Stop al consumo di suolo: le case ci sono, non ne servono altre

https://valori.it/stop-consumo-suolo-case-ci-sono/?fbclid=IwAR2XNPttYOWmS-pxTKJ9g2elKRL6z_5BSSa_Ei0p2zOjgLRggflfkKhYbXg

 

In Italia ci sono 7 milioni di case vuote. Invece si continua a costruire: due metri quadrati al secondo. Soprattutto nelle grandi città

20.01.2020

In Italia ci sono oltre 31 milioni di abitazioni e un quinto di esse,  circa 7 milioni, sono vuote o abbandonate. Questa la fotografia scattata dall’ultimo censimento Istat. Il tutto mentre si continua a costruire a ritmi vertiginosi.

La cementificazione in Italia avanza senza sosta, al ritmo di due metri quadrati al secondo, 14 ettari al giorno nel 2018, soprattutto nelle aree già molto compromesse, come le grandi città, Roma e Milano in primis, come precisa  il rapporto dell’Istituto Superiore per l’Ambiente sul consumo di suolo. Unica grande città, in controtendenza, Torino. In totale, quasi la metà della perdita di territorio integro nazionale dell’ultimo anno si concentra nelle aree urbane, il 15% in quelle centrali e semicentrali, il 32% nelle fasce periferiche e meno dense.


Fonte: Ispra 2019

La legge contro il consumo di suolo 

«A nostro avviso, il modo migliore per rilanciare il comparto dell’edilizia, quello che in Italia incide maggiormente sul PIL, dovrebbe essere ristrutturare e recuperare gli stabili abbandonati», commenta a Valori Alessandro Mortarino, coordinatore nazionale del Forum Salviamo il Paesaggio, movimento civico indipendente nato nel 2011, proprio per tutelare il territorio naturale italiano, dalla deregulation e dal cemento selvaggio. Forum nazionale che ha anche presentato un proprio disegno di legge, che insieme ad altri 14 testi, giace tra le Commissioni congiunte Agricoltura e Ambiente, al Senato. «Una proposta che non è contro lo sviluppo, ma anzi vuole favorire lavoro sostenibile, per noi e per l’ambiente- sottolinea Mortarino».

SalvaPaesaggioLazio@SIPRomaeLazio
 
 

http://bit.ly/2p3nevA  – L’assemblea 2019 del Forum Salviamo il Paesaggio. Idee ed emozioni in marcia. C’è molto da fare contro il consumo di suolo e per l’ambiente in naturalmente. Il Forum c’è: e voi?

Visualizza l'immagine su Twitter

Il richiamo della Corte dei Conti

A sostenere la bontà dell’iniziativa civica è intervenuta, nel frattempo, persino la Corte dei Conti, che nella sua deliberazione del 31 ottobre 2019 ha ribadito come le risorse per intervenire contro il dissesto idrogeologico giacciano praticamente inutilizzate. Mentre il Paese non si è ancora dotato di uno strumento legislativo come il disegno di legge di iniziativa popolare. Fermo all’esame del Senato, afferma la stessa Corte, dal 3 luglio 2019. «È un lusso che non possiamo permetterci. Dobbiamo essere molto reattivi per sollecitare, con forza, la ripresa del dibattito parlamentare e una rapida approvazione. L’unica proposta di legge che chiede alla politica di arrestare il consumo di suolo e il riuso dei suoli urbanizzati», ribadiscono dal Forum.

L’idea è, ora, quella di passare di sollecitare i parlamentari attraverso i comuni. «Abbiamo preparato una mozione da discutere in tutti i consigli comunali, di sostegno all’approvazione della legge. Chiediamo alle oltre mille organizzazioni e ai cittadini della rete, di inoltrare il testo a tutti i Sindaci e consiglieri comunali con cui sono in contatto. Chiedendo loro di formalizzarne la discussione consiliare e, ci auguriamo, a volerla approvare».

Carlo Gubitosa

 

@carlogubi

 
 

Anche la Corte dei Conti riconosce che il consumo di suolo mette in ginocchio il Paese https://ift.tt/35BkuFo 

Anche la Corte dei Conti riconosce che il consumo di suolo mette in gi

Notizia sensazionale per il suolo. La Corte dei Conti ovvero l’organo dello Stato preposto a controllare la spesa pubblica e il bilancio dello Stato stesso, si è pronunciata sul tema del consumo

unita.news

Visualizza altri Tweet di Carlo Gubitosa
 

Rigenerazione urbana sostenibile

Intanto c’è chi sta lavorando attivamente, anche in sede parlamentare, e lo ha fatto in questa e nella precedente legislatura. È la senatrice Paola Nugnes, ora nel gruppo misto, che ha fatto proprio il testo elaborato dal Forum, nuovamente depositato appena insediato il parlamento. E ne ha elaborato un altro (AS 1398), frutto delle audizioni in commissione congiunta, ripresentato a luglio 2019.  Un disegno legislativo che va dalla definizione di “consumo del suolo”, per poi arrivare a rivedere la materia della rigenerazione urbana. Uno dei passaggi cruciali e più corposi, del disegno Nugnes è il terzo capo incentrato sul «programma di rigenerazione urbana sostenibile».

SNPA@SNPAmbiente
 
 

Il portale del consumo suolo di , realizzato da @ArpaPiemonte in collaborazione con @ISPRA_Press, mette a disposizione dati, cartografie, indicatori a scala nazionale, regionale e per singolo comune riferiti al quinquennio di osservazione 2012-2018. https://tinyurl.com/suolo 

Visualizza l'immagine su Twitter
Visualizza altri Tweet di SNPA
 

Programma che prevede, a livello di pianificazione comunale generale, la strutturazione di due banche dati. La prima  relativa ai suoli e alla loro capacità di fornire servizi ecosistemici. La seconda invece relativa al riuso del patrimonio immobiliare esistente e delle aree dismesse da riutilizzare. L’obiettivo è quello di soddisfare le esigenze insediative, anche relative all’abitare, tramite la ristrutturazione, la sostituzione, il costruire sul costruito, la rigenerazione. Con in più il tentativo, regolamentato per legge, di innalzare la percentuale di rinaturalizzazione dei suoli consumati in modo reversibile, anche attraverso le bonifiche.

Massimo Soldarini@MaxSoldarini
 

Milano, Inizia l’assemblea nazionale del forum @salvapaesaggio la senatrice @paolanugnes aggiorna sullo stato dei lavori in parlamento

Visualizza l'immagine su Twitter
Visualizza altri Tweet di Massimo Soldarini
 

Non consumare più suolo: ce lo chiede l’Europa 

La rinaturalizzazione dei territori è quanto ci chiede l’Europa, con l’obiettivo della Land Degradation Neutrality, prevista dall’agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Come ricorda sempre il rapporto Ispra, infatti,  gli Stati membri devono prevedere sia l’azzeramento della cementificazione, sia l’aumento delle superfici naturali, che vanno sottratte all’urbanizzazione. Obiettivo più che auspicabile in un Paese ad alto rischio di dissesto idrogeologico, come il nostro. Dove, anche a seguito dei cambiamenti climatici, occorre de-impermeabilizzazione la terra. Eliminare le coperture artificiali che impediscono, ad esempio, il fluire delle acque piovane.

«Falsificati i report sui tunnel», nel mirino dieci tecnici di Spea

https://www.ilsecoloxix.it/genova/2020/06/10/news/falsificati-i-report-sui-tunnel-nel-mirino-dieci-tecnici-di-spea-1.38952204?fbclid=IwAR3w_5TqZiQJ8R_zLeEuYG-TCQin5EYuKxEB0ke_auSDEqSfRsyiIjKhI5o

Per la Finanza le ispezioni addomesticate sui viadotti erano diventate la regola: la novità è emersa dal confronto tra le condizioni delle gallerie e i voti assegnati

Genova – Sono stati falsificati, secondo Procura e Guardia di Finanza, anche i rapporti di ispezione all’interno delle gallerie genovesi dove sono stati evidenziati i problemi strutturali dovuti a una presenza di calcestruzzo minima, ridotta del 90 per cento. Per questo una decina tra tecnici e dirigenti di Spea Engineering – la società del gruppo Atlantia incaricate dei controlli delle infrastrutture sulla rete autostradale – sono finiti sotto la lente della magistratura. E nelle prossime ore potrebbero essere iscritti nel registro degli indagati con l’accusa di falso.

La svolta nell’indagine è arrivata nelle ultime ore. Dall’analisi dei rapporti di ispezione che i militari della Finanza hanno acquisito dal Mit (tramite il super ispettore Placido Migliorino) e che sono stati all’origine della chiusura di una ventina di gallerie della tratta genovese. Questi report sono stati confrontati con quelli che negli anni precedenti avevano realizzato i tecnici di Spea. E le ispezioni hanno evidenziato – un po’ come era avvenuto per i viadotti – votazioni alterate per quanto riguarda le volte di calcestruzzo.

TAV IN VALSUSA, AFFIDATI 5 APPALTI DA 40 MILIONI DI EURO

https://www.valsusaoggi.it/tav-in-valsusa-affidati-5-appalti-da-40-milioni-di-euro/?fbclid=IwAR2Bq_Sb9OnQG6agi3cGwbi5EZIDqEVeFGlqH_TTTRFPBCy4HlAnexk20Bg

 

dall’UFFICIO STAMPA DI TELT

TORINO – È di oltre 250 milioni di euro il valore degli appalti assegnati nell’ultimo mese da TELT in Francia e Italia per opere e attività legate alla realizzazione della sezione transfrontaliera della Torino-Lione.

Anche durante la pandemia da Covid-19, il promotore pubblico ha infatti continuato a operare attraverso i supporti informatici anche per quanto riguarda le procedure di gara. Le assegnazioni riguardano oltre ve imprese internazionali di vari settori, dall’ingegneria alle costruzioni, che compongono i raggruppamenti che ora inizieranno le attività.

Sul versante francese il CdA del promotore pubblico ha autorizzato la firma del contratto di oltre 200 milioni di euro per i lavori dei pozzi di ventilazione in Maurienne: quattro tunnel verticali paralleli scavati nell’area del Comune di Avrieux.

Sul versante italiano invece sono stati affidati cinque appalti per operazioni legate alla realizzazione della nuova infrastruttura per un totale di circa 40 milioni di euro: monitoraggi ambientali, sicurezza sul lavoro, gestione dei materiali di scavo e protezione e mantenimento dei cantieri.

Parallelamente proseguono le attività nei sei cantieri dell’opera e sono in corso le gare per i lavori del tunnel di base per circa 3 miliardi di euro. Per i tre lotti francesi relativi alla costruzione di 45 km di tunnel tra Saint-Jean-de-Maurienne e il confine italiano (valore di 2,3 miliardi) le aziende stanno consegnando le offerte. L’assegnazione è prevista per fine anno. Per quanto riguarda il versante italiano, è in corso il bando da un miliardo per lo scavo dei 12,5 km dal confine a Susa la cui attribuzione è prevista nel 2021.

