Migranti, truffa nella gestione di un centro accoglienza in Calabria: sequestrati beni per 1,5 milioni di euro

mafia capitlaema quanto sono solidali le coop…tutti soldi degli antirazzisti antifascisti per puro spirito umanitario….Tutta questa solidarietà non è mai mostrata verso i 10 milioni di italiani in povertà assoluta..strane discriminazioni…Ci racconteranno che si tratta di pochi casi isolati..


Gli indagati Giuseppe Sera e Caterina Spanò sono accusati di truffa aggravata ai danni dello Stato, bancarotta fraudolenta, appropriazione indebita, riciclaggio, emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Attraverso le convenzioni con la Protezione civile e il ministero degli Interni, la società Le Rasole riceveva soldi pubblici che finivano nelle casse della General Service
Ricavi ottenuti gestendo un centro di accoglienza per migranti indirizzati, con un giro di false fatturazioni, a una “holding di fatto” riconducibile a due persone. Per questo la Guardia di finanza di Reggio Calabria ha sequestrato beni per oltre un milione e mezzo di euro nell’ambito di un’indagine per truffa aggravata ai danni dello Stato, bancarotta fraudolenta, appropriazione indebita, riciclaggio, emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.
Su richiesta del procuratore vicario Gaetano Paci, dell’aggiunto Gerardo Dominijanni e dei sostituti Massimo Baraldo e Stefano Musolino, il Tribunale di Reggio Calabria ha emesso un decreto di sequestro preventivo delle quote di due società, la Ma.Co. Costruzioni e la cooperativa sociale Le Rasole che aveva gestito fino al 2013 un centro di accoglienza per migranti e richiedenti asilo a Rogliano in provincia di Cosenza. Gli uomini dei colonnelli Flavio Urbani e Agostino Brigante hanno sequestrato anche due immobili a Reggio Calabria. Con lo stesso provvedimento, la Procura ha disposto il sequestro “per equivalente” anche dei beni che costituiscono il profitto dei reati tributari per oltre 440mila euro.
 
Complessivamente sono 17 gli indagati nell’inchiesta, partita da un’indagine che il Nucleo di polizia economico-finanziaria delle fiamme gialle stava conducendo sui reati fallimentari e fiscali che hanno riguardato due società, I Picari e Termoidea.
 
Gli accertamenti, attraverso una puntuale ricostruzione documentale e dei flussi finanziari, hanno consentito agli investigatori di scoprire l’esistenza di una società di fatto riconducibile a due degli indagati, Giuseppe Sera e Caterina SpanòQuesti ultimi, secondo gli inquirenti, anche attraverso l’interposizione fittizia di terzi soggetti, hanno posto in essere operazioni societarie e immobiliari con chiare finalità fraudolente. Operazioni che hanno riguardato, per esempio, l’effettuazione di spese personali (per oltre 150mila euro) attraverso carte di credito intestate a società fallite, contratti simulati di immobili, contratti di affitto di rami d’azienda che prevedevano la cessione di tutti i beni della Termoidea in favore della General Service. Ma anche l’indebita appropriazione degli incassi di questa società per un importo superiore a 425mila euro utilizzati poi per l’acquisto di immobili. Soldi questi che in gran parte (quasi 400mila euro) provenivano in realtà dalla società cooperativa Le Rasole, rappresentata da Daniela Ferrari, che aveva gestito fino al 2013 il centro di accoglienza per migranti e richiedenti asilo di Rogliano.
 
Il giochetto era semplice: attraverso le convenzioni con la Protezione civile della Calabria e il ministero degli Interni, la società Le Rasole aveva disponibilità di soldi pubblici che doveva spendere per la gestione dei migranti. Con false fatturazioni, relative a lavori di manutenzione e ristrutturazione degli edifici presso cui erano ospitati i migranti (di fatto mai eseguiti), circa 353mila euro finivano nelle casse della General Service.
 
Come se non bastasse, gli amministratori della cooperativa hanno falsamente attestato agli enti pubblici l’idoneità della struttura ricettiva per il ricovero dei migranti. Ecco quindi che i 300 posti letto dichiarati, in realtà erano 155 effettivi e la disponibilità di due strutture alberghiere, di fatto era una sola con il risultato che Le Rasole avrebbe percepito indebitamente quasi 210mila euro.
 
