Agli avvocati degli immigrati ​vanno 100mila euro al mese

ansa-migrantiper i disoccupati ed indigenti italiani c’è Equitalia, che da la caccia a chi non può più pagare le tasse, c’è da pagare per “l’accoglienza” alias mafia capitale. Ma è solo bontà d’animo, voglia di salvare vite umane non chiamatelo business “Si parla di circa 600milioni di euro all’anno.”
Siamo certi che anche per assistere senzatetto, disoccupati e pensionati sia stata stanziata altrettanta cifra, vero?

I ricorsi dei migranti fruttano ad alcuni studi legali oltre 100mila euro al mese per il patrocinio gratuito (a spese degli italiani)
Chiamatelo business. Perché in fondo dietro la macchina della gestione degli immigrati si nasconde un vero e proprio giro di soldi (dei contribuenti) che finiscono nelle tasche di quelli che si occupano di accoglienza.
 
Non parliamo solo delle Coop, delle Onlus e delle altre associazioni che danno un letto e un pasto agli immigrati. Ma anche della categoria degli avvocati. Molti di questi, infatti, si occupano dei ricorsi che i richiedenti asilo presentano in Tribunale contro la decisione della Commissione territoriale di non concedergli lo status di rifugiato. Come spiegato mesi fa da Giuseppe De Lorenzo su ilGiornale, infatti, a pagare le spese legali ai migranti – che si dichiarano nullatenenti – sono i cittadini italiani attraverso il patrocinio gratuito a spese dello Stato. Si parla di circa 600milioni di euro all’anno. Tanti, tantissimi.
 
Ma l’ultimo scandalo riguarda la gestione degli avvocati iscritti nelle liste del consiglio dell’ordine. Secondo quanto scrive Libero, infatti, spesso i migranti che devono presentarsi al ricorso finiscono negli stessi studi legali. Alcuni assistono solo 4-5 persone al mese, altri arriverebbero anche a gestire 60-100 ricorsi. Cosa significa? Che questi avvocati (che spesso userebbero tirocinanti pagati poco più di 500 euro) incasserebbero qualcosa come 100mila euro al mese. Una manna. E vale solo per il primo grado, dove ogni migrante costa al contribuente qualcosa come 1000 euro. Poi c’è l’Appello (altri 1200 euro) e la Cassazione (3.000 euro). Ovviamente non esiste una legge, scrive Libero, che imponga un tetto massimo ai ricorsi gestiti da un singolo avvocato o studio legale. E così alcuni si ingrassano. A spese di tutti.Claudio Cartaldo – Mer, 01/02/2017

TASSANO GLI ITALIANI PER PAGARE GLI AVVOCATI AI PROFUGHI

40 milioni avvocato clandestini
un’altra casta che ci lucra. Ah no, certi che lo fanno gratis per amor prossimo. Ma se un operaio licenziato non riesce più a pagare la Tasi o qualsiasi altra gabella E’ UN EVASORE da perseguire tramite Equitalia.

Fin quando presentano ricorsi, gli stranieri non possono essere espulsi. Così intorno a loro è fiorito un business di avvocati che si fanno pagare fino a mille euro per estendere ricorsi che vengono quasi tutti rigettati ma intanto ingolfano i tribunali e vanno a pesare sui bilanci della giustizia: la parcella dei legali viene infatti pagata dal ministero, perché i profughi sono ammessi al gratuito patrocinio a spese dello Stato. La escalation di queste spese è impressionante: per il gratuito patrocinio l’Italia spendeva nel 2008 trenta milioni l’anno,
che nel 2013 erano diventati sessanta milioni e nel 2014 (ultimo dato disponibile) addirittura 88 milioni.
A beneficiarne sono state, nel 2014, 133mila persone, quasi tutte richiedenti asilo. Ma i veri beneficiari sono stati gli avvocati che si spartiscono l’affare. A volte si tratta di avvocati legati alle Onlus che accolgono i profughi, a volte appartengono a un sottobosco che campa producendo ricorsi-fotocopia e poi abbandonando il cliente: spesso già dopo il «no» del tribunale, senza seguirlo neanche nel ricorso in appello. Un malcostume ben conosciuto nelle cancellerie per la Protezione internazionale create in tutti i tribunali italiani, ma contro il quale apparentemente non c’è rimedio: altro lato oscuro dell’immigrazione di massa, dramma per molti e affare per altri.
 
Succede con chi delinque, come nel caso di Igor, il ‘migrante con licenza di uccidere itailani’, che ha continuato a commettere reati fra Emilia e Polesine, fino a diventare l’uomo più ricercato d’Italia per l’omicidio del barista di Budrio. E questo nonostante due decreti di espulsione sulle spalle.
 
E succede ogni giorno con le decine di richiedenti asilo a cui viene rifiutato lo status di profughi. Ma non è che tutto finisce qui. Il sedicente profugo, a questo punto, ha infatti diritto a presentare appello.
Le coop gli preparano il ricorso (continuando così ad incassare i 35 euro al giorno) e ci sono avvocati che si prestano ben volentieri per il gratuito patrocinio. Che spesso, poi, gratuito non è.*
Se pensavate che i 35 euro al giorno fossero il problema, vi sbagliavate. Il business delle domande di asilo e dei ricorsi potrebbe costare, in Polesine e per i 700 profughi presenti ad oggi, fino a 800mila euro.
Di questo sistema deviato – commenta il sindaco Massimo Bergamin – parlano in pochi, perché conviene a troppi: coop e avvocati in primis. E chi paga? Lo Stato, quindi il popolo”.