Il Presidente egiziano Al Sisi: “non lasceremo la Siria nelle mani dei terroristi”

Abdel Fatah al-Sisi meets Vladmir Putin 13/2/14un altro mostro dittatore sanguinario. Ergo= non è un suddito USA per giunta ha avviato una collaborazione militare con la Russia…..


Il Presidente egiziano Abdel Fatah al-Sisi, in una conferenza stampa al Cairo, in presenza delle Merkel, ha dichiarato che il suo paese si trova al fianco della Siria nella lotta contro il terrorismo che si è venuto scatenando nel paese da circa sei anni.
Parlando dell’atteggiamento dell’Egitto riguardo la crisi in Siria, Al Sisi ha ribadito che ” l’Egitto vuole una Siria unita ed un accordo politico per risolvere la crisi e la ricostruzione della Siria. Non vogliamo abbandonare il popolo siriano nelle mani dei terroristi “. Queste dichiarazioni sono state fatte nel corso della conferenza congiunta tenuta da Al Sisi e dalla Merkel ad el Cairo, capitale egiziana.
Il leader egiziano ha esortato a prendere una posizione chiara e determinata di fronte ai patrocinatori del terrorismo in Medio Oriente.
Al Sisi ha sottolineato che i conflitti regionali pregiudicano l’Europa e tutto il mondo ed ha richiesto sforzi comuni per sradicare il terrorismo e trovare soluzioni politiche per i paesi in crisi, in particolare per la Siria e la Libia.
Da parte sua la Merkel ha espresso il suo appoggio all’Egitto per ospitare circa 500.000 rifugiati siriani e per l’intenzione di contribuire ad una soluzione politica della crisi.
Di recente l’Egitto ha manifestato il suo appoggio al presidente siriano, Bashar al-Assad, per la sua lotta contro le organizzazioni terroristiche dei  takfiri e questo ha molestato l’Arabia Saudita che ha tagliato il sostegno finanziario che forniva al Cairo.
Il Governo di Al-Sisi aveva fortemente irritato i monarchi sauditi quando, lo scorso mese di Ottobre , aveva preso posizione per la Russia in sede di Consiglio di Sicurezza dell’ONU per affossare una risoluzione contro la Siria presentata da Francia e Spagna.
Dopo questo voto l’Arabia Saudita ha tagliato le forniture di petrolio  all’Egitto  da parte dell’ Aramco, la compagnia petrolifera saudita, al fine di aumentare la pressione finanziaria sulla Siria.
Nota: L’Egitto  da tempo ha voltato le spalle al fronte USA-Arabia Saudita e si è apertamente schierato con l’alleanza Siria-Iran-Russia contro il terrorismo sobillato dall’esterno nel paese arabo. Questo sposta gli equilibri del Medio Oriente,  essendo l’Egitto il più popoloso ed importante paese arabo. Al Sisi ha compreso che la politica del caos e della destabilizzazione porta negative conseguenze anche nel proprio paese e non sarà un caso se, dopo la nuova posizione del  Governo egiziano, sono aumentate le azioni terroristiche nel Sinai ed in altre zone dell’Egitto. La mano che muove il terrorismo islamico è sempre la stessa e porta a Rijad e Doha e questa non è una novità.
Fonte: Al Mayadeen– Mar 03, 2017
Traduzione e nota: L.Lago

Il Presidente egiziano Al Sisi denuncia i patrocinatori del terrorismo ed i loro piani contro l’Egitto

quando in Egitto furono “installati” i Fratelli Musulmani al potere tanto cari all’amministrazione Killlary Obama l’Egitto era un paradiso secondo i media occidentali nonostante i massacri di cristiani e musulmani moderati. Ora che c’è Al Sisi molto vicino alla Russia ovviamente l’Egitto è una dittatura che ovviamente gli Usa sono chiamati a rimuovere. Almeno questo l’intento del Premio Nobel per la pace che ha sganciato più di 26.000 bombe in 7 nazioni. E si fa puzza per Regeni, strano eh?

