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Poroshenko si gioca la carta del Tribunale dell’ONU per far arrestare Putin
Poroshenko chiede al Tribuale dell’ONU di far arrestare Putin, nell’ultimo tentativo di evitare di essere linciato dai gruppi neonazisti ucraini
Tempi disperati richiedono misure disperate
Il Governo di Kiev si trova nella decisione di pacificare gli ultranazionalisti che illegalmente stanno bloccando l’Ucraina Orientale (Donbass) ed hanno provocato una grave scarsezza di energia elettrica ed il sequestro di beni e e fondi tributari -apporti del Donbass dell’epoca sovietica.
In altre parole: Kiev si è sparata sui suoi stessi piedi e, per il colmo, gli ultra nazionalisti adesso si preparano a marciare su Kiev in Marzo.
Il comandante leader del potente gruppo neo-nazista (quello che ha come simbolo del battaglione la runa con il diavolo) ha già annunciato che ha l’intenzione di sciogliere il Parlamento (Rada) e spodestare Poroshenko (il presidente golpista).
Come c’era da aspettarsi, Kiev cercherà di divulgare questo disastro in modo da dare la colpa alla Russia.
“Kiev cercherà di convincere l’Organizzazione delle Nazioni Unite , la Corte Suprema, che Mosca sta “patrocinando il terrorismo” in un sanguinoso conflitto con i separatisti ribelli, come sta aumentando l’escalations delle tensioni nel conflitto nella zona orientael dell’Ucraina”.
Questo realmente è soltanto l’ultimo disperato tentativo finale per evitare l’inevitabile. Poroshenko sa bene che i gruppi neo-nazisti che lo hanno portato al potere gli si sono rivoltati contro. Le sue barre di cioccolato non lo possono proteggere dalla turbe degli ucraini infuriati.
Washington ha segnalato che vuole tagliare i fondi destinati a Kiev per finanziare la campagna militare di terrore contro il popolo del Donbass. Poroshenko sa che la sua unica speranza è quella di appellarsi alla “comunità internazionale” per farsi compatire.Perchè non provarlo? Poroshenko può presumere di tentare un’altra volta la carta di presentare la sua collezione di passaporti russi per passare come “vittima” della “aggressione russa”.
Dimitriiy Labin, docente di Diritto Internazionale presso l’Istituto di Relazioni Internazionali di Mosca, ha commentato alla Pravda su questo tema: “Poroshenko può presentare tutto quello che vuole ma la Corte di Giustizia non si occupa di casi criminali. Secondo il suo Statuto si occupa soltanto di conflitti fra gli Stati. Pertanto Poroshenko non ha prospettive.
Anche Ruslan Bortnik, direttore dell’Istituto per le Analisi e Gestione Politica, suggerisce che Poroshenko può presentare documenti come passaporti di elementi che hanno patecipato al conflitto in Ucraina ma lo stesso potrebbero fare le Repubbliche del Donbass circa i mercenari stranieri trovati a combattere nelle fila dell’Esercito ucraino.
Poroshenko non si deve preoccupare, se riesce a fuggire adesso da Kiev, potrà passare il resto della sua vita in modo piacevole a Brooklyn in buona compagnia e con molto denaro.
di Richard Brandt Fonte: Russia Insider Traduzione: L.Lago
Contestano Trump anche quando fa come Obama
UE PROMETTE SOLDI AD ASSAD – PURCHE’ LASCI UN PO’ DI SIRIA AI RIBELLI
UE PROMETTE SOLDI AD ASSAD – PURCHE’ LASCI UN PO’ DI SIRIA AI RIBELLI
Mentre Aleppo viene liberata e ripulita dai terroristi preferiti dall’Occidente, l’Unione Europea – secondo il britannico Times – sta per avanzare una proposta al presidente Assad: aiuti finanziari “considerevoli” per la ricostruzione, in cambio di una “autonomia” locale concessa alla “opposizione” armata in certe provincie. Secondo il Times l’idea sarebbe stata ventilata dalla ‘capo della diplomazia europea” Federica Mogherini durante la sua riunione con la “opposizione siriana” due settimane fa. Una fonte della suddetta ‘opposizione’ ha detto al Times: “Ciò che cerca la Mogherini è far progredire il piano di soluzione degli scontri in Siria. Il piano comprende la transizione, i cui particolari restano vaghi. Ma se tutte le parti giungono ad intendersi bene e rispettano il piano UE, è pronta una grande somma di denaro”. Ormai gli oligarchi europei hanno cessato di ripetere il mantra dettato da Obama – Assad must go, ma contano di consentire la sopravvivenza dei “ribelli”, ossia della guerra civile, pagando. La motivazione o parte della scusa, è che la UE preferisce sborsare per non far fronte alle ondate di fuggitivi dalla Siria. Sia che credendo alla propria propaganda non abbiano visto che la gran parte della popolazione di Aleppo accoglie l’armata siriana come liberatori, sia che temano non i profughi, ma il ritorno degli “oppositori” che hanno armato ed addestrato, e che non sono cittadini siriani assetati di libertà e pluralismo, ma spesso europei arruolati dai servizi belgi e francesi. Ora, secondo un rapporto UE, oltre 1700 di questi jihadisti sperimentati in guerra sarebbero tornati in Europa.
