Obama: “Gli USA scrivono le regole del commercio mondiale, non altri Paesi”

Ohh  meno male che sono i giusti a dettare regole univoche per tutti….ssh tutto bene. Inscenare qualche mugugno no TTIP, tanto per mantenere un parvenza di reale opposizione…niente di serio

 obama3

lunedì, 5, ottobre, 2015

Il presidente americano Barack Obama ha confermato la conclusione del trattato sul Partenariato commerciale Trans-Pacifico di 12 Paesi ed ha dichiarato in proposito che le regole del commercio mondiale verranno scritte dall’America, non da qualunque altro Stato, Cina compresa.

Nell’ambito del Partenariato Trans-Pacifico verrà creata una zona di libero scambio nella regione Asiatico-Pacifica. I Paesi del Pacifico rappresentano il 40% dell’economia mondiale e 1/3 del commercio mondiale. I firmatari dell’accordo sono Stati Uniti, Canada, Messico nell’America settentrionale, Perù e Cile in America Latina, Malesia, Brunei, Singapore, Vietnam e Giappone in Asia, così come Australia e Nuova Zelanda.

“Quando oltre il 95% dei nostri potenziali clienti vive al di fuori dei nostri confini, non possiamo permettere a Paesi come la Cina di dettare le regole dell’economia globale. Dovremmo scrivere le regole, aprire nuovi mercati ai prodotti americani e determinare standard elevati per la tutela dei lavoratori e dell’ambiente. L’accordo raggiunto oggi ad Atlanta fornirà tutto questo,” — ha detto Obama.

Il presidente degli Stati Uniti ha anche assicurato che l’accordo difenderà l’occupazione negli Stati Uniti e l’ambiente “più di ogni altro accordo nella storia.”

it.sputniknews.com

http://www.imolaoggi.it/2015/10/05/obama-gli-usa-scrivono-le-regole-del-commercio-mondiale-non-altri-paesi/

Landini è pronto ad occupare le fabbriche

Il kompagno Hollande minaccia punizioni ai lavoratori Air France colpevoli di non voler essere licenziati. Encomiabile l’appunto della Cgil: “Più pacati i toni di Nino Cortorillo, segretario nazionale della Filt-Cgil responsabile del trasporto aereo: “Fatti del genere avvengono e si ripetono solo in Francia dove per tanto tempo non sentiamo parlare di conflitti sindacali e poi esplodono senza argini. Una reazione assolutamente eccessiva visto, poi, che era ancora in corso il negoziato sindacale”. Il dirigente della Cgil ha poi spiegato all’Agi che “in Italia non sono mai successi fatti del genere neanche a livello simbolico”. Fonte Repubblica

Tranquillo, se siamo arrivati al Job Act e legge Fornero sappiamo chi ringraziare, venti anni delle vostre negoziazioni e tavoli con il governo, ogni volta che vi alzavate dal tavolo I LAVORATORI PERDEVANO QUALCOSA. E’ la società civile, quella che difende i deboli, i lavoratori etc….la negoziazione è “cosa loro” e rende bene a quanto pare

air france

Marco Cedolin

Non possono che strappare un sorriso amaro le parole del segretario generale della Fiom Maurizio Landini, pronunciate nel corso di un’intervista su Rai3, riguardo alle proteste in Francia dei lavoratori di Air France, durante le quali la sede del gruppo è stata presa d’assalto dai dipendenti, dopo l’annuncio del taglio di 2900 posti di lavoro.

Lontano senza dubbio anni luce dai lavoratori francesi (così come altrettanto lontani lo sono gli italiani), Landini da buon cerchiobottista condanna l’aggressione ai manager della compagnia francese, ma si dice pronto ad occupare le fabbriche per difendere il lavoro, naturalmente pacificamente e democraticamente, come a suo dire il sindacato da lui rappresentato avrebbe sempre fatto….

