No Tav, fuochi d’artificio e cori per i militanti arrestati: “Avanti finché non sarete tutti liberi”

https://www.lapresse.it/cronaca/no_tav_fuochi_d_artificio_e_cori_per_i_militanti_arrestati_avanti_finche_non_sarete_tutti_liberi_-2184114/video/2019-12-25/

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Centinaia di attivisti hanno marciato attorno al carcere delle Vallette a Torino

Centinaia di attivisti No Tav hanno marciato attorno al carcere delle Vallette a Torino in sostegno di Giorgio e Mattia, i dei due militanti arrestati il 18 dicembre scorso in seguito agli scontri al cantiere di Chiomonte del luglio scorso. “Sono in carcere solo per aver difeso la loro terra. In Val Susa siamo una grande famiglia, per questo oggi siamo tutti insieme qui per chiedere la vostra liberazione” hanno spiegato i No Tav.

«Acque alte causate dagli scavi per il Mose e le grandi navi»

https://mattinopadova.gelocal.it/regione/2019/04/10/news/acque-alte-causate-dagli-scavi-per-il-mose-e-le-grandi-navi-1.30180666?fbclid=IwAR3sgpaMEf0qzlPBHpui96uunw7JYwe65SmOcptmY9oanbEV2saghnVzhJk

Lo studio è stato inviato ai ministeri. Boato: «Rialzando i fondali alla bocca di Lido si ridurranno le maree a Venezia»

«Riportando la bocca di porto di Lido a una quota di equilibrio si può eliminare la gran parte delle acque alte, almeno nella città storica». Ambientalisti e studiosi della laguna tornano all’attacco. E hanno inviato un corposo dossier al ministero per l’Ambiente, al Provveditorato alle Opere pubbliche e al Consorzio Venezia Nuova. Una delle cause delle maree ripetute – anche fuori stagione come quella di giovedì scorso – è «lo scavo dei nuovi canali e l’approfondimento dei fondali».

I lavori del Mose e la necessità di mantenere i canali navigabili per le grandi navi da crociera. Squilibrio che provoca effetti mai visti. Come il livello dell’acqua che la settimana scorsa è stato registrato più alto dentro la laguna che in mare. «Lo sconvolgimento delle bocche di porto», accusa Stefano Boato, docente Iuav ed esperto di laguna, già consulente del ministero per l’Ambiente, «è stato tale da rovesciare i rapporti millenari tra mare e laguna. L’imposizione del progetto Mose ha comportato un ulteriore approfondimento dei canali di bocca e un allargamento e spianamento “orizzontale” rigido e non modificabile».

Nel dossier gli ambientalisti (Boato ma anche Italia Nostra e i comitati veneziani) citano studi fatti dal Cnr e chiedono il rispetto delle indicazioni di legge. «Le Leggi speciali, il Palav, il Piano morfologico del Magistrato alle Acque», continua Boato, «prescrivono il riequilibrio geomorfologico con l’innalzamento dei fondali. Ma per gli interessi del Porto e del Mose non sono mai stati attuati».

L’ultimo tentativo, ricorda il professore, è stato nel 2006, per modificare il progetto Mose con altri che si adattavano alla sezione dei canali con interventi graduali, sperimentali, reversibili». Invece si è scelto di «cementificare».

Piantando migliaia di pali in cemento lunghi 50 metri sul fondale per sostenere le migliaia di tonnellate di peso dei cassoni e le paratoie. Fondali livellati, corrente che arriva più veloce.

«Alla bocca di porto del Lido», si legge nel documento, «la quota di profondità del canale si era stabilizzata alla quota media di 8 metri. Con i successivi e ripetuti scavi per il Mose, rompendo lo strato consolidato del caranto», continua Boato, «le profondità sono state portate fino a 12-13 metri innescando nuovi fenomeni di acqua altaa e rompendo sempre più l’equilibrio mare-laguna. «Tanto che», conclude Boato, «a Punta della Salute e in gronda lagunare interna a Marghera si rilevano ormai da anni quote di marea non ritardate ma in contemporanea e alla stessa altezza del mare. La settimana scorsa addirittura più alte».

Che significa? Che non c’è soltanto il Mose da completare al più presto per vedere se funziona. Ma una laguna da riequilibrare, fermando le cause del dissesto che fanno aumentare le acque alte.