Chi ha interesse a destabilizzare l’Egitto?
Forse l’opinione pubblica europea potrebbe pensare che quanto avviene in paesi al sisi russiacome l’Egitto non ci riguardi, che sia un paese lontano e molto distante dall’ambiente e dalle questioni dell’Europa. In realtà l’Egitto, il più popoloso paese arabo, si trova nel Mediterraneo proprio di fronte alle coste del sud Europa ed in circa 3 ore di aereo è facilmente raggiungibile da qualsiasi capitale europea.
Risulta che l’attuale presidente egiziano, Abdel Fatah al Sisi, proprio oggi ha denunciato i piani contro il suo paese orditi e finanziati da certi paesi e dai loro servizi di intelligence, quelli che il mandatario egiziano ha chiamato come “discepoli del male”.
In dichiarazioni rilasciate alla BBC, Al Sisi ha detto che l’Egitto si trova in guerra contro il terrorismo e che questo viene finanziato con immenso denaro da alcuni paesi.
Il presidente non ha fatto nomi in concreto ma, secondo alcuni esperti, le sue dichiarazioni fanno riferimento agli stessi stati che hanno finanziato il terrorismo in Siria, in Iraq ed in altri paesi. Uno di questi, secondo i media egiziani è il Qatar.
L’Egitto ed il Qatar mantengono relazioni molto tese per causa dell’ampio appoggio fornito da Doha ai F.lli Mussulmani e per la partecipazione di questi ultimi agli attacchi terroristici contro la sicurezza che hanno afflitto l’Egitto dopo l’arrivo al potere dell’ex generale Al Sisi nel 2013.
Molti di questi attacchi contro la polizia e le forze di sicurezza, così come per quelli avvenuti contro i luoghi di culto cristiani in Egitto (dei cristiani copti) vengono attribuiti dal governo alla setta dei F.lli Mussulmani, dei quali alcuni rami si sono fortemente radicalizzati ed hanno promesso lealtà al Daesh (ISIS) ed a altri gruppi estremisti.
Da rilevare che tutti questi attentati si sono intensificati da quando il Cairo è entrato in guerra contro il terrorismo islamista ed ha partecipato, inviando un suo contingente, al conflitto in Siria sostenendo il Governo di Damasco assieme all’Iran ed alla Russia. Da quel momento si sono deteriorate le relazioni dell’Egitto con l’Arabia Saudita e con il Qatar, guarda caso i paesi, alleati dell’Occidente, che sono considerati patrocinatori ed ispiratori del terrorismo di marca salafita.
Al Sisi, in una recente intervista televisiva, si è riferito alla feroce lotta che i soldati egiziani sostengono nel Sinai contro i terroristi ed ha segnalato che i militari egiziani hanno ritrovato negli ultimi tre mesi una tonnellata di esplosivi e milioni di lire egiziane e dollari nordamericani in nascondigli che appartenevano ai terroristi, i quali, con tutta evidenza, godono di finanziamenti esterni.
Il governo egiziano di Al Sisi ha mostrato una mano dura nei confronti del movimento dei F.lli Mussulmani, in particolare con la repressione e la condanna a morte, fatto senza precedenti, di oltre 500 membri dei fratelli musulmani, in Egitto, per il loro ruolo avuto nell’attacco, tortura e omicidio di un poliziotto egiziano, e questo era avvenuto al culmine di un’illuminante e onnicomprensivo giro di vite della sicurezza nella centrale nazione araba del Nord Africa. Questa mossa ha creato un effetto raggelante che ha ammutolito le masse altrimenti violente dei fratelli musulmani e portato a mettere ordine nelle strade, con il prevenire sommosse e disordini promossi da questa setta.
La mossa dei giudici egiziani aveva attirato la condanna prevedibile del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, oltre all’ostilità manifesta di tutti i principali media occidentali che rimproverano ad Al Sisi il suo pugno di ferro contro l’opposizione radicale islamista nel paese.
Gli ambienti della sinistra europea accusano Al Sisi di violare i diritti umani e reprimere l’opposizione ma si tratta degli stessi ambienti e degli stessi media che non levano una parola nei confronti dei Governi di Arabia Saudita, Qatar e delle altre Monarchie petrolifere che reprimono ferocemente il dissenso ed applicano le pene capitali (con taglio della testa) contro i dissidenti e le persone accusate di reati quali l’apostasia e “crimini” di natura sessuale. Un evidente doppio standard quando si tratta di regimi favorevoli agli interessi occidentali.
Gli Stati Uniti appoggiavano in Egitto il precedente Governo di Mohamed Morsi , ispirato dai F.lli Mussulmani e risulta che il Dipartimento di Stato ha finanziato per anni la setta dei F.lli Mussulmani nell’evidente tentativo di spaccare il mondo islamico esacerbando la rivalità tra le masse sunnite in funzione anti iraniana e favorendo l’influenza dei loro stretti alleati, Arabia Saudita e Qatar, che cercano di prendere la guida dei paesi sunniti contrastando la crescente influenza iraniana e sciita nella regione. Vedi: Egypt, the Muslim Brotherhood and America’s War on Syria
Questo spiega il perchè gli Stati Uniti, attraverso le varie ONG, avevano finanziato le “primavere arabe” che si volevano far passare per un processo spontaneo, quando in realtà erano sobillate da agitatori esterni, dietro il pretesto dei “diritti umani ” e della “democrazia”, in funzione di un cambio di regime che gli USA hanno mirato a realizzare sia in Egitto che in Libia, in Siria ed altrove.
In Libia questo cambio di regime si è verificato grazie all’intervento della NATO, in Siria il cambio di regime, che ha dato luogo ad un sanguinoso conflitto, è fallito grazie alla resistenza di Bashar al-Assad, del popolo e dell’Esercito siriano (con l’aiuto dei russi), in Egitto il tentativo è fallito grazie al colpo di Stato militare del generale Al Sisi.
 
