KOSOVO: INCRIMINATI VERTICI DELL’UCK (CREATO DALLA NATO) PER CRIMINI DI GUERRA, TRAFFICO DI EROINA E DI ORGANI UMANI

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Max Parisi

martedì 3 marzo 2015

PRISTINA (KOSOVO)  – La Corte speciale incaricata di indagare sui crimini dell’Esercito di liberazione del Kosovo (Uck) incriminera’ l’ex capo di stato maggiore ed ex ministro delle Forze di sicurezza kosovare, Agim Ceku. Lo ha riferito al quotidiano locale “Bota Sot” una fonte vicina al dossier, secondo cui Ceku e’ solo uno dei vari esponenti dell’Uck che saranno accusati dal tribunale speciale. La presidente del Kosovo, Atifete Jahjaga, ha detto in un’intervista pubblicata oggi dal quotidiano “Koha Ditore” che il parlamento di Pristina ha “l’obbligo internazionale” di istituire la Corte speciale che dovra’ fare piena luce sulle accuse contenute nel rapporto dell’ex magistrato svizzero Dick Marty, approvato nel 2011 dall’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa.

Secondo il rapporto Marty, durante la guerra del 1998-1999 e poi negli ultimi dieci anni, l’ex premier e attuale ministro degli Esteri kosovaro Hashim Thaci avrebbe avuto il “controllo” dello spaccio di eroina.

Non e’ tutto: alcuni membri dell’entourage di Thaci sarebbero inoltre responsabili di crimini e rapimenti avvenuti lungo il confine con l’Albania dopo la guerra.

In particolare, i prigionieri di etnia non albanese sarebbero stati uccisi e sottoposti all’espianto dei reni.

Thaci sarebbe stato “un boss criminale” secondo i rapporti dei servizi segreti citati da Marty, inclusi quelli dell’italiana Sismi, oltre che dei servizi segreti di Germania (Bnd), Regno unito (MI6) e Grecia (Eyp). Il rapporto attribuisce un ruolo di primaria importanza agli “attori internazionali che scelsero di guardare con gli occhi bendati i crimini di guerra dell’Uck”.

Pesanti responsabilita’ vengono attribuite alle missioni della Nato e dell’Onu in Kosovo, rispettivamente Kfor e Unmik, definite “incapaci di gestire l’attuazione della legge, il flusso dei rifugiati e il controllo delle frontiere dopo i bombardamenti della Nato nel 1999”.

Le fazioni dell’Uck e le frange “che avevano il controllo di aree distinte del Kosovo (villaggi, tratti di strada, a volte anche singoli edifici), sono state in grado di eseguire imprese criminali organizzate”, continua Marty.

Non viene risparmiata neanche Eulex, la missione dell’Unione europea che avrebbe dovuto ripristinare il sistema giudiziario in Kosovo, che “ha lasciato vane le aspettative di andare oltre gli ‘intoccabili’, il cui passato piu’ che oscuro e’ di pubblico dominio”. Secondo il deputato svizzero “sono stati fatti molti annunci e promesse, ma i risultati tangibili restano da vedere”.

Di fatto, il Kosovo è un’enclave criminale nel Balcani, con al potere clan di gangster travestiti da “politici” responsabili di crimini di guerra e crimini contro l’umanità, compiuti con il benestare della Nato e dell’Onu. Oggi, questi criminali dovrebbero finire alla sbarra. Ma molti dubitano che accadrà. E non solo: la strana ondata di “migranti” dal Kosovo verso l’Ungheria e quindi verso la Ue, che il governo Orban ha bloccato con migliaia di arresti alla frontiera, è formata in massima parte da criminali di guerra che cercano di fuggire temendo – per quanto improbabile – l’arresto.

Redazione Milano

KOSOVO: INCRIMINATI VERTICI DELL'UCK (CREATO DALLA NATO) PER CRIMINI DI GUERRA, TRAFFICO DI EROINA E DI ORGANI UMANI

Firme false, a rischio la lista Pd E i big potrebbero perdere lo scranno

Pubblicato Martedì 03 Marzo 2015, ore 8,00

Un risvolto tutt’altro che remoto dell’inchiesta sulle presunte irregolarità elettorali in Regione è la decadenza della formazione dem di Torino. Fuori, tra gli altri, Laus, Boeti e Gariglio, ma Chiamparino conserverebbe la maggioranza. E a quel punto?

