Israele progetta una enorme centrale solare nel deserto del Neghev

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Forse non tutti lo sanno, ma Israele è stato uno dei pionieri dell’energia solare.
Già 30 anni fa l’azienda Luz, oggi divenuta BrightSource e passata in mano ad investitori statunitensi, aveva intravisto in questi territori assolati un’enorme potenziale per il settore delle rinnovabili.

Nei primi mesi del 2014, Israele sarà protagonista di un importante evento che gli consentirà di raggiungere i primi posti tra le centrali solari più grandi del mondo. Presso Ashalim, nel deserto del Neghev, a sud della città di Be’er Sheva, inizieranno i  lavori per la costruzione di una centrale solare da 121 MegaWatt.

Il termine è previsto per il 2016 ed allora Israele potrà vantare una centrale solare capace di garantire l’elettricità a 40.000 abitazioni.

Il progetto è stato avviato dalla società Megalim Solar Power costituita dalla partnership fra Alstom (un’azienda di trasporti) e BrightSource Energy.

Per Brightsource non è la prima volta che si cimenta in opere di tale portata: infatti è attualmente impegnata nella realizzazione di una centrale solare da 377 Megawatt nel deserto del Mojave in California.

L’impianto è solo uno dei tre progetti portati avanti presso Ashalim. Alla fine l’intero sito sarà in grado di generare 250 MW di energia elettrica sufficiente a coprire il 2,5 % del fabbisogno energetico di Israele. 

Quando tutti e tre i progetti saranno terminati, Ashalim diventerà la quinta centrale solare del mondo.

La tecnologia della centrale sfrutta un sistema di specchi che raccolgono i raggi e li convogliano su una torre solare, la quale a sua volta genera vapore che va ad alimentare le turbine. Il progetto darà lavoro a 400 persone, di cui 300 saranno ingegneri e operai di Gerusalemme che per la prima volta avranno l’opportunità di far parte di un team innovativo senza essere costretti ad allontanarsi dalla loro terra.

L’impianto costerà 1,1 miliardi di dollari ma metterà Israele in una situazione di assoluta evidenza nel settore dell’energia solare, mostrando l’intenzione del paese di divenire uno dei leader dell’economia verde e pulita.

ma come è pacato il ministro delrio….mica sono gli scontrini del taxi del trota

Scandalo Regione, tra i rimborsi spunta anche il ‘noleggio limousine’ Ma Monari: “Solo un’auto normale”
Il viaggio da 900 euro da Napoli ad Amalfi dei consiglieri Monari e Montanari messa nei rendiconti del gruppo Pd. Tra le spese anche un soggiorno di mille euro al Meeting di Rimini di Filippi (Pdl)
 
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Monari e Montanari (Schicchi)
 
Bologna, 22 novembre 2013 – Un viaggio da Napoli ad Amalfi in auto a noleggio, servizio ‘limousine’, costato 900 euro e messo tra i rimborsi del gruppo Pd in Regione Emilia-Romagna dai consiglieri Marco Monari (all’epoca capogruppo) e Roberto Montanari. Sarebbe una delle spese, riferita a fine luglio 2011, finita nei rendiconti dei gruppi dell’Assemblea legislativa ed esaminati dalla Guardia di Finanza che indaga per peculato su delega della Procura di Bologna.
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I due consiglieri in quei giorni parteciparono ad un seminario di Areadem. Era già emerso che per il soggiorno di due notti Monari e Montanari segnarono a rimborso 800 euro per le spese nell’albergo ‘La Bussola’. “Ero a lavorare, era un’attività perfettamente consentita dalla legge. Era un seminario di area democratica”, aveva detto Montanari, interpellato in merito. Il 3 novembre Monari aveva dato le dimissioni da capogruppo, dopo che erano emersi particolari sui rimborsi per cene e alberghi.
 
Il consigliere del Pd Marco Monari invece replica: “Nessuna limousine, solo una normale auto con conducente”. “Non sono mai salito su una limousine. Chi mi conosce sa che non e’ il mio modo di vivere e di operare. Sono andato su un’auto a noleggio con conducente. La cifra riportata dagli organi di informazione (900 euro) non la conosco. Sono certo che le indagini sapranno chiarire ogni questione”. L’ha scritto in una nota il consigliere regionale del Pd, Roberto Montanari.
 
Tra le spese finite nel mirino degli inquirenti c’è anche quella per circa mille euro per un soggiorno di cinque giorni, dal 23 al 28 agosto 2010, presentato dal consigliere Pdl Fabio Filippi in concomitanza del Meeting di Cl a Rimini. Una spesa che, per gli inquirenti, non sarebbe giustificabile tra quelle consentite con il denaro destinato al supportare le attività dei gruppi. Sotto la lente anche un rimborso per una spesa di 560 euro per pubblicizzare su un quotidiano del Cesenate una iniziativa sul dialetto romagnolo. La spesa, fatta nel luglio del 2010 per la ‘Festa del dialetto romagnolo’.
 
LE REAZIONI
 
I viaggi in limousine sono certamente inaccettabili, l’importante è che distinguiamo tra chi ha abusato del denaro pubblico e chi invece lo hai usato nei limiti del lecito”. Così il ministro Graziano Delrio (video), prima della smentita dei due interessati sull’uso della limousine, oggi ospite dell’Ateneo modenese per il convegno dedicato alla figura di Giuseppe Dossetti, commenta le ultime indiscrezioni. “La magistratura deve fare il suo corso e penso sia importante fare chiarezza fino in fondo- aggiunge Delrio- per adesso diciamo che se fosse vero sarebbe inaccettabile… e speriamo che non sia vero”.

LIVRE rwanda

TRANS-EUROPA MEDIAS / RWANDA, LES VOIES INCONTOURNABLES DE LA RÉCONCILIATION

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TEM posts - LIVRE Rwanda (2013 11 25) (1)

Juvénal Rutumbu

Ed. Sources du Nil

Au fil des pages vous voyagerez au Rwanda à travers les mythes et les légendes, utilisés par certains au service de l’idéologie naturaliste au cours de l’Histoire de ce pays et de son évolution sociopolitique.

Cette méthode mena malheureusement à « l’apartheid des noirs sur d’autres noirs » avec toutes ses injustices, ses peurs, ses exils, ses violences. Vous aurez aussi par moment, l’impression de lire un « thriller » où s’entremêlent : la terreur due au totalitarisme, l’extermination d’une ethnie sur l’autre au cours de massacres aussi horribles les uns que les autres. Ces exactions ayant trop souvent pour objet, la convoitise, la domination, le mensonge, au sein des rouages complexes de l’État ou de l’Église du Rwanda.

En filigrane, vous sentirez la souffrance que provoque cette discorde, l’encouragement à parler « vrai » même au risque de sa vie, la joie d’appartenir à ce beau petit pays, l’espérance et la confiance en une possible réconciliation par l’assimilation et la mise en pratique de l’Évangile et des lettres de st Paul.

L’ensemble de ces faits, s’appuie sur du vécu, sur un travail de recherche à partir de documents historiques, d’articles de presse. L ensemble de ces faits est regardé à partir de réflexions et d’étude de sociologue tel Pierre Bourdieu, de philosophe tel Levinas, de théologien tel Congar.

Ce récit est fort, on y sent toute la puissance et la conviction de l’auteur, par des énumérations de mots qui comme des flèches, traversent les coeurs endurcis, pour les «faire marcher à contre-courant» vers une possible réconciliation. L’analyse est faite de « façon franche, fraternelle, évangélique, sans nier la présence de la croix » ni du mystère pascal.

 UN COURT EXTRAIT DE LA PREFACE

TEM posts - LIVRE Rwanda (2013 11 25) (2)

« le nœud du problème actuel des pays des grands lacs en général, et du Rwanda en particulier (…) Il s’agit de l’idéologie naturaliste, présente bien avant l’arrivée des missionnaires et des colonisateurs (…) Cette idéologie … a toujours généré le totalitarisme, l’intolérance, le régionalisme et l’ethnisme ; des systèmes pervers que J. Rutumbu appelle « apartheids noirs » (…) De tels systèmes ont caractérisé « l’évolution sociopolitique du Rwanda, de la monarchie nyiginya au totalitarisme du F.P.R., en passant par la Première et la Deuxième Républiques. »

L’AUTEUR

Après son doctorat en Théologie à l’Université Catholique de Louvain, l’Abbé Juvénal Rutumbu occupa les responsabilités de professeur et de vice-recteur au Grand Séminaire de Nyakibanda (Rwanda). Après 1994, il continua sa mission en France où il fut enseignant et Curé de la cathédrale d Evry. Il est actuellement Doyen du secteur pastoral de Palaiseau.

Broché: 452 pages

Editeur : Editions Sources du Nil

Collection : Culture et foi

ISBN-10: 2919201166

ISBN-13: 978-2919201167

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Ilva:Vendola incassa fiducia maggioranza

Il governatore, telefonata fatta per difendere posti di lavoro
16 novembre, 13:52

Ilva:Vendola incassa fiducia maggioranza (ANSA) – BARI, 16 NOV – Il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola incassa la fiducia dei gruppi che sostengono la sua maggioranza. “Offro piena disponibilità – dice Vendola – ad andare in Consiglio regionale ad affrontare questo dibattito.

Ringrazio tutti per la solidarietà che mi hanno espresso”.

Vendola ha spiegato che la telefonata fatta all’ex pr Ilva Girolamo Archinà era finalizzata a “riallacciare i rapporti con l’ambasciatore Ilva sui temi della difesa dei posti di lavoro ed ambientalizzazione”.

http://ansa.it/web/notizie/rubriche/topnews/2013/11/16/Ilva-Vendola-incassa-fiducia-maggioranza_9630817.html

