Notizie dal Centro Italia

terremoto-6mesi004-1000x600si lo stato c’è, per raccattare soldi da devolvere alle casette delle coop del Pd. Intanto, che crepino di freddo, inclusi gli animali. Se vi fossero stati dei morti come purtroppo in questo caso, a causa della neve che ha bloccato le persone in casa, senza elettricità, sotto l’era psiconano-bertolaso sarebbero stati impiccati in piazza. Le vittime del terremoto di Amatrice e successivi avvenuti nel centro italia non hanno guardacaso dei comitati che vanno in giro per l’italia a raccontare la loro tragedia. C’è il moralmente superiore politically correct, anti corruzione, anti evasione Errani quindi tutto a posto, tutto Ok. A 6 mesi dal terremoto ci sono ancora macerie da rimuovere in centro paese.

(Piccole storie di ordinario liberismo. Ormai qualsiasi evento naturale, non poi così strano (neve in gennaio…), rischia di far affondare un pezzo del paese. Inutile ripetere cose già dette. Possiamo solo raccogliere l’invito che chiude questo intervento di Paolo Di Remigio, che pubblichiamo volentieri. Davvero, sganciarsi da questa organizzazione sociale folle e decadente sta diventando questione di sopravvivenza. M.B.)
Nella provincia di Teramo inondata dalla neve e martoriata dal terremoto, manca la corrente elettrica ancora a migliaia di abitazioni, perché, si dice, carichi di neve, gli alberi cresciuti vicino ai cavi elettrici sono caduti e li hanno spezzati. Pare che non si conosca neanche dove siano interrotte le linee.
Di fronte a tanto disagio, i responsabili scaricano la responsabilità su altri responsabili: il presidente della regione Abruzzo, in un’intervista televisiva, chiede come mai la rete elettrica abruzzese sia così inefficiente nonostante l’ENEL, divenuta azienda di Stato nel 1962 ma privatizzata nel 1992, abbia dichiarato di aver investito 50 milioni per il suo ammodernamento; durante la stessa intervista un giornalista lancia contro il governatore accuse roventi per il ritardo con cui egli avrebbe lanciato l’allarme. Ma non sono queste le accuse rilevanti. Ogni società, dice Aristotele, sorge perché l’individuo è incapace di soddisfare da solo i propri bisogni. Tra i compiti dello Stato c’è dunque, innanzitutto, quello di provvedere ai bisogni che per definizione l’individuo non può fronteggiare, alle situazioni di emergenza, quelle umane, come le guerre, e quelle naturali, come le grandi forze elementari. Se di fronte a situazioni emergenziali, ma certo non catastrofiche (è così straordinario che a gennaio nevichi? Sono così straordinarie scosse sismiche dopo la prima?), manca una risposta che non sia l’eroismo dei singoli, questo significa che in trent’anni si è infine realizzato un preciso progetto, portato avanti con tenacia e intelligenza dagli interessati, benedetto dagli esperti, inculcato dai comunicatori: il progetto liberale dello Stato minimo, dello Stato senza mezzi.
E la colpa degli amministratori è la stessa degli esperti ed è la stessa dei comunicatori: il loro tradimento, che fa impallidire ogni ulteriore responsabilità individuale, è di aver collaborato alla distruzione dello Stato su mandato del cosiddetto mercato. Di fronte a questa colpa, quella di non aver spedito la turbina agli ospiti terrorizzati dell’albergo di Rigopiano, per quanto grave possa essere, è una conseguenza forse inevitabile: solo se ci fossero state a disposizione 10, 50 turbine, anziché 1, dico una, turbina, non averla spedita sarebbe stata una decisione arbitraria e dunque criminale.
