QUEL PASTICCIACCIO BRUTTO DI VIA BONAFEDE —– NUOVE DIAGNOSI E TERAPIE? CORONOCRATI AL CONTRATTACCO —— IL NUOVO ORDINE MONDIALE SENZA STAMPELLA VIRUS?

https://fulviogrimaldi.blogspot.com/2020/05/quel-pasticciaccio-brutto-di-via.html

MONDOCANE

VENERDÌ 8 MAGGIO 2020

 

Con un vaccino universale si può ridurre la popolazione mondiale del 15%… Alla fine dei conti somministreremo questo vaccino in via di elaborazione a 7 miliardi di persone” (Bill Gates, 12/04/2020

“Il mondo non sarà distrutto da quelli che fanno il male, ma da coloro che li guardano senza fare niente.” (Albert Einstein)

Breve premessa fuori tema su Di Matteo-Bonafede.

Tra Nino Di Matteo, PM anti-mafia, PM della trattativa Stato-mafia, PM più minacciato d’Italia, inviso a Napolitano e a tutto il consociativismo criminalità politica-criminalità mafiosa, che accusa il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede di essersi rimangiato la sua nomina al DAP dopo le minacce dei boss, e il ministro Bonafede, il miglior Guardasigilli della storia repubblicana, autore di provvedimenti come la Spazzacorrotti, il voto di scambio, la prescrizione, ma anche membro della rappresentanza parlamentare del M5S che rinnega molti dei principi fondanti del Movimento, io credo a Nino Di Matteo.

Intanto tutte le poltrone dei 5Stelle, con sopra i loro fedeli, si sono mosse come una sola poltrona in difesa del loro ministro e all’attacco di colui che, una volta, per loro era il migliore PM del mondo. Da chi difende questo premier e le violazioni senza precedenti dello Stato di Diritto e della democrazia e il passaggio dalla repubblica parlamentare a una tecnocrazia farmaceutico-digitale, da chi, con la ministra Azzolina, divide gli studenti tra in casa e in aula, da chi, con il viceministro alle Infrastrutture, Cancelleri, pretende il rilancio delle Grandi Opere (TAV e Sottopasso fiorentino compresi), da chi con il ministro dello Sport, Spadafora, si conferma massimo rigorista dello stato d’assedio, da chi con il presidente della Camera, Fico, sostiene il ministro Bellanova degli OGM, della strage di ulivi pugliesi, dei 600mila sradicati e deportati africani da mettere sottocosto alla mercè di Grande Distribuzione, cosa volevate aspettarvi?

A chi lo spiaggiato dello tsunami Coronavirus?

Pensieri molto brutti ti vengono anche se rifletti che, con la fase tre della mistificazione “Cambiamondo col Coronavirus”, si apparecchia il banchetto del 9% di PIL italiano – che diventerà almeno il doppio – andato, non a ramengo, ma in bocca ai due avvoltoi piazzati lì dal virus: la criminalità organizzata finanziaria e la criminalità organizzata mafiosa. E se i boss avranno a capo del DAP un Carneade, come lo era il Basentini, nominato da Bonafede e che aveva riportato a casa, a dirigere i traffici, ben 370 mafiosi, gli andrà molto meglio che se ci fosse quel Di Matteo, massimo rompicoglioni dell’azionariato diffuso tra Stato e mafie. Togliamoci il fango dalla penna e passiamo ad altro.

Ci hanno allungato la catena

Sicchè, dal 4 maggio 2010, possiamo tornare nei giardinetti (esclusi rigorosamente i giochi di quegli sconsiderati di bambini), parchi, aree verdi, boschi, aiuole, rotonde. A condizione che manteniamo le distanze, sennò finiamo dietro la lavagna dopo adeguate bacchettate del preside-caramba. E le distanze sono quelle della gittata di un coronavirus eiettato da un qualche farabutto asintomatico: di metri 1 per l’Istituto Superiore di Sanità, di metri 1,5 per l’esperto Pippo Conte, di metri 2 per il dr. Burioni del S. Raffaele (caro a Formigoni), di metri un po’ zero e un po’ 10 per il governatore Fontana.

