Nicoletta Dosio andrà in carcere, a testa alta

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Nicoletta Dosio fa parte da sempre del movimento #notav. Non si è mai risparmiata, insieme alla gente della Valsusa e non solo, quando c’era da mobilitarsi per l’ambiente, la democrazia, il diritto di non vedere il proprio territorio, le montagne, la bellezza, scippata da mostruosità inutili, buone solo a far mangiare i grandi appaltatori, l’economia criminale. Nicoletta è una dei coordinatori nazionali di Potere al Popolo.
Per questo lo Stato italiano, in queste settimane, si vendica su Nicoletta e su altri 11 attivisti Notav.

Nicoletta è condannata a un anno di carcere, per aver portato uno striscione durante un blocco stradale nel 2012.

E’ uno Stato che sa rispondere alle domande di giustizia ambientale e sociale della popolazione sbattendo in galera le donne e gli uomini che se ne fanno portatori.

Noi non ci stiamo. Ovunque possibile ci mobiliteremo contro questo schifo, a cominciare dalla manifestazione nazionale di sabato 9 novembre a Roma per l’abrogazione dei Decreti Sicurezza. Giovedi sera a Torino si è svolta una assemblea di solidarietà con Nicoletta e le attiviste/i No Tav condannati. Libertà per Nicoletta, Dana, Francesca, Stella, Mattia, Maurizio, Aurelio, Fabiola, Michele, Mattia, Paolo, Massimo!

Libertà per la Val di Susa!

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Qui di seguito una intervista a Nicoletta Dosio pubblicata su Il manifesto

Dodici condanne per interruzione di pubblico servizio e violenza privata. Questa la sentenza emessa dal Tribunale di Torino poche settimane fa, inerenti uno dei molti conflitti che hanno visto protagonista il movimento No Tav.  Condanne senza condizionale per sei persone, un aggravamento insolito per un reato di lieve entità.

Nella primavera del 2012, un’operazione di polizia portò allo sgombero della baita adiacente al cantiere della val Clarea: vi fu il ferimento grave dell’attivista NoTav Luca Abbà, rimasto folgorato su un traliccio dell’alta tensione. Mentre Abbà lottava tra la vita e la morte il movimento No Tav si riversava per due giorni lungo l’autostrada della val Susa; dapprima a Chianocco presso un svincolo strategico – da cui furono sgomberati con una violenta operazione notturna – e dopo presso il casello di Avigliana. Quaranta minuti in autostrada sotto l’occhio dei poliziotti che controllavano da vicino la manifestazione che ebbe anche un volantinaggio. I manifestanti alzarono la sbarra del casello per diversi minuti.

Tra i condannati per quell’episodio c’è Nicoletta Dosio, settant’anni passati, già docente di greco e latino presso il liceo Norberto Rosa di Susa, tra le fondatrici del movimento No Tav.

Nicoletta, lei andrà in carcere. È intimorita da questa prospettiva?

No, non lo sono. Ci sono dei passaggi che devono essere affrontati quando si porta avanti con coerenza una lotta come quella contro il Tav. Una lotta in cui noi abbiamo ragione, come per altro messo nero su bianco, numeri alla mano, perfino dallo stesso Stato solo pochi mesi fa. Il nodo morale delle minoranze che hanno ragione ma a cui viene imposta una realtà assurda rimane, intatto.

Ha la possibilità di chiedere pene alternative: lo farà?

Non lo farò e qualcuno, un giorno, verrà a prendermi per portarmi in carcere. Sono pronta, ci penso da molto tempo, è un prospettiva che nel tempo è entrata a far parte della mia vita.

Perché fa questo? Lei ha settantatré anni.

Voglio cercare di mettere il dito nella piaga, e ancora una volta dare visibilità a questa ingiustizia che perseguita chi lotta per il diritto di tutti. Inutile fare i neo ambientalisti che accolgono le richieste dei giovani quando si devono recuperare voti e poi, nella realtà, giustificare e avallare una devastazione perfino priva di senso economico. Questo mio gesto è contro i sepolcri imbiancati: per mettere in luce questo e riportare l’attenzione pubblica, che mi pare si stia adattando, agli orrori nei confronti di chi lotta, io andrò in carcere. Il dovere che io sento è di non genuflettermi: di non chiedere sconti o scuse. Per dignità e libertà. Sono convinta che quel mondo buono che ancora esiste intorno a me lo troverò anche in carcere, dove incontrerò gli ultimi degli ultimi. Farò esperienze che mi serviranno, sebbene io sia una donna anziana.

Chi la sostiene in questo momento?