E’ impossibile non domandarsi in quale maniera Landini intenderebbe occupare una fabbrica pacificamente e democraticamente in un paese come l’Italia, dove le forze dell’ordine ti bastonano ed i tribunali ti rovinano la vita anche solamente se blocchi una strada o una linea ferroviaria.

Ma è ancora più difficile non chiedersi quali fabbriche intenderebbe occupare Landini, dal momento che anche grazie alla supina condiscendenza di sindacati come il suo, le fabbriche da occupare ormai hanno chiuso da tempo o sono state delocalizzate all’estero, ragione per cui nel migliore dei casi ci vorrebbe un viaggio aereo per andarle ad occupare. E ancora con quali “armate” Landini intenderebbe mettere in atto l’occupazione democratica e pacifica, dal momento che con Marchionne, ad di una delle ultime grandi industrie che possiedono ancora qualche stabilimento in Italia (perché finanziato dallo stato), il suo sindacato non è stato neppure in grado di “convincere” i lavoratori a pretendere qualche briciola di pane in più.

Le parole di Landini, in tutta evidenza spaventato dal fatto che oltralpe possano esserci lavoratori che fattivamente tentano di linciare i manager, fanno in fondo molta tenerezza. Sicuramente Marchionne ed i manager italiani non hanno mai rischiato neppure di venire spettinati dalla protesta dei loro lavoratori, grazie alla supina rassegnazione che si è ormai impadronita del popolo italiota e dell’opera di “mediazione” di un sindacato molto più impegnato a raccogliere mazzette da governo ed industriali, piuttosto che a difendere i diritti di chi lavora. E altrettanto sicuramente in Italia non vedremo mai Landini che alla testa di una qualche armata Brancaleone procede (democraticamente e pacificamente) all’occupazione di una fabbrica, a meno che si tratti di una di quelle centinaia che giacciono chiuse da anni a triste ricordo di un tempo che fu.

Però se ci fosse un’immagine che davvero ci solleticherebbe vedere sarebbe quella di un sindacalista (magari proprio della CGIL) che con la giacca e la camicia strappate, come il manager di Air France, cerca di mettersi in salvo dalla folla inferocita dei lavoratori presi per il naso da una vita, che lo insegue per linciarlo, mentre democraticamente e pacificamente ci auguriamo che alla fine lo acchiappino.

http://ilcorrosivo.blogspot.it/2015/10/landini-e-pronto-ad-occupare-le.html#more

GUERRE CONTRE LE TERRORISME : THEATRE OCCIDENTAL VS GUERRE TOTALE RUSSO-SYRIENNE

Luc MICHEL/ En Bref/

Avec Sputnik – Panafricom/ 2015 10 05/

LM.NET - EN BREF terrorisme. méthode russe (2015 10 05) FR (1)

Contrairement à ce qu’affirment certains analystes africains (du style “nous avons inventé la guerre de guerilla il y a 3.000 ans – sic – et nous n’avons pas besoin d’alliés”), la guerre totale au terrorisme menée par la Russie et son alliée syrienne est la seule réponse à la menace djihadiste, qui s’est développée en raison de la politique irresponsable des impérialismes occidentaux.

L’Afrique doit rechercher l’alliance et l’expertise russo-syrienne !

* Voir aussi sur EODE-TV :

BOKO HARAM. QUELLE GUERRE CONTRE LE TERRORISME EN AFRIQUE ?

Sur https://vimeo.com/133865305

Luc MICHEL

_________________________

Luc MICHEL /

Facebook PROFIL https://www.facebook.com/Pcn.Luc.Michel.6

Twitter https://twitter.com/LucMichelPCN

Facebook OFFICIAL PAGE https://www.facebook.com/Pcn.luc.Michel

Website http://www.lucmichel.net/

Blog http://www.scoop.it/t/luc-michel-le-blog

Visita al #Tav, una follia a cielo aperto

http://www.beppegrillo.it/movimento/parlamentoeuropeo/2015/10/visita-al-tav-una-fo.html

