CORRUZIONE E COOPERATIVE ROSSE – Non solo Ischia. Tav, Molfetta e Mafia Capitale: tutti i guai delle coop rosse

Non c’è solo l’inchiesta sul gas a Ischia: negli ultimi anni le cooperative emiliane, vanto e marchio storico della sinistra, sono state al centro di diverse indagini della magistratura: da quella sul passante dell’Alta Velocità di Firenze fino allo scandalo sugli appalti che ha portato al commissariamento del Pd capitolino

 di David Marceddu | 31 marzo 2015

 Non c’è inchiesta penale sulle grandi opere dal nord al sud dell’Italia che non veda coinvolta a vario titolo qualche grande cooperativa rossa emiliana. Ben prima dell’inchiesta sul gas a Ischia che ha portato in carcere il numero uno della Cpl Concordia, Roberto Casari, già da qualche anno le aziende, vanto e marchio storico della sinistra, assieme ai loro fatturati hanno infatti visto crescere il numero degli indagati nei consigli di amministrazione. Qui di seguito eccone solo alcune tra le più importanti vicende di questi anni.

L’inchiesta sul passante Tav di Firenze. Nell’autunno 2013 la procura della Repubblica di Firenze manda agli arresti domiciliari Maria Rita Lorenzetti, manager a capo della controllata Fs Italferr, in precedenza presidente Ds e Pd della Regione Umbria e vicinissima a personaggi politici del calibro di Anna Finocchiaro. L’accusa per Lorenzetti è quella di appartenere a una vera e propria associazione a delinquere in cui l’ex governatrice avrebbe messo a disposizioni le proprie conoscenze politiche in cambio di favori per lei e per i suoi famigliari. Nella stessa inchiesta finiscono sotto indagine alcuni dipendenti di Coopsette, un colosso dell’edilizia ‘rossa’ della provincia di Reggio Emilia. Ai domiciliari finisce anche il numero uno del consorzio Nodavia, nato per la costruzione del passante sotterraneo della Tav a Firenze e partecipato al 70% da Coopsette. Per quell’inchiesta la Procura ha recentemente chiesto per tutti gli imputati (32 in tutto) il rinvio a giudizio. Tra loro c’è anche Ercole Incalza.

Lo stesso Incalza che poche settimane fa è invece finito agli arresti nell’ambito dell’Inchiesta Sistema. Ancora una volta la procura di Firenze svela quello che, a parere dei pm Giulio Monferini e Gianni Tei, è un vero e proprio sistema corruttivo che influenza le più grandi opere italiane. Tra gli indagati non ci sono questa volta manager di coop rosse. Tuttavia nelle carte dei magistrati il riferimento al mondo della cooperazione torna sotto il nome della Cmc, la Cooperativa muratori e cementisti di Ravenna, la stessa che oggi sta scavando il tunnel per la Tav Torino-Lione in Val di Susa. La Cmc infatti faceva parte del consorzio Cavet, che anni fa ha portato a termine lo scavo nell’appennino per fare la tratta Tav Bologna Firenze. Secondo i magistrati la stessa Cmc aveva corrisposto a Incalza, capo della struttura tecnica di missione del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, compensi per 500 mila euro tra il 1999 e il 2008.

Il porto di Molfetta il senatore Ncd Azzollini. È ancora la Cmc un anno e mezzo fa a finire sotto i riflettori delle cronache giudiziarie, questa volta per la vicenda del Porto di Molfetta. Il Gip di Trani nell’ottobre 2013 infatti ordina i domiciliari per un dirigente comunale e per il procuratore speciale della Cmc, Giorgio Calderoni. Tra gli indagati spunta il nome del presidente della commissione bilancio al Senato, Antonio Azzollini, che per anni è stato sindaco di Molfetta e che i lavori per il porto (ora fermi) li aveva voluti. Secondo quanto ricostruiscono i pm, i costi sarebbero lievitati dai 70 milioni iniziali a quasi 150 milioni e gran parte di questi sarebbero andati a finanziare altre spese del comune (retto allora da Azzollini) che niente avevano a che fare con il porto. Nell’ottobre 2014 il Pd è stato determinante per respingere la richiesta della Procura di Trani di utilizzare alcune intercettazioni telefoniche – sempre relative all’inchiesta sul porto – in cui compariva il parlamentare.

Levorato e la Manutencoop. Parlare di Manutencoop significa parlare di chi in Italia, e forse in Europa, ha inventato il facility management: pulizie di uffici, ospedali, aeroporti, stazioni, manutenzione di impianti elettrici, idraulici, d’illuminazione, giardinaggio. Manutencoop fa un miliardo di fatturato l’anno. Intanto il suo numero uno Claudio Levorato è già finito indagato in diverse grandi inchieste. L’ultima in questione, a maggio 2014, è quella della procura di Milano sull’Expo. Levorato è indagato per rivelazione e utilizzo di segreti d’ufficio e turbativa d’asta in concorso. A trascinare Manutencoop e Levorato nell’inchiesta milanese è la gara per la Città della Salute di Sesto San Giovanni, un affare da 323 milioni di euro. Secondo la procura la gara sarebbe stata influenzata per finire poi in mano alla associazione temporanea d’imprese che Levorato e l’imprenditore Enrico Maltauro avevano costituito per l’occasione. Levorato è finito sotto indagine anche a Brindisi. Il manager e altri due uomini di Manutencoop nel maggio 2014 hanno infatti ricevuto un avviso di fine indagine. I sospetti riguardano una gara da quasi 10 milioni di euro per dei lavori all’ospedale Perrino della città pugliese. Secondo l’accusa le buste della gara d’appalto sarebbero state manomesse.

Tutte le inchieste del Ccc. E poi c’è il Ccc, il Consorzio cooperative costruzioni di Bologna. Un altro gigante coinvolto in tutte le grandi opere d’Italia degli ultimi 10 anni. Ma anche nei più grandi scandali giudiziari. Il Consorzio, 20 mila dipendenti e decine di cooperative affiliate, finisce implicato nel cosiddetto Sistema Sesto, lo scandalo che porta alla rovina politica di Filippo Penati, ex braccio destro di Pierluigi Bersani. I pm ipotizzano un giro di mazzette per ottenere concessioni edilizie sulle ex aree Falck di Sesto San Giovanni, tramite pagamenti ai Ds a livello locale. I reati contestati sono corruzione, concussione e finanziamento illecito ai partiti. A essere indagato per il Ccc è il numero due, Omer Degli Esposti che risponde di concorso in concussione. Ma tutti i reati cadono in prescrizione va in prescrizione e l’inchiesta non arriva neppure a processo.

