Il rettilario uccidentale, il verminaio jihadista, gli sciacalli della stampa: A TUTTO GAS

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MONDOCANE

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(Ragazzi è lungo, ma non credo non potesse esserlo, data la portata degli argomenti. Prendetevela calma, per un po’ non disturbo)

Quel pazzo di Assad…

I siriani sono un popolo di inebetiti che si fanno governare da un mentecatto sadomasochista che utilizza un esercito di deficienti. Così, nella provincia di Ghouta,  da cui terrroristi jihadisti al soldo di Usa, Israele, Turchia e Arabia Saudita facevano il tiro al piccione sui civili di Damasco, liberata al 90% a costo di interrabili sacrifici e costi, con decine di migliaia fuggiti dai jihadisti che rientravano alle loro case, cosa fanno Assad, esercito e siriani plaudenti? Cosa fanno  dopo che Usa, UK e Francia, notoriamente in fregola di massacri, avevano promesso castighi spaventosi in caso di attacco chimico di Assad? Cosa fanno dopo che l’avevano sfangata nel 2013  dalla stessa identica accusa di aver ucciso qualche centinaio di bimbetti siriani con i gas nervini, sfangata grazie alla smentita dei satelliti russi, grazie alla scoperta di alcuni genitori che quei cadaverini appartenevano a loro figli rapiti da Al Nusra settimane prima nella zona di Latakia e grazie alla consegna e totale distruzione sotto controllo ONU (cioè Usa) dell’INTERO arsenale di armi chimiche siriano? Cosa fanno?

Manco fosse l’idra trumpiana composta da un Bolton (Sicurezza Nazionale Usa), o un Pompeo (Dipartimento di Stato), o una Gina Hagel (CIA), invasati di eccidi, guerre e torture, Assad ordina un’apocalisse chimica su donne e bambini a Douma, ultimo fortilizio in cui sono asserragliati i mercenari israelo-saudi-Nato che si fanno forti dello scudo umano imposto alla popolazione. Un esercito di fratelli, sorelle, padri e figli di quelle donne e di quei bambini, esegue con la coscienza umana e civile di un cyborg alimentato a bile nera di cobra. E il popolo? Plaude, in attesa che ad Assad gli giri di prendersela chimicamente con un altro dei loro quartieri o villaggi.

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In ogni caso, la genialata di Assad è servita a un effetto collaterale. Sempre che collaterale sia. Negli ultimi due venerdì, Israele ha commesso più omicidi di Jack lo Squartatore in 30 notti ad alto tasso di neuroni roventi. Avete presenti i videogiochi con i quali i registi culturali statunitensi educano il pupo yankee a trovare il massimo del godimento e del riconoscimento di cittadino dabbene per quanti più bipedi disintegra, città rade al suolo, paesi fa deflagrare? I cecchini di Tsahal appostati al sicuro per il tiro al piccione contro manifestanti a mani nude, stomaci rinsecchiti e vesti sbrindellate, a quella scuola si sono fermati. Ma nello Stato degli ebrei eurocaucasici incistato in Palestina, hanno seguito corsi di perfezionamento. Ebbene, grazie a Ghouta chi parla più di mattanze ebraiche a Gaza?  E neanche di porcate di Facebook contro la nostra incolumità-privacy-libertà?

Quel demente di Putin…

Allargando lo sguardo a un altro settore del cottolengo puntato da Usa e soci, si elevano in tutta la loro agghiacciante demenza il presidente di 150 milioni di russi, appena riconfermato con un adesione che nessun governante occidentale si sogna, il suo servizio di intelligence, fin qui considerato uno dei più professionali del mondo, e il suo popolo che agli altri due tributano un’ irresponsabile fiducia.  Cosa  fa Putin mentre le armate Nato bussano a tutti i suoi confini, su di lui si abbatte un ciclone mediatico  di odio, calunnie, falsità, deformazioni, invenzioni, di tutte le camarille giornalistiche dell’Occidente  e ogni elezione andata male viene attribuita ai malefizi dello “zar del Cremlino” (salvo poi, oplà, risultare originata dagli occidentalissimi Facebook e Cambridge Analytica)? Cosa fa l’autocrate di Mosca mentre sta come al circo la partner del lanciatore dei coltelli, solo che stavolta quello prova a coglierci?

Il supermago dei vecchi servizi ordina ai supermaghi di quelli nuovi di beccare un vecchio arnese russo dello spionaggio britannico, sparargli un po’ di gas nervino con il logo “made in Russia”, per bonus extra spararne un po’ anche a sua figlia in visita dalla Russia, e ottenere che il Russiagate, finora mantenuto nei limiti di una mano elettorale data a Trump, Brexit, Di Maio e Salvini (ora entrerà in lizza anche Orban), esploda come uno Zeppelin su tutto il pianeta, con fiamme che ci si ripromette avvolgeranno l’intero “impero del male”.

