Ospitaletto, cromo esavalente 70 volte oltre i limiti nel cantiere Tav

 Sotto la Tav cromo esavalente 70 volte oltre i limiti consentiti: la zona è quella di Ospitaletto e i dati sono stati resi noti dall’Arpa che da tre anni sta monitorando l’area. Dopo aver trovato traccia del cromo sotto la terza corsia dell’autostrada A4 durante i lavori per la Brebemi – a due chilometri dalla nuova scoperta – oggi è il cantiere Tav a riservare l’amara sorpresa. La Provincia di Brescia, però, in questo caso avrebbe già individuato un colpevole: “Gli esiti del monitoraggio hanno accertato il supero delle concentrazioni soglia a valle idrogeologica dell’insediamento cromatura Cotelli di via Padana Superiore” si legge nel verbale, riportato dal Corriere della Sera. In attesa dell’ordinanza che impone la bonifica Legambiente però avverte di nnon fermarsi alla sola fonte inquinante, perché “ lungo l’asse ferroviario Tav sono state ritrovate alcune discariche sconosciute e a pochi metri da qui c’è la discarica Pianera, dove già nel 2002 fu rilevata la presenza di cromo e altre sostanze cancerogene”.

http://247.libero.it/rfocus/22483498/1/ospitaletto-cromo-esavalente-70-volte-oltre-i-limiti-nel-cantiere-tav/

 La rilevazione durante i lavori

Ospitaletto: sotto la linea Tav
cromo 70 volte oltre i limiti

La Provincia individua i colpevoli in una cromatura del paese. Ma Legambiente invita le istituzioni a cercare altri focolai nelle tante discariche della zona

La prima falda che scorre sotto il tracciato della Tav, ad Ospitaletto, è inquinata da cromo esavalente. Fino a 364 microgrammi per litro. Settanta volte oltre i limiti di legge. Lo dicono le analisi dell’Arpa, che da tre anni sta monitorando l’area di cantiere, con l’installazione di piezometri per capire la concentrazione di inquinanti. Se nel dicembre 2014 il cromo venne trovato (con valori 1400 volte oltre i limiti) a due chilometri di distanza, sotto la terza corsia dell’autostrada A4, dove si stava realizzando un sottopasso Brebemi, adesso è l’altra grande infrastruttura (la linea Tav) a portare a galla l’inquinamento pregresso di questa fetta di provincia, che in passato ha visto concentrarsi nel raggio di pochi chilometri quasi venti discariche (tra autorizzate e illegali). La Provincia di Brescia in questo caso ha però individuato un colpevole: «Gli esiti del monitoraggio hanno accertato il supero delle concentrazioni soglia a valle idrogeologica dell’insediamento cromatura Cotelli di via Padana Superiore» si legge nel verbale. Il prossimo passo sarà un’ordinanza che imporrà la bonifica. Silvio Parzanini, presidente Legambiente Franciacorta, invita però le istituzioni ad approfondire la presenza di altri focolai di inquinamento: «non ci convince l’individuazione di una sola fonte inquinante; lungo l’asse ferroviario Tav sono state ritrovate alcune discariche sconosciute e a pochi metri da qui c’è la discarica Pianera, dove già nel 2002 fu rilevata la presenza di cromo e altre sostanze cancerogene». Parzanini è categorico: «Vista l’emergenza vanno fatte al più presto le bonifiche attese e non vanno autorizzare altre discariche, come la Bosco Stella».

Terzo Valico, rimosso il direttore del Cociv

 Un uomo una garanzia

La vicenda rivelata dal prefetto Spena davanti alla Commissione rifiuti. Una pena di 4 anni per reati ambientali durante i lavori per la Tav Firenze Bologna

La rimozione del direttore tecnico del Cociv il Consorzio che sta realizzando il lavori del Terzo Valico ferroviario, a causa di una condanna per inquinamento, e poi l’ombra delle mafie sui cantieri del riempimento di calata Bettolo.

Dalle audizioni della Commissione parlamentare sui rifiuti emergono altri inediti. Nel primo caso è il prefetto di Genova Fiamma Spena a rivelare che “ancorché non collegato alla criminalità organizzata, era stato tuttavia condannato in secondo grado per uno dei reati ostativi ai fini antimafia ancorché non sussistano i collegamenti con soggetti legati alla criminalità organizzata. Questo soggetto è stato estromesso dalle funzioni di direttore tecnico”.

http://genova.repubblica.it/cronaca/2015/03/02/news/terzo_valico_rimosso_il_direttore_del_cociv-108530151/

Nettuno, la crisi è ufficiale: dimessi gli assessori

Ssshhhh ma che se ne deve parlare?!? E’ importante??!