Chi decide per noi. E come. – Maurizio Blondet

16 novembre 2013 alle ore 14.43

 Il gran mercato comune Usa-UE vien fatto avanzare a marce forzate.Esso non è mai stato discusso nei parlamenti nazionali,né la decisione di attuarlo è stata sottoposta a voto,ancor meno a referendum.Il 13 febbraio 2013,il presidente Obama, Barroso e Van Rompuy hanno semplicemente annunciato l’inizio dei negoziati(a porte chiuse),per l’Accordo di partnerariato transatlantico per il commercio e l’investimento.In quali sedi è stato deciso?Da chi? Il lavoro vero è stato condotto da reti(networks):reti di relazioni e interessi fra potenti, di denaro e potere e corporations di cui l’opinione pubblica non ha il minimo sentore. Tutta l’elaborazione del partenariato pare fare capo ad un potente istituto euro-americano che si definisce appunto una rete:Il Transatlantic Policy Network (TPN). Diretto da un deputato britannico all’europarlamento,James Elles,che non vi dirà nulla, ma però risulta a capo di altre due reti:la European Internet Foundation e lo European Ideas Nework. Quest’ultimo ha sotto a sua volta,a cascata,48 fondazioni in 18 Paesi;riunisce seicento policy-makers e opinion-shapers,ossia politici europei e formatori d’opinione, giornalisti,uomini d’affari,consiglieri politici,uniti dalla stessa ideologia del mercato unico mondiale. Tutta questa attività costa. Chi paga?Torniamo alla rete delle reti,il Transatlantic Policy Network:dal sito risulta che ha il sostegno finanziario di decine di multinazionali,le solite stranote:Boeing,Coca-Cola,Dow Chemical,Nestlé,IBM,Microsoft,Walt Disney,le solite grandi banche(Deutsche Bank, JPMorgan),le mega-editoriali e dello spettacolo(Time Warner, McGraw-Hill).Entità non note per elargire donazioni senza contropartita.Nel suo sito ufficiale,il TPN dichiara di lavorare tenendo un basso profilo pubblico.. Sul piano delle idee e progetti,il Transatlantic Policy Network è affiancato da istituzioni amiche, fra cui:il CFR(Council Foreign Relations dei Rockefeller),Chatham House (ossia il britannico Royal Institute of International Affairs:lo storico formatore delle politiche dell’impero britannico,Brookings e Carnegie Endowment(due storici pensatoi americani coadiutori della CIA e Dipartimento di Stato).Essenzialmente, un classico centro di influenza e dominio anglo-americano,di quelli concepiti,fin dalla seconda guerra mondiale,per egemonizzare l’Europa,in cui sono sparsi qualche think tank tedesco (Bruegel) e rari nantes in gurgite vasto ….l’Aspen Italia di Marta Dassù per coincidenza vice-ministra nel governo Letta.L’altra,Emma Bonino,appartiene al Council on Foreign Relations Europe,la istituzione gemella del CFR, finanziata in gran parte da Soros. Nulla di nuovo apparentemente.Sono le stesse persone ed entità che già si vedono, complottano e decidono a porte chiuse in una mezza dozzina di prestigiosissime sedi: la Trilateral,il Bilderberg,il Davos Forum,il Peterson Institute for International Economy.Hanno ottenuto tutto il potere possibile:le banche d’affari hanno sventato ogni tentativo di regolamentazione, le multinazionali e le mega-banche sono libere di diventare sempre più grosse fino ad essersi rese troppo grandi per fallire,comprano interi parlamenti,fanno e bocciano governi(da noi: Monti, Letta).A cosa serve dunque, specificamente questo ennesimo organismo e nodo della rete? Nella pratica,il TPN attrae e conforma a sé dei politici eletti(l’8% dei suoi membri sono europarlamentari),mettendoli in contatto con i dirigenti della più potenti multinazionali e rendendoli amici dei loro interessi .Ciò è tipico del parlamento europeo,lontano dallo sguardo delle opinioni pubbliche e vicino alle lobby:ce ne sono 10 mila a Bruxelles che quotidianamente informano i parlamentari,danno loro idee per disegni di legge(e loro, che le idee non le hanno, restano grati)e li convincono della bellezza e legittimità degli interessi della Coca Cola, Disney,Nestlé,JP Morgan.Ovviamente,è da questo continua mescolanza incestuosa tra la sfera politica e il mondo degli affari che nasce quasi spontaneamente quella filosofia politica che fa coincidere la democrazia con il mercato, e riduce l’essenza della democrazia alla libertà dei commerci.I politici vengono progressivamente istruiti a percepire le leggi nazionali,per esempio quelle che mirano a proteggere l’ambiente o la salute,come barriere non tariffarie,da abolire per conseguire l’efficienza del capitale e la competitività;e in generale,il diritto vigente,la previdenza e lo sforzo di conseguire l’uguaglianza sociale(creazioni mirabili dell’Europa da un paio di secoli),come ostacolo non necessario alla libera espansione del profitto. Le multinazionali,inducono i politici a creare le basi per il loro mondo ideale:un mondo dove il lavoro è una merce(di poco valore data l’abbondanza dell’offerta),un mondo di elusione fiscale per le corporations transnazionali,dove lo Stato vede diminuire le sue entrate tributarie;un mondo,infine,in cui anche la qualità delle merci peggiora quanto conviene al profitto dei fabbricanti multinazionali. Il TPN,ha condotto per anni un lavorio per il dialogo USA e UE,fatto di tavole rotonde ristrette,di gruppi di studio,di patti discreti fra grandi imprese e camere di commercio a decidere armonizzazioni di normative,riunioni di alti burocrati delle due parti.Sempre tenendo un basso profilo pubblico.Si rivela pubblicamente(più o meno),solo quando tutto è stato già deciso.Così,nell’ottobre 2011,il Transatlantic Policy Network emana il rapporto Toward a Strategic Vision for the Transatlantic Market», (Toward a Strategic Vision for the Transatlantic Market)http://www.tpnonline.org/pdf/TPN_Report_Towards_a_Strategic_Vision_For_the_Transatlantic_Market_October_2011.pdf

In questo rapporto,c’è già tutta l’architettura istituzionale da costruire per il mercato comune USA UE,e di fatto in via di costruzione da parte dell’obbediente mondo della politica.Il tono è orwelliano:Al fine di realizzare pienamente il potenziale non sfruttato di nuovi posti di lavoro e di crescita,si legge nel rapporto,richiamiamo a una completa Iniziativa di Crescita e di Impiego Transatlantico che deve comprendere un piano di rotta per l’abolizione,entro il 2020,delle barriere non tariffarie al commercio e all’investimento tuttora esistenti,e di avanzare verso dazi zero per il commercio transatlantico. Basta solo pensare cosa significa l’abolizione totale ed obbligatoria dei dazi per i membri della UE:è l’altra perdita di sovranità dopo quella sulla moneta.La modulazione dei dazi è sempre stata usata(anche e soprattutto dagli USA),per proteggere alcuni propri settori,fra cui l’agricoltura nazionale,che è anche protezione del paesaggio,oltre che di una certa autosufficienza alimentare.Agricoltori e paesaggio europei saranno spazzati via dai grani americani a basso costo e,inoltre,OGM. Il rapporto del TPN,era rivolto al mondo politico,non certo all’opinione pubblica.E il mondo politico risponde con eccezionale prontezza,come se quel richiamo fosse un comando.Abbiamo detto che il rapporto è stato pubblicato nell’ottobre 2011.Ebbene, nel novembre,un solo mese dopo,i capi di Stato e di governi europei,in processione a Washington,creano con gli americani un’istituzione che chiamano Gruppo di Lavoro ad Alto Livello per posti di lavoro e crescita(High Level Working Group on Jobs and Growth ),col compito di impastare e mettere in forno il Patto Transatlantico. Chi fa parte di questo Gruppo di Alto Livello? La lista dei membri non esiste,ha risposto la Commissione Europea a chi gliel’ha chiesto ufficialmente.Un Gruppo senza membri.Eppure ha elaborato ben due documenti: stilati da chi?Vari dipartimenti,ha assicurato la Commissione,hanno contribuito alla discussione e alla stesura dei rapporti del Gruppo-senza-membri.Ma non esiste alcuna lista degli autori,per cui la Commissione si scusava di non poter essere d’aiuto.(Who’s scripting the EU-US trade deal?)http://corporateeurope.org/trade/2013/06/who-scripting-eu-us-trade-deal Di fatto,sembra di intuire che non c‘è stata nessuna discussione,nessun contributo e nessun membro.I due caporioni del Gruppo di Alto Livello sono l’americano Ron Kirk, Trade Representative degli Stati Uniti,e il Commissario al commercio eurocratico Karel De Gucht, che hanno applicato un ruolino di marcia già deciso da anni.Magari non da soli loro due.Hanno dalla loro elaborazioni da enti come il Dialogo Transatlantico del Mondo degli Affari(un altro coacervo di multinazionali americane…); ente che nel 2013 s’è fuso con una potente lobby di multinazionali europee,lo European American Business Council,per formare il Transatlantic Business Council,un coacervo ancora più numeroso e potente di corporations:Audi, BP, Coca-Cola,Ernst &Young,IBM,Lilly,Microsoft,Siemens,Total…Ovviamente,questo immane corpo celeste fa gravitare attorno a sé la Confindustria tedesca(e tutte le altre,europeiste), l’unione delle Camere di Commercio americane,l’Atlantic Council,il German Marshall Found,insomma reti su reti su reti. Che bisogno c’è,una volta tese queste reti,di preoccuparsi dell’opinione pubblica e della politica democratica?Tutto questo network di networks è stato creato appositamente per stare al disopra delle popolazioni e decidere del loro destino a loro insaputa. Pardon,mi correggo:il Gruppo di Alto Livello(ossia Kirk & Gucht),sostiene di aver fatto ben tre consultazioni nel 2012,in aprile settembre ed ottobre,chiedendo a persone e gruppi d’interesse che si sentano toccati dal Patto Transatlantico,di porre le loro osservazioni.Come?Con questionari elaborati dallo stesso Gruppo.Sui loro siti.Che non sono proprio l’agorà della democrazia ideale.Grazie a questa precauzione,il Gruppo ha ottenuto solo 48 osservazioni al suo progetto.Di queste,34 venivano da lobbies industriali e finanziarie.Cinque da imprese private.Due da Stati(Lettonia, Danimarca),una da un’associazione di avvocati internazionali.Solo 4 sono state osservazioni venute da persone private ,e solo 2 da associazioni di cittadini di base,fra cui una animalista:l’importantissimo Consiglio Transatlantico per il Benessere Animale. Praticamente,40 su 48 erano risposte di interessi corporati d’affari.Del resto,non esprimevano liberi pareri;dovevano rispondere a un questionario,le cui domande sono state accuratamente concepite per escludere anche solo la formulazioni di preoccupazioni di genere sociale o ambientale(tipo:In cosa le legislazioni non necessarie ostacolano i vostri affari?In cosa le barriere tariffarie non tariffarie ostacolano la vostra attività?.»..).Domande in neolingua orwelliana che sollecitano risposte in neolingua,ovviamente. Vorreste dire la vostra?Spiacenti,ormai le ampie consultazioni sono chiuse.Il progetto procede.È un progetto che Max Keiser,un noto giornalista che tiene una rubrica finanziaria su Russia Today,non esita a definire genocida,per quella normativa che mette le grandi imprese sullo stesso piano degli Stati,e gli interessi del profitto privato al disopra degli interessi generali protetti dalle leggi nazionali,con le multinazionali possono trascinare n giudizio gli stati per quelle norme.Sembra esagerato?No,se si pensa che già oggi lo fa Monsanto dovunque vuole:prima infetta con le sue spore OGM i campi di coltivatori che hanno coltivato sementi naturali,e poi li denuncia per aver usato le sue sementi brevettate senza aver pagato la licenza.Questa specie di diritto,con Partenariato,diventerà la regola e non l’eccezione.Max Keiser dice: il Partenariato dà tutto il potere alle entità che hanno distrutto l’economia europea,alle grandi banche che hanno gettato nel cesso l’economia.Ora,esse acquistano la capacità di citare in giudizio gli Stati per i danni che esse hanno inflitto alle loro economie,per strappare risarcimenti da sistemi economici che hanno proprio loro devastato. Immaginate ad esempio Goldman Sachs.Ha devastato la Grecia,ha sottratto miliardi alla Grecia.Ora il Partenariato gli dà la possibilità di perseguire il governo greco per maggiori compensazioni.

