LA GUERRA DEI DERIVATI E IL SEGRETO DI STATO IMPOSTO DAL GOVERNO RENZI. CHI PAGA I BUCHI MILIARDARI?

Il democratico renzi e tutta la sua società civile che non ha mai niente da obiettargli

9 ottobre 2015 autore: Andrea Cinquegrani

Prendi i soldi e scappa. Poi cerchi di oscurare la notizia, fai in modo che tutto resti “per legge” nascosto, se qualcuno protesta lo mandi caso mai sotto processo e se i cittadini sbraitano li spedisci in galera come succede con i no Tav. Siamo in una repubblica della banane centro-sudamericana o dove?

A quanto pare siamo certamente alla frutta, con un esecutivo che promette efficienza & trasparenza e garantisce solo impunità a chi deruba i cittadini-risparmiatori. Se c’era bisogno della prova del 9, Renzi in persona l’ha appena fornita, apponendo – udite udite – il segreto di Stato sui derivati, ossia la rapina del secolo messa a segno, a partire dagli anni ’90, dalle banche a spese della collettività, e per garantire i loro illeciti “ingrassi”. Il segreto di Stato – lo insegnano ormai anche ai bimbi delle elementari – può essere invocato da un governo in casi ‘estremi’, ad esempio in occasioni di conflitti internazionali. Negli ultimi anni era stato chiesto e applicato – in modo anche lì illegale – a proposito del clamoroso caso Abu Omar, un rapimento ammantato dalla ragion di stato. E peggio ancora nei dossieraggi – per cinque anni, dal 2001 al 2005 – a carico di magistrati e giornalisti accusati di ordire un complotto anti Berlusconi: ma il numero uno del Sismi, Nicolò Pollari, e il suo fido collaboratore Pio Pompa, sono stati appena assolti dal tribunale penale di Perugia, proprio perchè hanno invocato il “segreto di Stato” (va avanti l’azione civile degli spiati, evidentemente, danneggiati nella loro privacy e non solo).

Incredibile ma vero, il governo Renzi ha pensato bene di nascondere la patata bollente dei derivati – un vero crac di Stato, una bancarotta dalle dimensioni stratosferiche, già pari a 17 miliardi di euro nel solo quadriennio 2011-2014 e la possibilità di lievitare fino a 42, una bella tassa da 1000 euro per ogni italiano – sotto il tappeto. Ossia invocando nientemeno che il “Segreto di Stato”. Ecco cosa ha appena messo nero su bianco la Commissione d’accesso agli atti, a proposito della possibilità e soprattutto del diritto, non solo da parte dei cittadini, ma degli stessi parlamentari, di conoscere quei “contratti” stipulati dal Tesoro con le 21 sorelle dei credito: “i titolari del diritto sono i soli soggetti privati portatori di un interesse qualificato e differenziato ad accedere a documenti amministrativi”.

Perchè questo blitz dell’esecutivo Renzi? Subito spiegato. Una settimana prima 90 tra senatori e deputati 5 Stelle e il presidente dell’Adusbef, Elio Lannutti, avevano consegnato nelle mani del procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone, un documentato esposto proprio per denunciare il bubbone derivati e l’assoluta mancanza di trasparenza, nonostante una precisa richiesta di “accesso agli atti” dello scorso febbraio. Le ipotesi di reato, avanzate dai grillini, sono di “sottrazione di atti o documenti concernenti la sicurezza dello Stato” e “Usurpazione del potere politico”, proprio in virtù del fatto – spiegano – che “il diniego ai rappresentanti di una delle principali forze politiche presenti in parlamento non fosse supportato dal vincolo del segreto di stato”.