Il Ccc però balza agli onori delle cronache anche per due vicende di casa sua. Due grandi opere bolognesi mai entrate in funzione ma che si sono portate dietro grossi strascichi giudiziari. Per l’appalto del Civis, un curioso e mai entrato in funzione tram su gomma a guida vincolata, è indagato dalla procura di Bologna il numero uno di Ccc, Piero Collina, accusato di corruzione, frode e inadempimento di contratti in pubbliche forniture. Per quanto riguarda il People mover, la monorotaia che dovrebbe unire stazione e aeroporto, lo stesso Collina è invece imputato per i reati di turbativa d’asta e abuso d’ufficio: secondo i pm ci furono accordi occulti illeciti perché l’appalto venisse cucito addosso proprio al Ccc. Il 9 aprile partirà il processo.

Infine c’è Roma, dove l’inchiesta Mafia Capitale scoperchia un sistema in cui, secondo i pm capitolini, una banda criminale con a capo l’ex Nar Massimo Carminati, controllava molti appalti pubblici, molti dei quali comunali. Numero due di quella che è stata definita una vera e propria organizzazione mafiosa è Salvatore Buzzi, uomo di sinistra e capo della coop rossa 29 giugno, aderente a Legacoop. Una realtà nata dietro le sbarre a Rebibbia come sbocco per i detenuti che volevano rifarsi una vita con il lavoro. Ma finita inevitabilmente nella bufera dopo l’arresto del suo presidente.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/03/31/non-ischia-tav-molfetta-mafia-capitale-tutti-i-guai-delle-coop-rosse/1551764/

“SAN MICHELE, SE IPOTESI CONFERMATE LE AZIENDE DELLA ‘NDRANGHETA HANNO GIA’ LAVORATO NEL CANTIERE”

 

TAV – FREDIANI – SCIBONA (M5S): “SAN MICHELE, SE IPOTESI CONFERMATE LE AZIENDE DELLA ‘NDRANGHETA HANNO GIA’ LAVORATO NEL CANTIERE”

La chiusura delle indagini dell’operazione San Michele, con relative richieste di rinvio a giudizio, non solo dimostra gli interessi speculativi per il TAV da parte di certe aziende “in odor di mafia”. Ma, se le ipotesi fossero confermate, anche l’intervento diretto già avvenuto nel cantiere di Chiomonte (TO) da parte di aziende vicine alle organizzazioni malavitose. L’impresa di Toro, protagonista delle intercettazioni riportate nei fascicoli dell’inchiesta, ha infatti asfaltato le strade interne al cantiere della Maddalena.

In questo caso, come ampiamente previsto, si rivelerebbero completamente inutili tutti i controlli antimafia sbandierati in questi anni dai sostenitori del TAV e da Virano, neo presidente di TELT. Carta straccia, tranquillamente aggirata da imprenditori senza scrupoli.

Inoltre le intercettazioni rese note dai media disegnano un quadro inquietante e denunciato da diversi anni da quanti si oppongono all’alta velocità in Valsusa. Le minacce nei confronti dei No TAV pronunciate al telefono da certi personaggi dovrebbero far rabbrividire quanti hanno a cuore la legalità in Piemonte ed in Valsusa e dovrebbero indurre a riflettere sull’opportunità di continuare a proteggere militarmente il cantiere, anzichè preoccuparsi dell’incolumità dei cittadini che si oppongono a quest’opera devastante.

Francesca Frediani, Consigliere regionale M5S Piemonte
Marco Scibona, Senatore M5S

Ischia, arrestato il sindaco (che è anche presidente regionale dell’Anci). L’accusa: tangenti dal colosso delle coop Cpl Concordia

Tangenti, ma noi  siamo I TERRORISTI

http://napoli.repubblica.it/cronaca/2015/03/30/news/ischia_arrestato_il_sindaco_con_l_accusa_di_tangenti-110804998/

Fermato Giuseppe ‘Giosi’ Ferrandino, del Pd e altre nove persone. Per gli investigatori il primo cittadino (tra l’altro anche presidente regionale dell’Anci) avrebbe intascato una mazzetta da 330mila euro e altri benefit. I dirigenti del gruppo, una tra le più antiche cooperative rosse, avrebbero fatto accordi sottobanco con amministratori locali, pubblici funzionari, camorra casertana. L’inchiesta dei pm di Napoli Woodcock, Carrano e Loreto è stata condotta dai carabinieri del Comando tutela ambiente del  ‘Capitano Ultimo’

Corruzione, arrestato sindaco di Ischia. Coinvolto un ex Psi vicino a famiglia Craxi

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/03/30/corruzione-arrestato-sindaco-ischia-coinvolto-ex-psi-vicino-famiglia-craxi/1549061/

Al centro dell’inchiesta, coordinata dal pm Woodcock, gli appalti della storica coop modenese Cpl Concordia. Nel mirino la metanizzazione dell’isola. In manette Francesco Simone, vicinissimo alla famiglia del leader socialista, che avrebbe gestito fondi neri in Tunisia

GRAND REPORTER (4) : GUINEE EQUATORIALE. L’AFRIQUE QUI GAGNE (PARTIE 2. PUNTA EUROPA)

# EODE-TV & AFRIQUE MEDIA/  

“GRAND REPORTER”, une émission de Luc MICHEL et Bachir Mohamed LADAN ...

EODE-TV - AMTV GRAND REPORTER.4 ge punta europa (2015 03 26) FR (1)

 Conception et direction Luc MICHEL /

Images EODE-TV / Présentation Bachir Mohamed Ladan /

Direction Equipe EODE-TV Laura Musat /

Montage Ibrahim Kamgue – Pierre Tcnako/

Réalisation Romain Mbomnda – Alexandre Ngan/

Recherche documentaire YVZ/

Coproduction Luc MICHEL – EODE-TV – Afrique Media

EODE-TV - AMTV GRAND REPORTER.4 ge punta europa (2015 03 26) FR (2)

GRAND REPORTER (4) :

GUINEE EQUATORIALE. L’AFRIQUE QUI GAGNE (PARTIE 2).

Punta Europa, au cœur de l’Eldorado pétro-gazier.

 Emission complète sur : https://vimeo.com/123573420

 # INTRODUCTION :

 Bienvenue pour cette nouvelle édition de notre émission : GRAND REPORTER, produite avec Luc MICHEL, le correspondant international d’AFRIQUE MEDIA et le patron d’EODE-TV, qui apportera son expertise à l’émission.