Intanto si allarga la voragine in cui scivola, sospinta da manovratori del virus, l’economia dell’emisfero occidentale e, siccome sappiamo tutti che di tale emisfero noi siamo il laboratorio (fascismo, Gladio, collusione-collisione mafia-Stato, terrorismo, sfascio idrogeologico e, ora, annientamento da pandemia), il primato di immersione senza bombole (e senza risalita) è nostro. Dopo che il plotone d’esecuzione Draghi-Andreatta-Amato-Prodi, comandato dal generale George Soros, aveva fatto fuori la meglio industria manufatturiera italiana, eravamo rimasti a galla con un turismo attratto dal maggiore patrimonio naturale e artistico del mondo. C’era rimasto quello, ma ora ci hanno pensatogli amministratori delegati del Coronavirus. Si conferma il nostro ruolo di mosca cocchiera per il Nuovo Ordine Mondiale, componente “Utili idioti”. Quella che può essere spiaccicata al muro da una ciabatta.

Ancora una volta e peggio di tutte le altre questo governo, tra il perfido e lo scemo, promette 400 miliardi di euro a chi sta perdendo tutto, ma, dopo oltre un mese dall’annuncio, ne è arrivato il 3% e le imprese muoiono come farfalle decimate da Monsanto. Un esempio da “Piazza Pulita”, che ne vale altri  centomila. Pippo Conte, che sempre più spesso non sa quel che si dice, chiede alle banche “un atto d’amore” (alle banche!). Come chiedere alla volpe di baciare la zampa alla gallina. L’imprenditore un po’ ci crede, dopotutto sono umani anche loro, ha perso mezzo milione in due mesi di fermo, va lì e chiede un prestito di 400.000 euro, tanto c’è la garanzia dello Stato. Ma alla banca la garanzia non risulta, la cifra le sembra eccessiva, ne concede 150.000, ma con interessi per 20.000. Ecco l’atto d’amore.

Mezz’Italia

E come una mosca schiacciata al muro sarà, ormai per certo, l’Italia del dopo-virus. Avremo i resti dell’apparato produttivo falcidiato per il 50%. Terziario e servizi pubblici e privati perderanno, grazie al distanziamento, da un terzo alla metà della propria clientela-utenza (e le vedete le nostre città stremate sopperire alla capienza massima di 22 passeggeri per mezzo pubblico con una flotta di bus e carrozze nuove di pacca?). Avremo non più i consueti 5,5 milioni di quasi morti di fame e i 17 milioni di spiantati a un pasto al giorno, ma senza libri di scuola per i ragazzi, né il ticket per la visita radiologica. Ne avremo tanti, quanti ci direbbe una moltiplicazione che lasciamo fare ai nostri rappresentanti di Bilderberg alla Bocconi, a Davos, in parlamento e nei media. In compenso saremo tutti vaccinati, con tanto di ID (identità digitale) dalla nascita, tracciati, schedati, anonimizzati, con per faccia una pezza, sani e controllati come le orate nell’acquario della trattoria che non aprirà più.

Ci verranno a mancare alcuni milioni di turisti, grazie ai quali il cappio UE ci pendeva lasco a qualche centimetro dal collo, ma a sostenerci arriveranno, su invito del ministro Bellanova (nomen non omen), 600.000 clandestini, sradicati e deportati da multinazionali, preti e ONG da Africa, Medioriente e Asia. Regolarizzati dalla ministra, come aveva già regolarizzato il TAP, gli OGM Monsanto e l’annientamento degli ulivi secolari (per far posto a quelli che devono essere sostituiti ogni 15 anni) i “migranti”, lavorando sottocosto, daranno una mano agli agricoltori, ristoratori, e-commercianti che, grazie ai lockdown, non potranno più permettersi quegli avidi pitocchi di lavoratori italiani.

Verranno le mafie e la grandi catene multinazionali a rimuovere le macerie e a riciclarle in roba redditizia. Anche questo è previsto. Italia in rovina peggio che alla fine della guerra. Su quanto si muove ancora, l’aspirapolvere dei criminali di salotto, di loggia e di cosca. Ma le decine di miliardi per le baracche volanti F35 e per il treno senza merci e passeggeri da Torino a Lione, quelli no, quelli non si toccano. E a questa gente dobbiamo credere quando ci dicono di stare a distanza e nasconderci la faccia peggio del burka?