E se decadessero gli otto consiglieri regionali del Pd eletti a Torino, pur rimanendo in piedi la legislatura di Sergio Chiamparino? Fantapolitica? No. Potrebbe essere uno degli scenari che si determinerebbe al termine delle indagini sulle irregolarità nella presentazione delle liste del centrosinistra alle scorse Regionali. Addirittura il più probabile secondo alcune fonti giuridiche autorevoli interpellate dallo Spiffero. Se è vero, infatti, che i giudici amministrativi, valutando ammissibile gran parte del ricorso della Lega Nord, si sono concentrati sugli effetti di una eventuale decadenza del listino maggioritario (a quel punto verrebbe annullato l’esito delle urne) è altrettanto vero che una delle liste più a rischio è proprio quella provinciale del Pd di Torino, la stessa, tanto per intenderci, che ha eletto gli attuali presidente e vicepresidente del Consiglio Mauro Laus e Nino Boeti, il segretario e capogruppo dem Davide Gariglio, l’assessore al LavoroGianna Pentenero, il vicesegretario provinciale del partito Daniele Valle e ancora Raffaele GalloAndrea Appiano ed Elvio Rostagno. Pezzi da novanta che potrebbero ritrovarsi estromessi dal parlamentino subalpino, mentre la legislatura va avanti.

Il problema è che finora non è stato possibile verificare la fondatezza della cosiddetta “prova di resistenza”, ovvero la sottrazione delle eventuali firme irregolari dal monte complessivo di quelle raccolte, per ciascuna lista. Un’operazione che potrà essere condotta solo al termine della prima fase del procedimento penale, quando sarà disposto il dissequestro dei moduli sui quali sta indagando la Procura.

 Tre sono, allo stato attuale, le contestazioni che vengono mosse nel procedimento penale e che presto potrebbero ribaltarsi anche di fronte al Tar, il quale – va detto – con buona pace di Chiamparino, molto difficilmente emetterà una sentenza il 9 luglio “o giù di lì”, semmai quello sarà il momento in cui il procedimento amministrativo entrerà nel vivo, giacché finora i giudici amministrativi hanno svolto solo una valutazione di carattere preliminare, accertando i tempi dei ricorsi e disquisendo sul numero di sottoscrizioni per ogni singola lista e dei meccanismi di ripartizione dei seggi. Si diceva, le tre contestazioni: 1) Il sottoscrittore ha firmato senza la presenza dell’autenticatore. 2) Il sottoscrittore non ha riconosciuto la propria firma e quindi in questo caso la firma è palesemente falsa. 3) La firma dell’autenticatore risulta falsificata. Quest’ultimo è proprio il caso che riguarda l’ex consigliere provinciale Pasquale Valente, di cui una perizia ha accertato la falsità della propria firma, che peraltro lo stesso ha disconosciuto. Si tratta, solo per il caso-Valente, di 24 elenchi da 25 firme ciascuno: 600 firme, divise più o meno equamente tra la lista provinciale del Pd e il listino di Chiamparino.

A giudizio di chi ha avuto modo anche solo di sbirciare la gran mole di documentazione, il listino potrebbe farcela a superare la prova di resistenza visto che per la presentazione erano necessarie 1.750 firme e ne sono state consegnate 2.292, oltre 540 in più. Più complessa la situazione per la lista provinciale del Pd, anche per il minor scarto – circa 200 – tra le firme necessarie (1.000) e quelle raccolte (1.209). Anche perché, oltre a quelli di Valente, ci sarebbero altri moduli, validati da altri autenticatori, a essere dubbi. Se così fosse – e va sottolineato che gli atti sono secretati in quanto le indagini sono ancora in corso – si potrebbe prefigurare la decadenza degli eletti democratici della sola provincia di Torino e una ridistribuzione dei seggi sulla base del metodo del quoziente intero (e non del D’Hondt come starebbe facendo qualcuno). Pallottoliere alla mano, secondo questo calcolo, Chiamparino conserverebbe la maggioranza in Consiglio con 27 esponenti di centrosinistra e 24 delle opposizioni. Al netto dei 10 del listino, cui va aggiunto il presidente della giunta, il Pd scenderebbe a 9, il Monviso otterrebbe un consigliere in più e salirebbe a 3, i Moderati resterebbero a 2, mentre Sel e Scelta Civica rimarrebbero a 1. Ci sono anche irregolarità nel Monviso, ma questa parte del ricorso leghista non è stata ammessa dal Tar.