Comme dans la précédente émission de GRAND REPORTER, dont elle est la suite, celle-ci nous conduit aujourd’hui à nouveau en Guinée Equatoriale. Nous allons cette fois découvrir la réalité et les enjeux géo-économiques qui se cachent derrière « l’Eldorado pétrolier » de la Guinée Equatoriale, qui est aussi un « Eldorado gazier ». Et d’où l’Etat équato-guinéen tire les moyens de son émergence.

 La découverte impressionnante de Punta Europa, le complexe gazier d’avant-garde équato-guinéen, près de Malabo, sur l’Isle d’Annobo, sera le prétexte pour notre expert, le géopoliticien Luc MICHEL, qui est aussi un panafricaniste renommé, d’analyser pour nous le rôle du Pétrole et du Gaz dans l’émergence équato-guinéenne et le modèle de développement qui l’accompagne. Notre émission mêlera reportage « live » en Guinée Equatoriale sur le site de Punta Europa et analyses de fond réalisées ensuite en studio.

 Rejoignons Luc MICHEL pour une introduction rapide filmée sur le site même, en face du terminal où les tankers viennent directement s’approvisionner avant de repartir par le Golfe de Guinée et l’Atlantique …

 # I/ ANALYSES

 * L’ELDORADO PETROLIER EQUATO-GUINEEN

Dans une première analyse, Luc Michel dresse l’état des lieux du Dossier Pétrole en Guinée équatoriale.

Il répond aux questions suivantes :

Que représente le pétrole pour la Guinée équatoriale ? Pourquoi parle-t-on d’Eldorado pétrolier ?

Quelle est la production de la Guinée équatoriale ? Quel rôle joue-t-elle dans l’émergence du Pays ?

Pourtant les études sur la Guinée équatoriale sont sévères pour le pays ?

Restons sur ces critiques. Qu’y répondez. Prenons simplement la page de Wikipedia sur le pays …

 * LE DOSSIER DU GAZ EQUATO-GUINEEN

Luc Michel aborde en seconde analyse le dossier du gaz.

Il répond aux questions suivantes :

La Guinée équatoriale est aussi si je vous suis bien un eldorado gazier ?

Qui assure cette production ? Comment et pour quels buts ?

 * LES ATTAQUES CONTRE MALABO :

LE DOSSIER DU « PETROLE MAL VENDU »

En dernière analyse, Luc MICHEL aborde les attaques contre Malabo et son président Obiang Gnema Mbassogo.

Il répond aux questions suivantes :

Après l’affaire dite des « biens mal acquis », on reproche maintenant à la Guinée équatoriale ses ventes de pétrole ?

De quoi s’agit-il cette fois ? Les occidentaux ont une imagination perverse pour trouver de nouvelles attaques contre les états africains …

Pourquoi les attaques partent-elles de Suisse cette fois ?

Qui est à l’origine de ces nouvelles attaques contre Malabo ?

Globalement quel est l’angle d’attaque contre Malabo ?

 # II/ INTERVIEW ET REPORTAGE :

UNE VISITE DE PUNTA EUROPA

 En seconde partie de ce GRAND REPORTER, nous allons vous présenter une visite du complexe de Punta Europa.

 * Tout d’abord une interview d’un des ingénieurs qui dirigent le complexe gazier …

 * Ensuite des images impressionnantes sur le cœur de la production gazière équato-guinéenne, où technologie et techniques de pointe se conjuguent avec écologie et production planifiée. Merci à nos confrères d’EODE-TV pour ces images, avec commentaires en son direct. 

 vous donnons rendez-vous pour le prochain GRAND REPORTER où Luc MICHEL nous conduira à Damas, dans la Syrie en guerre contre le terrorisme et l’extrémisme religieux …

 YVZ / EODE-TV / EODE PRESS OFFICE /

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INTERVIEW DE LUC MICHEL PAR SPUTNIK INTERNATIONAL (MOSCOU): LA CRIMEE UN AN APRÈS

# EODE BUREAU DE PRESSE/ GEOPOLITIQUE/ 

 EODE Press Office/ 2015 03 17 / Avec Sputnik International /

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EODE PO - LM interview on Crimea SPUTNIK INT. (2015 03 18)  FR

Le 16 mars a marqué une année depuis le référendum en Crimée.

À cet égard, Luc MICHEL (*) fournit des commentaires sur les questions suivantes d’Alexandre Mosesov, journaliste russe, pour SPUTNIK INTERNATIONAL (Rédaction anglophone de Sputnik / Rossiya Segodnya, Moscou, anciennement “Radio Moscou / La Voix de la Russie”):

LA CRIMEE, UNE RÉVOLUTION GEOPOLITIQUE

# Alexander Mosesov / Sputnik News : Comment évaluez-vous l’importance de la réunification  de la Crimée avec la Russie: pour l’Europe – en termes de sécurité européenne? Pour la Russie?

 Luc MICHEL : La Crimée est une révolution géopolitique ! Le cas de la Crimée est une étape essentielle vers un nouveau monde multipolaire. Cela signifie l’extinction de l’ancien monde unipolaire, le “Nouvel Ordre Mondial” de Georges Bush (père) en 1991. Beaucoup d’analystes l’oublient. Comme je l’analysais immédiatement après le référendum, en mars 2014, le cas de la Crimée était déjà classé. Pour la Russie, la Crimée est un pivot de défense géostratégique, depuis Catherine La Grande. Il était impossible de la laisser aller. Et certainement pas à l’OTAN, avec son vieux projet d’une base américaine à Sébastopol.

C’est la clé de l’accès à la Méditerranée pour la Flotte russe. Et c’est un axe géopolitique pour la Russie lié à la Base de Tartous, à côté de Lattaquié en Syrie. Les deux sont essentiels à la puissance russe et la sécurité dans la Mer Noire et la Méditerranée.

 Pour les USA, mais aussi pour l’UE, mais avec un point de vue différent, la Crimée de retour en Russie est un énorme challenge pour le Bloc Atlantique. C’est tout l’Ordre post-soviétique en Eurasie depuis l’effondrement de l’URSS – la «plus grande catastrophe géopolitique du XXe siècle», a déclaré Poutine – et la destruction de la Yougoslavie par l’Occident qui sont contestés. Depuis cette énorme défaite de la «Russie géopolitique» – ce qu’était aussi l’URSS – la Russie a décliné de façon constante. C’est fini après le référendum de Sébastopol et de Crimée et de l’adhésion à la Fédération de Russie. La Russie est de retour!