Finché non si mette piede in Val di Susa non si può comprendere cosa stia realmente accadendo in quel meraviglioso territorio. Il viaggio della delegazione europea del Movimento 5 Stelle dello scorso venerdì e sabato è stato ai confini della fantascienza. La visita ispettiva al primo tunnel “di prova” della Torino-Lione è già apparsa sui media per il suo “imbarazzante” epilogo: il treno che doveva riportare i portavoce dal centro della montagna al cantiere è deragliato (fortunatamente con nessuno a bordo). Tiziana Beghin, Marco Valli, Eleonora Evi, Marco Affronte e Daniela Aiuto sono rimasti così intrappolati in un luogo che definire ostile appare riduttivo. Il giorno seguente la delegazione si è unita a proprietari di terreni, giornalisti e attivisti No-TAV, per un pic-nic pacifico. Dopo circa un’ora di cammino dalla piazza di Giaglione, però, il gruppo (circa 40 persone) si è trovato dinanzi a una “sorpresa”: la strada era sbarrata da decine di poliziotti, un idrante e altri mezzi che impedivano l’accesso alla Val Clarea, ancora lontani dall’area del cantiere vero e proprio. Qui si sono raggiunti momenti di pura tensione, uno scontro tra cittadini esasperati in quello che appare come il trionfo di una politica fallimentare: quella delle grandi opere ad ogni costo. In due giorni abbiamo quindi assistito ad un paradosso nel paradosso: – nel tempio dell’alta velocità un treno deraglia, in barba alle più elementari regole di sicurezza, dentro ad un buco che è divenuto l’emblema della mala-politica fatta di mazzette, scambi di favori e appalti truccati; – una visita pacifica che sarebbe sfociata in un “pericolosissimo” pic-nic (tra parlamentari europei e un gruppo di persone dall’età media piuttosto elevata) viene caricata da poliziotti costretti a proteggere un cantiere di privati dai proprietari dei terreni. Ma lasciamo parlare le immagini di ciò che è realmente accaduto lo scorso venerdì 2 e sabato 3 ottobre 2015. Guardate e diffondete il più possibile:

https://youtu.be/vGdhAMnFITw

https://youtu.be/Mysu5zMtYxE

LA BATTAGLIA DELLA LEGALITA’ A questo scempio i portavoce del Movimento 5 Stelle hanno deciso di dare risposte concrete. Le strategie per fermare quella che appare come una delle più grande messe in scena della storia italiana (che in realtà cela una paurosa spartizione di soldi pubblici e finanziamenti di vario genere) sono molteplici. Nella commissione Bilanci del Parlamento Europeo Marco Valli sta portando avanti la battaglia della legalità: la proposta è quella di bloccare i finanziamenti europei nelle grandi opere dove è comprovata la presenza di criminalità organizzata, mafia, appalti truccati e tangenti. Quindi nella maggior parte delle grandi opere pubbliche italiane, dove a trionfare sono il clientelismo, la corruzione e il project financing. Quest’ultimo permette ai cosiddetti investitori di “garantirsi” gli utili dalle tasche dei cittadini, qualora l’opera dovesse rivelarsi inutile e non remunerativa: come nel caso di BRE.BE.MI. e del passante di Mestre. LA BATTAGLIA DELLA TRASPARENZA Nella commissione Trasporti Daniela Aiuto ha avviato la battaglia della trasparenza. Ancora oggi non si sa come sono stati spartiti i soldi pubblici che finanziano il TAV. Né si sanno i costi complessivi dell’opera, o quanto il cantiere militarizzato dovrà andare avanti. Le ultime stime parlano di altri trent’anni, mentre il costo per mantenere attivo il fortino di “sicurezza” in Val di Susa si attesta sui 90 mila euro al giorno. Che in trent’anni fa, appunto, circa un miliardo di euro a carico dei contribuenti italiani. Tutte le informazioni relative ai finanziamenti europei, invece, devono essere messe a disposizione dei cittadini. Si parla di cifre abnormi. Per questo, attraverso la presidenza di commissione, sono state richieste le carte che fino ad ora la Commissione Europea ha voluto mantenere segrete. LA BATTAGLIA PER DARE VOCE AI CITTADINI Prima dell’arrivo del Movimento 5 Stelle al Parlamento Europeo una delle commissioni più sottovalutate era quella sulle Petizioni. La portavoce Eleonora Evi ha voluto ribadire ai cittadini della Val di Susa che la musica è cambiata. I No-TAV avevano già depositato una petizione, che nel corso del tempo è divenuta “dormiente” per via dell’inefficienza e dell’assenza di volontà politica degli eurodeputati. Nessuno, all’interno delle istituzioni comunitarie, aveva deciso di darle voce. Ora, il problema legato al TAV sarà opportunamente discusso: l’invito è quello di organizzare un’altra petizione da inviare al Parlamento Europeo. Porteremo i cittadini della Val di Susa davanti alla Commissione Europea. Noi non molleremo mai. Ti aspettiamo a Imola, dal 17 al 18 ottobre, per “Italia 5 Stelle” dove potrai confrontarti con i portavoce del Movimento 5 Stelle e capire le mosse per fermare il TAV a livello comunitario. PS. I media hanno riportato notizie completamente distorte su quanto avvenuto sabato durante la visita di EFDD, GUE e Verdi. Non ci sono stati poliziotti feriti, anzi, qualche contusione la si è riscontrata tra i No-TAV al termine dei momenti di tensione (come testimoniato dal filmato). Anche le fotografie usate da alcune testate mostrano altri cortei No-TAV che nulla hanno a che fare con i pochi attivisti presenti il 3 ottobre.