Dopo il terremoto del 18 gennaio, la Commissione Grandi Rischi ha dichiarato che potrebbero esserci scosse del VI-VII grado Richter e che le dighe del lago di Campotosto potrebbero cedere con effetto Vajont. Le capacità previsionali della sismologia sono molto modeste, e in un territorio in cui ci sono stati sismi del VI-VII grado Richter sono in generale possibili scosse della stessa magnitudo in qualunque momento. Si vorrebbe credere che, nell’emettere una dichiarazione così allarmante, la Commissione Grandi Rischi non si sia riferita a questa generica possibilità, ma abbia avuto a disposizione elementi per quantificare la probabilità di forti scosse e abbia calcolato i rischi della popolazione secondo la sua distanza dai probabili epicentri, in modo che le altre autorità competenti mettessero in atto piani rapidi di verifica della sicurezza abitativa e di evacuazione delle comunità a rischio. Nulla di tutto questo. Già a fine ottobre su un autorevole giornale tedesco si poteva infatti leggere che tra Amatrice e L’Aquila c’è una faglia (quella di Campotosto) caricata di energia dalle precedenti scosse, che avrebbe sicuramente prodotto importanti fenomeni tellurici.
Si sapeva con sicurezza da mesi il dove, solo sul quando c’era probabilità. La gente, nonostante la reticenza degli esperti, mormorava che a Campotosto ci sarebbe stato un nuovo episodio del terremoto iniziato nel 2009; ma le autorità, tutte, fingevano di ignorarlo per timore di dover fare ciò che non potevano fare. Se fosse esistito lo Stato anziché lo Stato minimo, non ci sarebbe stata nessuna esitazione a mettere in sicurezza già dall’inizio di novembre i paesini intorno alla faglia di Campotosto, dichiarando inagibile tutto ciò che non potrebbe resistere al VI-VII grado Richter e iniziando a costruire in modo sicuro secondo le diverse priorità dei diversi abitanti di restare nella loro terra. Invece gli abitanti di Campotosto, di Capitignano, di Montereale sono stati lasciati soli con il loro rischio e hanno subito le quattro scosse del 18 gennaio intrappolati nelle loro case intrappolate nella neve.
Che solo dopo il terremoto del 18 la Commissione Grandi Rischi annunci che sono possibili grandi rischi, addirittura la rottura delle dighe del lago di Campotosto e il catastrofico versamento delle acque lungo la vallata del fiume Vomano – il ritardo di un allarme tanto grave si può spiegare solo con la vicenda del processo che la Commissione ha subito per il terremoto dell’Aquila del 2009: poiché l’aver tranquillizzato la popolazione le è costata l’accusa di essere responsabile delle circa 300 vittime, essa, benché assolta per i fatti di allora, in questa occasione ha capovolto la linea di comportamento così da tutelarsi in eventuali futuri processi: non più tranquillizzare, ma allarmare e scaricare ogni eventuale responsabilità sulle altre autorità qualora non reagiscano all’allarme. E in effetti la regione non è in grado neanche di ripristinare la corrente elettrica e di raggiungere le località isolate, figuriamoci il resto! Così l’unica reazione di cui le autorità dello Stato minimo liberale dispongono per fronteggiare i problemi è esasperare la paura della popolazione.
Quando ero piccolo nel mio paese di 5000 anime c’era lo spazzaneve, una pala montata su un autocarro militare americano dell’ultima guerra, che percorreva continuamente le strade a partire dall’ispessirsi dei primi centimetri e garantiva la viabilità. Oggi ai comuni manca tutto: Teramo non ha la possibilità di tenere sgombre le strade e, travolta dagli eventi, non ha la possibilità neanche di organizzare i cittadini che volessero mettersi a disposizione per i lavori di comune utilità.
Gli Italiani non si illudano: non è questa decisione di questo amministratore di sospetta corruzione la radice delle sciagure, è il neoliberalismo che ha inibito lo sviluppo delle forze produttive e ha ridotto il potere pubblico all’impotenza primitiva. Sganciarsene inizia a diventare una questione di sopravvivenza.
di Pietro Di Remigio – 27/01/2017
Fonte: il main stream

Europa al bivio? Protezionismo e uscita dall’euro

euro-sosCrisi dell’integrazione europea e crisi dell’euro. Effetti della Brexit e conseguenze dell’elezione di Trump a Presidente degli Stati Uniti. Su questi temi inizia la conversazione tra Leonardo Mellace e il Professore Paolo Becchi, Ordinario di Filosofia del Diritto presso l’Università di Genova e noto analista politico.
Prof. Becchi, il 2017 sarà un anno importante per l’Europa, anzi, secondo molti commentatori, sarà quello decisivo. Lei cosa ne pensa?