 Pour l’Union européenne aussi, le référendum de Crimée, qui est aussi une forme de Démocratie directe et d’auto-détermination du peuple, est un danger et un mauvais exemple par lui-même! A l’intérieur de l’UE, il y a beaucoup de peuples appelant à cette sorte d’auto-détermination: les Flamands en Belgique, mais aussi une partie de la communauté française de Belgique qui veut retourner à la République française – les Catalans, les Galiciens et les Basques en Espagne – les Ecossais en Grande-Bretagne – les Vénitiens et les Padaniens (Italie du Nord, Lombardie), mais aussi les Siciliens … Ici nous étudions seulement les partis autonomistes importants ou les partis indépendantistes. En Belgique, c’est un enjeu majeur caché tant pour l’UE que l’OTAN, avec leurs sièges installés à Bruxelles. Dans cette optique, la Russie et la Crimée ont donné un mauvais exemple pour les peuples de l’UE. C’est aussi un signal fort de par la forte représentation des partis autonomistes (flamand, padanien, catalan, galicien) dans les observateurs de notre “Mission Internationale de monitoring” (*).

 LA MENACE DE L’OTAN SUR LA CRIMEE

 # Alexander Mosesov / Sputnik News: À votre avis, le danger des forces de l’OTAN occupant la Crimée est-il réel?

 Luc MICHEL : Il y a beaucoup de gesticulations, à la fois diplomatiques et militaires, dans la déclaration et les soi-disant plans de l’OTAN et des USA contre la Russie. À l’été 2014, la Junte de Kiev a publié des plans, avec des cartes agressives, montrant une attaque de la Crimée, mais aussi du Kouban par l’armée ukrainienne, avec le soutien des marines de l’OTAN. C’était avant la défaite stratégique de l’armée de Kiev au Donbass …

Mais personne dans l’OTAN n’est prêt à payer le prix de ce genre de guerre, ce qui peut impliquer un conflit nucléaire et une troisième guerre mondiale. Seule la Junte de Kiev, avec son équipe de politiciens aventuriers d’extrême-droite et de faible niveau peut rêver de ce genre d’agression militaire.

 La militarisation de la mer Noire, en violation des accords internationaux (Convention de Montreux) avec la complicité d’Ankara (membre clé de l’OTAN), par les marines et armées de l’OTAN est plus dangereux. Parce qu’un risque existe là d’une escalade militaire, en commençant par un seul incident (comme dans la crise des missiles de 1962 à Cuba).

La réponse de Moscou, avec l’installation de systèmes anti-missiles de la nouvelle génération (S400, Iskander et la génération suivante) et probablement des armes nucléaires mobiles (Topols), est la bonne réponse à l’OTAN, lui indiquant de ne pas passer la ligne rouge. Et c’est aussi assurer la flotte russe de Sébastopol d’une capacité impressionnante de représailles.

 # Alexander Mosesov / Sputnik News: À votre avis, la Crimée sera-t-elle un jour reconnue par l’Occident? Dans quelles circonstances?

 Luc MICHEL: Dans le temps immédiat, une reconnaissance n’est pas possible. L’OTAN la rend impossible pour l’UE. Et c’est Washington et non Bruxelles – ou Berlin – qui a la décision finale. Mais l’Histoire n’est jamais écrite quelque part. En d’autres temps, la reconnaissance officielle de la Crimée (car elle l’est déjà de facto) comme une partie de la Fédération de Russie pourrait faire partie d’un accord plus général. Par exemple de la question ukrainienne. L’Ukraine est un Etat en faillite et tout y est possible dans le court laps de temps.

 (*) Luc MICHEL, géopoliticien, administrateur général de EODE.

EODE – Observatoire eurasien pour la Démocratie et les Elections – a été directement impliquée dans le référendum de Crimée. EODE était l’ONG en charge de l’organisation de la «Mission internationale de monitoring du référendum” …

 Voir EODE-TV:

EODE-TV & AFRIQUE MEDIA/ COMMENT LA CRIMEE EST REDEVENUE RUSSE/ UKRAINE VERSUS NOVOROSSIYA (1)

https://vimeo.com/103799370

 EODE BUREAU DE PRESSE

 Photo: Luc MICHEL en Crimée, près de Simféropol, le 16 Mars 2014, avec la mission de EODE …

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INTERNATIONAL ELECTIONS MONITORING/ NIGERIA : UNE ELECTION PRESIDENTIELLE DANS UN PAYS EN GUERRE QUI DEBOUCHE SUR LE CHAOS

BL pour EODE International Elections Monitoring/

Avec EODE Press Office – AFP/ 2015 03 29/

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EODE IEM - Nigeria crise electorale (2015 03 30)  FR

Le Nigeria, première économie du continent, qui compte 69 millions d’électeurs inscrits sur 173 millions d’habitants, a voté ce week-end pour élire, outre le président, les 109 sénateurs et les 360 députés du pays que compte le Parlement.

 Les Nigérians, qui ont massivement voté ce week-end, retenaient leur souffle ce lundi, la tension allant crescendo alors que les premiers résultats partiels de la présidentielle, publiés au compte-goutte, donnaient le président sortant Goodluck Jonathan et son principal rival Muhammadu Buhari au coude-à-coude. Selon les premiers résultats dans huit des 36 Etats nigérians et dans la capitale fédérale, annoncés lundi après-midi par des délégués de la Commission électorale indépendante (Inec), M. Buhari est pour l’instant donné vainqueur dans cinq Etats, M. Jonathan remportant le scrutin dans trois autres et dans la capitale fédérale. M. Jonathan bénéficie cependant d’une légère avance en nombre de suffrages exprimés –moins de 20.000 voix pour l’instant. D’autres résultats devaient être annoncés plus tard dans la soirée.

 DEJA DES VIOLENCES DES LE JOUR DE L’ELECTION !

 Des violences ont commencé à éclater dès hier dimanche, dans l’Etat pétrolier de Rivers (sud), où le Congrès progressiste (APC) de M. Buhari accusent l’Inec et le Parti démocratique populaire (PDP) de M. Jonathan de fraudes électorales. Suite à une manifestation de plusieurs milliers de personnes dimanche, 2.000 militantes de l’APC, réunies lundi matin devant l’Inec à Port-Harcourt, la capitale de Rivers, pour réclamer la tenue de nouvelles élections, ont été dispersées à coup de gaz lacrymogène. Les marches de protestations se sont poursuivies tout au long de la journée de lundi, jusqu’à l’instauration d’un couvre-feu pour la nuit.

 Le président de l’Inec, Attahiru Jega a promis qu’il examinerait toutes les plaintes, poursuivant son objectif de mener à son terme un scrutin “libre, juste et crédible, dans le calme”.