Sul banco degli imputati, in prima fila, il ministro dell’Economia Carlo Padoan e il “direttore generale del debito pubblico”, Maria Cannata, la quale, fra l’altro, è stata la prima a negare l’accesso agli atti di dodici deputati 5Stelle della quinta e sesta commissione della Camera. E quale incredibile scusa avevano trovato, a luglio, Padoan e Cannata per evitare ogni possibile informazione & trasparenza? “La divulgazione di eventuali notizie – hanno sostenuto – creerebbe una turbolenza di mercato”. E hanno dato quindi “parere negativo alla divulgazione di dati contrattuali”. Disco verde, invece, per le banche nelle loro spericolate operazioni border line: a giugno scorso, del resto, i 21 istituti di credito avevano spedito “una raffica” di lettere al ministero dell’Economia, suggerendo addirittura la “formula magica” anti glasnost – ricostruisce Lannutti – poi recepita in toto dalla commissione di accesso.

La scorsa primavera, poi, un altro campanello d’allarme. Una denuncia dell’associazione “Wired” proprio sulla mancanza di trasparenza dei contratti sui derivati. Denuncia che deve essere discussa proprio ad ottobre davanti al Tar e che conteneva già un’avvisaglia e una quasi-profezia: “il governo – scrivevano il 7 agosto scorso – dovrebbe porre solo il segreto di Stato su questi documenti per poter motivare la segretezza sulla base del diritto”. Cosa che il governo, incredibilmente, ha appena fatto.

Del resto, uno dei cavalli di battaglia delle truppe renziane è stata sempre la massima trasparenza sugli atti della pubblica amministrazione, che deve trasformarsi (sic) in una “casa di vetro”. E’ stato lo stesso premier ad annunciare in pompa magna “la rivoluzione nel rapporto cittadini-pubblica amministrazione, tale per cui – ecco il Verbo – il cittadino può quotidianamente verificare ogni gesto che compie il suo rappresentante”. Nel segno della conclamata trasparenza è stata varata appena il 4 agosto la riforma stessa della Pubblica amministrazione che all’articolo 7 dà espressa delega al governo in materia di diritto all’informazione da parte dei cittadini: una sorta di “Freedom of Information Act”, hanno suonato le grancasse renziane, già ben sperimentate con il tanto strombazzato Jobs Act.

Ancora. E’ stato il primo ministro in persona ad auspicare la fine di tutti i segreti di Stato, la caduta dei Muri di gomma su tante tragedie, la luce sui troppi buchi neri della nostra storia repubblicana. La fine di tutte le collusioni, le connivenze, le zone grigie. Ed è stato un suo braccio destro, il capo del DIS (Dipartimento Informazioni per la Sicurezza), Giampiero Massolo, ad annunciare il nuovo corso, “dalla parte dei cittadini, per una reale trasparenza”. Ecco cosa sostiene Massolo: “Le migliaia di documenti che da oggi ogni semplice cittadino potrà consultare contribuiranno a una ricostruzione più compiuta, a una conoscenza vera dei fatti e potranno dare forma a un processo di riconciliazione con il passato in grado di farci guardare, finalmente, al futuro”.

E adesso? Neanche fossimo entrati in guerra – ma con questi chiari di luna e l’annunciato impegno anti Isis tutto è ormai possibile – eccoci al Segreto di Stato salva banche, il salvagente ad hoc non per i risparmiatori che hanno sudato una vita, ma per i Bankster che hanno saccheggiato le nostre tasche e svaligiato le casse dello Stato. Cin cin.

Per approfondire:

DOSSIERAGGI ILLEGALI DEL SISMI. A PERUGIA PRESCRITTI POLLARI E POMPA. MA LE PARTI CIVILI CHIEDONO I DANNI

leggi

 Le pagine sui derivati tratte dal libro ‘Bankster’

Pagine da BANKSTER-I derivati

http://www.lavocedellevoci.it/?p=3381

L’EUROPA HA DECRETATO: L’ITALIA AVRA’ NON 1 MA 7 DEPOSITI DI SCORIE NUCLEARI

Grazie europa dei popoli ed a tutti gli euroentusiasti, i futuri malati di tumore lasciati anche senza sanità dal moralmente superiore politically correct solidale Renzi

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 di Gianni Lannes

Gli euroburocrati che decidono il destino del popolo italiano pensano che italiane ed italiani siano soltanto carne da macello, al massimo cavie per esperimenti non autorizzati dalla gente, ma che comunque vanno in onda sulla nostra pelle di esseri socialmente disuniti.