COMPLOT AMERICAIN CONTRE L’AFRIQUE : LA PREUVE PAR L’IMAGE !

Luc MICHEL pour EODE Think Tank / Avec EODE Press Office/ 2015 10 05/

http://www.eode.org/

https://www.facebook.com/EODE.org

https://vimeo.com/eodetv

EODE TT - LM otpor en Afrique (2015 10 05) FR (1)

Pour ceux qui doutent de la main américaine dans la déstabilisation de dizaines de pays africains depuis un an, voici la preuve par l’image !

Les documents que j’ai diffusé hier lors du DEBAT PANAFRICAIN sur AFRIQUE MEDIA sont sans appel : derrière les « révolutions de couleur » en Eurasie, le soi-disant « printemps arabe et la déstabilisation africaine (les « révolutions de couleur à l’africaine »), il y a les mêmes réseaux spécialisés dans les changements de régime, pilotés depuis Washington. Et les mêmes donnedurs d’ordre : CIA, NED, Soros et autres Mc Cain !

Mes documents (parmi des centaines d’autres) :

* Octobre 2000 à Belgrade (alors Yougoslavie, la 3e du président Milosevic). La matrice des « révolutions de couleur ». OTPOR contre Milosevic. Ils formeront ensuite l’institut international CANVAS, l’école des mercenaires des USA pour organiser la première phase des révolutions de couleur. NOTEZ le logo d’OTPOR : le Poing noir stylisé. Il va se répandre sur deux continents dans les quinze années qui vont suivre.

* Février 2011 en Egypte (les mêmes photos existent en Algérie, Tunisie ou Libye) : les soi-disants « activistes arabes » sont en fait des mercenaires US formés par CANVAS et les spécialistes d’OTPOR. NOTEZ le logo : c’est celui des hommes de Belgrade importé dans le monde arabe, la marque de fabrique.

* Septembre 2014, une révolution de couleur à l’africaine est organisée au Burkina Faso et dans d’autres pays. Ici c’est le « balais citoyen », ailleurs « y en a mare » ou « dégage ». Les hommes d’OTPOR et autres Soros boys sont à la manœuvre. NOTEZ le logo sur les banderoles : Oui c’est encore celui d’OTPOR, la marque de fabrique est aussi celle du « printemps africain » (comme dit Libération à Paris, la voix de son maître US) !