 UN CLIMAT DE PEUR

 Des violences sont redoutées à l’annonce des résultats, comme lors de la présidentielle de 2011 où près d’un millier de personnes avaient été tuées. A Kaduna, grande ville du centre du Nigeria submergée par les violences entre chrétiens et musulmans en 2011, “les gens ont peur”, confie une commerçante, Elizabeth Anthony. A l’époque, plusieurs centaines de chrétiens avaient été tués après que le candidat musulman, l’ex-général Muhammadu Buhari, avait été déclaré perdant face au chrétien Goodluck Jonathan.

 “Si le président Jonathan est déclaré vainqueur, et non le général Buhari (…) je peux vous dire que Kaduna va s’embraser”, a prévenu lundi Awwal Abdullahi Aliyu, le président de l’Union pour l’unité du peuple du Nord et la réconciliation.

EODE IEM - Nigeria crise electorale (2015 03 30)

 MISES EN GARDE DE WASHINGTON ET LONDRES

 Washington et Londres ont fait part de leur inquiétude au sujet de “possibles interférences politiques” dans le décompte des voix au niveau régional. En marge des négociations sur le programme nucléaire iranien à Lausanne, le secrétaire d’Etat américain John Kerry et le secrétaire au Foreign Office britannique Philip Hammond ont estimé (sans enquête sérieuse) qu’il n’y a pas “eu pour le moment de manipulation systématique du processus” électoral, mais ont fait état d'”indications inquiétantes que le processus de rassemblement des votes – pour être comptés – peut être sujet à des interférences politiques délibérées”.

 Ces craintes sont “sans fondement” et “il n’y aucune preuve d’interférence politique”, a rétorqué très rapidement la Commission électorale indépendante nigériane (Inec). Le porte-parole de campagne de M. Jonathan, Femi Fani-Kayode, a déclaré à la presse, à Abuja, qualifiant ces propos de “balivernes absolues” et demandant à MM. Kerry et Hammond d’apporter les preuves de ce qu’ils avancent.

 Il n’y a “aucune indication (d’interférence) au quartier-général (de l’Inec). Mais à un niveau régional” dans les centres de dépouillement, a précisé de son côté la secrétaire d’Etat adjointe américaine pour l’Afrique, Linda Thomas-Greenfield.

 LE PARI DANGEREUX DU PRESIDENT SORTANT

 Au Nigeria, le vainqueur doit obtenir, outre la majorité des suffrages exprimés, au moins 25% des voix dans les deux tiers des 36 Etats de la fédération auxquels s’ajoute le territoire de la capitale fédérale, Abuja.

 Face aux risques de violences postélectorales, l’Union africaine (UA) a appelé à recourir “aux moyens légaux existants au cas où il y aurait contestation des résultats” de ces élections, qui ont, selon elle, respecté “les principes continentaux des élections démocratiques”.

 Pour la première fois, les électeurs étaient identifiés par des lecteurs d’empreintes digitales, censés prévenir les fraudes des scrutins précédents. Les Nigérians se sont mobilisés massivement pour voter samedi. Mais 348 bureaux, sur 150.000, ont dû rouvrir dimanche à cause de problèmes de machines biométriques ou d’acheminement du matériel électoral, selon l’Inec. Pour l’UA, “les processus d’accréditation (identification biométrique des électeurs), de vote et de comptage (des bulletins) ont généralement été transparents”.

 L’OMBRE DES USA SUR LE VOTE

 Un satisfecit nous donne de grosses inquiétudes sur la régularité du vote ; celui exprimé par l’ONG nigériane Transition Monitoring Group (TMG), ainsi que par l’Institut démocratique national (NDI), basé à Washington. Un des clones de la tristement célèbre NED, la « vitrine légale de la CIA », qui assure entre autres le financement des « révolutions de couleur ». Et maintenant l’organisation et l’encadrement de la vague de changements de régimes voulue par Obama (*).

 C’est aussi la NDI qui assure le soutien de l’opposition à Kabila (bête noire de Washington) en RDC et avait invité le 28 février dernier celle-ci aux USA pour rencontrer le gouvernement US et Obama …

 LB / EODE PRESS OFFICE /

 (*) Voir les émissions de Luc MICHEL pour EODE-TV & AFRIQUE MEDIA :

LE GRAND JEU (4) : GABON. UNE REVOLUTION DE COULEUR AFRICAINE ?

Sur https://vimeo.com/114560655

Et LES USA PREPARENT-ILS UN « PRINTEMPS AFRICAIN » ?/ LE SOMMET USA-AFRICAN LEADERS DECRYPTE (1)

https://vimeo.com/102962474

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https://www.facebook.com/EODE.monitoring

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DEPARTEMENTALES FRANCAISES. AU SECOUR REVOILA SARKOZY !

LES TENDANCES DU PREMIER TOUR SE CONFIRMENT. ELECTIONS DEPARTEMENTALES FRANCAISES  : LA DROITE L’EMPORTE, LA GAUCHE S’EFFONDRE, LA BULLE FN SE DEGONFLELM pour PCN-INF0/
Avec AFP/ 2015 03 28/

RESULTATS 2E TOUR

Pour rappel :
Nous ne croyons plus au parlementarisme bourgeois (en particulier après notre expérience parlementaire belge de 1996-98 (où le PCN était représenté au Parlement wallon, au Parlement de la Communauté française de Belgique et au conseil provincial du Hainaut).
Nous donnons ces infos pour comprendre le lent effondrement du Système. Notre opposition et notre antipathie sont totales envers les partis du Système occidental made in USA et du Régime français, de l’extrême-gauche à l’extrême-droite (PCF, FDG et FN, entre autres, étant AUSSI des partis du Système). Nous prônons la Démocratie Directe.

LA RECOMPSITION DU PAYSAGE POLITICIEN FRANÇAIS AU PROFIT DE SARKOZY

L’alliance UMP-UDI triomphe lors de ces élections départementales. Selon les premiers résultats publiés ce dimanche 29 mars, la droite remporterait 65 à 68 départements, 32 à 35 pour les partis de gauche, et aucun pour le Front national, qui rencontre un échec majeur.
L’abstention – le véritable premier parti de France – est en légère hausse, donc au-delà de 50%.
M6info

SARKO gagne les départementales

SARKOZY GRAND VAINQUEUR

L’alliance entre l’UMP et l’UDI – dont Sarkozy a été l’architecte – est le grand vainqueur de cette élection, avec près de 70 départements remportés, contre 40 auparavant. “Un désaveu sans appel pour le pouvoir”, analyse le président de l’UMP Nicolas Sarkozy. Une victoire incontestable, la droite obtiendrait de 1 125 à 1 155 cantons et pourrait diriger jusqu’à 68 départements, selon les premières estimations. Preuve de cette victoire incontestable, le département de l’Essonne, fief du Premier ministre Manuel Valls, qui bascule à droite.