(Dimension génocidaire de l’accord de libre-échange USA-UE)

http://www.dedefensa.org/article-dimension_g_nocidaire_de_l_accord_de_libre-_change_usa-ue_13_11_2013.html

È la pura verità. Come denunciò De Gaulle in una celebre conferenza-stampa del dicembre 1953, Sono al lavoro sinarchisti che sognano un impero multinazionale;essi hanno concepito nell’ombra,negoziato nell’oscurità,firmato in segreto…a formare un governo apatride su misura della tecnocrazia.Un potere sovrannazionale,reclutato per cooptazione,senza base democratica né responsabilità democratica,qualcosa di simile a una sinarchia.E si lanciò all’attacco di questi cospiratori dell’ombra,ritardandone i disegni di almeno un ventennio.Ci sarà mai più,in Europa,uno statista capace di identificare così precisamente il potere nemico,e di opporvisi senza viltà?Non è un caso se proprio in Francia sono sorte le organizzazioni di base coscienti del pericolo e decise ad opporsi: Confédération paysanne,Attac France,Conscience Citoyenne Responsable,Agir pour l’environnement,Union syndicale Solidaires,Minga, France Amérique latine,Artisans du monde, Mouvement régional des Amap,faucheurs volontaires d’OGM,Adéquations, OGM en Danger,Combat Monsanto,Veille au grain, Solidarité,etc.. In Belgio si sta allestendo una piattaforma contro il transatlantismo(www.no-transat.be/) ed www.econospheres.be. E in Italia?

http://www.no-transat.be/

 https://www.facebook.com/notes/marco-mazzocchi/chi-decide-per-noie-come-maurizio-blondet/654821104563276

Antropologo Americano rivela: “Abbiamo la prova inconfutabile che la storia umana è completamente da riscrivere”

 
“La storia dell’umanità su questo pianeta è la più grande menzogna mai raccontata e scritta. Non vedo l’ora che la verità venga esposta e che i falsi libri di storia vengano bruciati! I mass-media sono complici di un insabbiamento di proporzioni epiche”. ~ P8
 
 
Le Piramidi Bosniache – le più grandi del mondo
 
L’antropologo, Dott. Semir Osmanagich, fondatore del Parco Archeologico Bosniaco, il sito archeologico più attivo del mondo, dichiara che le prove scientifiche, ‘inconfutabili’, venute alla luce, sull’esistenza di antiche civiltà con tecnologia avanzata, non ci lasciano altra scelta se non quella di riscrivere la nostra storia, la storia dell’Umanità Terrestre. Un attento esame, su l’età di alcune strutture, rivela definitivamente che sono state costruite da civiltà avanzate di oltre 29.000 anni fa.
 
“Riconoscere che siamo testimoni di prove fondamentali dell’esistenza di antiche civiltà avanzate risalenti a oltre 29 mila anni fa, e facendo un attento esame delle loro strutture sociali, costringe il mondo a riconsiderare totalmente la sua comprensione sullo sviluppo della civiltà attuale e della sua storia”, spiega il Dott. Semir Osmanagich. “I dati conclusivi del 2008 riguardanti il sito della Piramide Bosniaca, e confermati quest’anno da diversi laboratori indipendenti che hanno condotto test al carbonio radiofonico, hanno rilevato che il sito risale a più o meno 29.400 anni fa, minimo”.
 
La datazione delle prove al radiocarbonio è stata fatta dal RadioCarbon Lab di Kiev, in Ucraina, su materiale organico presente nel sito bosniaco della Piramide. Il fisico Dr. Anna Pazdur dell’Università polacca di Slesia, ha annunciato la notizia in una conferenza stampa a Sarajevo nell’agosto del 2008. Il professore di Archeologia Classica presso l’Università di Alessandria, Dott. Mona Haggag, ha descritto questa scoperta come “scrivere nuove pagine della storia europea e mondiale”. La data di 29.000 anni del Parco Archeologico Bosniaco, è stata ottenuta da un pezzo di materiale organico recuperato da uno strato di argilla che si trovava all’interno dell’involucro esterno alla piramide. Ne consegue una data campione ottenuta, durante la stagione 2012, dai test fatti su materiale che si trova sopra il calcestruzzo, di 24,8 mila anni, il che significa che questa struttura ha un profilo di costruzione che risale a quasi 30 mila anni.
 
“I popoli antichi che hanno costruito queste piramidi conoscevano i segreti della frequenza e dell’energia. Hanno usato queste risorse naturali per sviluppare tecnologie, e per intraprendere la costruzione di scale che non abbiamo visto in nessun altro posto della terra”, ha detto il dottor Osmanagich. “Le prove dimostrano chiaramente che le piramidi furono costruite allineandole con la griglia energetica della Terra, ed erano come macchine che fornivano energia al potere della guarigione”.
 
Studiosi di storia antica negli Stati Uniti, hanno notizie altrettanto sorprendenti su qualcosa trovato negli angoli più lontani del globo. Per esempio la scoperta di Rockwall al di fuori di Dallas, Texas, è solo un esempio di come stiamo riesaminando antichi misteri che rivelano molto sul nostro passato. Il sito Texano è un complesso e poderoso muro di dieci miglia di diametro costruito oltre 20.000 anni fa e coperto dal suolo sette piani sotto terra. La domanda è: da chi è stata costruita questa struttura e per quale scopo e, soprattutto, la conoscenza data da queste civiltà del passato, in che modo può aiutarci a comprendere il nostro futuro?
 
Nuove tracce rivelate o antiche civiltà ri-scoperte hanno acceso una innata curiosità per le origini umane, come risulta dalla recente copertura nei media mainstream. Il numero di novembre 2013 di National Geographic: “I 100 più grandi misteri delle Civiltà Antiche rivelati”, dice:
 
“A volte le culture si lasciano dietro misteri che confondono coloro che vengono dopo di loro, dai menhir ai manoscritti codificati, ci indicano che gli antichi hanno avuto uno scopo profondo”.
 
Scienziati lungimiranti continuano a perseguire la conoscenza del nostro passato che è utile per determinare un futuro migliore. Il rinomato autore Michal Cremo, nel suo libro Forbidden Archeology, teorizza che la conoscenza dell’avanzato Homo-sapiens è stata soppressa o ignorata dalla comunità scientifica perché contraddice le attuali opinioni sulle origini umane che vanno d’accordo con il paradigma dominante.
 
Gobekli Tepe nella Turchia orientale
 
 
Gobekli Tepe
 
I risultati indicano chiaramente che simili civiltà avanzate di esseri umani erano presenti in tutto il mondo in quel momento storico. Ad esempio, il Gobekli Tepe (la foto in alto) che si trova nella Turchia orientale, è un vasto complesso di enormi cerchi di pietre megalitiche, con un raggio tra i 10 e i 20 metri, molto più grandi di quelle del noto sito di Stonehenge in Gran Bretagna. Agli scavi di Gobekli Tepe che hanno avuto inizio nel 1995, sono stati fatti dei test al carbonio radiofonico i quali hanno rivelato che la struttura risale almeno a 11600 anni fa. L’archeologo tedesco Klaus Schmidt dell’Istituto Archeologico Tedesco di Berlino in Germania, con il supporto dell’ArchaeoNova Institute di Heidelberg, sempre in Germania, ha condotto lo scavo di questi preistorici circoli megalitici scoperti in Turchia.
 
“Gobekli Tepe è uno dei più affascinanti luoghi neolitici del mondo”, ha sostenuto il Dott. Klaus Schmidt. Ma, come spiega in un recente rapporto, per capire le nuove scoperte, gli archeologi hanno bisogno di lavorare a stretto contatto con gli specialisti di religioni comparate, con i teorici dell’architettura e dell’arte, con i teorici della psicologia evolutiva, con i sociologi che utilizzano la teoria delle reti sociali, e altri ancora.
 
“E’ la complessa storia delle prime, grandi comunità insediate, della loro vasta rete, e della loro comprensione comune del mondo, forse anche delle prime religioni organizzate e delle loro rappresentazioni simboliche del cosmo”, ha detto Klaus Schmidt.
 
Oltre alle strutture megalitiche, sono state scoperte figure e sculture, raffiguranti animali di pre natura storica, come i dinosauri e altri animali selvatici. Dal momento che gli scavi iniziarono nel 1995, quattro dei circoli sono stati parzialmente ripuliti, ma si pensa che ci siano ancora fino a 50 ambienti nascosti sottoterra. Questi enormi monoliti svettanti, di sette metri di altezza e 25 tonnellate di massa a Gobekli Tepe, sono situati proprio nel cuore di ciò che percepiamo come l’origine della civiltà. Questo offre ai ricercatori, delle nuove linee guida per la vera storia della terra e delle nostre antiche civiltà.
 
“L’obiettivo della ricerca archeologica non è quello di scoprire semplicemente tutti i circoli megalitici, ma sopratutto cercare di capire il loro scopo”, ha aggiunto Schmidt.
 
Piramide Bosniaca: Prova di civiltà avanzate di oltre 30.000 anni fa
 
 
Piramide Bosniaca
 
Ormai è l’ottavo anno di scavo nel sito della Piramide Bosniaca, che si estende sui sei chilometri quadrati del bacino del fiume Visoko, 40 km a nord ovest di Sarajevo. Composto da quattro antiche piramidi quasi tre volte più grande di Giza, e da un vasto complesso di tunnel sotterranei situati sotto la piramide. La colossale piramide centrale del Sole è alta ben 420 metri e ha una massa di milioni di tonnellate rendendo le piramidi bosniache le più grandi e antiche piramidi conosciute sul pianeta (quella di cheope è alta ‘solo’ 146 metri). Il Dr. Osmanagich ha stupito l’intera comunità scientifica e archeologica con la raccolta e formazione di un team di ingegneri interdisciplinari, fisici e ricercatori da tutto il mondo per condurre un’indagine aperta e trasparente del sito e per cercare di scoprire la vera natura e il vero scopo di questo complesso piramidale.
 
“Questa è una cultura sconosciuta che ci presenta arti e scienze altamente avanzate, in grado di formare strutture veramente enormi e noi crediamo che in questo processo si stia dimostrando una capacità di sfruttare le risorse energetiche pure”, commenta Tim Moon, che ha recentemente aderito al team di Osmanagich.
 
Il progetto archeologico ci ha consegnato un altro importante rinvenimento trovato questo anno nel complesso dei tunnel sotterranei, conosciuto come Ravine. Mentre esploravano un tunnel che conduce verso la Piramide del Sole, la squadra ha portato alla luce diverse pietre megalitiche. Nel mese di agosto un enorme pietra stimata in 25.000 kg è stato scoperta a circa 400 metri di profondità“Qui abbiamo una pietra massiccia sepolta sotto centinaia di migliaia di tonnellate di materiale. Inoltre abbiamo individuato dei muri di fondazione lungo tutto il suo perimetro formati da blocchi di pietra tagliata”, ha aggiunto Tim Moon.
 
Grandi quantità di reperti sono state recuperate dalle gallerie associate che portano al sito, tra effigi, dipinti su pietra, oggetti d’arte e una serie di geroglifici e testi antichi scavati nelle pareti dei tunnel.
 
Il Dr. Osmangich sottolinea che è giunto il momento di condividere liberamente la conoscenza, in modo che si possa capire e imparare dal nostro passato.
 
“E’ tempo per noi di aprire le nostre menti alla vera natura della nostra origine. La nostra missione è quella di riallineare la scienza con la spiritualità, al fine di progredire come specie, e questo richiede un chiaro percorso di conoscenza condivisa”.
 

