LE DIMISSIONI DELLA CANCELLIERI DIVENTANO REALTA’?

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14 NOV 2013 09:38

1. LE DIMISSIONI DELLA CANCELLIERI DIVENTANO REALTA’: SPUNTA UN’ALTRA TELEFONATA AL FRATELLO DI LIGRESTI, IL GIORNO PRIMA DELL’INTERROGATORIO CON I PM! – 2. LA MINISTRA CARISSIMA A RE GIORGIO NAPOLITANO HA DETTO AI MAGISTRATI DI AVER PARLATO COI LIGRESTO’S SOLO NELLE DUE OCCASIONI INTERCETTATE, OLTRE A UN SMS DEL 22 AGOSTO. MA ORA SALTA FUORI UNA TERZA CHIAMATA DA SETTE MINUTI! NONNA PINA E I LIGRESTI AVRANNO CONCORDATO LA VERSIONE DA DARE IN PASTO AI MAGISTRATI? – 3. ALTRO CHE SEMPLICE TELEFONATA DI SOLIDARIETÀ: TRA SEBASTIANO PELUSO, MARITO DELLA CANCELLIERI, E I FAMILIARI DI LIGRESTI CI SONO AGLI ATTI NUMEROSE CHIAMATE – 4. LA STRATEGIA “TRONCARE E SOPIRE” DI NAPO-LETTA ORA RISCHIA DI AFFONDARLI: DA QUI AL 21 NOVEMBRE (GIORNO DELLA SFIDUCIA ALLA CAMERA) QUANTE ALTRE CARTE SALTERANNO FUORI? E ORA I PM INDAGHERANNO LA MINISTRA DEI LIGRESTI PER FALSA TESTIMONIANZA? –

 Paolo Griseri per “la Repubblica”

ANTONINO LIGRESTIANTONINO LIGRESTI

C’è un tabulato che scotta nei cassetti di Torino. Un tabulato pieno di numeri di telefono, orari di chiamata e durata dei contatti. È la radiografia impietosa di giornate concitate. La radiografia, non la fotografia. L’immagine restituisce la chiarezza di un volto, come le intercettazioni telefoniche con le loro virgolette, le pause, gli stati d’animo dei protagonisti.

cancellieri e pelusoCANCELLIERI E PELUSO

 

 

 

Il tabulato invece è arido, essenziale, una lunga teoria di numeri. È l’hardware dell’agitarsi preoccupato, non il software dell’imbarazzo. In quell’hardware scarno, spuntano nuove verità. C’è una nuova telefonata tra Annamaria Cancellieri e Antonino Ligresti. Una telefonata fatta poche ore prima dell’interrogatorio con i pm torinesi che hanno sentito il ministro come teste. E poi, sempre nell’hardware, ci sono numerose telefonate tra Sebastiano Peluso, il marito di Annamaria Cancellieri, e i familiari di Salvatore Ligresti. Telefonate frequenti, troppe per esprimere semplicemente solidarietà. Telefonate che colpiscono e hanno lasciato di stucco più di un investigatore.

ELLEKAPPA SULLA CANCELLIERIELLEKAPPA SULLA CANCELLIERI

La prima chiamata inattesa è quella del 21 agosto 2013, il numero da cui parte comincia con 366. Un prefisso non molto diffuso, facile da riconoscere per chi ha avuto dimestichezza con le 10 mila pagine di documenti dell’indagine sul falso in bilancio dei Ligresti. Con 366 inizia il numero di cellulare del ministro pro tempore della giustizia. E da quel 366 proprio quel 21 agosto parte una telefonata verso un altro numero importante e non intercettato, quello di Ligresti Antonino, il fratello del patriarca Salvatore finito agli arresti domiciliari.

LO SHOPPING DI GIULIA LIGRESTILO SHOPPING DI GIULIA LIGRESTI

La telefonata, annota la macchina che produce il tabulato, dura 7 minuti e mezzo. E qui sta il punto: che cosa si dicono in sette minuti e mezzo un ministro che non ha certo tempo da perdere e il fratello di un carcerato? Che cosa si dicono se il ministro sa già che il giorno dopo, il 22 agosto, arriveranno nel suo ufficio i pm di Torino per interrogarla proprio sui rapporti con la già potente famiglia milanese?

«Quel che si sono detti non lo sappiamo. Ma certamente si sono parlati», dice un investigatore che quei numeri li ha visti. E spiega: «Rimane agli atti solo la versione del ministro». La versione è quella nota. Annamaria Cancellieri rassicura Antonino Ligresti sul fatto di aver segnalato il grave stato di prostrazione della nipote, Giulia, ai vertici del sistema carcerario italiano. Ma questa versione era già stata utilizzata per spiegare la prima telefonata tra Cancellieri e Gabriella Fragni, il 17 luglio, il giorno della grande retata, quella che porta in carcere il patriarca, Salvatore, e le due figlie, Giulia e Jonella. Il terzo figlio, Paolo, latita a pochi chilometri dal confine svizzero.

LIGRESTI E DALEMALIGRESTI E DALEMA

A quella telefonata, quella del «non è giusto, non è giusto», pronunciato dal ministro di giustizia, ne è seguita una seconda, un mese dopo, il 19 agosto, con Antonino Ligresti, il fratello del patriarca. Sei minuti di colloqui, è scritto nei tabulati, per dire, sostiene Cancellieri nell’interrogatorio, che Antonino Ligresti è «preoccupato per la salute della nipote Giulia Maria la quale, come peraltro riportato in articoli di stampa, soffre di anoressia e rifiuta il cibo». È qui che Cancellieri riferisce di aver di conseguenza «sensibilizzato i due vice capi di dipartimento del Dap, Francesco Cascini e Luigi Pagano, perché facessero quanto di loro stretta competenza per la tutela della salute dei carcerati».

cancellieri tnCANCELLIERI TN

E siamo così giunti al 19 agosto, data della telefonata di Antonino a Cancellieri e delle presumibili telefonate di Cancellieri ai due vice capi dipartimento del Dap. Una attivazione, spiegherà lo stesso Dap in un successivo comunicato, che non fu decisiva perché già il sistema carcerario si era preoccupato dello stato di salute di Giulia e stava provvedendo autonomamente a compiere i passi del caso.

aggiotaggio vuluto bene ligrestiAGGIOTAGGIO VULUTO BENE LIGRESTI

Questo spiega anche perché la Procura di Torino dirà in un comunicato ufficiale che l’attivarsi del ministro non ha avuto influenza alcuna sulle decisioni che avrebbero portato, il 28 agosto, alla concessione degli arresti domiciliari a Giulia Ligresti. La vicenda, dopo il 19 agosto, sembra dunque già avviata sul binario giusto. Tanto che è la stessa Cancellieri a spiegare ai pm di Torino nell’interrogatorio del 22 agosto che a Gabriella Fragni «ho ritenuto, in concomitanza dell’arresto dell’ingegnere e delle figlie di farle una telefonata di solidarietà sotto l’aspetto umano».

NAPOLITANO E CANCELLIERINAPOLITANO E CANCELLIERI

Qui il riferimento è alla telefonata ormai nota del 17 luglio. «Dopo di allora – prosegue il verbale dell’interrogatorio ministro – non l’ho più sentita né ho sentito altri in relazione al caso Ligresti ad eccezione della telefonata con Antonino Ligresti di cui ho già riferito». Fino a questo punto, nel verbale la «telefonata con Antonino Ligresti di cui ho già riferito», è quella del 19 agosto, quella che dura 6 minuti e che serve ad Antonino per attivare il ministro sulla vicenda di Giulia. Il testo a questo punto potrebbe concludersi.

COPERTINA DE IL MONDO CON SALVATORE LIGRESTICOPERTINA DE IL MONDO CON SALVATORE LIGRESTI

Ma va a capo per aggiungere una riga e mezza: «Ieri sera – dice Cancellieri – Antonino Ligresti mi ha inviato un sms chiedendomi se avessi novità e gli ho risposto che avevo effettuato la segnalazione nei termini che ho sopra spiegato, nulla di più». Come ha risposto il ministro? Leggendo il testo sembrerebbe con un sms. Invece il tabulato racconta una storia diversa: dal numero di cellulare che inizia con 366 è partita una telefonata, quella che dura sette minuti e mezzo e che smentisce quanto lo stesso ministro ha dichiarato tre righe più sopra: «non l’ho più sentita né ho sentito altri in relazione al caso Ligresti ».

VAURO PER IL FATTO QUOTIDIANO SU LIGRESTI LIARRESTIVAURO PER IL FATTO QUOTIDIANO SU LIGRESTI LIARRESTI

 

Le telefonate dunque sono tre: quella del 17 luglio con Gabriella Fragni, quella del 19 agosto con Antonino Ligresti e quella del 21 agosto ancora con Antonino Ligresti. Delle prime due c’è traccia negli atti depositati. La terza è contenuta in un altro tabulato, quello delle telefonate effettuate sull’utenza di Antonino Ligresti dopo il 19 agosto. E’ il tabulato che scotta, confermato a Repubblica da più fonti.

Scotta perché annota i diversi contatti tra Antonino Ligresti, l’amico di famiglia del ministro, e le persone vicine al ministro stesso: non solo lei ma anche il marito, Sebastiano Peluso. Diverse chiamate, dicono le fonti, dal contenuto sconosciuto. Chiamate che confermano la preoccupazione della famiglia Cancellieri per quel che stava capitando agli amici. Il tabulato non è ancora stato dato alle parti e probabilmente, anche dopo il suo deposito, non cambierà la posizione che ha sempre avuto la Procura di Torino: «Agli atti non c’è nulla di penalmente rilevante».

