acte de responsabilité et d’amour » ?

PRESENTATION: M.B.L & CYPRIEN ABDOULAYE

AFRIQUE MEDIA / EODE-TV

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Informazioni sulla Siria: storie di censure, petizioni, Elmetti bianchi e ‘catene di affetti’

Informazioni sulla Siria
Molto si deve alla fame degli Elmetti bianchi siriani, se sta arrivando in pochi giorni a 1,5 milioni di firme la petizione su Avaaz Protect Aleppo’s children, now! che chiede la no-fly zone (un riuscito cavallo di battaglia per Avaaz anche ai tempi della Libia, sulla base di notizie false).
 
Pluripremiati e fonte doc
 
I White Helmets o Elmetti bianchi, autodefinitisi Syria Civil Defense, attivi nelle aree in Siria controllate dall’opposizione armata, hanno da poco ricevuto il Right Livelihood Award, o «Nobel alternativo», normalmente assegnato a partire dal 1990 a persone che davvero aiutano l’umanità – i primi a riceverlo furono un egiziano architetto dei poveri e un’organizzazione per le soluzioni vegetali contro la fame nel mondo. Nelle parole del fondatore, «il premio ha lo scopo di aiutare il Nord a trovare una saggezza che corrisponda alla scienza che possiede, e il Sud a trovare una scienza che corrisponda all’antica saggezza che ha». Ottimi propositi.
 
I White Helmets siriani sono la «fonte» accreditata di tante delle notizie che arrivano da Aleppo Est – per esempio sull’uso dei «barili bomba» o sui «bombardamenti deliberati degli ospedali» – giorni fa in un twitter hanno messo insieme i due crimini parlando di un vile «attacco a un ospedale con i barili bomba» (http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/ContentItem-2b3bccd8-d4fd-475e-96d5-f21474914910.html). Per essere creduti sulle bombe e sulla natura ospedaliera dei palazzi colpiti, gli Elmetti non hanno bisogno di prove, bastano alcune foto di macerie. Certo, omettono di dire quello che la stessa Croce rossa internazionale ha ammesso su nostra domanda (conserviamo le relative email): gli «ospedali» nelle aree dell’opposizione non sono in alcun modo segnalati, anzi sono ben nascosti.
Informazioni sulla Siria1
Chi li appoggia e cosa fanno davvero, lo sanno in pochi. Censurati
I White Helmets diffondono video nei quali appaiono sempre fra le macerie con bambini in braccio (i genitori dove sono?). Ma sulle loro gesta esistono altri video che sono vere e proprie autodenunce, ma che il mondo ha scelto di ignorare, o di censurare. E’ da poco stata cancellata sul sito di Change la petizione che la rete di attivisti contro la guerra Syria Solidarity Movement aveva rivolto agli organizzatori del Premio Nobel (peraltro già ricevuto da: Obama, Kissinger, Pere, Unione europea…). La petizione si intitolava con molta chiarezza «Do not give the Nobel Prize 2016 to the Syrian White Helmets». Ma da qualche giorno, se si prova a digitare sul motore di ricerca, apparirà questa scritta:  «La petizione non è disponibile». Gli autori ne denunciano la rimozione, precisando: «Aveva raccolto 2.800 firme e migliaia di commenti. Questo è un chiaro caso di censura» (http://21stcenturywire.com/2016/09/30/video-syria-white-helmet-savagery-hand-in-hand-with-nusra-front-aka-al-qaeda/).
Riassumiamo dunque le notizie sui White Helmets contenute nella suindicata petizione, supportata con un video (altre immagini si trovano al link precedente). Scrivevano gli attivisti: «Vi preghiamo di guardare il video di Steve Ezzedine Al Qaeda with a facelift  (https://www.youtube.com/watch?v=8aAaReVn2I4). I White Helmets si dicono neutrali, indipendenti, autofinanziati, esclusivamente civili. Così non è. Hanno ricevuto oltre 40 milioni di dollari dallo Usaid e dal Foreign Office britannico, entità direttamente coinvolte nel conflitto in Siria. Non sono affatto disarmati: ci sono fotografie e film di membri del gruppo che sostengono Al Nusra/Al Qaeda. Altre foto e video mostrano i loro ‘attivisti’ mentre assistono all’esecuzione di civili o mentre esultano sui corpi di soldati  morti. I White Helmets lavorano solo nelle aree controllate da gruppi armati estremisti. Fomentano il settarismo in Siria, chiedendo ad esempio di incendiare Kafarya e Foua, due villaggi sciiti assediati da 5 anni nell’area di Idlib. Hanno più volte chiesto la no-fly zone, i cui risultati in Libia si sono visti.»
 