“L’attività di accoglienza degli immigrati, sovvenzionata dalla prefettura di Cosenza, – è scritto nel decreto di sequestro – ha garantito, difatti, agli indagati grossi introiti che sono stati indirizzati alle società di quella che, correttamente, viene definita come la holding di fatto Sera-Spanò. Ciò è avvenuto, in specie, mediante un sofisticato sistema di fatturazioni per operazioni inesistenti”.
 
La cooperativa Le Rasole, infatti, partecipava ai bandi del 18 febbraio 2011 e del 13 aprile 2011 per la gestione dell’emergenza migranti, “stipulando poi – ricordano i magistrati – due convenzioni con il ‘Settore Protezione civile del Dipartimento Presidente della Giunta Regionale della Calabria’ che le facevano incassare, nel tempo, ben 3milioni 266mila euro. Il denaro così guadagnato veniva, poi, disperso tra le varie società del gruppo Sera-Spanò e, successivamente, diveniva oggetto di appropriazione da parte degli indagati”.
I migranti dovevano essere ospitati in due strutture, “La Calavrisella” a Rogliano e il “Mediterraneo Park Hotel” a Sant’Eufemia d’Aspromonte. In quest’ultimo residence dovevano però essere eseguiti lavori di ristrutturazione. Ma “dalle indagini – scrivono sempre i magistrati – emerge come questi siano stati fatturati e pagati, ma non eseguiti”. di Lucio Musolino | 15 febbraio 2018

Agli avvocati degli immigrati ​vanno 100mila euro al mese

ansa-migrantiper i disoccupati ed indigenti italiani c’è Equitalia, che da la caccia a chi non può più pagare le tasse, c’è da pagare per “l’accoglienza” alias mafia capitale. Ma è solo bontà d’animo, voglia di salvare vite umane non chiamatelo business “Si parla di circa 600milioni di euro all’anno.”
Siamo certi che anche per assistere senzatetto, disoccupati e pensionati sia stata stanziata altrettanta cifra, vero?

I ricorsi dei migranti fruttano ad alcuni studi legali oltre 100mila euro al mese per il patrocinio gratuito (a spese degli italiani)
Chiamatelo business. Perché in fondo dietro la macchina della gestione degli immigrati si nasconde un vero e proprio giro di soldi (dei contribuenti) che finiscono nelle tasche di quelli che si occupano di accoglienza.
 
Non parliamo solo delle Coop, delle Onlus e delle altre associazioni che danno un letto e un pasto agli immigrati. Ma anche della categoria degli avvocati. Molti di questi, infatti, si occupano dei ricorsi che i richiedenti asilo presentano in Tribunale contro la decisione della Commissione territoriale di non concedergli lo status di rifugiato. Come spiegato mesi fa da Giuseppe De Lorenzo su ilGiornale, infatti, a pagare le spese legali ai migranti – che si dichiarano nullatenenti – sono i cittadini italiani attraverso il patrocinio gratuito a spese dello Stato. Si parla di circa 600milioni di euro all’anno. Tanti, tantissimi.
 
Ma l’ultimo scandalo riguarda la gestione degli avvocati iscritti nelle liste del consiglio dell’ordine. Secondo quanto scrive Libero, infatti, spesso i migranti che devono presentarsi al ricorso finiscono negli stessi studi legali. Alcuni assistono solo 4-5 persone al mese, altri arriverebbero anche a gestire 60-100 ricorsi. Cosa significa? Che questi avvocati (che spesso userebbero tirocinanti pagati poco più di 500 euro) incasserebbero qualcosa come 100mila euro al mese. Una manna. E vale solo per il primo grado, dove ogni migrante costa al contribuente qualcosa come 1000 euro. Poi c’è l’Appello (altri 1200 euro) e la Cassazione (3.000 euro). Ovviamente non esiste una legge, scrive Libero, che imponga un tetto massimo ai ricorsi gestiti da un singolo avvocato o studio legale. E così alcuni si ingrassano. A spese di tutti.Claudio Cartaldo – Mer, 01/02/2017