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E certamente è così. Ognuno fa il suo mestiere. E non sempre ciò che non è penalmente rilevante è politicamente sostenibile. Perché i contatti finora noti erano due. Ora sappiamo che invece sono tre e che a questi vanno aggiunti quelli tra Antonino e Sebastiano Peluso, il marito del ministro. In tutto parecchie telefonate che è molto difficile spiegare solo con la vocazione umanitaria dei Cancellieri. Un quadro non limpidissimo, anzi, imbarazzante. Al quale si potrebbero aggiungere gli eventuali contatti presenti nel brogliaccio delle telefonate di Gabriella Fragni. Delle chiamate della compagna di Salvatore Ligresti conosciamo solo le telefonate sbobinate perché ritenute rilevanti dagli inquirenti.

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Ma ora potrebbero diventare interessanti altre chiamate, oggi solo riassunte nel brogliaccio Fragni. Quel brogliaccio, come il tabulato che scotta, non è ancora disponibile. E forse, più della vicenda giudiziaria, potrebbe riaprire il caso politico. Perché è politicamente rilevante sapere quante telefonate sono intercorse tra i coniugi Cancellieri e la famiglia Ligresti in quei giorni di agosto. E quali altri contatti ci sono stati tra il ministro e un gruppo di presunti faccendieri accusati di reati gravissimi. Una questione di giustizia.

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FOTOGALLERY
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TAV, DOPO LA PASSERELLA DI CHIOMONTE ESPOSITO SI É OFFESO: “DA OGGI ME NE OCCUPERÒ MENO”. FERRENTINO: “CONDIVIDO LA TUA AMAREZZA”

http://www.valsusaoggi.it/?p=801

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di FABIO TANZILLI

C’era una canzone che faceva così: “Si potrebbe andare tutti allo zoo comunale…vengo anch’io! No, tu no”. Forse con queste note si potrebbe spiegare l’annuncio clamoroso (?), dato un’ora fa dal senatore del Pd Stefano Esposito su Facebook, conosciuto ormai da tutti come il pasionario Sí Tav. O forse ex pasionario. Perché Esposito si é offeso di nuovo. Questa volta non ce l’ha con i tesseramenti del Pd, con il neo-segretario provinciale Morri, con Plano o i No Tav. Questa volta se la prende proprio con chi credeva “alleati”, ossia i promotori della giornata di ieri a Chiomonte, con Ltf, proprio al cantiere della Torino-Lione. Che prevedeva “l’inaugurazione” dell’inizio scavo da parte della talpa alla Maddalena. Un evento soprattutto mediatico, svolto – non casualmente – in contemporanea con la discussione in parlamento della ratifica all’accordo Italia-Francia sulla Torino-Lione, e all’udienza in tribunale contro alcuni manifestanti No Tav per fatti avvenuti negli scorsi anni (e soprattutto senza dimenticare che, fra pochi giorni, si terrà l’atteso vertice Letta-Hollande a Roma). Ieri mancava proprio lui nella passerella delle autorità: c’era il sindaco di Torino Fassino, c’era ovviamente Virano. Ma lui no. Non é stato invitato? É stato escluso? Oppure non ci é voluto andare di proposito? Comunque sia, adesso Esposito non ci sta più, e si sfoga sul social network: “La vita politica riserva grandi delusioni e qualche soddisfazione – scrive – ci sono cose per le quali ti sbatti, paghi prezzi, politici e personali, per poi scoprire che coloro che credi alleati in realtà non lo sono”. Insomma, Esposito si dice “stanco, stufo”. E aggiunge: “Siccome non é un fatto personale, da oggi (di Tav ndr) me ne occuperò in modo molto, ma molto meno pregnante”. Quindi addio ai suoi solerti e numerosi comunicati stampa, in cui sollecitava, interrogava, denunciava? Forse sí, per ora, perché l’onorevole del Pd lancia un’altra stoccatina: “Ci penseranno sicuramente (alla Tav) coloro che partecipano alle passerelle televisive”. Il riferimento é al sindaco Fassino, che ieri posava in foto alla Maddalena con il caschetto, insieme alla prima cittadina di Chambery? Intanto, però, Esposito incassa già la solidarietà del consigliere provinciale del Pd, e sindaco di Sant’Antonino, Antonio Ferrentino: “Stefano, la tua amarezza é assolutamente condivisa – scrive sempre su Facebook – ieri non sono andato (a Chiomonte ndr) anche per questo…personaggi che non hanno mai mosso un dito sgomitavano…qualcuno deve fare autocritica”. E ora che Esposito non si occuperà più in “modo pregnante” di Torino-Lione, come faranno i No Tav? Il deputato del Pd, soprannominato dagli attivisti “Espo..chi”, era uno dei bersagli preferiti per critiche e sberleffi ironici. Se davvero getta la spugna, anche loro dovranno farsene una ragione.

PENSIONI D’ORO INPS, COSTANO 45 MILIARDI ALL’ANNO

sarà anche per questo che non hanno i soldi per il reddito di cittadinanza?

Un milione di teste, in termini di spesa previdenziale, vale quasi come più di sette milioni di persone. Una frattura nella quale resta, inoltre, marcato anche il divario tra donne e uomini, secondo dati Istat.

Un milione di teste, in termini di spesa previdenziale, vale quasi come più di sette milioni di persone. Una frattura nella quale resta, inoltre, marcato anche il divario tra donne e uomini, secondo dati Istat. Nel 2011, il 5,2% dei pensionati Inps – pari a 861mila persone che percepiscono più di tremila euro al mese – ha assorbito il 17% della spesa previdenziale, pari a 45 miliardi. Una cifra di poco inferiore ai 51 miliardi spesi per le pensioni di 7,3 milioni di italiani, il 44% del totale, il cui reddito non supera i mille euro al mese e che sono “costati” 19,2% della spesa complessiva.
Cifre mica da ridere, se lette in parallelo con l’ultima fotografia scattata dall’Istat. Che richiamando la forbice distributiva tra i pensionati d’oro e quelli al minimo, rende lo squilibrio ancora più evidente: un milione di teste, in termini di spesa previdenziale, vale quasi come più di sette milioni di persone. Una frattura nella quale resta, inoltre, marcato anche il divario tra donne e uomini, che rappresentano il 76,3% dei pensionati over tremila euro al mese, quasi otto su dieci.

TUTTO NELLA LEGGE DI STABILITA’ La questione delle pensioni d’oro è tornata d’attualità con la relazione illustrativa che ha accompagnato la Legge di stabilità, in cui si sottolinea come la restituzione ai super pensionati di quanto avevano perso con lo stop alla rivalutazione dei trattamenti pensionistici superiori a cinque volte il minimo per gli anni 2012-2013, pesi sulle casse dello Stato per 80 milioni di euro.
Lo stop alle indicizzazioni era stato deciso nel luglio 2011 dal governo Berlusconi, ma era stato successivamente dichiarato incostituzionale dalla Consulta. Motivo per cui è stato istituito un apposito fondo nello stato di previsione del ministero dell’Economia e delle finanze, con una dotazione di 40 milioni di euro per ciascuno degli anni 2014 e 2015.
http://www.cadoinpiedi.it/2013/11/11/pensioni_doro_inps_costano_45_miliardi_allanno.html?utm_medium=referral&utm_source=pulsenews


Sofferenze Bancarie al Record storico di 144,5 miliardi a Settembre, stop dei Depositi, crollano i Prestiti. Sempre peggio!

La Banca d’Italia presenta il consueto Bollettino Statistico sugli Indicatori Monetari e Finanziari.

 Se stiamo vedendo alcuni indicatori dell’economia reale muoversi in senso positivo (indicatori anticipatori PMI, eurocoin, superindice), ed altri ancora negativi (produzione industriale, export, ordinativi, etc), e’ evidente che non si sara’ alcuna uscita dalla crisi se non inizieranno anche a ridursi le sofferenze bancarie, ed ad aumentare i prestiti.

 I dati di Settembre sono in tal senso aberranti: le sofferenze continuano a crescere a ritmi consistenti e la stretta sui prestiti e’ sempre piu’ fortePertanto le banche non fanno il loro mestiere, ed investono massicciamente in titoli di stato, restituendo a BCE prestiti.

 SOFFERENZE BOOM A QUOTA 144,5 MILIARDI (+22,8%), SEGNO CHE L’ECONOMIA SOFFRE

 Si conferma sui livelli record la crescita delle sofferenze bancarie in Italia in luglio che si accompagna ad un tasso sempre “sostenuto” di crescita dei depositi del settore privato e a un netto calo dei prestiti alle imprese. Secondo i dati di Banca d’Italia il tasso di crescita sui 12 mesi delle sofferenze bancarie è risultato pari al 22,8%, superiore al +22,3% di aprile, maggio, giugno e luglio ed agosto, l’incremento più sostenuto dall’inizio della serie di rilevazioni nel 1998. Le sofferenze continuano a crescere al ritmo di 2 miliardia al mese.

 Le sofferenze salgono da 141,8 miliardi a 144,5 miliardi, pari al 9,3% del PIL, sostanzialmente il triplo rispetto al 2008 ed il doppio del livello del 2010. L’incremento delle sofferenze e’ legato a doppio filo alla crisi economica, e quindi alla caduta produttiva delle imprese ed alla perdita di occupazione e di potere d’acquisto delle famiglie, che porta molti all’insolvenza.

