Dopo l’8 Dicembre. Butta male!

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Dopo Ilva, Muos e Tap ora il governo sdogana il Terzo Valico. Sulla Torino-Lione il M5S si gioca definitivamente la sopravvivenza ma la Lega pensa alla crisi di governo per impedire una decisione favorevole al blocco. A conferma che il Tav è il nodo politico principale del cambiamento.

di Fabrizio Salmoni

Nessuno poteva pensare che la grande manifestazione No Tav di sabato 8 avrebbe chiuso la storia. Anzi, con il via libera al Terzo Valico le prospettive si fanno fosche insieme all’orizzonte del governo. Grande è lo sconcerto per il nuovo voltafaccia dopo Ilva, Muos e Tap quanto ridicole le motivazioni di Toninelli (ma a che serviva l’analisi costi/benefici se poi la decisione è incoerente?).

Il M5S si sta suicidando politicamente e viaggia verso la dissoluzione qualora le decisioni sulla Torino-Lione andassero nella stessa direzione.

Una vicenda, quella dei 5S,   che si nutre di una gestione fallimentare proprio sui punti qualificati del programma e prima ancora nel campo della trasparenza, valore fondante del Movimento: in tutti questi mesi i 5S si sono chiusi nelle loro stanze romane negandosi a chiunque chiedesse loro conto o notizie sull’andamento delle valutazioni. Anzi, imponendo d’autorità il silenzio, come ci raccontano alcuni consiglieri piemontesi. Brutti segni di timore, di insicurezza, di debolezza verso un partner di governo più debole di loro in partenza, ma che li sovrasta per irruenza, preparazione, prepotenza, comunicazione.

Pur disponendo di canali privilegiati, come la Rai, non hanno mai mandato Conte in Tv a spiegare le loro ragioni ai cittadini (Roosevelt lo faceva in radio ogni settimana); pur disponendo di rapporti privilegiati con i movimenti e le lotte sociali non ne hanno mai interpellato gli esponenti e non hanno mai dato segnali, anche minimi, della direzione scelta.

Sulla Torino-Lione si va probabilmente alla crisi di governo. La Lega ha soddisfatto i propri appetiti sui temi che più immediatamente le interessavano (immigrati, sicurezza), ha dato i segnali giusti al suo elettorato anche sottobanco, ha visto i sondaggi gonfiarsi. E’ probabile che voglia passare all’incasso una volta superata la manovra finanziaria. Cosi grazie alla lunga manfrina della costi-benefici e a scanso di imprevedibili guizzi di vitalità dei 5S, si sarà persa un’occasione storica e si andrà alle elezioni con una destra padrona del campo e senza opposizione consistente. Prospettiva allarmante di rischio fascismo o qualcosa di simile in chiave attuale. A quel punto ognuno dovrà fare i conti con le proprie responsabilità, nei movimenti e fuori. Sono troppo pessimista? Per una volta, si.

In questi giorni, dopo la bella manifestazione di sabato 8 sono continuate le manovre pilotate dalle lobby industriali-corporative: non solo gli “im-prenditori” sono andati da Salvini a cercare conforto (è il loro unico appiglio; anche l’anziano Chiamparino a lui si appella – per dire a cosa sono ridotti i dem anch’essi in attesa di dissoluzione…) e martedi sono andati da Di Maio (dove – riferiscono fonti parlamentari – non si è parlato di To-Lione) ; ma già dal 6 dicembre una task force combinata Pd-FI (ormai viaggiano permanentemente insieme) di tre membri a schiena china (il sindaco di Pianezza Antonio Castello, che scalpita da tempo per un posto in lista alle regionali, i consiglieri Barrea e Ruzzola) aveva teso un trappolone alla Appendino in Città Metropolitana proponendo una mozione pro Tav da votare subito, lunedi 10, per metterla in contraddizione con la mozione No Tav votata dal Consiglio comunale torinese il 29 Ottobre.Un trappolone, perfettamente riuscito, grazie a una chiamata capillare anche ai sindaci delle aree più lontane e disinteressate al Tav), che mette in evidenza l’ ingenuità dei sindaci che hanno deciso di non partecipare alla votazione sperando di far mancare il numero legale. Uno scacco poco vincolante perchè consumato in Assemblea e non in Consiglio ma rimane un bell’esempio di disorganizzazione considerando che, almeno sul piano della consistenza dei territori, solo con il voto di Torino si sarebbe comunque testimoniata una rappresentanza maggiore. Sarebbe stato almeno un dato politico da far pesare.

Un premio all’ambiguità e all’opportunismo va dato al rappresentante di Alpignano che si astiene pur essendo il suo Comune uscito a suo tempo dall’Osservatorio Tecnico (nei giorni scorsi il sindaco aveva dribblato col silenzio un appello alla partecipazione ufficiale alla marcia di sabato scorso). Il coraggio, diceva qualcuno, non si compra. L’ignavia forse si.

A Grugliasco e a Rivalta sono previsti gli ultimi guizzi di Foietta da commissario governativo (scade a fine mese ma sta cercando di fare più danni possibile); a Milano c’è stato il meeting della Cna ove Boccia (Confindustria) ribadisce con forza la necessità della To-Lione mentre le interviste ai partecipanti mettono in evidenza ben altre preoccupazioni e interessi degli artigiani presenti.

In campo No Tav era stata annunciata pubblicamente una richiesta di incontro dei sindaci con il premier Conte per pareggiare quello con gli im-prenditori e la bella lettera di Fico a La Stampa aiuta a meglio inquadrare la questione Tav in quella più ampia del modello di sviluppo. Dai sindaci, interpellati, non viene però conferma.

Le sole buone notizie vengono dal fronte giudiziario, segno forse che la magistratura che si muove sempre in sintonia con il potere politico e le sensibilità pubbliche sta forse recependo la forza della spinta popolare, con l’assoluzione in appello di Roberta Chiroli, perseguita dall’incattivito pm di estrema destra Antonio Rinaudo e condannata in primo grado per “concorso morale” in violenza privata e invasione di terreni per aver seguito e narrato a scopo di tesi universitaria una manifestazione di studenti contro una ditta impegnata nei lavori del cantiere di Chiomonte. Quasi in contemporanea sono state pubblicate le motivazioni della sentenza di Cassazione per il processo ai No Tav per i fatti del 3 luglio 2011. Si erano annullate le condanne a 26 imputati e ridotte le pene ad altri. Ora le motivazioni dicono che quel giorno gli imputati avrebbero reagito ad atti arbitrari dei pubblici poteri (leggi Polizia) e si escludono i sindacati della stessa dalle rivendicazioni di parte civile. Concetti sempre sostenuti dalle difese. Tutta roba buona ma che a questo punto rischia di lasciare l’amaro in bocca. (F.S. 15.12.2018)

Dopo l’8 Dicembre. Butta male!ultima modifica: 2018-12-17T21:11:14+01:00da davi-luciano
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