Credo che potrà essere importante se riusciranno ad emergere le contraddizioni ormai insanabili interne all’UE. Se vogliamo ripensare l’idea di Europa, con tutti i suoi valori e la multiformità delle sue tradizioni dobbiamo prima distruggere questa Unione e la sua moneta (per gli Stati che la hanno adottata). L’Europa potrà rinascere solo sul bordo di una tomba: quella della UE e dell’euro.
Sarà l’anno delle elezioni in Francia e Germania. Il risultato di queste elezioni pare poter determinare il futuro dell’Unione.
Francia e Germania: in fondo su questi due paesi si è costruita l’UE. Una eventuale vittoria della Le Pen in Francia non potrà che indicare la fine di ciò che ora esiste in Europa. Una vittoria della Merkel in Germania non sarà forse sufficiente ad arginare l’euroscetticismo in Europa.
Non bisogna dimenticare che si darà avvio al negoziato sulla Brexit. Cosa pensa della uscita della Gran Bretagna? È rimasto stupito o la riteneva possibile, specialmente alla luce degli incoraggiamenti che arrivavano dall’altra parte dell’Oceano?
Ero convinto della Brexit come del resto della vittoria di Trump in America. Sono segnali che il mondo sta cambiando. I popoli stanno sconfiggendo la globalizzazione voluta dalla finanza internazionale.
Ritiene preoccupanti le conseguenze economiche che potrebbero derivare dalla Brexit? Tutti quegli Stati (Australia ed India, per esempio) che guardavano il nostro Continente con gli occhi dei britannici, lo guarderanno ora con gli occhi dei tedeschi?
Non ritengo preoccupante quello che è successo in Gran Bretagna. Nel mondo intero, a parte qui da noi, l’UE è stata sempre vista con gli occhi della Germania.
Trump diventa Presidente negli USA. Il suo recente attacco alla Germania, Paese leader di questa Unione, sembrerebbe presagire la sua scommessa circa una dissoluzione dell’Europa. Perché la Germania non ha risposto agli affondi del Presidente americano?
La Merkel ha risposto a Trump ma cautamente. Teniamo presente che in Germania siamo già in campagna elettorale e la Merkel ha deciso di ripresentarsi.
Le sembra possibile la tesi, di recente paventata, che possa essere la Germania ad abbandonare l’Euro per “fare da sola”?
La tentazione di uscire dalla moneta unica è presente in alcuni consulenti economici molto vicini alla Cancelliera. Ma non credo che la Merkel staccherà la spina: sarebbe la conferma del fatto che l’euro era un marco travestito e finito con successo lo spettacolo sì è deciso di rimettere gli abiti normali. Si perché questo grande spettacolo ha avuto un protagonista che ha vinto alla grande su tutti gli altri.
Tra le prime novità del Presidente americano c’è quella di un ritorno al protezionismo. In un mondo così “aperto” la giudica una idea realizzabile?
Il mondo era troppo aperto. C’era e c’è di nuovo spirito di frontiera. Questo spiega anche il protezionismo in termini economici. Un freno al neoliberismo.
A tal proposito, c’è chi ha paventato una tale possibilità anche per l’Europa. Cosa ne pensa?
Protezionismo anche da noi, ben venga se questo significa maggiore occupazione nel nostro Paese. A volte il protezionismo può aiutare.
Parliamo di crisi economica. Padoan ha recentemente sostenuto che i problemi della UE nascono a Bruxelles e Francoforte. È d’accordo con lui?
Padoan dipende da Bruxelles e da Francoforte. Sebbene ogni tanto alzi la voce per farsi sentire, è sempre disposto ad arretrare quando è richiesto.
Che la Moneta comune non abbia funzionato per come doveva pare evidente. Pensa sia possibile un ritorno alla Lira?
Dall’euro dobbiamo uscire il prima possibile. È un cancro che ci sta lentamente uccidendo. Solo fuori dall’euro c’è vita. Prima di tutto dobbiamo recuperare la nostra sovranità monetaria.
Romano Prodi, uno dei padri fondatori dell’Euro ed uno dei più accaniti sostenitori dell’Unione Europea, ha dichiarato che il progetto comunitario è fallito per colpa dei singoli stati membri.