Stanno per partire i lavori per le nicchie di interscambio che consentiranno la trasformazione della galleria di Chiomonte, (valore circa 40 milioni di euro), in via di accesso al tunnel di base. Tra fine anno e inizio 2021 saranno assegnati i lavori, banditi da Sitaf, per lo svincolo autostradale di Chiomonte e il trasferimento dell’autoporto di Susa a San Didero, per un valore totale di circa 100 milioni di euro.

Ad oggi sono già stati spesi e impegnati oltre 2,8 miliardi di euro in appalti e lavori per l’opera.

DETTAGLIO ASSEGNAZIONI

FRANCIA

POZZI DI VENTILAZIONE IN MAURIENNE PER OLTRE 200 MILIONI DI EURO

Autorizzata la firma del contratto per la realizzazione di 4 tunnel verticali paralleli scavati ad Avrieux. Serviranno per la ventilazione del sito di sicurezza sotterraneo di Mondane. Profondi 500 metri e con un diametro di 5,2 metri, saranno scavati con quattro frese modello Raise Boring Machine, un sistema sviluppato nell’industria mineraria proprio per lo scavo meccanizzato di pozzi verticali e di piccola larghezza. Una soluzione efficiente  che tutela al massimo la sicurezza dei lavoratori rispetto ai metodi di perforazione tradizionali e consente di avere un impatto minore sul territorio grazie alla grandezza limitata delle opere.

ITALIA

MONITORAGGIO AMBIENTALE DI TUTTI I CANTIERI IN ITALIA PER OLTRE 16,3 MILIONI DI EURO

È stato assegnato il monitoraggio ambientale di tutti i cantieri dell’opera in Italia per un importo totale di oltre 16,3 milioni di euro al raggruppamento formato da Labanalysis Srl, Laser Lab Srl e S.I.N.A. Spa. Le prestazioni copriranno i cantieri operativi italiani: 01 (Interconnessione Susa-Bussoleno), 02 (Piana di Susa), 03/04 (Tunnel di Base Maddalena-Susa), 10 (Siti di deposito e valorizzazione dei materiali di scavo) e 12 (Attrezzature e sistemi). Per ogni cantiere, le attività di monitoraggio ambientale saranno suddivise in tre fasi, come prevede il Codice dell’Ambiente italiano ed è stato concepito come un documento unitario con lo scopo di tener conto dell’unicità dell’opera e non dei singoli cantieri. L’obiettivo è di avere un quadro globale, che non sia diviso per componente ambientale o per area geografica, in modo da poter avere una visione della situazione sull’intero territorio interessato dall’opera.

DIREZIONE LAVORI DELLA VALORIZZAZIONE DEI MATERIALI DI SCAVO PER 8,5 MILIONI DI EURO

Firmato il contratto per la Direzione lavori della valorizzazione dei materiali di scavo in Italia per un totale di circa 8,5 milioni di euro alle imprese Lombardi Ingénieurs conseils, Arcadis ESG, Amberg Engineering, BG Ingénieurs conseils e Neosia. Il compito della Direzione lavori è di analizzare le modalità di gestione e recupero dei materiali di scavo dei cantieri italiani (con il reimpiego di parte dello smarino per la realizzazione di conci e rilevati ferroviari per il tunnel di base), nonché monitorare la corretta applicazione delle prescrizioni da parte del futuro titolare della gestione dei materiali di scavo.

 COORDINAMENTO SICUREZZA E PROTEZIONE SALUTE DEI LAVORATORI IN TUTTI I CANTIERI ITALIANI PER 7,8 MILIONI DI EURO

Affidato l’appalto per il coordinamento della sicurezza e protezione della salute dei lavoratori sui cantieri in Italia in fase di progettazione ed esecuzione dei lavori per un valore di 7,8 milioni di euro al raggruppamento IEC Srl, GAE Engineering Srl, SI.ME.TE Srl, Gestione Progetti Srl, Socotec, Ing. Fausto Cioci e Ing. M. Vania Abbinante. L’attività comprende l’analisi e la prevenzione dei rischi, l’assistenza alla funzione sicurezza attraverso la redazione di documenti specifici e il monitoraggio completo sui temi della sicurezza nella fase dei lavori.

PROTEZIONE E MANUTENZIONE DEI CANTIERI ITALIANI PER 5,4 MILIONI DI EURO

Due appalti riguradanti i lavori di protezione e mantenimento dei cantieri italiani e il supporto logistico alle forze dell’ordine per tutta la durata dei lavori (circa 5,4 milioni di euro per la realizzazione di recinzioni o oltre barriere e l’assistenza alle eventuali necessità indicate dalle forze dell’ordine sono stati attribuiti alle imprese Borio Giacomo Srl, Ecoval Srl e IG ingegneria Geotecnica Srl, mentre il collaudo delle nicchie di interscambio della galleria geognostica della Maddalena di Chiomonte, per circa 260.000 euro, al raggruppamento SI.ME.TE Srl, Ing antonio Turco e Geo Engineering Srl).

Frediani (M5S): L’emergenza sanitaria ha fermato tutto tranne gli appetiti delle lobby Sì Tav

https://www.piemonte5stelle.it/2020/06/frediani-m5s-lemergenza-sanitaria-ha-fermato-tutto-tranne-gli-appetiti-delle-lobby-si-tav/?fbclid=IwAR1inNRrwXT2ZyEjyxva3H-DSullWREW7S0MsA9_vE_W9PeBZHNVFbJ0Tjg

La Lobby Sì Tav non ha neanche avuto la decenza di aspettare che si raccogliessero i cocci della gravissima emergenza sanitaria che ha sconvolto il mondo per tornare a battere con la solita litania: Tav, futuro, sviluppo. Non provano nemmeno un po’ di vergogna, i soliti esponenti di questo fronte, nell’annunciare la discesa in piazza per reclamare lo sblocco dei lavori del tunnel. Se avessero dimostrato la stessa tenacia nel difendere la Sanità pubblica in questi decenni, forse l’epidemia non avrebbe avuto un impatto così devastante.

Alla ripetitiva e ingannevole retorica dello sviluppo si affianca poi quella della “burocrazia nemica” da abbattere mediante lo snellimento delle norme e, magari, l’alleggerimento dei controlli. E uno dei paladini di questo fronte è nientemeno che il direttore di Telt, Mario Virano, secondo il quale i Ministeri dell’ambiente e dei Trasporti farebbero da tappo ad uno sblocco definitivo dell’opera.

Verrebbe quasi da sorridere pensando che fu proprio l’architetto a fare carta straccia delle norme qualche anno fa, quando passò da una poltrona all’altra senza preoccuparsi dell’incompatibilità dei ruoli ricoperti in successione.
La verità è che l’Italia non può diventare il Paese dei Balocchi dei cementificatori. L’epidemia avrebbe dovuto indurci a riflessioni ben diverse, in direzione diametralmente opposta a quella che porta lungo la via dello spreco e del cemento. Ed è ora di finirla con la favoletta del TAV che porta lavoro: è sufficiente verificare che l’ultimo appalto è stato vinto da un consorzio formato da 5 società, due svizzere, due francesi e una italiana di Milano. Nulla a che vedere con il rilancio e lo sviluppo dell’economia dei nostri territori.

Francesca Frediani, Consigliere Regionale M5S Piemonte

Ufficio Stampa
MoVimento 5 Stelle
347 4575827

DOCUMENT: COVID-19 ET EXERCICE ‘EVENT 201’. L’AMBASSADE DE CHINE A PARIS ACCUSE LES USA !

# LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY/

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE/

Luc MICHEL pour EODE/

Quotidien géopolitique – Geopolitical Daily/

2020 04 22/

LM.GEOPOL - Bio arme US II (2020 04 22) FR

* Que dit l’Ambassade de Chine en France :

« Après la fermeture de la Base Fort Detrick , la grippe N1H1 s’est éclatée aux Etats-Unis. octobre 2019, les organes américains ont organisé un exercice codé « Event 201 » aux cas de pandémie mondiale. 2 mois plus tard, le premier cas de COVID 19 a été confirmé à Wuhan, en Chine.

* De quoi s’agit-il ?

J’ai déjà évoqué sur AFRIQUE MEDIA cet simulation « Event 201 ». La base de l’accusation est celle-ci (qui est aussi à la base des accusations contre le couple Gates en Afrique). Le centre Johns Hopkins, une ONG internationale de santé publique qui « travaille à protéger la santé des populations face aux épidémies », mène des études financées par le gouvernement américain et des mécènes privés, comme la fondation de Bill et Melinda Gates. Le centre a publié un communiqué de presse le 25 janvier (publé par Le Monde à Paris, financé par la Fondation Gates pour dédouanezr maladroitement celui-ci). Il confirme « qu’un exercice de simulation de pandémie appelé « Event 201 », mené en partenariat avec la Fondation Bill et Melinda Gates et le Forum économique mondial, a bien eu lieu en octobre 2019. Le scénario, tel qu’il avait été imaginé, prévoyait une épidémie dont l’épicentre se trouvait dans une porcherie au Brésil et qui allait causer la mort de 65 millions de personnes dans le monde ».

# L’ANALYSE DE REFERENCE SUR

# LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY:

A PEKIN, TEHERAN, MOSCOU ON ACCUSE : LE CORONAVIRUS COVID-19 EST UNE ‘BIO-ARME’ AMERICAINE !

sur https://www.facebook.com/Pcn.luc.Michel/posts/1894514520682957

Photo :

Le tweet de l’ambassade de Chine à Paris qui accuse les USA.

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE

* Avec le Géopoliticien de l’Axe Eurasie-Afrique :

Géopolitique – Géoéconomie – Géoidéologie – Géohistoire –

Géopolitismes – Néoeurasisme – Néopanafricanisme

(Vu de Moscou et Malabo) :

PAGE SPECIALE Luc MICHEL’s Geopolitical Daily

https://www.facebook.com/LucMICHELgeopoliticalDaily/

________________

* Luc MICHEL (Люк МИШЕЛЬ) :

WEBSITE http://www.lucmichel.net/

PAGE OFFICIELLE III – GEOPOLITIQUE

https://www.facebook.com/Pcn.luc.Michel.3.Geopolitique/

TWITTER https://twitter.com/LucMichelPCN

LUC-MICHEL-TV https://vimeo.com/lucmicheltv

* EODE :

EODE-TV https://vimeo.com/eodetv

WEBSITE http://www.eode.org/

LINKEDIN https://www.linkedin.com/in/luc-michel-eode-600661163/

LE TEMPS DES ‘CORONA-DICTATURES’ (010) : L’UE ET LA PANDÉMIE VONT-ELLES OUVRIR LA VOIE À UNE SURVEILLANCE MONDIALE ISRAÉLIENNE ?