 Nettuno, crisi politica: gli assessori consegnano le dimissioni al sindaco.

Al termine del consiglio comunale gli assessori della Giunta comunale di Nettuno Dandolo Conti, Giacomo Menghini, Gianni de Micheli, Luigi Cerchio, Luigi Visalli, Giuseppe Combi e Cinzia Scanu hanno consegnato le dimissioni al sindaco Alessio Chiavetta che, durante i lavori dell’assise, aveva fatto capire che avrebbe lasciato il suo incarico se non ci fossero state le condizioni per rilanciare l’azione amministrativa dell’esecutivo. Le dimissioni dei sei assessori certificano, di fatto, l’apertura della crisi al comune di Nettuno. E non è escluso che nelle prossime ore anche il sindaco Chiavetta faccia altrettanto dimettendosi dall’incarico. Nell’eventualità avrà venti giorni a disposizione per rimettere insieme i cocci e provare a rilanciare l’azione amministrativa. Un’impresa che sembra francamente titanica.

http://www.ilgranchio.it/index.php/politica/nettuno/5-politica-nettuno/1400-nettuno-la-crisi-e-ufficiale-dimessi-gli-assessori

Raffica di furti a Firenze: suonano i campanelli, poi entrano

Mamma che fissa questa della sicurezza. Vuoi sentirti al sicuro almeno tra le mura di casa? Che noia, “condividi” con chi ti viene a trovare quel poco che hai di stipendio o pensione, tanto le tasse e le bollette si possono dilazionare…Che bello, il crimine politically correct

 martedì 03 marzo 2015 ore 15:21

Sono cinque le persone finite in manette nella giornata di ieri

Dal furto in negozio, in abitazione, in strada fino al taccheggio: un 60enne lucano, un pregiudicato siciliano, due ragazze di origine rom ed una cittadina rumena di 44 anni.

Quest’ultima è stata sorpresa una prima volta intorno alle 13.30 a rubare 110 euro di merce, tra bottiglie di cognac e confezioni di salmone, in un centro commerciale di via Milanesi. Ma dopo circa due ore, quando è uscita dalla Questura con a carico una denuncia per furto, la donna (già nota alle forze dell’ordine e soprattutto ai commercianti della zona per i suoi analoghi precedenti) ci ha subito riprovato colpendo questa volta in un supermercato di via Cavour.

Il personale del negozio l’ha sorpresa dopo che aveva oltrepassato le casse con 3 bottiglie di whisky pregiato nascoste addosso: per lei sono scattate le manette.

In mattinata, un altro simile episodio ha visto come protagoniste due ragazze di 21 e 28 anni: dopo essersi introdotte in alcuni palazzi in via Castelnuovo Tedesco, restando però sempre a mani vuote, hanno continuato a forzare i portoni degli edifici fino a quando non sono state fermate dalla polizia. Alcuni testimoni che le avevano notate entrare negli edifici della zona hanno subito allertato il 113.

Secondo quanto ricostruito, dopo aver suonato tutti i campanelli, una faceva da palo mentre l’altra armeggiava sulla porta. Quando sono state bloccate dagli uomini delle volanti e della Squadra Mobile avevano al seguito una specie di lastra artigianale notoriamente usata per forzare le porte.

In serata, ancora un arresto per furto, questa volta di una bicicletta parcheggiata nelle rastrelliere di piazza Ghiberti. I poliziotti hanno preso il ladro in azione – un pregiudicato siciliano di 44 anni – mentre, tenaglie alla mano, stava tentando di portar via il mezzo dopo averne forzato la catena.

Durante la notte, infine, le volanti hanno arrestato un lucano di 60 anni, già noto alle forze dell’ordine, per furto aggravato continuato. L’uomo è stato fermato dopo che aveva messo a segno due colpi in serie in altrettanti esercizi commerciali di via Furini. Nelle sue tasche la polizia ha trovato alcuni oggetti atti allo scasso: un cacciavite, una chiave inglese e una torcia.