Un’Ucraina di meno e qualche dubbio in più

Lorenzo Centini
La conferenza di Vilnius, che avrebbe dovuto sancire l’entrata dell’Ucraina nella UE si è trasformata in una Termopili senza gloria per i Soloni eurocratici. L’Ucraina, sventolando un solenne voto parlamentare, ha dichiarato di non voler far parte della famiglia Europea.
I trascorsi di questa entrata sono stati turbolenti. Dopo anni di tira e molla, che avevano fatto pensare ai più che le offerte “culturali” degli impianti europei fossero solo Flirt ad uso e consumo delle diplomazie in funzione lateralmente anti-Russe, negli ultimi anni la marcia di Kiev verso Bruxelles si era velocizzata, allontanando i timori che l’Ucraina si trasformasse in una nuova Turchia.
Finalmente, si era addivenuti ad una decisione, e i trattati erano iniziati sotto i migliori auspici. Seppur fortemente scossa dai marasmi Arancioni, le classi politiche ucraine si erano dimostrate, negli anni, abbastanza sicure nel proseguimento delle discussioni per l’entrata nell’Unione Europea. A fronte perfino del riavvicinamento di Kiev all’Unione Russia-Bielorussia, la volontà ferrea, almeno da parte Europea di gettarsi, finalmente, nella conquista dello spazio Post-Sovietico aveva prevalso.
Varie voci si erano opposte all’entrata. Prima di tutto i rigoristi di scuola francofortista, che temono (a ragione) che l’entrata nell’Unione di un economia con carenze strutturali e irrisolte verteze sociali Elstiane avrebbe portato al collasso della già friabile impalcatura economica comunitaria. La più autorevole di queste voci, Oli Rehn, si era espresso in termini moderatamente contrari in sede pubblica, introducendo nell’agone dialettico paneuropeo un lemma che probabilmente diventerà comune in futuro: Superespansione. Pericolo di star volendo troppo, pericolo di esser diventati troppo grandi, troppo in fretta.  Come un novello Laooconte Rehn ha ammonito i piani alti che davvero non c’era bisogno di nuove inizioni di nazioni da supportare e da includere in un sistema che , di per se, ha forse i mesi contati.
Tuttavia queste voci sono state spente dagli eventi e dalle convinzioni pregresse. Innanzitutto, il successo totale dell’entrata della Croazia nell’UE aveva portato nuova linfa vitale nelle azioni degli espansionisti. I dati economici del primo trimestre croato dopo l’entrata nell’Unione Europea avevano convinto gli europeisti (ma non gli ucrani) che un espansione subitanea del modello Europa potesse essere una panacea per ogni male al di là del Vistola. In secondo luogo, e forse queste considerazioni i sono rivelate più importanti, l’entrata di Kiev nell’UE avrebbe permesso a Bruxelles una posizione ben diversa nei confronti di Putin, da spendere su tutti i tavoli aperti con la Federazione, con un riguardo soprattutto alla questione energetica e quella Siriana.
Tuttavia la questione è stata viziata da parecchi Aut-Aut. Prima di tutto l’Unione Europea ha posto alla base del dialogo la liberazione di Yulia Timoshenko,, capro espiatorio colpevole di tutti i mali che l’Ucraina tentò, inultilmente, di lavare via con la “Rivoluzione Arancione”. L’agenda Fule, che per l’appunto presupponeva la liberazione del’ex ministra Ucraina e il lasciapassare per andarsi a curare a Berlino, si è dimostrata per quel che era, vale a dire il più grande ostacolo alla buona riuscita del percorso di entrata.  Il motivo ufficiale della recusazione da parte della Bankova della mano tesa da parte europea è stata appunto l’insopportabile ingerenza che Bruxelles avrebbe voluto avere sugli affari giudiziari interni. Ingerenza che, peraltro, valeva molto di più di quel che sembrava. Il caso Tymoshenko, cavalcato opportunamente da tutti i Think Tank neopogressisti in giro per il mondo come dimostrazione inecquivocabile della necessaria occidentalizzazione delle periferie Post-sovietiche, assurge infatti a mito fondativo della Oligarchia Ucraina. Dopo aver infatti visto i sorci verdi con la Rivoluzione Arancione, che prometteva seriamente di scalzarli dal loro posto come guida del mondo sottopolitico ucraino, normalizzandolo (leggi:americanizzandolo), le cricche del Gas e delle costruzioni ben piantate alla Bankova hanno salutato con gioia il riflusso della suddetta rivoluzione, che si è palesato nell’incarcerazione della sua eroina e Giovanna D’Arco. Rimettere tutto in discussione, liberandola, avrebbe pertanto costituito un pericolosissimo viatico alla ridiscussione della recentissima storia Ucraina.
Ma i motivi politico/storici sono sempre solo un incentivo, ma sufficenti a sviare la Storia. Il rifiuto dell’Ucraina dell’entrata nella UE è derivato da almeno tre fattori tra loro molto legati.
Il primo è sicuramente la tempistica. Mentre la Croazia aveva da tempo cominciato e quasi finalizzato il proprio Iter di adesione, l’Ucraina ha risentito enormemente delle notizie di declino che trapelano da Bruxelles. Se dieci anni fa, sulla onda lunga della Derussificazione politica, i filoccidentali Ucraini poetvano portare a sostegno della proprie tesi tangibili dati economici, che presentavano come sicuro un futuro roseo e da protagonista per l’Europa di nuovo Polo mondiale, adesso le frizioni e i fallimenti economico-sociali che l’Europa collezione da almeno cinque anni sono troppo evidenti per esser smentiti. In Ucarina i nazionalisti e i comunisti non si dono dovuti troppo peritare nel ricercare evidenza empiriche che dimostrassero come, per un paese arretrato, sarebbe stato utile mantenere una certa indipendenza economica e politica, invece di andarsi ad infognare in un ginepario di occasioni sfruttate nel peggior modo possibile.
Secondo, le pressioni Russe. La vicinanza dell’Orso russo, molto forti e pesanti sul breve/medio periodo, hanno convinto la classe dirigente Ucraina che il gioco non valeva la candela. Su tutte, l’ultimo accordo firmato da Yanukovich con Putin, che obbligava Kiev a mantenere nel Porto di Sebastopoli la Flotta Federale fino al 2042 in cambio di uno sconto sul gas russo che ivi transita, ha legato a doppio filo, ancora, i destini di Kiev a quelli delle volubilità imperiali Moscovite, le quali adoperano il gas come un Hard Power molto contingente. Il bisogno ucraino di gas ed energia è, nonostante le previsioni degli esperti e le scoperte di ricchi giacimenti di gas non convenzionale nei pressi dei Carpazi e nella regione del Donbass, ancora la bussola geopolitica che guida la Bankova. L’autarchia energetica, prevista per il 2020, è troppo lontana per aver potuto influire seriamente nella decisione o meno di entrare nell’Unione Europea. Ergo, subito dopo il naufragio dei trattati con la UE, l’Ucraina si è affrettata a sottoscrivere un patto di adesione formale all’Unione doganale Russia-Bielorussia. Chi la fa, l’aspetti.
Terzo, i motivi macroculturali. Come ravvisato da Huntington (ma anche a suo tempo da Suslov) l’Ucraina costituisce lo spartiacque tra la civiltà Ortodossa e quella occidentale. Il Limes che divide New York da Mosca passa in mezzo all’Ucraina, che risulta quindi spezzata in due parti distinte: una, quella occidentale, profondamente legata ai destini europei, e bacino elettorale per quella borghesia illuminata Ucraina, radical chic, e fieramente anti-russa e anti-Putiniana. A Est invece si estende l’Ucraina “Russa”, profondamente ortodossa, che più di ogni altra ha vissuto con dramma il distacco violento dallo spazio Sovietico. I due momentuum politici, la Rivoluzione Arancione e i trattati per entrare nell’Unione Europea, sono stati il campo di battaglia per queste due Ucraine, con la prima inizialmente vittoriosa ma poi vinta dal riflusso. Con un simile copione, anche qua la parte occidentalizzante si è vista sconfitta nel suo tentativo di portare fuori l’Ucraina dall’abbraccio, per loro mortale, con la Russia.
L’Ucraina rifiuta quindi il pacco e va avanti. Non è detto che la partita finisca qui. Subito dopo la notizia del rifiuto, accanto ad una marcia di festeggiamento, si dipanava per Kiev un più piccolo corteo formato dagli europeisti. Non bisogna escludere che, nei prossimi anni, l’entrata nell’Unione non diventi un tema politico sul quale le fazioni filo-russe e filo-occidentali si scontreranno aspramente. L’Ucraina, per ora, rimanere pienamente parte di quel progetto di ricostruzione dell’Impero Russo da parte delle elites moscovite, ma la Bankova rimarrà ancora per molto una zona di confine tra il neozarismo d’assalto e l’occidente che vorrebbe farsi mondo.
http://www.statopotenza.eu/9357/9357

“Come si è seminato la terra perchè non si devono seminare le nuvole?” (con applausi al Governo Globale)

Rai 3, programma televisivo “E se domani”
 
<<Pensate se un giorno invece potessimo essere noi a decidere il meteo che ci pare>>
(ma non era una cosa da cospirazionisti visionari?)
 
Cacciari: <<sarebbe molto utile avere il segreto per controllare le precipitazioni>>
<<controllare il tempo è stata sempre una materia degli Dei ma se non fosse più cosi’ e a decidere dove e QUANTO deve piovere fosse l’uomo?>>
 
Problema:
riscaldamento globale+rapida crescita demografica necessità di acqua
Reazione: <<un’arma per combattere carestie e siccità>>
Soluzione: <<seminare le nuvole proprio come fossero campi da coltivare>>
 
Cacciari: <<come si è seminato la terra perchè non si devono seminare le nuvole?>>
<<la modificazione del tempo atmosferico è una scienza sempre più precisa che può portare immensi benefici>>
 
<<Noi potremmo ad esempio in futuro pensare di deviare un uragano? Negli Stati Uniti ci stanno provando…E se domani riuscissimo a deviare il corso degli uragani?>>
Problema: <<Più le tempeste diventano grandi e il numero dei morti aumenta più cresce la necessità di fare qualcosa>>
Soluzione: Semina delle nuvole= scie chimiche
 
<<Grazie alla semina delle nuvole il percorso dell’uragano avrebbe deviato di qualche grado>>
Chi decide dove mandarlo? <<Un dittatore saggio e buono>> <<Difficile far votare su queste questioni…>>
 
<<Il potere di alterare il tempo porta con sè responsabilità etiche e politiche enormi Se scegliamo di aprire questo vaso di Pandora il potere che potrebbe venire fuori dovrà essere maneggiato con immensa cura>>
 
<<Manipolare il clima ha ovviamente il suo risvolto inquietante>>
<<E’ possibile immaginare che un giorno il cielo diventi un’ARMA geopolitica a disposizione delle superpotenze?>>
 
Cacciari: <<governo globale che NON è concepibile in chiave democratica>>
 
Problema: <<Noi ragioniamo ancora in una chiave di democrazia nazionale, di governi nazionali>> <<quando tutti questi problemi sono ormai globali>>
 
Reazione: <<e non abbiamo alcun governo e alcun potere globale>>
Soluzione: Applausi al governo globale clap clap clap
 
VIDEO A QUESTO LINK

L’energia diretta può essere utilizzata sia per la costruzione di armi innovative che per la modificazione meteorologica: la conferma viene da documenti dell’esercito USA e da documenti scientifici

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Sulla rivista militare “Leading edge” (volume 7 Issue 4) liberamente visionabile al sitohttp://www.navsea.navy.mil/nswc/dahlgren/Leading%20Edge/Directed%20Energy/files/inc/1250074754.pdf si può leggere del “passato, presente e futuro” della tecnologia militare che impiega armi ad energia diretta: armi laser, fasci di micro-onde, fasci di particelle ionizzate.
Come viene ammesso nella stessa rivista si tratta di qualcosa che ieri sembrava pura roba da fantascienza e che adesso sta diventando realtà. Leggiamo a tal proposito quanto si trova scritto a pagina 7 di tale documento:
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“La tecnologia delle armi ad energia diretta (Directed energy weapon – DEW) tipicamente prendono la forma di laser ad alta energia (High – Energy Laser – HEL), micro-onde ad alta potenza (High Power Microwave – HPM), e fasci di particelli cariche. Questo articolo si concentra sulle aree delle prime due tencologie, dal momento che esse sono ormai pronte per la sperimentazione operativa e la valutazione, ed in alcuni casi, per l’uso operativo sul campo di battaglia. Le DEW sono state rese popolari dai libri di fantascienza per oltre un secolo. Il Ministero della Difesa ha investito sul loro sviluppo sin dagli anni ’70.”
In particolare viene ammesso che questi nuovi laser sono stati sperimentati con successo e sono riusciti a neutralizzare dei missili. Quanto ai nuovi sistemi a micro-onde ad alta potenza viene riferito di difficoltà nella loro messa a punto a causa della perdita di energia nel corso della propagazione, problemi che si cerca di risolvere tramite l’utilizzo di aerei telecomandati (droni) o missili cruise che rilasciano l’arma a micro-onde nella prossimità dell’obiettivo. Mentre su alcuni dettagli di questo documento mi riprometto di tornare in seguito dopo una approfondita lettura, segnalo tra le armi a micro-onde (così dette “non letali”) i mezzi di dissuasione atti a disperdere la folla, i raggi per bloccare i veicoli a distanza o per disinnescare a distanza ordigni disseminati sul terreno.
 