 Trois photos exemplaires, significatives … Parmi des centaines d’autres ! Une simple recherche iconographique sur le soi-disant « printemps arabe » révèle l’utilisation systématique du logo d’OTPOR en Libye, Egypte, Maroc, Algérie, Tunisie, Yemen. Sasha Papovic, le leader d’OTPOR, a lui même reconnu son implication dans la formation et l’organisation de ses métastases arabes. Voici le « Balais citoyen », les Soros boys du Burkina Faso (1), qui l’utilisent …

 EODE TT - LM otpor en Afrique (2015 10 05) FR (2)

DES REVOLUTIONS DE COULEUR EN EURASIE …

Le scénario qui se développe en Afrique depuis l’automne 2014 est bien connu.

De 2000 à 2005 une série de « révolutions de couleur » a installé des régimes pro-américains ou tenté de le faire : Serbie (le coup d’essai réussi en 2000) – Belarus (où Lukashenko a arrêté tous les coups d’état occidentaux) – Géorgie – Ukraine « orangiste » – Kyrgistan …

Depuis 2005, une seconde vague a été tentée en Eurasie et exportée au Proche-Orient et en Amérique Latine : Russie (où Poutine les a stoppées) – Belarus (en permanence) – Moldavie (où elle a échoué mais obligé à de nouvelles élections gagnées par les partis pro Nato). Mais aussi au Venezuela (à deux reprises) et au Liban (la soi-disant « révolution du Cèdre en 2005).

Et un peu partout depuis 2011, le procédé bien rodé a été exporté au Proche-Orient par les mêmes maîtres d’œuvre et avec les mêmes spécialistes : Egypte, Tunisie, Maroc, Libye – où elle s’est immédiatement transformée en guerre civile -, Yemen, Algérie – où elle a échoué – et Syrie – où elle s’est aussi transformée en guerre civile (et ce n’est pas un hasard) …

Au centre de ces ‘révolutions de couleur’ : les réseaux d’OTPOR et CANVAS, les mercenaires internationaux et les « petites mains » de l’OTAN. Déployés depuis Belgrade et Budapest (le centre des opérations spéciales des USA et de l’OTAN en Europe). Ceux qui depuis 2000 à l’Est et 2009 au Proche-Orient préparent et organisent le PREMIER STADE des coups d’états US, les ‘révolutions de couleur’ et au « Grand Moyen-Orient » le soi-disant « Printemps arabe ». Après un coup d’essai oriental réussi au Liban en 2005, qui conduit au départ des forces armées syriennes.

EN PASSANT PAR LE « PRINTEMPS ARABE » …

 Dans le Monde arabe, les réseaux de déstabilisation sont en place depuis la fin 2010. Et les activistes formés aux USA depuis 2009. Derrière ces réseaux « arabes », on retrouve en effet les activistes arabes formés à Belgrade et aux USA par le réseau OTPOR et CANVAS son école de subversion, financés par la CIA. OTPOR, directement financé et soutenu par la CIA et les réseaux SOROS, est directement derrière les soi-disant “révolutions arabes”.

 

Srdja Popovic, qui dirige maintenant le Center for Applied Nonviolent Action and Strategies, basé à Belgrade (Serbie), ou CANVAS, le confirmait en mars 2011 dans une interview avec l’Associated Press. Les vétérans du mouvement OTPOR ont continué à créer une organisation qui forme en Serbie et aux USA des mercenaires pro-occidentaux spécialisés dans l’art de la subversion, sous prétexte de « révolution pacifique » (sic). Ils ont formé l’un des groupes principaux de jeunes au centre de la révolution en Egypte, et précisent avoir « influencé la rébellion libyenne ». “Il est probable que certains groupes de jeunesse libyens ont eu l’idée sur la façon de renverser le dirigeant libyen Mouammar Kadhafi des militants égyptiens que nous avons formés », a déclaré l’ancien chef d’Otpor Popovic. OTPOR a aussi organisé des groupes en Tunisie, au Yemen, à Bahrein,k au Maroc. Et en Algérie. (2)