La BCE propone di metter fine alla protezione dei depositi di Henry Tougha – novembre 21, 2017

draghi end depositZeroHedge pubblica un articolo su un pericoloso provvedimento, già a lungo paventato, ma ora probabilmente in via di attuazione, che rimuove ogni garanzia sui depositi bancari (anche al di sotto di 100.000 euro). La logica prevalente nella UE è che, tutto mascherato dietro la tutela dei “contribuenti”, anche i piccoli risparmiatori si possano considerare alla stessa stregua degli azionisti, e attaccabili in un eventuale bail-in. Per tutelarsi dal rischio di una corsa agli sportelli infatti, secondo la BCE, non ha senso mantenere la piena libertà di accesso ai conti, che potrebbero venire congelati a prescindere dal loro ammontare.
di GoldCore, via ZeroHedge, 20 novembre 2017
È “opinione della Banca Centrale Europea” che il programma di protezione dei depositi non sia più necessario:
La copertura dei depositi protetti e dei crediti  soggetti al programma di compensazione degli investitori dovrebbe essere sostituita da esenzioni discrezionali limitate concesse dall’autorità competente al fine di mantenere un certo grado di flessibilità“.
Per tradurre dal gergo “legalese” dei burocrati della BCE, questo può significare che l’attuale soglia dei depositi di 100.000 euro, attualmente protetti in caso di bail-in, potrebbe presto venire meno. Ma non preoccupatevi amici risparmiatori, perché la BCE è del tutto consapevole della rivolta che questo potrebbe causare, per cui sono stati così gentili da proporre quanto segue:
durante il periodo di transizione, i depositanti dovrebbero avere accesso a un ammontare dei loro depositi garantiti adeguato a coprire il loro costo della vita entro cinque giorni lavorativi dalla richiesta
Che sollievo, dovrete aspettare solo cinque giorni prima che qualche “autorità competente” giudichi quale sia l’ “ammontare adeguato” che vi spetta del vostro denaro affinché possiate mangiare, pagare le bollette e andare al lavoro.
Quanto sopra è tratto da un documento della BCE pubblicato l’8 novembre 2017 e intitolato “Sulla revisione del quadro di gestione di crisi nell’Unione“.
 
È un documento lungo 58 pagine, delle quali la maggior parte sono emendamenti proposti al quadro di gestione delle crisi nell’Unione, nonché l’attuale testo delle Direttive sui Requisiti dei Capitali (CRD). È abbastanza noioso  da leggere, ma ci sono certi passaggi cruciali che dovrebbero far suonare un allarme. È evidente che una volta ancora la banca centrale può manipolare le situazioni ben oltre i limiti della politica monetaria. È anche una lezione per i risparmiatori, affinché diversifichino i loro beni al fine di ridurre la propria esposizione ai rischi delle controparti.
Bail-in, a chi servono?
Secondo il documento di Revisione della Stabilità Finanziaria, lo strumento di bail-in della UE è benvenuto in quanto:
 
“…contribuisce a ridurre il carico sui contribuenti nella risoluzione di grandi istituzioni finanziarie di peso sistemico, e mitiga alcuni degli incentivi all’azzardo morale delle istituzioni “too-big-to-fail” [troppo grandi per fallire, NdT].”
Come abbiamo discusso in passato, siamo confusi dall’apparente separazione tra i “contribuenti” e quelli che hanno messi i loro sudati risparmi in una banca. Dopotutto, non sono anche loro contribuenti? Questo non importa, dice Matthew C. Klein sul Financial Times, che recentemente ha sostenuto che “i bail-in sono teoricamente preferibili perché preservano la disciplina di mercato senza causare danno indebito a persone incolpevoli“.
In definitiva i bail-in sono fatti affinché le banche centrali possano continuare a far proseguire il gioco del denaro facile e dell’irresponsabilità. Questi sono stati sanciti perché, anziché risolvere i problemi e imparare la lezione dal caos avvenuto coi bail-out di quasi un decennio fa, si è deciso di inventare un metodo di aiuto alle banche ancora più grande, per rattoppare il sistema.
“I bailout, al contrario, sono ingiusti e inefficienti. I governi tendono a ricorrervi, tuttavia, a causa di una malriposta preoccupazione di “preservare il sistema”. Questo alimenta i (giustificati) risentimenti sul fatto che le élite si preoccupino più di proteggere i propri amici che di aiutare la gente normale” – Matthew C. Klein.
 
Che dire quindi della gente normale che ha depositato i propri soldi in banca, credendo che fossero al sicuro da un’altra crisi finanziaria? Non sono forse “incolpevoli” e non meritano anche loro protezione?
 