A questo punto occorre ricordare che l’energia diretta è menzionata (vedi ad esempio l’illustrazione a pagina 42) anche in un altro documento militare statunitense: “Weather as a multiplier force – owning the weather in 2025“, (“Il clima come moltiplicatore di forza – possedere il dominio delle condizioni climatiche entro in 2025“)  come uno degli strumenti per modificare il clima in modo che lo si possa utilizzare a scopi militari.
 
Fasci di radiazioni elettromagnetiche e laser possono quindi essere utilizzati per scopi di modificazione climatica, non è un caso che il parlamento europeo (vedi l’audizione del febbraio 1998) e quello russo, hanno in passato espresso preoccupazione per la stazione statunitense HAARP (ove si trova una selva di enormi antenne che, ufficialmente, studiano la ionosfera inviandovi contro dei fasci di radiazione elettromagnetica).
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Il gruppo rock dei Muse ha dedicato un album alla denuncia del riscaldatore ionosferico HAARP
 
Più precisamente, come si legge in un articolo di Mirko Molteni pubblicato su La Padania (suddiviso in due parti e pubblicato il 15/16 giugno 2003) :
 
Il 15 gennaio 2003, il sito della «Prava» ha ospitato un inquietante articolo, scritto dal deputato ucraino Yuri Solomatin, in cui si esprime preoccupazione per gli esperimenti condotti dagli americani in Alaska, dove dal 1994 si sta portando avanti il programma HAARP, High Frequency Active Auroral Research Program, cioè «programma di ricerca attiva aurorale con alta frequenza». In pratica, una selva di enormi antenne eretta nel bel mezzo della foresta boreale nordamericana. Solomatin ha voluto richiamare l’attenzione dell’Ucraina su un problema già sollevato dai Russi. Quelle antenne sono forse il prototipo di un’arma «geofisica» americana, capace di condizionare il clima di continenti alterando con microonde la temperatura o l’umidità? Il deputato ucraino dà credito al sospetto che i disastri naturali intensificatisi ultimamente siano da imputare ai sempre più assidui test del sistema HAARP. Anche in Germania, le inondazioni dello scorso anno sono sembrate a qualcuno troppo disastrose. Così due giornalisti tedeschi, Grazyna Fosar e Franz Bludorf, hanno vagheggiato in un loro articolo, pubblicato sul numero 120 del bimestrale «Raum und Zeif», che i cicloni e gli allagamenti che hanno piegato l’Europa Centrale possano essere legati all’HAARP. La Russia aveva dato l’allarme quasi un anno fa. Come riporta l’agenzia Interfax dell’8 agosto 2002, ben 90 parlamentari della Duma di Mosca avevano firmato un appello indirizzato all’ONU in cui si chiedeva la messa al bando di questi esperimenti elettromagnetici. Un mese più tardi erano saliti a 220 i deputati russi a favore dell’appello. D’altronde vi era stato un rapporto della Duma che accusava esplicitamente l’America. Parole schiette e scomode: «Sotto il programma HAARP, gli USA stanno creando nuove armi geofisiche integrali, che possono influenzare gli elementi naturali con onde radio ad alta frequenza. Il significato di questo salto qualitativo è comparabile al passaggio dall’arma bianca alle armi da fuoco, o dalle armi convenzionali a quelle nucleari».
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La selva di antenne della struttura HAARP a Gakona (Alaska)
 
Passiamo adesso al possibile utilizzo dei laser per modificazione meteorologica. Il sito dell’università partenopea nel breve articolohttp://www.meteo.unina.it/pillole-meteorologiche/122-tra-nuvole-cannoni-laser-e-acquazzoni, segnala quanto segue
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Un team di ricercatori europei coordinati dal fisico tedesco Rohwetter della Libera Università di Berlino ha pubblicato sulla rivista scientifica Nature Photonics di maggio 2010 [il link all’articolo èhttp://www.nature.com/nphoton/journal/v4/n7/abs/nphoton.2010.115.html – N.d.R.un lavoro in cui dimostra che raggi  laser che colpiscono  le nuvole dal basso sono in grado di stimolare la formazione della pioggia molto più efficacemente che cospargendo ioduro d’argento sulle nuvole con aerei.
 
Esperimenti sono stati eseguiti in laboratorio e nell’ambiente, sebbene le goccioline di pioggia così ottenute sono state troppo piccole per scatenare un vero e proprio acquazzone. L’unico problema da risolvere riguarda la possibilità di far agire il laser non solo su un singolo punto ma su chilometri di nuvole.
Ciò non toglie che in ambito militare sci si sia appropriati di tale tecnologia, sviluppandola e potenziandola grazie ai fondi destinati alla ricerca per le armi innovative.  Del resto abbiamo visto che l’esercito statunitense ammette da una parte un grande impegno nella ricerca delle armi ad energia diretta, e dall’altra l’intenzione di possedere il controllo completo del clima entro il 2025 (anche per mezzo dell’uso di “armi ad energia diretta”).
 
E non è peregrino pensare che quanto viene diffuso dalle riviste militari sia solo una parte di quello che è stato segretamente realizzato. Uno degli elementi chiave per la supremazia militare è il segreto rispetto alle realizzazioni delle armi più avanzate: il fattore sorpresa in un conflitto può essere di enorme rilevanza.
Fonte tratta dal sito .

THESES SUR LA « SECONDE EUROPE » UNIFIEE PAR MOSCOU

EODE THINK TANK/ GEOPOLITIQUE / THESES SUR LA « SECONDE EUROPE » UNIFIEE PAR MOSCOU

Luc MICHEL pour EODE Think Tank /

avec LCDP – EODE Press Office / 2013 11 23/

3e édition 2013 mise à jour (1ère édition en décembre 2006)/

https://www.facebook.com/EODE.Think.Tank

http://www.eode.org/

 # I / INTRODUCTION A LA 3E EDITION 2013

LM - GEOPOL thèses sur la 'seconde Europe' 3e ed (2013 11 23) FR 2

J’ai publié en décembre 2006 la première version de cette analyse géopolitique. Qui développait mes « Thèses géopolitiques sur la ‘Seconde Europe’ unifiée par Moscou ». Analyse révolutionnaire qui renouvelait la vision géopolitique, mais aussi idéologique, des rapports Est-Ouest entre la Russie et ses alliés, et aussi la vision de la nature géopolitique de l’Union Européenne.

Idée centrale, idée-force : L’Europe ne se limite pas à l’Union européenne ! Ni même aux états qui lui sont maintenant associés, comme la Moldavie ou la Serbie. La Russie, qui a retrouvé son indépendance avec Vladimir Poutine est aussi l’Europe ! Une SECONDE EUROPE, une AUTRE EUROPE eurasiatique se dresse désormais à Moscou face à l’Europe atlantiste de Bruxelles.

Ces Thèses ont été développées pour le public russophone aussi lors d’une Conférence à l’Université de Tiraspol, République Moldave du Dniester (PMR), en mai 2007. Puis en juillet 2007, à Tver en Russie, lors d’une Conférence de formation pour le « Camps Seliger 2007 », organisé par le Mouvement de la Jeunesse russe antifasciste ‘NASHI’, auquel je participais comme formateur. Une 3e version a été publiée en 2011 pour ‘EODE Think Tank’ sous son titre actuel.

Cette analyse se situe directement dans la perspective des thèses et des analyses développées entre 1982 et 1991 par les théoriciens de l’« Ecole de Géopolitique euro-soviétique » (Thiriart-Cuadrado Costa-Luc Michel) (1) – d’où est aussi issu après 1991 le « néo-Eurasisme russe » (avec bien des déviations) – , qui prônait une unification européenne d’Est en Ouest. Une Grande-Europe de Vladivostok à Reykjavik, déjà autour de Moscou. Mes Thèses de 2006 actualisent les analyses « euro-soviétiques » après la disparition de l’URSS. Dès 1983, j’affirmais « La Russie c’est aussi l’Europe »…

Mes Thèses rencontrent bien entendu deux des sujets les plus importants de l’agenda géopolitique pan-européen : la « politique européenne de sécurité collective » (PESC) et le « Partenariat oriental » (Eastern Partnership) de l’UE à l’Est, qui vise à intégrer l’Adzerbaïdjan, l’Arménie, le Belarus, la Géorgie, La Moldavie et l’Ukraine à la sphère d’influence géopolitique de l’UE. Machine géopolitique qui entend en fait détacher de Moscou son « étranger proche » et rencontre étroitement l’agenda géopolitique de Washington et de l’OTAN en Eurasie. Lors de la Conférence internationale « “The Prospects of the Eastern Partnership”, organisée à Minsk au Belarus le 5 mai 2011 (2), j’ai pu aussi développer mes Thèses et ma vision critique du « Partenariat oriental » (3).

L’actualité confirme mes analyses de 2006. J’opposais une petite-Europe atlantiste autour de l’UE et une grande-Europe eurasiatique autour de Moscou. La confrontation entre Bruxelles et Moscou est aujourd’hui ouverte et va bien au-delà des questions économiques. Elle est un choix ouvert entre deux visions de l’avenir du Continent. Comme l’échec de l’UE en Ukraine, qui a choisi Moscou comme vision d’intégration pan-européenne, la fin du régime atlantiste Sakhasvili en Géorgie, et celui annoncé en Moldavie, viennent de le démontrer.

 II / GEOPOLITIQUE DE LA GRANDE-EUROPE :

THESES SUR LA « SECONDE EUROPE » UNIFIEE PAR MOSCOU

LM - GEOPOL thèses sur la 'seconde Europe' 3e ed (2013 11 23) FR

 Depuis l’implosion de l’URSS, un « grand jeu » géopolitique se joue sur tout le territoire des ex républiques soviétiques et aux frontières de la Russie. Le but est le contrôle des richesses énergétiques (pétrole, gaz, minerais stratégiques) et de leurs voies d’acheminement. Mais aussi et surtout la domination en Eurasie, dont les théoriciens de l’impérialisme américain, comme Brezinski et son « Grand échiquier »,  font – avec raison – la clé de la domination mondiale.

LA POLITIQUE FONDAMENTALEMENT ANTI-RUSSE

DE WASHINGTON ET DE L’OTAN

Le But : refouler la Russie, démembrer la Fédération russe (comme l’ont été l’URSS, puis la Yougoslavie, première étape de ce vaste projet impérialiste), dissocier son noyau historique.