Quando qualcuno dona i soldi tuoi

Ripeto, niente paura. Ci è bastata quella profusa da Enrico Mentana e colleghi mettendo in automatico la calcolatrice dei morti e allestendo parate di bare che quelle di Vietnam, Iraq e Siria messe insieme fanno pensare alla mortalità dei fuochi d’artificio di capodanno a Napoli. Paura che ci ha convinti a stare in casa, ognuno in un angolo se piccola o, sennò, ognuno nella sua stanza, o nella sua ala della villa. Il terrore instillatoci in quantità proporzionale all’obbedienza richiestaci, nonché ai miliardi che pioveranno sui produttori del vaccino di Bill Gates, svapora alla notizia che ora ci sono i DONATORI! Quelli che lunedì 4 maggio si sono riuniti in videoconferenza a Bruxelles, dopo che Bill Gates si era scomodato dagli USA per invitare di persona Angela Merkel, sua assidua corifea e, telefonicamente, il suo neopostulante Pippo Conte.

Non è che i farmaceutici e i loro apostoli nella Medicina, come i digitali di Silicon Valley, e i becchini del commercio di prossimità alla Bezos, non avessero fatto ottimi affari con la nuova pandemia, tra l’indotto delle attrezzature di protezione personale, lo smart working and studying, e stimoli finanziari alla ricerca del vaccino taumaturgico. Ma di fronte al loro impegno umanitario,  detto “in difesa dal covid-19 e per la sopravvivenza della famiglia umana”, che ne imporrebbe l’assunzione diretta governo delle persone e delle cose, un ulteriore sforzo di quella stessa famiglia umana, intesa come contribuenti, non doveva mancare. Sul piano morale, oltre che finanziario.

Dal convegno dei DONATORI, tenuto della UE e di diversi Stati europei, sono così usciti ben 7,4 miliardi di euro del contribuente europeo che vanno tutti a enti e organismi cari a Bill Gates e a quelli dei suoi amici miliardari. Coloro che si riuniscono a Davos ogni anno e che hanno dato il via a gennaio all’Agenda ID2020. Programmino Cambiamondo concepito dai guru della depopolazione planetari (Gates, Soros, Kissinger, Rockefeller) e che si sta collaudando in Bangladesh. Agenda ID2020 che ci segnerà a vita tutti quanti dalla nascita, tramite dati sottopelle, al momento della vaccinazione coatta universale, vasellinata  dal terrore indotto dal Coronavirus. Chi sono quelli che c’erano e chi quelli che riceveranno i 7, 4 miliardi estratti dalle nostre tasche? La Fondazione Melinda e Bill Gates; GAVI, il Partneriato Globale per i Vaccini e l’Immunizzazione; CEPI, la Coalizione, creata a Davos nel 2017, per l’Innovazione di Preparazione alle Emergenze; UNITAID, Fondo associato all’OMS per farmaci a basso costo destinati ai paesi in via di sviluppo; THE GLOBAL FUND, sotto l’Egida dell’OMS distribuisce finanziamenti che consentano ai paesi di acquistare vaccini.

Tutto previsto, tutto fatto

Tutti questi organismi sono legati all’OMS e viceversa, a Bill Gates e cofinanziati dalla sua Fondazione. Per cui questa, delle donazioni UE, non è che una partita di giro alimentata per intero dai soldi dei cittadini inconsapevoli. Partecipi in termini operativi vediamo anche la John Hopkins University e la Banca Mondiale. Tutta gente che ha fatto, o sponsorizzato, o benedetto, la famosa simulazione di una pandemia di Coronavirus dell’ottobre 2019, nella quale Bill Gates e la John Hopkins riproducevano esattamente le conseguenze sociali, economiche e politiche poi verificatesi. O che, con la Fondazione Rockefeller, aveva previsto l’evento pandemico fin dal 2010. Sempre gli stessi anche i protagonisti della finta pandemia H1N1 (Porcina) del 2009, che si sgonfiò totalmente (17mila decessi nel mondo), ma solo dopo che i governi, blanditi, ricattati o complici, avevano ordinato miliardi di vaccini, per miliardi di dollari, poi finiti al macero (i vaccini, non i dollari!). rr1967@libero.irr1967@libero.irr1967@libero.

