INTIFADA FINO ALLA VITTORIA?

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MONDOCANE

MARTEDÌ 13 OTTOBRE 2015

“Eppure continuiamo a essere convinti che libertà e dignità trionferanno e noi avremo la meglio. E che quella bandiera che abbiamo innalzato con orgoglio all’ONU sventolerà un giorno sulle mura della città vecchia di Gerusalemme. E non per un giorno, per sempre.” (Marwan Barghuti, Prigione di Hadarim, cella 28)
 
Guano di avvoltoio
In un parossismo di lucida e calcolata schizofrenia, l’addetto stampa di Netaniahu in Italia, Furio Colombo, che si autocelebra su “Il Fatto Quotidiano” commosso, sdegnato, incondizionatamente solidale e misericordioso a riguardo di tutti i profughi e di tutti i Rom, raggiunge un vertice sublime della sua sionpatologia nel pezzo scritto il 13 ottobre sulla “Terza Intifada”.
La lettera del sei volte ergastolano patriota palestinese, Marwan Barghuti, leader della Seconda Intifada, è la risposta definitiva all’apologeta dello Stato infanticida. Ma lasciatemi aggiungere qualcosa. Il quadro tracciato dal bifronte angelo custode mediatico, vuoi dei rifugiati, vuoi delle SS israeliane, rappresenta un branco di rottweiler addestrati alla ferocia che azzannano inermi e innocui passanti in uscita da un consultorio dell’ Assistenza Sociale. I rottweiler sarebbero gli accoltellatori palestinesi, gli innocui passanti sono  coloro che gli sparano in fronte.
Il dotto storico della vicenda mediorientale, dal passaporto italiano e dalla nazionalità israeliana dell’anima e delle viscere, parlando della reazione israeliana a venire, azzarda: “Dubito che la reazione sarà diversa da quella che adotterebbe il governo belga o finlandese  se qualche gruppo, ideologico o etnico, cominciasse a prendere a coltellate i cittadini di quei paesi…”Dunque, il popolo palestinese, titolare secolare di quelle terre, schiacciato, espulso, torturato, imprigionato, bombardato, espulso, diffamato, ingiuriato, decimato, da un invasore  con gli scrupoli umanitari e legali di Gozilla, equivale a una masnada di fanatici etnici o ideologici (islamisti e antagonisti) quando tirassero coltellate a Helsinki o Bruxelles. E il regime ipernazista di Tel Aviv ha tutte i contrassegni di democrazia e rispetto dei diritti umani come quelli attribuiti a Finlandia e Belgio!  E poi Colombo si lascia andare in direzione splatter, elencando il grand guignol  del terrorismo palestinese nei giorni e negli anni: questi che ci coltellano uno per uno, ci mettono le bombe sugli scuolabus, ci sparano in camera da pranzo mentre siamo a tavola….
E quando ho parlato di parossismo, ne converrete. Sentite questa sui profughi palestinesi nei gommoni: “Non se la sentono di vivere governati da militanti di una guerra perenne che può finire solo con l’eliminazione di Israele” (essendo la Palestina già eliminata non lo dice). Funambolo oltre a ogni acrobazia della logica e del reale: i palestinesi scappano, a rischio di naufragio e morte, dai loro stessi difensori. Mica perché la Gestapo israeliana gli rade al suolo le case, gli assassina bambini in serie, ne tiene arrestati quasi 6000 (e non c’è famiglia che non abbia avuto un arrestato da 70 anni a questa parte), picchia e arresta i giornalisti che registrano i benefici della più rozza e seviziatrice occupazione della storia, ne cementifica la terra per insediarvi manicomi criminali in cui alloggiare gruppi di ipernazisti con .licenza di furto e omicidio.
Ma, perora Colombo, è Israele che “difende i suoi cittadini”. Sopratutto quelli appena menzionati.