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I DEPOSITI CRESCONO DEL +3,7%, IN CROLLO SU AGOSTO

 Frena, intanto, la crescita della raccolta. A settembre il tasso di crescita sui dodici mesi dei depositi del settore privato è stato pari al3,7 per cento (6,6 per cento ad agosto). La raccolta obbligazionaria, includendo le obbligazioni detenute dal sistema bancario, è diminuita del 7,2 per cento sui dodici mesi (-6,4 per cento ad agosto)

 Il forte aumento dei depositi negli ultimi mesi s’e’ fortemente ridimensionati in Settembre, anche se la cosa non ha ancora avuto ripercussioni sulla Domanda interna.

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I PRESTITI CROLLANO DEL -3,5% , SEGNO CHE LE BANCHE PREFERISCONO INVESTIRE IN TITOLI DI STATO. PER LE IMPRESE COLLASSO DEI PRESTITI (-4,2%)

 La stretta al credito non allenta la morsa. I prestiti al settore privato, corretti per tener conto delle cartolarizzazioni e degli altri crediti ceduti e cancellati dai bilanci bancari, hanno registrato a settembre una contrazione su base annua del 3,5 per cento, come quella registrata ad agosto. I prestiti alle famiglie sono scesi dell’1,1 per cento sui dodici mesi (-1,2 per cento ad agosto); quelli alle società non finanziarie sono diminuiti, sempre su base annua, del 4,2 per cento (-4,6 per cento ad agosto).

 Se questo indicatore non si riprende, la luce in fondo al tunnel non si vedra’.  Il calo dei prestiti e’ legato al timore delle banche a concedere prestiti (ove le sofferenze crescono a causa della crisi economica) ed alla loro convenienza ad investire nell’acquisto di titoli di stato. Il Governo dovrebbe intervenire per ribaltare questa situazione, e le Imprese dovrebbero cercare di aumentare la quota di finanziamento fuori dai canali bancari.

  Sintetizziamo:

 – Le Banche stanno aumentando il finanziamento da Famiglie ed Imprese (aumento depositi) e riducono il Finanziamento da BCE (-48 miliardi in un anno). Simultaneamente investono sempre piu’ in acquisto Titoli di Stato, mentre prestano sempre meno soldi al settore Privato (Famiglie ed ancor piu’ imprese)

 – Imprese e Famiglie riducono sempre piu’ i consumi, ed aumentano i risparmi (crescita depositi). In simultanea i prestiti concessi loro crollano, e quelli presenti si deteriorano (sofferenze)

 – La BCE riduce l’esposizione verso le Banche Italiane

 – Lo Stato Italiano vede aumentare l’esposizione verso le Banche

 In pratica il ciclo e’ piu’ o meno l’opposto di quanto servirebbe per stimolare l’economia.

 By GPG Imperatrice

http://www.scenarieconomici.it/sofferenze-bancarie-al-record-storico-di-1445-miliardi-a-settembre-stop-dei-depositi-crollano-i-prestiti-sempre-peggio/

 

Siria. La morte per fame imposta dall’Unione Europea

5 novembre 2013

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Ha fatto il giro del mondo il caso di Nasr una bambina di Homs morta di fame “per l’assedio imposto dalle truppe di Assad”. Notizia per metà falsa. Completamente vera, invece, quella di Farida, dodici schegge di granata nel cervello che non potevano essere rimosse perché il generatore dell’0spedale di Aleppo era senza carburante. Ma anche in questo caso la colpa non è “di Assad” ma delle sanzioni economiche imposte alla Siria dall’Unione Europea.

 

Un crimine di cui nessuno parla. Sanzioni responsabili della spaventosa miseria che, insieme alle epidemie, sta flagellando la Siria. Sanzioni economiche che i ministri degli Esteri dell’Unione Europea – Bonino in testa – (con buona pace dei “digiuni di Pace” e le lacrime di coccodrillo) annunciano di confermare, intendendo affrontare la fame che sta dilagando in Siria con due miliardi di euro in “aiuti umanitari”, (e il conseguente foraggiamento di sempre più compiacenti ONG) e con l’apertura di “corridoi umanitari” .

 Corridoi umanitari?

 Nel Diritto internazionale, il termine “corridoio umanitario” (humanitarian corridor), è generalmente inteso come una fascia di territorio di un paese in guerra in cui le attività belliche vengono sospese per consentire il passaggio di convoglî per il trasferimento dei profughi e per l’assistenza alle popolazioni. Corridoi umanitari, in questi giorni, sono chiesti, ad esempio, dalla Croce Rossa Internazionale e dal Presidente di turno del Consiglio di Sicurezza dellONU; ma, nell’agosto di un anno fa, erano stati chiesti (insieme alla istituzione di “zone cuscinetto” e “No Fly Zone”) anche dai ministri degli Esteri di Francia e Gran Bretagna e dalla Turchia. Nell’ottobre di quest’anno, stessa richiesta dal vice ministro degli esteri italiano Lapo Pistelli, all’ultimo incontro dei “Paesi Amici della Siria” (quelli, per capirci, che stanno supportando gli assedi dei “ribelli” a numerose città della Siria).

 Il governo di Damasco e la Russia hanno sempre evidenziato come la richiesta di apertura di “corridoi umanitari” rischia di configurarsi come una palese violazione della sovranità dello stato siriano e, quindi pretesto per scatenare la guerra. Vi è a tal proposito la davvero sospetta richiesta dicorridoi umanitari a guida turco-saudita avanzata un anno fa da Anthony Zinni, inviato USA per il Medio Oriente, il quale – dopo aver specificato che gli aiuti sarebbero stati scortati da militari – aggiungeva che se le truppe di Assad fossero intervenute “avrebbero la peggio, come accadde a quelle di Saddam”.

 Corridoi umanitari come possibile quinta colonna per una invasione, quindi. Ma poi c’è un altro aspetto della questione corridoi umanitari; e cioè il suo lasciare intendere che in Siria esisterebbero delimitati territori dove la popolazione sta soffrendo la fame e dove bisogna concentrare gli aiuti. Non è così. Oggi tutta la popolazione siriana è allo stremo, addirittura alla fame. E questo non solo per le distruzioni, gli assedi, i blocchi stradali… dei “ribelli”, ma per il collasso dell’intera economia nazionale determinata dalle sanzioni.

 Le sanzioni alla Siria

 Le prime sanzioni (sostanzialmente di ordine militare) contro la Siria risalgono al 9 maggio 2011; il 23 settembre 2011, Catherine Ashton, Alto Rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell’Unione europea, presenta una nuova serie di sanzioni, di taglio prevalentemente economico: oltre all’embargo del petrolio, anche il divieto alle aziende europee di qualsiasi intervento nell’industria petrolifera siriana (pur se finalizzato al ripristino della funzionalità degli impianti colpite da atti bellici o terroristici); il divieto di costituire joint-ventures con aziende siriane; il divieto di fornire alla Banca centrale siriana banconote e monete prodotte nell’UE; il congelamento dei beni di 18 entità bancarie e commerciali siriane aventi sede in paesi dell’Unione Europea; il divieto di fornire coperture assicurative per contratti stipulati con aziende siriane. Nell’aprile 2012 le sanzioni conoscono un ulteriore inasprimento con il divieto di esportare in Siria prodotti e tecnologie “dual use”, inseriti – cioè – nel famigerato Regolamento N. 1334/2000 del Consiglio dell’Unione Europea che dovrebbe elencare prodotti e tecnologie utilizzabili per costruire manufatti sia ad uso civile che militare. In realtà l’inserimento in questo Regolamento di componenti quali, ad esempio, alcuni tipi di circuiti elettronici (oggi comunemente inseriti nella stragrande maggioranza delle apparecchiature) impedisce di fatto (anche per il lunghissimo iter burocratico che dovrebbero seguire le aziende) l’esportazione in Siria di ricambi per alcune produzioni, quali quelle farmaceutiche o alimentari.

 Ma vediamo da vicino gli effetti delle sanzioni che – secondo la Ashton avrebbero dovuto “aiutare il popolo siriano a realizzare le sue legittime aspirazioni”. Uno degli studi più approfonditi èThe syrian catastrophe: socioeconomic monitoring report first quarterly report (january – march 2013) prodotto dal Syrian Centre for Policy Research (una struttura accademica che, tra l’altro, non può certo dirsi “Pro-Assad”).

 Qualche dato da questo documento.

 L’economia siriana, sostanzialmente in ascesa fino ai primi mesi del 2011, (l’ultimo decennio registrava un tasso medio di crescita del PIL del 4,45% all’anno), già nella seconda metà di quell’anno (anche, per l’instabilità dovuta agli scontri militari tra bande di “ribelli” ed esercito regolare) conosce una contrazione del 3,7% ; nel gennaio 2012 la contrazione, rispetto all’anno precedente sale al 18,8 per cento, nel dicembre la contrazione arriva all’81% con un tasso di disoccupazione al 35% (contro il 10,6 pre crisi), mentre sono 3 milioni coloro che non hanno più un reddito.

 Bloccate le esportazioni di petrolio da parte dello stato siriano (ma non da parte dei “ribelli”) e con le aziende impossibilitate a rifornirsi di pezzi di ricambio, quello che era uno dei paesi più floridi del Medio Oriente precipita in un abisso di miseria.