« SOIREE NOIRE POUR LA GAUCHE » (AFP)

La gauche tombe de haut après les résultats du second tour des élections départementales. Le Parti socialiste espérait limiter la casse, c’est manqué. C’est aussi Valls et Hollande qui se sont laissés prendre à leur propre propagande : parler « de maintien » ou de « bonne résistance » au soir de la déculottée du premier tour (l’arrogant Valls fumant même le « cigare du vainqueur » devant les journalistes), c’est crioire à ses propres mensonges.
Parmi les symboles de cette défaite de la gauche et du Parti socialiste, le basculement du département de François Hollande, la Corrèze, qui passe à droite. Autres départements symboliques qui basculent à droite, le Nord, la Drôme, l’Allier, le Doubs, et la Saône-et-Loire, le fief d’Arnaud Montebourg. Une exception tout de même avec la Lozère qui bascule à gauche.
La gauche, qui tenait jusque-là 61 départements, n’en contrôlerait plus que de 32 à 35 selon les premières estimations, de 746 à 776 cantons.

LES « COMMUNISTES DE MARGARINE » (DIXIT STALINE) DU PCF PAYENT LEUR RALLIEMENT A LA BOURGEOISIE
Mauvaise soirée également pour le Parti communiste qui perd l’un de ses deux bastions, l’Allier, qui bascule à droite. Le Val-de-Marne reste le seul département communiste.

LA BULLE MEDIATIQUE DU FRONT NATIONAL SE DEGONFLE

La bulle médiatique FN s’est donc, comme nous l’annoncions la semaine précédente, dégonflée. Une bulle créée de toutes pièces par les médias du Système qui ont surmédiatisé le parti néofasciste. Ne s’y sont laissé prendre que les crédules, sensibles à la jactance arrogante des Le Pen et à la manipulation des médias bourgeois. Ils ont des excuses, même Moscou s’y est hélas laissé prendre …

Les résultats sont mauvais (et non pas « bon » comme le dit l’AFP) pour le Front national, « la déception est tout de même présente au sein du parti, qui ne remporte aucun département selon les premières estimations » commente M6.
Le Vaucluse, une des terres convoitée par le FN, ne bascule pas vers le parti d’extrême-droite, malgré la présence surmédiatisée (qui a intérêt à cela ?) de Marion-Maréchal le Pen. Autre échec, dans le département de l’Aisne, où le FN était favori avant le second tour, qui ne serait pas glané par le parti frontiste. Autre symbole de cette déception, dans le canton du Luc (Var), une ville frontiste, le Front national est battu par la droite (52,96% contre 47,04%).
Démonstration de l’échec de l’arrogante Marine Le Pen (car c’est une défaite personnelle, qui dans tout autre parti français conduirait à sa démission) : les trois ministres du gouvernement Valls en lice ont été réélus face au FN. Patrick Kanner ministre de la Ville, de la Jeunesse et des Sports, engagé dans le canton de Lille-5 l’emporte face au FN. André Vallini secrétaire d’Etat à la Réforme territoriale engagé dans le canton de Tullins (Isère) l’emporte lui aussi face au Front national. Ségolène Neuville, la secrétaire d’Etat aux Personnes handicapées remporte la triangulaire dans le canton du Canigou (Pyrénées-Orientales).

Le FN allait tout menacer, les triangulaires lui servir, et disait Marine Le Pen, « être partout l’arbitre ». C’est le Flop, le FN n’a quasi rien emporté (une cinquantaine de cantons), rien arbitré. Une fois de plus – et c’est sa fonction au sein du Système, avec l’endiguement des mécontents de droite -, le FN a été un PION instrumentalisé. Cette fois dans cette instrumentalisation, c’est la droite sarkozyste qui l’a emporté sur la sociale-démocratie hollandiste. Et le vote FN au premier tour a simplement servi à assurer le triomphe sarkozyste (si celui-ci avait accepté « le vote républicain » exigé par Valls, c’est le PS qui se serait servi du FN). Voter FN ne sert à rien, c’est la leçon de cette élection. A part remplir les poches du Clan Le Pen, famille, copains et coquins …

Luc MICHEL

Photo : Paris, le 29 mars 2015. Siège de l’ Ump. Annonce des résultats.

Calcolata la differenza di massa tra protone e neutrone

http://www.lescienze.it/news/2015/03/27/news/massa_protone_neutrone_universo_finemente_regolato-2542595/

Un nuovo studio teorico è riuscito a spiegare con una precisione senza precedenti, la lievissima differenza tra la massa del protone e quella del neutrone. Si tratta di un parametro fondamentale per il nostro universo: se fosse stato anche leggermente diverso, l’evoluzione delle stelle sarebbe stata completamente differente(red)

La differenza tra la massa del protone e quella del neutrone è lievissima, appena lo 0,14 per cento della media tra le due, secondo le più recenti misure sperimentali. Ora un nuovo articolo pubblicato sulla rivista “Science”, a firma di Szabolcs Borsanyi dell’Università di Wuppertal, in Germania, e colleghi di una collaborazione internazionale, rende conto con grande precisione di questa differenza, sulla base della teoria della fisica subnucleare che descrive la struttura interna di queste due particelle.

Calcolata la differenza di massa tra protone e neutrone
Modello atomico: in ogni elemento della tavola periodica, protoni e neutroni (in rosso e in blu) costituiscono il nucleo (Cortesia Pixabay)

Il protone e il neutrone sono le due unità che compongono i nuclei di tutti gli elementi della tavola periodica. A loro volta, sono costituiti da particelle più piccole: i quark. Il protone è formato da tre quark di diverso tipo, o “sapore”: due quark “up” e un quark “down”, legati dall’interazione di tipo forte, una delle quattro forze fondamentali della natura. Il neutrone è invece costituito da due quark “down” e un quark “up”, tenuti insieme dallo stesso tipo d’interazione.

Sulla base di questa struttura interna si possono spiegare le caratteristiche fisiche di protoni e neutroni: la combinazione delle cariche dei singoli quark, per esempio, determina in modo semplice perché il protone ha carica positiva e perché il neutrone è elettricamente neutro.

Nel caso delle masse, occorrono invece calcoli molto raffinati basati sulle leggi della cromodinamica quantistica, che spiega il comportamento dei quark, e dell’elettrodinamica quantistica, che spiega il comportamento delle particelle cariche.