Dopo aver affondato impunemente per decenni centinaia di navi dei veleni e migliaia di container zeppi di scarti pericolosi delle industrie tedesche, francesi, elvetiche, olandesi  eccetera – sempre a Bruxelles si sono detti: perché scontentare Piemonte, Lazio, Campania e Basilicata, che si terranno per sempre le scorie. E non fare una sorpresa alla Sardegna?

«Il Deposito Nazionale sarà costituito da una struttura di superficie, progettata sulla base degli standard IAEA e delle prassi internazionali, destinata allo smaltimento a titolo definitivo dei rifiuti radioattivi a bassa e media attività».

E’ quanto è scritto a pagina 30 dell’audizione Sogin Spa, ovvero «Atto del Governo n° 58 (Gestione combustibile nucleare esaurito e rifiuti radioattivi)».

2014_01_08_-_Sogin-30

Dunque, la prima menzogna del Governo italiano è che non ci sarà un unico deposito nazionale. Infatti, per i rifiuti nucleari più pericolosi, ad alta attività o se preferite di terza categoria, è previsto un deposito di smaltimento geologico, vale a dire, nelle profondità della terra. 

http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2014/04/scorie-nucleari-i-trucchi-per-conto.html

apat, inventario rifiuti radioattivi 2004-6

FONTE APAT

In passato, lo Stato italiano ha nascosto una quantità consistente di scorie nucleari, ben 350 metri cubi provenienti dalla centrale atomica militare di Pisa (Camen, già Cresam infine Cisam) nella miniera di Pasquasia in Sicilia (chiusa inspiegabilmente, seppure produttiva), dove ha operato l’Enea per un esperimento in materia di confinamento di scorie nel sottosuolo.

apat, inventario rifiuti radioattivi 2004-30

fonte APAT

E’ sufficiente esaminare il primo inventario nazionale sulla contabilità nucleare redatto dall’Enea nel 2000 e successivamente dall’Apat, per appurare che dei 700 metri cubi sfornati dal reattore RTS 1, gestito dallo Stato Maggiore della Difesa, mancano oggi all’appello appunto 350 metri cubi. 

I depositi di rifiuti nucleari realizzati recentemente dalla Sogin – a Trino, Saluggia, Bosco Marengo, Borgo Sabotino, Garigliano, Trisaia – non sono “confinamenti temporanei” o momentanei, anche se le autorità, gli esperti di regime unitamente agli ambientalisti venduti al miglior offerente, lo vogliono far credere a tutti gli ingenui. Il settimo deposito di superficie sarà impiantato in Sardegna. “Tanto i sardi si vendono in cambio di qualche posto di lavoro, e poi sono già imbottiti di scarti radioattivi che dai vasti poligoni militari sono fluiti nel ciclo biologico”, hanno pianificato dall’alto quelli che comandano a casa nostra, beninteso per conto terzi.

Altra menzogna di Stato: la quantità di scorie da allocare nel predetto sito sardo. L’ultimo inventario nucleare dell’Apat tra rifiuti e combustibile irraggiato, indica una quantità complessiva di 26.137 metri cubi. La Sogin, invece, ne ha già stimato 90 mila metri cubi. Qual è la reale provenienza di ben oltre 60 mila metri cubi di scorie atomiche? La risposta è scontata: l’Europa.

Basta una semplice ricerca e due minuti di tempo per appurare che dietro le due direttive Euratom (2009/71 – 2011/70) si nascondono nientedimeno che i soliti profittatori internazionali. La Svizzera, ad esempio, non fa parte dell’Unione europea, ma detta legge in materia di spazzatura nucleare, dopo aver già inondato il nostro Paese, con la sua incontenibile immondizia chimica e nucleare.

http://www.arius-world.org/

 http://www.erdo-wg.eu/Home.html

Documento_ENEA_Direttiva_Euratom-1

 Agli scettici, a parte il decreto legislativo del 4 marzo 2014, emanato da Napolitano,  si raccomanda la lettura di un illuminante documento dell’Enea stilato ad uso del Governo italiano, licenziato espressamente il 3 febbraio 2014 per le Commissioni riunite Ambiente e Industria Senato della Repubblica si legge:

«All’art. 3 comma 6 vengono fissate le condizioni alle quali sono soggette le spedizioni, importazioni ed esportazioni di rifiuti radioattivi e di combustibile nucleare esaurito che possono essere smaltiti anche in Paesi Terzi con i quali siano vigenti specifici accordi sotto l’egida della Comunità. Infatti la Direttiva riconosce esplicitamente i possibili benefici di un approccio “dual track”, tendente ad affiancare alla creazione di un deposito nazionale anche un deposito geologico multinazionale condiviso, che possa essere incluso nei programmi di gestione dei rifiuti radioattivi nei vari Paesi Europei. Per quanto riguarda i rifiuti ad alta attività, l’ENEA aderisce all’Associazione privata “ARIUS” (Association for Regional and International Underground Storage, con sede in Svizzera) dalla sua creazione nel 2002, della quale ha anche detenuto per qualche tempo la presidenza e partecipa ai lavori di ERDO-WG (European Repository Development Organisation – Working Group). Tale gruppo ha la proprietà del concetto di deposito consortile europeo condiviso per quelle nazioni che, essendo dotate di modesti inventari di rifiuti nucleari, troverebbero di difficile gestione ed antieconomica la collocazione di tali materie in un deposito definitivo nazionale. La Direttiva, anche per il lavoro di sensibilizzazione svolto da ARIUS presso la Commissione Europea, considera questa opzione anche in caso di destinazione verso Paesi terzi esterni all’Unione, previo accordo con la Comunità (Ch.1 Scope, Definitions and General Principles, art.4, punto 4). Si ritiene necessario sottolineare che l’adesione dell’Italia alla costituzione del consorzio ERDO (European Repository Development Organisation) per lo sviluppo di un deposito geologico profondo regionale condiviso in ambito europeo è una opzione importante sia dal punto di vista politico, che dal punto di vista dell’accettabilità sociale; prevede una strategia ed una decisione a livello istituzionale, anche alla luce di quanto avvenuto in Italia con l’esito del referendum che ha, di fatto, sancito la chiusura del programma nucleare nel nostro Paese e, quindi, il proprio inventario dei rifiuti radioattivi rimarrà nei prossimi anni pressoché stabile».

Esaminando una miriade di carte ufficiali (Governo, Sogin, Enea, Unione Europea, Iaea) è facile rendersi conto che dietro a tutto si profila un unico intento, mascherato a parole dalla sicurezza ambientale, vale a dire, il profitto economico a tutti i costi quel che costi. 

Dagli anni ’50 non è cambiato nulla, sempre a prendere ordini dagli “alleati” angloamericani. Nel 1959 ad Ispra in provincia di Varese, viene allestito il primo reattore nucleare (impianto di ricerca poi regalato all’Europa): è la premessa per la produzione di energia generata dall’atomo, senza valutare le conseguenze ambientali e sanitarie, sul territorio e da danno della popolazione. Così l’Italia eterodiretta per volere di Washington innalza le sue centrali in luoghi inidonei, con il fine certo di produrre energia elettrica, ma al contempo plutonio, utile per le bombe atomiche. Latina con il reattore a grafite e uranio. Trino Vercellese e Garigliano alimentate dall’uranio arricchito. Nel 1980 giunge anche Caorso, in mezzo al Po, un impianto che funziona con gli stesso combustibili del Garigliano. Nel frattempo, dal 1963 è attiva anche la centrale nucleare militare, ovviamente segreta del Camen, oggi Cisam, ed una miriade di reattore nucleari di ricerca: università di Palermo, Milano, Padova, Pavia. L’Italia non aveva e non ha una politica ecologica  di smaltimento della spazzatura nucleare. Non a caso – attesta la banca dati internazionale Iaea – nel 1967 inabissa i primi 23 metri cubi di scorie nucleari, consentendo in seguito ad alcuni Stati europei che vanno per la maggiore (Germania, Francia, Svizzera, ad esempio) di inabissare nel Mediterraneo di tutto e di più.