 Un Paese alla fame

 Una tragedia testimoniata da questo davvero toccante appello – pubblicato in Italia dal quotidiano “Avvenire” – delle Suore Trappiste in Siria

  “…..In città ci si inventa qualcosa, si vende di tutto pur di guadagnare almeno il pane. Si affitta un’auto, ci si improvvisa trasportatori verso destinazioni pericolose, dove nessuno accetta di andare. Come George, padre di tre figli, che pur di lavorare è morto in questo modo ai confini della Turchia, ucciso da cecchini, “liberatori della Siria”. In molte campagne i contadini non osano seminare: troppo pericoloso. E poi manca il gasolio, senza gasolio non vanno le pompe dell’acqua, con cosa si irriga ? E i trattamenti e i concimi, molti dei quali importati, soprattutto dopo che sono state bruciate fabbriche chimiche e magazzini, sono costosissimi e, anche se si dispone di denaro, spesso introvabili. I più poveri, che hanno solo qualche mucca, la stanno vendendo: tra mangimi e foraggi il costo degli alimenti è al minimo 60-70 lire siriane al chilo, quando un litro di latte si vende a 25. I rapimenti, in tragica crescita, e la delinquenza, sono un’altra conseguenza delle sanzioni. Certo, direte: che ingenuità! Le sanzioni sono fatte apposta per esasperare un Paese, e un Paese esasperato significa pressione sui suoi politici e quindi un intervento democratico efficace. È ciò che vogliono i vostri politici. Ma la nostra domanda è: lo volete anche voi? Volete davvero questo? Volete avere responsabilità sulla sofferenza e la morte di tante persone innocenti, in nome di un “intervento” che loro non vi hanno chiesto? Sì, il popolo siriano vuole la sua libertà e i suoi diritti, ma non così, non in questo modo. Così si uccide la speranza, la dignità, e anche la vita fisica di un popolo.” (…)

 “Vi imploriamo di riflettere su una guerra a cui si dà il consenso in nome di una sedicente prassi democratica. Stiamo parlando delle sanzioni internazionali, e della strage quotidiana che provocano. Ci commuoviamo e ci indigniamo (giustamente) alla notizia che in un bombardamento sono morti bambini e donne. Perché non ci sconvolge il fatto che ci siano intere famiglie ridotte alla fame a causa nostra? Pensate sia più duro morire improvvisamente sotto le bombe, o morire di inedia, un giorno dopo l’altro? È più crudele raccogliere il corpo dei propri figli sotto le macerie, o vederli lamentarsi e soffrire per giorni per la mancanza di cibo e medicine? Le sanzioni stanno uccidendo molto più delle bombe. Uccidono i corpi; uccidono la speranza.

 Siete convinti che bisogna pur pagare un prezzo per ottenere libertà e democrazia? Allora digiunate, voi, nelle piazze europee, a favore della Siria. E lasciate che qui ognuno scelga se e come dare la vita per ciò in cui crede. Costringere un popolo alla fame, alla rabbia, alla disperazione, perché si ribelli, è forse metterlo in grado di esercitare una scelta democratica? Che razza di idea di democrazia e di libertà è mai questa? Il lavoro è una grande forza per un popolo, dà dignità, crea prospettive, educa alla libertà vera. Uccidere il lavoro è un altro modo di uccidere vite. Le sanzioni internazionali sono uno strumento iniquo, perché ipocrita: lascia l’illusione di non sporcarsi le mani con il sangue altrui.”

 La Redazione di Sibialiria

http://www.sibialiria.org/wordpress/?p=2061


Sorpresa: gli Antichi erano più moderni di noi.

Viviamo in un’ era di innovazioni senza precedenti. Alzi la mano chi non è convinto che la nostra epoca sia la più evoluta, la più tecnologica, la più scientificamente avanzata della storia. Bè, forse le nostre granitiche certezze sono poste su fondamenta fragili: vari studi dimostrano infatti che gli Antichi non erano poi così arretrati come immaginiamo. Anzi, possedevano tecniche,  nozioni e conoscenze straordinarie che solo oggi noi stiamo comprendendo e riproducendo.

 

LA CHIRURGIA PLASTICA NON È UN’ INVENZIONE MODERNA

 Prendiamo, ad esempio, la chirurgia plastica. Tutti crediamo che sia un’invenzione moderna che si è perfezionata e diffusa da qualche decennio a questa parte. Niente di più sbagliato. Simili operazioni erano già citate nei testi sacri indiani, i Veda, composti molti secoli prima di Cristo, e nel “Sushruta Samhita”,  considerato il primo trattato di chirurgia estetica mai scritto. Vi si spiega come intervenire chirurgicamente per ridare armonia ad un viso deturpato, quali lembi di pelle usare per ricostruire il naso o l’orecchio– ai tempi spesso amputati per punire fedifraghe o traditori.

 In passato, il cosiddetto “metodo indiano” era tanto noto, che persino Ippocrate- il padre della medicina greca-  citava questa tecnica di intervento per risolvere le deformità del volto. Successivamente, a Roma, anche Galeno e Celso si dedicarono alla chirurgia ricostruttiva- questa volta, pazienti privilegiati erano i gladiatori feriti in combattimento. Dopo secoli di declino e di oblio, l’Occidente incominciò, di nuovo,  ad interessarsi alla chirurgia plastica solo a partire dal 1800.

 Dunque, non una scoperta, ma una riscoperta. E non si tratta di un caso isolato. Indagini recenti, infatti,  hanno permesso di comprendere appieno altre due eccezionali invenzioni di epoca romana in grado di migliorare le nostre attuali conoscenze. Una, in particolare, ha lasciato di stucco i ricercatori per le implicazioni che può avere nell’ambito della ricerca scientifica.

 Per molti anni, la Coppa di Licurgo è stata considerata solo uno straordinario manufatto artistico. Creato da ignoti artigiani nel IV secolo d. C. e decorato con il mito del re della Tracia, il calice di vetro– ora conservato al British Museum di Londra- ha una caratteristica peculiare: appare verde o rosso a seconda di come viene colpito dai raggi luminosi. Dopo decenni di analisi, si è capito cosa permette questo fenomeno ottico: la presenza di minuscole particelle di oro e di argento del diametro di circa 50 nanometri.

 Chi ha realizzato la coppa, sapeva perfettamente quale scopo voleva raggiungere e come fare per ottenerlo e ha utilizzato un metodo davvero innovativo. “Persino oggi, ricorrendo a moderne strumentazioni, riprodurre un oggetto del genere richiederebbe molto tempo“, hanno ammesso gli scienziati che lo hanno studiato.  Ma non solo. Perchè questo tipo di nanotecnologia- ideata quasi duemila anni fa- potrebbe ora rivoluzionare l’industria farmaceutica.

 

LA COPPA DI LICURGO CAMBIA COLORE GRAZIE ALLA NANOTECNOLOGIA

 Usando la stessa tecnica degli artigiani romani, pochi mesi fa un team dell’ Università dell’Illinois ha infatti sviluppato un dispositivo per rilevare il DNA e le proteine senza modificarli chimicamente. “Abbassa i costi, evita molti errori ed è 100 volte più sensibile di qualsiasi altro prodotto”, hanno  scritto i ricercatori di Urbana-Champaign nell’articolo pubblicato sulla rivista Advanced Optical Materials, aggiungendo: “Ne prevediamo un uso esteso per i microarray di Dna, per lo screening di anticorpi e per l’individuazione di elementi patogeni.”

 Ma dalla Roma dei Cesari potrebbe arrivare anche un aiuto per produrre un ottimo materiale da costruzione a basso impatto ambientale. Se ne è accorta un’equipe dell’Università della California, a Berkeley, mentre cercava di capire come mai gli edifici romani hanno resistito così bene alle ingiurie del tempo. In particolare, il loro calcestruzzo si è mantenuto pressochè inalterato da due millenni a questa parte, mentre il nostro moderno incomincia a sgretolarsi dopo neanche mezzo secolo.

 “Il cemento usato dagli Antichi Romani è rimasto compatto ed integro per oltre 2mila anni, nonostante l’aggressivo ambiente marittimo. È uno dei materiali più resistenti del pianeta e non può essere un caso”, ha detto in una conferenza stampa la ricercatrice Marie Jackson. Il segreto sta nella composizione ideata dai costruttori dell’epoca: un mix di calce e di cenere vulcanica, che contiene alluminio- minerale che manca nel moderno cemento, molto più abbondante di calcare rispetto alla ricetta romana.

 Risultato? Il calcestruzzo latino veniva prodotto a temperature più basse– fino a mille gradi in meno rispetto ad oggi. Quindi, se riutilizzassimo la tecnica inventata ai tempi di Cicerone non solo avremmo un materiale da costruzione molto più resistente, ma anche più ecologico, perchè per produrlo verrebbe utilizzata meno energia: quindi sarebbe necessario meno carburante e ci sarebbe minor inquinamento atmosferico. “Una buona notizia, considerando che i cementifici di Portland, da soli, sono responsabili del 7 per cento dell’emissione di Co2 nell’aria“, ha fatto notare un altro dei ricercatori, Paulo Monteiro.

 

LA CUPOLA DEL PANTHEON: UNA COLATA DI CALCESTRUZZO

 Insomma, abbiamo molto da imparare dal nostro passato. “Siamo come nani sulle spalle dei giganti, così che possiamo vedere più cose di loro e più lontane, non certo per l’acume della vista o l’altezza del nostro corpo, ma perché siamo sollevati e portati in alto dalla loro statura”, diceva il filosofo medioevale Bernardo di Chartres. Un’immagine che vale ancora oggi. Basta essere abbastanza umili da ammetterlo.