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E meno male che c’è Bolton

Come farebbero i reggitori del mondo libero, civile, democratico a vincere il confronto con la barbarie se non avessero di fronte antagonisti con tali eccelsi quozienti d’intelligenza? Come farebbero a portare avanti la loro battaglia per i diritti umani, contro le molestie alle donne, l’odio per Hillary, Boldrini e Asia Argento, contro i fascisti perennemente risorgenti. contro i bulli a scuola, contro chi, rigettando il neoliberismo dei “liberal”, precipita nella regressione del sovranismo, dell’egoistica autodeterminazione, del rifiuto del multiculturalismo che si ottiene attraverso il ginnico movimento di popolazioni sollevate dal loro obsoleto contesto storico, contro chi, insomma, si oppone al miglioramento della razza?

Come farebbero senza quelli, modernamente di destra, che astutamente si fanno passare per sinistra (parlo del manifesto e di chi il giornaletto sorosiano tiene per “quotidiano comunista” e ci scrive, vero Manlio Dinucci?), mollando quella zavorra che non sa stare a tavola, non si veste UE e vota populista. Quella destra rigenerata che da George Soros si è fatta insegnare come per gabbare lo santo e farla finita con la festa della pace imbelle, della sovranità affidata al popolino, dei diritti degli scansafatiche, del rispetto tra Stati, basta calcare la penna o la voce quando si scrive o si dice “sinistra”. Dite che il trucco si vede? Non quando da mane a sera (gli smart dicono h24) ti sventolano sul muso la bandiera arcobaleno dei diritti umani con al centro Asia Argento che si bacia con la Boldrini.

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 Statista Usa

Come farebbero a sventare le mostruose macchinazioni contro l’umanità di  questa baraonda di squinternati se non disponessero della sollecitudine di un Bolton che da sempre perora l’annientamento nucleare di Stati delinquenti come Iran e Nordcorea; se non ci fosse un Pompeo che, da capo Cia, con la sua sezione eugenetica era riuscito a modificare biologicamente i testicoli degli agenti nemici in granelli di popcorn; se non ci fosse una Gina Hagen che, nelle carceri segrete Cia in Tailandia, ha personalmente provveduto a rimuoverli del tutto, quei coglioni?

 Watchdog di chi?

Come farebbero senza la stampa a edicole e schermi unificati, bellezza? Per modelli supremi di giornalismo watchdog del potere vanno presi organi che, come il New York Times o il Washington Post osannato dal noto lobbista Spielberg, invece sono da sempre  watchdog del lettore, le zanne le affondano nel lettore che, osando divergere, diventa bodrinianamente un “hater”, odiatore. E male gliene deve incorrere. Lo sanno bene il “manifesto” e la sua lobby. Tanto bene che quando a Michele Giorgio, corrispondente a Tel Aviv, incombe l’onere di stigmatizzare le carneficine israeliane a Gaza, istantaneamente il giornale rigurgita di rievocatori della Shoah, delle infami leggi razziali, dell’antisemitismo che infesta l’Europa come la peste del 1630, o la spagnola del 1917. Si ristabilisce lo squilibrio.

Di qua Netaniahu, di là Soros

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Del resto si tratta di una divisione dei compiti. Sta diventando di evidenza solare la competizione tra due tendenze storiche dell’ebraismo, una nazionalista e una mondialista. Non è questo il momento per andare ad analizzarne le origini, i teorici, gli esecutori. Ma da una parte c’è lo stato europeo (di semiti ci sono solo gli arabi convertiti) fondato in Palestina con le sue mire espansioniste e il ruolo di sorvegliante della regione del petrolio e delle marche al confine tra impero occidentale e il resto del mondo. E qui ci sono i Begin, gli Sharon, le Golda Meir, i Ben Gurion, tutto il cucuzzaro terrorista e guerrafondaio del Grande Israele, fino a Netaniahu. Dall’altra parte c’è la globalizzazione imperialista, stadio supremissimo del capitalismo transnazionale che, con la forza delle armi, della sorveglianza e del dollaro, deve travolgere statualità, comunità, identità, sovranità, per un unico governo mondiale di spirito talmudista. E qui, dall’oceano di ricchezza e potere chiamato Wall Street, svettano i Rothschild, i Warburg, i Barclay, i Goldman Sachs, i Rockefeller e il formidabile braccio operativo Soros.

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Quando il grande giornalismo è investigativo

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Torniamo alla stampa, baby. Particolarmente valida è ovviamente quella investigativa. Chi, investiga meglio nelle botteghe, nei retrobottega e negli scarichi del regime? Chi giorno dopo giorno, non risparmiando mai nessuno, fa le pulci ai notabili corrotti, ai trasformisti, ai tagliaborse parlamentari, ai palloni gonfiati, ai ciarlatani e saltimbanchi tra Senato, Montecitorio e Palazzo Chigi, non risparmiando neppure i potentati di economia, banche, industria. Nessuno come lui, Marco Travaglio! E “Il Fatto Quotidiano”. Non per nulla su Ghouta apre a tutta pagina: “Il gas di Assad fa strage”. Perbacco che precisione, tempestività, controllo di tutte le fonti. E naturalmente Trump deve fare “la voce grossa”, Tale Fabio Scuto ci dimostra, indagini indipendenti alla mano, che “Assad se lo può permettere dato che Trump ha annunciato il ritiro delle truppe Usa” (curioso, proprio alla vigilia della strage chimica. Ci ha fatto una bella figura di moderato). Ora però, con questi crimini di Assad, tutto cambia, per forza, e ci si può dare dentro, il Male Assoluto, con i suoi missili pirati, ha dato il via, 17 morti …), E poi, sempre Scuto, Assad “non ha fatto che ripetere l’attacco chimico su larga scala del 2013” e ora si appresta  a “fare pulizia dei gruppi islamisti sul Golan e a Idlib”. Del resto, “Assad è libero di massacrare, uccidere (massacrare non basta), bombardare e devastare ogni enclave dell’opposizione”.