 Bill Gates and friends

La Merkel, dopo l’incontro con Bill Gates, ha proclamato che tutto il mondo dovrà vaccinarsi, e i suoi alleati nell’UE hanno ottemperato con entusiasmo all’intimazione della galassia Gates di accelerare l’operazione DONATORI, accompagnata da un’intensificazione degli allarmi delle forze speciali virologiche e mediatiche sul ritorno del virus nei prossimi mesi (e se lo prevedono, lo fanno). Perché questa urgenza e questa nuova drammatizzazione, quando sia i casi, sia i tremori della popolazione calano?

Coronavirus, un Titanic contro l’iceberg?

L’urgenza nasce da un problema da affrontare subito e con la massima forza: le scoperte, in Italia e in altri paesi, dei disastri causati da diagnosi errate e conseguenti terapie controproducenti e l’individuazione, da parte di virologi e epidemiologi di riconosciuta competenza in strutture cliniche altrettanto prestigiose, di cure alternative che, alla prima sperimentazione, risultano efficaci, addirittura salvavita.

Dal Policlinico S. Matteo di Pavia, da istituti di Mantova (Primario di Pneumologia Di Donna al “Poma”), Novara, Veneto, Abruzzo, Toscana, Campania, Puglia e da molti ospedali USA esce la notizia che guarigioni dal virus praticamente di tutti i contagiati trattati, sono state raggiunte con un metodo alternativo a quello delle intubazioni e delle  ventilazioni forzate. Queste ultime accusate a New York di provocare stragi di intubati e dalla direttrice di microbiologia e virologia del “Sacco” di Milano, Gismondo, di “provocare danni”. Già si era scoperto che il covid19, piuttosto che essere una malattia dei polmoni, comprometteva il sangue e provocava trombosi, questa sì causa della morte. E quindi l’inutilità della ventilazione che, secondo un’infermiera di New York, ora non più anonima, era la causa di centinaia di morti, secondo lei lasciate accadere o, addirittura, volute.

https://www.thegatewaypundit.com/2020/05/must-watch-tearful-nurse-blows-whistle-new-york-hospitals-murdering-covid-patients-complete-medical-mismanagement/  New York: allo scoperto la strage degli intubati

Dalla morte col tubo, alla salvezza con il sangue

Sulla stessa linea di rifiuto delle intubazioni si pone la cura con sangue immunizzato. Si tratta, in parole grezze, della terapia del “plasma iperimmune”, sangue di donatori passati per il contagio e guariti e quindi immunizzati dai loro anticorpi. Trasfusi nei malati, debellano il virus in tempi rapidi, bloccando i danni agli organi. Oltre 250 i guariti che hanno donato il siero. A Mantova 50 infettati trattati e…guariti. Costa niente, non si può brevettare né commerciare, diversamente da altre terapie(!), il sangue è sempre donato gratis, trattamento ad alto valore sociale.

Dal 18 marzo sta sulla scrivania del Ministero della Salute, Direzione della Prevenzione, la già numerose volte inoltrata richiesta di autorizzazione a procedere attraverso l’approvazione di un protocollo terapeutico che i clinici possano utilizzare su vasta scala. Tirato per i capelli, l’11 aprile ne ha discusso il celebrato Comitato Tecnoscientifico che, assieme ai giornali e a certi governatori, dice a Pippo Conte cosa dire e fare. Ma il protocollo che potrebbe salvare da malattia e letale ventilazione, non arriva. Cosa, o chi si oppone?