 SABRINA PIERAGOSTINI

http://www.extremamente.it/2013/09/09/sorpresa-gli-antichi-erano-piu-moderni-di-noi/

 

L’EUROPA LEGALIZZA LA PEDOFILIA CON UN TRUCCO: E L’ITALIA ESEGUE GLI ORDINI

di Gianni Lannes

 Per l’Europa dei banchieri, dei politicanti prezzolati e dei burocrati, la nuova regola – verniciata con un sedicente ideale – da imporre a tutti i popoli del vecchio continente è inquietante: è lecito il sesso tra adulti e bambini. Non ci credete? Allora provate a leggere nell’idioma che preferite la Raccomandazione CM/Rec (2010) 5 del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa. All’articolo 18 c’è scritto testualmente:

 «Gli Stati membri dovrebbero assicurare l’abrogazione di qualsiasi legislazione discriminatoria ai sensi della quale sia considerato reato penale il rapporto sessuale tra adulti consenzienti dello stesso sesso, ivi comprese le disposizioni che stabiliscono una distinzione tra l’età del consenso per gli atti sessuali tra persone dello stesso sesso e tra eterosessuali; dovrebbero inoltre adottare misure appropriate al fine di abrogare, emendare o applicare in modo compatibile con il principio di non discriminazione qualsiasi disposizione di diritto penale che possa, nella sua formulazione, dare luogo a un’applicazione discriminatoria».

 

Detto e fatto. L’Italia ha aderito prima di tutti. Infatti, l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (UNAR),istituito all’interno del Dipartimento per le Pari Opportunità, ha pubblicatole linee guida di una Strategia Nazionale LGBT per l’applicazione dei princìpi contenuti nella suddetta Raccomandazione. Protagonista indiscussa dell’operazione, il ministro del Lavoro con deleghe per le Pari opportunità Elsa Fornero che ha disposto due Direttive (2012 e 2013).

 

Ora, secondo il nostro ordinamento (articolo 606 quater codice penale), l’età del consenso (fissato in Italia a 14 anni) è la determinazione dell’età minima per disporre validamente della propria libertà sessuale e vi sono alcune condotte per le quali è dirimente il suo raggiungimento al fine di configurare o meno una condotta penalmente rilevante: minore di 13 anni: il consenso non viene considerato valido, indipendentemente dall’età dell’autore dei fatti; tra i 13 e i 14 anni: il consenso non è ancora considerato pienamente valido, ma esiste una causa di non punibilità nel caso in cui gli atti sessuali vengono compiuti consenzientemente con un minore di 18 anni, purché la differenza di età tra i due soggetti non sia superiore a tre anni; tra i 14 e i 16 anni: viene considerato validamente espresso il consenso, salvo che l’autore dei fatti sia l’ascendente, il genitore, anche adottivo, o il di lui convivente, il tutore ovvero conviva con il minore, o che il minore gli sia stato affidato per ragioni di cura, educazione, istruzione, vigilanza o custodia; tra i 16 e i 18 anni: viene considerato validamente espresso il consenso, salvo che il fatto venga compiuto con abuso di potere relativo alla propria posizione da una delle figure citate nel punto precedente.

 La ratio della legge e di tutta la relativa giurisprudenza è pertanto quella secondo cui al disotto di una certa soglia d’età minima (14 anni) «la violenza (da parte del maggiorenne) è presunta in quanto la persona offesa è considerata immatura ed incapace di disporre consapevolmente del proprio corpo a fini sessuali».

Ora questa Raccomandazione europea, prontamente recepita dal, governo tricolore, auspica l’azzeramento di ogni distinzione d’età  – in Italia come negli altri Paesi- col grave rischio di considerare domani lecite condotte oggi costituenti reato in un progressivo scivolamento culturale e giuridico verso il basso.

 Se il criterio per considerare lecito e normale – e pertanto generatore di diritti – qualsiasi tipo di unione sessuale ed affettiva è la libertà ed il libero consenso delle parti, dopo aver sdoganato penalmente e quindi culturalmente i rapporti tra maggiorenni e minori anche di anni 14, si passerà a sdoganare l’incesto (che già oggi è reato solo in caso di pubblico scandalo) e la poligamia, in modo tale da richiedere per entrambi il riconoscimento giuridico con relativi diritti.

 Se, infatti, l’ unico imperativo morale è la libertà che non può essere conculcata da nessun principio o legge naturale, non si vede perché un domani, in base a tali presupposti, due o tre donne consenzienti non potranno sposarsi con un uomo o viceversa (e quindi pretendere gli stessi diritti delle obsolete e banali famiglie monogamiche ed eterosessuali tradizionali) o un nonno sposarsi con la nipote consenziente o un padre con la figlia. Ciò che può apparire una provocazione, ma che sul piano logico-giuridico non lo è affatto, si spera sia sufficiente ad evidenziare la folle antropologia che sta alla base di tali documenti.

 

Per adeguarsi a questi deliranti programmi, il documento dell’UNAR impone l’obbligo di considerare l’omosessualità equivalente all’eterosessualità in tutto e per tutto, senza ammettere alcun dubbio. Anzi,tutto ciò che non rimanda a una piena approvazione di ogni diritto richiesto dalla comunità di lesbiche, gay, bisessuali e trans (LGBT) è automaticamente considerato omofobia, rientra cioè in quei “pensieri dell’odio” che la legge punisce severamente. In pratica è obbligatorio – per legge – pensare che le relazioni omosessuali siano una pratica assolutamente naturale e, perciò, sia anche sacrosanto il matrimonio tra persone dello stesso sesso, perché come radice dell’omofobia viene indicato l’eterosessismo, vale a dire il pensare che solo il rapporto eterosessuale sia naturale.

 Paradossalmente siamo all’inversione per legge di ogni diritto naturale. Siamo arrivati al punto che gli eterosessuali, coloro che giudicano innata e regolare la sessualità praticata tra individui di genere diverso, sono diventati soggetti malati o da rieducare.

 “Gli omofobi sono cittadini meno uguali degli altri”. Lo ha detto Piero Grasso, presidente del Senato, partecipando ad una iniziativa in Senato in occasione della giornata internazionale contro l’omofobia e la transfobia.

 “Una corretta educazione su questi temi – ha sostenuto l’ex magistrato – la dobbiamo fare soprattutto per chi soffre di questa “malattia”, per chi vive male, sopraffatto da un’irrazionale paura, dal terrore di uscire di casa, dall’ansia di avere tra i suoi compagni di scuola, di lavoro, tra i suoi amici, i suoi familiari, una persona omosessuale. Diciamocelo, sono cittadini meno uguali degli altri, sono chiusi nel loro guscio, si frequentano solo tra loro, non allargano i loro orizzonti né il loro cerchio di amicizie. Temono i viaggi all’estero, le feste, gli studentati all’università, gli spogliatoi delle palestre. E’ un problema sociale che dobbiamo affrontare davvero, da subito, a partire dai più giovani. Dobbiamo farlo insieme, le istituzioni con le associazioni”.

 Affermazioni farneticanti? Sono forse l’inquietante segnale di quanto sia degenerata la situazione e di quanto sia diffusa ormai l’irragionevolezza su tale questione a tutti i livelli,istituzionali, politici e massmediatici. Non a caso si fa riferimento a“incitamenti all’odio e alla discriminazione che permangono nelle dichiarazioni provenienti dalle autorità pubbliche e da alcuni rappresentanti delle istituzioni politiche ed ecclesiastiche veicolate costantemente dai media italiani”che violerebbero spesso e volentieri questo punto, solo in quanto costoro rimangono fermi nella preferenza verso una sessualità non deviata e non uniformante a quella gay.  E si preannunciano restrizioni alla libertà di esprimere opinioni non conformi,ovvero persino alla libertà di “avere opinioni” proprie.

 La scuola sarà il principale teatro di operazioni per la creazione del nuovo cittadino con una nuova coscienza antidiscriminatoria mediante il cambiamento dei programmi scolastici e l’indottrinamento forzato per promuovere lo stile di vita LGBT. I cardini di questa iniziativa sono, ad esempio, l’ampliamento delle conoscenze e delle competenze di tutti gli attori della comunità scolastica sulle tematiche LGBT; il favorire l’empowerment delle persone LGBT nelle scuole, sia tra gli insegnanti che tra gli alunni; il contribuire alla conoscenza delle nuove realtà familiari, per superare il pregiudizio legato all’orientamento affettivo dei genitori e per evitare discriminazioni nei confronti dei figli di genitori omosessuali; la realizzazione di percorsi innovativi di formazione e di aggiornamento per dirigenti, docenti e alunni sulle materie antidiscriminatorie, con un particolare focus sul tema LGBT e sui temi del bullismo omofobico e transfobico; l’integrazione delle materie antidiscriminatorie nei curricula scolastici; il riconoscimento presso il Ministero dell’Istruzione delle associazioni LGBT; corsi di approfondimento che daranno crediti formativi. Inutile dire che è previsto che siano direttamente le associazioni LGBT a gestire i corsi di istruzione sul tema. Le scuole divengono in tal modo campi di rieducazione in chiave omosessuale e di sdoganamento della pedofilia, le palestre dell’umanità del terzo millennio decadente e promiscua.