Romano Prodi pagherà di fronte al tribunale della storia per tutto il male che ha fatto al nostro Paese. Se ci troviamo in queste condizioni la colpa è in particolare dei suoi governi. Ma lasciamo che i morti seppelliscano i loro morti.
Lei come la vede, auspica una disintegrazione, per come sostenuto dal sociologo polacco Zielonka, o propone una nuova idea di integrazione europea?
Prima distruggiamo questa Unione con tutta la sua burocrazia e eurocrazia, che vive alle nostre spalle … Ci sono tempi per costruire e tempi per demolire … oggi ci vogliono le ruspe!
In che misura il rallentamento del processo di integrazione sovranazionale può essere addebitato alla Germania?
La Germania ha sempre fatto prima di tutto i suoi interessi ed oggi lo si vede molto chiaramente: se non ci sono gli Stati Uniti d’Europa è perché la Germania voleva solo il IV Reich ed è questo oggi la UE.
I nazionalismi sono in crescita e l’idea di Europa è sempre più in pericolo. I movimenti populisti in molti Paesi dell’Unione (Italia, Olanda, Francia, Austria su tutti) sono cresciuti a tal punto da poter diventare forza di governo. Quale il rischio della ripresa degli egoismi nazionali?
Il fatto che la voglia di Nazione sia tornata al centro dell’attenzione non significa necessariamente che l’idea di Europa sia in pericolo. In pericolo è solo il mostro di Bruxelles e il Minotauro dell’euro. Oggi assistiamo ad un contromovimento: il ritorno delle piccole patrie e la fine della globalizzazione omogeneizzante. Battersi per un mondo non globale, ma multipolare non significa essere nazionalisti in un senso vecchio e superato; per vincere la battaglia contro il globalismo i nuovi “sovranisti” dovranno anzitutto far capire che la voglia di nazione oggi non è voglia di potenza ma di libertà.
Il terrorismo preoccupa e le recenti stragi di Parigi, Nizza, Berlino e Istanbul hanno generato un clima di terrore diffuso. Come l’Europa deve affrontare il problema della sicurezza collettiva? Ritiene il terrorismo legato ai flussi migratori o pensa che per combattere l’Isis sia necessario combattere chi lo finanzia?
Sicurezza, terrorismo e immigrazione sono sfide del nostro tempo.  C’è un nesso comune. E il discorso sarebbe lungo. Consentitemi di cavarmela con una metafora. Oggi ci sono quelli che vogliono costruire ponti e quelli che vogliono costruire muri. Perché non costruiamo porte dotate di chiavi e non ci prendiamo le chiavi di quelle porte?
Mi conceda una ultima domanda, Professore. La Brexit, il successo di Trump, l’ascesa di movimenti populisti, tutti eventi alquanto sorprendenti. È d’accordo con chi ritiene che sia stato il web a giocare un ruolo fondamentale?
Il web, la rete e i Social network giocano senza dubbio sempre di più un ruolo importante nella vita pubblica. La rete può essere fonte di espansione della democrazia ma può essere usata anche in senso opposto. Per rendersene conto basta fare un paragone tra come la rete veniva adoperata inizialmente dal M5S e come viene adoperata oggi.

[*] Leonardo Mellace è Dottorando di Ricerca in Teoria del Diritto presso l’Università Magna Graecia di Catanzaro.
Conversazione tra Paolo Becchi e Leonardo Mellace[*] su OpenCalabria, 25/01/2017
di Paolo Becchi – 27/01/2017 – Fonte: Paolo Becchi

Lo tsunami Trump arriva su Euro ed Unione Europea

La tesi di Trump, difficilmente confutabile, è che la Germania abbia abusato della ‘delega’ conferitale dalle precedenti amministrazioni Usa (1) per concentrare potere e ricchezza nelle sue mani.
tsunami trump
Il nuovo ambasciatore Usa in Europa dichiara che la sua mission è disfare l’UE (2).