A pensar male ci si rizzano i capelli e la pelle d’oca si trasforma in foruncolosi. Ma il film del sangue iperimmune che stiamo vedendo in prima visione è stato preceduto ed è tuttora accompagnato da un altro che assomiglia a quanto si vede dopo aver aperto quella porta che non si doveva aprire. Un vero e proprio massacro di migliaia di persone, attribuito al coronavirus (a dispetto di polmoniti, epatiti, diabete, collassi cardiaci), morte da sole, a porte chiuse, con in gola un tubo. O anche senza. Tutte, sventurate, perché ancora manca il vaccino sul quale una decina di enormi società farmaceutiche, tutte sotto egida di Bill Gates, famigliari, affini e sottoposti, sono in gara a gomitate per arrivare prime in quella che sarà la grande poppata: il virus obbligatorio universale, incorporato a vita, per  trasferire i nostri dati a chi “di dovere”.

Sani e salvi senza vaccino?

Panico tra i pandemisti presi in contropiede.. Attacca a testa bassa la compagnia di ventura del bel vaccino, capeggiata dal solito Roberto Burioni, “tutte sciocchezze”. Dal governo partono nientemeno che i NAS, carabinieri antisofisticazione a intimidire uno esterrefatto dr. Di Donno. La stampa addetta al terrorismo virale entra in corto circuito: non può ignorare questa vera e propria bomba – salvezza, senza doversi fare sparare qualcosa, magari dagli effetti nefasti –  ma prova a nicchiare, tergiversare, arriccia il naso. Non si riesce a trovare un morto curato con gli anticorpi, mentre la curva dei morti intubati torna a salire: non dovevamo arrivare alla” seconda ondata”? Ma allora le mascherine, il distanziamento, il vaccino da far invocare e prendere da tutti?

Tutt’a un tratto la grande operazione dell’immunità globalemediante vaccino, grazie al quale Bill Gates presume di ridurre di un miliardo la popolazione del mondo, da gigantesca meteorite puntata sull’umanità, rischia di ridursi a palloncino bucato. E i miliardi da vaccini che, spartiti tra Big Pharma e Big High Tech, avrebbero dovuto realizzare la transustanziazione di pillole e chip in Nuovo Ordine Mondiale tecnoscientifico? Tanto più che ora inizia a serpeggiare tra la plebe schiacciata da terrore e mura domestiche la consapevolezza dei sanitari non di servizio che, con un virus mutageno a ogni giro, un vaccino contro questo covid-19 ha la scadenza più ravvicinata di uno yogurth.

Si può capire perché tutta la tentacolare panoplia vaccinara di Bill Gates e i suoi adepti europei si sia precipitata a Bruxelles a convenire sui 7,4 miliardi per una controffensiva immediata del vaccino che, vedrete, ora non arriverà più dopo lunghi 18 mesi di “restrizioni”, ma molto prima. Prima che tutta la baracca del Nuovo Ordine Mondiale venga presa a calci dall’intera umanità, immunizzata dagli anticorpi del sangue donato. Quanto a noi, basterebbe togliersi la mascherina e metterci la faccia. E questa maglietta.

Pubblicato da Fulvio Grimaldi alle ore 16:19

Neanche il virus ferma il Tav Il ministero: “Andiamo avanti”

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/05/06/neanche-il-virus-ferma-il-tav-il-ministero-andiamo-avanti/5792789/Neanche il virus ferma il Tav Il ministero: “Andiamo avanti”

Sempre più improbabile che il traffico giustifichi l’opera, ma il tunnel non si blocca: Telt, dopo lo stop per la pandemia, tira dritto sulle gare per 3,3 miliardi

Che fine farà il Tav Torino-Lione, nell’Europa della crisi post-virus? I governi italiano e francese dovranno fare i conti con una fase difficile, in cui i costi del super-tunnel sotto le Alpi (9,6 miliardi) saranno difficilmente compensati dai benefici del traffico merci, già scarso ora e destinato a esserlo ancor di più nei prossimi anni. La nuova Commissione europea, che dovrebbe finanziare il 50 per cento dell’opera, non solo dovrà affrontare le conseguenze economiche continentali della pandemia, ma ha anche promesso una riconversione green della spesa europea.