 

Va inoltre detto che alcuni precedenti – per esempio il Molise – avvalorerebbero un’interpretazione che esclude la sostituzione degli eletti, secondo il principio che il giudice non si può sostituire alla volontà dell’elettore, e quindi trattandosi di una competizione viziata da irregolarità, l’esito elettorale ne sarebbe stato inficiato e quindi tutta l’lezione andrebbe annullata. Ma è pur vero che questo ragionamento funziona laddove il rapporto tra coalizione vincitrice e avversari è minimo e non è questo il caso del Piemonte dove Chiamparino ha vinto con 560mila voti di vantaggio. La questione, tuttavia, è complessa e lo stesso Gariglio in alcuni colloqui privati non ha mancato di esternare il suo disappunto per questo colpo di teatro del governatore, pronto a lasciare in estate in assenza di una – improbabile, lo ripetiamo – sentenza del Tar. “Gli eventi potrebbero precipitare, prepariamoci alle elezioni anticipate” avrebbe confidato un autorevole dirigente a un amico imprenditore, facendo salire in quest’ultimo la preoccupazione di dover nuovamente mettere mano al portafoglio. Nei prossimi giorni Chiamparino, Gariglio e Davide Fazzone, il responsabile organizzativo del Pd regionale, secondo molti il responsabile delle falle della macchina elettorale, incontreranno l’avvocato Vittorio Barosio, il legale che coordina il collegio difensivo.

L’ULTIMA SPERANZA PER SALVARE IL PUNTO NASCITE DI SUSA: TRASFORMARLO IN CENTRO PER IL PARTO NATURALE. LA PROPOSTA DI BATZELLA SARÀ APPROFONDITA DALLA COMMISSIONE SANITÀ IN REGIONE

MERCOLEDÌ, 4 MARZO 2015
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 Salvare i punti nascite soppressi in Piemonte, e quelli prossimi alla chiusura come all’ospedale di Susa, trasformandoli in centri specializzati per il parto naturale. E’ quanto prevede una mozione presentata oggi in Regione dal Movimento 5 Stelle, primo firmatario la consigliera regionale valsusina Stefania Batzella.

 “Il documento prevede l’impegno della Giunta ad effettuare una sperimentazione per la conversione dei punti nascite soppressi, e quelli in fase di chiusura, in centri specializzati per l’individuazione ed effettuazione del parto naturale fisiologico – spiega la consigliera insieme al collega Davide Bono – un intervento necessario a non discriminare quei territori e quelle popolazioni private di un servizio fondamentale in seguito alla riforma della rete ospedaliera piemontese. Intendiamo in questo modo esportare anche in Piemonte un modello già rivelatosi efficace in altre regioni italiane”.

 “I centri specializzati determinano vantaggi non indifferenti – aggiunge la Batzella – come la riduzione dei parti cesarei, la bassa incidenza di lesioni perineali e potrebbero diventare un punto di riferimento per le partorienti dell’intera regione sgravando i grossi ospedali di quei parti che non necessitano di interventi complessi”.

 Per salvare Susa resta quindi una piccola speranza, grazie a questa mozione. Perché la maggioranza Pd, che  governa in Piemonte,  non l’ha bocciata. L’assessore Saitta ha deciso di analizzarla e approfondirla in Commissione Sanità, per vedere se è sostenibile. “La mozione è stata ritirata, su richiesta dell’assessore alla Sanità Saitta ed accordata dal Movimento 5 Stelle – spiegano Batzella e Bono –  per approfondire l’argomento in Commissione sanità. Intendiamo iniziare a lavorare affinché tale proposta venga tradotta in un progetto complessivo, proprio per questo stiamo lavorando ad una proposta di legge mirata. Confidiamo quindi nella responsabilità della maggioranza di poter avviare un dialogo proficuo per la riconversione dei punti nascite soppressi, e prossimi alla chiusura, in tutto il Piemonte. Vigileremo che alla disponibilità dimostrata dalla maggioranza seguano atti concreti e coerenti”.

 

TRENI, LA “BUFALA” DEL BIGLIETTO SPORCO DI CREMA. IN REALTÀ ERA CONTRAFFATTO CON LA COLLA, QUINDI LA MULTA ERA GIUSTA

MERCOLEDÌ, 4 MARZO 2015
 
BY  – 
STAZIONE DI BUSSOLENO

 di ALICE VERGA

E’ successo sulla linea tra Torino – Bussoleno: per Trenitalia il biglietto “sporco di crema” in realtà era a tutti gli effetti contraffatto con la colla (tecnica spesso usata per timbrare più volte lo stesso biglietto) quindi la presunta notizia del torto subito e del “cattivo controllore” era una bufala.