Klein ha scritto il suo ultimo pezzo sui bail-in appena una settimana prima di questo ultimo articolo della BCE. Per correttezza verso Klein, al momento in cui scriveva i depositanti con meno di 100.000 euro in banca erano protetti secondo i termini delle regole di copertura dei depositi della BCE.
 
Eppure già questo ci sembrava assurdo, in quanto ritenevamo discutibile che i soldi di chiunque, depositati in banca, potessero essere improvvisamente prelevati per sostenere un’istituzione in crisi. Abbiamo regolarmente fatto notare che, sebbene ci sia attualmente un livello dei depositi protetto che non dovrebbe essere svuotato, questa situazione potrebbe cambiare nel giro di un minuto.
 
Gli ultimi emendamenti proposti suggeriscono che questo sia proprio ciò che sta per succedere.
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Perché cambiare le regole del bail-in?
La proposta di emendamento di 58 pagine della BCE prosegue, ed è circa a metà che ci si imbatte nel suggerimento che i “depositi protetti” non debbano più essere garantiti. Quanto segue è ciò che viene determinato dalla BCE nella preoccupazione di una possibile corsa agli sportelli delle banche in via di fallimento:
 
Se il fallimento di una banca appare imminente, un numero sostanzioso di depositanti protetti potrebbe comunque ritirare i propri fondi all’istante, in modo da garantirsi un accesso ininterrotto o perché non hanno più fiducia nel sistema di garanzie.
Questo potrebbe essere particolarmente fatale per le grandi banche e provocare ulteriori crisi di fiducia nel sistema:
Questo scenario è particolarmente probabile per le grandi banche, dove il semplice ammontare dei depositi protetti potrebbe erodere la fiducia nella capacità dello schema di garanzia dei depositi. In un tale scenario, se l’ambito di applicazione della moratoria non include i depositi protetti, la moratoria potrebbe mettere in allerta i depositanti sul fatto che sia molto probabile che l’istituzione stia fallendo o sia in procinto di fallire.
Pertanto, argomenta la BCE, la moratoria attuale che protegge i depositi potrebbe essere “controproducente”. (Per le banche, ovviamente, non per le persone a cui il denaro appartiene veramente):
La moratoria pertanto sarebbe controproducente, causando una corsa agli sportelli anziché prevenirla. Un tale esito sarebbe a discapito di una risoluzione ordinata delle banche, e questo potrebbe in definitiva causare un grave danno ai creditori e uno stress significativo sullo schema di garanzia dei depositi. In aggiunta, una tale esenzione potrebbe portare a un trattamento peggiore per le banche finanziate dai depositanti, dato che dovrebbe essere preso in considerazione al momento di determinare la gravità della situazione della banca quanto a liquidità. Infine, qualsiasi potenziale impedimento tecnico potrebbe richiedere ulteriori valutazioni.
 
La BCE propone invece che “certe salvaguardie” siano messe in atto per permettere una restrizione all’accesso ai depositi… per non più di cinque giorni lavorativi. Ma vediamone la durata:
 
Pertanto, un’eccezione all’applicazione della moratoria per i depositanti protetti getterebbe seri dubbi sull’utilità complessiva dello strumento. Invece di imporre un’esenzione generale, la BRRD dovrebbe includere certe salvaguardie per proteggere i diritti dei depositanti, tra cui una chiara comunicazione su quando possa essere riottenuto l’accesso e una restrizione della sospensione a un massimo di cinque giorni lavorativi, per evitare un uso cumulativo da parte dell’autorità competente e dell’autorità di risoluzione.
Anche dopo aver studiato e letto sui bail-in per un anno sono ancora orripilato all’idea che qualcosa del genere venga ritenuto preferibile e più giusto rispetto ad altre soluzioni, e in particolare a un aggiustamento del sistema bancario. I burocrati che gestiscono la UE e la BCE sono ancora ciechi alle sofferenze che le loro proposte possono causare e hanno già causato.
Guardate l’Italia per prevenire i danni
Nello stesso articolo abbiamo sottolineato quanto gli italiani fossero esposti verso il sistema bancario. Oltre 31 miliardi di euro di obbligazioni subordinate erano state vendute a ordinari risparmiatori, investitori e pensionati. Sono questi i titoli che verranno risucchiati e portati via ogni volta che una banca crolla.
Uno studio del Fondo Monetario Internazionale del 2015 ha trovato che per la maggior parte delle 15 maggiori banche italiane un salvataggio “implicherebbe un bail-in dei piccoli investitori e del debito subordinato“. Solo due terzi del potenziale bail-in colpirebbe gli obbligazionisti senior, cioè coloro che più probabilmente sarebbero investitori istituzionali e non pensionati con pochi fondi.
 