Questo spiega tutta la velenosa propaganda mediatica occidentale scatenatasi contro Assad, accusato di essere un “tiranno sanguinario”, per aver osato opporsi all’imperialismo anglo-USA-saudita.
 
Attualmente gli Stati Uniti continuano a fingere di sostenere il governo del Cairo, ma sono in realtà completamente dalla parte del regime della fratellanza musulmana, che era guidata di Muhammad Morsi, delle sue folle in piazza e delle numerose reti di ONG in Egitto che ne sostengono e difendono le loro attività.
L’ultima di tali ONG ad apparire era stata l’Iniziativa egiziana per i diritti personali (EIPR) che veniva citata anche dal del New York Times. L’EIPR è finanziata , tra gli altri, dall’ambasciata d’Australia a Cairo, e svolge lo stesso noto ruolo che altre ONG finanziate dagli occidentali hanno avuto durante la “primavera araba” del 2011, coprendo violenze e atrocità dell’opposizione e usando i “diritti umani” per condannare le repressioni della sicurezza effettuati in risposta dallo Stato.
Tanto più è divenuto pressante, per il Dipartimento di Stato USA, l’obiettivo di un “regime change” al Cairo, da quando l’Egitto si è riavvicinato alla Russia di Putin ed ha sottoscritto con questa importanti contratti di cooperazione nel campo civile e militare.
Non si può escludere che le centrali di potere di Washington mirino a destabilizzare l’Egitto, ripetendo lo stesso tentativo fallito in Siria, mediante l’appoggio alle sette più estremiste e la sobillazione di gruppi terroristi come il Daesh che, guarda caso, hanno iniziato ad attivarsi nel paese (in particolrae nel Sinai) da quando il Governo del Cairo ha cambiato la sua politica e la sua rete di alleanze, voltando le spalle all’Arabia Saudita ed al Qatar ed riavvicinandosi alla Siria ed alla Russia.
Le conseguenze di una eventuale destabilizzazione dell’Egitto sarebbero nefaste per tutta le regione ed in particolare per l’Europa che si troverebbe alle prese con un’altra situazione, tipo Libia, moltiplicata X 10, visto che si tratterebbe del più grande paese arabo con 82 milioni di abitanti. Le trame dei circoli di potere di Washington non si fermano davanti a nulla e contano, come sempre, sulla passiva e suicida collaborazione dei governi europei. di Luciano Lago
Gen 12, 2017  Fonti: Al Mayadeen