Si è conclusa la vicenda nata per un multa di 204,60 euro affibbiata alla ragazza che era in possesso di un biglietto ferroviario, a suo avviso solo sporco di crema per le mani e non falsificato.

In sua difesa era intervenuto anche Antonio Ferrentino, del Pd, fino all’anno scorso sindaco di Sant’Antonino di Susa, presentando la vicenda al question time in Consiglio Regionale, chiedendo il provvedimento disciplinare per il dipendente ferroviario (addirittura il licenziamento).

Ma il controllore di Trenitalia che lo scorso venerdì pomeriggio aveva sanzionato la ragazza ventiquattrenne sul treno tra Bussoleno e Torino si è invece comportato bene. Infatti, secondo il ferroviere il biglietto sarebbe stato “manomesso” con la colla, mentre per la ragazza la sostanza incriminata sarebbe stata della semplice crema per le mani, usata dopo la partenza del treno. La giovane ha pagato immediatamente la multa a bordo con la carta di credito.

Terminate tutte le verifiche tecniche sulla vicenda, per Trenitalia il biglietto “sporco di crema” risulta a tutti gli effetti contraffatto, ed è a disposizione di chiunque voglia controllarlo personalmente.

Tav. Perino: Chi non conosce la storia del Movimento, si informi!

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Messaggio per smorzare le polemiche. Un appello alla ragione e a chi vuole essere “più antagonista degli altri”. Gli attentati li fanno mafia e servizi per conto di chi devasta. Per quello non si trovano mai i colpevoli.

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di Fabrizio Salmoni

 Ci ha messo un po’ a reagire, ha consultato il suo ampio archivio domestico, poi ha messo per iscritto la sua reprimenda per chi ha voluto suscitare polemiche pretestuose e pericolose. Nella galassia No Tav, si sa, coesistono posizioni differenti ognuna con propria dignità e fondamento e la dialettica che ne consegue è quasi sempre positiva e alimenta la vitalità stessa del vasto fronte che si oppone allo scempio della Torino-Lione. Come in ogni movimento di massa che si rispetti, nel fronte No Tav hanno dimora anche i cani sciolti, gli scettici, i pessimisti, i passionali, gli opportunisti, gli eterni scontenti e tutte le altre categorie dell’umana psiche. Ogni tanto c’è qualcuno che per qualche ragione tenta di seminare scontento o zizzania, una pratica che se diventa permanente rischia di essere controproducente, dannosa, magari anche sospetta.

E’ contro tale tendenza, seppur molto minoritaria, che è rivolto l’ammonimento dell’esponente “storico” del Movimento: “Ignorare le radici e i  fatti reali del passato può portare a trarre conclusioni sbagliate“. A chi rivendica “contenuti ideologici” della lotta vuole ricordare che “l’opposizione alla Torino-Lione non è mai stata una battaglia ideologica ma solo e sempre contro lo spreco delle risorse” pubbliche e attribuisce agli avversari la volontà di dipingere il Movimento come un’opposizione ideologica. La verità è che a partire da atteggiamenti NIMBY, i valsusini hanno raggiunto nel tempo la consapevolezza che la lotta contro il Tav debba essere contro “un progetto e un modello di sviluppo incompatibili con il futuro nostro, dei nostri figli e del pianeta. ..E non è un caso che nel Movimento ci siano ‘tecnici’ e non ‘ideologi’“.

A chi poi ha criticato il corteo del 21 Febbraio per la presenza dei sindaci, Perino ricorda che tutto è stato deciso in assemblea, unica istanza decisionale riconosciuta.

C’è infine chi ha polemizzato per la dissociazione sulla matrice dei recenti mini-attentati alle centraline dell’Alta Velocità in Toscana e altrove ma una breve storia degli attentati realizzati in Valle dal 1995 al 1997 dimostra che nessun colpevole è mai stato scoperto pur essendo ben risaputa dagli inquirenti la presenza attiva in Valle di mafia e’ndrangheta “che la facevano da padrone nei cantieri dell’autostrada e di tutte le opere pubbliche nonchè nel sacco edilizio di Bardonecchia” (ecco perchè l’Alta Valle è ancora oggi meno sensibile agli scempi che ai profitti) e dei Servizi (casi Fuschi, Souberan). Ieri come oggi, media e Procura torinese erano alleate con gli speculatori nel perseguire “gli ecoterroristi legati alla lotta anti Tav” e nel cercare capri espiatori nei soliti anarchici, di cui due, Sole e Baleno suicidi in carcere, poi postumamente prosciolti.