# LUCMICHEL. NET/

REVUE DE PRESSE

Avec / 2020 04 22/

* voir sur PRESS TV/

‘REPORTAGE’ DU 23 MARS 2020/

LUC MICHEL:

VOICI VENIR LE TEMPS DES CORONA-DICTATURES SOUS PRETEXTE DE LA PANDEMIE

https://vimeo.com/406639883

LM.NET - CORONADICTATURES 010 israel III

La pandémie du coronavirus est une opportunité considérable pour les gouvernements et les entreprises d’espionnage d’étendre leur portée, y compris dans la vie privée des individus. Nous évoquions dans notre article précédent la firme de Sécurité israélienne NSO. Le ministre israélien de la Défense Naftali Bennett, à gauche espère maintenant que d’autres pays achèteront un système de repérage du coronavirus fabriqué par cette entreprise d’espionnage impliquée dans l’assassinat du journaliste saoudien Jamal Khashoggi …

# L’UE ET LA PANDÉMIE VONT-ELLES OUVRIR LA VOIE À UNE SURVEILLANCE MONDIALE ISRAÉLIENNE ?

(AGENCE MÉDIA PALESTINE/THE ELECTRONIC INTIFADA, 16 04 2020)

Extraits : “Les autorités de santé publique affirment qu’un tracking efficace sera essentiel pour mettre fin à de longs confinements et mettre rapidement un stop à de nouveaux rebonds du virus, au moins jusqu’à ce qu’un vaccin soit développé. Cela signifie que les technologies de surveillance qui promettent d’identifier rapidement quiconque est exposé au virus peuvent certainement trouver un marché mondial. Le danger étant que ce genre de surveillance intrusive devienne permanent. Le célèbre NSO Group est l’une des entreprises qui cherche à tirer parti de cette opportunité. C’est la société qui produit le logiciel malveillant appelé Pegasus qui peut discrètement s’insérer dans le téléphone portable d’une cible. Il peut ensuite être utilisé pour renvoyer presque toutes les informations privées à ceux qui espionnent, y compris les enregistrements, les captures d’écran, les mots de passe, mails et textes. “

L’INDUSTRIE TECHNOLOGIQUE TANT VANTÉE D’ISRAËL A DES LIENS PROFOND AVEC L’APPAREIL MILITAIRE ET D’ESPIONNAGE DU PAYS

“L’industrie technologique tant vantée d’Israël a des liens profond avec l’appareil militaire et d’espionnage du pays, qui utilise les Palestiniens sous occupation armée comme d’involontaires cobayes pour des systèmes qui sont maintenant mis en vente pour d’autres pays. Et on découvre maintenant que les gouvernements européens sont prêts à profiter de cette structure abusive et oppressive, au prétexte de combattre la pandémie.

Pegasus du Groupe NSO, qui n’est vendu qu’à des gouvernements, a été abusivement utilisé contre des journalistes et des militants des droits de l’Homme dans des dizaines de pays. Parmi les utilisateurs suspectés, il y a le Maroc, le Mexique, les Emirats Arabes Unis, le Bahreïn et le Kazakhstan. Pegasus a également été impliqué dans l’assassinat de Jamal Kashoggi, le journaliste saoudien attiré dans le consulat de son pays en 2018 à Istanbul et sauvagement assassiné et dépecé (…) Facebook intente également un procès à NSO Group pour avoir compromis sa plate-forme de messagerie WhatsApp afin d’aider des gouvernements à espionner environ 1.400 personnes. Aujourd’hui, les experts de la vie privée et pour les droits humains s’inquiètent du fait que NSO Group soit à la pointe d’un effort de surveillance du coronavirus sponsorisé par le gouvernement israélien qui pourrait être adopté dans d’autres pays.

Le ministre israélien de la Défense Naftali Bennett s’est vanté le mois dernier que son ministère et l’armée israélienne aient travaillé avec NSO Group au développement d’un système qui permette de donner aux Israéliens une évaluation de la probabilité qu’ils avaient d’être infectés par le nouveau coronavirus. D’après le journal financier israélien Globes, « ce système collectera des informations sur les Israéliens, les mettra à jour en temps réel et attribuera à chaque Israélien un ‘taux d’infection’ sur une échelle de un à 10 ».

Vice.com a fait des recherches sur la technologie de NSO Group.

Le site décrit le système fabriqué par NSO Group, et un système semblable développé par l’entreprise italienne Cy4Gate, comme « essentiellement des outils de surveillance de masse qui aideraient les gouvernements et les autorités de santé à garder la trace des mouvements de chaque citoyen et à rester en contact avec eux ». Dans ce but, selon Vice.com, NSO Group a « adapté l’interface utilisateur et l’outil analytique qu’il avait déjà développés pour pouvoir l’utiliser parallèlement à son puissant logiciel malveillant connu sous le nom de Pegasus, qui peut pirater les téléphones portables et en extraire des données comme les photos, les messages et les appels téléphoniques ».

Ce nouveau système, appelé Fleming, « permet aux analystes de dépister où vont les gens, qui ils rencontrent, combien de temps, et où ». Les individus sont censés se voir attribuer un numéro d’identification secret pour protéger leur vie privée, mais une source de NSO Group a affirmé à Vice.com que le gouvernement peut enlever l’anonymat « lorsque nécessaire ».

EN RÉALITÉ, C’EST DU PIRATAGE EN TEMPS RÉEL.

« Il s’agit d’une tentative extrêmement cynique de la part d’une célèbre entreprise de logiciels espions pour se lancer dans la surveillance de masse », a affirmé John Scott-Railton, chercheur à Citizen Lab de l’université de Toronto, à Vice. Citizen Lab a joué un rôle juridique essentiel en dévoilant comment le logiciel malveillant de NSO Group a été détourné de son usage à travers le monde. « Chaque citoyen dans le monde veut revenir à la normale dès que possible. La ruée vers l’or de la technologie de surveillance pourrait facilement signifier qu’il y a une attente normale de vie privée à laquelle il nous sera très difficile de revenir », a ajouté Scott-Railton.

Comme le fait remarquer Vice, les détenteurs de mobiles dans des pays comme l’Italie, l’Allemagne, l’Autriche, l’Espagne, la France, la Belgique et le Royaume Uni « partagent déjà l’emplacement de leurs courses avec leurs gouvernements respectifs dans un effort pour dépister l’expansion du virus ». Alors qu’il n’y a aucun rapport fait par ces gouvernements qui utilisent les systèmes du NSO Group, il existe des signes troublants selon lesquels l’Union Européenne et ses membres cherchent à adopter la technologie de surveillance de masse sous couvert de lutte contre le COVID-19. Lundi, l’ambassade des Pays Bas à Tel Aviv a déclaré dans un tweet qu’elle « cherchait des sociétés hollandaises qui voudraient s’associer à un partenaire israélien afin de soumissionner pour une offre unique de solutions numériques intelligentes au Corona par le ministère de la Santé des Pays Bas.

BENNETT, LE MINISTRE ISRAÉLIEN DE LA DÉFENSE, A CLAIREMENT AFFIRMÉ QU’IL VOULAIT EXPORTER LE SYSTÈME DE SURVEILLANCE DU CORONAVIRUS DE NSO GROUP

D’après Giaufret, l’UE a affecté environ 150 millions de dollars de son programme scientifique Horizon 2020 « au financement d’équipes scientifiques à travers l’Europe ainsi que dans des pays partenaires, dont Israël, pour aider à trouver rapidement un vaccin contre le COVID-19 ». Il ajoute que le but de cet effort, « c’est d’améliorer les diagnostics, les préparatifs, la gestion clinique et les traitements ». Ces activités sont suffisamment vastes pour y inclure les efforts de financement de la surveillance, surtout quand Horizon 2020 a déjà servi ces dernières années à financer Elbit Systems, entre autres sociétés de l’industrie guerrière d’Israël. Elbit, qui fait actuellement sa promotion en tant que fournisseur de technologie pour combattre la pandémie.

Bennett, le ministre israélien de la Défense, a clairement affirmé qu’il voulait exporter le système de surveillance du coronavirus de NSO Group. Et Sky News a rapporté au début du mois que NSO Group a « contacté quantité de pays occidentaux pour leur envoyer son logiciel de dépistage du coronavirus ».

TESTÉ SUR LES PALESTINIENS

La maltraitance israélienne sur les Palestiniens, y compris sur ses propres citoyens, pendant la pandémie a poursuivi le même schéma de racisme, de violence et de négligence qui sont fondateurs de cet Etat. Les travailleurs palestiniens de Cisjordanie occupée ont peu d’autre choix que de travailler pour des employeurs israéliens s’ils veulent nourrir leurs familles. Quand ils sont en Israël, ils sont exposés au virus qu’ils risquent alors de rapporter dans leurs propres communautés.

Mais l’indifférence systématique d’Israël pour la santé et la sécurité des Palestiniens ne l’a pas empêché de les obliger à être des sujets d’expérience pour ses technologies de contrôle et de surveillance. « Les Palestiniens qui cherchent à vérifier si leurs permis de séjour en Israël sont encore valides ont reçu l’instruction par Israël de charger une application qui permet à l’armée d’accéder à leurs téléphones portables », a rapporté la semaine dernière le journal de Tel Aviv Haaretz. « L’application permettrait à l’armée de pister la localisation du portable des Palestiniens, ainsi que d’accéder aux avis qu’ils reçoivent, aux fichiers qu’il chargent et sauvegardent, et à la caméra de l’appareil. »

Haaretz n’explique pas comment un accès aussi indiscret a quoi que ce soit à voir avec le combat contre le virus, et il ne dit pas non plus qui a fabriqué cette application particulière. Mais les médias israéliens ont confirmé que la branche de guerre informatique de l’armée israélienne, Unité 8200, est impliquée dans le projet de dépistage du coronavirus de NSO Group. En 2014, des vétérans de l’Unité 8200 ont révélé que « la population palestinienne sous régime militaire est entièrement exposée à l’espionnage et à la surveillance du renseignement israélien ». Les agents israéliens ont avoué que les informations qu’ils ont aidé à collecter et à stocker « nuisent à des gens innocents ». « On s’en sert pour des persécutions politiques et pour créer des divisions à l’intérieur de la société palestinienne en recrutant des collaborateurs et en montant des parties de la société palestinienne contre elle même », ont-il ajouté.

MAINTENANT, LE RESTE DU MONDE PEUT OBTENIR LE TRAITEMENT DES PALESTINIENS

« Ce qui se passe en Palestine ne reste pas en Palestine », note le groupe de recherche Who Profits sur un nouveau site internet consacré à la surveillance de la façon dont la crise du COVID-19 se développe dans le contexte de l’occupation israélienne. « Une raison essentielle pour laquelle Israël cherche perpétuellement à diversifier son arsenal de répression est qu’il peut ensuite le transformer en profit économique et en gains politiques. »

La pandémie du coronavirus est l’opportunité parfaite pour Israël de mettre son espionnage sur le marché de cette façon. Et tout indique que l’Union Européenne – en conformité avec son record sans faille de complicité – est prête à aider Israël à répandre sa surveillance partout dans le monde.