L’ UE era gestita dalla alleanza tra popolari che si erano presi la Presidenza della Commissione Europea con Juncker , e Socialdemocratici che si erano presi la Presidenza del Parlamento con Schulz, ora con le dimissioni di Schulz si è andati alla elezione di un popolare, Tajani, contro il candidato dei ‘socialdemocratici’; significa che la grande coalizione è saltata o che è stato deciso di mettere in scena un gioco delle parti per fronteggiare quello che viene giornalisticamente edulcorato con il termine di ‘Crescente Euroscetticismo’ ? Io credo di più alla prima ipotesi anche perché nella stessa Germania, cuore e sede del portafoglio d’Europa, sotto il peso della immigrazione fuori controllo e riduzione dei diritti e del potere d’acquisto dei salari, sta crollando la Grosse Koalition tra i due partiti.
Il Pidirenzi , nel disperato tentativo di coprire i fallimenti di TUTTE le sue scelte politiche di governo (Voucher-Job Act, Riforma Madia, ‘Buona Scuola’, Controriforma della Costituzione, Nuova legge elettorale-‘Italicum’, Miliardi ai banchieri e tagli al welfare, Niente lotta alla corruzione, Debito e disoccupazione crescente e PIL stagnante, Canone RAI con bolletta luce per dare stipendi stratosferici ai giornalisti di regime …ecc.), cerca di addebitare ogni responsabilità alle scelte della UE a guida Merkel, che invece sono state tutte approvate dagli attuali europarlamentari del Pidirenzi & complici e dai precedenti Governi Napolitano (Monti, Letta) imperniati sul PD.
Renzi sta però conducendo il PD in una nuovissima situazione:
da un lato è rimasto ancorato all’Antitrumpismo (i suoi parlamentari e giornalisti sono ancora nelle trincee costruite da Obama e dalla Killery durante la campagna elettorale, mentre le sue donne sono scese in piazza contro Trump su ordine ‘globale’ di Soros e delle sue organizzazioni ‘dirittumaniste’) ritrovandosi ora contro chi governa il paese che da 70 occupa l’Italia;
dall’altro accusa la Germania e la Commissione Europea di fare una politica di austerità che ci sta strozzando (quando l’Italia, per volontà PD è l’unico stato europeo ad aver messo il Pareggio di bilancio in Costituzione e quello che ha svenduto più imprese pubbliche di tutti) e di non obbligare gli altri stati europei a prendersi una consistente quota degli immigrati arrivati e che arriveranno in Italia (…su invito di Pd &complici, Boldrini in primis e con l’Italia piddina che ha causato l’impennata dell’immigrazione clandestina sostenendo la guerra-golpe contro la Libia e il terrorismo contro la Siria).
Mentre, nel muro di bugie politiche e mediatiche che ha blindato l’Europa delle banche e delle multinazionali, si allargano le brecce e squarci da cui è visibile la sconsolante realtà, l’elezione di Trump ci ripropone, con improvvisa urgenza, la questione:
l’Europa, a causa del danno d’immagine sin qui prodotto, è morta per sempre o dalle sue ceneri può ora nascere l’Europa dei popoli, quella di una Confederazione di Stati Sovrani ?
Io sono ovviamente per la seconda (3), e penso che occorra mettere sul tavolo la proposta di una Confederazione che comprenda anche la Russia (come aveva proposto Mitterand , sostenuto da Italia e Spagna , ma bocciato da Gorbaciov su input USA), ma il suo progetto non c’è, Trump ha bruciato i tempi e noi siamo ancora fermi al confronto tra pro Euro e anti Euro, pro UE e anti UE.
—-
(1)
(2)
(3)
L’Inghilterra ha il Commonwhelth, ma a una Italia che rompesse con i paesi UE, dopo che su input USA-Francia-Inghilterra ha già distrutto i suoi maggiori partner economico commerciali (fatto l’embargo all’ Iran e alla Russia, distrutto la Jugoslavia, fatto la guerra alla Libia e sostenuto il terrorismo in Siria ) resterebbero solo Israele e le monarchie del golfo…e sarebbero loro a menare la danza..
di Fernando Rossi – 31/01/2017

Endgame for globalization

globalizQuando trasmisero il Live Aid ricordo che, appena maggiorenne, assistetti a tutta la kermesse. C’erano i gruppi più amati, in particolare quelli della new wave degli anni ’80, tra cui anche il gruppo di “Bono”, allora tra quelli più innovativi in ambito musicale. “Bono” era destinato a diventare figura molto umanitaria, in virtù della quale si guadagnò amicizie molto ma molto altolocate. Pur essendo attratto dalla musica e incapace di formulare un giudizio politico-culturale, ricordo che però rimasi perplesso di fronte a tanta bontà, essendo stato fin da ragazzo incline allo scetticismo.
