LE CHEF D’ETAT-MAJOR RUSSE: “LA PHASE MILITAIRE DU CONFLIT EN SYRIE EST TERMINÉE” MAIS LA CONFRONTATION SE RENFORCE AVEC L’OTAN AUX FRONTIERES DE LA RUSSIE …

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE/

Luc MICHEL pour EODE/

Quotidien géopolitique – Geopolitical Daily/

2019 04 24/
LM.GEOPOL - Gerasimov nato syrie (2019 04 24) FR 2

“La Russie parle durement à l’OTAN”, commente ce jour ‘Geopolitical Futures’ (le website de Georges Friedman, ancien patron du Think Tank ‘Stratfor’), évoquant la 8e Conférence de Moscou sur la sécurité internationale.

Le général Valery Gerasimov, chef de l’état-major de l’armée russe, a déclaré que “l’OTAN continuait d’accroître sa présence militaire aux frontières occidentales de la Russie, ce qui contraindrait la Russie à prendre des mesures de rétorsion telles que le déploiement de troupes dans ses districts militaires sud et ouest”.

Le ministre de la Défense, Sergei Shoigu, a ajouté que “la Russie prendrait des mesures de rétorsion de manière opportune, et pas nécessairement symétriquement avec les actions de l’OTAN” …

QUE DIT LE GENERAL GERASIMOV SUR LA SYRIE ?

“LA PHASE MILITAIRE DU CONFLIT EN SYRIE EST TERMINEE”

“La phase militaire du conflit en Syrie est terminée”. C’est ce qu’a déclaré le chef de l’état-major des forces armées de la Fédération de Russie, le général Valery Gerasimov (ce 24 avril, en russe, sur ‘EurAsia Daily’).

«Actuellement, la phase militaire du conflit est terminée. En deux ans, avec le soutien de la Russie, l’effondrement de l’État syrien a été évité et la plus grande partie du territoire a été restituée au contrôle des troupes gouvernementales », a déclaré M. Gerasimov lors de la 8e Conférence de Moscou sur la sécurité internationale, a rapporté le président Zvezda.

Selon lui, “plus de 1 400 zones de peuplement ont été libérées, notamment les villes d’Alep, de Palmyre, de Deir-ez-Zor, d’Abou-Kemal, de Deraa, ainsi que de huit champs de pétrole et de gaz. Des dizaines de milliers de militants, plus de 650 chars, environ 3,5 mille fusils et mortiers ont été détruits. Plus de 42 000 militants ont déposé les armes”.

Le chef de l’état-major russe a encore indiqué que “des opérations à grande échelle ne sont pas menées en Syrie pour le moment”. “Un mécanisme a été mis en place pour un règlement politique du conflit syrien et la réconciliation des parties belligérantes”, a rappelé Gerasimov.

“Toutes les conditions ont été créées pour cela: les gens ont repris confiance en la possibilité d’instaurer une vie paisible. Dans le même temps, a ajouté le général d’armée critiquant les occidentaux, ceux qui déclarent le plus leur victoire sur les terroristes en Syrie ne sont pas engagés dans la restauration de la République arabe”.

(Sources: Geopolitical Futures – EurAsia Daily – EODE Think Tank /

Traduction de l’anglais et du russe : LM)

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I NO TAV SI PRENDONO IL CORTEO DEI LAVORATORI, 1° MAGGIO DI SFIDA SUL TEMA SUPERTRENO

https://www.lastampa.it/2019/04/24/cronaca/i-no-tav-si-prendono-il-corteo-dei-lavoratori-maggio-di-sfida-sul-tema-supertreno-jAUTJu3GmXSAxKAQEQonWN/pagina.html

In corteo i comitati di lotta della valle e del torinese. Ma in piazza anche i favorevoli alla linea Italia-Francia

ANSA

L’ingressso del tunnel geognostico a Chiomonte: qui i lavori sono fermi ormai da mesi 