 Per quanto riguarda il mondo del lavoro il discorso è analogo, con l’aggiunta di corsie preferenziali per l’assunzione e la formazione di personale LGBT (dopo le quote rosa anche quelle arcobaleno) e disinformazione per tutti i lavoratori sul tema per cancellare ogni residua resistenza. Corsi di formazione e iniziative varie che saranno finanziate con i fondi strutturali europei, vale a dire con i soldi, in massima parte, della Commissione Europea, ossia le nostre tasse. Questo indottrinamento è previsto poi per categorie specifiche che svolgono nel sociale particolari attività, dai giornalisti, ai tutori dell’ordine pubblico, al personale carcerario.

 Inoltre, è prevista un’inquietante “cabina di regia”: il “Sistema integrato di governance”, composto da UNAR, organizzazioni di gay e lesbiche, diversi ministeri, Ordine dei Giornalisti, sindacati. In tal modo il 20 novembre 2012 è stato costituito il Gruppo Nazionale di Lavoro LGBT.

 La Raccomandazione del Consiglio d’Europa che è alla base della Strategia Nazionale è infatti un protocollo cui si aderisce su base volontaria; non c’è alcun obbligo politico di recepirlo. E quindi è possibile per un nuovo governo ritirarsi dal progetto in qualsiasi momento. Il ministro delle Pari Opportunità, tuttavia, Josefa Idem, nel suo breve mandato, aveva già sposato la visione più radicale degli omosessuali, dichiarando di voler procedere nella direzione del matrimonio gay e di volerlo fare anche rapidamente. Nessuna meraviglia perciò se prossimamente tra i problemi reali che affliggono il Paese, tra la disperazione dei cittadini e degli imprenditori che arrivano al suicidio, tra i drammi delle famiglie e dei lavoratori travolti dalla crisi,tra le difficoltà dell’economia e le incertezze sul futuro degli italiani, la sinistra cercherà di inserire con manovre ricattatorie e ipocrite le problematiche (dell’immigrazione e quelle) dei gay. Saremo aggrediti dalla propaganda anti-omofoba, contro gli argini tradizionali della eterosessualità additata come colpa e malattia e martellati dalle richieste per i presunti diritti degli omosessuali a sposarsi, a ottenere riconoscimenti genitoriali per adozioni o “uteri in affitto” e a porsi in concorrenza sul terreno delle tutele e delle agevolazioni con le famiglie tradizionali, senza “discriminazioni”sessiste collegate ai concetti di normalità e naturalità.

L’obiettivo ultimo è intuibile: permettere che gay elesbiche possano sposarsi tra loro, costituire delle famiglie, adottare deibambini e un domani (molto prossimo) poter avere dei figli propri accedendoall’inseminazione artificiale in “combinato disposto” con l’utero in affitto.

 Ma cosa vuol dire discriminare? Vuol dire distinguere, differenziare, scegliere. Allora la discriminazione non è un male in sé, ma lo diventa quando essa è priva di valide ragioni e di senso. Se ad esempio impediamo ad un non vedente di pilotare un aereo noi lo stiamo discriminando ma, facendolo per una più che sacrosanta ragione, quella discriminazione sarà giusta. Altrettanto non si potrebbe dire se impedissimo allo stesso soggetto di salire a bordo del velivolo come passeggero. In questo caso la discriminazione sarebbe irragionevole e quindi ingiustificata. Come comportarci, quindi, con il non vedente?

 Concedendogli tutto, forzando e piegando la verità delle cose per permettergli, a discapito degli altri, anche ciò che non può fare per una presa di posizione ideologica (ovvero costruita, artificiale,creata dall’uomo) o assecondando e sottomettendoci tutti alla realtà dei fatti e della natura? Perché allora non permettere che una coppia omosessuale possa sposarsi, adottare o avere dei propri figli? Perché discriminarli? Perché la“scelta”, la “distinzione”, la “discriminazione” è stata operata dalla natura?Essa ha scelto che un bambino possa nascere unicamente dall’unione di un uomo e una donna e che quell’ambiente familiare sia l’unico adeguato ad uno sviluppo ed una crescita psichica sana, positiva.

 Cosa fare allora? Coartare, forzare, sottomettere la natura per dare a tali soggetti anche ciò che non gli appartiene, per permettergli ciò che non possono, o adeguarsi alla verità del concreto e del reale?

 La storia ha più volte tragicamente insegnato che quando l’essere umano ha tentato di azzerare la realtà e la natura stessa dell’uomo per piegarla e sottometterla a una sua idea e visione del mondo“perfetto” ha dato vita ai peggiori abomini e crimini dell’umanità.

Al contrario dell’omofilia, la pedofilia viene invece vista, giustamente, come un crimine spaventoso. A causa di questa contrapposizione tra un’omofilia (teorica e pratica) “buona” e una pedofilia “cattiva”, diventa difficile riflettere su un dato lampante: gran parte degli atti di pedofilia sono atti di pedofilia omosessuale. Sono cioè molto più frequenti le violenze subite da bambini maschi di quelle subite da bambine (in un rapporto, secondo le ricerche di PhilipJenkins sulla pedofilia di preti e pastori protestanti negli Usa, di circa 8 a2). Mentre spesso si sottolinea il legame tra celibato ecclesiastico e pedofilia (che non è particolarmente significativo, dato che moltissimi pedofili sono sposati), si parla pochissimo di quello tra omosessualità – o bisessualità – e pedofilia, perché il conformismo dell’ideologia dominante e il”terrorismo intellettuale” di un movimento omosessuale sempre più aggressivo impediscono una seria riflessione al riguardo.

 Eppure, basterebbe rileggere alcune delle affermazioni, passate e presenti, di numerosi esponenti del movimento omosessuale, per renderci conto che questo rapporto c’è, ed è significativo.Uno dei fondatori e teorici del movimento omosessuale italiano, Mario Mieli,così scriveva nel suo libro, del 1977, “Elementi di critica omosessuale“(pubblicato da Feltrinelli):

 «Noi checche rivoluzionarie sappiamo vedere nel bambino non tanto l’Edipo, o il futuro Edipo, bensì l’essere umano potenzialmente libero. Noi, sì, possiamo amare i bambini. Possiamo desiderarli eroticamente rispondendo alla loro voglia di Eros, possiamo cogliere a viso e a braccia aperte la sensualità inebriante che profondono, possiamo fare l’amore con loro. Per questo la pederastia è tanto duramente condannata: essa rivolge messaggi amorosi al bambino che la società invece, tramite la famiglia,traumatizza, educastra, nega, calando sul suo erotismo la griglia edipica».

 

In tanta lucida follia, è stato quindi lo stesso Mieli a descrivere, oscenamente ma sinceramente, il rapporto che lega “le checche”, “i pederasti”, alla pedofilia. A questo signore, chetra l’altro si definiva anche “coprofago” (amava nutrirsi di escrementi) è intitolato un noto circolo di “cultura omosessuale” a Roma. Ciò ci spiega come ancora oggi il movimento omosessuale lo ritenga un pioniere e un punto di riferimento teorico.

 Forse meno influente di Mieli, ma senz’altro più popolare alla platea televisiva, è Aldo Busi, lo scrittore omosessuale dichiarato e militante. Qualche anno fa, sulla rivista omosessuale Babilonia, il gay Busi pubblicò un articolo intitolato “Scusi mi dà una caramella?” in cui, tra le altre cose, chiosava le seguenti affermazioni:

 «Che sarà mai se un ragazzino di 5 o 10 o 12 anni fa una sega a uno più in là negli anni o se la fa fare?… Un bambino senza curiosità sessuali è un bambino già subnormale… All’offerta sessuale del bambino bisogna che l’adulto responsabile dia una risposta sensuale e non una risposta astratta a base di rimproveri, ammonizioni e di sfiducia… Se per fare questo gli prende in mano il pisello o le si accarezza la passerina – gesti che io non ho mai fatto comunque con nessuno: sarà per questo che tutti i bambini e le bambine della mia vita mi hanno girato le spalle per sempre – che sarà mai?».

 Parole rivoltanti, che affermano forse l’estraneità dell’omosessuale militante Busi dalla pratica pedofilica, ma anche la sua disgustosa giustificazione del fenomeno. Non solo di giustificazione teorica della pedofilia, ma anche della sua orribile pratica dà testimonianza è il libro Gran bazar, un volume pubblicato nel 1975 da Daniel Cohn Bendit, protagonista del Maggio francese, bisessuale, strenuo difensore dei “diritti gay”, già capogruppo dei Verdi al parlamento europeo.

 http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=cohn+bendit

 Argomenta così Cohn Bendit, narrando delle sua esperienze di maestro in un asilo autogestito:

 « Il mio costante flirt con tutti i bambini assunse presto connotazioni erotiche. Potevo veramente sentire come all’età di 5 anni le piccole avevano già imparato a corteggiarmi. La maggior parte delle volte mi sentivo senza difese. Mi accadde diverse volte che i bambini mi aprissero la patta dei pantaloni e cominciassero ad accarezzarmi… Ma quando continuavano e insistevano io cominciavo ad accarezzarli».

 Era la Francia degli anni Settanta, in cui Sartre,la de Beauvoir, Foucault (il filosofo omosessuale che teorizzava la “pedofilia dolce”), Jack Lang e altri firmavano petizioni a favore della liberalizzazione dei rapporti sessuali con i minori.

 Certo, non tutti i teorizzatori della”normalità” della pedofilia sono omosessuali. In Italia DanieleCapezzone, già portavoce del Pdl, così commentava nel 1998 la decisione deiradicali di promuovere il convegno “Pedofilia e Internet”:

 «Al pari di qualunque orientamento e preferenza sessuale, la pedofilia non può essere considerata un reato».