Il Live Aid era il lancio dell’ideologia della globalizzazione, in anticipo sul crollo dell’Unione Sovietica che fu poi l’evento epocale causa della sua nascita, ma evidentemente esso era nell’aria e più o meno previsto da chi ha conoscenze che vanno al di là di quelle dei comuni mortali (ovviamente non intendo in senso ultraterreno, ma quel tipo di conoscenze hanno agenzie specializzate).
Nasceva la cultura della globalizzazione che si innestava sulla precedente cultura peace & love, rivolta soprattutto a quei giovani che poi saranno gli adulti degli anni successivi. Il mondo era(no) loro. Non ci dovevano essere più frontiere e chi non era d’accordo era razzista (un essere abietto, sbagliato, da correggere, al di fuori della comune umanità). Non ci dovevano essere barriere alla penetrazione del capitale, accompagnato dal volto seducente e ribelle della cultura mediatica statunitense e occidentale. In breve, la globalizzazione era la strategia di dominio globale degli Usa.
Certo, ogni tanto gli Usa dovevano mostrare il volto meno buono, mostrando la loro onnipotente capacità di “riportare all’età della pietra” gli stati riottosi (“stati canaglia”), ma in genere questo era compito dall’ala destra, nel complesso l’ideologia della globalizzazione è stata un”ideologia universalista di sinistra. E quando la sinistra ha dovuta anch’essa bombardare è stato per ragioni strettamente umanitarie (“bombardamenti umanitari”).
C’è stato un periodo in cui gli Stati Uniti potevano ragionevolmente pensare di diventare l’unica potenza mondiale, durante l’era Eltsin e quando la Cina era ancora gli inizi del suo esploit economico. Ma la sola penetrazione finanziaria e culturale non basta, gli Stati Uniti dimenticavano il ruolo dello Stato (pur disponendo di ottimi studi prodotti dal mondo accademico sul ruolo dello Stato nella nascita del mondo moderno). La Russia risaliva la china anche grazie al ruolo di un uomo sorto dagli apparati dello Stato più coercitivi. La Cina, pur approfittando degli investimenti esteri, manteneva il controllo attraverso lo Stato sulla propria economia. Mentre negli Usa la fuoriuscita dei capitali, indeboliva la potenza industriale statunitense e finanziarizzava l’economia senza ottenere gli sperati risultati geo-politici.
Allora si è imposta la grande svolta protezionista, fine della globalizzazione, da oggi due grandi regole: “si assume e si compra americano”. Nella misura in cui tale svolta implica il riconoscimento dell’esistenza di altre potenze ritengo che contenga un elemento razionale e che sia sostanzialmente positiva. Pare inoltre che tra gli ispiratori ci sia Kissinger, il quale seppur sia stato nel suo periodo d’oro non esattamente uno stinco di santo (non “tanto buono” come Obama), fu uno degli artefici del “mondo bipolare”, al quale, considerata l’instabilità dell’epoca successiva, non possiamo che guardare con nostalgia.
La Clinton e Bush figlio si sono incontrati, hanno preso il caffé insieme in intimità, hanno scoperto di aver maggior affinità rispetto a quanto pensavano prima e hanno cercato di unire le forze, ma non è servito. La svolta è stata accolta male molto male dal mondo mediatico e dal mondo politico. In Europa, Napolitano appena dopo la vittoria di Trump ha suonato subito i tamburi di guerra, il papa dei migranti ha paragonato Trump ad Hitler.
Sono gli strepiti di una classe politica e mediatica formatasi durante l’epoca della globalizzazione e ora destinata ad essere dismessa, oppure ci sono conflitti più profondi? Per dirlo con maggiore certezza ci vorrebbero ancora quel tipo di conoscenze non disponibili ai comuni mortali, però credo sia più probabile la prima ipotesi, visto che anche i “mercati” hanno accolto in modo positivo la svolta. Nell’ipotesi contraria, assisteremo alla invasione live degli zombies. In ogni, caso ritengo che questa svolta non potrà essere del tutto indolore.