Depuis Tripoli, je diffuse mes analyses – « Le Monde arabe est en feu » (sur PCN-TV) – exposant la nature véritable du soi-disant « printemps arabe » dès début février 2011 (3),

EODE TT - LM otpor en Afrique (2015 10 05) FR (3)

… JUSQU’AU « PRINTEMPS AFRICAIN »

Début Août 2014 à Washington se tenait le « Sommet USA-African Leaders » sur invitation d’Obama. Un piège tendu aux chefs d’état africains. Obama et Kerry y annoncent une vague de changements de régimes en Afrique (4), désignant même 13 chefs d’état. Le modèle : le soi-disant « printemps arabe ». Le but : recoloniser l’Afrique au profit des USA (5), en liaison avec le travail de prise en main des armées africaines par l’AFRICOM (créé par Bush II en 2007), le Commandement militaire US pour l’Afrique.

Parmi les cibles principales, le « noyau dur » du « nouveau Panafricanisme » : Idriss Deby Itno au Tchad et surtout le président équato-guinéen Obiang Gnuema Mbassogo.

 Au même moment que le sommet officiel, se tenait aussi à Washington un « sommet alternatif » (6) organisé par un organisme d’état US (créé par Ronald Reagan dans les Années 1980), financé sur le budget américain, la NED, que certains analystes qualifient de « vitrine légale de la CIA ». En collaboration avec une de ses filiales, la NDI (lui aussi un organisme d’état US, financé sur le budget américain), l’USAID, l’Open Society de Söros et un ensemble d’ONG et médias que l’on retrouve depuis 15 ans dans les « révolutions de couleur » en Eurasie et le « printemps arabe ». Des centaines d’activistes, de syndicalistes, de journalistes surtout y sont pris en main.

Car pas de « révolution de couleur » sans une intense préparation médiatique, à la fois au niveau du pays déstabilisé, mais aussi international. Ici soutien dans les autres pays africains. Support dans les grandes capitales occidentales. Rapidement les groupes de jeunes activistes sont organisés, sur le modèle des Serbes d’OTPOR/CANVAS (les tombeurs de Milosevic en 2000, la première des révolutions de couleur). Et tout aussi vite la conformisation de la presse africaine est mise en place, d’autant plus facilement qu’un vaste réseau d’ONG, Instituts et médias existe déjà. Soutenu, financé, organisé à la fois par les Réseau Söros (notamment la Fondation OSIWA , «Open Society Initiative for West Africa »,  en Afrique du Sud) et la NED et ses pseudopodes. La suite fait l’actualité de dizaines de pays livrés à la déstabilisation …

LE MYTHE DE LA « NON VIOLENCE »

Le SECOND STADE des révolutions de couleur, c’est la transformation en guerre civile avec l’arrivée via l’OTAN des Djihadistes. Lorsque la « révolution non violente » se transforme en coup d’état insurrectionnel. La pseudo « encyclopédie » WIKIPEDIA – en fait un des nombreux outils de désinformation des services de l’OTAN – écrit ainsi sans rire : « Les partisans à ces révolutions ont pour la plupart usé d’une résistance non-violente pour protester contre des gouvernements vus comme corrompus et autoritaires et pour promouvoir la démocratie et l’indépendance nationale principalement vis-à-vis de Moscou. Ces mouvements ont adopté une couleur ou une fleur comme symbole de leur mouvement. Ces révolutions sont caractérisées par le rôle important d’organisations non gouvernementales et particulièrement d’activistes étudiants dans l’organisation d’une résistance non violente. »

Dans la réalité, le second stade c’est à l’Est l’assaut insurrectionnel violent, l’occupation des bâtiments publics et des parlements (voir Kiev fin 2013). Et en Orient, le transformation en coup d’état puis en guerre civile. Alors arrivent les hooligangs et les skins néofascistes (Géorgie, Ukraine, Belarus, Russie) ou les djihadistes et les forces spéciales de l’OTAN (Libye, Syrie) …