Traduction : J. Ch. pour l’Agence Média Palestine

Source : The Electronic Intifada

* Lire aussi sur la firme NSO Luc Michel sur :

Israël comme modèle de surveillance ?

http://www.palestine-solidarite.org/analyses.luc_michel.160420a.htm

___________________________

# LUC-MICHEL-TV

La chaîne du Géopoliticien Luc MICHEL :

Sur https://vimeo.com/lucmicheltv

Plus de 4.700 Vidéos !

videos, interviews, émissions, expertises TV, podcasts

+ interventions sur AFRIQUE MEDIA, PRESS TV, PCN-TV,

PARS TODAY, EODE-TV, PANAFRICOM-TV

Et RADIO ALGERIE

XB-70 Valkyrie, l’aereo da un miliardo e mezzo di dollari

https://rollingsteel.it/aerei/xb-70-valkyrie/?fbclid=IwAR1F3CuuCh9Y-wnIidmvoimnO1iligSCa90bY6d3_QKHCYn89i4UIIqfYxc

 13 Marzo 2019

Avete presente quanti sono 1.500.000.000 di dollari? Ma soprattutto, avete presente quanti erano un miliardo e mezzo di dollari nel 1961? Ve lo dico io: dodici miliardi e mezzo di dollari odierni (dollaro più, dollaro meno).

Ecco, questa è la quantità di verdoni, che potrebbero essere contati a chili, spesi per volare poco più di 250 ore con quel ferro leggendario di cui vi racconterò in quest’articolo e che, a mio avviso, si tratta del mezzo più sfigato che abbia solcato i cieli. Un mezzo che, nonostante le poche ore di volo, ha contribuito in maniera pesante ad aprire il buco dell’ozono. Un ferro che, ogni volta che veniva acceso (Tomma’ accendi!), contribuiva ad aprire di qualche centimetro la faglia di Sant’Andrea.

Ladies and gentlemen: sua maestà XB-70 Valkyrie!

North American XB-70A Valkyrie in flight with wingtips in 65 percent (full) drooped position. (U.S. Air Force photo)

Bello eh? Ma facciamo un passo indietro. Torniamo alla metà degli anni ’50, gli anni in cui Danny Zuko si riempiva i capelli di brillantina (Grease appunto) per portare Sally al drive-in sperando che gliela desse. Ecco, in quegli anni il governo americano si sparò il trip di voler sostituire l’immortale B-52 – che non era ancora entrato in servizio! – con qualcosa di più moderno e veloce.

Venne quindi emessa una specifica tecnica denominata “Intercontinental Weapon System Piloted Bomber” (letteralemente “Sistema d’arma per ferro-del-Dio-pilotato atto a sganciare bomboni”). In tale specifica c’è un lungo elenco di requisiti per la realizzazione di un bombardiere a propulsione chimica (Chemically Powered Bomber) e di uno a propulsione nucleare (Nuclear Powered Bomber).

UN MOMENTO

UN BOMBARDIERE A PROPULSIONE NUCLEARE

Eh si, in quegli anni c’era qualche pazzo che aveva pensato di alimentare un areo tramite un mini-reattore nucleare, ma questa è un’altra storia e tale aereo pare che non sia stato mai realizzato… o no?

Comunque, cose pericolose a parte, la Boeing e la North American risposero al bando di gara per il bombardiere a propulsione “standard” e alla fine la spuntò quest’ultima. È qui che comincia la folle storia del bombardiere più grande e veloce che sia mai stato prodotto, capace di ciucciarsi 165.000 litri di combustibile nello stesso modo in cui Paul Gascoigne (detto Gazza) si scolerebbe un gin-tonic.

Negli anni ’50 gli USA iniziavano a mostrare i muscoli alla Russia, che rispondeva per le rime (avete presente “ti spiezzo in due”?) e nasceva la necessità di costruire un bombardiere che fosse in grado di penetrare il territorio nemico senza farsi beccare dai caccia intercettori russi. Per farlo doveva fare come la gazzella con il leone: correre più veloce e volare più in alto.

Si iniziò quindi a pensare di costruire un bombardiere che potesse viaggiare a Mach 3. Ragazzi, un bombardiere, non un caccia! Stiamo parlando di un fagiano velivolo lungo circa 60 metri, con un’apertura alare di oltre 30 e pesante 250 tonnellate che viaggia a tre volte la velocità del suono! L’idea sembrava balzana e impossibile da realizzare ma fortuna vuole che in quegli anni era appena comparsa la famosa “regola delle aree” che rivoluzionò la tecnica alla base della costruzione delle ali per il volo supersonico e che rendeva possibile anche la più strampalata delle idee.

Come abbiamo visto, la bestia s’aveva da fare (e si poteva fare). Fu contattata la General Electric per iniziare a pensare al tipo di motore da installare sulla suddetta bestia. GE mise a disposizione le sue migliori risorse e adottò il principio che un mitico prof. mi insegnò all’università, un teorema semplice semplice e sempre valido in campo aeronautico: con un motore sufficientemente potente, si può generare una spinta tale da far volare anche vostra nonna legata su una sedia.

Partendo da questo assioma, gli ingegneri della GE iniziarono a fare i loro conti: 250 tonnellate, diviso due, moltiplicato per settordici (o settordici-quattro, non ricordo), riporto tre virgola due, per pi-greco, tutto elevato alla seconda… fa sei! Ebbene si, l’XB-70 Valkyrie era un ferro equipaggiato con sei motori, e che motori!

Sei esemplari dei mitici YJ93-GE-3, che dal nome sembrano troppo dei motori giapponesi montati sotto una Yamaha da GP anni ’80, con post-bruciatore modulabile (in pratica un casino della Madonna) erano installati su questa macchina permettendogli di raggiungere l’incredibile rapporto spinta/peso di 5 a 1. Altra chicca è che questi YJ93 erano derivati dal ben più famoso J79 (il turbogetto utilizzato sui Phantom e sugli F-104) “semplicemente” scalandone le dimensioni: gli YJ-93 sono di un 15% più grandi rispetto ai J79 ma la potenza che riescono a fornire è doppia, oltre 13 tonnellate di spinta con postbruciatore.

Voglio raccontarvi la solita chicca by RollingSteel: la GE fabbricò un altro motore dedicato all’XB-70 Valkyrie (denominato YJ93-GE-5) e che funzionava con benza carburante “vitaminizzato” al boro (nome in codice zip fuel), che aveva più o meno la stessa funzione del Latte Più di Arancia Meccanica o della pozione magica di Asterix. Tuttavia l’utilizzo di questi carburanti ad alta energia creava più problemi di quanti ne risolvesse e l’utilizzo di questo motore fu accantonato quasi subito e la GE si concentrò esclusivamente sullo sviluppo della versione “3” a carburante “standard”.

Intanto alla North American veniva preparata un splendida struttura in acciaio inossidabile ad alto tenore di nichel, con pannelli in honeycomb (letteralmente “a nido d’ape”) che portarono un grandissimo contributo per l’aeronautica. Infatti, prima di allora non erano mai stati usati e saranno alla base delle strutture aeronautiche degli anni successivi. Il tutto era rinforzato con titanio come se piovesse (del prezzo di un culo al kg).

Proprio in quel periodo però iniziò a scricchiolare la certezza di poter utilizzare questo velivolo per le missioni previste in fase di design. Infatti, nel maggio del 1960 successe qualcosa che rivoluzionerà per sempre il mondo dell’aviazione militare: venne abbattuto un velivolo ricognitore U2 (avete presente quegli strani velivoli che volavano in alto in alto, nel blu dipinto di blu?) con un missile SAM (surface-to-air missile) russo. Eh già, erano stati inventati missili terra-aria e stavano diventando operativi, per cui cadeva il castello di carte secondo cui il volare in alto e molto velocemente come una gazzella sfuggendo ai Mig sovietici sarebbe bastato per penetrare lo spazio aereo russo.

Anche perché nel frattempo i russi stavano iniziando a sviluppare il possente Mig-25 proprio per contrastare la nascita del Valkyrie. Interessante la diversità dei due approcci:

CASSONE SOVIETICO TI SPIEZO IN DU

TAMARRATA AMERICANA CIAO BARBONY

Inoltro lo stesso presidente Kennedy, nel 1961, espresse i suoi forti dubbi sulla costruzione di questo aereo che sarebbe costato agli USA il suddetto miliardo e mezzo di dollari (du’ spicci) ma, come cantava Freddie Mercury, the show must go on e si decise di sfruttare il programma per raccogliere dati per la costruzione di un eventuale aereo da trasporto civile supersonico (il nome Concorde vi dice qualcosa?) che in America chiamavano SST, Super Sonic Transport.

The show must go on.

L’11 maggio 1964 il primo esemplare di XB-70 (nome in codice Bu.No.62-0001) è pronto per il primo volo e viene presentato con la sua livrea bianca anti-nucleare (pare che il bianco servisse per riflettere il lampo sprigionato da esplosioni nucleari vicine). Subito gli viene affibbiato il soprannome the Great White Bird (il grande uccello bianco e, per una volta, non si tratta di Rocco). L’aereo è imponente, presenta impennaggi di tipo canard (vedi orecchie al lato del cockpit) che gli permettono una grande capacità di reazione in manovra.

In questo aeroplano tutto è una figata pazzesca, parabrezza compreso. Praticamente aveva una inclinazione “ripida” per viaggiare alle basse velocità e aumentare la visibilità in manovra, considerando che i piloti si trovavano alloggiati oltre 33 metri davanti al carrello di atterraggio e ad una altezza di 10 metri da terra, e una configurazione “schiacciata” per volare a velocità supersoniche rendendo la parte frontale del velivolo molto più aerodinamica.

Ma la vera particolarità di questo aereo erano le estremità alari che si flettevano verso il basso: 25° oltre i 500 km/h e 65° oltre Mach 1.4. Si tratta delle più grosse superfici mobili mai costruite. A cosa servivano? Vedete quella presa d’aria a forma di triangolo? Oltre la presa d’aria sono installati i sei motori e il tutto forma un grosso cuneo (no, non Cuneo, la città piemontese). L’onda d’urto che si formava in volo supersonico a causa di questo grosso cuneo veniva ulteriormente intrappolata, per via della flessione verso il basso delle estremità alari, impedendogli di sfuggire oltre il bordo stesso dell’ala. Questo effetto creava una sorta di risucchio chiamato compression lift (portanza di compressione) che faceva in modo che il velivolo cavalcasse letteralmente l’onda d’urto da se stesso generata… surfin’ bird!!!

Il P1 (che sta per prototipo 1 in aeronautica) fu subito un successo: i pannelli a nido d’ape collassavano al punto che, durante il primo volo a Mach 3, si staccò una porzione del bordo d’attacco della semiala sinistra (bene ma non benissimo); il divisorio tra le due sezioni della presa d’aria si staccò di netto e venne ingerito mettendo KO tutti e sei i motori in un colpo solo (della serie: epic fail); ben presto ci si rese conto che il vano-porta-bomba diventava troppo caldo durante il volo supersonico e, non esistendo all’epoca ordigni in grado di essere stivati a temperature superiori ai 300°C, si capì che non si poteva viaggiare in supersonico portando del carico bellico (era un bombardiere buono, peace and love); i freni del carrello sinistro si bloccarono in atterraggio distruggendo le ruote (dopodiché la BF Goodrich brevettò delle ruote con una innovativa carcassa metallica, severi ma giusti); a tutto ciò andava aggiunta una forte instabilità alle alte velocità, perdite di carico all’impianto idraulico e problemi vari all’impianto di alimentazione.