Interventi da avviare al più presto, sollecitano gli ambientalisti. Perché nei prossimi anni il livello medio del mare è destinato ad aumentare, visto l’aumento delle temperature e lo scioglimento dei ghiacciai. La frequenza delle acque alte potrà aumentare ancora, mettendo a rischio Venezia e la sua laguna.

E se il Mose sarà completo e funzionante, certo non potrà essere chiuso tutti i giorni per non soffocare la laguna e il suo porto.

«Dunque», conclude il dossier ambientalista, «vanno sperimentati gli interventi che possono ridurre la marea anche senza Mose, da tenere per gli eventi eccezionali. Le macroinsulae, il rialzo dei fondali, le difese a mare. Tutti interventi che erano stati già studiati e proposti dal Comune guidato da Massimo Cacciari quasi vent’anni fa. Bocciati in nome della «grande opera salvifica» da sei miliardi di euro». —

Torino. Arrestato assessore regionale per N’drangheta. Anche lui è di Fratelli d’Italia

http://contropiano.org/regionali/piemonte/2019/12/20/torino-arrestato-assessore-regionale-per-ndrangheta-anche-lui-e-di-fratelli-ditalia-0122180?fbclid=IwAR3TZTikpl6dm6DK7PBQmX6JR3KWiH7y_rw9qyPYAiMRm07rK1oBd8HKHbw

La crescita elettorale e nei sondaggi del partito neofascista Fratelli d’Italia sembra portarsi dentro diversi scheletri nell’armadio. Dopo l’arresto in Calabria dell’avvocato ed “onorevole” Pittelli, un altro caso giudiziario getta una luce inquietante sulla raccolta dei consensi elettorali del partito di Giorgia Meloni.

Questa mattina la Guardia di Finanza di Torino ha eseguito otto ordinanze di custodia cautelare in carcere, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia torinese, nonché sequestri di beni sul territorio nazionale, nei confronti di soggetti legati alla ‘ndrangheta radicati nel territorio di Carmagnola e operanti a Torino. Tra gli arrestati risulta esserci anche Roberto Rosso, assessore ai Diritti civili della Regione Piemonte (ora governata da Lega e destra), ex parlamentare di Forza Italia, due volte sottosegretario, candidato sindaco a Torino e recentemente passato in Fratelli d’Italia. A maggio aveva appeso uno striscione “SI Tav” alle finestre del Comune di Torino.

Tra le condotte illecite, oltre all’associazione per delinquere di stampo mafioso e reati fiscali per 16 milioni di euro, è stato contestato anche il reato di scambio elettorale politico-mafioso.

Sul secondo arresto in tre giorni è arrivata una nota di Giorgia Meloni che scrive: “Roberto Rosso ha aderito a Fratelli d’Italia da poco più di un anno. Apprendiamo che stamattina è stato arrestato con l’accusa più infamante di tutte: voto di scambio politico-mafioso. Mi viene il voltastomaco. Mi auguro dal profondo del cuore che dimostri la sua innocenza, ma annuncio fin da ora che Fratelli d’Italia si costituirà parte civile nell’eventuale processo a suo carico. Ovviamente, fin quando questa vicenda non sarà chiarita, Rosso è da considerarsi ufficialmente fuori da FdI”.

E’ un po’ come la storia che i fascisti sono matti e fuori dal giro, ma solo dopo aver fatto danni, morti e feriti. Come Insabato con la bomba a Il manifesto, gli omicidi dei senegalesi eseguiti da Casseri a Firenze, gli immigrati feriti da Traini a Macerata, il missile trovato a Del Bergiolo a Torino. Prima dei fatti erano i benvenuti nei raduni e nelle manifestazioni delle organizzazioni neofasciste, poi erano “ufficialmente fuori”.