In queste condizioni, il movimento No-Tav è convinto che il progetto del tunnel tra Italia e Francia sia destinato a svanire e finire nel nulla. Di tutt’altro avviso il ministero delle Infrastrutture italiano, secondo cui l’opera prosegue secondo i programmi. Tanto che Telt, la società pubblica impegnata nella costruzione del tunnel, controllata al 50 per cento dai governi di Italia e Francia, ribadisce che le gare d’appalto vanno avanti. Unica variazione: un ritardo di cinque settimane, concesse alle aziende come proroga in seguito all’emergenza sanitaria.

Avanti tutta anche per la Commissione europea, un cui portavoce risponde al Fatto che “la galleria di base Lione-Torino è un ottimo esempio di progetto europeo transfrontaliero. È importante non solo per la Francia e l’Italia, ma per l’Europa nel suo insieme. Unirà le regioni e rafforzerà la coesione economica e sociale in Europa. Come dimostrato dall’attuale pandemia di coronavirus, l’Europa ha assolutamente bisogno di infrastrutture transfrontaliere moderne e rispettose dell’ambiente che consentano un agevole scambio di merci”.

Per questo la Commissione “ha accolto le richieste avanzate nel settembre 2019 da Parigi e Roma e il 17 aprile 2020 ha prorogato” fino al dicembre 2021 (2022) i finanziamenti che scadevano il 31 dicembre 2019.

Sono solo 813 milioni, la metà dei quali già spesi (sono 210 milioni quelli spesi, non la metà) (e 813 milioni non sono affatto pochi perché riguardano anche opere definitive e non solo geognosi), in opere preliminari.

E la nuova Commissione non ha ancora deciso i nuovi finanziamenti. (anche questo non è vero: cfr. questo testo CEF 2021 approvato in prima lettura dal Parlamento europeo il 17/4/2019 che contiene importi provvisori che il PE dovrebbe approvare, se ce la farà, nei prossimi mesi) Ma intanto Telt ha dato il via a gare per 3,3 miliardi. (ma siamo sicuri?)

Per il tratto francese del tunnel di base – tre lotti, 45 chilometri totali, valore 2,3 miliardi di euro – Telt nel dicembre 2019 ha inviato i capitolati di gara alle aziende che entro il 28 maggio 2019 avevano dichiarato interesse a partecipare ed erano state successivamente ritenute idonee. Queste ora stanno elaborando le offerte e le potranno consegnare entro fine maggio (invece che ad aprile, come era stato stabilito prima dello scoppio dell’epidemia). Riguardano i tre cantieri che dovranno realizzare l’intero tratto francese del tunnel, tra Saint-Jean-de-Maurienne e il confine italiano. A giugno la commissione giudicatrice comincerà a esaminare le offerte, per decidere i vincitori entro la fine del 2020.

Più incerti i tempi per il lotto italiano del tunnel di base – 12,5 chilometri, valore 1 miliardo di euro – per il quale si è conclusa a settembre 2019 la fase di presentazione delle candidature, avviata nel giugno 2019. Nei prossimi mesi, Telt invierà i capitolati d’appalto alle società giudicate idonee, queste presenteranno le loro offerte e infine la commissione di gara deciderà le assegnazioni, che potrebbero arrivare nel 2021. Sono un centinaio le imprese italiane, francesi e internazionali che hanno presentato la candidatura per i quattro lotti del tunnel.

Come saranno finanziati i cantieri? L’Italia, sulla base di un impegno di spesa contratto dal governo Monti nel 2013, pagherà lavori che sono in gran parte in territorio francese: si è impegnata a pagare il 58 per cento del tunnel di 57,5 chilometri, che però è per 45 chilometri – il 79 per cento – in territorio francese. La Francia finanzia di anno in anno la sua quota di lavori, attraverso l’agenzia governativa Afitf. 

E l’Europa?  La precedente Commissione aveva promesso di alzare al 50 per cento il finanziamento dell’opera. (anche questo non è vero, la Commissione non promette: cfr. questo testo CEF 2021 approvato in prima lettura dal Parlamento europeo il 17/4/2019 che afferma che il finanziamento sarà del 50+5%)

La nuova Commissione conferma l’importanza del progetto, ma dovrà fare i conti con l’annunciato green deal europeo (che tuttavia non contiene alcuna indicazione di finanziamenti) e, soprattutto, con i tempi cupi e le coperte corte dell’era post-pandemia (pio desiderio, ma dove vive il giornalista?).