Borsanyi e colleghi hanno utilizzato queste leggi per calcolare con una precisione senza precedenti la differenza delle masse, il cui valore è di fondamentale importanza per la fisica. Sarebbe bastato infatti che questa differenza fosse stata, anche di poco, maggiore o minore perché l’universo si evolvesse in modo completamente differente, rendendo forse impossibile lo sviluppo della vita. Rispetto a diversi parametri fisici, tra cui proprio le masse del protone e del neutrone, l’universo è “finemente regolato” (Finely Tuned Universe), secondo una suggestiva espressione utilizzata da molti fisici e filosofi.

I calcoli di fisica nucleare indicano per esempio che se la differenza tra la massa del protone e quella del neutrone fosse stata lievemente maggiore dello 0,05 per cento, la sintesi dei nuclei dopo il big bang avrebbe prodotto molto più elio-4 e molto meno idrogeno. Le conseguenze sarebbero state di enorme portata: le stelle non si sarebbero “accese” così come hanno fatto.

Un valore molto più grande di 0,14 per cento avrebbe reso i decadimenti di tipo beta molto più probabili, rendendo l’universo molto ricco di neutroni alla fine della nucleosintesi. Anche in questo caso, a risentirne sarebbero state le reazioni di fusione nucleare all’interno delle stelle, che avrebbero bruciato l’idrogeno con molta più difficoltà, rendendo ardua la formazione degli elementi più pesanti.

Conferenza stampa del movimento: il 18 aprile manifestazione ad Arquata

Si è svolta questa mattina la conferenza stampa del Movimento No Tav – Terzo Valico presso la sede di Novi Ligure. L’occasione per fare il punto sull’inchiesta della Procura di Firenze che ha coinvolto il Terzo Valico e per annunciare lo svolgimento di una grande marcia popolare sabato 18 aprile ad Arquata Scrivia. Ancora una volta tutte e tutti insieme per pretendere lo stop dei cantieri, la cancellazione delle legge obiettivo e del decreto sblocca Italia, la messa in sicurezza del territorio dal dissesto idrogeologico e il dirottamento dei fondi del Terzo Valico a favore di sanità, scuola, casa e reddito. E’ questo il tempo di chiudere la partita del Terzo Valico.

La registrazione della conferenza stampa

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L’intervista a Claudio da Radio Onda d’Urto

 Il servizio de ilfattoquotidiano.it

Inchiesta grandi opere, NoTav Terzo valico: “Dopo indagini chiudere i cantieri”

Quasi 700mila euro di tangenti per accelerare l’iter in modo da far partire i cantieri dell’Alta velocità del Terzo Valico Genova-Tortona. “Le indagini della procura di Firenze confermano le nostre preoccupazioni. Attraverso il sistema dei lotti non funzionali venivano ingigantì i costi delle opere garantendo così il continua spartizione di soldi pubblici”, dicono iNotav in una conferenza stampa a Novi Ligure che chiamano alla mobilitazione: “Il 18 aprileper una grande manifestazione che possa, una volta per tutte, far sospendere i lavori nei cantieri”  di Stefano Bertolino

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‘In Ucraina un golpe targato Obama’

http://megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=117540&typeb=0&-In-Ucraina-un-golpe-targato-Obama-

L’ex premier in esilio Azarov: ‘La consigliera della Casa Bianca pretese un governo di unità nazionale. Gli Usa volevano farci tornare aggressivi contro Mosca.’

Redazione
 
martedì 24 marzo 2015 23:21

Intervista a Mykola Azarov a cura di Alessandro Sallusti.

È passato da poco un anno dalla rivolta di piazza che provocò la caduta del governo ucraino e la guerra civile che ha portato il mondo sull’orlo di un conflitto più esteso. Mykola Azarov, leader del Partito delle regioni, era il primo ministro che in quei giorni si trovò a gestire lo scontro tra filo russi e filo europei. Si dimise in febbraio, pochi giorni prima della caduta dell’intero governo e del presidente Yanukovich. 

Braccato dagli insorti, si salvò in modo rocambolesco e ora vive esule a Mosca.

Signor Azarov, il giudizio dell’opinione pubblica europea resta confuso e diviso. Fu rivoluzione di popolo o colpo di stato?
«Guardi, durante i miei tre anni di governo avevamo tenuto l’Ucraina su una linea di buon vicinato sia con la Russia che con l’Unione Europea. Questa equidistanza non era gradita agli Stati Uniti d’America che volevano si tornasse alla politica del precedente governo di dichiarata ostilità alla Russia. Questa irritazione, e le conseguenti pressioni, l’abbiamo percepita fin da quando siamo andati al governo».

Lei personalmente subì pressioni in tal senso?
«Quando noi ci rendemmo indisponibili a sottoscrivere così come ci erano stati presentati gli accordi con l’Unione Europea, accaddero due cose contemporaneamente».

Cioè?
«Da una parte incominciarono occupazioni di uffici pubblici da parte di manifestanti spuntati dal nulla, dall’altra una incredibile e arrogante ingerenza da parte degli Stati Uniti negli affari interni di uno Stato sovrano. Venne da me la consigliera diplomatica del presidente Obama, Victoria Nuland, a pormi una sorta di ultimatum: o accettavo di formare un nuovo governo di unità nazionale che accontentasse gli anti russi oppure l’America non sarebbe stata a guardare».

E lei cosa rispose?
«Che il mio governo era stato eletto democraticamente e che aveva superato ben due voti di fiducia. Le dissi chiaramente che la politica dell’Ucraina era nelle mani del popolo ucraino e che lei non doveva permettersi di usare quei toni con il suo legittimo rappresentante».

Eppure, stando alle immagini televisive rimbalzate in tutto il mondo, la protesta contro di voi stava montando.
«Quella di concentrare una massa di persone attorno al palazzo del potere o nella piazza simbolo di una capitale, è una tecnica collaudata delle cosiddette rivoluzioni arancioni. In quei giorni avevamo in mano sondaggi secondo i quali la maggioranza del popolo ucraino appoggiava convintamente la linea del governo. Del resto bastava spostarsi poche centinaia di metri dalla piazza occupata per verificare come a Kiev la vita procedesse in modo assolutamente normale e che altre manifestazioni, di segno opposto, avvenivano in modo spontaneo un po’ ovunque nel Paese».

Secondo voi, chi alimentava la pressione della piazza?
«In quei giorni noi avevamo il controllo completo di ciò che stava accadendo. I nostri servizi segreti avevano infiltrato uomini tra i manifestanti e avemmo le prove che la piazza prendeva ordini dagli americani, che il quartier generale della protesta era nell’ambasciata Usa a Kiev, la quale provvedeva anche a finanziare in modo importante la rivolta».