A metà degli anni ’60 il Governo italiano realizza in Basilicata il primo cimitero nucleare, mascherandolo con un centro di ricerca, prima del CNEN, poi dell’ENEA. Alla Trisaia, a parte l’Itrec, ha operato attivamente l’Eni con una fabbrica di combustibili nucleari in società con un’azienda del governo inglese, ossia l’UKAEA. Le 86 barre dell’Elk River cedute da Washington – 20 soltanto riprocessate – sono ben altra cosa cosa, ovvero il ciclo uranio-torio. L’Eni ai magistrati ha sempre negato la produzione di plutonio alla Trisaia. Ma a luglio del 2013, in un’operazione quasi segreta, sono stati portati via da questo centro atomico in Lucania, ben 20 chilogrammi di uranio e plutonio, poi imbarcati su una nave diretta negli Stati Uniti d’America. Obama al recente vertice europeo di fine marzo ha ringraziato i maggiordomi della repubblichetta delle banane, per la cessione gratuita del materiale strategico. Appunto: quanto plutonio è stato prodotto dalle 5 centrali nucleari italiane? A proposito mister Napolitano, dove è finito?

Ma chi si è arricchito realmente con l’affarone dell’atomo nel belpaese? Vediamo un pò: prevalentemente società nordamericane e inglesi: General Electric, Westinghouse, Abb, Ukaea, Eni, Enel, Fiat. A pagare in termini economici nonché di perdita di salute è soltanto la popolazione, che non ha avuto benefici di alcun genere. Infatti l’attività di decomissioning viene finanziata dall’ignaro contribuente italidiota attraverso la componente A 2 della tariffa elettrica (la bolletta della luce). Lo hanno stabilito il Decreto interministeriale 26 gennaio 2000, la legge 83 del 2003 e il decreto interministeriale 3 aprile 2006.

Nel 1999 lo Stato ha inventato la Sogin un eufemismo, il cosiddetto decommissioning, inserendola nel portafoglio del ministero del tesoro. Nel 2010 la Corte dei Conti ha bocciato la gestione Sogin, oggi in nettissimo ritardo sulla tabella di marcia. In ogni caso, le ecomafie di Stati e le multinazionali del crimine ringraziano lo Stato tricolore. Tanto pagano sempre i “fessi”. A proposito Matteo Renzi, che ne sarà della centrale nucleare della Difesa, in riva al Tirreno in quel di Pisa?

  RIFERIMENTI:

http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=NUCLEARE

 http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=PASQUASIA

  http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=CAMEN

http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=ENEA

http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=ENI

http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=NAVI+VELENI

http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=la+spezia

http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=OJ:L:2011:199:0048:0056:IT:PDF

http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=OJ:L:2009:172:0018:0022:IT:PDF

http://www.world-nuclear.org/info/nuclear-fuel-cycle/nuclear-wastes/international-nuclear-waste-disposal-concepts/

http://www.fanr.gov.ae/En/MediaCentre/News/Pages/UAE-Nuclear-Regulator-hosts-Radioactive-Waste-Management-Workshop-for-the-Middle-East-and-North-Africa-.aspx

http://www.iaea.org/INPRO/4th_Dialogue_Forum/DAY_4_2_August-ready/3._-_Kickmaier_INPRO_Forum_Aug_2012.pdf

http://www.nirs.org/mononline/nm746_48.pdf

http://www.world-nuclear.org/info/Nuclear-Fuel-Cycle/Nuclear-Wastes/Radioactive-Waste-Management/

http://www.enea.it/it/produzione-scientifica/pdf-volumi/RDSSintesi200911I.pdf

http://www.arius-world.org/pages/pdf_2008/WM_08_paperSAPIERRCMcC.pdf

http://www.arius-world.org/pages/pdf_2006_7/05_Braunschweig_11_2007%20.pdf

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http://www.arius-world.org/pages/pdf_2006_7/D-Bulletin%20of%20Atomic%20Scientists%20publication-in%20Press.pdf

http://www.arius-world.org/pages/pdf_2006_7/02-Las%20Vegas%20IHLRWM,%20Apr30-May4-2006.pdf