Si faccia dunque attenzione alle strumentalizzazioni – dice Perino – Ricordiamoci anche della finta aggressione all’autista del pm Rinaudo, attribuita subito ai No Tav poi risultata un’invenzione“: anche in quella occasione il Movimento aveva  preso le distanze e qualcuno “più antagonista degli altri” aveva gridato alla codardia. Si impari dunque dalla storia, sembra voler dire Perino, e si usi la ragione.

(F.S. 4.3.2015)

Non ha 82 euro per il ticket, rifiutato esame ad un disoccupato 62enne

Ma la sanità non era un diritto garantito ai non abbienti? Perché per i disoccupati non ci sono le risorse per la copertura sanitaria? Cos’è eugenetica politically correct?

 mercoledì, 4, marzo, 2015

L’uomo, con gravi problemi alla vista, deve effettuare un Oct su richiesta del Pronto Soccorso ma gli è stato risposto che l’esame può essere effettuato solo pagando il ticket di 82euro. Lo riporta leccesette

Un disoccupato 62enne di Trepuzzi rischia gravi conseguenze alla vista perchè non ha i soldi per effettuare un esame Oct che la Asl di Lecce fornisce solo a pagamento. Il 62enne ha deciso di  denunciare la situazione e ha riferito l’assurda vicenda all’associazione di volontariato “Salute Salento”.

Renzi regala oltre 70 milioni di euro all’estero, a ONU e Ong varie

Parma: 3 milioni di euro per ospitare 350 profughi per 9 mesi

Roma: appalto da oltre 27 milioni di euro per accogliere 3815 “profughi”

L’Oct è un esame diagnostico molto importante che consente di analizzare nel dettaglio la macula della retina e il nervo ottico per scoprire patologie ma non è compreso dei Lea, livelli essenziali di assistenza, e si può effettuare solo in Alpi al costo di 82 euro e in regime di ricovero.
La richiesta di effettuare tale esame è stata fatta da Pronto Soccorso del Vito Fazzi di Lecce dove il 62enne di è recato per una visita d’urgenza su consiglio del medico curante a seguito di un pesante abbassamento della vista. “sono anche diabetico, il medico si è preoccupato e mi ha spedito al Pronto soccorso, con tanto di impegnativa ed esenzione ticket».

Poi l’amara sorpresa allo sportello Cup del “Vito Fazzi”: “possiamo prenotare l’esame per domani, a pagamento”. In esenzione si può fare, invece, la fluoroangiografia, molto costosa e il campo visivo.
“La Regione non ha ancora dato un codice a questo esame e può inserirlo nei percorsi di cura in esenzione” spiega Salute Salento “ma deve farlo a proprie spese. E siccome la Puglia è ancora in Piano di rientro non è possibile”.

Non ha abbastanza soldi, minacciano di toglierle la madre malata di Alzheimer

Niente risorse per questa famiglia

 martedì, 3, marzo, 2015

L’hanno “minacciata” di toglierle la mamma di cui si prende cura, se non assumerà una badante che sappia assisterla adeguatamente: e ora S. è “disperata – dice – perché mia mamma, 57 anni, affetta da sospetto Alzheimer in fase iniziale, separata da anni da mio papà, ha solo una piccola pensione e non ha l’accompagnamento. Secondo le assistenti sociali, io sono spesso fuori casa perché studio. E mamma non può più stare da sola Ma ho 23 anni, non ho un lavoro: dove li trovo i soldi per la badante?”. Fino a poco tempo fa, tutto filava liscio. “E’ sempre stata autonoma in tutto – racconta S., che vive a Torino, insieme alla mamma -: cibo, igiene personale ecc. Poi ha avuto un peggioramento momentaneo dovuto a una polmonite, ma ora pare che stia bene. Davvero possono portarla via?”, domanda ad associazioni e gruppi in rete.

La situazione è complicata e lascia intendere che ci troviamo in quel “limbo” dell’assistenza, per cui il bisogno non è abbastanza grave da essere riconosciuto e sostenuto dal servizio pubblico, tramite assistenza domiciliare e accompagnamento, ma la situazione inizia ad essere troppo pesante per essere completamente a carico dei familiari. E’ il “limbo” in cui si trovano tante famiglie, in cui il caregiver non solo non riesce a trovare adeguato supporto al suo compito assistenziale. E quando si rivolge alle istituzioni per chiedere sostegno, a volte i problemi addirittura si aggravano: come nel caso di S.: “Ho chiesto io aiuto alle assistenti sociali, mesi fa, quando mamma stava male. E adesso sono proprio loro che vogliono ricoverarla in una struttura”, racconta.