Perché è proprio così? Come abbiamo spiegato in precedenza:
 
Gli obbligazionisti vengono visti come creditori. Lo stesso tipo di creditori che le regole UE ritengono responsabili dei fallimenti finanziari delle banche, e distinti dai contribuenti. Questo è lo scenario del bail-in.
 
In uno scenario di bail-in i titoli junior detenuti dai piccoli investitori sono i primi a essere colpiti. Quando la più antica banca del mondo, Monte dei Paschi di Siena, è crollata, persone comuni (che sono anche contribuenti) detenevano 5 miliardi di euro di debito subordinato. Tutto svanito.
Nonostante il più grande bail-in della storia sia avvenuto dentro la UE, poche persone hanno prestato attenzione e protestato contro queste misure. Un bail-in non è cosa esclusiva dell’Italia, ma è possibile per tutti quelli che vivono e hanno conti in banca nella UE.
 
Ciononostante, fino a questo punto non ci sono state proteste. Non stiamo parlando di proteste per le strade, stiamo parlando di proteste là dove vi fa più male, per il vostro denaro.
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Come abbiamo visto dalle risposte della UE alla Brexit e alla Catalogna, ai funzionari non importa un fico secco dei reclami dei loro cittadini. Per cui quando si tratta delle banche, analogamente,  ha poco senso esprimere disgusto. Invece, gli investitori devono prendere i loro beni e valutare quale sia il modo migliore di proteggere i propri risparmi dalla tirannia delle politiche della banca centrale.
 
Per rinfrescarvi la memoria, la BCE sta proponendo che in caso di bail-in  vi sia data una quota dei vostri stessi risparmi. Una quota che riguarderebbe:
 
“…durante il periodo di transizione, i depositanti dovrebbero avere accesso a un ammontare dei loro depositi garantiti adeguato a coprire il loro costo della vita entro cinque giorni lavorativi dalla richiesta”

Merano: 57mila euro di soldi pubblici per dare lavoro ai migranti

RISTORANTE africanoaltro business con i soldi dei contribuenti,  chi incassa ovviamente LE COOP……PER OFFRIRE LAVORO TEMPORANEO POI Si spendono tanti soldi per trovare lavoro al 40% dei giovani italiani disoccupati?!? Ah giusto, sono choosy non vogliono lavorare.
Merano: 57mila euro di soldi pubblici per dare lavoro ai migranti
venerdì, 11, agosto, 2017
In Alto Adige si assumono richiedenti asilo. Di fatto i migranti saranno impiegati nella frutticoltura e anche nella gestione di un ristorante di cucina africana.
 
A segnalare l’iniziativa è la stessa Provinca Autonoma dalla Ripartizione Lavoro. Il ristorante, con uno stanziamento di 57.000 euro da parte dello Stato a favore del Comune di Merano, sarà gestito da una cooperativa sociale con il sostegno della federazione cooperative di una banca altoatesina.
“L’utilizzo di persone richiedenti asilo per la raccolta della frutta rappresenta un’opportunità sia per i datori di lavoro che per i lavoratori – ha detto Helmuth Sinn, direttore della Ripartizione lavoro della Provincia -. In questo senso l’utilizzo di persone richiedenti asilo nel campo della raccolta della frutta può essere senz’altro considerata un’utile misura di integrazione“.
Secondo la Provincia “se per i richiedenti asilo il lavoro nell’ambito della raccolta della frutta può offrire l’opportunità di conoscere meglio l’ Alto Adige, di migliorare le loro conoscenze linguistiche e di avere per alcuni mesi un’occupazione e quindi un reddito, per i datori di lavoro si tratta di un’occasione per conoscere da vicino queste persone provenienti da altri Paesi e fuggite da situazioni di povertà o dalla guerra”.