La proposta di rimediare coi soldi al fallimento della politica di Obama-Hollande-Saud, che ha devastato la Siria per cinque anni, ricalca in grande quella avanzata pochi giorni prima dall’inviato Onu De Mistura, che ha pregato Damasco di lasciare Aleppo Est sotto l’amministrazione della ‘opposizione’ takfira, ma ha un lato specificamente euro-idiota. Certo il governo Assad avrà bisogno di miliardi per la ricostruzione delle devastazioni; ma nella Shanghai Cooperation Organization c’è un paese chiamato Cina, che ha tutti i miliardi che servono, la voglia di investirli, e (come in Africa) senza subordinare il finanziamento a condizioni moralistiche, rispetto dei “diritti umani” o “democrazia”. L’effetto sarà di mandare ancor più saldamente Damasco al blocco ‘russo-asiatico’.
Egitto collabora con Damasco
Dove sta convergendo sempre più chiaramente anche il Cairo. Un reparto di genieri egiziani è sbarcato a Tartous e sarà evidentemente impiegato nello sminamento e nella bonifica di Aleppo Est liberata, e ovviamente cosparsa di trappole letali dai tagliagole. Secondo il libanese Al-Akhbar, specialisti militari e di polizia del Cairo sono presenti in diverse basi, dalla centrale dello stato maggiore siriano di Damasco, alle basi aeree di Hama ed Hmeimim fino all’aeroporto T-4 allestito ad Est di Homs, anche per approfittare dell’esperienza maturata dall’armata siriana nella lotta al terrorismo, visto l’infiltrazione dei takfiri in Sinai: il gruppo Ansar Beit-ol-Moqadas » che compie sanguinosi attentati contro l’esercito egiziano e la popolazione, rivendica di essere parte di Daesh. Ha scritto Pars Today: “Attraverso la Siria, Al Sissi vede in qualche modo il proprio possibile futuro, se continua a fidarsi dell’Arabia Saudita” (da cui il Cairo dipende per gli aiuti finanziari). “Il ministro degli esteri Sameh Choukri, in un discorso all’ONU, ha detto chiaramente che la politica del Cairo è di allontanarsi da Ryad. Al Sissi non vuol un bagno di sangue alla siriana in casa…in cambio di un pugno di petrodollari e di promesse vuote”. Ha appena firmato con Mosca per la costruzione della prima centrale nucleare in Egitto.
Un altro successo della politica “Assad must go”.
Di fronte a quella che si profila come la vittoria strategica e politica di Mosca, Teheran, Hezbollah e Damasco, cosa fanno gli Usa? Approfittano dei due mesi in cui Trump non è ancora insediato per assestare attentati e pugnalate alla schiena, il cui solo scopo è di “far pagare un prezzo” di sangue alla Russia, come aveva annunciato l’ex direttore CIA Michael Morell ad agosto in tv, e far sì che arrivino a Mosca “un po’ di sacchi mortuari”, come aveva promesso a settembre John Kirby, il portavoce del Dipartimento di Stato.
Il 5 dicembre, un ospedale mobile che i russi avevano appena finito di allestire per assistere i civili di Aleppo, è stato bombardato da artiglieria ribelle: due infermiere sono morte, un pediatra ferito ( un colonnello dei corpi speciali è stato colpito a morte in altra circostanza) numerosi civili in cura. Il ministro della Difesa di Mosca ha accusato esplicitamente e con rabbia gli occidentali di aver fornito ai takfiri le coordinate per l’attacco: “il sangue dei nostri soldati è sulle mani di chi ha commissionato l’assassinio. Sì, il sangue dei nostri soldati è sulle vostre mani, signori e signore, patroni di terroristi degli Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia ed altri paesi e simpatizzanti”. –Il risultato non pare quello a cui miravano i mandanti degli assassini; secondo i sondaggi, l’opinione pubblica russa s’è indurita ed è disposta ad accettare perdite umane per farla finita in Siria .