E non facendosi mancare niente per completare la gigantomistificazione, ecco che, inevitabilmente, secondo manuale imperialsionista, la sofferenza degli ebrei di Israele (a dispetto che lo Stato è stato dichiarato solo ed esclusivamente loro) va raccordata con quella “dell’anniversario del feroce rastrellamento nazista e fascista di tutti gli ebrei del ghetto di Roma e morti quasi tutti ad Auschwitz”. Quando null’altro rimane e l’eccesso di tossica ipocrisia  dissolve gli abiti di cerimonia intorno al celebrante la necrofilia del suo paese d’adozione, non rimane che la pezza “Shoah” a coprire le proprie smisurate vergogne. Aggiungendo alla menzogna oscena, che trasforma le vittime in carnefici e viceversa, il ricatto emotivo a chi nella menzogna deve essere trascinato perché la viva e condivida.
Ciò che Furio Colombo, giornalista di lungo corso sionimperialista e caposquadra della lobby, non deve aver calcolato e che fa del suo spurgo una zappa sui piedi, è che non tutto il pubblico del “Fatto Quotidiano” è composto da tossici o decerebrati.
Palestina, non solo
Avrete notato che di Palestina non mi occupo spesso. Lascio il campo ad altri. E a ragion veduta. Negli ultimi anni la Palestina è stata vista e trattata in termini di compianto e martirio.E su questo approccio, che non vede segni di lotta di resistenza, potevano convenire tutti, buoni e cattivi e ipocriti. La carità rassicura e non costa un granchè. I pacifinti ci vanno a nozze. E più ci si addolorava sulla sorte disperata dei palestinesi e meno ci si occupava di sofferenze altrettanto atroci, nell’Iraq del “dittatore” Saddam, nella Libia del “dittatore” Gheddafi, nella Siria del “dittatore” Assad. Un po’ in nome della “democrazia”, ma soprattutto perché da quelle parti il popolo non era nonviolento  combatteva e sotto la guida dei “dittatori”.
Al massimo si dava uno sguardo di sguincio ai curdi di Kobane, quelli sì democratici, progressisti, laici, e dunque da sostenere. Sorvolando sul fatto che, dall’inizio dell’aggressione USA-GOLFO-ISRAELE-JIHADISTI, quei curdi combattevano, armati da Damasco, d’accordo con Damasco, fianco a fianco con donne e uomini siriani che ugualmente si battevano, e da 5 anni, contro lo stesso nemico, per democrazia, progresso sociale, laicità, sovranità. Correva l’obbligo morale, prima ancora che professionale, ristabilire un equilibrio tra gli uni e gli altri, smascherando al tempo stesso lo strumentalismo opportunista dei pacifinti.
Terza Intifada, la chiamano. Intifada dei coltelli, Colombo e i corifei del nazistato. Intifada della giustizia e della libertà è. Sempre che davvero diventi Intifada. Quelle precedenti avevano una direzione politica, con Arafat non sempre coerente e impegnata accanto ai resistenti, fino a quando non la presero in mano i giovani di Fatah e di Barghuti. Già si erano manifestati gli elementi, illusi o collusi, di Oslo’92, dei suoi  compromessi a perdere, del suo epocale inganno, della convivenza-connivenza con l’occupante. Con Abu Mazen e la sua cosca corrotta alla presidenza (decaduta ormai da due anni, perciò illegittima) di Fatah e dell’ANP, con l’arretramento e la consociazione dei movimenti palestinesi di ogni tendenza, espressa con la pugnalata alle spalle della Siria e il passaggio sotto i dobloni del Qatar, la resistenza è stata decapitata. E ne ha pagato lo scotto per tutti questi anni. Ancora oggi, di fronte all’insurrezione spontanea di una nuova generazione, a dispetto del serialkilleraggio di ragazzi e bambini (mentre scrivo siamo a 30 ammazzati per aver, o non aver, tirato sassi), i rinnegati della direzione palestinese collaborano nella repressione con la Gestapo israeliana e intimano l’alt ai partigiani.