Alessandro Di Battista (M5S) Regalare soldi nostri alle banche private mentre l’Italia brucia

 

Pubblicato il 12 lug 2017
Loro sono politicamente corretti, non si indignano, non si scaldano, non perdono mai le staffe piuttosto (da destra a sinistra) attaccano me. Attaccano chi si oppone al “regime delle banche”. Attaccano chi fa nomi e cognomi dei responsabili. “Moderi il linguaggio deputato Di Battista” diceva la Presidente. Non ce l’ho fatta…moderati si muore! Alessandro Di Battista (M5S)

85 miliardi di euro regalati alle banche

di Giorgio Sorial

Il Governo ha messo la fiducia alla Camera sul decreto che regala 5 miliardi a Banca Intesa.
Altri 12 miliardi, poi, sono a rischio sui crediti deteriorati e i contenziosi degli istituti veneti. Un provvedimento che potenzialmente costerà alle casse dello Stato, e quindi ai cittadini, 17 miliardi di euro, accettando il ricatto di Banca Intesa che si è presa solo le parti buone di Popolare di Vicenza e Veneto Banca, che di fatto verranno cancellate dalla faccia della terra lasciando a casa circa 4mila lavoratori e con centinaia di migliaia di piccoli risparmiatori sul lastrico.
Ma l’operazione di oggi è solo l’ultimo di una serie di regali, composta da prestiti, garanzie, risparmi e dividendi garantiti al settore bancario, veri e propri aiuti di Stato. Il tutto, ovviamente, finanziato con i soldi degli Italiani.

Parliamo, a spanne, di almeno 85 miliardi di euro.
Questa è la cifra spaventosa che lo Stato italiano ha garantito alle banche negli ultimi sei anni.
Si comincia nel 2011, con il Governo Monti, che “presta” 4,1 miliardi di euro a MPS. Soldi pubblici spesi e il risultato finale è davanti agli occhi di tutti.

Sempre nel 2011, poi, arriva il Decreto Salva-banche, che comprendeva le garanzie dello Stato sulle obbligazioni tossiche degli istituti, per un valore di 160 miliardi. Il risultato, per il settore bancario, è di 25 miliardi di euro prodotti tra il 2011 e il 2015.
Passiamo al Governo Letta, che nella Legge di Stabilità del 2013 prevede la revisione del trattamento fiscale delle perdite sui crediti, producendo un risparmio per le banche, secondo una valutazione di Mediobanca, di 19,8 miliardi di Euro.

Nel gennaio del 2014, poi, arriva il decreto che rivaluta le quote di Bankitalia. Si passa dal valore 156mila euro a 7,5 miliardi di euro e le banche socie incassano dividendi per 1.060 miliardi, pari a circa 380 milioni all’anno.

Arriva il momento del Governo Renzi, che nel novembre del 2015 approva un altro Decreto “Salva-Banche”, che azzera quattro istituti del centro Italia, tra cui, guarda caso, Banca Etruria. L’esborso è di almeno 4 miliardi a carico del sistema bancario. Non sono fondi pubblici, ma è sempre un regalo ai banchieri. Mentre decine di migliaia di risparmiatori piangono lacrime amare.
Ad aprile 2016, poi, la riforma dell’articolo 120 del Testo unico bancario genera ricavi per il settore bancario pari a 2 miliardi di euro all’anno.

Infine, il Governo Gentiloni e i salvataggi degli ultimi giorni.
Prima i 5,4 miliardi per Mps, poi una cifra simile per le banche venete. E considerando i costi totali delle due operazioni (l’ipotesi peggiore di perdita sulle garanzie), l’esborso complessivo dello Stato potrebbe arrivare a 23 miliardi.
Il totale parla di oltre 85 miliardi regalati in varie forme alle banche.

Adesso sappiamo perché non ci sono mai soldi per i cittadini: vengono regalati alle banche.
Gli Italiani, grazie agli ultimi governi, pagano le tasse per salvare le banche.
Se però proviamo per un attimo a ignorare gli enormi guadagni garantiti al settore bancario e consideriamo solo i soldi pubblici effettivamente già usciti dalle casse dello Stato, e quindi dalle tasche dei cittadini, abbiamo una spesa di circa 20 miliardi.
Cosa si sarebbe potuto fare con una cifra del genere?
Cosa avremmo potuto realizzare, se il primo interesse dello Stato non fosse stato quello di favorire le banche, ma di investire per i propri cittadini?