Aggiunta: i White Helmets o Syria Civil Defense sono il fiore all’occhiello dichiarato del Maydayrescue (http://www.maydayrescue.org/content/our-work), organizzazione «umanitaria» fondata dall’ex colonnello britannico James Le Mesurier con sede a Dubai e Amsterdam, e centri di formazione in Turchia e Giordania.
 
Come ci sono riusciti?
 
Una spiegazione di questo incantamento mondiale per un gruppo a dir poco discutibile? E’ l’effetto «catena di affetti». Nell’aprile scorso il loro capo Raed Saleh era stato invitato negli Stati uniti a ritirare un premio umanitario assegnatogli da InterAction, una piattaforma di 180 organizzazioni non governative attive con progetti di sviluppo in tutti i paesi del mondo: «Voce unita per il cambiamento globale, con membri laici e religiosi, piccoli e grandi, impegnati con le popolazioni più vulnerabili». (Per un disguido di comunicazione, Saleh era stato respinto come sospetto di terrorismo dall’immigrazione Usa all’arrivo. Poi il Dipartimento di Stato Usa ha avuto la faccia di dire che questo non riguardava i White Helmets).
 
Fra i membri di Interaction forse si contano sulle dita di una mano quelli che hanno a che fare con l’opposizione armata siriana. C’è, ad esempio, la Syrian American Medical Association, specializzata nelle denunce di ospedali bombardati. Ma tutte le altre organizzazioni, che di Siria non sanno e non si occupano (perché magari riforestano il Sahel, o si occupano di non vedenti, o di commercio equo in Asia, o costruiscono latrine in America latina) si fidano delle loro consorelle «informate». E così, in un colpo, 180 Ong sparse in tutto il mondo adottano i White Helmets come eroi, ne diffondono il verbo…
 
Marinella Correggia
 
Notizia del: 04/10/2016

Il Pentagono ha versato 540 milioni di dollari ad una società inglese per creare falsi video di al Qaeda

Il Pentagono ha versato 540 milioni
 Un’inchiesta del Bureau of Investigative Journalism ha rivelato che, tra maggio 2007 e dicembre 2011, il Pentagono ha pagato 500 milioni di dollari la multinazionale britannica Bell Pottinger per creare e diffondere falsi videi di propaganda di al Qaeda per individuare i potenziali terroristi tracciando il loro punto di visualizzazione. Secondo il redattore video della compagnia Martin Wells, la società era obbligata a svolgere 3 tipi di attività: produrre spot televisivi, mettere Al Qaeda in cattiva luce creando false notizie per la televisione araba, così come creare video propagandistici falsi di Al Qaeda. I video di propaganda erano suddivisi in tre categorie: “Bianco”, materiale accuratamente attribuito, “Grigio”, materiale creato dagli USA ma anonimo, e “Nero”, materiale creato dagli Stati Uniti e attribuito ad Al Qaeda.
I video di propaganda “neri” includevano un software di monitoraggio collegato a un account Google Analytics in modo da consentire ai funzionari militari statunitensi di tenere traccia della posizione delle persone che guardavano il contenuto in tutto il mondo.
Il contenuto era distribuito da marines americani che lasciavano i CD con i video in varie località durante i pattugliamenti.
I CD si caricavano con Real Player, una popolare applicazione di streaming media che si connette a Internet per funzionare. Wells ha spiegato come la squadra incorporava un codice nei CD che si collegava ad un account Google Analytics, dando un elenco degli indirizzi IP in cui erano stati riprodotti i CD.
 il lavoro della Bell Pottinger in Iraq è stata una operazione mediatica enorme che è costata circa 100 milioni di dollari all’anno e impiegato quasi 300 dipendenti britannici e iracheni. Il personale dell’Agenzia ha lavorato al fianco di alti ufficiali militari degli Stati Uniti nel loro quartier generale di Baghdad Camp Victory.
Secondo Martin Wells, che ha lavorato al progetto a Camp Victory in Iraq, i materiali di produzione della Bell Pottinger sono stati autorizzati da alti funzionari militari degli Stati Uniti, tra cui il generale Petraeus, e talvolta sono arrivati anche alla Casa Bianca per l’approvazione.
 Sembra che la realtà sia ancora più interessante di qualsiasi finzione che Hollywood può evocare.
Notizia del: 04/10/2016