Le note sono di PresidioEuropa: in conclusione se il Bilancio europeo pluriennale QFP 2021-2027 sarà approvato come auspicato dalla Commissione Europea altri fondi saranno disponibili oltre quelli già disponibili di cui al Grant Agreement prorogato, e il dono sarà al 50+5% dell’importo dei lavori.

Ci permettiamo di osservare che nell’articolo di Gianni Barbacetto ci sono errori “di stompa”, li trovate in grassetto blu.

Crediamo che il giornalista dovrebbe leggere con attenzione quanto riportato sul sito di PresidioEuropa prima di intervistare TELT e il portavoce della Commissione. E magari farsi rileggere da qualcuno il testo prima di pubblicarlo…

PresidioEuropa

Amianto a Salbertrand: chi paga per la bonifica?

https://www.notav.info/senza-categoria/amianto-a-salbertrand-chi-paga-per-la-bonifica/

Newspost — 6 Maggio 2020 at 10:20

Oggi La Stampa ci informa sull’avanzamento della grana Salbertrand. Lo scandalo era scoppiato a novembre quando i geniacci di TELT si erano accorti che il terreno scelto per la fabbrica dei conci del tunnel di base è… pieno di amianto. Un grosso guaio, come scrivevamo su queste pagine a novembre, che andrà certamente ad impattare sulla tabella di marcia del progetto, nonostante le rassicurazioni che vengono dal quartiere generale sitav (ma d’altronde che credibilità può avere un promotore che non già per due volte non è nemmeno riuscito a spendere i finanziamenti europei in tempo talmente aveva accumulato ritardo nei lavori?!).

Dopo i sudori freddi dell’autunno, le cose sembrano essersi infine sbloccate. Dall’articolo de La Stampa apprendiamo che i lavori di smaltimento dei rifiuti amiantiferi sui 16mila metri quadri dell’area sono stati affidati alla Noldem spa, gigante della bonifica con sede a Venaria, coinvolta già nel 2005, tra l’altro, nell’inchiesta sui reati ambientali legati all’ex zona industriale spina 4 sulla Dora (scavo riempito con detriti contaminati invece che puliti).

La questione rimane sempre: chi paga per questo costo non preventivato nel progetto? Il terreno su cui si trovano i detriti è di proprietà comunale ma era stato concesso per 20 anni all’Itinera spa. È proprio la partecipata del gruppo Gavio che ha stoccato i materiali pericolosi – frutto di un precedente scavo – a Salbertrand, fregandosene poi altamente della loro sorte nonostante ingiunzioni della magistratura e sequestri della guardia di finanza. Grazie al TAV però, dopo anni di rinvii la Itinera non dovrà più accollarsi i costi di messa in sicurezza. A pulire la polvere (d’amianto) nascosta sotto il tappeto ci penserà direttamente TELT, ossia tutti noi visto che il promotore dell’opera è un’azienda a capitale pubblico.

Non è bellissimo? Ci sembra una rappresentazione plastica del sistema TAV: quando c’è da incassare per gli appalti i profitti sono privati, quando c’è da tirar fuori i soldi per le bonifiche i costi sono pubblici. Costi, per altro, ancora ignoti visto che TELT continua a rifiutare di comunicare quanto andrà a pesare sulle nostre tasche l’intervento di rimozione di rifiuti… alla faccia della trasparenza!

Via l’amianto che frena la Tav “Sei mesi per liberare l’area”

http://lastampaipad3.pagestreamer.com/lsdivo/index.html#

6 maggio 20 Stampa 

Il cumulo di detriti di vecchi scavi contenente rocce di amianto andrà eliminato

Tav, via l’amianto per sbloccare il cantiere a Salbertrand: “Area libera in sei mesi”

Massimiliano Peggio

Sei mesi di lavori. È il tempo previsto per smaltire il cumulo di detriti contenenti «pietre amiantifere» che si trova da anni abbandonato lungo il fiume Dora, a Salbertrand, in Val di Susa.