UE PROMETTE SOLDI AD ASSAD – PURCHE’ LASCI UN PO’ DI SIRIA AI RIBELLI

vuoi che non fosse l’italiana a tentare la corruzione?

UE PROMETTE SOLDI AD ASSAD – PURCHE’ LASCI UN PO’ DI SIRIA AI RIBELLI

Mentre Aleppo viene liberata e ripulita dai terroristi preferiti dall’Occidente, l’Unione Europea – secondo il britannico Times –   sta per avanzare una proposta al presidente Assad: aiuti  finanziari “considerevoli”  per la ricostruzione,  in cambio di una “autonomia” locale  concessa alla “opposizione” armata  in certe provincie. Secondo il Times l’idea sarebbe stata  ventilata  dalla ‘capo della  diplomazia europea” Federica Mogherini durante  la sua riunione  con la “opposizione siriana” due settimane fa.  Una fonte della  suddetta ‘opposizione’ ha detto al Times: “Ciò che cerca la Mogherini è  far progredire il piano di soluzione degli scontri in Siria. Il piano comprende la transizione, i cui particolari restano vaghi. Ma se  tutte le parti giungono ad intendersi bene e rispettano il piano UE,  è pronta una grande somma di denaro”.  Ormai gli oligarchi europei hanno cessato di ripetere il mantra dettato da Obama – Assad must go, ma contano di consentire la sopravvivenza dei “ribelli”, ossia della guerra civile, pagando. La  motivazione o parte della  scusa, è che la UE preferisce sborsare per non far fronte alle  ondate di fuggitivi dalla Siria.  Sia che credendo alla propria propaganda non abbiano visto che la gran parte della popolazione di Aleppo accoglie l’armata siriana come liberatori, sia che temano non i profughi,  ma   il ritorno degli “oppositori” che hanno armato ed addestrato, e che non sono cittadini siriani assetati di  libertà e pluralismo, ma  spesso europei arruolati dai servizi belgi e francesi.  Ora, secondo un rapporto UE, oltre 1700 di questi  jihadisti sperimentati in guerra sarebbero tornati in Europa.

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La proposta di rimediare coi  soldi al fallimento della politica di Obama-Hollande-Saud,   che ha devastato la Siria  per cinque anni,  ricalca in grande quella avanzata pochi giorni prima dall’inviato Onu De Mistura, che ha  pregato Damasco di lasciare Aleppo Est sotto l’amministrazione della ‘opposizione’  takfira, ma ha un lato specificamente euro-idiota. Certo il governo Assad  avrà bisogno di miliardi per la ricostruzione delle devastazioni;  ma  nella Shanghai Cooperation Organization c’è un paese chiamato Cina, che ha tutti i miliardi  che servono, la voglia di investirli,  e (come in Africa) senza subordinare il finanziamento  a  condizioni moralistiche, rispetto dei “diritti umani” o “democrazia”.   L’effetto sarà di  mandare ancor più saldamente Damasco  al blocco ‘russo-asiatico’.