 Nichi Vendola in una memorabile intervista a La Repubblica (“Il gay della Fgci”, pubblicata il 19 marzo 1985, – giorno della festa del papà – a pagina 4) così si era espresso:

 

 «Non è facile affrontare un tema come quello della pedofilia, cioè del diritto dei bambini ad avere una loro sessualità, ad avere rapporti tra loro o con gli adulti – tema ancora più scabroso – e trattarne con chi la sessualità l’ha vista sempre in funzione della famiglia e della procreazione».

 La rileggiamo. Dice esattamente così: «diritto dei bambini ad avere una sessualità tra loro o con gli adulti».

 Possibile? In realtà il ragionamento non è nuovo, si trova in tutti i siti di pedofilia. Primo: nei bambini la sessualità si sviluppa molto prima di quanto non si creda. I più coraggiosi fissano anche l’età: 10-11 anni. Dunque, se la sessualità infantile si sviluppa così presto,è lecito considerare i bambini, anche a livello sessuale, al pari degli adulti.E parlarne. Semplice e chiaro. La dichiarazione, riportata da un quotidiano nazionale non da un bollettino qualunque, non suscita scalpore.

   http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1985/03/19/il-gay-della-fgci.html

 Solo Vittorio Feltri sul quotidiano Libero ha colto nel segno quando ha scritto: «C’è una lobby che difende i pedofili.Non immaginiamoci una massoneria segreta. La ragione sociale di questa combriccola è far sì che l’attrazione verso i bambini sia considerata, almeno giuridicamente, un orientamento sessuale lecito come un altro. In Parlamento o altrove, dovunque si è missionari di questa idea. A questo livello, oggi, si gioca la battaglia. Il modo è semplice: visto che l’omosessualità è socialmente- e giuridicamente – riconosciuta, basta assimilare ad essa la pedofilia e il gioco è fatto. Non c’entrano destra o sinistra. Si tratta di solidarietà tra chi la pensa allo stesso modo. Chi denuncia queste trasversalità, viene zittito».

 Vendola ai giorni nostri ha negato pubblicamente di aver pronunciato quella frase, però La Repubblica non ha mai ricevuto né pubblicato una lettera di smentita o comunque di rettifica da parte di Vendola. Comunque pochi mesi dopo, ovvero il 6 maggio 1985 (pagina 4), la rivista Nuova Solidarietà riporta la stessa frase e sempre attribuita a Nichi Vendola. Citiamo di nuovo e la fonte, questa volta,non è La Repubblica: «diritto dei bambini ad avere una loro sessualità, ad avere rapporti sessuali con gli adulti».

 L’avrebbe pronunciata davanti all’assemblea dei militanti della Fgci quando, nel marzo del 1985, venne eletto membro della segreteria nazionale. Dunque due testi, diversi e indipendenti tra loro,riportano lo stesso episodio. Evidentemente non fu solo il giornalista di Repubblica a capire male. Poco tempo fa lo stesso Vendola – fidanzato con unc ompagno canadese – ha dichiarato in un’intervista a Luca Telese: “Voglio un figlio”. Ma voi l’affidereste un bambino a Nichi Vendola?

 Non è tutto. Ecco il fil rouge.  Dopo: il 24 ottobre del 1996 viene presentata in Parlamento una proposta di legge (numero 2551). Chi è il primo firmatario? Nichi Vendola. Il testo è agli atti. Si chiede di modificare la legge del 25 giugno 1993 «in materia di discriminazione». In pratica si propone di estendere le norme anti-discriminatorie già presenti per quanto riguarda la razza,l’etnia, la nazionalità e la religione, all’«orientamento sessuale». L’intento è nobile. Vuol dire non discriminare chi ha propensioni sessuali diverse dalla media. E chi non è d’accordo? Peccato che tra le righe passi un concetto pericoloso. Non a caso, quando in commissione venne discusso il testo, si scatenò una feroce polemica proprio su questa definizione: «orientamento sessuale». Un parlamentare di An accusò: in questo, modo si finisce per legalizzare la pedofilia.

 E ancora: c’è la politicante Rosi Bindi appena nominata presidente della commissione parlamentare antimafia, e le sue relazioni con la comunità del Forteto in Toscana, dove minori hanno subito violenze e abusi sessuali.

 Per la cronaca, secondo i dati ufficiali (sottostimati) del ministero dell’Interno in Italia scompaiono circa 2 mila bambini ogni anno, tanti dei quali oggetto di merce sessuale per adulti depravati che spesso, risiedono indisturbati e impuniti ai piani alti del potere. e delle gerarchie militari nonché giudiziarie.

 http://www.pariopportunita.gov.it/images/strategianazionale_definitiva_29aprile.pdf

 http://www.coe.int/t/dg4/lgbt/Source/RecCM2010_5_IT.pdf

 http://www.europeanrights.eu/index.php?funzione=S&op=3&id=288

 http://www.pariopportunita.gov.it/index.php/bandi-e-avvisi/47-avvisi/2187-contrasto-alle-discriminazioni-al-via-la-manifestazione-dinteresse-rivolta-alle-associazioni-per-la-definizione-del-programma-del-consiglio-deuropa

 http://www.pariopportunita.gov.it/images/stories/documenti_vari/UserFiles/Il_Dipartimento/bandi_avvisi/UNAR_decreto_rep.175_20giugno2012.pdf

 http://www.pariopportunita.gov.it/images/stories/documenti_vari/UserFiles/Il_Dipartimento/bandi_avvisi/ALLEGATO_A_decreto%20rep.%20175%20del%2020%20giugno%202012.pdf

 http://www.risorselgbti.eu/sito_statico/pdf/summary_ita_13-02-13.pdf

 http://www.articolo29.it/documentazione-giuridica/comitato-dei-ministri-del-consiglio-deuropa-raccomandazione-cmrec20105-del-comitato-dei-ministri-agli-stati-membri-sulle-misure-per-combattere-le-discriminazioni-in-ragione-dellorientamento-sess/

 http://www.csm.it/CCJE/pdf/CMREC201012I.pdf

 http://www.puta.it/blog/documenti/Elementi_di_critica_omosessuale.pdf

  http://www.camera.it/_dati/leg13/lavori/stampati/sk3000/frontesp/2551.htm

 http://www.camera.it/_dati/leg13/lavori/stampati/sk3000/articola/2551.htm

 http://www.liberoquotidiano.it/news/politica/1079714/Vendola-si-confessa–il-mio-sogno—Adesso-voglio-un-figlio.html

 http://www.camera.it/_dati/leg13/lavori/stampati/sk3000/relazion/2551.htm

 http://www.consiglio.regione.toscana.it/upload/9/CM28/evidenze/evi214.pdf

 Pubblicato da Gianni Lannesa14:41

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Produzione Industriale deludente anche a Settembre: l’Italia non riparte!

11 novembre 2013

 Di ScenariEconomici Feed

 A Settembre 2013, smentendo seccamente le previsioni, la Produzione Industriale continua a deludere,  in sintesi:

 – Dati destagionalizzati mensili: +0,2% su agosto (che fece -0,2% su luglio); il profilo della curva torna leggermente discendente

– Dati destagionalizzati anno su anno: -3,0% su settembre 2012 (ad agosto era -4,6%); il profilo della curva tendenziale mostra una lentissima riduzione del collasso e resta comunque saldamente negativo

– Dati Grezzi: +0,1% su settembre 2012 (ad agosto era -7,6%); il profilo della curva tendenziale torna a peggiorare

 

I dati di Luglio-Agosto-Settembre 2013 sono sotto del -1,0% su quelli del 2 trimestre 2013, per cui la componente industriale del PIL certamente sara’ negativa. E’ pertanto prevedibile che il PIL del 3 trimestre, trim. su trim. sia ancora una volta negativo, per la nona volta di seguito. Niente Ripresa.

 A livello settoriale va bene unicamente la Farmaceutica.

 gpg1 547              Copy Copy Copy Copy Copy Copy 809x1024 Produzione              Industriale deludente anche a Settembre: l’Italia non              riparte!

Qui il comunicato ISTAT

 A settembre 2013 l’indice destagionalizzato della produzione industriale è aumentato dello 0,2% rispetto ad agosto. Nella media del trimestre luglio-settembre l’indice ha registrato una flessione dell’1,0% rispetto al trimestre precedente.

Corretto per gli effetti di calendario, a settembre 2013, l’indice è diminuito in termini tendenziali del 3,0% (i giorni lavorativi sono stati 21 contro i 20 di settembre 2012). Nella media dei primi nove mesi dell’anno la produzione è scesa del 3,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

A settembre l’indice destagionalizzato aumenta, rispetto ad agosto, solo nel comparto dei beni strumentali (+0,4%). Diminuiscono invece, i beni di consumo (-1,6%), l’energia (-1,4%) e i beni intermedi (-0,7%).

Gli indici corretti per gli effetti di calendario registrano, a settembre 2013, diminuzioni tendenziali più marcate nei comparti dei beni strumentali (-5,2%), dell’energia (-5,1%) e dei beni di consumo (-3,2%). Segna invece una flessione più contenuta il raggruppamento dei beni intermedi (-0,2%).