20 Dicembre 2019 

“Ce la mangiamo io e te la Torino-Lione”. Gli appetiti delle cosche fin dal 2011

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2019/12/22/ce-la-mangiamo-io-e-te-la-torino-lione-gli-appetiti-delle-cosche-fin-dal-2011/5632886/?fbclid=IwAR2nSKzfBFzXJooSjbwosUDudg5OaPmSiMpAfGeM36MpYSMZD5xgxKdWd2s

“Ce la mangiamo io e te la Torino-Lione”. Gli appetiti delle cosche fin dal 2011

Operazione San Michele – Gli arresti nel 2014, poi la condanna per associazione mafiosa

Torino Il 1° luglio 2014 l’operazione “San Michele” (inchiesta del Ros dei carabinieri coordinata dalla Dda di Torino) rivela l’interesse di alcuni ‘ndranghetisti e loro fiancheggiatori negli appalti della Torino-Lione.

“Ce la mangiamo io e te la torta dell’alta velocità” diceva nel 2011 l’imprenditore di Catanzaro Giovanni Toro a Gregorio Sisca, affiliato della locale di San Mauro Marchesato (Crotone) distaccata in Piemonte, condannato in via definitiva per associazione mafiosa il 4 luglio 2018. È soltanto una delle frasi che dimostrano l’appetito per appalti e subappalti. Ad esempio gli investigatori del Ros intercettano altre conversazioni utili a capire come i mafiosi stessero preparandosi. Tra la fine del dicembre 2011 e il gennaio 2012 gli indagati “torinesi” tornano a Crotone per il Natale e incontrano i “cirotani” in riunioni “finalizzate a predisporre le società e mezzi in vista dell’avvio dei lavori di scavo del tunnel ferroviario Tav Torino-Lione”, annotava il gip.

Uno degli ambiti prediletto è quello del movimento terra. Sisca dice al telefono col boss Mario Audia: “Adesso che parte la Tav. Vediamo di farlo entrare insieme a questa cooperativa qua della Tav”.

Parlava di un imprenditore da inserire nel consorzio Valsusa che raggruppava alcune ditte che operavano a Chiomonte. Sisca aveva sollecitato alcuni suoi familiari affinché ottenessero alcuni preventivi per comprare nuovi camion.

Giovanni Toro, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa (in attesa di appello), ottiene il subappalto per l’asfaltatura del cantiere di Chiomonte e vuole anche far fruttare la sua cava a Sant’Antonino di Susa, ma rischiava lo sfratto dai proprietari, ma Sisca li minaccia e aiuta il compare a rimanere in quella possibile miniera d’oro.

“Noi dobbiamo stare lì perché è lì dentro che nei prossimi dieci anni arrivano 200 milioni di euro di lavoro”.

Anche perché con il ciclo del cemento, frantumando gli scarti delle lavorazioni, “lì è un business che non finisce più”.

‘Ndrangheta in Piemonte, nelle carte anche la Tav: «I lavori al cantiere devono proseguire»

https://www.open.online/2019/12/20/ndrangheta-in-piemonte-nelle-carte-anche-la-tav-i-lavori-al-cantiere-devono-proseguire/?fbclid=IwAR2Wt9MU95hSeJW7IcZ0gijtgDxe3NHx16ymBP6Q1iGv_NtUSRsHUvVr2aU

20 DICEMBRE 2019 – 21:53

Tra gli argomenti di conversazione tra Francesco Viterbo e gli esponenti politici c’è anche la costruzione della linea ad alta velocità Torino Lione

Spuntano altri dettagli dalle carte dell’ordinanza di custodia cautelare eseguita oggi, 20 dicembre, dalla guardia di finanza su richiesta della procura di Torino, che ha portato all’arresto di 8 persone, tra cui Francesco Viterbo (esponente di spicco della ‘ndrangheta) e l’assessore regionale del Piemonte Roberto Rosso (Fdi). Tra gli argomenti di conversazione tra Viterbo e gli esponenti politici c’è anche la Tav.

«In data 24 febbraio 2019, alle ore 12:15 – si legge nei documenti – Francesco Viterbo ha contattato Onofrio Garcea (rappresentante locale della ‘ndrangheta e più volte condannato sebbene mai con sentenza definitiva, ndR) per informarlo dell’incontro avuto a Nichelino con “4/5 onorevoli” di Forza Italia. Viterbo ha raccontato di aver parlato con Napoli e Bertoncino facendo riferimento alle elezioni amministrative del Comune di San Gillio (TO), sia che i lavori presso il cantiere della Tav a Chiomonte (TO) devono proseguire».