« Les pays baltes déjà membres de l’OTAN, l’Ukraine et la Géorgie qui frappent à la porte de l’OTAN, l’Azerbaïdjan en fera de même dans un proche avenir: bref, on est en train de tendre autour de la Russie un “cordon sanitaire” à l’instar de celui qui fut établi par la communauté mondiale dans le premier quart du siècle dernier autour de l’Etat bolchevique qui venait de faire son apparition », dénonçait la NEZAVISSIMAÏA GAZETA de Moscou fin 2006.

Brezinski précisément publiait à la fin des Années 90 dans la prestigieuse revue américaine NATIONAL REVIEW un plan de démembrement de la Russie en trois petits états (Moscovie, Oural, Sibérie). Un air de déjà vu puisque c’était déjà le projet du théoricien nazi Alfred Rosenberg, chantre raciste de l’expansion germanique à l’Est !

La Russie – paralysée une décennie durant par ses dirigeants pro-occidentaux, la clique des Eltsines, des politiciens libéraux et des oligarques qui pillaient le pays –, a longtemps subit ce nouveau « drang nach osten », allant de recul en recul, ramenée sur ses frontières du XVIe siècle, perdant territoires historiques (comme les pays baltes) et alliés.

 LA RUSSIE EST DE RETOUR !

Puis Poutine vint ! Aujourd’hui, et c’est une révolution géopolitique, la Russie est de retour. Puissance énergétique mondiale, dotée d’un Etat fort restauré, fière de son passé qu’il soit soviétique ou russe, refusant la voie occidentale. « Après la disparition de l’Union Soviétique, la Russie n’a cessé un seul instant d’ambitionner sa restauration et, à l’heure actuelle, elle est en train de réaliser en quelque sorte ce plan », commentait le quotidien d’Azerbaïdjan AZADLIQ (29 novembre 2006), lorsque s’amorçait cette révolution géopolitique.

Et les projets de Moscou révèlent la puissance retrouvée du géant européen. « Les experts entrevoient dans la politique du Kremlin des tentatives de créer une nouvelle alliance sur l’échiquier de la CEI. “Contrairement aux projets des techniciens politiques occidentaux, la Russie a non seulement préservé, mais aussi renforcé son rôle de leader économique, politique et culturel dans les pays que Moscou appelle gentiment “l’étranger proche”… Et si le Kremlin avait une envie secrète de mener les processus d’intégration dans l’espace de la CEI à leur fin logique, jusqu’à la création d’un nouvel Etat, d’une alliance à la manière de l’Union européenne ? », interrogeait le quotidien GOLOS ARMENII (7 septembre 2006).

 UNE « SECONDE EUROPE »,

UNE « AUTRE EUROPE » EURASIATIQUE SE DRESSE

Autour de la Russie – avec notamment le Belarus du Président Lukashenko, mais aussi la Chine, tourte aussi inquiète des prétentions de Washington en Eurasie – se reconstitue un pôle de puissance, géopolitique, économique et militaire, qui dresse à nouveau sur l’Espace ex-soviétique une grande puissance capable de rivaliser avec Washington et son bras armé militaire l’OTAN.

Autour des organismes transnationaux qui se constituent autour de Moscou

–          Communauté économique eurasiatique (CEEA: Biélorussie, Kazakhstan, Kirghizie, Ouzbékistan, Russie et Tadjikistan),

–          Organisation du Traité de sécurité collective (OTSC de la Communauté des Etats indépendants, alliance militaire du type de l’Organisation du Traité de Varsovie),

–          Organisation de coopération de Shanghai (OCS : Russie, Kazakhstan, Kirghizie, Chine, Tadjikistan et Ouzbékistan. Le Pakistan, l’Iran, l’Inde et la Mongolie y ont le statut d’observateur, la Chine et la Russie y jouent des rôles clés),

–          Espace économique commun (EEU, Russie, Biélorussie, Kazakhstan, Kirghizie et Tadjikistan),

–          Union Economique et douanière eurasiatique (Russie, Belarus, Adzerbaïdjan),

une SECONDE EUROPE, une AUTRE EUROPE eurasiatique se dresse face à la Petite-Europe atlantiste de Bruxelles liée aux USA.

Plus personne ne conteste aujourd’hui cette thèse géopolitique, énoncée pour la première fois par Jean THIRIART, le père du « Communautarisme européen » dès 1964, selon laquelle « l’Europe va de l’Atlantique à Vladivostok ».

C’est bien une Seconde Europe qui émerge. Comme l’affirmait clairement dès 2006 le Président russe Poutine. Alors, l’article de Vladimir Poutine « sur le partenariat Russie-Union européenne » publié initialement dans le FINANCIAL TIMES avait suscité de vastes échos dans la presse mondiale. Des paroles de Vladimir Poutine, on pouvait comprendre qu’un accord avec l’UE était son grand souhait. Par exemple, il était instructif de lire que, de l’avis de Poutine, « la Russie fait partie de la famille européenne ».

Cette Seconde Europe est, elle, indépendante des USA à la différence de l’UE – géant économique et nain politique pour cause d’OTAN – de Bruxelles et Strasbourg.

Six ans plus tard, lors du sommet EU-Russie du 21 décembre 2012 à Bruxelles, les deux visions s’affrontent. Ouvertement. Le président russe Vladimir Poutine et les représentants de l’Union européenne, le président du Conseil européen Herman Van Rompuy et le président de la Commission européenne José Manuel Barroso, « ont débattu de leurs nombreuses divergences tout en affirmant leur volonté de les surmonter, notamment pour continuer à accroître les échanges commerciaux » commentait Le Temps (Genève).

Deux visions du futur de l’Europe se font donc face. La petite-europe de Bruxelles, l’UE, la incluse dans la spère d’influence de Washington depuis plus de six décennies via l’OTAN. De l’autre, la constitution d’un ensemble géopolitique et géo-économique eurasiatique autour de Moscou. Le seul état européen véritablement indépendant et libre, car en géopolitique seule la dimension confère la puissance, et la puissance garantit la liberté.

 UNE SUPERPUISSANCE SE LEVE A L’EST !

Il est significatif que les media de l’OTAN ne parlent presque jamais du nouveau bloc et de ses organismes transnationaux qui se dresse à l’EST. Qui dans le public ouest-européen a entendu parler de l’OCS, de la CEEA ou de l’OTSC ?

Il s’agit de faire croire aux masses occidentales que l’Union Européenne incarne seule le projet européen (sic) et que l’OTAN est le seul bloc militaire tout puissant du nouveau siècle (resic).

Rien n’est plus faux ! « Au-delà des critiques objectives, la CEEA est aujourd’hui l’une des alliances régionales les plus efficaces sur l’échiquier post soviétique… Le ralliement de l’Ouzbékistan à la CEEA en janvier 2006 et la reprise des négociations sur l’adhésion de l’Ukraine – ndla : que l’échec du « grand accord » entre l’Ukraine et l’UE matérialise en cette fin 2013 – permet de supposer que la CEEA succédera à la CEI. Et si la CEEA s’unit avec l’Organisation du Traité de sécurité collective (OTSC: Arménie, Biélorussie, Kazakhstan, Kirghizie, Russie et Tadjikistan), ce qui est fort probable, on assistera enfin à la formation définitive d’une nouvelle organisation internationale militaro-politico-économique… La Russie commence ainsi à réaliser activement son propre projet d’intégration dans l’espace postsoviétique, doté d’une forte composante militaire et renforcé de subventions économiques réelles », commentait le quotidien du Caucase LRAGIR (23 août 2006).

Quant à l’OCS, elle est un bloc qui effraye Washington et l’OTAN. « A l’échelle globale, c’est une association puissante. Les membres de l’organisation occupent les trois cinquièmes du territoire de l’Eurasie, comptent un quart de la population de la planète et ont un PIB total de 2500 milliards de dollars », commentait le VOENNO-PROMYCHLENNY KOURIER (11 octobre 2006). Compte tenu de l’adhésion possible de nouveaux membres, l’OCS disposera de ressources humaines immenses (3 milliards de personnes), de la moitié des réserves mondiales de pétrole et de gaz et de moitié environ du potentiel défensif accumulé sur le globe terrestre. Outre l’intégration économique (l’organisation projette la libre circulation des marchandises, des capitaux, des technologies et des services d’ici vingt ans), non moins importante s’avère l’intégration militaire (…) Réuni fin septembre 2006 à Pékin, le Conseil de la Structure antiterroriste régionale de l’OCS avait alors confirmé que les six pays avaient institué leur organisation non seulement en vue du développement et de la coopération économiques mais aussi pour assurer leur sécurité et accomplir des tâches géopolitiques.

L’intégration militaire et la géopolitique énergique des six Etats de l’OCS a déjà “effrayé” les Etats-Unis au point que le sous-secrétaire d’Etat américain pour l’Asie centrale et l’Asie du Sud sous Bush II, Richard Boucher, avait fin 2005 exhorté l’OCS, au nom de l’administration Bush, « à renoncer aux déclarations géopolitiques pour se concentrer sur l’économie ». L’OCS et les Etats-Unis et aussi, dans un certain sens, l’OTAN sont, déjà de fait, des rivaux géopolitiques.

Ajoutons que l’OSC et l’OTSC mènent une politique d’intégration au niveau militaire. A l’été 2007, ces deux organisations ont procédé à leurs premiers exercices tactiques conjoints. « L’OTSC et l’OCS rassemblent presque la moitié de la population du globe. Par leur influence au sein de l’ONU et d’autres organisations internationales, elles peuvent rivaliser avec les Etats-Unis et les pays de l’OTAN, ce que beaucoup de responsables politiques des pays en question n’apprécient guère, analysait RIA NOVOSTI. Résultat: Bruxelles refuse toujours d’accepter la proposition de l’OTSC l’invitant à coopérer dans la lutte contre l’afflux de drogue afghane, même si beaucoup de pays membres de l’OTSC partagent une frontière commune avec l’Afghanistan, et que les efforts conjoints de l’OTAN et de l’OTSC seraient plus utiles que les actions disparates. Toujours est-il que l’OTAN ne considère pas l’OTSC comme un partenaire égal. Or, Moscou s’en soucie peu ».

 MOSCOU, PIEMONT DE LA GRANDE-EUROPE ?

Au début des années 80, avec Jean THIRIART, nous lancions l’ « Ecole Euro-soviétique », qui prônait l’unification – contre les USA et l’OTAN – de la Grande-Europe d’Est en Ouest, l’URSS devenant le Piémont d’un « Empire Euro-soviétique », une thèse qui a fait depuis beaucoup de chemin à l’Est.

Notre soutien à Moscou, Piémont de l’Autre Europe, est l’adaptation de cette thèse fondamentale aux conditions géopolitiques du nouveau Siècle. Aujourd’hui la Russie, comme jadis l’URSS, est la seule puissance européenne réellement indépendante de Washington, la seule à mener une politique indépendante, réellement eurasienne et non pas atlantiste.

# III / LE CAS DE LA FRANCE EN 2013.

LE PROJET GEOPOLITIQUE DE L’AXE PARIS-MOSCOU EST-IL ENCORE PERTINENT ?

Il faut évoquer le cas français.

Car il appelle une clarification théorique. Et une vision réaliste.

 L’HERITAGE DE LA POLITIQUE EUROPEENNE D’INDEPENDANCE DU GENERAL DE GAULLE

Du début des Années 60 au discours de Villepin à l’ONU en 2003 – chant du cygne ou derniers feux de la politique gaulliste -, en Europe de l’Ouest, une autre puissance, la France, avait encore des velléités d’indépendance sporadiques. Précidsément lorsqu’elle se souvenait de la grande politique anti-atlantiste – et déjà pro-russe – du Général De Gaulle.