Da “tagliagole” a “opposizione”

“Opposizione”. Ricordate quando di quella che oggi chiamano opposizione giravano i video con civili e soldati siriani, libici e iracheni scuoiati, linciati, impiccati, crocifissi, chiusi in gabbia e incendiati o affogati? Oggi “Opposizione”, un po’ come i laburisti a Londra. Un po’ come quella di Travaglio a ogni fake news, bufala, balla, panzana. Grande giornale investigativo. Che però, non batte nessun altro giornalone, servizio tv. Tipo quello di Sky, all’indomani di Ghouta, dove tale Coen (!) passeggia lungo la Skywall commentando immagini di orrore bellico. La prima è la bambina al napalm del Vietnam. Lontanissima, sbiadita, ma accredita tutte le altre, tutte di orrori commessi da nemici degli Usa. Ovviamente comprese le foto da studio di morticini in spiaggia e bimbi sanguinolenti in ambulanza, icone anti-Assad al merito dei soccorritori Cia Elmetti Bianchi, fino a alle bambine schiumanti e sotto docce purificanti a Ghouta, sempre degli Elmetti Bianchi. Quei credibilissimi Elmetti bianchi fondati dal mercenario inglese Le Mesurier, finanziati dai governi di Londra e Washington  e che, imparzialmente, compaiono solo nelle aree in cui poi possono fraternizzare con i terroristi.

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Alla convention di Ivrea i 5 Stelle hanno cacciato Jacopo Iacoboni  della Stampa che si stava intrufolando con badge taroccata. Iacoboni scrive sul giornale che gareggia con Repubblica (stessa proprietà De Benedetti-Sion, dopo la fusione in “Stampubblica”) per chi è più filo-Stato Profondo Usa ed è diretto da Maurizio Molinari che ha tutti i titoli per rivendicare la palma di direttore più filoisraeliano dopo quello del Jerusalem Post. Chi si è erto indignato e zeppo di prosopopea contro questa esclusione della sacra categoria, contro questo liberticidio, è stato Enrico Mentana. Passi per lui, grande funambolo tra specchi veri e specchi deformanti, ma gli è venuta dietro, come al pifferaio di Hamelin, tutta l’armata dei galli del pollaio della nostra quotidiana disinformazione, cresta rossa, gonfia e inalberata. In testa, a bandiere di libertà di stampa spiegate, Federazione della Stampa e Ordine dei Giornalisti. Farebbero bene, prima, di sciacquarsi la bocca e, poi, a sputare quel nugolo di parassiti della verità di cui vantano la rappresentanza. A dispetto delle parecchie cose dei 5 Stelle più recenti  che mi sconcertano, compresa la grottesca e impropria esaltazione del fortilizio Nato Estonia a Ivrea, con la cacciata di Jacoboni ho solidarizzato.

Manifesto, Repubblica e Hillary, uniti nella  lotta

Epitome di tutto, in mancanza, il lunedì, del sinistro ma omologo “manifesto”, è la prima pagina de “La Repubblica”. Sembra composta da qualche emissario del rettilario che abita nei bassifondi (politici) di Washington. “Attacco chimico, una strage, Trump: Assad animale, paghi”; “Ordini e divieti, la burocrazia del Califfato” su come amministra e governa, quasi decentemente, il mercenariato jihadista degli Usa; “Non si ferma l’onda nera di Orban”. Vedeste, a proposito di “haters”, il “manifesto”! Onda ovviamente nerissima per il giornale che ha per figure politiche stelle polari come Hillary Clinton, George Soros, e i rivoluzionari democratici serbi, libici e siriani. “Despota xenofobo e illiberale” (detto da chi ha quei riferimenti, è convincente), visto che Orban preferisce Putin a Trump e qualsiasi ungherese a Juncker, governa uno dei paesi con maggiore crescita e minore disoccupazione, ha elevato il livello di vita delle classi lavoratrici, ha più immigrati per abitanti di qualsiasi altro paese europeo. Tutta roba che si direbbe di sinistra, epperò ha messo sù un muro, é sovranista, anche se un po’ meno di Usa, Israele, Germania, Francia, UK, Vaticano, ha cacciato  i sinistri di Soros e, dunque, è di destra e, per Furio Colombo, un nazista.

Non poteva mancare il richiamo in prima, con tanto di ritrattino carino, “Asia Argento, Laura Boldrini: Perché in Italia MeToo (sapete, quella gigantesca operazione di vittimismo da guerra anti-maschio) ha perso la sua battaglia… abbiamo l’obbligo di aiutare le donne a reagire”. Detto da queste due, imbarazzante. Per le donne, prima ancora che per tutti gli altri generi.