En outre, le modèle de ces coups d’état, Belgrade en 2000, a été précédé d’une vague d’assassinats des cadres du régime ‘national-communiste’ du président Milosevic. Principalement dans les ministères de force. Il s’agissait de dégager la rue de toute force organisée pour contrer les groupes de choc de l’OTAN. En particulier l’assassinat de Zelinko Rajnatovic, le célèbre Arkan, le 15 janvier 2000, avait supprimé celui qui aurait été le plus susceptible de nettoyer la rue de Belgrade pour le gouvernement Milosevic. Avec ses anciens « Tigres », des commandos de choc, et la masse du noyau dur des supporters du club de football « L’Etoile rouge » de Belgrade, dont Arkan était le leader.

Curieusement ce mode opératif en deux stades, que l’on rencontre partout où le coup d’état réussi, n’a jamais été analysé.

L’ARGENT AMERICAIN FINANCE LES MERCENAIRES DE L’OCCIDENT

Car le cœur de l’action occidentale c’est l’argent, massivement distribué à des mercenaires avides. « Les opposants aux révolutions de couleur accusent la fondation Soros et/ou le gouvernement américain de soutenir et même d’organiser les révolutions dans le but de servir les intérêts occidentaux. Il est notable qu’après la ‘Révolution orange’ plusieurs pays d’Asie centrale menèrent des actions contre l’’Open Society Institute’ de George Soros de différentes façons — l’Ouzbékistan, par exemple, obligea les bureaux régionaux de l’OSI à fermer quand les médias tadjikes, contrôlés par le pouvoir, accusèrent l’OSI du Tadjikistan « de corruption et de népotisme », écrit Wikipedia, l’officine de désinformation de l’OTAN.

En fait toutes les enquêtes des états ou de journalistes indépendants ne laissent aucune part au doute. Ainsi, « des preuves révélant une implication du gouvernement américain incluent  les USAID et UNDP, soutenant des structures Internet appelées « Freenet », qui sont maintenant connues comme une part majeure de la structure Internet dans au moins un des pays – le Kirghizistan – dans lequel une des révolutions de couleur se produisit ». Structures qui servirent ensuite, en compagnie d’OTPOR/CANVAS, à former à partir de 2009 les net-activistes pro-occidentaux de Tunisie, Libye, Algérie, Egypte, Maroc et Syrie.

Le quotidien britannique The Guardian « décrit les révolutions colorées comme téléguidées par des influences néoconservatrices (ndla : les Neocons du régime Bush II) s’inscrivant dans une stratégie de manipulation et de domination ». THE GUARDIAN déclare que « USAID, National Endowment for Democracy, l’International Republican Institute, le National Democratic Institute for International Affairs et Freedom House sont intervenus directement ». « Des informations sur les sites Internet de ces organisations (dont les quatre premières sont financées par le budget de l’Etat américain) confirment ces affirmations ». « Projet pour les démocraties en transition » (sic) participe également à ce genre d’opérations.

LUC MICHEL / EODE THINK TANK /

NOTES ET RENVOIS :

(1) Cfr. PANAFRICOM/ OUI LE « BALAIS CITOYEN » ET SES CLONES PARTOUT EN AFRIQUE SONT DES MERCENAIRES AU SERVICE DES AMERICAINS ET DE LA RECOLONISATION DE L’AFRIQUE !

sur http://www.lucmichel.net/2015/09/22/panafricom-oui-le-balais-citoyen-et-ses-clones-partout-en-afrique-sont-des-mercenaires-au-service-des-americains-et-de-la-recolonisation-de-lafrique/

(2) Documents photos sur le Réseau OTPOR-CANVAS :

sur http://www.facebook.com/pages/SOLIDARITE-ALGERIE-SOLIDARITY-ALGERIA/132174676879663#!/media/set/?set=a.108354945911450.16812.100002108352182

(3) PCN-TV, “Le Monde arabe est en feu” : Entretien en Français de Luc MICHEL pour PCN-TV, sur les soit-disant « révolutions arabes » (Tripoli, 7 février 2011).