La Procura deve ancora accertare se si parli di Osvaldo Napoli di Forza Italia e Maurizia Bertoncino candidata alle europee con +Europa. Il partito di centrodestra è storicamente schierato a favore della grande opera. Anche gli esponenti di +Europa si sono dichiarati più volte «» Tav.

Ndrangheta, arrestato l’assessore degli striscioni Si Tav sul Comune di Torino

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notav.info

20 Dicembre 2019 at 12:07

Ecco l’ennesimo politicante SI TAV coinvolto in un’inchiesta giudiziaria per legami con la ‘ndrangheta.

E’ Roberto Rosso, esponente dei Fratelli d’Italia di “io sono Giorgia” che in quest’anno hanno collezionato inchieste dalle magistrature in tutta Italia proprio per i loro legami con le cosche (per penultimo, ieri, l’avvocato Pittelli, plenipotenziario del partito in Calabria, arrestato nell’ambito della maxioperazione riguardante le famiglie ‘ndranghetiste di Vibo Valentia).

Roberto Rosso è conosciuto tra i torinesi per le sue martellanti campagne elettorali con manifesti napoleonici esposti per tutta la città sulla falsa riga del suo antico capo Berlusconi. Rosso (solo di nome) vanta una carriera politica trentennale: dopo una prima militanza nella DC è tra i primi nel 1994 ad aderire al progetto berlusconiano fino agli ultimi anni in cui abbraccia la svolta sovranista unendosi al partito della Meloni. In questi lunghi trent’anni riveste molte cariche istituzionali: sindaco di Trino Vercellese, nel 2001 candidato sindaco per il centrodestra a Torino, sottosegretario al lavoro del governo Berlusconi, vicepresidente della giunta leghista di Cota. Nel 2016 si ricandida come sindaco a Torino e, sconfitto, si siede in consiglio comunale. Per finire entra nella giunta Cirio alla guida del Piemonte con la carica di assessore ai rapporti con il Consiglio Regionale.

Proprio questa ultima candidatura alla Regione è quella che inguaia Roberto Rosso che è campione di preferenze a Torino con le sue 4777. Peccato che secondo la magistratura alcune di queste preferenze siano frutto di un voto di scambio politico mafioso che ha portato all’emissione di 8 misure cautelari tra Torino e Carmagnola. Chissà cosa veniva scambiato?

Le cosche a cui il “fratellino d’italia” si era affidato per raccogliere i voti sarebbero coinvolte in infiltrazioni in attività economiche soprattutto di tipo edilizio e immobiliare con il controllo sui cantieri, intestazioni fittizie e recupero crediti. Famiglie collegate alla ‘ndrangheta di Vibo Valentia (un caso?) che nell’operazione hanno subito un sequestro di beni per circa 45 milioni di euro.

Rosso non è solo un politico, ma è anche il vicepresidente nazionale di “Pmi Italia”, l’associazione che riunisce oltre 200mila imprenditori.  Tra gli indagati nell’operazione risulta esserci anche l’imprenditore Mario Burlò già presidente e ora Vicepresidente di UNI (Unione Nazionale Imprenditori) che in un’intervista di qualche tempo fa sosteneva: “è necessario far ripartire i lavori delle grandi opere, quali la Tav e il Terzo Valico, affinchè si metta in moto una macchina prodigiosa come quella che ha portato l’Italia a rinascere nel dopo guerra.”

Soprattutto, infatti. Roberto Rosso è un fervente SI TAV e nemico dei movimenti sociali che si battono in città per il diritto alla casa e al reddito. Nel maggio 2019 insieme al suo sodale Ghiglia ha appeso uno striscione SI TAV dal balcone del consiglio comunale in polemica con l’amministrazione 5 stelle che aveva assunto posizioni NO TAV.

Sul suo blog si possono trovare diversi post in cui loda la linea ad Alta Velocità Torino-Lione e in occasione della manifestazione fuffa delle madamine del 6 aprile aveva dichiarato: “Fratelli d’Italia parteciperà convintamente alla manifestazione sì Tav. Di certo non è Chiamparino il tutore del verbo dell’alta velocità ferroviaria e sarebbe assurdo che il centrodestra, l’unica coalizione da sempre a favore dell’opera, non manifestasse in piazza a favore della sua realizzazione”. Addirittura si era scaldato per il timore di Cirio a scendere in piazza a fianco al PD sulla questione affermando ancora che “Capiamo e rispettiamo la posizione di Cirio e dei nostri alleati, perché sembra quasi che qualcuno voglia trasformare l’evento in uno spot elettorale per la sinistra e per il presidente uscente. Tuttavia riteniamo che invece dobbiamo con ancora più forza rendere pubblica la nostra ferma volontà di realizzare il Tav, volontà che è sempre stata coerente e immutata nel tempo”.