La grande zucca

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Il meglio di sé, Calabresi Jr, direttore del tabloid scandalistico, lo dà nelle due pagine interne dedicate alla provocazione Usa-UK-Francia-Israele-Saudia. E il supermeglio lo dà uno che l’universo mondo dei boccaloni considera il trombone d’oro del giornalismo, non per nulla presente in tutte le vetrine tv ispirate a Bilderberg. Se il commentatore dozzinale della stampa dozzinale, cioè di regime e impero, è il gonzo, dalla grossolanità evidente a chiunque non abbia il naso otturato da fumi sinistri, Vittorio Zucconi è il ganzo che ti avvolge nella garza profumata del pietismo e dell’aborro “da Sarajevo a Douma, quelle sporche guerre sporche”. E già si è parato il culo e a te ha somministrato la vasellina.

Al termine di tre colonne di geremiadi autocelebranti la propria integrità morale, ecco “in cauda venenum”: “A Douma sotto le bombe di Assad, si muore asfissiati anche per noi”. “Venenum anche in medio”, però, dato che la correttezza professionale, alimentata anche dalle approfondire inchieste non condotte sul campo (impedite dall’ONU/ Usa) e corroborata dagli esperti russi che sul luogo hanno trovato né gas nervino, né cloro, ma solo acqua e fumogeni e bambini attaccati all’ossigeno, non lo esime dall’aggiungere qua e là lo stesso concetto: “Bambini asfissiati dalle bombe di Assad… linea rossa delle armi chimiche che Assad superò impunemente… l’apoteosi più sporca del sudiciume bellico…”. Cazzo, come gliele canta alle sporche guerre, il grande giornalista!

Chi prevede, chi benedice

Ma almeno Zucconi parla ex post, qualcosa dell’accaduto il suo talento di analista deve averlo pur immaginato per scrivere tutte quelle cose così tranchant. Altri, dotati di preveggenza, hanno parlato addirittura ex-ante. Come quel Tiresia sciuffellato di Boris Johnson, o quella creatura da laboratorio Bilderberg, Emmanuel (dall’ebraico “Dio è con noi” e pour cause) Macron, che avevano annunciato pioggia di fuoco su Assad qualora osasse usare armi chimiche. O come la stessa Chiara Cruciati del “manifesto” che, nella sua incontinenza orgasmatica per i toy boy curdi degli Usa, tra cui intravedeva inesistenti assiri, turcomanni, drusi, venusiani, riuniti in democratica, ecologica, femminista federazione, mai ha notato che questi confederali hanno fatto pulizia etnica e consegnato un terzo della Siria e 10 basi agli americani. Dal che andava dedotto che Assad è un farabutto nazionalista,  che addirittura assediava la povera Ghouta piena di donne e bambini.

Quanta sintonia!  Anche con Amnesty che a pochi giorni dalla bufala di Ghouta, come sempre trescava con chiunque volesse far fuori siriani e Siria lanciando disperati appelli a fermare il genocida assedio di Assad a Ghouta. Non mancava che la sanzione suprema. Quella dell’autorità più alta, incorruttibile, sacra. E Bergoglio non si è fatto pregare. A poche ore dal botto di Ghouta ha fatto lo Zucconi: “Basta guerre!” Ma, soprattutto, “Basta armi chimiche nelle bombe”. E benedetto sia chi le ferma. Chiedetevi chi, in Siria, ha aerei e lancia bombe. E poi non stupitevi dell’allineamento di un prete che in Argentina condivideva fasti e nefasti della dittatura. Del resto, com’è che si chiama Macron?

UNE NOUVELLE SERIE D’ARTICLES » QUI COMPLETENT LES ANALYSES GEOPOLITIQUES QUOTIDIENNES : « L’ACTUALITE QUI CONFIRME L’ANALYSE »

KH pour LM DAILY / 2018 04 09/

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE

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« La Géopolitique, je le dis, et c’est une affirmation personnelle, est la science majeure du XXIe siècle ! Au XIXe siècle, la science majeure était l’Economie politique. L’Economie politique de Marx.

L’économie politique de Friedrich List qui est le père du Nationalisme économique. La science également d’Adam Smith, le père du libéralisme.

A l’époque, l’Economie politique expliquait le monde. Aujourd’hui, et vous pouvez faire le tour des laboratoires idéologiques, il n’y a que la Géopolitique qui explique le monde »

– Luc MICHEL (Colloque d’Abidjan, avril 2016).

« L’ACTUALITE QUI CONFIRME L’ANALYSE », une nouvelle série d’articles qui, avec l’autre Série « LES EMISSIONS QUI COMPLETE L’ANALYSE », viennent préciser et compléter les analyses géopolitiques quotidiennes de Luc MICHEL sur son « GEOPOLITICAL DAILY » …

Depuis le 25 août 2017, ce sont 200 longues analyses quotidiennes qu’a publié le « Géopoliticien de l’Axe Eurasie-Afrique », sur près de 2.000 pages, avec une vision syncrétique qui mêle les Géoidéologies néoeurasiste et néopanafricaniste dans un grand projet continental unitaire. 200 analyses complétées par une grosse centaine de « Complément Video », pour comprendre la marche du monde.