La deriva dei globalisti era diventata molto ma molto preoccupante con le continue provocazioni contro la Russia (anche se ovviamente fatte a fin di bene), quindi salutiamo la nuova epoca, consapevoli però che non mancherà di innescare nuovi conflitti, per affrontare i quali si spera provvederemo ad essere meglio attrezzati.
di Gennaro Scala – 31/01/2017 Fonte: Gennaro Scala

Il dramma del Centro Italia sepolto dalla neve, come metafora di un paese caduto nel pantano

hotel rigopianoHotel Rogopiano sepolto da slavina
Il dramma del Centro Italia sommerso dalla coltre bianca e scosso dal terremoto mentre l’Italia intera affonda sotto invasione africana e i ricatti dell’eurocrazia
di Luciano Lago
La metafora della tragedia italiana può ben essere rappresentata in questi giorni dal Centro Italia sommerso in una coltre bianca e devastato dal terremoto nelle sue case distrutte , nelle Basiliche crollate (come San Benedetto da Norcia), nella disperazione degli allevatori, dei piccoli imprenditori e delle comunità agricole.
Un povero paese l’Italia, ricco di Storia, di cultura e di energie ma lasciato andare alla deriva tra l’insipienza della sua classe politica e gli eventi epocali che si sono abbattuti sulla penisola.
Il pantano in cui è precipitato il paese si evidenzia in questi giorni nel panorama desolante offerto dall’abbandono del territorio indifeso davanti alle colamità naturali, dalla gente lasciata inerme di fronte ad una pianificata invasione arabo africana della penisola, dalla sovranità della Nazione svenduta dalla classe politica agli interessi dell’oligarchia europea e dei potentati finanziari transnazionali.
Mentre la tragedia si abbatteva sulle popolazioni del Centro Italia, il premier Gentiloni si trovava a Bruxelles, davanti alla Commissione Europea, per pietire uno 0.1 % del bilancio dello Stato per poter sopravvivere, in attesa di essere commissariato dalla Troika.
La Commissione infatti, ha fatto notare all’Italia la mancanza di 3,4 miliardi di euro, circa lo 0,2% del PIL e chiede al nuovo esecutivo di saldare il conto lasciato dal suo precedessore, Matteo Renzi (per le spese in mance elettorali) altrimenti il rischio è l’apertura di una procedura d’infrazione per debito eccessivo.
Mentre il Centro Italia affondava nelle neve, il Presidente Mattarella è volato invece in Grecia per fare visita ai rifugiati che si trovano in quel paese e lanciare il suo sermone in difesa delle politiche migratorie della UE e della NATO, sostenendo ancora una volta le ragioni dell’invasione che sta sperimentando il nostro paese. Altra parte del suo discorso Mattarella la ha riservata per elogiare la funzione della NATO, come una “organizzazione che garantisce la stabilità”. Una “stabilità” ben sperimentata nei paesi dove la NATO è intervenuta: dalla Libia al Kosowo, fino alla Siria dove la NATO ha appoggiato ed addestrato i gruppi terroristi che hanno devastato il paese.
Inferno di neve in Abruzzo
Nel frattempo, nello stesso momento in cui Mattarella in Grecia elevava i suoi sermoni , in Abruzzo le case e le stalle crollavano sotto il peso della eccezionale ondata di neve e un Albergo intero veniva seppellito da una slavina con tutti i suoi ospiti (circa 30 persone), le scosse di terremoto gettavano nel panico le popolazioni e interi paesi rimanevano isolati per la neve.
Nessun piano preesitente per fronteggiare la calamità largamente  annunciata, per mantenere sgombre le strade principali, nessuna difesa predisposta per salvaguardare il territorio dalle continue calamità che ogni anno si verificano. Mancano le risorse ed i Comuni, le Province e le comunità montane sono state ridimensionate dai tagli operati dal Governo dietro la regia di Bruxelles, non possono fronteggiare con i propri mezzi le emergenze.
L’unica difesa effettivamente predisposta dal Governo è quelle per la salvaguardia delle banche , saccheggiate dai finanziamenti fatti ai compari della classe politica, dai De Benedetti ai Caltagirone, con uno stanziamento eccezionale di 20 miliardi di denaro pubblico, trovati come per miracolo, in modo da evitare una serie di fallimenti a catena.