Mais la France post-gaulliste était déjà un état schizophrène, paralysé par de puissants lobbies étrangers, où cohabitaient des pulsions gaullistes et des états de soumission à l’Atlantisme (comme au Liban et en Syrie, où la France, jouant contre son propre intérêt, a servit les intérêts de Washington et Tel-Aviv). Les dirigeants français – les Chirac, Villepin, Sarkozy, mais aussi Mitterrand ou Hollande – ont depuis longtemps tourné le dos à la politique Gaullisme. Prétendre le contraire est une escroquerie politique. La réintégration de la France dans l’OTAN, les aventures militaires en Libye, en Syrie ou au Mali après 2010, n’ouvre plus d’ouverture à une grande politique néo-gaulliste.

Les partisans de la Thèse de « l’Axe Paris-Moscou » – que nous avons aussi développée les premiers dès 1993 – ne voient pas cette fermeture de la vision française. La France étant en 2013 engagée sur un axe Washington-Paris totalement opposé.

UN CONCEPT OBSOLETE

En 2006, avec la présidence Sarkozy et la réintégration militaire de la France dans l’OTAN, j’ai développé un nouveau concept, celui de « Seconde Europe », destiné à fournir une alternative au concept devenu obsolète d’ « Axe Paris-Moscou ».

C’était la fin – définitive ou provisoire à long terme (la France conserve une capacité à revenir à la politique gaulliste, mais ce n’est pas le sujet) – de ce concept novateur qu’était l ‘ « Axe Paris-Moscou ». Un concept que j’avais été le premier à définir dès les derniers jours de 1992, réfléchissant déjà précisément à une alternative à la ligne de notre « Ecole géopolitique euro-soviétique », suite à l’effondrement de l’URSS. Ceci de nombreuses années avant la reprise du concept par de Grossouvre notamment. Et qui offrait une alternative à la construction d’une Europe véritable et indépendante.

J’ai souvent insisté dès l’avènement des Années Sarkozy, qui annonçait clairement ses options atlantistes et philo-américaines, sur le fait que la réintégration politico-militaire de la France dans l’OTAN mettait un terme à la validité de ce concept. Sans politique réelle gaulliste – hors de l’OTAN, contre Washington – plus d’Axe Paris-Moscou. Je suis agacé de lire encore sous la plume d’amateurs sans culture historique ou géopolitique la mise en avant de ce concept des années après la trahison fondamentale de Sarkozy.

Un Axe Paris-Moscou n’existera réellement que si la France se souvient de De Gaulle et rompt avec l’Atlantisme. Nous en sommes aujourd’hui fort loin.

Reste donc Moscou et le bloc qui s’organise autour d’elle !

  IV / RETOUR A LA GUERRE FROIDE ?

 Entre ces deux blocs, qui sont de facto des rivaux géopolitiques, s’esquisse une confrontation de plus en plus ouverte. Les analystes parlent ouvertement, et avec raison à mon sens, de « retour à la Guerre froide ».

« Les conflits qui éclatent pour diverses raisons avec les plus proches voisins (les pays baltes et ceux de la CEI), et sur de nombreux problèmes avec les Etats-Unis, les pays et les structures de l’Union européenne sont devenus ces derniers temps une constante de la politique étrangère russe. Ces conflits sont interprétés à l’intérieur du pays comme un témoignage du retour de la puissance d’antan qui semblait être perdue à jamais », commentait le quotidien russe KOMMERSANT.

 SPHERES D’INFLUENCE ET CONTRONTATION EST-OUEST

En réponse à cette situation de crise, le ministre russe de la Défense Sergueï Ivanov, un proche de Poutine, avait proposé en 2006 de diviser le monde entre l’Organisation du Traité de sécurité collective (OTSC) et l’OTAN. Selon lui, « la mise au point d’un mécanisme de coopération entre l’OTAN et l’OTSC, puis la délimitation nette des sphères de responsabilité, contribueront au renforcement de la sécurité internationale ». « La proposition de Sergueï Ivanov ramène à l’époque de la confrontation entre l’OTAN et les pays du Pacte de Varsovie », ajoutait KOMMERSANT.

A Washington, les faucons US recherchent régulièrement la confrontation. Le sénateur américain Richard Lugar a tenu fin 2006 des propos dans l’esprit de la « guerre froide » à l’adresse de la Russie, l’accusant de ne pas vouloir partager sa souveraineté énergétique et théorisant un essai de nouvelle doctrine anti-russe de l’OTAN.

 GEOECONOMIE ET GEOSTRATEGIE.

LA SOUVERAINETE ENERGETIQUE VUE PAR L’OTSC

Car l’un des objectifs principaux de l’OTSC est précisément d’assurer la souveraineté énergétique des pays membres de cette organisation. Le très influent sénateur républicain Richard Lugar, président du Comité sénatorial des affaires étrangères, avait déclaré que le bloc militaire de l’OTAN devait se tenir prêt à réagir à une « attaque » et à un chantage avec utilisation de l’énergie en tant qu’arme de la part de pays comme la Russie. « L’utilisation de l’énergie en tant qu’arme n’est pas une menace théorique de l’avenir : elle est déjà en cours », avait affirmé M. Lugar à Riga, le 28 novembre 2006, lors d’un sommet de l’OTAN. Selon le sénateur yankee, « la suspension par la Russie des livraisons de matières énergétiques à l’Ukraine a témoigné d’une tentation de se servir de l’énergie en vue d’atteindre des objectifs politiques ». « La Russie a abandonné la confrontation après une réaction sévère de l’Occident, mais quelle aurait été la réponse de l’OTAN si la Russie avait maintenu l’embargo ? », avait demandé le sénateur américain, avertissant que, dans ce cas, « l’économie et les forces armées ukrainiennes auraient été sapées sans coup férir, et le danger et les pertes essuyées par plusieurs pays de l’OTAN auraient été considérables ».

« L’OTAN doit déterminer les mesures à prendre si la Pologne, l’Allemagne, la Hongrie ou la Lettonie faisaient l’objet de la même menace que l’Ukraine », avait martelé Richard Lugar, invitant à étendre au secteur énergétique le « chapitre 5 » des statuts de l’OTAN qui précise qu’une agression contre un membre de l’Alliance équivaut à une agression contre le bloc militaire tout entier. « Puisqu’une attaque avec utilisation de l’énergie en tant qu’arme peut ruiner l’économie d’un pays et faire des centaines, voire des milliers de victimes, l’Alliance doit prendre un engagement selon lequel la défense contre une telle attaque rentre dans le cadre du “chapitre 5”, avait poursuivi le président du comité sénatorial, soulignant que, dans les conditions actuelles, un conflit énergétique équivalait à un conflit armé. Cela ne fait pratiquement aucune différence quand un membre (de l’OTAN) est contraint de se soumettre à la volonté d’autrui à cause d’une coupure d’énergie ou quand il se heurte à un blocus militaire ou à une démonstration de force à ses frontières », avait-il dit.

 EXPANSION DE L’OTAN A L’EST

OU NOUVEAU RAPPORT DE FORCES EN EUROPE ?

« Acceptant la démolition du mur de Berlin, la Russie espérait que l’OTAN tiendrait ses promesses de ne pas s’élargir à l’Est, mais les anciens membres du Pacte de Varsovie et les pays baltes ont adhéré à l’Alliance. Réagissant aux notes de confrontation qui pointent dans les rapports avec l’OTAN, Moscou propose tout aussi régulièrement à l’Alliance de l’Atlantique Nord un nouveau format des rapports en Europe. L’OTAN voudrait continuer à s’étendre en admettant de nouveaux Etats de la CEI (Communauté des Etats indépendants). La Russie s’y oppose activement. Les démarches diplomatiques n’y font rien. Il ne reste guère que l’alternative de mesures violentes », avertit encore KOMMERSANT.

En 2008, avec l’agression de la Géorgie du régime Sakhasvili contre l’Ossétie du Sud et la correction militaire infligée à Tbilissi par l’intervention de l’Armée russe qui a suivi, ont démontré que la violence n’était pas un raisonnement théorique.

L’opposition des blocs dans l’esprit de la « guerre froide » doit dissuader certaines républiques post soviétiques d’adhérer de façon précipitée à l’Alliance. VOILA POURQUOI L’OTSC – « ce nouveau Pacte de Varsovie » dixit KOMMERSANT – DEFINIT CLAIREMENT SA PLACE EN EUROPE. Ce bloc compte, parmi ses alliés potentiels, les pays d’Asie faisant partie des Six de Shanghai, avant tout la Chine, qui représente une force imposante dans la compétition avec l’OTAN.

 IV / DE LA GUERRE FROIDE A LA CONFRONTATION :

LES ABCES DE FIXATION ENTRE LA RUSSIE ET L’OTAN ET LA DIVISION DE L’EUROPE

Un des points chauds de cette confrontation, ce sont les Républiques auto-proclamées de Pridnestrovie, Abkhazie, Ossétie du Sud – que l’on appelle aussi la « CEI-2 » – et aussi le Nagorny-Karabagh,. C’est là que la confrontation entre l’OTAN et la Russie s’exprime directement, aux frontières caucasiennes et aux marches européennes de la Russie.

 « LES REPUBLIQUES VENUES DU FROID »

L’Abkhazie (capitale Soukhoumi), ex-république autonome de la Géorgie soviétique depuis 1931, a combattu les forces géorgiennes de 1992 à 1994, au lendemain de la dissolution de l’URSS en décembre 1991. Soukhoumi ne reconnaît pas la souveraineté de Tbilissi sur son territoire et applique une politique visant à accéder à une indépendance reconnue par la communauté internationale. A la suite de la guerre russo-géorgienne de l’été 2008, Moscou, et quelques uns de ses alliés, ont reconnu la République d’Abkhazie.

Ex-région autonome de la Géorgie d’après la division administrative de l’URSS, l’Ossétie du Sud (capitale Tskhinvali) a proclamé son indépendance le 20 septembre 1990. Tbilissi a alors riposté et les opérations militaires ont fait des milliers de morts de part et d’autre de 1990 à 1992. Lors du premier référendum de janvier 1992, au lendemain de la disparition de l’URSS, l’Ossétie du Sud s’est massivement exprimée en faveur de son indépendance envers la Géorgie. Les Sud-Ossètes mettent le cap sur le rapprochement avec l’Ossétie du Nord, république du Caucase du Nord russe, notant que les Ossètes, du Nord comme du Sud, ont bénévolement intégré la Russie en 1774, une bonne trentaine d’années avant la Géorgie. Près de 99% des Sud-Ossètes ont dit « oui » au référendum organisé ce 12 novembre 2006 par les autorités séparatistes et proposant de faire de la région un Etat indépendant. Tskhinvali ne cache pas son objectif stratégique de réunification avec l’Ossétie du Nord, une république russe du Caucase du Nord, et refuse catégoriquement de reconnaître la souveraineté géorgienne sur son territoire. A la suite de la guerre russo-géorgienne de l’été 2008, Moscou, et quelques uns de ses alliés, ont aussi reconnu la République d’Ossétie du Sud.