Redazione Nove da Firenze

http://www.nove.firenze.it/raffica-di-furti-a-firenze-suonano-i-campanelli-poi-entrano.htm

Napoli: Sfrattata la famiglia del 13enne seviziato con un compressore

Si ringrazia per l’indifferenza della società civile e l’italia migliore.

lunedì, 2, marzo, 2015

Ragazzino seviziato con un compressore, l’appello disperato della mamma: “Ci sfrattano”

napoli2

Lo avevano detto e lo hanno fatto: i genitori di Vincenzo, il 14enne di Pianura seviziato con un compressore lo scorso ottobre in un autolavaggio, hanno occupato la presidenza della IX Municipalità di Napoli. Il prossimo 12 marzo saranno sfrattati dalla loro abitazione.

“Non sappiamo dove andare. Non è per noi, ma per mio figlio che chiedo una mano”, ha detto mamma Stefania. A maggio, Vincenzo dovrà sottoporsi a un’altra operazione, molto delicata, di ricostruzione dell’intestino. “Lo stiamo curando, dopo il difficilissimo intervento chirurgico subito in ottobre, e non riesco ad immaginare come potrò continuare a farlo senza avere un tetto”, ha continuato la mamma di Vincenzo. Dopo la violenza, la vita del ragazzo non è più stata la stessa. “Non vuole più uscire di casa, non vuole più andare a scuola”, aveva raccontato la mamma.

Orrore a Napoli: 14enne seviziato perche’ obeso. E’ in fin di vita, un arresto

Il presidente della Munipalità, Maurizio Lezzi, ha scritto una nota all’assessore Roberta Gaeta sulla vicenda, in cui “stigmatizza il comportamento circa la mancata attenzione dell’assessore alle Politiche sociali sulla grave problematica” che la famiglia di Vincenzo sta affrontando.

today.it

http://www.imolaoggi.it/2015/03/02/napoli-sfrattata-la-famiglia-del-13enne-seviziato-con-un-compressore/

Kirchner prosciolta nel silenzio dei media italiani

Pubblicato il 2 marzo 2015 da Alessandro Grandi

Inesistenza del reato. Può bastare, come sentenza, quella emessa dal giudice federale argentino Daniel Rafecas, a proposito delle accuse rivolte alla “presidenta” argentina Cristina Kirchner in merito ad inesistenti coperture dell’Iran per un attentato nel Paese Latino Americano? “le ipotesi di reato sono insostenibili”, ha aggiunto il magistrato nella sentenza che, ovviamente, è stata del tutto ignorata dai media italiani. Dunque il castello di accuse costruito, per far contenti alcuni ambienti di oppositori, contro la presidenta si è rivelato del tutto insussistente.

Eppure, nelle scorse settimane, era stato creato un caso mondiale perché l’accusatore, il giudice Albero Nisman, era stato trovato morto (in una stanza chiusa a chiave dall’interno) e tutto il becerume politicamente corretto aveva accusato la presidenta Kirchner di aver ordinato l’esecuzione. Ora si scopre che Kirchner non avrebbe avuto la benché minima ragione per farlo, visto che non esistevano prove di un coinvolgimento del governo. E lo stesso Nisman – spiega il collega Rafecas – ne era convinto siano a dicembre, salvo poi cambiare idea senza alcuna prova. Sempre che abbia cambiato idea davvero. Ma nel mondo virtuale dell’informazione di comodo, Kirchner era comunque colpevole e Nisman un martire. A prescindere dai dati di realtà. D’altronde nelle scorse settimane il Nodo di Gordio aveva evidenziato questo tentativo di golpe “blando”, cioè morbido ed attuato per via giudiziaria. Ora anche la magistratura ristabilisce il dato di realtà e tutta la vicenda si smonta per assomigliare sempre di più ad un tentativo di colpo di stato “colorato”, come quelli annunciati sempre dal Nodo di Gordio e puntualmente confermati dal presidente venezuelano Maduro.