Pubblicato il 24/04/2019
LODOVICO POLETTO
CHIOMONTE

Era quasi inevitabile, dopo le manifestazioni del «Sì», dopo le polemiche politiche degli ultimi mesi, dopo quelle legate all’analisi «costi e benefici», contestatissima da chi sostiene il progetto e difesa da chi invece dice no. Inevitabile, appunto, che il «primo maggio», a Torino, si vestisse di Tav. Lo annuncia il coordinamento dei comitati contrari al progetto del supertreno: «Quest’anno ci prendiamo il Primo Maggio chiamando a raccolta i No Tav». Ed è subito discussione sulla marcia della festa dei lavoratori, subito dibattito sul significato dell’annuncio arrivato ieri con logo che mostra la bandiera del movimento agganciata in cima alla Mole. «Non lasceremo la piazza a Chiamparino, alle Madamine e ai sindacati» dicono quelli del No che hanno colto di sorpresa un po’ tutti, compresa una parte stessa del movimento. Per dire: Nilo Durbiano, sindaco uscente di Venaus, contrarissimo al progetto e autore con altri di uno studio alternativo, alle cinque del pomeriggio dice di non saperne nulla. Ma è subito d’accordo: «È il momento giusto per proporre il nostro modello di sviluppo, che è sganciato dalle grandi opere. Il lavoro non è una elargizione benefica dei grandi gruppi e delle lobby. Il nostro modo di intendere il lavoro punta sull’ambiente e sui grandi temi del momento».

Ma ciò che colpisce più di tutto è che il primo maggio si ritroveranno – vis a vis – (e sarà pure la prima volta che accade) due piazze a dir poco inconciliabili tra loro. Quelli che dicono «no» al progetto Italo Francese e quelli che lo sostengono e vogliono che viaggi spedito verso una risoluzione degli intoppi che hanno rallentato i lavori. E così dopo quattro manifestazioni negli ultimi cinque mesi (tre con il marchio del sì e una del no) i due mondi si troveranno a sfilare a un metro di distanza gli uni dagli altri.

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Da una parte la politica a favore dell’opera (da Chiamparino a Mino Giachino che ha già annunciato che sarà presente con i ragazzi del «Sì Tav, Sì Lavoro») dall’altra le liste della Val di Susa contrarie all’opera. Da una parte i sindacati schierati con i pro e dall’altra i vari comitati No Tav della provincia. In una commistione di anime sociali e di intenti che non si era mai visita prima. Con molte incognite. Legate ad esempio su dove andranno i rappresentanti della politica cittadina. Ma anche sul fatto che un guardarsi negli occhi così ravvicinato rischia di essere un fattore di tensione difficilmente contenibile. Ma tant’è: per ora sul tavolo c’è soltanto la questione dei punti di vista differenti sul tema più caldo del momento, per Torino e per il Piemonte stesso. Che – a dire di Giachino – è la regione che negli ultimi venti anni ha subito il tracollo economico più pesante, passando dal secondo all’undicesimo posto nella classifica del reddito pro capite.

Ma queste sono tutte questioni che saranno oggetto di dibatti e scontro politico dei prossimi giorni. Per intanto sul tavolo resta l’annuncio del mondo del No: «Ci prendiamo il primo maggio». E le motivazioni sono chiare e già ripetute mille volte in questi ultimi mesi. Prima fra tutte : « La Torino Lione non è la panacea di tutti i mali». Quelli del coordinamento Comitati del No lo hanno scritto chiaramente: «Siamo di fronte ad una ricetta vecchia, portatrice di un modello di sviluppo insostenibile economicamente ed ecologicamente che oggi più che mai dev’essere cambiato per la sopravvivenza del pianeta sull’orlo di una catastrofe». E ancora: «È insopportabile che si parli del supertreno come qualcosa di utile al lavoro. I dati forniti sono chiarissimi: a fronte di un impatto ecologico devastante sulla Val di Susa, le ricadute occupazionali saranno minime».

Intanto, dalla Val di Susa Alberto Perino, leader storico del movimento anti Tav alza la mano per dire: «Non è la prima volta che noi ci occupiamo di lavoro. Già nel 2009 pubblicammo un libro dal titolo C’è Lavoro e lavoro». Ma non è una provocazione? «Assolutamente no. Chi più di noi ha diritto di essere in piazza il Primo Maggio? È essenziale che la nostra visione sul tela, in un momento così delicato, venga presa in considerazione ed ascoltata da tutti».