Assiduo promotore della richiesta di sgombero dei centri sociali torinesi, come d’altronde il suo partito, che in occasione degli arresti agli attivisti No Tav di alcuni giorni fa ha chiesto per voce della Montaruli (altra vecchia conoscenza) di chiudere Askatasuna. Certamente finire sotto processo per aver difeso la propria terra ha un valore morale molto più alto che esserci finito per aver scambiato voti e promesse con la ‘ndrangheta, ma per il momento ci asterremo dal richiedere lo sgombero del Consiglio Regionale. Sicuramente tra i rossi, quello di Askatasuna è almeno più elegante.

E’ ormai conclamata la zona d’ombra in cui molti politici SI TAV si muovono, a cavallo tra imprenditoria parassitaria, malaffare e cariche istituzionali. Si intravede sempre di più il sistema del cemento e del tondino che il movimento NO TAV ha denunciato da anni e che si nasconde dietro questi volti che si propongono come alfieri del “progresso”, ma non sono altro che garanti degli affari loschi e della speculazione collegata all’edilizia e alle grandi opere inutili sul territorio.

‘Ndrangheta: arrestato Roberto Rosso, assessore regionale in Piemonte Chi è: il ritratto

https://www.corriere.it/cronache/19_dicembre_20/ndrangheta-arrestato-ex-candidato-sindaco-roberto-rosso-e1a34018-22f5-11ea-9189-a2953c09c353.shtml?fbclid=IwAR2eR9aTeECyzO5YQPvut_uT6mPrHl6XzJtMu6W37x_WhOPXbbRFipeMttw

Ex candidato sindaco a Torino, ora assessore regionale con Fratelli d’Italia, fu sottosegretario in due governi Berlusconi e parlamentare in 5 legislature. Meloni: «Fuori da FdI»

‘Ndrangheta: arrestato Roberto Rosso, assessore regionale in Piemonte Chi è: il ritratto

È stato arrestato venerdì mattina della Guardia di finanza l’assessore regionale Roberto Rosso, uno dei leader di Fratelli d’Italia in Piemonte: l’accusa è di aver chiesto voti ai clan della ‘ndrangheta in occasione delle ultime elezioni regionali in cui è stato eletto nelle file del centrodestra. Rosso è finito in manette insieme ad altre sette persone nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia torinese. Contestualmente sono stati eseguiti sequestri di beni appartenenti alla ‘ndrangheta e distribuiti sul territorio nazionale. Dopo l’arresto Rosso si è dimesso.

Voto di scambio

Tra i reati contestati dalla Procura, oltre all’associazione per delinquere di stampo mafioso e reati fiscali per 16 milioni di euro, c’è anche lo scambio elettorale politico-mafioso. Rosso, stando alle accuse, si sarebbe rivolto ad affiliati alle cosche calabresi per conquistarsi un posto in Regione: è stato eletto consigliere regionale in provincia di Torino, ottenendo 4.806 preferenze. Roberto Rosso, vercellese, 59 anni, è un avvocato civilista.Era assessore regionale con delega ai rapporti con il Consiglio delegificazione dei percorsi amministrativi, affari legali e contenzioso, emigrazione e ai diritti civili. Alle spalle ha una carriera politica di lungo corso inizia negli anni Novanta. È stato cinque volte deputato e ha militato nelle file di Forza Italia. Membro in più commissioni parlamentari: Bilancio, Attività Produttive, Lavoro e Agricoltura. Nella legislatura 2008- 2013 è stato anche sottosegretario alle Politiche agricole e forestali. Attualmente è anche capogruppo di Fratelli d’Italia al Comune di Torino e vice sindaco di Trino Vercellese. Tra destinatari della misura cautelare anche Mario Burlò, 46 anni, di Moncalieri, imprenditore nel ramo del «facility management».