Una logica che, per altro, assomiglia molto a quella della vicenda di Mosca dove un oppositore ormai totalmente ininfluente, è stato assassinato in mezzo ad una strada. Cui prodest? Chiedevano i latini. A chi giova? Non alla Kirchner in Argentina, non a Putin in Russia. Giova ai loro avversari. Pronti a sacrificare personaggi mediatici ma del tutto inutili pur di sobillare le popolazioni. E pur di creare tensioni internazionali. D’altronde né le ambasciate russe né, tantomeno, quelle argentine sono in grado di contrastare l’offensiva mediatica internazionale. Una incapacità addirittura imbarazzante quando si tratta della comunicazione di Russia ed Argentina nel nostro Paese. (Il Nodo di Gordio)

http://www.barbadillo.it/37477-esteri-kirchner-prosciolta-nel-silenzio-dei-media-italiani/

Fiat Melfi, si licenziano in venti: “Ritmi infernali, non hanno retto”

Assumono giovani fino a 29 anni perché godono di sgravi fiscali (a proposito di eguaglianza per età…come vorrebbe la legge)

 Dietro la decisione dei neoassunti un’incomprensione con l’azienda, ma il segretario della Fiom Basilicata accusa: “Con questi ritmi è impossibile lavorare”

Antonio Piccirilli  · 26 febbraio 2015

Erano stati assunti dopo un lungo e difficile processo di selezione, ma il loro sogno è durato lo spazio di qualche settimana. Stremati dai ritmi della catena di montaggio e delusi dalle prospettive lavorative, una ventina di neoassunti della Fiat di Melfi ha deciso di lasciare il posto dopo appena pochi giorni di lavoro.

La loro decisione sarebbe dovuta a un’incomprensione con l’azienda: “I neoassunti si aspettavano un lavoro all’altezza delle loro qualifiche, ma dopo una settimana di formazione sono finiti a lavorare in linea”, afferma a Today Emanuele De Nicola, segretario della Fiom Basilicata.

MELFI, “RITMI IMPOSSIBILI”: LA DENUNCIA DEGLI OPERAI

Per questo primo gruppo di 300 assunti, infatti, Fiat Chrysler aveva selezionato ragazzi sotto i 30 anni, diplomati con una votazione non inferiore a 85/100 o laureati con l’obiettivo di farne – in futuro – dei team leader. Venti di loro, però, non hanno retto. La Fiom non risparmia accuse i vertici aziendali: “Sono passati dalla rappresentazione della fabbrica modello, ai ritmi infernali della catena di montaggio”.

 Insomma per la Fiom la decisione dei neoassunti nasce anche dall’impossibilità di lavorare ai ritmi serrati imposti da Fiat: “I lavoratori anziani ci dicono che non ce la fanno più: negli anni ’70 c’erano i così detti fattori di riposo, con la nuova metrica di lavoro i ritmi sono insostenibili”. A ciò si aggiunga la ‘rivoluzione’ voluta da Marchionne. “Il taglio delle pause – conclude de Nicola – ha avuto effetti disastrosi sul fisico e sulla salute dei lavoratori”.

http://www.today.it/cronaca/fiat-melfi-licenziano-venti-neoassunti.html

LE GRANDI AZIENDE ITALIANE AUMENTANO I LICENZIAMENTI (ORA FACILI, COL JOBS ACT)

Ma con la legge Fornero nonché il decreto Crescitalia di Monti del 2012 non dovevano aumentare le assunzioni?

 3 marzo – A dicembre 2014 l’occupazione nelle grandi imprese con piu’ di 500 dipendenti cala dello 0,9% rispetto al 2013 al lordo dei dipendenti in cassa integrazione (Cig) e dello 0,4% al netto della Cig. Lo rileva l’Istat. Rispetto al mese precedente, c’e’ una diminuzione dello 0,2% al lordo dei dipendenti in cassa e un aumento dello 0,1% al netto della Cig. Il numero di ore lavorate per dipendente registra, rispetto a dicembre 2013, una diminuzione del 2,4% (al netto della Cig). Il dato smentisce l’ottimismo del governo che tendeva a ”dimostrare” l’efficacia del Jobs Act. Le grandi aziende italiane non stanno affatto assumendo. Al contrario, stanno licenziando. E il Jobs Act glielo consente senza possibilità di difesa dei lavoratori.

http://www.ilnord.it/b-5372_LE_GRANDI_AZIENDE_ITALIANE_AUMENTANO_I_LICENZIAMENTI_ORA_FACILI_COL_JOBS_ACT

EMERGE LA REGINA DELLE PORCATE FATTE DA MONTI: PAGO’ 2,5 MILIARDI DI EURO AI BANKSTERS MORGAN STANLEY INVECE DI OPPORSI

C’è il processo in corso contro le agenzie di rating. Già, non tira come quello per Ruby e lo psiconano, in fondo sono solo altri soldi nostri. Perché i media dovrebbero interessarsene?