Pour Luc MICHEL, la Géopolitique est un moteur pour l’action, loin des spéculations intellectuelles stériles. Il a toujours insisté sur « le rapport essentiel du passage de la Théorie à la Pratique » :

« Pour paraphraser le grand philosophe Goethe, je dirais que gris est l’arbre de la théorie. Et vert l’arbre de la Praxis, de la pensée mise en action, celle qui porte les fruits du futur. Dans sa conclusion du CAPITAL, Marx affirmait que « le temps était venu pour les philosophes de transformer le monde et non plus seulement de le penser » .

J’affirme aujourd’hui que le temps est venu pour les géopoliticiens de changer le monde ! » (LM, Tripoli, oct. 2009) …

Photo :

Mars 2012. Luc Michel avec le Gouverneur d’Astrakhan, sur le Delta gelé de la Volga (par moins 50°), en mission de Monitoring avec EODE pour la Présidentielle russe de 2012 … _____________________________

* Avec le Géopoliticien de l’Axe Eurasie-Afrique :

Géopolitique – Géoéconomie – Géoidéologie – Géohistoire – Géopolitismes – Néoeurasisme – Néopanafricanisme (Vu de Moscou et Malabo) :

PAGE SPECIALE Luc MICHEL’s Geopolitical Daily https://www.facebook.com/LucMICHELgeopoliticalDaily/

APRES L’AFRIQUE, VOICI PARIS QUI SERT D’INFANTERIE COLONIALE A WASHINGTON EN SYRIE

 

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE/

Luc MICHEL pour EODE/

Quotidien géopolitique – Geopolitical Daily/

2018 04 09/

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« Les dirigeants européens de l’OTAN participent aux guerres américaines contre les intérêts fondamentaux de leurs peuples »

– Général Jordis Von Lohausen

(géopoliticien de la Grande-Europe, 1995).

J’explique depuis longtemps les rapports de soumission de Paris à Washington, depuis que Sarkozy a réintégré la France dans le commandement militaire de l’OTAN (1), et le mode de fonctionnement de l’Axe géostratégique américano-français en Europe, au Proche-Orient et en France (2).

Exemple syrien et question kurde à l’appui, j’analysais hier sur PRESS-TV comment Paris joue le sale rôle dans cet Axe. Et comment les dirigeants français et européens de l’OTAN « participent aux guerres américaines contre les intérêts fondamentaux de leurs peuples » (dixit le géopoliticien autrichien Jordis Von Lohausen, disciple de Thiriart) (3).

* Voir sur PCN-TV/

PRESS TV (IRAN) DEBAT AVEC LUC MICHEL :

ULTIMATUM FRANÇAIS EN SYRIE. QUEL JEU JOUE PARIS ?

(8 AVRIL 2018)

sur https://vimeo.com/263765852

* Voir aussi sur le même sujet sur PCN-TV/ PRESS TV DEBAT AVEC LUC MICHEL:

LA FRANCE ATTAQUERA-T-ELLE LA SYRIE ?

(9 MARS 2018)

sur https://vimeo.com/259401028

LES GUERRES AMERICAINES CONTRE LA ‘GRANDE-EUROPE’ :

LA TRAHISON DES « ELITES » COMPRADORES ATLANTISTES ET SINGULIEREMENT FRANCAISES AU PROFIT DE WASHINGTON

Dans les « guerres de Yougoslavie » les USA, servilement suivi par les politiciens de l’OTAN, se sont engagés dans une série de guerre « contre les intérêts de la Grande-Europe ». Après la Yougoslavie, il y aura l’Afghanistan, l’Irak, le soi-disant « printemps arabe », la Libye. Et la Syrie, nouvel acte mais hélas pas le dernier de la tragédie ouest-européenne !

Des guerres où les valets européens de Washington ont contribué directement à la destruction de leurs alliés géopolitiques potentiels, aux systèmes socio-politiques les plus proches d’eux. Des jeunes européens – et notre cœur saigne devant leur sacrifice inutile au service d’intérêts qui ne les concernent en rien – sont allés et vont mourir toujours pour Washington !

Relire à propos de la Syrie ce que j’écrivais pour les guerres des Balkans (4), c’est exactement la même trahison des « élites » athantistes … Les guerres des USA sont en effet des guerres contre la « Grande-Europe » (de Vladivostok à Reykjavik, le concept géopolitique d’où est issu le Néoeurasisme) et pour la domination de l’Eurasie au XXIe siècle. Ce qui implique aussi le contrôle des sources d’énergie (Pétrole, Gaz, Uranium) et de leurs voies d’acheminement (Balkans, Proche-Orient, Asie centrale).

EN SYRIE LES USA LAISSENT A LA FRANCE LE SALE BOULOT

« Les girouettes auxquelles Donald Trump a habitué l’opinion publique ne devraient guère la tromper : Les États-Unis préparent une guerre mondiale en Syrie », disait l’agence iranienne Fars ce 6 avril !. Il serait simpliste de croire que les États-Unis d’Amérique et leurs alliés lâcheraient de sitôt prise au Moyen-Orient en général et en Syrie en particulier après y avoir dépensé, comme le dit le marchand Trump, quelques 7 billions de dollars en 17 ans. En Syrie où les Américains ont donné l’ordre à la France de déployer ses troupes à Manbij et à Remelin les 1er et 2 avril.