Egitto collabora con Damasco

Dove  sta convergendo sempre più chiaramente anche il Cairo.  Un reparto di genieri egiziani è sbarcato a Tartous e sarà evidentemente impiegato nello sminamento e nella  bonifica di Aleppo Est liberata, e ovviamente cosparsa di trappole letali dai tagliagole.  Secondo il libanese Al-Akhbar, specialisti militari e di polizia del Cairo sono presenti in diverse basi,  dalla centrale dello stato maggiore siriano di Damasco,  alle basi aeree di Hama ed Hmeimim fino all’aeroporto T-4 allestito ad Est di Homs,  anche per approfittare dell’esperienza maturata dall’armata siriana nella lotta al terrorismo,  visto l’infiltrazione dei takfiri in Sinai:  il gruppo  Ansar Beit-ol-Moqadas »   che compie sanguinosi attentati contro l’esercito egiziano e la popolazione,  rivendica di essere parte di Daesh.   Ha scritto Pars Today: “Attraverso la Siria, Al Sissi vede in qualche modo il proprio possibile futuro, se continua a fidarsi dell’Arabia Saudita” (da cui il Cairo dipende per gli aiuti finanziari).  “Il ministro degli esteri Sameh Choukri, in un discorso all’ONU, ha detto chiaramente che la politica del Cairo è di allontanarsi da Ryad.  Al Sissi non vuol un bagno di sangue alla siriana in casa…in cambio di un  pugno di petrodollari e di promesse vuote”.   Ha appena firmato con Mosca   per la costruzione della prima centrale nucleare in Egitto.

Un altro successo della politica “Assad must go”.

Di fronte a  quella che si profila come la vittoria  strategica e politica di Mosca, Teheran, Hezbollah e Damasco, cosa fanno gli Usa? Approfittano dei due mesi in cui Trump non è ancora insediato per assestare attentati e pugnalate alla schiena, il cui solo scopo  è di “far pagare un prezzo” di sangue  alla Russia, come aveva   annunciato l’ex direttore CIA Michael Morell ad agosto in  tv,  e far sì che  arrivino a  Mosca  “un po’ di sacchi mortuari”, come aveva promesso a settembre John Kirby, il portavoce del Dipartimento di Stato.

Il 5 dicembre, un ospedale mobile che i russi avevano appena finito di allestire per assistere i civili di Aleppo, è  stato bombardato da artiglieria ribelle: due infermiere sono morte, un pediatra ferito ( un colonnello  dei  corpi speciali è stato colpito a morte  in altra circostanza)  numerosi civili in cura.  Il ministro della Difesa di Mosca ha accusato esplicitamente e con rabbia  gli occidentali di aver fornito ai takfiri le coordinate per l’attacco: “il sangue dei nostri soldati è sulle mani di chi ha commissionato l’assassinio. Sì, il sangue dei nostri soldati è sulle vostre mani, signori e signore, patroni di terroristi degli Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia ed altri paesi e simpatizzanti”.  –Il risultato non pare quello a cui miravano i mandanti degli assassini; secondo i sondaggi, l’opinione pubblica russa s’è indurita ed è disposta ad accettare perdite umane per farla finita in Siria .

assad-festeggiato

Due giorni dopo, mercoledì  7 dicembre,  caccia israeliani hanno attaccato alle 3:30  l’aeroporto militare siriano di Mezzeh, a sud di Damasco, a poca distanza dal palazzo presidenziale di Assad. Secondo il governo siriano, che ha confermato l’attacco, non ci sono state vittime. E’ la seconda pugnalata sionista in dieci giorni: il 30  novembre i caccia di Tsahal  hanno sparato razzi su installazioni militari ad Ovest di Damasco.