Hamas è un capitolo a parte, per quanto partecipe dell’infame voltafaccia da Damasco al Qatar. In difesa di Gaza ha combattuto valorosamente e oggi sembra volersi intestare la rivolta anche nei territori occupati. Il grido Allah-u-Akbar che si sente nei reportage sui ragazzi in lotta può significare molto o poco. Si vedrà quale sarà il ruolo dei dissidenti di Fatah e del Fronte Popolare. Ma finche il capo supremo di Hamas, Khaled  Mashaal, tiene il coltello piantato nella schiena della Siria e si aggira salameccando tra Dubai e Riad, compari di Israele, non c’è molto da fidarsi.
Nessuno, neanche se il pifferaio del nazistato, Colombo, mi trascinasse in tribunale per istigazione alla violenza e apologia di reato, riuscirà a convincermi che qualsiasi mezzo di offesa (che è comunque sempre di difesa) utilizzato dai palestinesi contro la mostruosa potenza e ferocia dell’occupante, non sia legittimo. Nello Stato abusivo, illegittimo, predatore e genocida non ci sono civili. Ci sono occupanti. Con riserva e rispetto per quell’8% di israeliani che non appoggiano gli stermini del regime. Grande è la forza e indiscutibile la ragione dell’Intifada, comunque si esprima, alla faccia di quel gaglioffo del PRC, responsabile degli Esteri, che, passato per la dependance del regime SEL, ora lecca il culo a Renzi e che allora, in assemblea nazionale sulla Palestina, mi abbaiò contro “Intifada fino alla vittoria non sarà mai una parola d’ordine di Rifondazione”. S’è visto com’è finito.
Si parla ora di un “Comando Unificato dell’Intifada”, come lo era quello di Barghuti. Fosse vero. Senza una direzione politico-organizzativa che sappia tener testa e sconfiggere il collaborazionismo di Abu Mazen, temo che la Terza Intifada sia destinata a spegnersi. I becchini non sono solo Colombo e la sua consorteria biblica, o la disposizione di Israele, garantita dall’impunità internazionale e dallo scudo USA-NATO, al genocidio a tempo indeterminato. Sono anche coloro che insistono a lacrimare sui palestinesi, ignorando, falsificando e disprezzando la lotta di milioni di loro fratelli nel mondo arabo, Libia, Siria, Iraq, Yemen, Libano. E così isolando e indebolendo una lotta palestinese che ne fa parte intrinseca e, oggi, ha consegnato il testimone dell’avanguardia a chi difende Damasco, Baghdad, Sanaa.
Sono pacifinti. Maledetti.
Quel bel tomo di Marino
Chiudo uscendo dal seminato. Ho un amico barista, di nome Gigi, che ha un piccolo diamante nel cranio. Sull’argomento del giorno, tra i vapori della caffettiera, così si è espresso; “Hanno cacciato Marino? E ora chi ci mettono? Ma i Casamonica, è ovvio”. Dodici parole per dire tutto e di più sulla gigantesca messa in scena ordita dal regime Stato-mafia contro un sindaco, farlocco quanto volete, e pure neoliberista, privatizzatore, gaffeur di classe e, blasfemia!, pro-unioni gay e di fatto, e incompatibilmente onesto. O, comunque ci provava. Un democristiano epigonale, alla Zaccagnini forse. Pensate davvero che ce lo avrebbero lasciato lì, il boia del Vaticano, gli arcieri del commercio grosso e minuto, i bombaroli palazzinari, i lupi latranti alle porte del Giubileo e dell’immenso tiramisù degli appalti? Stato perde, mafia vince. E’ il programma di chi ci ha rifilato Renzi.
Pubblicato da alle ore 21:01