Nemmeno la vernice rimaneva attaccata all’aereo, qui sotto potete vedere il prototipo numero uno al termine del suo quarto volo con grosse porzioni di vernice volate via.

qui sopra un dettaglio del carrello principale dell’XB-70 Valkyrie: se vi state domandando a cosa serve la piccola ruota centrale la risposta è tanto semplice quanto banale. Quella ruotina è il “sensore” dell’ABS installato su questo aeroplano che era ottimizzato per operare al massimo dell’efficenza in tutte le possibili condizioni della pista di atterraggio.

La NASA stessa ci spiega i dettagli:

Per ovviare a questi problemi di gioventù che si erano presentati sul primo prototipo, venne costruito il P2 (tale Bu.No.62.0207) che si rivelò addirittura più sfigato del fratello. Infatti, la General Electric volle organizzare una bellissima manifestazione durante la quale avrebbero sfigato sfilato tutti i velivoli motorizzati GE.

L’8 giugno 1966, durante una sessione fotografica che vedeva l’XB-70 Valkyrie volare in formazione con dei caccia F-104, che sembravano piccolissimi rispetto a “the Thing” (letteralmente la cosa, altro soprannome che accompagna l’XB-70 Valkyrie), accadde l’irreparabile: uno degli F-104 entrò in contatto con il bombardiere che, dopo aver volato con un assetto corretto per un numero interminabile di secondi, mentre il 104 esplodeva cadendo in una palla di fuoco, si rovesciava e si schiantava al suolo. Nell’incidente, davanti agli occhi atterriti dei fotografi, persero la vita il comandante Carl Cross, pilota del piccolo caccia F-104, e uno dei due piloti dell’XB-70, il comandante Joseph A. Walker che in precedenza era stato un dei piloti del mitico X-15. Il comandante Al White, anche lui a bordo del Valkyrie, riuscì ad eiettarsi in tempo utilizzando la sofisticata capsula (qui sotto) di sopravvivenza e si salvò pur riportando gravi ferite.

Questo sotto è un video con la sequenza fotografica di questo tragico disastro:

Si narra che l’incidente avvenne per cause aerodinamiche: una delle teorie è che il famoso effetto di “compression lift” di cui abbiamo parlato in precedenza, unito all’aspirazione dei sei turbogetti, risucchiò letteralmente l’F-104 sotto l’XB-70.

While an tremendous amount of data was gleaned from the program, sadly the XB-70 is better known for a dramatic accident that happened not long after this photo was taken on June 8, 1966. (U.S. Air Force)

Nonostante l’incidente, la NASA entrò in gioco si fece carico di ulteriori 23 voli sperimentali con il primo prototipo, che venne poi ritirato nel febbraio del 1969. Voli durante i quali furono raccolti una serie di dati di valore inestimabile per quella che fu la storia del volo supersonico degli anni successivi. Infatti, nonostante tutti i suoi limiti, il Valkyrie detiene ancora oggi il record speciale di miglior rapporto portanza-resistenza per un velivolo supersonico. Le sole 250 ore volate, pagate a caro prezzo, hanno rappresentato un passo avanti di notevole nella storia dell’aviazione. Per cui, se vi capita di andare al Museo Nazionale dell’Aeronautica degli USA, vicino Dayton (Ohio), porgete i vostri ossequi a quel gigante ferro del Dio che sfoggia ancora la sua livrea bianca anti-nucleare.

Dedicato a Stefano, perché questo articolo è stato scritto dopo un anno esatto.

Scritto da Matteo Viscogliosi, il nostro inviato nel veloce mondo dell’aeronautica.

Grandi evasori, ecco la lista

https://espresso.repubblica.it/plus/articoli/2019/04/24/news/grandi-evasori-ecco-la-lista-1.334156?fbclid=IwAR1Hk9VkVudoO9Mbs0MD1KaTqpc1wIqveZewvjrfEWCvBEZJn99q-Y4CX8I

Dalle tangenti per il Mose ai conti esteri: scoperte oltre 200 offshore con soldi nascosti al fisco da imprenditori e politici

DI PAOLO BIONDANI E LEO SISTI    

24 aprile 2019

Grandi evasori, ecco la lista
René Caovilla, designer e proprietario dell’omonimo marchio di scarpe

Soldi nascosti in scatole di scarpe. Pacchi di banconote consegnati ad anonimi autisti ai caselli autostradali, in grandi alberghi, ristoranti o studi professionali. Un traffico di contanti che parte dal Veneto e arriva in Svizzera, nelle banche di fiducia di due altolocati tesorieri di denaro nero, con parentele in famiglie reali. Professionisti del pianeta offshore, al servizio di alcuni dei più rinomati commercialisti veneti. Tutti accusati di aver gestito per più di vent’anni una centrale internazionale dell’evasione fiscale. E del riciclaggio di tangenti intascate da politici poi condannati. Ma collegati da legami societari e familiari con parlamentari ancora al vertice delle istituzioni.
Eccoli qua, i Padova Papers. Sono le carte riservate della maxi-indagine fiscale della Procura di Venezia, che pochi giorni fa ha portato al primo sequestro di oltre 12 milioni di euro. Soldi bloccati setacciando un fiume di denaro molto più ampio, «oltre 250 milioni», scrivono i magistrati, dove si mescolano le mazzette dei politici e i fondi neri degli evasori.

Tutto parte dalle indagini sul Mose di Venezia, il più grande scandalo di corruzione in Italia dopo Tangentopoli. Tra il 2013 e il 2014, mentre scattano decine di arresti e condanne, la Guardia di Finanza scopre che imprenditori e politici usano gli stessi canali per nascondere soldi all’estero. In società offshore e conti bancari spesso intestati, sulla carta, a tre commercialisti di un affermato studio di Padova. Si chiamano Paolo Venuti, Guido e Christian Penso. E lavorano per molti ricchi imprenditori veneti, proprietari di grandi alberghi, fabbriche di scarpe, industrie di valigie, aziende di costruzioni, immobiliari, centrali del gioco d’azzardo e altre ditte che non c’entrano con il Mose. Nel maggio 2015 le autorità svizzere accolgono la richiesta del procuratore aggiunto Stefano Ancillotto di perquisire gli uffici dei due presunti tesorieri del denaro nero: un nobile italo-elvetico, Filippo San Germano di San Martino d’Agliè, nipote della regina del Belgio, e il suo braccio destro, Bruno De Boccard. Nel computer di quest’ultimo salta fuori una lista di clienti, aggiornata dal 2002 fino al 2014, finora inedita. I giudici veneti la ribattezzano «lista De Boccard».

In quel computer il professionista svizzero ha trascritto i dati di centinaia di società offshore, con gli azionisti, gli amministratori e l’attività, che si riduce alla gestione di conti esteri o di partecipazioni (riservate) in aziende italiane. In qualche caso compare il vero titolare, in molti altri c’è solo il fiduciario: un altro professionista, in rappresentanza di un cliente che vuole restare anonimo. La Guardia di Finanza concentra le indagini su 48 offshore, controllate da 46 cittadini italiani e da 9 società di capitali, che sembrano ancora attive. I dati però riguardano molti altri evasori. Solo nel 2014 risultano annotate 161 offshore. Nel 2011 se ne contavano 190, nel 2007 erano 232. Già nel 2002, il primo anno inserito nella lista, le offshore erano 228. Questo significa che c’è un esercito di grandi evasori non ancora smascherati.

Visto che la lista è aggiornata a cinque anni fa, molti casi di evasione sono ormai cancellati dalla prescrizione. Mentre gli imprenditori più importanti, interrogati in caserma, spiegano in coro di aver approfittato dello studio fiscale: il super-condono varato nel 2009-2010 dal governo di Berlusconi e Tremonti (sostenuto dalla Lega). Un esempio è la deposizione del “re delle valigie” Giovanni Roncato: «Sono lo storico titolare della Valigeria Roncato spa, attualmente mi occupo di coltivazioni di riso in Romania. Conosco Filippo San Martino da 15 anni, in quanto è anch’egli produttore di riso. Siamo diventati amici (…). L’ho contattato alcuni anni fa, in quanto avevo dei capitali all’estero, da rimpatriare con lo scudo. Avevo iniziato a tenere soldi all’estero parecchi anni prima, a seguito di gravi minacce rivoltemi da un’organizzazione malavitosa che immaginavo essere la Mala del Brenta: si trattava di minacce di morte per i miei figli fatte nel periodo in cui la banda di Felice Maniero operava molti sequestri di persona. Queste minacce mi indussero all’epoca a consegnare cospicue somme di denaro a malavitosi ignoti, in due occasioni, circa 200 milioni di lire alla volta, in contanti, al casello di Padova ovest. Si tratta di fatti che non ho mai denunciato in quanto temevo per la morte dei miei figli allora piccoli».
Chiudendo il verbale, Roncato sottolinea di aver regolarizzato tutto con lo scudo fiscale, da cui risulta che ha rimpatriato 13 milioni e mezzo. Nella lista De Boccard, il suo nome è collegato a una offshore chiamata Alba Asset Incorporation, attiva proprio fino al 2009. Per lui, quindi, nessuna contestazione. Il suo interrogatorio apre però uno squarcio sui rapporti tra imprenditori veneti e criminalità di stampo mafioso: perfino il re delle valigie pagava il pizzo per evitare rapimenti. Proprio come Silvio Berlusconi ad Arcore (tramite Marcello Dell’Utri e lo stalliere mafioso Vittorio Mangano). E come gli impreditori lombardi che negli anni dell’Anonima sequestri affidavano collette di soldi al generale Delfino per placare la ‘ndrangheta.

Anche Renè Caovilla, titolare di un famoso marchio di calzature, conferma a verbale di avere avuto soldi in Svizzera e di aver «aderito allo scudo fiscale del 2009». L’industriale, che controllava la offshore Serena Investors, aggiunge che «le somme non regolarizzate venivano affidate a professionisti operanti con l’estero al fine di depositarle in Svizzera», tra cui ricorda proprio Filippo San Germano, che gli fu presentato da «un commercialista di Venezia, G.B., poi defunto». Caovilla ha rimpatriato con lo scudo 2 milioni e 287 mila euro.
Tra albergatori di Abano Terme, costruttori e imprenditori del gioco d’azzardo, l’oscar dell’evasione va a Damiano Pipinato, un altro big delle calzature, che è anche il più eloquente nella confessione: «Verso il 1997 o 1998 chiesi al mio commercialista, Guido Penso, come poter gestire i proventi dell’evasione, in quanto i controlli erano sempre più stringenti. Il commercialista mi propose di consegnarglieli, affermando che avrebbe messo lui a disposizione gli strumenti per aprire un conto svizzero, senza necessità che io apparissi. Quindi iniziai a consegnare somme consistenti a Penso. La cosa funzionava così: lui mi telefonava e, in codice, mi chiedeva se avessi due o tre campioni di scarpe. Io sapevo, essendo preconcordato, che mi stava chiedendo 100, 200 o 300 mila euro da portare fuori. Spesso lui aveva bisogno di liquidità per compensare partite di giro con altri clienti dello sudio. Infatti più volte ho visto che i miei accrediti, anche di un milione, venivano spezzettati e mi arrivavano da conti diversi. Fatto sta che io predisponevo il contante all’interno di una scatola di cartone, in un sacchetto, e lo portavo in macchina nel suo studio a Padova. Qui Penso non apriva la scatola, non contava il denaro, in ragione della decennale fiducia: io gli indicavo la cifra esatta, lui la riponeva nell’armadio e mi rilasciava un post-it manoscritto, con data e importo. Dopo qualche giorno mi esibiva l’estratto di un conto corrente con la cifra da me versata. A quel punto il post-it veniva stracciato».