Bassezza di Obama

L’8 dicembre, Obama ha levato le restrizioni prima vigenti sulla fornitura di armi ai ‘ribelli’: fra poco gli ultimi  jihadisti rimasti riceveranno i missili a spalla anti-aerei e i razzi anticarro necessari a nient’altro che   a “far pagare un prezzo” di sangue a Mosca.  Poche ore prima, tramite  Kerry e con l’appoggio dell’ONU,  Obama aveva chiesto una tregua ad Aleppo, allo scopo di far esfiltrare  dalla sacca  i suoi jihadisti e (ritengono i servizi siriani)  gli ufficiali americani (inglesi? Israeliani?)  che li hanno comandati fino all’ultimo. Richiesta respinta da Mosca e Pechino  al consiglio di sicurezza, dopo il bombardamento dell’ospedale da campo russo per i civili,  che la “comunità internazionale” non ha condannato (comportamento “inaccettabile”, ha detto  Putin). Mosca e Damasco hanno acconsentito  alla resa di circa 3 mila terroristi in Aleppo Est, consentendo loro di  uscirne con le famiglie; per  quelli che han voluto restare con le armi in pugno,  parlato di sterminio ( il modus operandi di Putin contro il terrorismo in Cecenia).

Contrariamente a quel che hanno raccontato per anni i governi e i media,  quando l’armata siriana  libera i quartieri di Aleppo, la popolazione li saluta e  festeggia con gioia: gli oppressori  dunque non sono  i lealisti di Assad, ma i tagliagole di Daesh, Al Nusra o come  si chiamano i wahabiti al captagon.  Al punto che Assad ha  ventilato di voler andare in visita alla città liberata; gli occidentali temono che la visita si trasformi di una manifestazione-monstre a favore del regime, smentendo la narrativa della supposta “opposizione democratica”  che d Aleppo combatte per la propria libertà.

 

Così la popolazione di Aleppo Est accoglie le truppe siriane
Così la popolazione di Aleppo Est accoglie le truppe siriane

Staffan De Mistura ha dichiarato giorni fa a Roma che “Aleppo Est può cadere in mano al governo da qui alla fine anno”:  ha usato la parola “cadere in mano”, non “essere liberata”. La Mogherini  ha adottato  all’incirca   lo stesso linguaggio: “Non possiamo far passare il messaggio  che Aleppo è perduta, che noi giriamo la pagina. No, dobbiamo ancora salvare  la popolazione di Aleppo,  proteggere i civili …”.

http://enpi-info.eu/mainmed.php?id=47463&id_type=1&lang_id=469

Aleppo non è “perduta” , ma recuperata – se non si è complici degli islamisti wahabiti. Ma la Mogherini ha un suo modo di raccontare le cose:  “Noi siamo i soli, non uno fra gli altri, bensì i soli che hanno fornito  aiuto umanitario in Siria”, ha detto parlando a nome della UE.

http://syria.mil.ru/fr/index/syria/reconciliation_bulletin.htm

Piccola correzione: la Russia ha inoltrato e  inoltra in Siria tonnellate di aiuti alimentari, carichi di cereali, medicinali anche per ponte aereo.

http://syria.mil.ru/fr/index/syria/reconciliation_bulletin.htm

Piccolo dettaglio: gli aiuti alimentari inviati della UE sono stati esclusivamente diretti ad Aleppo Est, ossia ai terroristi. Di Aleppo Ovest, la UE si è occupata in un solo modo: esigendo magazzini dove ammassare  gli aiuti   da consegnare  ai takfiri ad Est; nemmeno un cioccolatino ad Aleppo Ovest, contro cui la UE applica (come a tutta la Siria sotto il governo Assad)  le più dure sanzioni.  Adesso, via via che si liberano i quartieri di Aleppo Est, si è scoperto che i  takfiri non distribuivano affatto gli aiuti alimentari alla popolazione; se li tenevano o vendevano a caro prezzo; hanno usato i sacchi di cibo targati ONU o Croce Rossa p er rafforzare le protezioni delle loro postazioni, come fossero sacchetti di sabbia. (qui la foto):

 

 

aleppo-sacchetti
Takfiri usavano sacchi di aiuti come sacchi di sabbia

 