Un panettone di rifiuti naturali che sorge ai margini di una zona strategica per la linea ferroviaria Torino-Lione: l’area, infatti, è stata scelta da Telt per costruire l’impianto produttivo che sfornerà gli spicchi prefabbricati di cemento, «conci» in gergo tecnico, destinati a foderare il tunnel tra Italia alla Francia. Impianto propedeutico ed essenziale per lo scavo.
Si allungano i tempi dell’opera? Ne sono sicuri i No Tav, e alcuni amministratori comunali della valle. Nessun ritardo invece secondo Telt, la Tunnel Euralpin Lyon Turin, società italofrancese nata per realizzare la linea ad Alta Velocità.

Che spiega: «Le attività rispettano il planning degli interventi».

Il cumulo era stato sequestrato dalla Guardia di Finanza lo scorso ottobre, a seguito di un esposto alla magistratura. Da ieri sono state avviate le operazioni di dissequestro per permettere l’avvio dei lavori.
Un nodo da risolvere. Quella montagna di detriti sorge su un’area molto più ampia, oggetto di esproprio da parte di Telt per costruire l’impianto produttivo.

Il cumulo occupa circa 16mila metri quadrati. La zona, tutta di proprietà comunale, è in concessione da oltre 20 anni all’Itinera Spa, società di costruzioni del Gruppo Gavio, o ad altre società collegate.

Contiene vecchi detriti di scavi, in parte costituiti da rocce «contenenti amianto naturale».

Già in passato il deposito era stato sequestrato, messo provvisoriamente in sicurezza con teloni di plastica e poi dissequestrato. Ma con l’impegno di essere smaltito.

Il cumulo di amianto andrà rimosso con cautela, seguendo un piano di intervento.

Itinera, a cui compete la rimozione, ha affidato alla società Unirecuperi le attività di smaltimento.

A sua volta ha incaricato la Noldem Srl di Venaria, impresa specializzata in demolizioni, di eseguire i lavori di insaccamento dei materiali contenenti amianto. Il cantiere è stato aperto il 4 maggio.
Stando al piano di intervento presentato dalla Noldem, «la durata complessiva prevista per le operazioni di rimozione e smaltimento è di sei mesi, salvo scostamenti dovuti alla presenza di più o meno materiale da rimuovere e per l’ottenimento delle autorizzazioni allo smaltimento nelle discariche finali».

La caratterizzazione del cumulo, cioè lo studio della composizione dei detriti, è iniziata nel 2013 ed è terminata nel 2015. «Le relazioni – si legge nella documentazione redatta a fine febbraio dalla Noldem – evidenziano la presenza di pietre amiantifere naturali su una porzione di circa 8 mila metri cubi che è stata denominata “zona rossa”.

Nelle restanti parti del cumulo, pari a circa 110 mila metri cubi, non si evidenziavano problematiche di carattere ambientale».

Nella pianificazione dei lavori, l’impresa ha previsto di rimuovere circa 100 metri cubi al giorno nella prima fase, per arrivare a 340 metri cubi al giorno nell’ultimo periodo.

I rifiuti potranno essere smaltiti nelle discariche di Collegno o in Germania.
Una spina nel fianco nei programmi Tav, che in passato si era cercato di risolvere «tombando» parte di quel cumulo sotto un eliporto nella zona di Salbertrand.

Poi con il cambio di amministrazione comunale, più sensibile ai temi No Tav, quel progetto era stato bloccato.

Ora i tempi dovrebbero esser maturi per una soluzione definitiva. Anche se accanto a quel cumulo sorge una seconda area piena di rifiuti, non così pericolosi, ma ugualmente da liberare per fare posto all’impianto per il Tav.
Un intoppo abbondantemente superabile a parere di Telt, ininfluente sul cammino temporale per la realizzazione dell’opera. «In tutta quella zona è prevista la realizzazione della fabbrica dei conci per il tunnel di base.

È in corso – dicono da Telt – un confronto con Itinera per l’acquisizione dell’intera area. Parallelamente sono stati eseguiti tutti i campionamenti sull’area necessari a Telt per la fase di progettazione».