In realtà, il ricovero “coatto” non è possibile, a meno che la donna non sia ritenuta incapace di intendere e di volere e, su parere del giudice, sottoposta a Tso (trattamento sanitari obbligatorio). La procedura corretta, in casi come questo, dovrebbe essere l’attivazione di un percorso di sostegno, sia economico che socio-sanitario. “Ma mia madre è considerata autosufficiente – spiega S. – e per questo, finora, le è stato negato l’accompagnamento. La badante, quindi, sarebbe interamente a carico mio”. Al posto della badante, invece, dovrebbe esserci quella che si chiama “assistenza domiciliare integrata”, a carico di Asl e Comune, in quanto livello essenziale di assistenza. In questo caso, invece, come spesso capita in questo “limbo”, il peso dell’assistenza e dell’aggravamento di una malattia ricade interamente sulla famiglia (da redattoresociale.it)

Muratore 55enne si toglie la vita nella rimessa degli attrezzi + CGIL Napoli: per gli immigrati un corso di formazione retribuito in edilizia

 Muratore 55enne si toglie la vita nella rimessa degli attrezzi

mercoledì, 4, marzo, 2015

Suicidio a Pieve di Soligo, muratore 55enne trovato morto dalla moglie

DI SOLIGO Come tutti i giorni è rientrata alla stessa ora dal lavoro, ma ciò che ha visto questa volta difficilmente riuscirà a dimenticarlo. Il suo compagno era a casa, ma non riusciva a trovarlo. Si è messa a cercarlo e, pochi minuti più tardi, all’interno della rimessa degli attrezzi attigua all’abitazione, ha fatto la drammatica scoperta. Suo marito si era tolto la vita e ormai non c’era più niente da fare. Il suo cuore aveva già smesso di battere.

La tragedia si è consumata lunedì pomeriggio a Pieve di Soligo, in località Barbisano. La donna, rientrata a casa, ha rinvenuto il corpo del compagno, L.P., muratore di 55 anni, che si era impiccato poco prima. A nulla sono valsi i primissimi tentativi di soccorso, la vittima non si è più risvegliata. Un dramma, una scena indimenticabile davanti agli occhi della donna che ha allertato immediatamente i carabinieri. Secondo gli accertamenti effettuati subito dopo, sembra che all’origine del gesto ci sia una crisi depressiva.

trevisotoday.it

che strano, gli italiani i corsi di formazione se li devono pagare, e fior fior di quattrini. Anzi, se si chiede di essere retribuiti per uno stage apriti cielo

CGIL Napoli: per gli immigrati un corso di formazione retribuito in edilizia

mercoledì, 4, marzo, 2015

 “Il lavoro nero, il mancato rispetto delle norme di sicurezza, la precarietà”. Questi, spiega ad ANSAmed Ciro Nappo della Cgil, alcuni dei problemi che i lavoratori immigrati nel settore dell’edilizia devono affrontare in Italia. Per aiutarli la Cgil della Campania ha portato a termine un percorso formativo di tre mesi che ha riguardato 30 immigrati: per loro una scuola di edilizia da parte docenti del Cfme, il Centro di Formazione Maestranze Edili di Napoli, che si è conclusa oggi con la consegna delle Schede formative ufficiali che gli permetteranno di far valere le competenze acquisite anche negli altri Paesi dell’Ue.

“Il progetto – spiega Nappo – viene portato avanti da noi con la collaborazione della Regione, con l’obiettivo di dare opportunità lavorative a persone socialmente più deboli in una città come Napoli in cui il settore delle costruzioni è particolarmente multietnico”.

Al corso hanno partecipato lavoratori albanesi, rumeni, della Costa D’avorio, tunisini, che hanno ricevuto anche un rimboro economico per i tre mesi di formazione.