L’imprenditore è il primo a chiamare in causa anche i partner di Penso: «Alla metà degli anni Duemila, Guido, suo figlio Christian e il loro socio Paolo Venuti mi proposero di investire nell’immobiliare a Dubai, con altri imprenditori, spiegandomi che stavano organizzando una gestione di fondi all’estero per i clienti dello studio. Iniziai con un piccolo investimento che in un paio di mesi si rivalutò del 40 per cento. Quindi decisi di investire di più, attingendo alle precedenti disponibilità della mia famiglia nella banca svizzera Zarattini. Allora Guido Penso mi spiegò che a gestire il denaro in Svizzera era Filippo San Germano, che era la persona di sua fiducia che copriva anche me. Infatti tutte le mie società e conti esteri erano amministrati da San Germano». In totale, Damiano Pipinato ammette di aver portato all’estero, tramite il commercialista padovano e il suo nobile fiduciario, almeno 33 milioni: 25 in Svizzera, 8 a Dubai. Dove però, dopo la crisi immobiliare, «nel 2013 ho visto che l’investimento continuava a perdere valore». Scoppiato lo scandalo del Mose, l’imprenditore cerca di sanare tutto con la voluntary disclosure, che però non è uno scudo anonimo, ma una vera autodenuncia: l’interessato deve farsi identificare e rivelare come ha fatto a creare il nero. Quindi l’Agenzia delle entrate gli boccia l’istanza. E lui alla fine vuota il sacco.

I due fiduciari svizzeri sono accusati di aver occultato e riciclato fondi neri per molti altri imprenditori veneti. Il tesoro già scoperto dall’accusa sale così di altri 29 milioni, mandati all’estero (attraverso apposite offshore) da imprenditori come Flavio Campagnaro (5 milioni, divisi in 50 consegne), Luca e Roberto Frasson (1,5 milioni), Sergio Marangon (1,2 milioni), Primo Faccia (250 mila dollari), Ignazio Baldan (250 mila euro), Mauro Mastrella (800 mila), Odino Polo (un milione), Maria Rosa e Stefano Bernardi (3 milioni) e Giovanni Gottardo (mezzo milione). In caserma, pur con qualche imbarazzo, tutti finiscono per ammettere i fatti, sottolineando però di essersi messi in regola grazie allo scudo. Alcuni rimarcano di aver soltanto ereditato conti esteri creati dal padre fin dagli anni Sessanta, «quando fare il nero era la regola». Altri, come Pipinato, si vedono contestare società offshore ancora attive, ma rispondono di averle dimenticate «perché furono usate per investimenti in Nicaragua, ma sono andati male e quei soldi li abbiamo perduti».

In almeno vent’anni di traffici di denaro nero, ai tre commercialisti padovani dello studio Pvp (dalle loro iniziali) non sono mai mancate le coperture politiche. Paolo Venuti è stato già arrestato e condannato (a due anni) per le tangenti del Mose, come tesoriere-prestanome di Giancarlo Galan, governatore veneto dal 1995 al 2010 e poi ministro del governo Berlusconi. Quel troncone d’indagine ha svelato un nuovo sistema di corruzione: società private svendute a politici, che incassano le tangenti sotto forma di profitti aziendali. In particolare la Mantovani spa, azienda leader del Mose, ha intestato proprio a Venuti, come paravento di Galan, il 5 per cento di Adria Infrastrutture, la società del gruppo che vinceva appalti stradali con la Regione Veneto. E con lo stesso sistema la Mantovani ha arricchito anche il super-assessore Renato Chisso, altro condannato per il Mose. La nuova ordinanza ora accusa il commercialista di aver nascosto anche contanti incassati da Galan: almeno un milione e mezzo di euro. Soldi finiti in Croazia su un conto intestato alla moglie di Venuti, sempre come prestanome dell’ex doge, come conferma un’intercettazione della coppia in auto, al ritorno da una cena nella villa di Galan (ristrutturata con altre tangenti e quindi sequestrata). La pista dei soldi è emersa grazie ai Panama Papers, le carte segrete delle offshore. Dove L’Espresso nel 2016 ha scoperto un’anonima società panamense, Devon Consultant Assets, intestata a Venuti e mai dichiarata.

Questi, i fattacci del passato, dalla corruzione per il Mose al riciclaggio. Dallo studio Pvp parte però un filo segreto di rapporti professionali e familiari che arriva al presente e porta fino alla seconda carica dello Stato. Lo studio Pvp ha legami molto stretti con una società di Padova, Delta Erre, che è una specie di club dei più affermati fiscalisti veneti. Tra gli azionisti compare Paolo Venuti, che si è visto sequestare la sua quota in questi giorni. La stessa società ha accolto tra i suoi azionisti anche Giambattista Casellati, un grande avvocato di Padova. Che è il marito di Maria Elisabetta Alberti Casellati, l’attuale presidente del Senato. Che ai tempi dello scudo fiscale era sottosegretario alla Giustizia, oltre che parlamentare di Forza Italia. Marito e moglie sono anche soci d’affari in una piccola azienda italiana chiamata Esa, creata nel 1983, che nell’ultimo bilancio (2017) dichiara 55 mila euro di ricavi.

La Delta Erre, costituita nel lontano 1971, è un club esclusivo, con partner selezionati. Fino al 2017 era una fiduciaria, poi si è concentrata sulle consulenze fiscali. Da anni è un punto di riferimento per le aziende di area ciellina. E da sempre ha forti legami con alcuni protagonisti dello scandalo Mose. Tra i soci fondatori spicca infatti Guido Penso, che è stato presidente del consiglio d’amministrazione fino al 1996. Già allora il commercialista manovrava fondi neri degli evasori, come spiega l’ordinanza che oggi accusa lui e suo figlio di aver orchestrato, con il collega Venuti, anche il riciclaggio del tesoro di Galan. I Panama Papers confermano che proprio Penso, attraverso un suo studio di Londra, gestiva già nel 2000 alcune offshore, come la Sorenson Holding delle Bahamas, ora accusate di nascondere i milioni degli evasori.

La Delta Erre non è coinvolta direttamente in questi scandali. Però compare più volte negli atti delle indagini. Ad esempio l’imprenditore Damiano Pipinato, oltre ai 33 milioni dell’evasione, ha parlato anche di una serie di offshore utilizzate per mascherare le sue proprietà a Padova e spostare all’estero i soldi degli affitti. Tra quegli immobili così schermati (con una società italiana controllata da anonime panamensi) c’è una palazzina in via Corciglia 14. Dove ha sede lo studio Cortellazzo e Soatto. Che paga da anni un affitto notevole: 240 mila euro più Iva, poi ribassato a 185 mila. Soldi che, attraverso le offshore, finivano nei conti svizzeri di Pipinato. Sia Soatto che Cortellazzo ricompaiono anche tra i soci della Delta Erre, al fianco di Venuti (il prestanome di Galan) e dell’avvocato Casellati (il marito della presidente del Senato). Allo studio Soatto e Cortellazzo è dedicato perfino un capitolo spinoso della sentenza sul Mose: sono loro ad aver firmato una perizia che, secondo i giudici, ha consentito alla Mantovani spa, l’azienda simbolo delle tangenti venete, di sopravvalutare le sue attività. Il loro studio è registrato con la sigla “Servizi professionali organizzati” e ha come socio di maggioranza il commercialista Lucio Antonello, che è anche l’attuale numero uno della Delta Erre.

Come presidente del Senato, la signora Casellati è sicuramente dalla parte della legalità e della lotta all’evasione fiscale. Il problema è che i soci di suo marito giocano nella squadra avversaria.

LE NOUVEL ORDRE MONDIAL APRES LE CORONAVIRUS, VU DE TURQUIE (SCENARIOS GEOPOLITIQUES POUR L’APRES-PANDEMIE II)

# LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY/

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE/

Luc MICHEL pour EODE/

Quotidien géopolitique – Geopolitical Daily/

2020 04 21/
LM.GEOPOL - Pandémie scénarios des futurs II turquie (2020 04 21) FR

J’ai commencé à analyser les scénarios des futurs possibles pour l ‘après-pandémie. Une première remarque s’impose : alors que l’américain Georges Friedman (‘Geopolitical Futures’) et moi même étions quasiment seuls à parler d’une « géopolitique du coronavirus » il y a 4 ou 5 semaines, voici que de partout viennent des réflexions pour des futurs multiples :

* Voir sur LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY/

QUELS SONT LES SCENARIOS GEOPOLITIQUES POUR L’APRES-PANDEMIE DU CORONAVIRUS ?

http://www.lucmichel.net/2020/04/15/luc-michels-geopolitical-daily-quels-sont-les-scenarios-geopolitiques-pour-lapres-pandemie-du-coronavirus/

Une seconde remarque : pour certains régimes la pandémie ouvre des fenêtres d’opportunités géopolitiques. C’est le cas de cette étude qui vient d’un think tank proche du leadership turc de l’AKP …

Le Dr. Murat Yesiltas est directeur des Études sécuritaires à SETA (Fondation turque pour les Recherches politiques, économiques et sociales), un think tank proche de l’AKP :

# UNE ANALYDSE CRITIQUE DU « NOUVEL ORDRE MONDIAL APRES LE CORONAVIRUS »

UNE ETUDE DU DR. MURAT YESILTAS

(TRT, TURQUIE, 18.04.2020)

Extrait 1 : « Il est possible de dire que la pandémie de coronavirus est le plus important développement du XXIe siècle. Cette pandémie pourrait engendrer une transformation à l’échelle mondiale selon diverses opinions, dont notamment un changement de l’ordre mondial. Nombre d’experts pensent que l’ordre mondial actuel sera confronté à une pression de changement et qu’un nouvel ordre apparaîtra. Nul doute, nous allons entrer dans une nouvelle ère à l’échelle mondiale. Cependant, nous ne pourrons dire que l’ordre mondial changera de façon radicale et irréversible après la pandémie de coronavirus. Cette approche est plus le fruit de l’état d’esprit causé par la pandémie. Pourquoi le coronavirus n’est-il pas un changeur de jeu structurel à l’échelle mondiale ? Pour répondre à cela, nous devons étudier la notion d’ordre mondial et son évolution. »

LA NOTION « D’ORDRE MONDIAL » VUE D’ANKARA

Voici sur quoi repose l’Ordre mondial selon le Dr. Murat Yesiltas :

Extrait 2 : « En étudiant la politique des 5 derniers siècles par la perspective des ordres mondiaux, nous voyons 3 notions fondamentales : l’équilibre des puissances, l’économie politique et les normes/règles internationales. Alors que l’équilibre des puissances définit le cours fondamental de la concurrence entre les (grandes) puissances, l’économie politique détermine les règles de fonctionnement. Quant aux normes internationales, elles définissent directement les processus de socialisation internationale. Par exemple, dans un système où les puissances sont partagées entre plus de 3 Etats, il est question d’un ordre mondial multipolaire. Quand c’est entre deux Etats, c’est un ordre bipolaire et quand c’est un seul Etat, un ordre unipolaire. La principale dynamique qui permet le passage d’un ordre mondial à un autre est la guerre.

