Il dramma del Centro Italia sepolto dalla neve, come metafora di un paese caduto nel pantano

hotel rigopianoHotel Rogopiano sepolto da slavina
Il dramma del Centro Italia sommerso dalla coltre bianca e scosso dal terremoto mentre l’Italia intera affonda sotto invasione africana e i ricatti dell’eurocrazia
di Luciano Lago
La metafora della tragedia italiana può ben essere rappresentata in questi giorni dal Centro Italia sommerso in una coltre bianca e devastato dal terremoto nelle sue case distrutte , nelle Basiliche crollate (come San Benedetto da Norcia), nella disperazione degli allevatori, dei piccoli imprenditori e delle comunità agricole.
Un povero paese l’Italia, ricco di Storia, di cultura e di energie ma lasciato andare alla deriva tra l’insipienza della sua classe politica e gli eventi epocali che si sono abbattuti sulla penisola.
Il pantano in cui è precipitato il paese si evidenzia in questi giorni nel panorama desolante offerto dall’abbandono del territorio indifeso davanti alle colamità naturali, dalla gente lasciata inerme di fronte ad una pianificata invasione arabo africana della penisola, dalla sovranità della Nazione svenduta dalla classe politica agli interessi dell’oligarchia europea e dei potentati finanziari transnazionali.
Mentre la tragedia si abbatteva sulle popolazioni del Centro Italia, il premier Gentiloni si trovava a Bruxelles, davanti alla Commissione Europea, per pietire uno 0.1 % del bilancio dello Stato per poter sopravvivere, in attesa di essere commissariato dalla Troika.
La Commissione infatti, ha fatto notare all’Italia la mancanza di 3,4 miliardi di euro, circa lo 0,2% del PIL e chiede al nuovo esecutivo di saldare il conto lasciato dal suo precedessore, Matteo Renzi (per le spese in mance elettorali) altrimenti il rischio è l’apertura di una procedura d’infrazione per debito eccessivo.
Mentre il Centro Italia affondava nelle neve, il Presidente Mattarella è volato invece in Grecia per fare visita ai rifugiati che si trovano in quel paese e lanciare il suo sermone in difesa delle politiche migratorie della UE e della NATO, sostenendo ancora una volta le ragioni dell’invasione che sta sperimentando il nostro paese. Altra parte del suo discorso Mattarella la ha riservata per elogiare la funzione della NATO, come una “organizzazione che garantisce la stabilità”. Una “stabilità” ben sperimentata nei paesi dove la NATO è intervenuta: dalla Libia al Kosowo, fino alla Siria dove la NATO ha appoggiato ed addestrato i gruppi terroristi che hanno devastato il paese.
Inferno di neve in Abruzzo
Nel frattempo, nello stesso momento in cui Mattarella in Grecia elevava i suoi sermoni , in Abruzzo le case e le stalle crollavano sotto il peso della eccezionale ondata di neve e un Albergo intero veniva seppellito da una slavina con tutti i suoi ospiti (circa 30 persone), le scosse di terremoto gettavano nel panico le popolazioni e interi paesi rimanevano isolati per la neve.
Nessun piano preesitente per fronteggiare la calamità largamente  annunciata, per mantenere sgombre le strade principali, nessuna difesa predisposta per salvaguardare il territorio dalle continue calamità che ogni anno si verificano. Mancano le risorse ed i Comuni, le Province e le comunità montane sono state ridimensionate dai tagli operati dal Governo dietro la regia di Bruxelles, non possono fronteggiare con i propri mezzi le emergenze.
L’unica difesa effettivamente predisposta dal Governo è quelle per la salvaguardia delle banche , saccheggiate dai finanziamenti fatti ai compari della classe politica, dai De Benedetti ai Caltagirone, con uno stanziamento eccezionale di 20 miliardi di denaro pubblico, trovati come per miracolo, in modo da evitare una serie di fallimenti a catena.
Non si trovano invece i soldi da destinare alla difesa del territorio, non ci sono le risorse per risanare l’agricoltura e gli allevamenti delle zone terremotate, tanto meno per fornire in tempi rapidi case di legno ai terremotati ed agli allevatori, stalle e rifugi per gli animali che muoiono al freddo e per la mancanza di foraggio, animali e campi che sono l’unica fonte di sostentamento per le popolazioni terremotate.
Non è un grosso danno, dicono a Roma, arriverà il latte francese e tedesco che sostituirà quello italiano. Arriveranno i prodotti agricoli dal Marocco e Tunisia, favoriti dalle clausole europee, per sostituire quelli dell’agricoltura nazionale.
Le persone che lavoravano nell’allevamento e nell’agricoltura dovranno emigrare come hanno fatto il loro nonni e progenitori negli anni precedenti. Niente di nuovo nella Storia d’Italia: prima lo straniero e poi gli italiani.
L’Italia non ha le risorse, non ha i mezzi per salvare la sua gente, lo Stato non dispone più di una propria moneta, la lira, adesso c’è l’euro, una moneta straniera che si deve chiedere in prestito a Francoforte “con il cappello in mano”, ai grandi banchieri privati.
Tuttavia i miliardi che riesce a rastrellare, il Governo, che  è sempre al servizio dei potentati finanziari, li destina prioritariamente alle banche ed all’accoglienza dei migranti per favorire l’invasione ed i lucrosi affari delle mafie e delle ONG che speculano sulla tratta di esseri umani dall’Africa e dal Medio Oriente (dai paesi destabilizzati dalla NATO che piace tanto a Mattarella e Gentiloni).
Questa è oggi l’Italia, il paese che arricchisce gli speculatori, che favorisce le ONG che agevolano l’invasione e foraggia le cooperative che lucrano sui migranti, con uno Stato che destina fondi come per il MES alle banche estere e taglia i forndi alla protezione civile, all’agricoltura nazionale, che svende i suoi beni e le sue aziende agli stranieri e che permette l’ esodo dei suoi giovani in cerca di opportunità all’estero, in fuga dal pantano chiamato Italia.
La sudditanza allo straniero, la “libidine di servilismo”, una vecchia abitudine connaturata che la classe politica italiana non ha mai perso nella sua Storia, salvo pochi periodi in altre epoche. Anche nelle calamità si vede.
Gen 19, 2017