http://www.arius-world.org/pages/pdf2005/ICEM-1329-Stefula-McCombie.pdf

http://www.arius-world.org/pages/pdf2005/IAEA_Safety_Conference-Tokyo-October.pdf

http://www.arius-world.org/pages/pdfs_pub/Dubrovnik%202004%20SAPIERR.pdf

http://www.sapierr.net/

http://www.earth-prints.org/bitstream/2122/1142/1/Amorino-Quattrocchi.pdf

Si oppone al business dei clandestini a Lampedusa, incendiano la sua auto

Nessuna solidarietà a questa donna? Donna di serie B? La democrazia dei moralmente superiori contro le discriminazioni…….

Ieri notte, nell’isola delle Pelagie, Stella Migliosini, cittadina e attivista del luogo, è stata vittima della più classica delle intimidazioni di stampo mafioso.

  La sua auto è stata incendiata.

Stella Magliosini è da anni impegnata a denunciare le attività pro-clandestini della giunta Nicolini.

Alla lampedusana è arrivata la solidarietà di Forza Nuova: “Un’auto incendiata si ricompra, sono certo che Stella continuerà più motivata che mai a denunciare le discriminazioni contro i lampedusani della giunta Nicolini e le ipocrite speculazioni del business dell’accoglienza, su cui qualcuno vorrebbe fondare il futuro economico e occupazionale dell’isola, senza paura e faccia a faccia, così come ha sempre fatto”.

Se sei contro il business dell’immigrazione ti perseguitano le autorità e i loro picciotti. Ovviamente, non ci riferiamo alla Nicolini, come avrete ben capito. Il fatto che una sua nemica politica sia stata colpita, è solo un evento casuale.

da VoxNews

.- See more at: http://www.riscattonazionale.it/2015/10/15/si-oppone-al-business-dei-clandestini-a-lampedusa-incendiano-la-sua-auto/#sthash.oFreG8kE.dpuf

I GRANDI AFFARI DELLE COOP ROSSE, DELLA FRESCA ALLEANZA 3.0 E DEL COLOSSO DI POLIZZE & ALBERGHI, UNIPOL

Si oppone alle cosche delle coop che “gestisce” i migranti, incendiata la sua auto (ovviamente era un fascista xenofobo no?)

7 ottobre 2015 autore: Andrea Cinquegrani

Le mitiche coop rosse sono oggi diventate un tassello strategico nell’economia e nelle finanze di casa nostra. E’ appena nato, infatti, il super colosso della distribuzione Coop Alleanza 3.0, che riunisce le tre realtà più “ricche”, ossia Coop Nord Est, Coop Adriatica e Coop Estense. Tre big del consumo da 5 miliardi di fatturato, 22 mila dipendenti, oltre 400 punti vendita di cui quasi 60 ipermercati.

Non basta. Perchè la forza della neonata Super Coop si misura anche dalla sua presenza nel mercato finanziario. E assicurativo. Secondo gli analisti, Coop Alleanza 3.0 ha in mano un quinto del pacchetto azionario di Unipol, l’ex compagnia del fu Pci, poi man mano cresciuta e ora corazzata di polizze & dintorni: una metà direttamente, l’altra metà attraverso alcune sigle contenute nello scrigno di Finsoe, che custodisce tutte le ricche partecipazioni del sistema coop.

Tripartizan la spartizione delle poltrone di vertice, come nelle migliori tradizioni “politiche”: ossia tre amministratori delegati, espressione delle tre maxi coop, ognuno con la sua delega pesante. Il futuro presidente di Coop Alleanza 3.0 – con delega ai servizi centrali e alle politiche sociali – sarà Adriano Turrini, oggi al vertice di Coop Adriatica; a Massimo Ferrari, di marca Estense, viene assegnata la “gestione caratteristica” (boh) mentre Paolo Cattabiani, targato Nord Est, si occuperà di finanza e sviluppo (è anche nel cda di Unipol). Una “gestazione” durata sei mesi, capace di superare “incomprensioni e personalismi”, ammette Turrini, ma il futuro, a quanto pare, è tinto – se non più di rosso – almeno di rosa. Gli ipermercati, infatti, dopo un boom hanno segnato il passo. Ma ora paiono in ripresa. “Da inizio anno – rassicura lo stesso Turrini – nelle gallerie commerciali registriamo un 5,7 per cento di incrementi nelle presenze e un 3 per cento nelle vendite. Segnali incoraggianti”.