Per quanto riguarda i settori di attività economica, a settembre 2013 i comparti che registrano una crescita tendenziale sono quelli della produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (+12,5%) e della metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (+0,5%). Le diminuzioni maggiori si registrano nei settori della fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-16,3%), dell’attività estrattiva (-9,2%) e delle altre industrie manifatturiere, riparazione e installazione di macchine e apparecchiature (-7,7%)

  By GPG Imperatrice

http://www.rischiocalcolato.it/2013/11/produzione-industriale-deludente-anche-a-settembre-litalia-non-riparte.html

 

MADRID È INVASA DAI RIFIUTI A TEMPO INDETERMINATO

I netturbini e i giardinieri del Comune sono in sciopero dal 5 novembre per protestare contro il licenziamento di 1.130 dei suoi quasi 6.000 impiegati e la riduzione degli stipendi dei restanti dipendenti del 40%.

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I netturbini e i giardinieri del Comune sono in sciopero dal 5 novembre per protestare contro il licenziamento di 1.130 dei suoi quasi 6.000 impiegati e la riduzione degli stipendi dei restanti dipendenti del 40%. Madrid invasa dai rifiuti dopo più di una settimana di sciopero dei netturbini e dei giardinieri del Comune. Lo sciopero era iniziato martedì 5 novembre per protestare contro la proposta delle aziende che gestiscono la nettezza urbana di licenziare circa 1.130 dei suoi quasi 6.000 impiegati e di ridurre gli stipendi dei restanti dipendenti del 40%. E sacchetti e sporcizia potrebbero restare ancora a lungo.

I LAVORATORI NON MOLLANO Lo sciopero, infatti, è a tempo indeterminato, ha detto Jesus Fernandez, sindacalista di Comisiones Obreras, spiegando che da parte dei lavoratori non vi è alcuna intenzione di firmare accordi che potrebbero mandare sul lastrico famiglie intere e lasciare colleghi senza lavoro. Intanto la situazione va peggiorando: si cammina scavalcando le bottigliette di plastica, le lattine, i sacchi di spazzatura e i rifiuti vari che ostruiscono i marciapiedi.

I CASSONETTI VANNO A FUOCO Continuano anche manifestazioni e proteste: sono stati bruciati rifiuti e circa 260 cassonetti della spazzatura, mentre 40 auto sono state danneggiate. Quattordici persone sono state arrestate, mentre per ragioni di sicurezza e igiene il Comune ha decretato che vengano garantiti dei servizi minimi, che impieghino il 40% dei netturbini e il 25% dei giardinieri, ma anche questi in molti casi non vengono realizzati. Le autorità accusano i gruppi violenti di manifestanti di impedire ai lavoratori di svolgere il servizio minimo, ma i sindacati hanno respinto la ricostruzione.
http://www.cadoinpiedi.it/2013/11/12/madrid_e_invasa_dai_rifiuti_a_tempo_indeterminato.html


Occhio Italia! il gettito IMU aumenta del 32% e il futuro è anche peggio!

Scritto il 11 novembre 2013 alle 12:39 da Agata Marino

 

L’italiano ha moltissime regole e sfumature  e quindi ha anche molte interpretazioni.

politici questo lo sanno meglio di noi ma, non hanno ancora capito, che il giochetto di togliere una tassa e rimetterla con nomi e soldi in più non fa altro che farci arrabbiare ulteriormente.

Riparliamo di Imu: il gettito IMU è aumentato del 32% è si cari italiani... Nonostante l’esenzione delle prime case, la prima rata del 2013 incassa 1.8 mld in più del 2012, grazie all’aumento delle aliquote su capannoni e seconde case.

 Questo significa far crescere l’economia?

A casa mia no!

 Ora andiamo a vedere dove vanno questi soldi!

nelle casse dei comuni l’anno scorso sono arrivati 5.7 mld e quest’anno 7,6 mld, grazie a nuovi metodi di calcolo della legge di stabilità 2013 che, a differenza della precedente hanno permesso di giocare a rialzo con le aliquote.

Sempre in materia di entrate locali in crescita anche il gettito dell’addizionale comunale irpef che, nei primi 9 mesi dell’anno regista un incremento del 20%, per un totale di 2.8 mld di euro, di cui 1.76 derivati da privati e 1.06 provenienti da amministrazioni pubbliche. In calo dello 0.5%, invece, il gettito delle addizionali irap a quota 7.8 mld di euro(4.5 provenienti da privati e 3.3 provenienti da amministrazioni pubbliche). tutti questi numeri portano alla presa per i fondelli che i cari politici ci hanno fatto credere d’aver tolto una tassa ma in realtà ne hanno create di nuove…

E i risparmi degli italiani si fanno sempre più esigui.

A preoccupare sono anche le tariffe di luce, acqua e trasporti che, soprattutto quelle a controllo locale, continuano a correre all’impazzata.

 Con un aumento record per l’acqua (+41,3%) e l’energia (+23,5%). Secondo uno studio portato avanti dall’ufficio economico della Confesercenti, tra il 2011 e l’estate 2013, “a fronte di un aumento dell’11,4% delle tariffe nazionali, quelle locali sono cresciute del 28,5%, trainate dall’aumento record dell’acqua potabile (+41,3%), dei trasporti (urbani +26,2% ed extraurbani +24,7%) e dei rifiuti solidi (+25,2%).

 Rischio beffa sulla casa: la Tasi è peggio dell’Imu

E un forte incremento c’è stato anche per le tariffe energetiche (+23,5%)”. Aumenti a due cifre che stanno mettendo in ginocchio gli italiani.

L’inflazione tariffaria rischia seriamente di vanificare gli effetti benefici di un’inflazione generale che, rallentando, ha portato un po’ di respiro al potere d’acquisto delle famiglie e, quindi, a una timidissima possibilità di ripresa dei consumi.

 Anche perchè il futuro non è roseo.

 Secondo la Confesercenti, l’arrivo della Tares a fine anno causerà un aggravio fiscale aggiuntivo di oltre mille euro rispetto al 2012 per ristoranti e alberghi. La Trise poi, che scatterà dal 2014, “presenta ancora grandi elementi di confusione e si configura come un’incognita per famiglie, imprese e per gli stessi Comuni”.

 La Tares comporta un generale aggravio di spesa per tutte le imprese e per le famiglie: “È stabilita la copertura integrale dei costi di esercizio e investimento, elemento non previsto nel regime Tarsu e la maggiorazione per i servizi indivisibili (polizia municipale, illuminazione pubblica e verde pubblico).

 L’impatto del nuovo tributo sarà strettamente correlato alla tipologia di utenza”.In generale, le categorie che avranno aumenti più consistenti sono gli esercizi di ristorazione e le vendite al dettaglio di generi ortofrutticoli freschi, con aumenti rispettivamente del 45% e del 66%.

Lufficio economico della Confesercenti stima, infatti, che un albergo dovrà “far fronte a un ulteriore aggravio di spesa per rifiuti e servizi indivisibili di mille euro l’anno, un parrucchiere di 80 euro l’anno, un ristorante di oltre 1.100 euro e un negozio di ortofrutta di quasi 800 euro”.

 La Trise potrebbe trasformarsi in un’ulteriore batosta per tutti, famiglie e imprese. Per le prime, stando ai calcoli della Confesercenti, è presente una “clausola di salvaguardia” che, in teoria, dovrebbe impedire che la nuova tassa sia superiore al prelievo Imu, ma che comunque non bloccherà gli aumenti rispetto al 2013 dovuti al cambiamento di calcolo dell’imposizione.

 Per gli immobili a uso produttivo e per le seconde case si legge nello studio – se gli immobili aziendali dovranno pagare la Trise per intero, inclusa la parte sui servizi. Se così fosse significherebbe di fatto l’aumento dell’Imu, ancora vigente per gli immobili a uso produttivo. Sembra si stia provvedendo, in questo senso, alla deduzione del 20-50% dell’Imu dai redditi d’impresa: questo – evidenzia la Confesercenti – non sarà sufficiente però ad ammortizzare completamente l’aggravio aggiuntivo di una tassa sui servizi più esosa, che si somma a un Imu prevalentemente all’aliquota massima (10,6%)”.

 Tia1, Tia2, Tari, Tarsu, Imu, Tares e infine Trise. Le tasse sui servizi continuano a cambiare, nel nome e nel calcolo dell’imposizione. Il risultato è un’inevitabile confusione, che spingerà quasi sicuramente gli enti locali, messi di fronte a nuove tasse dal gettito imprevedibile, ad alzare il tiro.

 La conseguenza  è “una probabile stangata” che “non sarà di certo compensata dal piccolo e circoscritto taglio al cuneo fiscale introdotto dalla legge di stabilità, già annullato dall’improvvido aumento dell’aliquota Iva”. “Apparentemente – aggiunge l’ufficio economico dei commercianti – l’intervento del governo non mette le mani nelle tasche degli italiani, ma il probabile ricorso alle clausole di salvaguardia contenute nel provvedimento (che scatteranno in assenza di coperture, come è purtroppo prevedibile) trasformerà la legge di stabilità nell’ennesimo salasso”.

 la preoccupazione per quello che potrà avvenire sul piano fiscale e delle tariffe se nel 2014, come pare, si darà la possibilità ai Comuni di incrementare in modo sostanzioso il gettito su famiglie e imprese”… CONCLUSIONE: quando sentite un politico strapagato per la sua incompetenza dire che vi hanno tolto l’IMU sulla prima casa… tenete conto di quello che non vi hanno detto e che noi vi diciamo…

 Ci prendono tutti per i fondelli.

 Vi consiglio questa lettura su quale sarà la  crescita del PIL NEL 2014 QUI

http://finanzanostop.finanza.com/2013/11/11/occhio-italia-il-gettito-imu-aumenta-del-32-e-il-futuro-e-anche-peggio/