TAV Torino-Lione: due interventi in Commissione TRAN

Nella giornata di ieri in Commissione TRAN, nel corso dell’Interparliamentary Committee Meeting Trans-European transport network (TEN-T), sono intervenuta in due occasioni riguardo alla TAV Torino-Lione ed alla BEI (la Banca Europea degli Investimenti) che certificherà i costi di quest’opera inutile. Il 3 ed il 4 ottobre, con una delegazione di colleghi sono andata ufficialmente in visita al cantiere della Torino-Lione e ho avuto modo di verificare in concreto ciò di cui stiamo discutendo; questo cantiere è caratterizzato da una situazione eccezionale, che vede la militarizzazione dell’area, nonché l’impossibilità da parte dei cittadini di accedere ai terreni limitrofi (non compresi nell’area di cantiere) benché di loro proprietà. Inoltre, nelle scorse settimane ho presentato con alcuni colleghi una richiesta di accesso agli atti, che ci è stata negata con la motivazione (o scusa?) della presenza di “dati sensibili”.

 “La Commissione europea ha identificato il passaggio tra le Alpi, nel contesto del progetto Torino-Lione, come un “missing link”. Questo risulta però un controsenso, dato che nella tratta esiste già una linea perfettamente funzionante, il cui rinnovo è stato concluso nel 2013, con un investimento di Francia e Italia pari a un miliardo di euro e che è utilizzata al 15% della sua capacità, quindi meno di 1/6. Non vi è una previsione di crescita per saturare questa linea di traffico merci o passeggeri nemmeno per i prossimi 50 anni, questa linea ha tutte le caratteristiche di sagoma per i container e l’autostrada ferroviaria fornisce un ottimo servizio al corridoio N.6 e quindi per il futuro. 
Le chiedo perché la Commissione insiste nello spendere denaro europeo incitando Francia e Italia a fare altrettanto per un progetto che non ha un reale valore aggiunto europeo, come richiesto dai regolamenti TENT e CEF. 
Ricordiamoci sempre che tutto ciò che viene finanziato prevede l’utilizzo dei soldi pubblici dei cittadini europei, per cui gli stessi vanno spesi in modo oculato e non si puo’ pretendere la spending review quando si gettano vagonate di soldi per opere inutili.

 “All’interno del piano Juncker, l’Italia a differenza della Francia ha presentato una rchiesta di finanziamento della Torino-Lione che a quanto pare al moemnto non è ancora stata presa in considerazione dalla Bei. Sembra invece che la Bei abbia dato la priorità per altri quattro progetti del settore trasporti nel nord Italia. Intendete inserire il progetto della Torino – Lione tra quelli oggetto di finanziamento, oppure terrete in considerazione le valutazioni ambientali? Dato che la maggior parte dei fondi saranno dati in forma di garanzia del credito, avete un’idea di chi andrà a finanziare la parte restante dell’opera? Mi pare di capire che vi sia scarso interesse nell’investire in quest’opera e mi pare che anche voi della BEI non ne siete così entusiasti. Pensiate che sia un’opera che frutti un ritorno sull’investimento o avete anche voi la consapevolezza dello sperpero di soldi a cui andiamo incontro?

intervento 1
https://www.youtube.com/watch?v=ylnaEBUWaik

 
intervento 2

No TAV: 8 condanne, tre assoluzioni e tre gravi omissis per scontri 8 dicembre 2011

YuriApprendiamo da La Stampa, edizione on line, il finale a sorpresa del processo che ha coinvolto 11 No Tav per gli scontri dell’8 dicembre 2011 in Val Clarea. Ecco quanto riporta il quotidiano che molti chiamano, chissà perché, la busiarda:

Sei condanne a un anno e nove mesi per resistenza a pubblico ufficiale, due condanne a due mesi per tentate lesioni e tre assoluzioni nel processo per l’assalto al cantiere della Torino-Lione dell’8 dicembre 2011. La sentenza, pronunciata dal tribunale di Torino presieduto dal giudice Diamante Minucci, ha accolto soltanto parzialmente le richieste del pm Manuela Pedrotta. Tra gli assolti i due leader del centro sociale Askatasuna, Andrea Bonadonna e Giorgio Rossetto.

Qui un video della giornata, da MilanoinMovimento

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Qui un altro video che mostra lacrimogeni lanciati (ancora) ad altezza uomo (“alzo zero”)

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#Omissione_1: Quella giornata costò un occhio ad un compagno cinquantenne di Padova.

Chi ricorda quei momenti non ha dubbi, per quanta determinazione ci fosse da questa parte, dall’altra armamenti e regole d’ingaggio erano completamente sproporzionate, quantità di lacrimogeni esorbitanti con decine di intossicati, anche gravi e quell’abituale lancio ad altezza uomo che quel giorno, oltre a tanti feriti gravi, costò un occhio ad un compagno di Padova. “I medici delle Molinette” scrivevano su Notav.info, “hanno dovuto compiere questa mattina una delicata operazione tentando ti riattaccare la retina e asportarne i cristallini frantumati. I chirurghi che hanno compiuto l’operazione sono titubanti sul fatto che l’occhio si possa salvare mentre è certo che il recupero totale della vista non potrà più avvenire. ” Il recupero, infatti, non è avvenuto. Ma di questo vile attacco, non una parola.

#Omissione_2: Yuri, sedici anni, omissione di soccorso nonostante le gravi ferite

yuri

Aveva perso i sensi, i compagni tentavano disperatamente di fare arrivare un’ambulanza ma continuarono a restare sotto i colpi dei lacrimogeni e ci volle molto, troppo tempo, per i soccorsi. Tre fratture all’orbita dell’occhio, nelle tempie e dietro le orecchie, toccando nervi e muscoli facciali che hanno portato ad un’emiparesi. Anche su questo, non una parola.

#Omissione_3: colpito un video reporter della RAI – Paolo Piras

tg3

Per dovere d’informazione.