Prosegue, quindi, la Lunga Marcia di Unipol per acquisire una postazione sempre più strategica nel firmamento del capitalismo nostrano. Del resto, i “compagni” bolognesi avevano già dato un forte segnale con il colpaccio Sai, la storica compagnia di casa Ligresti al centro di maxi inchieste giudiziarie e di non pochi dubbi sulle provenienze dei capitali. A “lavare” tutto ha provveduto, con grosso acume finanziario, il Gran Timoniere di Unipol, Carlo Cimbri, rampante al punto giusto da tentare con successo operazioni che nessuno mai avrebbe osato immaginare, neanche nei più vetusti salotti dei barba-capitalisti. Ricordate le telefonate dell’ex ministro degli Interni Cancellieri alla famiglia Ligresti per aiutare i rampolli della dinasty nelle vicende galeotte? Nessun problema, invece, per Unipol, che di Fonsai ha fatto un sol boccone, riuscendo a digerirne tutte le problematiche più “pesanti”.

Un modo come un altro – l’operazione Sai – per “dimenticare” la mancata acquisizione di Bnl-Antonveneta, la famosa scalata alle banche, tanto sognata da Massimo D’Alema e compagni per entrare finalmente nei salotti che contano.

Ma c’è anche una consolazione bis, per Unipol & compagni di merende. La fresca sentenza della Cassazione che condanna Silvio Berlusconi e il suo quotidiano per una delle poche cose serie che hanno fatto nelle loro carriere. E cioè la documentata denuncia della tentata scalata, pubblicata sulle colonne del Giornale, esercitando il diritto-dovere d’informare i cittadini. “Ma allora, abbiamo una banca!”, gongolava Piero Fassino al telefono con il furbone del quartierone, Giovanni Consorte, a quel tempo al vertice di Unipol. La Cassazione ha confermato la condanna, fregandose di ogni diritto di cronaca, e mostrando palesemente di difendere gli interessi dei Palazzi. Non basta, perchè il sindaco di Torino, Fassino, beccherà 80 mila euro di risarcimento danni, con ogni probabilità perchè è stata violata la sua privacy. Ai confini della realtà. Non vengono perseguiti comportamenti illeciti, pur solo tentati (o meglio, non andati a buon fine), ma chi osa denunciarli: anche se sono i cronisti dell’ex Cavaliere.

E la ciliegiona sulla torta è la scalata nella hit dei 5 stelle e non solo. Grazie alle recenti acquisizioni, infatti, Unipol ha rapidamente acquisito la pole position nel settore alberghiero, come abbiamo documentato un paio di mesi fa. E ancor più potrà fare – diventando la numero uno a livello nazionale, e superando quindi i colossi internazionali della ricettività – grazie ai pingui fondi che pare intenzionata a erogare la generosa Cassa depositi e Prestiti, sempre più al servizio dei “desiderata” del premier Matteo Renzi, e pronta ad aprire i rubinetti verso le imprese che bussano a danari: oggi il timone è nella mani di Claudio Costamagna, il nuovo “mister Sportello”, un po’ come negli anni d’oro della prima repubblica era ‘O ministro Paolo Cirino Pomicino, prima presidente della strategica commissione Bilancio, poi titolare della Funzione Pubblica e quindi dello stesso Bilancio.

E dai clienti di Unipol Banca arrivano non poche proteste. Servizi poco efficienti, lungaggini nelle pratiche, una burocrazia quasi “sovietica”. “C’è scarsa attenzione alla clientela di tutti i giorni – ammettono a Bologna – perchè qui vogliono pensare ormai solo in grande. Quindi i mega contratti, i clienti da almeno un milione di euro. Purtroppo molto è cambiato negli ultimi anni”.