 

 

 

 

aleppo-sacchetti-2

  9 dicembre 2016

https://fr.sputniknews.com/presse/201612021028984785-rebelles-alep-aide-humanitaire-onu-proteger/

 

 

Siria: L’Egitto si inserisce nel conflitto a sostegno della coalizione Russia-Siria-Iran

che Al Sisi non fosse gradito all’elite bancaria al potere in Occidente era chiaro da tempo, ora ne ha fatta un’altra per “indispettire” l’intellighenzia al caviale

Presidente egiziano con Putin

Presidente egiziano con Putin
 di  Alex Gorka

Alla fine anche l’Egitto ha preso una posizione chiara sulla Siria.  Questo è un evento di grande importanza per cambiare drasticamente la situazione. Parlando alla rete TV portoghese RTP il 22 Novembre, il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi ha affermato pubblicamente il suo sostegno per le forze del presidente siriano Bashar al-Assad.

In risposta alla domanda se l’Egitto invierà truppe in Siria o meno dichiarato : «La nostra priorità è quella di sostenere il nostro esercito nelle questioni come il controllo delle parti della Libia e fare fronte  alle forze estremiste per stabilire la pace, anche in Siria e Iraq» .

Il presidente al-Sisi ha ripristinato le relazioni diplomatiche con la Siria dopo il suo arrivo al potere nel 2013. Il mese scorso, l’Egitto sostenuto la posizione russa  che chiede un cessate il fuoco in Siria. L’Egitto aveva  dato il suo supporto per la richiesta russa che l’avrebbe messo in contrasto con l’Occidente e con l’Arabia Saudita. Riyadh ha reagito  sospendendo le forniture  di petrolio per il paese, ma il governo egiziano non ha voluto cedere alla  pressione. Ad ulteriore esempio, l’Egitto ha sfidato gli Stati Uniti e l’Arabia Saudita, rifiutando di essere coinvolto nel conflitto yemenita.

Citando «fonti arabe ben informate», il quotidiano libanese Al-Safir ha riferito che 18 piloti egiziani sono arrivati ad Hamah, una  base aerea militare in Siria, il 12 novembre.  I militari fanno parte di una speciale squadrone di elicotteri. Una fonte «vicino alla agenzia Siria file » ha riferito al giornale che un grande dispiegamento di truppe egiziane arriverà in Siria alla fine di gennaio per prendere parte alle operazioni militari che “non sarà limitato a solo supporto aereo nella  base aerea di Hama “.

Il mese scorso, il capo  dei servizi di sicurezza siriani, Ali Mamlouk,   si è incontrato in pubblico con i funzionari per la sicurezza egiziani, nella sua prima visita all’estero  da cinque anni, per discutere con l’Egitto che si è avviato a sostenere pubblicamente il governo siriano.  Secondo “The Middle East Observer”, il primo gruppo dei 4 ufficiali di alto grado egiziani dello staff  dello Stato Maggiore egiziano,  è entrato in Siria un mese fa ed è stato schierato nella base dell’esercito siriano a Damasco. I funzionari militari hanno visitato la divisione corazzata di stanza nei pressi di Daraa e una base aerea nella provincia di Sweida.

Anche il mese scorso, il capo dell’ufficio di sicurezza nazionale siriano,  Ali Mamlouk, ha visitato il Cairo per incontrare Khaled Fawzy, il capo del servizio di intelligence generale dell’Egitto. Le due parti hanno convenuto di coordinare le posizioni politiche e rafforzare la cooperazione nella «lotta al terrorismo» in base a quanto riferito dalla agenzia di stampa della Siria, Sana.

L’aperto sostegno fornito dall’Egitto alla coalizione della Russia in Siria è un cambiamento di  gioco che diventa un evento di fondamentale importanza.