La liste des objectifs US serait bien longue :

le Pentagone veut contrôler les champs gazo-pétroliers et des morceaux de territoire. Après avoir perdu la Ghouta orientale qui aurait dû servir de base arrière à une vaste offensive lancée depuis la rive orientale de l’Euphrate contre la capitale, offensive terrestre conjuguée à des frappes aux missiles depuis la Méditerranée, les Américains réfléchiraient au front sud.

Après tout, la province de Deraa, limitrophe d’Israël et de la Jordanie, reste l’ultime bastion où devraient être contrés l’État syrien et ses alliés sous peine de voir les régions les plus stratégiques syriennes revenir dans le giron de l’État. Secondés par l’aviation russe, l’armée syrienne et le Hezbollah préparent une vaste offensive à lancer contre Deraa, Quneitra et Suweida. Les enjeux sont à la hauteur des défis. Le territoire est immense, jonché de collines qui rendent la progression difficile. Armés et financés depuis 2011 par Israël et la Jordanie, les terroristes de l’ASL et Cie y sont nombreux, et retranchés dans les montagnes. Les stratèges du Pentagone comptent sérieusement sur l’ensemble de ces entraves pour provoquer un enlisement de l’armée syrienne et de ses alliés dans le sud.

Or l’engagement militaire de la France dans des combats au sol a prouvé que d’autres facteurs viennent d’entrer en ligne de compte :

Ce scénario diabolique, Trump et ses généraux croient en avoir vu et revu tous les détails et y voient l’ultime recours face l’inévitable victoire de la Syrie. Est-ce une vision réaliste? Pas si sûr: les médias occidentaux n’en parlent pas, mais à Raqqa, à Manbij, à Deir ez-Zor, il se passe des choses : les bases US qui ont poussé dans l’est et le nord de Syrie comme des champignons sont visées, avec en toile de fond des morts que le Pentagone tente de dissimuler. Ce qu’il ne fera sans doute pas pour le contingent français ni pour aucun autre contingent européen.

LA FRANCE IRA-T-ELLE S’ENGAGER DANS LES COMBATS EN SYRIE ?

Le président français, Emmanuel Macron a prétendu que « la France n’envisageait pas une opération dans le nord syrien qui ne rentrerait pas dans le cadre des opérations de la coalition américaine ».

Mais certaines informations ont fait état ces derniers jours d’un déploiement des forces françaises non loin de la ville de Manbij dans le nord de la Syrie. Ce déploiement a provoqué même des réactions du côté de la Turquie dont le président a menacé la France d’une riposte militaire. Dans la foulée, Emmanuel Macron a appelé le 6 avril son homologue russe en exigeant de lui qu’il fasse pression sur Damas pour «mettre un terme à l’escalade militaire constatée au cours des derniers mois». S’agit-il d’un ultimatum?

LE CHEVAL DE TROIE FRANÇAIS INVITE DANS LE « PROCESSUS D’ASTANA » PAR LE CHEVAL DE TROIE TURC !

À peine 24 heures avant la tenue du sommet d’Ankara, un journal turc a affirmé que « la France avait formulé le désir d’intégrer les pourparlers ». Selon Daily Sabah, « la Turquie aurait bien accepté la demande contrairement à l’Iran qui lui, y aurait apposé une fin de non-recevoir » (4). Selon des sources iraniennes, ce « non » à la participation française « serait à la fois un refus iranien et un refus russe. Or, Ankara aurait souhaité simplement parler du refus de Téhéran et ceci dans le but probable d’éviter une friction avec la Russie ».

Toujours est-il que le camp occidental a été le grand absent du sommet d’Ankara et du processus d’Astana qu’il n’a d’ailleurs cessé de saper depuis son lancement en janvier 2017. Car ce processus éloigne soigneusement tout risque de démembrement de la Syrie au contraire de celui de Genève promu par les Occidentaux.

ULTIMATUM DE PARIS A POUTINE

L’entretien téléphonique de ce vendredi 6 avril entre les présidents français et russe avait surtout l’air d’un dialogue de sourds, les deux parties ayant évoqué leurs positions respectives concernant la Syrie.

Le locataire de l’Élysée «a engagé la Russie à exercer pleinement son influence sur le régime syrien» pour «mettre un terme à l’escalade militaire constatée au cours des derniers mois», afin de «permettre la protection des populations civiles, la reprise crédible des négociations sur une transition politique inclusive et prévenir toute résurgence de l’État islamique dans la région», a fait savoir l’Élysée.

Est-ce un entretien de président à président ou plutôt une mise en garde?

Alors que le dernier bastion des terroristes d’al-Nosra (ex al-Qaida en Syrie) dans la Ghouta, à savoir à Douma, est sur le point d’être évacué et que le camp occidental y voit un échec, les propos tenus par le président français ont une consonance particulière. Surtout que la France a déployé ses soldats à Manbij en soutien aux États-Unis dont le président avait annoncé un retrait de ses troupes de la Syrie avant d’être désavoué par les généraux du Pentagone.