Senza contare che lo stato italiano non si è costituito parte civile. Ossequi alle banche

 lunedì 2 marzo 2015

TRANI – C’e’ un nuovo “forte elemento indiziario” contro Standard & Poor’s nel processo per manipolazione del mercato in corso a Trani. E’ – secondo la procura – il pagamento di 2,5 miliardi di euro disposto “senza battere ciglio” dal Ministero dell’Economia italiano a Morgan Stanley dopo il declassamento del rating italiano (da A a BBB+) deciso “illegittimamente e dolosamente” da S&P nel 2011 “al solo fine di danneggiare l’Italia”.

Il pagamento era previsto da una clausola del contratto di finanziamento tra il Mef e la banca d’affari americana. Cosa c’e’ di strano? Apparentemente nulla, se non un particolare che la Consob ha comunicato alla procura di Trani: Morgan Stanley e’ tra gli azionisti di Mc Graw Hill, il colosso che controlla Standard & Poor’s.

I nuovi particolari emergono dalle indagini integrative svolte dal pm Michele Ruggiero dopo la conclusione dell’inchiesta che ha portato al rinvio a giudizio di S&P e di cinque tra manager e analisti dell’agenzia internazionale di rating: l’ex presidente mondiale Deven Sharma, il responsabile per l’Europa Yann Le Pallec, e i tre analisti senior del debito sovrano che firmarono i report sull’Italia, Eileen Zhang, Franklin Crawford Gill e Moritz Kraemer.

Gli atti sono stati depositati al Tribunale dinanzi al quale il 5 marzo riprendera’ con le eccezioni preliminari il processo a S&P al quale hanno chiesto di costituirsi parte civile le associazioni dei consumatori e partecipano come persone offese Bankitalia e Consob.

Assente invece il Mef.

“Adesso capiamo – ironizza Renato Brunetta (Fi) su Twitter – perche’ Palazzo Chigi e Ministero dell’Economia non si sono costituiti parte civile”.

La tesi degli inquirenti tranesi che trapela dai nuovi atti e’ che, di fatto, qualcuno con il downgrade del debito italiano ha guadagnato 2,5 miliardi di euro.

Dalle carte emerge che, a partire dagli anni Novanta, ci furono contratti di finanziamento tra il Mef e banche d’affari statunitensi nei quali c’erano clausole bilaterali nelle quali si diceva che in qualsiasi momento i contratti potevano essere chiusi e sarebbe stato liquidato l’attivo alla parte cui spettava.

Con Morgan Stanley, invece, la clausola era unilaterale.

Poteva essere esercitata – secondo l’accusa – solo dalla banca al verificarsi di due condizioni: il declassamento dell’Italia e se vi fosse stata un’esposizione elevata verso il nostro Paese (se la banca cioe’ avesse avuto in portafoglio molti titoli italiani).

Di fatto – ragionano gli inquirenti – appena viene declassata l’Italia nel settembre 2011, Morgan Stanley recede dal contratto e chiede al Mef la liquidazione dell’attivo in suo favore per circa tre miliardi di euro, ottenendone 500 mila in meno.

Il Ministero dell’Economia e Finanza, pur sapendo che c’era un procedimento penale in corso a Trani che dubitava della legittimita’ della condotta delle agenzie di rating, paga “senza battere ciglio”. E all’epoca del pagamento ministro ad interim era Mario Monti.

Per il pm Ruggiero, il fatto che S&P e’ legata a livello azionario a Morgan Stanley, che la banca ci ha guadagnato 2,5 miliardi e che il Ministero dell’Economia e Finanza, pur potendo tergiversare nel pagamento non lo ha fatto, sono elementi che rafforzano la tesi del “dolo puro manipolativo” contestato alla societa’ di rating.

Agli atti – a quanto si apprende – c’e’ anche un particolare: quando il Mef liquido’ nel 2011 i 2,5 miliardi a Morgan Stanley, ai vertici della banca Usa c’era Domenico Siniscalco, prima ex direttore generale del Tesoro e poi ministro dell’Economia italiano. E chi fu il presidente del Consiglio che autorizzò il pagamento? Lo ripetiamo: Mario Monti. Che fece perdere all’Italia 2,5 miliardi di euro regalandoli alla banca d’affari americana.