VIDEO sur Vimeo : http://vimeo.com/26435385

VERBATIM sur le Website THE JAMAHIRIYAN RESISTANCE NETWORK : http://www.elac-committees.org/2011/08/03/6-fevrier-2011-luc-michel-annonce-depuis-tripoli-l%E2%80%99agression-occidentale-contre-la-libye-et-la-syrie/

(4) Cfr. LES USA PREPARENT-ILS UN « PRINTEMPS AFRICAIN » ? https://vimeo.com/102962474

(5) Cfr. Mon interview pour LA VOIX DELA RUSSIE :

LUC MICHEL SUR LA VOIX DELA RUSSIE/ INTERVIEW CHOC : REVOLUTIONS DE COULEUR. VOICI LE TOUR DE L’AFRIQUE ET DE LA CHINE !

sur http://www.lucmichel.net/2014/12/22/luc-michel-sur-la-voix-de-la-russie-interview-choc-revolutions-de-couleur-voici-le-tour-de-lafrique-et-de-la-chine/

et http://www.lucmichel.net/2014/12/24/luc-michel-sur-la-voix-de-la-russie-interview-choc-2-revolutions-de-couleur-voici-le-tour-de-lafrique-et-de-la-chine/

(6) Cfr. PCN-TV/DOCUMENT/ THE MAKING OF THE COLOUR REVOLUTIONS IN AFRICA (1): AFRICAN SUMMIT OF THE NED IN WASHINGTON (AUGUST 5-6,2014)

Un impressionnant document de huit heures, provenant de la NED elle-même, sur la fabrication des 5e colonnes africaines !

Sur https://vimeo.com/114110733

___________________________

EODE- Eurasian Observatory for Democracy and Elections

http://www.eode.org/

https://www.facebook.com/EODE.org

EODE-TV on Vimeo: https://vimeo.com/eodetv

Interrogazione su Giubileo e Sicurezza

12107855_493883857466479_3833046456069371772_n
In data 29 settembre ho interrogato, assieme ai colleghi Luca Frusone e Laura Castelli, i Ministri di Interno e Difesa in merito al #Giubileo della Misericordia che avverrà l’ 8 dicembre prossimo, evento che richiederà precauzioni e misure di sicurezza particolari.http://banchedati.camera.it/sindacatoispettivo_17/showXhtml.Asp?idAtto=41964&stile=6&highLight=1Il Governo ha dichiarato che provvederà all’assunzione di 1.050 unità nella polizia, 1.050 unità nell’Arma dei carabinieri, di 400 unità della Guardia di finanza e 500 militari (ora in addestramento) da utilizzare insieme con le forze dell’ordine nella vigilanza degli oltre 400 obiettivi nella lista di quelli sensibili, compresi musei, monumenti e complessi archeologici.
Ora io mi chiedo, ma non sarebbe opportuno ottimizzare le forze e ridurre gli sprechi utilizzando personale militare già addestrato per questi eventi come quello presente in #ValdiSusa?
Ma il Governo non potrebbe trasferire il personale dell’Esercito stanziato in Val di Susa a #Roma per l’evento del Giubileo dell’8 dicembre 2015?
Attendiamo una risposta augurandoci che si agisca col buon senso, in Val di Susa il dispendio di FFOO e militari è davvero esagerato e superfluo, non siamo #Terroristi. Impieghiamo quel personale dove davvero vi è necessità di controllo e tutela! Ricordo che 1 finanziere su 6 viene utilizzato per il controllo fiscale e gli altri? gli altri indovinate dove li mandano…http://banchedati.camera.it/sindacatoispettivo_17/showXhtml.asp?highLight=0&idAtto=15077&stile=7

I cittadini non si sentono sicuri nelle proprie città perchè le unità utilizzate per il controllo territoriale sono poche… Impieghiamo meglio le risorse a disposizione!