Cité par l’agence TASS, le président russe a tenu de son côté à rappeler à son homologue français au cours de l’entretien du 6 avril, ce dont le sommet d’Ankara avait décidé et qui n’est pas de nature à plaire au camp atlantiste : « une coopération accrue visant à assurer la stabilité à long terme de la Syrie, renforçant la souveraineté, l’unité, l’indépendance et l’intégrité territoriale de ce pays ».

La France est-t-elle prête à accepter une telle solution?

Au sortir d’une rencontre organisée le 30 mars avec le président français, l’un des représentants kurdes de la Syrie avait annoncé que la France allait envoyer des soldats à Manbij où des forces américaines sont présentes. Khaled Issa, le représentant du Kurdistan syrien (Rojava) en France avait ainsi dit lors d’une conférence de presse :  « La France va renforcer son dispositif militaire ».

ACCORD FRANCO-AMERICAIN POUR FAIRE PRESSION SUR LA RUSSIE EN SYRIE

Emmanuel Macron et Donald Trump ont eu un entretien téléphonique ce vendredi 2 mars 2018. (Photo d’illustration). Les présidents français et américain se sont entendus, au téléphone, pour faire pression sur la Russie en rapport avec la trêve en Syrie.

Le président français Emmanuel Macron et son homologue américain Donald Trump se sont entretenus au téléphone, ce vendredi 2 mars, et ont trouvé un accord pour appeler la Russie à exercer une pression sur la Syrie « afin qu’elle applique immédiatement la résolution 2401 du Conseil de sécurité de l’ONU sur l’instauration d’une trêve dans la Ghouta orientale », rapporte Reuters. Lors de leur conversation téléphonique, les deux présidents ont décidé de travailler ensemble pour appliquer la résolution onusienne, en vue de permettre « la cessation des hostilités, l’acheminement de l’aide humanitaire et l’évacuation des blessés et malades », ajoute l’agence Reuters.

Ce vendredi 2 mars, Moscou a mis en garde Washington « contre les accusations infondées à l’encontre de Damas ». La Russie pointe du doigt les États-Unis, « qui prononcent de fausses accusations pour justifier leurs frappes sur la Syrie ». Le porte-parole du Centre russe pour la réconciliation des parties en conflit en Syrie, Vladimir Zolotuhin, a déclaré que « les tirs de mortier des terroristes contre les couloirs humanitaires mis en place dans la Ghouta orientale se poursuivaient malgré la trêve ». En vertu d’un décret du président Vladimir Poutine, une trêve humanitaire quotidienne a été instaurée dans la Ghouta orientale depuis le 27 février entre 9 h et 14 h, heure locale. De ce fait, le secteur est divisé en quatre parties, pour chacune desquelles deux couloirs humanitaires ont été envisagés.

Les groupes armés terroristes retranchés à Douma dans la Ghouta orientale, tels que Jaïch al-Islam, refusent aux civils la possibilité de quitter les zones de combat, une stratégie qui semble correspondre à celle du « bouclier humain », selon les experts en géopolitique. Le Conseil de sécurité des Nations unies avait voté le samedi 24 février, à l’unanimité, une résolution sur l’instauration d’un cessez-le-feu humanitaire en Syrie d’une durée d’un mois. Sous la pression de la Russie, les groupes terroristes ont été exclus de cette trêve.La résolution a été approuvée par les 15 membres du Conseil de sécurité de l’ONU. Elle appelle toutes les parties concernées à cesser les hostilités pendant un délai d’un mois en Syrie pour un accès humanitaire à certaines zones assiégées, notamment dans la Ghouta orientale.Le cessez-le-feu ne s’applique pas aux opérations militaires contre les groupes terroristes al-Qaïda, Front al-Nosra et Daech.

NOTES ET RENVOIS :

(1) Voir sur PCN-TV / GEOPOLITIQUE :

LA POLITIQUE ETRANGERE DE LA FRANCE / LUC MICHEL VOUS EN DIT PLUS – 007 sur https://vimeo.com/129992000 Sujets abordés :

* LA GRANDE POLITIQUE INTERNATIONALE DE LA FRANCE (1958-2008) La Grande politique du général de Gaulle.

Les racines lointaines dans la realpolitique de la Monarchie (François Ier, Richelieu, Louis XIV).

les sources de l’anti-américanisme du général.

Les Années 60 : départ de l’OTAN, renvoi du SHAPE, Québec, Indochine, Russie.

La part d’ombre négative : la Françafrique et les Réseaux Foccart.

Les Années Pompidou-Giscard, puis la dérive de Miterrand et Chirac.

* LA FRANCE SOUMISE AUX USA DEPUIS 2008

La grande trahison : Sarkozy et Hollande ou la vassalisation américaine de la France.

La nouvelle politique de la France vassalisée : Atlantisme, pro Sionisme, alliances du Golfe (Qatar, Emirats, Arabie Saoudite), agressions militaires (Libye, Syrie, Afrique).

La Françafrique maintenue malgré le discours progressiste.

* LAXE PARIS-MOSCOU OU L’ESPOIR MORT-NE

Le concept d’Axe Paris-Moscou.

Son invention par le PCN en 1992-93, sa récupération.

Le rôle de Berlin (Axe Paris-Berlin-Moscou).