Simonetta Zandiri – Solidarietà a tutti i condannati e un abbraccio ai feriti dimenticati. Noi NON dimentichiamo.

Claudio assolto e altre condanne ridotte in appello per la colazione al cancello di Chiomonte

PMUn’altra intensa giornata per i difensori impegnati ‪nei tanti processi ai No Tav che si susseguono incessantemente nelle aule del Tribunale di Torino e che immancabilmente partono con capi d’imputazione e richieste di condanne che, come nel caso odierno, si riducono per un’evidente sproporzione tra i fatti e le pene richieste.  L’appello di oggi riguardava l’episodio meglio noto come “colazione ai cancelli”, una pratica che in un certo periodo divenne abituale per rallentare il flusso di automezzi che entravano in cantiere dall’ingresso della centrale di Chiomonte, gli imputati sono tre:Andrea, Giobbe e Claudio (che è uno dei 4+3 imputati nei processi per il compressoricidio). Ricordo bene l’udienza del 10 aprile 2014, Claudio era dentro la gabbiaperché detenuto (per l’altro procedimento) in regime di alta sicurezza e l’avvocato Novaro aveva chiesto che il suo cliente potesse sederglisi accanto per consentire un’adeguata difesa. Dal pubblico di solidali, sottoposti al solito rituale di lunghe identificazioni alle quali manca solo il prelievo salivare per archiviare anche il DNA,  era partito il grido “Libertà!” ed il collegio era uscito per valutare la richiesta di Novaro. A quel punto una scena surreale, tanto da sembrarmi quasi studiata a tavolino… I Carabinieri presenti tra il pubblico accerchiarono i solidali, mentre agenti in borghese filmavano tutto, uno dei solidali rifiutò di lasciare l’aula sostenendo che l’ordine di sgombero dovesse essere dato dal Presidente (e ammetto che anch’io non avevo sentito nessun ordine, se non quello di Padalino che però era PM e non il Presidente..), qualche attimo di tensione e l’aula fu sgomberata. I media amplificarono questa tensione a dismisura e non credo fosse casuale la notizia del giorno dopo, la fantomatica “aggressione all’autista di Padalino” che, solo successivamente, fu smentita e che contribuì a creare quel clima di tensione e criminalizzazione in vista della manifestazione del 10 maggio 2014, in solidarietà con i quattro imputati nel processo che sarebbe iniziato il 22 maggio. “Il mio autista aggredito per intimidire i giudici”, sostenne Rinaudo su La Stampa, aggiungendo:“C’è sempre un’ora zero. Un momento in cui accade qualcosa di diverso che cambia il corso della storia”. Era l’11 aprile e l’ora zero arrivò qualche giorno dopo la manifestazione del 10 maggioquando fu resa pubblica una nuova versione emersa dagli sviluppi investigativi, ed emerse che si trattava di un’invenzione. Peccato, perché il processo mediatico ormai c’era stato, come sempre con esiti più drammatici e quasi irreversibili data la micro-dimensione delle smentite.

Con l’udienza di oggi in appello le pene sono state ridotte, caduta l’accusa di sequestro di un poliziotto così come quella di avergli strappato la macchina fotografica. L’episodio risale al novembre 2012, Andrea Mura e Davide Giacobbe passano, rispettivamente, da una condanna di un anno e sette mesi a otto mesi e da due anni e cinque mesi ad un anno, per Claudio Alberto c’è stata l’assoluzione. Qui il resoconto dell’udienza finale, con sentenza, 30 maggio 2014.

Speriamo contribuisca a rasserenarlo in vista della riapertura del processo il 15 ottobre in aula bunker, con l’accusa di terrorismo riproposta dal duo Padalino-Rinaudo e questa volta portata avanti dal Procuratore Generale Maddalena.

