“Vite rivoluzionate, ma non lo spirito: puntiamo sempre a sbloccare Torino”

https://torino.repubblica.it/cronaca/2018/12/12/news/_vite_rivoluzionate_ma_non_lo_spirito_puntiamo_sempre_a_sbloccare_torino_-214048300/?fbclid=IwAR0loFfGdZwErDFnyxAIILKbXKCq3_aPBRSqJWlTboJ8DF5i2lbL8i0VX5U

Le sette “madamine” un mese dopo la marcia dei 40mila Sì Tav: ora difendiamo l’Europa

di PAOLO GRISERI E MARIACHIARA GIACOSA

 

12 dicembre 2018

 

“Siamo riuscite a smuovere un bel po’ di cose. Non noi, sia chiaro, ma le decine di migliaia di persone che hanno partecipato a quella manifestazione”. E adesso? “Continuare a chiedere quel che i torinesi ci hanno incaricato di ottenere: la Tav, e, più in generale, la crescita della città”. Un nuovo obiettivo? “In fondo è sempre lo stesso: inserire Torino nell’Europa. A Natale regalate ai vostri amici una bandiera europea”.
Le madamine “Sì Tav” arrivano alla redazione di Repubblica Torino per un bilancio della loro esperienza. E per raccontare quali saranno i loro impegni nel nuovo anno. “Abbiamo passato giornate a chiederci come mantenere il carattere civico della nostra impresa”. Siete un movimento? “Per carità non usiamo quella parola”. State per entrare in un partito? “Non ci pensiamo proprio”. Qualcuno ve lo ha proposto? “C’è stata qualche telefonata ma abbiamo cordialmente rifiutato”. Chi c’era dall’altra parte della cornetta? “Una signora non rivela l’identità dei corteggiatori”.
Le madamine sono così. Scherzano con la loro identità di genere. Ma sanno che non sarà facile resistere alle sirene della politica. “La nostra vita in queste quattro settimane è cambiata profondamente”, ammettono. Come è cambiata? “Ci occupiamo del nostro lavoro ormai solo di notte”. Il resto della giornata? “Rispondiamo alle lettere che ci scrivono i partecipanti alla chat, organizziamo incontri, siamo andate anche nelle scuole a raccontare la nostra esperienza”.

"Vite rivoluzionate, ma non lo spirito: puntiamo sempre a sbloccare Torino"

Cinque delle sette madamine in redazione. Da sinistra: Adele Olivero, Patrizia Ghiazza, Simonetta Carbone, Giovanna Giordano Peretti e Roberta Castellina

Il primo problema è come definire il movimento nato il 10 novembre. Siete delle borghesi arrabbiate? “Non consideriamo un insulto essere definite delle borghesi. Se la borghesia è quella parte della città che promuove le imprese e dà lavoro, ben venga la borghesia. Ma noi preferiamo non dare una connotazione sociale. La piazza del 10 novembre era socialmente trasversale. C’erano esponenti di tutte le classi e di tutte le età”.

Così come, in fondo, era trasversale anche la piazza dei No Tav…: “Certo. Ma possiamo dire? Lo diciamo sottovoce, e anche con un po’ di orgoglio: siamo contente del fatto che anche la manifestazione dei No Tav si sia svolta in modo pacifico, almeno negli atteggiamenti. Diciamo che era violenta solo nel linguaggio”.
Ora si tratta di evitare che il consenso si disperda. Non è facile: “Una delle strade è quella di continuare a mantenere in rete un dialogo con chi ha aderito al nostro appello originario. Ci chiedono molte cose. In diversi casi ci criticano, in molti altri approvano.

Qualcuno ci fa dei regali”. Dei regali? “Un quadro dipinto con gli acquerelli, il più recente”.
Basterà continuare a dialogare solo sulla rete? “Certo che non basta. Infatti per protestare siamo andate in piazza, ci siamo fatti vedere tutti insieme. Quella piazza, il fatto che per la prima volta qualcuno si schierasse a favore della Tav dopo anni di manifestazioni contrarie, beh, questa è stata la novità. Così come è stata una novità avere messo insieme per la prima volta 33 associazioni di imprenditori e i sindacati”. E adesso come continuerete? Ci credete all’idea di Salvini di fare un referendum? “Quando c’è una patata bollente la politica tende a non decidere e a scaricare le decisioni sulle spalle dei cittadini. La Tav è un cantiere in corso da tempo, grazie ad un trattato internazionale e a una legge che lo approva. I politici hanno visto le ragioni dei favorevoli e dei contrari. Tra poco avranno anche il risultato dell’analisi costi/benefici. Hanno dunque tutti gli elementi per decidere e prendersi le loro responsabilità”.
Ma non sarà così semplice. E nel frattempo, per non disperdere l’energia della manifestazione di un mese fa bisognerà inventarsi nuove iniziative: “Noi continuiamo a pensare che il principale problema di Torino sia la crescita. Una città bloccata, che ha perso il treno delle Olimpiadi, che rischia di perdere quello delle infrastrutture di collegamento con l’Europa, è una città che non si sviluppa e che non offre opportunità di lavoro. Ecco qual è il tema su cui concentrarsi nei prossimi mesi. Quello di sbloccare Torino, di connetterla al resto d’Europa. Invece anche recentemente è accaduto che abbiamo perso i finanziamenti per ‘Smart City’, 400 milioni di fondi europei che sono finiti a Monaco di Baviera. E che avrebbero invece creato lavoro nei centri di ricerca delle nostre università”.
Le madamine diventeranno partito politico alle prossime elezioni regionali? “Siamo una forza civica, non un partito.
Cercheremo di rimanere un punto di riferimento nel dibattito cittadino”. Ma quanto è faticoso far nascere un’esperienza civica? “Certi giorni smettiamo di vestirci di arancione sperando di non essere riconosciute. Le persone ci vedono nei negozi, ci chiedono, si informano sulla Tav ma anche sulla rotonda di piazza Baldissserra e sulla ztl.
Abbiamo dovuto cambiare la nostra vita ma questa storia ci ha dato una grande carica, sentiamo di essere al centro di un’energia positiva”. L’ultima curiosità è quella sui finanziamenti. Insomma, chi paga il movimento delle madamine? “La risposta è molto semplice: abbiamo pagato noi. Ci siamo tassate e abbiamo raccolto i fondi per la manifestazione. Abbiamo speso 5.500 euro. A questi va aggiunto il volontariato di tanti. E poi chiediamoci anche : i No tav, chi li paga?”.

“Vite rivoluzionate, ma non lo spirito: puntiamo sempre a sbloccare Torino”ultima modifica: 2018-12-16T22:30:36+01:00da davi-luciano
Reposta per primo quest’articolo