Toutes les grandes guerres ont engendré un nouvel équilibre dans le partage des puissances courantes. Après chaque guerre, l’ordre mondial se forme sur un nouveau paradigme. Le système économique et les normes qui constituent le centre de ce paradigme, déterminent à l’échelle mondiale la position, le rôle et les comportements des autres acteurs dans le système. Soit les Etats s’adaptent au système, soit ils s’y opposent, soit ils déploient des efforts pour l’intégrer. »

L’ABSENCE DE VISION GEOPOLITIQUE

On notera la pensée conservatrice en action (l’AKP est avant tout un parti islamo-conservateur, proche de la Démocratie Chrétienne ouest-européenne ; le parti d’Erdogan étant même observateur du PPE, le parti démocrate-chrétien  an niveau de l’UE). Et l’absence de la Géopolitique dans ces « notions » qualifiées de fondamentales. J’affirme au contraire la primauté de la Géopolitique, « science du XXIe siècle » ! La Géopolitique, je le dis, et c’est une affirmation personnelle, est la science majeure du XXIe siècle. Au XIXe siècle, la science majeure était l’Economie politique. L’Economie politique de Marx. L’Economie politique de Friedrich List qui est le père du Nationalisme économique. La science également d’Adam Smith, le père du libéralisme. A l’époque, l’Economie politique expliquait le monde. Aujourd’hui, et vous pouvez faire le tour des laboratoires idéologiques, il n’y a que la Géopolitique qui explique le monde. Mais il faut que cela soit une Géopolitique scientifique. Il faut que cela soit une Géopolitique pragmatique. Actuellement, la Géopolitique est passée du statut de science maudite en 1945, en un ornement du discours de la plupart des commentateurs politiques (1).

« UN NOUVEL ORDRE MONDIAL APRES LE CORONAVIRUS » ?

Extrait 3 : « Pour qu’un nouvel ordre mondial apparaisse après le coronavirus, il faut que la pandémie engendre un changement dans l’équilibre actuelle des puissances, et qu’en parallèle, la structure économique, ainsi que le ou les acteurs qui contrôle cette structure, réalisent des aménagements structurels pouvant causer un changement dans les mécanismes de fonctionnement du système et forment de nouveaux régimes mondiaux sur l’axe de nouvelles normes. »

L’ACCEPTATION DE L’HEGEMONIE AMERICAINE :

LE FUTUR DE L’ORDRE MONDIAL RESSEMBLE AU VIEUX MONDE AMERICANISE

On se souviendra que nonobstant des velléités de contestation de l’ordre occidental, l’AKP est le meilleur allié des USA et le bon élève de la classe OTAN …

Extrait 4 : « L’ordre mondial actuel est basé sur la supériorité américaine du point de vue de l’équilibre des puissances, cependant il n’est pas unipolaire. Il n’y a pas eu de changements radicaux dans l’équilibre des pouvoirs ces dernières années. Par exemple, aucun acteur que l’on pouvait catégoriser en tant que « puissance moyenne » n’a accédé au rang de « puissance mondiale ». Ou bien les grandes puissances n’ont pas accru leurs forces au point de devenir des « supers puissances ». Le plus important, c’est que d’une part, les Etats-Unis qui sont une super puissance n’ont pas changé de statut et de l’autre, les acteurs comme la Chine ne sont toujours pas devenus des supers puissances. Evidemment, nous ne pouvons dire que les changements plus ou moins grands dans le statut des acteurs mondiaux ont une nature statique. Toutefois, il n’y a pas eu de grands changements structurels dans le système mondial, y compris dans les sous-systèmes régionaux.

Les données que nous détenons actuellement concernant les paramètres des puissances  sont suffisantes pour affirmer qu’il va y a voir un grand changement dans l’équilibre des puissances mondiales et régionales après le coronavirus. Comme il est peu probable qu’il y ait un changement dans l’équilibre des puissances en raison du coronavirus, les 1e et 2e colonnes de l’ordre mondial ne changeront pas. Dans ce cas, nous devons tenir compte des économies et normes mondiales de second et troisième degrés. En fait, il est possible d’adopter une approche similaire en économie, car ce domaine est l’un des plus importants paramètres du calcul des puissances. »

Il n’y a donc aucune remise en cause de la domination américaine. Et comment pourrait-il en eêtre autre, les rêves néo-ottomans des dirigeants de l’AKP ne peuvent que se réaliser le parapluie des projets géopolitiques américains en Méditerranée et au Proche-Orient (« Grand Moyen Orient », « printemps arabe », etc).

Extrait 5 : « Les données économiques actuelles montrent qu’il n’y a pas de changement radical dans l’équilibre des puissances mondiales. Si le pire scénario se réalise, les dommages dans l’économie mondiale post-coronavirus représenteront 5% de l’économie mondiale. Par conséquent, si aucun développement inattendu n’a lieu dans l’économie, il n’y aura pas de changements radicaux dans l’économie mondiale actuelle. D’autre part, nous ne pouvons dire que les normes mondiales telles que les normes économiques et politiques, ne prendront pas fin avec le coronavirus. Ainsi, s’il n’est pas question d’un changement dans l’équilibre des puissances, est-il possible qu’un nouvel ordre mondial apparaisse ? Nous ne pouvons répondre par l’affirmatif. Cependant, nous avons plusieurs raisons de dire qu’il y aura des changements à l’échelle mondiale. Ce changement aura lieu aussi bien dans la vie quotidienne que dans le processus de socialisation, dans les fonctions publiques mais aussi dans de nombreux domaines tels que la liberté, la démocratie et le nationalisme. »

NOTES :

(1) Cfr. sur LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY/

LA GEOPOLITIQUE SCIENCE DU XXIe SIECLE !

http://www.palestine-solidarite.org/actualite.luc_michel.220918a.htm

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE

* Avec le Géopoliticien de l’Axe Eurasie-Afrique :

Géopolitique – Géoéconomie – Géoidéologie – Géohistoire –

Géopolitismes – Néoeurasisme – Néopanafricanisme

(Vu de Moscou et Malabo) :

PAGE SPECIALE Luc MICHEL’s Geopolitical Daily

https://www.facebook.com/LucMICHELgeopoliticalDaily/

________________

* Luc MICHEL (Люк МИШЕЛЬ) :

WEBSITE http://www.lucmichel.net/

PAGE OFFICIELLE III – GEOPOLITIQUE

https://www.facebook.com/Pcn.luc.Michel.3.Geopolitique/

TWITTER https://twitter.com/LucMichelPCN

LUC-MICHEL-TV https://vimeo.com/lucmicheltv

* EODE :

EODE-TV https://vimeo.com/eodetv

WEBSITE http://www.eode.org/

LINKEDIN https://www.linkedin.com/in/luc-michel-eode-600661163/

 

CRISE DIPLOMATIQUE SINO-AMERICAINE SUR FOND DE CORONAVIRUS: PEKIN PROTEGE ENFIN LE ‘VENTRE MOU’ DE LA CHINE A HONG-KONG !

# LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY/

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE/

Luc MICHEL pour EODE/

Quotidien géopolitique – Geopolitical Daily/

2020 04 20/

epa08370344 Veteran pro-democracy figure and former lawmaker Martin Lee (C) speaks to journalists after walking out of Central Police Station in Hong Kong, China, 18 April 2020. Police arrested 14 high-profile pro-democracy figures in connection with several anti-government protests of 2019, including media tycoon Jimmy Lai and veteran pro-democracy figure and former lawmaker Martin Lee.  EPA/JEROME FAVRE (MaxPPP TagID: epalivefour751109.jpg) [Photo via MaxPPP]

epa08370344 Veteran pro-democracy figure and former lawmaker Martin Lee (C) speaks to journalists after walking out of Central Police Station in Hong Kong, China, 18 April 2020. Police arrested 14 high-profile pro-democracy figures in connection with several anti-government protests of 2019, including media tycoon Jimmy Lai and veteran pro-democracy figure and former lawmaker Martin Lee. EPA/JEROME FAVRE (MaxPPP TagID: epalivefour751109.jpg) [Photo via MaxPPP]

« La police de Hong Kong a arrêté, samedi 18 avril, quatorze leaders du mouvement pro-démocratie pour leur soutien ou leur participation à des manifestations l’an dernier. Une stratégie d’intimidation avant les législatives de septembre et des dates anniversaires sensibles pour Pékin (…) Ainsi, pendant que le monde entier lutte contre le coronavirus, la Chine frappe le territoire de Hong Kong, »

– La Croix (quotidien catholique anti-chinois, Paris, ce 19 avril).

« Faire du bruit à l’est et frapper à l’ouest »

– Sun Tsu.

Je combats les « révolutions de couleur » (1) depuis la toute première en 2000. J’étais déjà à Belgrade à l’époque pour soutenir le gouvernement yougoslave. Pour leurs changements de régime made in USA, Washington et ses complices de l’OTAN utilisent un vaste ensemble de réseaux : groupuscules de jeunes activistes (le groupe initial OTPOR était qualifié de « Madleen Jugend » en référence à Madleen Albright leur première patronne, puis sont venus les Mc Cain et cie, les « Sorös’Boys »), politiciens atlantistes (comme Mikheil Saakachvili, qui a servi en Géorgie et en Ukraine), cyberactivistes, voyoux et mafieux (d’extrême-droite ou islamistes radicaux), barbouzes, presstitutes divers. Ces gens détruisent les peuples et les Etats. Belgrade est aujourd’hui la capitale d’une Serbie-croupion résiduelle. Et les serbes ont perdu leur pays la Yougoslavie. Je n’ai aucune indulgence pour tous ces mercenaires de l’Amérique (2). En particulier je n’ai pas oublié et pas pardonné la mort de la Yougoslavie et celle du Présient Milosevic.