Simonetta Zandiri – TGMaddalena

“Mai, anche nei momenti più bui, ho pensato che non ne valesse la pena.” L’intervento telefonico di un imputato all’assemblea no tav di Torino

assembleaNoTAV12o2I momenti più emozionanti e più attesi dell’appuntamento torinese del 12 ottobre per prepararsi alla riapertura del processo in appello per il defunto compressore, con la riproposizione dell’accusa di terrorismo sostenuta dal PG Maddalena, sono stati quelli durante i quali le voci emozionate ed emozionanti dei compagni hanno diffuso quelcoraggio  e quella forza che in questi due anni hanno sempre dimostrato di saper mantenere e, paradossalmente,diffondere.
“Dovranno fare i conti con la grande compattezza di tutti quelli che prendono parte a questa lotta contro questa folle accusa di terrorismo, perché c’è stata un’enorme solidarietà nei nostri confronti e nei confronti di questa lotta”, dicono gli imputati, che sull’entrata di Maddalena ribadiscono che “sono uomini di Stato che difendono lo Stato, e lo fanno fino in fondo”. Niente da stupirsi, insomma. Ma l’emozione è tanta, quando il discorso entra nel personale: “Il carcere ti toglie l’umanità, diventi un oggetto che viene preso da una parte, chiuso in un box e spostato in un altro, invece la grande solidarietà che c’è sempre stata ci ha ricordato continuamente la nostra umanità e non ha permesso al carcere di scalfirla”. 
Applauso, un lungo ed emozionante applauso.
Stanno bene, nonostante i due anni di privazione anche totale della libertà. Sono forti e determinati, Chiara, Claudio, Niccolò e Mattia.
Non si aspettavano la riproposizione dell’accusa di terrorismo ma conoscono bene l’iter che ha portato alla definizione del fantomatico 270-sexies e ne evidenziano l’utilità dello strumento a disposizione della magistratura per affrontare in aule di tribunali questioni sociali forti, “già ridotte al rango di problemi di ordine pubblico”, usando così norme che possono essere utili per gestire con un clima di guerra un conflitto che, per sua natura, è invece sociale, norme che sono state concepite per un “nemico esterno” che potenzialmente minacciava l’Europa e che vengono invece utilizzate per “nemici interni” che mettono a rischio la tenuta dello Stato, da dentro. [ Qui un approfondimento sul nuovo DL antiterrorismo ]
Una militarizzazione sempre più diffusa che risponde alla necessità di tutelare interessi forti in maniera forte, c’è l’esigenza di creare nuovi strumenti repressivi ed è qualcosa che dobbiamo ostacolare, nelle aule e non solo, perché le conseguenze ricadranno in futuro su chiunque si trovasse nella condizione di far valere i propri diritti, di difenderli e lottare contro eventuali decisioni dello Stato.

Una lucida analisi, con una conclusione importante: “In questo processo d’appello noi abbiamo già detto che c’eravamo quella notte,  l’abbiamo detto chiaro e tondo e siamo contenti di averlo detto”, che ci riporta alla bellissima dichiarazione spontanea di Chiara: “C’ero quella notte, ne sono fiera e felice”.

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Affermazione che, probabilmente, ha contribuito alla forzatura evidente nella condanna alla Sorveglianza speciale che sconterà al termine di questa pena. “Devono decidere qual è la pena, e faranno in modo che sia la più alta possibile perché hanno bisogno di dismisure”. Insomma, la sproporzione tra il fatto e la pena è quella che dovrà in qualche modo fermarci, farci riflettere, farci capire che se anche crediamo di essere nel giusto non ne vale la pena,perché c’è un prezzo troppo alto da pagare e questa percezione è quella che vogliono diffondere anche solo costruendo nuovamente il processo con la riproposizione dell’accusa di terrorismo, rimettendolo nella cornice più adatta, l’aula bunker, e giocandosi l’asso con la figura del procuratore generale Maddalena.

Questo è quanto vogliono ottenere, ma è sull’ultima frase che scatta l’applauso più sentito… “Non so cosa ne sarà domani o tra sei mesi, ma so per certo che nei due anni che mi lascio alle spalle, due anni di privazione della libertà, in nessun momento, neanche in quelli più bui, ho messo in dubbio che ne valesse la pena, mai. Dovremmo abbracciarci ancora nei boschi, magari in Clarea, guardarci negli occhi e dire che ne vale ancora la pena e se riusciremo a fare questo vinceremo una battaglia importantissima!”.
A giudicare da questi interventi loro la battaglia l’hanno già vinta.
Ora tocca a noi.

La solidarietà ha mille forme, cominciamo dall’abbraccio che daremo a Chiara, Claudio, Niccolò e Mattia giovedì 15 ottobre dalle ore 9:00 in aula bunker. E trasformiamo quel grigio luogo in una grande festa.

Ci vediamo il 15.

Simonetta Zandiri, complice & solidale. TGMaddalena.it
Foto di Roberto Bertiond