Facciamo alcuni esempi:
– in un momento di grande crisi del mondo del lavoro, si sarebbe sicuramente potuto investire per garantire occupazione. Secondo il rapporto Cresme per ogni miliardo investito nella riqualificazione edilizia si generano 14.927 occupati.
Se quindi avessimo usato questi 20 miliardi come investimento nel settore avremmo generato ben 298.540 occupati;
– se si pensa inoltre che quotidianamente il nostro territorio è soggetto a elevate criticità idrogeologiche queste risorse si sarebbero potute investire per la riduzione del rischio idrogeologico, salvaguardando la vita dei nostri cittadini e generando ulteriori opportunità occupazionali. Si stima che per ogni miliardo investito nel settore attiverebbe 6 mila posti di lavoro. Investire 20 miliardi in tale settore avrebbe permesso di avere 120 mila occupati.
Tutto questo, però, resta solo un sogno. Quando si parla di sicurezza della vita dei cittadini italiani, di lavoro, e di tutti gli altri problemi che attanagliano gli italiani, noi siamo sempre in prima linea con proposte serie e dalla parte dei cittadini. La risposta che ci viene data, però, è sempre la stessa: non ci sono i soldi.
Quando saremo noi a governare il Paese, però, i fondi pubblici verranno usati per i cittadini, per il lavoro, per la sicurezza e per il benessere del popolo italiano.
Per dare una risposta ai nostri veri problemi.
Perché si può fare. Basta volerlo.

http://www.beppegrillo.it/m/2017/07/85_miliardi_di_euro_regalati_alle_banche.html

 

IL FAZIOSO FAZIO “ESTORCE” 11,2 MILIONI DI CONTRATTO E “SUBISCE VIOLENZA”

Fabio FazioMA RESTA PER RAGIONI “EMOTIVE”
” La proposta è di circa 11,2 milioni di euro – a quanto apprende l’AdnKronos – per 4 anni: ovvero circa 2,8 milioni l’anno.”
Rai, taglieggia il canone pesando sulle famiglie che faticano a pagare le ESOSE BOLLETTE italiote, INCASSA dalla pubblicità e non si può manco provare DISGUSTO???
Ma SPARISCI RAI, inguardabile ed indecente FURTO LEGALIZZATO. Non doveva essere privatizzata??
Italiani senza reddito di cittadinanza, persone che si danno fuoco all’Inps per il diritto NEGATO ad un sussidio, precari e stagisti costretti a lavorare gratis altrimenti son choosy, e sto qua che fa di straordinario per il paese da meritarsi cifre da CAPOGIRO che sono un insulto?
 
Rai, ok a contratto Fazio: ecco quanto guadagnerà
Il Cda Rai ha approvato nella seduta di oggi ancora in corso e dedicata prevalentemente allo schema dei palinsesti autunnali 2017 anche la proposta di contratto per Fabio Fazio che passerebbe su Rai1 per condurre 32 prime serate e 32 seconde serate l’anno. La proposta è di circa 11,2 milioni di euro – a quanto apprende l’AdnKronos – per 4 anni: ovvero circa 2,8 milioni l’anno.
Da ambienti Rai si fa notare che l’aumento dell’importo annuale (quello precedente era di 1,8 milioni) avviene a fronte di un impegno maggiorato e sulla rete ammiraglia e che quindi in proporzione ci sarebbe una flessione del compenso. La proposta, presentata dal dg al Cda (come prevede lo statuto per contratti superiori ai 10 mln di euro) è stata approvata a larga maggioranza, con l’astensione del consigliere Giancarlo Mazzuca e l’assenza del consigliere Carlo Freccero, che ha lasciato la seduta prima del voto.
La cifra complessiva – a quanto si apprende – sarebbe inoltre comprensiva del contratto per l’acquisizione della licenza sul format di ‘Che tempo che fa’ per 4 stagioni. La proposta di contratto di esclusiva con Fazio si aggirerebbe sui 2.2 milioni di euro l’anno e quello per il format sui 2,8 milioni per tutti i 4 anni.
MAGGIONI – “Lo sforzo fatto per non perdere il valore e la capacità di racconto di Fabio Fazio è direttamente connesso alla volontà di garantire un futuro all’azienda tenendola ancorata al mercato”. Lo afferma la presidente della Rai, Monica Maggioni, in una nota diffusa da Viale Mazzini al termine del Consiglio di amministrazione che ha approvato i palinsesti previsti per la prossima stagione autunnale.