Non si trovano invece i soldi da destinare alla difesa del territorio, non ci sono le risorse per risanare l’agricoltura e gli allevamenti delle zone terremotate, tanto meno per fornire in tempi rapidi case di legno ai terremotati ed agli allevatori, stalle e rifugi per gli animali che muoiono al freddo e per la mancanza di foraggio, animali e campi che sono l’unica fonte di sostentamento per le popolazioni terremotate.
Non è un grosso danno, dicono a Roma, arriverà il latte francese e tedesco che sostituirà quello italiano. Arriveranno i prodotti agricoli dal Marocco e Tunisia, favoriti dalle clausole europee, per sostituire quelli dell’agricoltura nazionale.
Le persone che lavoravano nell’allevamento e nell’agricoltura dovranno emigrare come hanno fatto il loro nonni e progenitori negli anni precedenti. Niente di nuovo nella Storia d’Italia: prima lo straniero e poi gli italiani.
L’Italia non ha le risorse, non ha i mezzi per salvare la sua gente, lo Stato non dispone più di una propria moneta, la lira, adesso c’è l’euro, una moneta straniera che si deve chiedere in prestito a Francoforte “con il cappello in mano”, ai grandi banchieri privati.
Tuttavia i miliardi che riesce a rastrellare, il Governo, che  è sempre al servizio dei potentati finanziari, li destina prioritariamente alle banche ed all’accoglienza dei migranti per favorire l’invasione ed i lucrosi affari delle mafie e delle ONG che speculano sulla tratta di esseri umani dall’Africa e dal Medio Oriente (dai paesi destabilizzati dalla NATO che piace tanto a Mattarella e Gentiloni).
Questa è oggi l’Italia, il paese che arricchisce gli speculatori, che favorisce le ONG che agevolano l’invasione e foraggia le cooperative che lucrano sui migranti, con uno Stato che destina fondi come per il MES alle banche estere e taglia i forndi alla protezione civile, all’agricoltura nazionale, che svende i suoi beni e le sue aziende agli stranieri e che permette l’ esodo dei suoi giovani in cerca di opportunità all’estero, in fuga dal pantano chiamato Italia.
La sudditanza allo straniero, la “libidine di servilismo”, una vecchia abitudine connaturata che la classe politica italiana non ha mai perso nella sua Storia, salvo pochi periodi in altre epoche. Anche nelle calamità si vede.
Gen 19, 2017

IL PD HA RAGGIUNTO il 40%. SI, MA DI DISOCCUPAZIONE GIOVANILE…

senza lavorosenza certo sminuire il dramma, quando si è disoccupati è terribile a qualsiasi età, la vergogna è che non solo hanno creato questa piaga, che distrugge vite, ma non menzionano mai la disoccupazione over 40. Perché a leggere i titoli sulla disoccupazione giovanile pare che magicamente quando compi i 40 anni trovi lavoro. In realtà, quando già ci si avvicina ai 29, quando scadono i termini per gli sgravi fiscali sei fuori. Provate a rientrare nel mondo del lavoro a 40/50 anni, l’esperienza non conta nulla. Nel frattempo, si impegnano a distruggere tassisti e pescatori, quanti di loro saranno futuri disoccupati?

 L’unico 40% del Pd è quello della disoccupazione giovanile
La disoccupazione resta al 12% a dicembre. E quella giovanile si riaffaccia sopra quota 40%. E’ un tragico gioco dell’oca: si torna sempre al punto di partenza con questi governi. Gli occupati stabili diminuiscono con l’afflosciarsi del doping degli incentivi contributivi, i giovani continuano a emigrare o rimangono a marcire in casa, mentre aumenta il numero di quelli che hanno un lavoro solo tra gli over 50, imprigionati da una folle riforma delle pensioni targata Fornero.
Poletti appare l’unico che con il Jobs act ha trovato un posto stabile (da ministro), saltando dal governo del Bomba a quello dell’avatar del Bomba. E con queste norme sta realizzando il suo (nemmeno tanto segreto) sogno: cacciare via dall’Italia tutti i ragazzi che cercano di realizzarsi.
Ricordiamo che nel solo 2015 abbiamo perso 100 mila italiani, in gran parte proprio giovani.
31 gennaio 2017