E non prendeste contromisure?
«Quando la protesta passò da pacifica a violenta, con uso massiccio di bombe molotov e anche armi da fuoco contro la nostra polizia, convocammo sia l’ambasciatore americano che gli ambasciatori europei per mostrare loro le prove in nostro possesso».

Con che esito?
«Fu sconcertante. L’unica cosa che ci dissero è che noi non potevamo reagire con la forza alla violenza crescente dei manifestanti. Ci stavano insomma legando le mani».

L’Europa quindi, mi sta dicendo, si girò dall’altra parte?
«Il ruolo della Comunità europea, in quei giorni drammatici e decisivi, fu volutamente marginale e quello dell’Italia pari a zero. Entrammo in possesso dell’intercettazione di una telefonata nella quale il primo ministro polacco diceva alla responsabile esteri della Commissione europea che, contrariamente alla versione spacciata per ufficiale, i cecchini che entrarono in azione in piazza non erano filo russi ma appartenenti alla fazione a noi avversa».

La risposta della ministra?
«Gelida, come dire: è una verità scomoda, lasciamo perdere. C’era la netta volontà di insabbiare la verità per non intralciare i piani americani».

Sta dicendo che fu organizzata una operazione di “fuoco amico” per fare indignare l’opinione pubblica internazionale?
«Sto dicendo che servivano vittime da sacrificare per giustificare l’innalzamento del livello di violenza della piazza e l’assalto ai palazzi del potere. I nostri poliziotti morivano o rimanevano gravemente feriti ma il presidente Yanukovich non diede mai l’ordine di dotare i reparti speciali di armi offensive nella speranza di trovare una soluzione pacifica».

Così si arriva al 27 gennaio 2014, giorno delle sue dimissioni.
«Con grande senso di responsabilità comunicai al presidente che ero disposto a dimettermi per facilitare una soluzione della trattativa. Gli chiesi di barattare la mia testa con lo sgombero della piazza e il disarmo dei gruppi neonazisti e dei facinorosi, circa cinquemila persone, che prendevano ordini da stati esteri».

Avvenne?
«Le mie dimissioni sì. Per il resto non cambiò nulla. Anzi, la situazione peggiorava di giorno in giorno».

Ha continuato a vedere Yanukovich?
«Sì, in quelle ore ci sentivamo e vedevamo spesso».

Che cosa vi dicevate?
«Ho cercato di convincerlo che gli stavano facendo perdere tempo, che trattare con gli oppositori interni era inutile, in quanto marionette. Mi parlò di un accordo, peraltro poco onorevole, che stava raggiungendo con i ministri degli esteri di Polonia, Francia e Germania. Ma era evidente, e glielo dissi, che l’unica possibilità era quella di trattare direttamente con gli Stati Uniti, anche se loro, ovviamente, si guardavamo bene da fare aperture perché come obiettivo si erano dati solo il capovolgimento del governo».

Si arriva al 22 febbraio, giorno del colpo di stato, lei dove era?
«La sera prima avevo visto il presidente che mi aveva annunciato l’intenzione di aderire alla proposta di Polonia, Francia e Germania e che all’indomani, in cambio di grosse concessioni, la piazza si sarebbe ritirata come previsto dall’accordo. Così la mattina uscì di casa per raggiungere Yanukovich ma il capo della mia scorta mi fermò. Il palazzo presidenziale era stato preso dagli insorti, la moglie del presidente era scampata per un soffio a un attentato. Mi disse che il presidente stesso era in grave pericolo, che i ribelli avevano dato ordine di bloccare le frontiere a tutti i membri del governo. Yanukovich stava per fare la fine di Gheddafi».

In che senso?
«Gheddafi fu ucciso da bande locali ma i mandanti erano gli stati che avevano dato il via all’attacco alla Libia. Sono certo che senza la copertura politica e morale di Stati Uniti ed Europa nessuno in Ucraina avrebbe avuto la forza di uccidere fisicamente il presidente e noi membri del governo. Prendere atto di questa verità è stata la più grande disillusione della mia vita».

Il presidente Putin, nei giorni scorsi, ha rivendicato di aver salvato la vita a Yanukovich e a lei portandovi in salvo. Come è andata?
«Il presidente Putin ha voluto ribadire che in quelle ore ha compiuto una azione umanitaria nei confronti di persone amiche della Russia che non avevano fatto del male a nessuno. Osservo come le posizioni del governo della Russia siano cambiate nel tempo. All’inizio Putin ha dato la disponibilità a collaborare con il nuovo governo Ucraino ma poi sono accadute cose che hanno fatto cambiare parere. Come l’atteggiamento ostile e violento di Kiev nei confronti della Crimea e delle regioni orientali abitate da russi. Purtroppo l’Europa non conosce questi gravi fatti. Nessuno ha scritto degli assalti ai mezzi dei militari che presidiavano le regioni russe o dei massacri di civili disarmati che protestavano contro il nuovo regime. A Odessa sono state bruciate vive più di cento persone da parte dei nazionalisti ucraini. Nelle zone russofone, Kiev vuole governare col terrore».

Signor Azarov, guardiamo avanti. La tregua durerà?
«Quando noi sosteniamo che ci sono nazisti al potere a Kiev, l’Europa ci prende per bugiardi, ma è la pura verità. Come giudicate voi persone che danno ordine di bombardare interi quartieri con sistemi a lancio multiplo? A Charkiv decine di migliaia di civili sono morti, cinquemila edifici sono stati distrutti, così come gli acquedotti. La gente è al freddo in rifugi e cantine. Sono criminali, presto o tardi l’opinione pubblica internazionale verrà a conoscere questi fatti. Detto questo sono favorevole agli accordi di Minsk che hanno messo fine a questo eccidio. La Russia è pronta al compromesso, ma l’Ucraina è anche dei russi. Dire: l’Ucraina solo agli ucraini è uno slogan nazista. Gli Stati Uniti e l’Europa devono saperlo e agire di conseguenza».

Tornerà in Ucraina?
«Mi hanno inserito in una lista nera in modo del tutto arbitrario. A distanza di un anno non hanno ancora trovato un solo fatto che mi possa compromettere. Non sono però ottimista. Oggi non c’è in Ucraina un solo giudice che abbia la forza di andare contro la volontà del governo. Spero un giorno di tornare. Questa situazione non può durare a lungo. I soldi del fondo monetario purtroppo non finiranno al popolo, la crisi economica è già devastante ma farò di tutto perché il mio paese non diventi una nuova Somalia europea».

Fonte: http://www.ilgiornale.it/news/politica/ucraina-golpe-targato-obama-1108688.html.