“Siamo partiti – spiega Nappo – dall’insegnamento dell’italiano, perché molti arrivano in Italia e imparano il dialetto napoletano. Ma Napoli è ormai sempre più solo un luogo di transito, questi lavoratori spesso vanno poi in altre zone d’Italia e devono sapersi esprimere. Poi lo abbiamo indirizzati verso le diverse specializzazioni come fabbro, carpentiere, muratore”. Una chance in più per lavorare in maniera regolare: “Spesso – racconta Nappo – anche aziende che offrono contratti regolari, poi quando assumono questi lavoratori non applicano il contratto nazionale e non applicano le norme di sicurezza sul loro lavoro. Ansamed

Accoglienza non solo in periferia: rifugiati anche nella ‘Roma bene’

Appalti per milioni?! Ma  no è solo pura solidarietà, i soldi non c’entrano

L’ultimo avviso pubblico per l’apertura di nuovi centri di accoglienza pubblicato sul sito della Prefettura ha introdotto la suddivisione per lotti: “Equilibrata distribuzione degli ospiti”

2 marzo 2015

“Ospitare i rifugiati anche ai Parioli”. L’annuncio del sindaco Ignazio Marino, all’indomani dell’ennesima giornata di tensione nei quartieri periferici della Capitale con al centro delle contestazioni proprio un centro di accoglienza, potrebbe diventare realtà. Sul sito della Prefettura di Roma infatti è stato pubblicato un bando di gara per “assicurare i servizi di accoglienza a cittadini stranieri richiedenti protezione internazionale e la gestione dei servizi connessi” per il territorio capitolino.

LA DIVISIONE IN LOTTIUn appalto da oltre 27 milioni di euro, valido a partire dal primo maggio fino al 31 dicembre 2015, per collocare circa 3185 immigrati, alcuni dei quali già presenti sul territorio provinciale, “ospitati presso strutture temporanee della provincia di Roma”. Un avviso simile ai tanti degli ultimi anni se non fosse per un particolare: i finanziamenti sono stati divisi per lotti. Primo lotto, denominato ‘Roma A’ riguarda proprio il I, il II, il III e l’ex XVII, oggi confluito nel primo. I ‘Parioli’ lanciati dal primo cittadino, appunto.

EQUILIBRATA DISTRIBUZIONELe proteste e le polemiche alimentate con i disordini a Corcolle e Tor Sapienza sembrano aver creato un precedente. Lo si legge anche nell’avviso pubblico: “Attesa la necessità di garantire l’equilibrata distribuzione degli ospiti su tutto il territorio provinciale, anche in relazione alle esigenze di ordine e sicurezza pubblica e al fine di evitare impatti eccessivamente problematici sul tessuto sociale, l’appalto è suddiviso in 7 lotti territoriali, nell’ambito dei quali sono stati ripartiti il numero complessivo presunto di ospiti, tenendo conto delle attuali presenze sul territorio provinciale e della popolazione residente”.

I NUMERIEcco quindi come verranno ripartiti i posti nei centri di accoglienza della Capitale dove si prevede in totale l’arrivo o la sistemazione di individui già presenti sul territorio di 1626 persone mentre in 1559 verranno dislocati su tutto il territorio provinciale tra cui anche 771 sui Castelli. 508, per un totale di 4.356.100 euro arriveranno nei municipi centrali (I, II, III, ex XVII) dal centro storico passando per San Lorenzo e i Parioli; molti di meno invece, solo 89, tra il IV, V, VI, VII, VII, IX, dalla zona del Pigneto fino all’estrema periferia orientale per un totale di 763.175 euro. E ancora. 787 tra il X, XI, XII, tra il municipio di Ostia e quello di Portuense, arrivando fino a Fiumicino per un totale di 6.748.525 euro. E infine tra il XII, XIV, XV ed ex XVII, dalle zone di Primavalle e Trionfale fino a Tor di Quinto e Prima Porta, è previsto l’arrivo di 242 persone 2.075.150 euro.

I COMUNI DELLA PROVINCIA390 posti e 3.344.250 europer il quinto lotto: Allumiere, Anguillara Sabazia, Bracciano, Campagnano di Roma, Canale Monterano, Capena, Cerveteri, Civitavecchia, Civitella San Paolo, Fiano Romano, Filacciano, Formello, Ladispoli, Magliano Romano, Manziana, Mazzano Romano, Morlupo, Nazzano, Ponzano Romano, Riano, Rignano Flaminio, Sacrofano, Sant’Oreste, Santa Marinella, Tolfa, Torrita Tiberina, Trevignano Romano. 398 posti e 3.412.850 euro per il sesto riguarda i comuni di Affile, Agosta, Anticoli Corrado, Arcinazzo Romano, Arsoli, Artena, Bellegra, Camerata Nuova, Canterano, Capranica Prenestina, Carpineto Romano, Casape, Castel San Pietro, Castel Madama, Cave, Cerreto Laziale, Cervara di Roma, Ciciliano, Cineto Romano, Colleferro, Fonte Nuova, Gallicano nel Lazio, Gavignano, Genazzano, Gerano, Gorga, Guidonia Montecelio, Jenne, Labico, Licenza, Mandela, Marano Equo, Marcellina, Mentana, Monteflavio, Montelanico, Montelibretti, Monterotondo, Montorio Romano, Moricone, Nerola, Olevano Romano, Palestrina, Palombara Sabina, Percile, Pisoniano, Poli, Riofreddo, Rocca Canterano, Rocca di Cave, Rocca Santo Stefano, Roccagiovine, Roiate, Roviano, Sambuci, San Cesareo, San Gregorio da Sassola, San Polo dei Cavalieri, San Vito Romano, Sant’Angelo Romano, Saracinisco, Segni, Subiaco, Tivoli, Vallepietra, Vallinfreda, Valmontone, Vicovaro Romano, Zagarolo. 771 posti per 6.611.325 per il settimo lotto riguarda i comuni di Albano Laziale, Anzio, Ardea, Ariccia, Castel Gandolfo, Ciampino, Colonna, Frascati, Genzano di Roma, Grottaferrata, Lanuvio, Lariano, Marino, Monte Porzio Catone, Monte Compatri, Nemi, Nettuno, Pomezia, Rocca di Papa, Rocca Priori, Velletri.