Fuori da Fratelli d’Italia

Il leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni ha dichiarato che «fin quando questa vicenda non sarà chiarita, Rosso è da considerarsi ufficialmente fuori da FdI». E ha sottolineato inoltre che «Roberto Rosso ha aderito a Fratelli d’Italia da poco più di un anno. Apprendiamo che stamattina è stato arrestato con l’accusa più infamante di tutte: voto di scambio politico-mafioso. Mi viene il voltastomaco. Mi auguro dal profondo del cuore che dimostri la sua innocenza, ma annuncio fin da ora che Fratelli d’Italia si costituirà parte civile nell’eventuale processo a suo carico».

Voto di scambio mafioso, arrestato l’assessore Rosso

https://lospiffero.com/ls_article.php?id=49543&fbclid=IwAR3noGhv2a9tLECo3WmcrOWccQ0hQtelwvcb-MOydLOA4J56cw4e0LbLATk

Lo Spiffero

Il politico di centrodestra coinvolto nell’inchiesta sulle infiltrazioni di ‘ndrangheta a Carmagnola. Avrebbe chiesto il sostegno elettorale da parte di clan della criminalità organizzata calabrese. In carcere firma la lettera di dimissioni dalla giunta – VIDEO

 Dalle prime luci dell’alba, la guardia di finanza di Torino sta eseguendo otto ordinanze di custodia cautelare in carcere, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia torinese, nonché sequestri di beni sul territorio nazionale, nei confronti di soggetti legati alla ‘ndrangheta radicati nel territorio di Carmagnola e operanti a Torino. Tra le condotte illecite, oltre all’associazione per delinquere di stampo mafioso e reati fiscali per 16 milioni di euro, è stato contestato anche il reato di scambio elettorale politico-mafioso. In manette è finito Roberto Rosso, 58 anni, parlamentare per cinque legislature e due volte sottosegretario di Forza Italia, già candidato sindaco di Torino nel 2001 e ancora nel 2016, ora consigliere comunale e assessore regionale a Rapporti con il Consiglio regionale, Delegificazione e semplificazione dei percorsi amministrativi, Affari legali e Contenzioso, Emigrazione e Diritti per Fratelli d’Italia.

Entrato in politica da giovanissimo, a 19anni, nella Dc,  Rosso alle regionali del maggio scorso è stato eletto a Palazzo Lascaris con 4.777 preferenze conquistando, proprio in quanto recordman di preferenze in Fratelli d’Italia, il posto nella giunta di Alberto Cirio che, a onor del vero, ha tentato fino all’ultimo di tenerlo fuori dalla sua squadra. Nel 2010 era stato vicepresidente della Regione Piemonte nell’amministrazione guidata da Roberto Cota, incarico da cui si dimise dopo tre mesi. Da una sua intervista a una televisione locale, in cui raccontò come alcuni consiglieri si facevano rimborsare spese personali e persino settimane bianche, scaturì la prima Rimborsopoli piemontese. I fatti contestati oggi riguarderebbero le scorse elezioni regionali quando il politico si sarebbe rivolto alle cosche calabresi della zona per assicurarsi il loro sostegno.

In cella è finito anche Mario Burlò, 46 anni, di Moncalieri, imprenditore che opera nel ramo del “facility managment” e rappresentante del consorzio di imprese OJ Solution di Torino, main sponsor di alcune società sportive in Italia, tra cui la Basket Torino e la Auxilium Torino fallita nei mesi scorsi. Le indagini avrebbero fornito, secondo l’accusa “una chiara evidenza delle ragioni dell’intesa tra il sodalizio” mafioso e Burlò (per lui l’accusa è di concorso esterno in associazione mafiosa): da un lato quest’ultimo, dovendo investire l’ampia liquidità realizzata dall’evasione fiscale, ha investito in acquisti immobiliari supportato dalla protezione fornitagli dai membri dell’organizzazione criminale. Allo stesso modo la cosca ha ottenuto illecitamente ingenti profitti e il controllo di attività economiche in vari settori imprenditoriali. Negli atti si fa riferimento all’ingerenza della consorteria in occasione delle elezioni politiche regionali del 26 maggio 2019 nel corso delle quali avrebbe stipulato un “patto di scambio” con l’allora candidato Rosso, consistente nel pagamento di 15mila euro in cambio della promessa di un “pacchetto” di voti. Da quanto si apprende, della somma concordata con gli intermediari delle cosche, Rosso ne versò poco meno di 8 mila, in due tranche da 2900 e 5000 euro. A fare da tramite sarebbero stati Enza Colavito e Carlo De Bellis, quest’ultimo già coinvolto nelle indagini Minotauro e Big Bang. Dalle indagini sarebbe emersa “la piena consapevolezza del politico e dei suoi intermediari circa la intraneità mafiosa dei loro interlocutori”.