Percepisco sulla mia pelle un grande calore e una grande vicinanza. Che poi è la stessa che provano i numerosi condannati di questa triste storia. Grande solidarietà e partecipazione di chi lotta da trenta anni e non si arrende. Uguaglianza, libertà, solidarietà. Il movimento No Tav non solo non è morto ma reagisce a una serie di provvedimenti restrittivi che stanno arrivando a diluvio sulla valle di Susa, soprattutto verso la parte attiva. Segno che si va verso un veloce allargamento dei cantieri. Solo ieri, altre due condanne. So di avere con me il sostegno delle mie sorelle e dei miei fratelli di una lotta bella e irriducibile, perché porta nelle sue mani la memoria del passato, l’indignazione per la precarietà presente, la necessità di un futuro più giusto e vivibile per tutti.
Se andrò in carcere, non me ne pentirò, perché, come scrisse Rosa Luxemburg, dalla cella dove scontava la sua ferma opposizione alla guerra, « mi sento a casa mia in tutto il mondo, ovunque ci siano nubi, e uccelli, e lacrime umane».

8 Novembre 2019 – 

TAV: GROSSO GUAIO A SALBERTRAND

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notav.info

post — 8 Novembre 2019 at 10:46


La sgangherata macchina della Torino Lione è già impantanata prima ancora di partire. Tutto bloccato a Salbertrand, fulcro del progetto. Succede così. Politica e media passano l’estate a cantare in coro che “ormai il TAV si fa…”. Poi, tutto di un tratto, i cartoni della scenografia crollano e dietro si scopre solo una montagna di chiacchiere.

Questa mattina nientepopodimeno che una Top News su La Stampa: articolo e video con dovizia di particolari. L’area dove dovrebbe sorgere la fabbrica dei conci per il tunnel di base è stata sequestrata dalla Guardia di finanza. Ma questa è una storia lunga che noi conosciamo molto bene. Ecco come stanno le cose.

Salbertrand sarebbe il sito scelto dal progetto TAV per la lavorazione del materiale di scavo del Tunnel di Base in Italia. Un’immensa area di oltre 120.000 metri quadrati, con un fronte continuo di capannoni lungo 1 km e alti 25-28 metri, dove arriveranno centinaia di migliaia di camion colmi di detriti da frantumare in nuvole di polvere. Un inferno dantesco che vorrebbero imporre nel bel mezzo della candida Alta Valle dello Sci Olimpico, con tutte le sue nefaste conseguenze sull’economia turistica, oltre che sulla salute, l’ambiente, la qualità della vita e le casse dello Stato.

Peccato che l’area non sia libera. 200.000 metri cubi di “materiali” (non meglio precisati…) occupano l’area. Tra questi una parte contaminata da amianto. Una grana colossale rimasta irrisolta da oltre dieci anni. E che al momento non ha alcuna ipotesi di soluzione. Uno stallo perfetto che rischia di bloccare sine die l’arrivo del cantiere industriale. Quindi potremmo dire no Salbertrand, no party. O meglio no TAV. Addio cronoprogramma della Torino Lione, sul quale il ritardo accumulato è già imbarazzante (basti pensare che i lavori avrebbero dovuto partire 2 anni fa…).

Per non parlare del rischio di esondazione: tutto il cantiere è in zona esondabile (la Dora la invase nel 1957). Infatti, nel progetto, i fabbricati non possono essere completamente chiusi per consentire il transito delle acque… e della polvere!

E inoltre che dire dei soggetti in qualche maniera coinvolti (anche se non indagati) nell’ultimo scandalo? La parte dei terreni appena sequestrata dalla GDF appartiene a Itinera spa (Gruppo Gavio), che ce l’ha in concessione fino al 2024 ed è accusata dai finanzieri di non aver svolto le bonifiche sui materiali pericolosi che dovevano essere terminate anni fa.  Questo campione di ambientalismo, cosi scrupoloso nel rispetto delle leggi di salvaguardia del paesaggio, è una delle imprese a cui è già stata affidata… parte del progetto tav, ovvero lo svincolo autostradale di Chiomonte.

Insomma, mentre TELT dice ai valsusini “circolate qui non c’è nulla da vedere”  mette la valle nelle mani di costruttori già coinvolti in scandali ambientali.

Al di là di una sfacciataggine che non smette mai di stupirci, questa volta i Signori del TAV si sono fregati da soli. Salbertrand era la migliore delle scelte per inchiodare la Torino Lione e ora rischia di tramutarsi nel peggiore dei loro incubi. Infatti pare che, da alcune settimane, i funzionari di Telt siano molto molto nervosi…

L’imbroglio del TAV continua a perdere pezzi ma purtroppo impegna ancora miliardi di euro. Risorse che oggi sarebbero utili per bonificare e riconvertire siti inquinati, come l’ILVA di Taranto. Il Movimento NO TAV lo dice da sempre.