La Pridnestrovie (la PMR, capitale Tiraspol), zone la plus industrialisée de l’ancienne République soviétique de Moldavie et peuplée aux deux tiers par des Slaves, a proclamé son indépendance envers Kichinev en 1989, sous l’URSS, puis encore en 1992, après la dislocation de l’URSS et à l’issue de plusieurs mois de combats contre les forces moldaves pro-roumaines. Depuis, Tiraspol refuse de reconnaître la souveraineté moldave sur son territoire et applique une politique indépendante, renforcée après le référendum sur l’indépendance de septembre 2006, très largement remporté par les partisans du rapprochement avec la Russie. Le 17 septembre 2006, un référendum a eu lieu en effet en République Moldave de Pridnestrovie (PMR), et, dans le cadre de cette consultation nationale, la majorité écrasante de la population de cette république autoproclamée s’est prononcée pour la poursuite de la politique d’indépendance de la Pridnestrovie et de son union avec la Russie.

Enfin le Nagorny-Karabakh (capitale Stepanakert), qui se veut « le deuxième Etat arménien », enclave à majorité arménienne en Azerbaïdjan, a fait sécession de Bakou au terme d’un conflit armé qui a fait, entre 1988 et 1994, des milliers de morts. Le Haut-Karabakh bénéficiait, au sein de la république soviétique d’Azerbaïdjan, du statut de région autonome. En 1988, à la faveur de la perestroïka gorbatchévienne, la population locale a exigé la réunification de l’enclave à la république soviétique d’Arménie. Malgré de multiples tentatives de Moscou de faire revenir le calme dans le pays, une véritable guerre a éclaté entre la région et l’Azerbaïdjan après la chute de l’URSS en 1991. Le 2 septembre 1991, les autorités séparatistes ont proclamé l’indépendance de la République du Haut-Karabakh englobant la région autonome du Haut-Karabakh et le district de Chaoumian. Un cessez-le-feu est intervenu en 1994 mais la situation reste tendue, malgré des efforts de médiation du groupe de Minsk de l’OSCE. Depuis, des négociations sont en cours à différents échelons entre Bakou et Erevan.

 QUATRE « CONFLITS GELES »

Quatre « conflits gelés » perdurent autour de ces quatre républiques, que l’on tente, avec l’appui de l’OTAN et de Washington, d’annihiler par la force. En Abkhazie et en Ossétie du Sud agressées par la Géorgie, les combats n’ont cessé qu’après l’intervention d’une force internationale de maintien de la paix en 1994 et le conflit armé a repris à l’été 2008. La situation reste tendue dans le Haut-Karabakh, malgré le cessez-le-feu et les efforts de médiation de l’OSCE. La Pridnestrovie réclame depuis plus de 20 ans son indépendance par rapport à la Moldavie, au travers de plusieurs referendum, et abrite un contingent de paix russe malgré l’opposition moldave.

A noter que le 30 septembre 2006, les présidents des parlements de trois de ces républiques non reconnues – mais néanmoins en Droit international reconnues comme « sujets de droit international » en tant que parties à des conflits –, Abkhazie, Ossétie du Sud, Pridnestrovie, ont signé un accord instituant l’Assemblée parlementaire de la Communauté « Pour la démocratie et les droits des peuples ».

Cette Communauté, qualifiée depuis de « CEI-2 », a été instituée en juin 2006 par les leaders des trois républiques et le Traité d’amitié prévoit une assistance mutuelle au niveau politique et économique, mais aussi, en cas d’agression, une assistance militaire.

 L’OTAN ENTRETIENT LA DIVISION EN EUROPE !

La logique de l’OTAN implique une situation de conflit permanente et divise l’Europe en camps ennemis, introduisant la confrontation au sein des états et entre eux.

La reconnaissance des droits des peuples de Pridnestrovie, d’Abkhazie et d’Ossétie du Sud, ou du Karabagh – qui passe par le référendum démocratique –  ne doit impliquer selon nous aucune hostilité envers les peuples de Moldavie, de Géorgie ou d’Adzerbaïdjan.

Les conflits de la « CEI-2 » démontrent à nouveau la nocivité de l’OTAN. C’est l’OTAN qui pousse à la pérennisation de ces conflits, à l’hostilité entre les peuples voisins. Parce que l’OTAN a intérêt à créer des abcès de fixation, à entretenir la logique de guerre pour laquelle elle a été créée. Parce que l’OTAN soutient directement les extrémistes aux thèses fascisantes de Kichinev et de Tbilissi (comme elle le fait aussi dans les pays baltes en soutenant étroitement les extrémistes baltes dans leur haineuse xénophobie anti-russe), contre les partisans de la paix.

Moscou a proposé divers plans de paix, sur base de la fédéralisation des Etats concernés, tous torpillés par les extrémistes soutenus par l’OTAN.

C’est l’OTAN, Washington et la division de l’Europe qu’ils entretiennent depuis 60 ans qui est responsable de toutes ces guerres civiles entre Européens. Demain, dans la Grande-Europe de Vladivostok à Reykjavik, il n’y aura plus aucune place pour des guerres civiles de division entretenues par l’étranger pour des intérêts impérialistes extra-européens.

L’OTAN : BOUCLIER OU HARNAIS ?

LA SUJETION ET LE ‘PECHE ORIGINEL’ DE L’UE

L’Atlantisme est un poison mortel, un venin qui paralyse l’UE et divise le continent européen. Et c’est précisément son rôle. L’OTAN ce n’est pas aujourd’hui que l’URSS n’existe plus, pas plus qu’hier, le « bouclier de l’Europe » (sic). Mais son harnais. Un outil politique, militaire et diplomatique de vassalisation et de contrôle. Qui assure aux USA à la fois le dédoublement de ses moyens militaires – « l’OTAN c’est l’infanterie coloniale du Pentagone » affirmait Thiriart -, le contrôle de ses industries d’armement – clé du développement industriel et scientifique -, un marché continental pour le lobby militaro-industriel US, et enfin la sujétion de la diplomatie et de la politique étrangère de l’UE à celles de Washington.

Le péché originel de l’UE est précisément la sujétion, inscrite dès le Traité de Maastricht, de sa défense et de sa politique extérieure à l’OTAN et à son hegemon américain. Et c’est cette sujétion précisément qui conduit à l’échec de l’UE. Qui l’empêche de devenir Etat et Empire transnational. Et qui explique l’échec annoncé de l’Euro. Car la monnaie unique et le marché unique doivent pour aboutir déboucher sur l’Etat fédéral, voire unitaire (relire Thiriart). Faute d’assurer les pouvoirs régaliens de défense et de désignation de l’ennemi (relire Karl Schmitt), l’UE est incapable d’assumer durablement celui de battre monnaie.

V / POUR UNE CONCLUSION POSITIVE.

DEMAIN TOUS CITOYENS UNIS D’UNE GRANDE PATRIE EURASIATIQUE :

VERS UNE ‘OMNICITOYENNETE’ PANEUROPEENNE

Notre analyse géopolitique, froide et rationnelle, n’interdit pas d’avoir une vision d’avenir positive. Les citoyens de Pridnestrovie et de Moldavie, d’Ossétie, d’Abkhazie et de Géorgie, auront de droit, comme tous les autres européens, toute leur place dans la Grande-Europe unifiée. Et ils ne l’auront que là.

Ajoutons une place égale en droits et en devoirs, autour d’une même citoyenneté, et non pas des droits réduits et variables selon l’origine comme dans la très inégalitaire et anti-démocratique Union Européenne. Où cohabitent les pays du noyau fondateur muni de tous les droits, des « peuples de seconde zone » comme les nouveaux adhérents – roumains, bulgares, etc – dont les citoyens ont des droits réduits, des citoyens de l’UE sans droits politiques comme de nombreux ressortissants des minorités russophones d’Estonie et de Lettonie,  et qui fait face aux « peuples extérieurs» à qui est promis un jour lointain l’entrée dans l’UE.

Européens de l’Est et de l’Ouest, sans aucune distinction d’origine nationale, ethnique, linguistique ou confessionnelle : Tous citoyens unis d’une même Grande Patrie eurasiatique …

Dans la ligne des travaux d’avant-garde de notre Ecole « euro-soviétique » de géopolitique dans les Années 1983-91, avec le concept de « Grande-Europe », nous concevons précisément la Russie et l’Union européenne comme les deux moitiés de la Grande-Europe, l’Europe-continent de Vladivostok à Reyjavik.

Luc MICHEL

http://www.eode.org/eode-think-tank-geopolitique-theses-sur-la-seconde-europe-unifiee-par-moscou/

____________________________

NOTES :

(1) Au début des Années 80, THIRIART fonde avec José QUADRADO COSTA et moi-même l’« Ecole de géopolitique euro-soviétique » où il prône une unification continentale de Vladivostok à Reykjavik sur le thème de « l’Empire euro-soviétique » et sur base de critères géopolitiques.

Théoricien de l’Europe unitaire, THIRIART a été largement étudié aux Etats-Unis, où des institutions universitaires comme le « Hoover Institute » ou l’ « Ambassador College » (Pasadena) disposent de fonds d’archives le concernant. Ce sont ses thèses antiaméricaines « retournées » que reprend largement BRZEZINSKI, définissant au bénéfice des USA ce que THIRIART concevait pour l’unité continentale eurasienne.

Sur l’Ecole de géopolitique euro-soviétique, cfr. :

* José CUADRADO COSTA, Luc MICHEL et Jean THIRIART, TEXTES EURO-SOVIETIQUES, Ed. MACHIAVEL, 2 vol. Charleroi, 1984 ;

Version russe : Жозе КУАДРАДО КОСТА, Люк МИШЕЛЬ и Жан ТИРИАР, ЕВРО-СОВЕТСКИЕ ТЕКСТЫ, Ed. MACHIAVEL, 2 vol., Charleroi, 1984.

Ce recueil de textes fut édité en langues française, néerlandaise, espagnole, italienne, anglaise et russe.

* Et : Жан ТИРИАР, « Евро-советская империя от Владивостока до Дублина », in ЗАВТРА ЛИ ТРЕТЬЯ МИРОВАЯ ВОЙНА ? КТО УГРОЖАЕТ МИРУ ?, n° spécial en langue russe de la revue CONSCIENCE EUROPEENNE, Charleroi, n° spécial, décembre 1984.

(2) Cfr. La PAGE de la Conférence publiée par EODE Press Office :

MINSK : International Conference “The Prospects of the Eastern Partnership”

Sur : https://www.facebook.com/EODE.Minsk.Conference.2011.easternpartnership

(3) Sur le « Partenariat oriental » de l’UE, les politiques de « coexistence pacifique » et les « processus de transition » en Europe de l’Est

Cfr. mes analyses sur les réformes socialistes en URSS, Yougoslavie, Belarus, Libye, Iraq et Syrie ba’athistes. Ainsi que sur les « processus de transition » au Belarus (où le président Lukashenko l’a arrêté à partir de 1996), en Yougoslavie (de 1982 à 2011) et en Libye (de 2013 à 2010.

Cfr. en particulier : International conference “The prospects of the Eastern partnership” – Minsk 5.05.2011 :

Conférence de Luc MICHEL (PART.1 – 2 – 3) reprise sur PCN-TV, sur “Le Modèle du Belarus comme alternative à la Globalisation” (où j’évoque aussi longuement la « coexistence pacifique » en Libye)

http://www.dailymotion.com/video/xjjkaz_the-prospects-of-the-eastern-partnership-conference-de-luc-michel-part-1_news

http://www.dailymotion.com/video/xjjlfo_the-prospects-of-the-eastern-partnership-conference-de-luc-michel-part-2_news

http://www.dailymotion.com/video/xjjmbi_the-prospects-of-the-eastern-partnership-conference-de-luc-michel-part-3-conclusion_news