Ecco chi è Rosso, globetrotter della politica

L’operazione odierna denominata “Fenice”è un’appendice dell’inchiesta sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta nella zona di Carmagnola denominata “Carminius”, condotta dal Gico della Guardia di finanza e dal Ros dei carabinieri. Il 18 marzo scorso erano state arrestate 14 persone, 11 di loro sono accusati di associazione a delinquere di stampo mafioso e sono considerati legati alla cosca Bonavota di Sant’Onofrio (Vibo Valentia) insediati nella zona di Carmagnola e di Moncalieri. A guidarli c’erano tre presunti boss, Salvatore Arone, Francesco Arone e Antonino Defina. L’indagine è condotta dai pm Paolo Toso e Monica Abbatecola.

Partendo da alcuni accertamenti sugli attentati ai danni di due concessionarie di Carmagnola è cominciata l’inchiesta che si è poi spostata sull’analisi dei movimenti di denaro, facendo emergere un quadro di infiltrazioni nelle attività economiche, soprattutto quelle edilizie e immobiliari, col controllo dei cantieri, le intestazioni fittizie e il recupero di crediti, ma non solo. In totale sono stati sequestrati immobili, società, conti e cassette di sicurezza per circa 45 milioni di euro. Uno dei rami più importanti era la gestione delle videoslot e delle videolottery nei bar. Proprio per difendere questo settore sarebbero stati commessi alcuni attentati incendiari contro due assessori del Comune di Carmagnola. Nell’agosto 2016 e poi altre due volte sono andate a fuoco delle auto. La prima è quella del vicesindaco Vincenzo Inglese, un anno dopo ad essere incendiata è stata la vettura dell’assessore Alessandro Cammarata, cui è seguito un secondo episodio.

Vendetta di stato contro i notav. Arresti e misure cautelari in valle e a Torino

https://www.notav.info/movimento/vendetta-di-stato-contro-i-notav-arresti-e-misure-cautelari-in-valle-e-a-torino/?fbclid=IwAR29_rQAurl5ZExwjpDj0lMUYCmc69ZTDCY4qfAPis8LF3_bPJuwhXr-iRc

notav.info

18 Dicembre 2019 at 10:34

Continua l’accanimento contro i notav. Perquisizioni e obblighi di firma per la marcia del 27 luglio al cantiere sono in corso da questa mattina tra la Valle e Torino. 14 persone di ogni età coinvolte nella maxi operazione di stamattina. Tra chi sta subendo la perquisizione e le misure cautelari c’è una ragazza di 19 anni e un pensionato di 64 anni. Sequestrati i cellulari. Due notav (Giorgio e Mattia) portati in carcere. Per gli altri obbligo di firma o divieto di dimora in Valle e/o a Torino.

La procura e la questura aprono l’ennesima stagione di caccia al notav in cerca di capri espiatori per confortare le proprie narrazioni deliranti. Ma quello che è sotto gli occhi di tutti è che il 27 luglio eravamo migliaia per i sentieri. Quella marcia è stata la risposta degna all’infame decisione del governo gialloverde di proseguire con il progetto TAV

Il 27 luglio abbiamo fatto né più né meno di quello che avevamo promesso nei giorni precedenti alla manifestazione: arrivare, tutti insieme, fino al cantiere per manifestare il nostro dissenso contro un’opera scellerata che devasterà ulteriormente il nostro territorio. Purtroppo in questo paese di buffoni e voltagabbana non c’è peggior delitto di far seguire alle parole i fatti

Seguiranno aggiornamenti su situazione degli arrestati e iniziative di solidarietà.

SI PARTE E SI TORNA INSIEME! FORZA NOTAV!