La denuncia del M5s: “Un’impresa legata alla ‘ndrangheta nel cantiere della Tav”

https://torino.repubblica.it/cronaca/2019/10/03/news/la_denuncia_del_m5s_un_impresa_legata_alla_ndrangheta_nel_cantiere_della_tav_-237593442/?fbclid=IwAR0fmAxxXCBMn5FvQ9rV0-0iAc-SQW0LdS0n2Ssk_FEPGHpUdc9ELEI9Hnc&refresh_ce

L’accusa della deputata Jessica Costanzo: “La corte europea conferma che l’Italia non fa controlli antimafia”

di JACOPO RICCA

 

03 ottobre 2019 

“Un’impresa legata alla ‘ndrangheta è riuscita a infiltrarsi nei lavori per la Tav Torino-Lione”. E’ la pesantissima accusa che arriva dalla deputata del Movimento 5stelle, Jessica Costanzo, che avrebbe accertato come una delle aziende impiegate nel cantiere dell’alta velocità di Chiomonte abbia avuto problemi di mafia: “Il particolare a dir poco raccapricciante è che è stata addirittura impiegata nell’ambito della costruzione del tunnel geognostico della Maddalena il cui appalto è stato concesso senza l’esperimento di alcuna gara di appalto come, invece, previsto dalla normativa comunitaria e dallo stesso Cipe – denuncia la parlamentare piemontese – L’obbligatorietà della gara di appalto era proprio contenuta nella previsione dei controlli antimafia della medesima delibera del Cipe, previsione totalmente disattesa”.

La vicenda è tornata a galla in occasione della sentenza della Corte di giustizia europea del 26 settembre: “Ancora una volta viene accertata l’inefficienza dello Stato italiano per quel che riguarda i controlli contro le organizzazioni criminali, dalla mafia alla ‘ndrangheta, ai cartelli di potere – racconta Costanzo – Ed è lo Stato medesimo che, in un recente procedimento in via pregiudiziale avanti la Corte di Giustizia europea, ammette la propria inefficienza nella lotta contro le organizzazione criminali che penetrano negli appalti pubblici, come avvenuto più volte nei cantieri anche della Tav, Chiomonte compresa”. La parlamentare ha portato ad esempio la vicenda dell’azienda che aveva lavorato a Chiomonte con un subappalto e, secondo quanto accertato dal processo San Michele con la sentenza di primo grado, era legata alla ‘ndrangheta.

Mentre nel caso del pronunciamento dei giudici europei si parla di una controversia dove è parte Autostrade d’Italia spa che aveva bloccato una gara d’appalto adeguandosi alla legge italiana: “La corte ha dichiarato incompatibile la normativa italiana limita i sub appalti nella misura eccedente il 30 per cento (ora 40 per cento) con il diritto Comunitario – aggiunge la deputata – La Corte ha altresì ritenuto inconsistente l’argomento dedotto dal governo italiano, secondo cui i controlli di verifica che l’amministrazione aggiudicatrice deve effettuare in forza del diritto nazionale sarebbero inefficaci. Alla luce di quanto detto risulta pacifica ed ammessa dallo Stato italiano l’inefficienza della propria amministrazione nei controlli avverso le infiltrazioni criminose negli appalti pubblici. Denuncio tale circostanza anche per rendere evidente che, nel cantiere più controllato d’Italia, quello del Tav Torino Lione a Chiomonte, alla presenza di Prefettura e forze dell’ordine, i controlli sono ritenuti inesistenti”.

Il deposito di rifiuti d’amianto che blocca l’apertura del cantiere Tav Torino-Lione

https://video.lastampa.it/torino/il-deposito-di-rifiuti-d-amianto-che-blocca-l-apertura-del-cantiere-tav-torino-lione/105606/105620?fbclid=IwAR2wDJdLzVZnhpDM8OZQRy2kqXQD9PnWUMPO5wJb_j4f-iIZoFcrY2J5nRo
Salbertrand

A Salbertrand, piccolo centro della Val di Susa, in provincia di Torino, la società italofrancese Tunnel Euralpin Lyon Turin, incaricata di realizzare la linea ad Alta Velocità, dovrà costruire su un’area di oltre 12 ettari di proprietà comunale un “impianto funzionale” per assemblare gli “spicchi” di cemento che serviranno a foderare il tunnel ferroviario che collegherà l’Italia alla Francia. Quasi un terzo di quella superficie è occupata da due aree adibite a deposito: una di 16mila metri quadrati, affittata dalla società Itinera Spa, contenente terre di scavo contaminate da amianto, e l’altra di 22.444 metri quadrati, affittata da una piccola società edile non più attiva, occupata da rifiuti di cantiere e vecchie traversine ferroviarie. Per essere utilizzate le due aree vanno prima bonificate. Quella contenente amianto è stata posta sotto sequestro dalla Guardia Finanza a settembre 2019 a seguito di un esposto. Il destino dell’Alta Velocità e le tempistiche per la realizzazione del tunnel dipendono dalla soluzione dei problemi ambientali di quelle due aree. Stando ai piani internazionali del Tav, non esistono localizzazioni alternative per insediare “l’impianto funzionale”.

Video di Massimiliano Peggio