Pourquoi ce concept est-il obsolète depuis 2008.

Les illusions des intellectuels des Droites conservatrices française et russe sur sa persistance.

(2) Cfr. sur LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY/ FRANCE 2008-2018 (I) : COMMENT LA FRANCE REBELLE DU GENERAL DE GAULLE EST DEVENUE LA FRANCE VASSALE SOUMISE AUX USA DES SARKOZY-HOLLANDE-MACRON !?

sur http://www.lucmichel.net/2018/03/09/luc-michels-geopolitical-daily-france-2008-2018-i-comment-la-france-rebelle-du-general-de-gaulle-est-devenue-la-france-vassale-soumise-aux-usa-des-sarkozy-hollande-macron/

 (3) Le général et géopolitologue autrichien Lohausen (1907-2002), ancien membre de l’Etat major du Maréchal Rommel, proche des patriotes anti-nazis du 20 juillet 1944, s’inscrit dans la suite des thèses géopolitiques de Jean Thiriart sur « l’Europe de Vladivostok à Dublin ». Jordis VON LOHAUSEN a écrit des pages élogieuses sur le projet européen de THIRIART dans les Années 1960-75, sous le titre « REICH EUROPA », en Français « L’EMPIRE D’EUROPE ». Nous avons largement diffusé cette longue analyse publiée en Allemand et l’avons traduite en Français, Anglais, Italien, Espagnol et Russe.

Le livre principal de géopolitique du général, « MUT ZUR MACHT. DENKEN IN KONTINENTEN » (Vowinckel, Berg am See, 1979), traduit pour la petite histoire en Français par une des secrétaires de THIRIART, s’inscrit dans l’Ecole d’HAUSOFER, mais reprend aussi de nombreuses conceptions de THIRIART.  LOHAUSEN parle notamment de « l’Europe de Madrid à Vladivostok ». Dans l’exemplaire offert par LOHAUSEN à THIRIART en 1983 (et qui m’a été légué avec sa bibliothèque en 1999) figure la dédicace suivante : « En respectueux hommage à un grand Européen ».

LOHAUSEN a aussi visiblement été influencé par le concept du « Grand Espace continental de Flessingue à Vladivostok » de Ernst NIEKISCH.

Dont on méconnaît profondément l’influence sur les jeunes officiers allemands des Années 1930-34, qui recherchaient une alternative au Nazisme (notamment avec les initiatives du Général SCHLEICHER, le « général rouge »  qui voulait barrer la route à HITLER avec un Front uni des syndicats, de la Reichwehr et des nationalistes à la gauche du NSDAP », le « Quer front », le Front Transversal).

Pour Lohausen, « l’Europe puissance passe par la réunion de la grande communauté de peuples européens au sein d’un espace continental allant de ‘Cadix à Vladivostok’, il s’agit donc de construire une ‘Europe grand-eurasienne’. »

(4) Cfr. sur LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY/ GEOPOLITIQUE RETROSPECTIVE : LES GUERRES DES USA SONT DES GUERRES CONTRE LA ‘GRANDE-EUROPE’ ET POUR LA DOMINATION DE L’EURASIE AU XXIe SIECLE. OU COMMENT LES POLITICIENS DE L’UE ET DE L’OTAN FONT CES GUERRES CONTRE LES INTERETS VITAUX DE LEURS PEUPLES … (LES GUERRES DE YOUGOSLAVIE III)

sur http://www.lucmichel.net/2017/11/26/luc-michels-geopolitical-daily-geopolitique-retrospective-les-guerres-des-usa-sont-des-guerres-contre-la-grande-europe-et-pour-la-domination-de-leurasie-au-xxi/

(Sources : SANA – AFP – Interfax – Fars – EODE Think-Tank)

Photo :

Les deux France.

Celle du général de Gaulle (départ de l’OTAN, Axe Paris-Moscou, grande politique arabe).

Et celle du « parti américain » (Giscard, Mitterrand, sarkozy, Hollande, Macron) …

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE

* Avec le Géopoliticien de l’Axe Eurasie-Afrique :

Géopolitique – Géoéconomie – Géoidéologie – Géohistoire – Géopolitismes – Néoeurasisme – Néopanafricanisme (Vu de Moscou et Malabo) :

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A Roma “O la troika o la vita!”

In diversi mi avete chiesto quando ci sarebbe stata una presentazione del mio docufilm “O LA TROIKA O LA VITA – EPICENTRO SUDa Roma.
Organizzata dalla rivista “Indipendenza” , venerdì 13 aprile alle 20.30 presenterò il film al Circolo ARCI della Garbatella, Via Pullino 1, Metro Garbatella.
 
Sarà l’occasione per scambiarci notizie e riflessioni su quelli che sono i temi del lungometraggio: l’aggressione dei poteri transnazionali, europei e mondiali, al Sud del mondo e dell’Europa, a partire dalla Grecia e a finire con l’Italia, sullo sfondo delle grandi problematiche che imperialismo e mondialismo hanno suscitato in termini di guerre, terrorismo, nazionicidi, devastazioni di ambiente e comunità.
Fulvio
Locandina Indipendenza. Roma. O la Troika o la vita