In Occidente, la guerra in Siria è stata ampiamente interpretata come  un conflitto tra forze sunnite e sciite  – sulla base del vecchio scisma dell’Islam del 1400.  Adesso accade che il più grande stato arabo sunnita ha preso le parti  del governo della Siria per diventare un alleato della  coalizione con la Russia e con l’Iran. L’interpretazione settaria del conflitto non è quindi più valida.

L’essenza del  conflitto è quella  di  combattere i terroristi radicali islamici (sostenuti da USA ed Arabia Saudita). Come ha fatto notare il presidente egiziano, lui stesso ritiene  che l’esercito nazionale   e le forze governative siriane sono le meglio posizionate  per combattere gli estremisti e ripristinare la stabilità nella nazione dilaniata dalla guerra.

Recentemente, la Russia e l’Egitto hanno intensificato i loro legami bilaterali in molti settori, tra cui la cooperazione di difesa . Esercitazioni militari congiunte si sono svolte in Egitto nel mese di ottobre. Entrambi i paesi si vedono faccia-faccia sulla Libia e su molte altre questioni.

C’è un altro evento per dimostrare il rafforzamento della coalizione con la Russia supportata  dall’ Egitto. Secondo la iraniana Fars News Agency, il ministro della Difesa iraniano Hossein Dehghan ha dichiarato il 26 novembre che Teheran potrebbe consentire alla Russia di utilizzare la base aerea di  Nojeh, nei pressi di Hamadan, per il funzionamento delle operazioni aeree di Mosca contro i terroristi in Siria. Inoltre, il signor Dehghan ha detto ai giornalisti che è all’ordine del giorno    l’acquisto di 30 Sukhoi Su-30 jet da combattimento di fabbricazione russa.

Lo stesso giorno, Victor Ozerov, presidente della commissione difesa del parlamento, alla camera alta russa  ha dichiarato che la Russia potrebbe usare la base aerea di Hamadan  dell’Iran, nel caso in cui la portaerei Admiral Kuznetsov si debba allontanare dalla Siria. Il 16 agosto, i bombardieri russi avevano utilizzato  la base di Nojeh nell’Iran per lanciare attacchi contro le posizioni dei terroristi in Siria.

Il 26 novembre, le forze armate siriane e gli alleati sono riusciti a prendere il controllo di Hanano, quartiere chiave nella città nord-occidentale di Aleppo, che è stato un punto di  scontri a fuoco nel corso degli ultimi mesi. Dopo di Aleppo si è ripetuto  che la coalizione della Russia, a supporto della  Siria, controllerà vaste aree di territorio nel paese. Con il governo di Bashar Assad saldamente al potere, l’insediamento nel dopoguerra non sembra essere una chimera e la coalizione guidata dagli Stati Uniti difficilmente potrà essere quella  che possa dare l’ultima parola.

Lo sforzo militare della Russia in Siria si è trasformato in un’operazione di una portata molto più ampia rispetto a quanto non fosse nel settembre 2015, quando il primo aereo russo ha volato  per la sua prima sortita. L’operazione ha segnato il ritorno spettacolare della Russia nel Medio Oriente come un importante protagonista. Nuovi attori, come la Cina , l’Egitto e altri, sono stati coinvolti. L’interazione tra i membri della coalizione diventa sempre più stretta, come dimostrato dalla  Russia e Iran.

La decisione dell’Egitto di sostenere il governo della Siria fornisce una buona opportunità di influenzare gli eventi in modo positivo nella strategica regione del Medio Oriente.

In termini generali, la collaborazione di grandi paesi indica che un ente regionale  anti-terrorismo  o addirittura un blocco militare indipendente dagli Stati Uniti, potrebbero emergere in un determinato momento nel prossimo futuro.

Fonte: Strategic Culture – Traduzione: Luciano Lago

Da  Dic 02, 2016

http://www.controinformazione.info/siria-legitto-si-inserisce-nel-conflitto-a-sostegno-della-coalizione-russia-siria-iran/