http://www.romatoday.it/politica/centri-accoglienza-rifugiati-municipio-centro.html

PUTIN TAGLIA DEL 10% GLI STIPENDI DI TUTTI GLI IMPIEGATI DEL CREMLINO, LA SUA POPOLARITA’ IN RUSSIA SALE FINO ALL’86%

lunedì 2 marzo 2015

LONDRA – L’economia russa non sta attraversando un buon momento e quindi c’era da aspettarsi che governo e parlamento adottassero misure per ridurre la spesa pubblica ma anche in questo caso Vladimir Putin ha preso una decisione che ha colto molti di sorpresa.

Infatti proprio in questi giorni il presidente russo ha annunciato che gli stipendi dei suoi collaboratori e dei dipendenti dell’ufficio presidenziale saranno ridotti del 10% anche se non e’ chiaro quando questa misura entrera’ in vigore. Probabilmente, dal mese prossimo.

Per capire l’importanza di questa decisione basti pensare a Matteo Renzi e Sergio Mattarella che da un giorno all’altro decidano di ridurre del 10% gli stipendi dei dipendenti di palazzo Chigi e del quirinale, con la differenza che in Italia questo rimarra’ solo un bel sogno visto che nessuno ha mai osato toccare i privilegi della casta.

Ma Putin non e’ il solo che chiede di stringere la cinghia visto che pochi giorni prima il presidente della Duma (la camera dei deputati russa) Sergei Naryshkin ha lanciato un appello ai deputati di ridursi lo stipendio del 10% anche se in questo caso e’ difficile prevedere se questa misura’ verra’ approvata anche perche’ per legge i parlamentari russi non possono ricevere altre retribuzioni mentre sono in carica.

E d’altra parte, giusto per capire di che stipendi stiamo parlando, è bene sapere che nel 2011, ultimo anno disponibile, il premier Vladimir Putin ha guadagnato 3,6 mln di rubli (92.448 euro al cambio di oggi), mentre il presidente Dmitri Medvedev ha denunciato una somma di 3,3 mln rubli (84.615 euro).

I parlamentari russi guadagnano circa il 50% in meno di Putin.

Ovviamente le misure di austerita’ non finiscono qui, ma almeno Putin ha fatto capire che se bisogna fare sacrifici e’ importante che questi partano dall’alto e indubbiamente con questa mossa ha deciso di dare il buon esempio e forse non e’ un caso se gli ultimi sondaggi indicano un aumento della sua popolarita’ all’86%.

Naturalmente la stampa di regime ha pensato bene di censurare questa notizia perche’ per i giornalai servi dei poteri forti Putin e’ un pazzo assassino da fermare a tutti i costi ma per loro sfortuna questi trucchi oramai non funzionano piu’ perche’ sempre piu’ persone hanno capito che il leader russo fa gli interessi del suo popolo e lo rispettano perche’ nonostante i suoi difetti non ha svenduto il suo paese ai vari avvoltoi dell’alta finanza.

Purtroppo non possiamo dire lo stesso di  Letta, Monti e Renzi.

GIUSEPPE DE SANTIS – Londra

putin5

http://www.ilnord.it/c-4110_PUTIN_TAGLIA_DEL_10_GLI_STIPENDI_DI_TUTTI_GLI_IMPIEGATI_DEL_CREMLINO_LA_SUA_POPOLARITA_IN_RUSSIA_SALE_FINO_ALL86