E moltissimo è cambiato anche rispetto al passato. Quando tutti ricordano “la compagnia rossa”, piccola ma coraggiosa. Ecco quel che racconta un “piccolo”, anche lui, imprenditore napoletano che negli anni settanta-ottanta frequentava gli uffici partenopei della compagnia, quattro stanze a pochi passi da piazza Municipio. “E’ passato un secolo. Non li riconosco più. Mi ricordo un direttore di allora, Alfano, che era vicino ai clienti, ai piccoli commercianti in cerca di assicurazioni meno pesanti, ai piccoli imprenditori come me. Adesso col tempo tutto è cambiato. Sono diventati peggio dei capitalisti che allora attaccavamo insieme. E fanno i soldi sulle nostre spalle”.

E infatti. Proprio dal mezzogiorno, dal mondo delle piccole imprese, arrivano le proteste più vibrate. “Per un pignoramento mi hanno bloccato il conto corrente, i pochi fondi che c’erano in un giorno. Adesso che ho avuto lo sblocco dal tribunale, che ha riconosciuto le mie ragioni, non c’è verso che me lo sblocchino. E succede a tanti altri artigiani che conosco. Perchè non interviene nessuna autorità di controllo? Perchè le banche possono fare e disfare a loro piacimento i destini di imprese messe in piedi col sudore della fronte?”.

In apertura, a sinistra Salvatore Ligresti con la figlia Jonella e, a destra, Carlo Cimbri.

http://www.lavocedellevoci.it/?p=3352

LA NOUVELLE QUE VOUS ATTENDIEZ TOUS ! REOUVERTURE DES STUDIOS D’AFRIQUE MEDIA TV AU CAMEROUN CE WEEK-END …

Avec trois grands débats ces vendredi, samedi et dimanche,

Les panelistes camerounais, notamment Banda Kani, Patient Ndom, Henriette Ekwe, Jules Njawe, Nouha Sadio, Hubert Kamgan, Jean de Dieu Ayssi, François Bikoro …

Sur les plateaux de Douala et Yaoundé,

Et le géopoliticien LUC MICHEL EN DIRECT A DAOULA ces samedi et dimanche

 AM5

# LE PROGRAMME COMPLET DU WEEK-END :

 * LE MERITE PANAFRICAIN DU VENDREDI 16 OCTOBRE 2015

 I- BOKO HARAM

Insécurité face aux attaques kamikazes du boko haram

Quelles solutions doit-on prendre?

II- Peut-on encore faire confiance au FMI et la Banque Mondiale ?

 Ce vendredi soir Présenté par Alain Michel Yetna

Avec Luc MICHEL  en duplex de MALABO (Guinée Equatoriale)

* LE BOUQUET SPECIAL DU SAMEDI 17 OCTOBRE 2015

I- La CORED annonce l’assassinat de 300 (trois cents) personnes en Guinée Equatoriale. Ce qui est une fausse information.

Quelle lecture ?

II-Changement de constitution en Afrique.

Cas de :

a)    CONGO-BRAZZAVILE

b)    RWANDA

c)     RDC

Ce samedi soir

Présenté par Manuella Sike

Avec Luc MICHEL en direct depuis Douala

* LE DEBAT PANAFRICAIN DU DIMANCHE 18 OCTOBRE 2015

I-BOKO HARAM : OBAMA ENVOIE DES TROUPES AU CAMEROUN « à la demande du gouvernement camerounais »

– Quelle lecture ?

– Après l’aide demandée par le Président Bouhari dernièrement, et maintenant le Cameroun, peut-on en conclure que l’affaire « Boko Haram » est au-dessus des compétences africaines ?

II- BURKINA FASO : premières inculpations après l’autopsie de la dépouille présumée de Sankara.

 III- PRESIDENTIELLES EN GUINEE : L’OPPOSITION DEMANDE L’ANNULATION DU SCRUTIN ET DENONCE  DES FRAUDES.

– l’UE appelle les candidats à recourir à la justice plutôt qu’à la rue…

AMTV/ avec EODE Press Office et PANAFRICOM /

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