Due giorni dopo, mercoledì 7 dicembre, caccia israeliani hanno attaccato alle 3:30 l’aeroporto militare siriano di Mezzeh, a sud di Damasco, a poca distanza dal palazzo presidenziale di Assad. Secondo il governo siriano, che ha confermato l’attacco, non ci sono state vittime. E’ la seconda pugnalata sionista in dieci giorni: il 30 novembre i caccia di Tsahal hanno sparato razzi su installazioni militari ad Ovest di Damasco.
Bassezza di Obama
L’8 dicembre, Obama ha levato le restrizioni prima vigenti sulla fornitura di armi ai ‘ribelli’: fra poco gli ultimi jihadisti rimasti riceveranno i missili a spalla anti-aerei e i razzi anticarro necessari a nient’altro che a “far pagare un prezzo” di sangue a Mosca. Poche ore prima, tramite Kerry e con l’appoggio dell’ONU, Obama aveva chiesto una tregua ad Aleppo, allo scopo di far esfiltrare dalla sacca i suoi jihadisti e (ritengono i servizi siriani) gli ufficiali americani (inglesi? Israeliani?) che li hanno comandati fino all’ultimo. Richiesta respinta da Mosca e Pechino al consiglio di sicurezza, dopo il bombardamento dell’ospedale da campo russo per i civili, che la “comunità internazionale” non ha condannato (comportamento “inaccettabile”, ha detto Putin). Mosca e Damasco hanno acconsentito alla resa di circa 3 mila terroristi in Aleppo Est, consentendo loro di uscirne con le famiglie; per quelli che han voluto restare con le armi in pugno, parlato di sterminio ( il modus operandi di Putin contro il terrorismo in Cecenia).
Contrariamente a quel che hanno raccontato per anni i governi e i media, quando l’armata siriana libera i quartieri di Aleppo, la popolazione li saluta e festeggia con gioia: gli oppressori dunque non sono i lealisti di Assad, ma i tagliagole di Daesh, Al Nusra o come si chiamano i wahabiti al captagon. Al punto che Assad ha ventilato di voler andare in visita alla città liberata; gli occidentali temono che la visita si trasformi di una manifestazione-monstre a favore del regime, smentendo la narrativa della supposta “opposizione democratica” che d Aleppo combatte per la propria libertà.
Staffan De Mistura ha dichiarato giorni fa a Roma che “Aleppo Est può cadere in mano al governo da qui alla fine anno”: ha usato la parola “cadere in mano”, non “essere liberata”. La Mogherini ha adottato all’incirca lo stesso linguaggio: “Non possiamo far passare il messaggio che Aleppo è perduta, che noi giriamo la pagina. No, dobbiamo ancora salvare la popolazione di Aleppo, proteggere i civili …”.
http://enpi-info.eu/mainmed.php?id=47463&id_type=1&lang_id=469
Aleppo non è “perduta” , ma recuperata – se non si è complici degli islamisti wahabiti. Ma la Mogherini ha un suo modo di raccontare le cose: “Noi siamo i soli, non uno fra gli altri, bensì i soli che hanno fornito aiuto umanitario in Siria”, ha detto parlando a nome della UE.
http://syria.mil.ru/fr/index/syria/reconciliation_bulletin.htm
Piccola correzione: la Russia ha inoltrato e inoltra in Siria tonnellate di aiuti alimentari, carichi di cereali, medicinali anche per ponte aereo.
http://syria.mil.ru/fr/index/syria/reconciliation_bulletin.htm
Piccolo dettaglio: gli aiuti alimentari inviati della UE sono stati esclusivamente diretti ad Aleppo Est, ossia ai terroristi. Di Aleppo Ovest, la UE si è occupata in un solo modo: esigendo magazzini dove ammassare gli aiuti da consegnare ai takfiri ad Est; nemmeno un cioccolatino ad Aleppo Ovest, contro cui la UE applica (come a tutta la Siria sotto il governo Assad) le più dure sanzioni. Adesso, via via che si liberano i quartieri di Aleppo Est, si è scoperto che i takfiri non distribuivano affatto gli aiuti alimentari alla popolazione; se li tenevano o vendevano a caro prezzo; hanno usato i sacchi di cibo targati ONU o Croce Rossa p er rafforzare le protezioni delle loro postazioni, come fossero sacchetti di sabbia. (qui la foto):
Maurizio Blondet 9 dicembre 2016
https://fr.sputniknews.com/presse/201612021028984785-rebelles-alep-aide-humanitaire-onu-proteger/