A fronte di queste allucinanti notizie giudiziarie, le associazioni Adusbef e Federconsumatori “stanno studiando ulteriori denunce penali” nei confronti del ministero dell’Economia e delle Finanze, il cui comportamento viene definito “scandaloso” in relazione a quanto emerso dalle indagini della Procura di Trani su alcune agenzie di rating, coinvolte in un processo.

Lo rendono noto in un comunicato congiunto i presidenti delle due associazioni, Elio Lannutti (Adusbef) e Rosario Trefiletti (Federconsumatori). Il riferimento e’ alla circostanza, emersa dalle indagini della Procura, del pagamento di 2,5 miliardi di euro disposto “senza battere ciglio” dal ministero dell’Economia italiano alla banca d’affari americana Morgan Stanley dopo il declassamento del rating italiano (da A a BBB+) deciso “illegittimamente e dolosamente” da S&P nel 2011 “al solo fine di danneggiare l’Italia”.

Redazione Milano

http://www.ilnord.it/index.php?id_articolo=4107#.VPRSE2j4KXc.facebook

Patrizia Prestipino borseggiata in metro, rabbia dell’esponente Pd su Facebook: «Non sono riuscita a reagire»

Benvenuta nel regno di noi comuni mortali, quello che voi ci avete imposto

 politica del Pd romano, ex assessore provinciale e presidente di municipio, borseggiata a Termini. Ebbene sì, non capita solo ai cittadini, ma anche agli amministratori: nessuno è al sicuro quando si tratta di fronteggiare la criminalità inarrestabile nella metropolitana della Capitale.

Patrizia Prestipino del Pd borseggiata in metro

A testimoniare la propria brutta esperienza è stata oggi Patrizia Prestipino, ex assessore provinciale allo Sport con la giunta Zingaretti (Pd). La donna, che è stata presidente dell’ex Municipio XII (Eur-Torrino) e che oggi è membro della Direzione Nazionale del Partito Democratico (tra le prime persone a schierarsi con Matteo Renzi, molto prima che diventasse premier), ha affidato a Facebook il suo sfogo: «Appena borseggiata sulla metro A», ha scritto, «Contanti prelevati di fresco, bancomat, patente, carta identità, tessera sanitaria e pure la tesserina per fare le fotocopie a scuola. Mancava quella del teatro e avevo fatto bingo. E pensare che alla spinta improvvisa di quelle tre facce da cavolo non sono riuscita a reagire, perché si sono richiuse subito le porte».

Non solo, perché la Prestipino ha sperimentato a sue spese anche la rassegnazione di chi, addetto al controllo, ormai la prende con filosofia: «Sono andata alla stazione Barberini a denunciare il fattaccio: tutti gentilissimi per carità, però: “Sa signora, capita sempre: a un gruppo di cinesi in partenza per Fiumicino hanno appena rubato 1700 euro in contanti”».

Eh già, perché ormai a Roma è considerato normale quello che in ogni altra grande capitale sarebbe uno scandalo: stazioni dei treni e della metro prese d’assalto da bande di adolescenti rom che tendono dei veri e propri agguati ad anziani, donne e turisti.

Delinquenti che, nelle vesti di innocenti ragazzine, quando non chiedono il “pizzo” appostandosi vicino alle macchinette automatiche dei biglietti si dispongono sulle porte scorrevoli dei vagoni, aspettando quell’attimo di distrazione per arraffare borse, portafogli e cellulari. Una situazione inaccettabile che i cittadini, stanchi e arrabbiati, denunciano da mesi. Eppure loro sono ancora lì, con i loro sguardi di sfida, sapendo che tanto anche stavolta riusciranno a farla franca.

L’amarezza di Patrizia Prestipino, che è un politico “in trincea”, sempre fra la gente (il fatto che viaggi in metro e non in auto blu o in bicicletta con la scorta ne è la prova) è la stessa che oggi accomuna tutti i cittadini che viaggiano sui mezzi pubblici: «È Roma, bellezza», scrive lei su Facebook. Ma a questa Roma anche affiancare il termine “bellezza” suona davvero inappropriato.

Martedì 3 Marzo 2015, 01:14 – Ultimo aggiornamento: 10:03

http://www.ilmessaggero.it/ROMA/CRONACA/patrizia_prestipino_borseggiata_metro/notizie/1214108.shtml