Je salue donc les mesures de sécurité nationales prises par la Chine à Hong-kong. Les « guerres du coronavirus » (3) et la crise diplomatique exacerbée sino-américaine ont enfin conduit Pékin à donner un coup d’arrêt à la subversion occidentale à Hong-Kong, ce ventre mou de la Chine ! Un exemple pour tous les états africains ciblés par les soi-disant « printemps arabe » et « printemps africain » …

ENFIN UN COUP D’ARRET AA SOI-DISANT « REVOLUTION DES PARAPLUIES » : A HONG KONG, LA POLICE ARRETE DES LEADERS DU MOUVEMENT DE DESTABILISATION PRO-OCCIDENTAL

Hong Kong avait été secouée plusieurs mois en 2019 par d’immenses manifestations parfois émaillées de violences. Elles avaient été provoquées au départ par un projet de loi – désormais abandonné – prévoyant d’autoriser les extraditions vers la Chine continentale. Ce mouvement de déstabilisation était la continuation directe d’une révolution de couleur rampante initiée en 2014, la soi-disant « révolution des parapluies ». La révolution de couleur à Honk-Kong, dite « des parapluies », est un processus rampant sur le long terme. Honk-Kong, sous le signe de « Un Etat, deux systèmes » (condition négociée par les Britanniques pour leur départ, une vraie bombe à retardement,), est le ventre mou de la Chine. Et à Washington, on rêve d’un « Tien An Nem bis » parti de l’ex colonie britannique … …

La police de Hong Kong a mené samedi une opération de grande envergure contre des leaders du mouvement pro-occidental, arrêtant 14 personnes pour leur soutien ou leur participation aux immenses manifestations qui ont secoué la place financière asiatique l’an dernier. Parmi les personnes interpellées figure le magnat des médias Jimmy Lai, 72 ans, fondateur du journal d’opposition Apple Daily, appréhendé à son domicile. Les parlementaires ou ex-parlementaires Martin Lee, Margaret Ng, Albert Ho, Leung Kwok-hung et Au Nok-hin, accusés d’avoir organisé et participé à des rassemblements illégaux en août et octobre, ont également été arrêtés, a indiqué la police. Cinq autres personnes interpellées sont soupçonnées d’avoir promu des manifestations interdites en septembre et octobre. « Les personnes arrêtées sont accusées ou seront accusées de crimes liés » à ce genre de faits, a déclaré le commissaire Lam Wing-ho.

Les rassemblements géants de 2019 dans le territoire semi-autonome ont rapidement muté en un mouvement de déstabilisation pro-occidental, soutenu par Washington, Bruxelles ou Paris, réclamant plus de libertés, qui est devenu le plus grand défi au pouvoir de Pékin depuis que l’ex-colonie britannique est repassée dans le giron chinois en 1997. Les manifestations et les affrontements avec la police ont progressivement cessé, en partie à cause de l’épuisement et des arrestations, mais aussi de la pandémie de coronavirus.

OBSERVATEURS OU INCENDIAIRES ?

Le chef de la diplomatie américaine, Mike Pompeo, a jugé samedi soir « profondément préoccupantes » ces arrestations. « L’application politisée de la loi est incompatible avec les valeurs universelles de liberté d’expression, d’association et de rassemblement pacifique » (sic), a écrit le secrétaire d’Etat et ex patron de la CIA dans un tweet.

Que valent  les déclarations du secrétaire d’Etat américain Mike Pompeo quand il s’en prend à l’Iran, à la Russie ou à la Chine? Retenez bien ce qu’il disait en rigolant, le 15 avril 2019, à des étudiants de l’université A&M du Texas : « Lorsque j’étais élève officier à West Point, quelle était la devise du cadet ? Tu ne mentiras pas, tu ne tricheras pas, tu ne voleras pas et tu ne toléreras pas que d’autres le fassent. J’ai été directeur de la CIA et nous avons menti, triché, volé. C’était comme si nous avions eu des stages entiers de formation pour apprendre à le faire » (4) …

La directrice de Human Rights Watch (Réseaux Sorös profondément impliqués dans la déstabilisation de Hong-Kong) pour la Chine, Sophie Richardson, a aussi critiqué Pékin. « Il est difficile de prévoir les prochaines initiatives de Pékin, mais il semble bien que les dirigeants de Hong Kong vont continuer de permettre des abus plutôt que de défendre les droits des habitants de Hong Kong » (resic), a-t-elle déploré.

DERRIERE LE MOIUVEMENT PROOCCIDENTAL :

LE SPECTRE DE LA SECESSION

Pékin devait décréter l’interdiction en février 2019 du Parti National de Hong Kong (HKNP). Derrière celui-ci, le spectre de la Sécession, inacceptable pour Pékin, dont l’existence même est menacée par le soutien occidental à l’éclatement du pays : Tibet, Xinjiang (dit musulman), Hong-Kong (colonisé 99 ans par les britanniques, sans oublier Taiwan (5). Dans son livre-*manifeste « The Next hundred years », le géopoliticien Georges Friedman, alors patron du Think Tank ‘Stratfor’, expose clairement comment il faut démembrer la Chine avant 2040 !

Le quotidien ‘Le Soir’, anti-chinois, expose les enjeux : « depuis le début de la mise en œuvre du principe « un pays deux systèmes » en 1997 (…) Hong Kong bénéficie en principe d’une « grande autonomie » sur le plan fiscal, économique et juridique, c’est l’Assemblée nationale populaire chinoise à Pékin via son Comité permanent qui détient le pouvoir d’interprétation de la constitutionnalité des lois régissant Hong Kong, de même que des éventuelles révisions de celles-ci (…) depuis une dizaine d’années, une identité hongkongaise s’est progressivement construite, parfois en opposition directe, mais surtout de plus en plus découplée de la Chine et de son destin politique. Ce sentiment identitaire est particulièrement prégnant au sein de la jeunesse qui a assisté à la fois à la montée en puissance de la Chine sur le plan économique, mais aussi à une présence de Chinois du continent en forte augmentation depuis 2003 (un Hongkongais sur sept provient du continent à présent), ce qui n’a pas été sans provoquer des tensions et des sentiments de xénophobie envers les continentaux ».

# HONK-KONG LE VENTRE MOU DE LA CHINE :

LE DOSSIER GEOPOLITIQUE

* Voir sur EODE-TV & AFRIQUE MEDIA/

LE GRAND JEU (Saison I – 5). OCCUPY HONG-KONG.

REVOLUTION DE COULEUR EN CHINE

sur https://vimeo.com/114919746

* LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY/

REVOLUTION DE COULEUR EN CHINE (I) :

APRES LE TEST DE HONG-KONG, VERS UNE ‘REVOLUTION DE COULEUR’ EN CHINE CONTINENTALE ?

DAILY 042

sur http://www.lucmichel.net/2017/10/01/luc-michels-geopolitical-daily-revolution-de-couleur-en-chine-i-apres-le-test-de-hong-kong-vers-une-revolution-de-couleur-en-chine-continentale/

* LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY/

REVOLUTION DE COULEUR EN CHINE (II) :

HONG-KONG, SUITE ET PAS FIN !

sur http://www.lucmichel.net/2017/10/04/luc-michels-geopolitical-daily-revolution-de-couleur-en-chine-ii-hong-kong-suite-et-pas-fin/

NOTES ET RENVOIS :

(1) Voir sur PANAFRICOM/

ENQUETES SUR LA DESTABILISATION DE L’AFRIQUE (I) :

DE LA YOUGOSLAVIE (2000) AU ‘PRINTEMPS AFRICAIN’ (2015-1018) : COMMENT S’ORGANISENT LES « REVOLUTIONS DE COULEUR » ?

http://www.lucmichel.net/2017/09/03/panafricom-enquetes-sur-la-destabilisation-de-lafrique-i-de-la-yougoslavie-2000-au-printemps-africain-2015-1018-comment-sorganisent-les-revoluti/

(2) Voir sur PANAFRICOM/

OUI LE « BALAIS CITOYEN » ET SES CLONES PARTOUT EN AFRIQUE SONT DES MERCENAIRES AU SERVICE DES AMERICAINS ET DE LA RECOLONISATION DE L’AFRIQUE !

http://www.lucmichel.net/2015/09/22/panafricom-oui-le-balais-citoyen-et-ses-clones-partout-en-afrique-sont-des-mercenaires-au-service-des-americains-et-de-la-recolonisation-de-lafrique/

(3) Cfr. sur LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY/

GEOPOLITIQUE DU CORONAVIRUS: QUESTIONS ET ENJEUX DE LA PANDEMIE

http://www.eode.org/luc-michels-geopolitical-daily-geopolitique-du-coronavirus-iii-questions-et-enjeux-de-la-pandemie/

(4) Voir la video sur :

https://www.youtube.com/watch?v=DPt-zXn05ac&feature=emb_logo

(5) Cfr. sur LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY :

* TAIWAN : LA PROCHAINE CRISE GEOPOLITIQUE EN ASIE (I).

PEKIN VS LES ‘SEPARATISTES’ DE TAIPEI

http://www.lucmichel.net/2019/01/03/luc-michels-geopolitical-daily-taiwan-la-prochaine-crise-geopolitique-en-asie-i-pekin-vs-les-separatistes-de-taipei/

* LA PROCHAINE CRISE GEOPOLITIQUE EN ASIE (II).

TRUMP CONTRE LE ‘PRINCIPE DE LA CHINE UNIQUE’

http://www.lucmichel.net/2019/01/04/luc-michels-geopolitical-daily-taiwan-la-prochaine-crise-geopolitique-en-asie-ii-trump-contre-le-principe-de-la-chine-unique/

* Et TAIWAN : LA PROCHAINE CRISE GEOPOLITIQUE EN ASIE (III).

VU DES USA, COMMENT WASHINGTON UTILISE TAIPEI POUR AFFAIBLIR LA CHINE ?

http://www.lucmichel.net/2019/01/07/luc-michels-geopolitical-daily-taiwan-la-prochaine-crise-geopolitique-en-asie-iii-vu-des-usa-comment-washington-utilise-taipei-pour-affaiblir-la-chine/

(Sources : Xinhua – La Croix – AFP – Le Soir – EODE Think Tank)

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE

* Avec le Géopoliticien de l’Axe Eurasie-Afrique :

Géopolitique – Géoéconomie – Géoidéologie – Géohistoire –

Géopolitismes – Néoeurasisme – Néopanafricanisme

(Vu de Moscou et Malabo) :

PAGE SPECIALE Luc MICHEL’s Geopolitical Daily

https://www.facebook.com/LucMICHELgeopoliticalDaily/

________________

* Luc MICHEL (Люк МИШЕЛЬ) :

WEBSITE http://www.lucmichel.net/

PAGE OFFICIELLE III – GEOPOLITIQUE

https://www.facebook.com/Pcn.luc.Michel.3.Geopolitique/

TWITTER https://twitter.com/LucMichelPCN

LUC-MICHEL-TV https://vimeo.com/lucmicheltv

* EODE :

EODE-TV https://vimeo.com/eodetv

WEBSITE http://www.eode.org/

LINKEDIN https://www.linkedin.com/in/luc-michel-eode-600661163/