“Indagini a senso unico, forti con i deboli e deboli con i forti”.

http://www.marcoscibona.it/home/?p=1066

TAV – SCIBONA (M5S): “Indagini a senso unico, forti con i deboli e deboli con i forti”.

Finito il silenzio elettorale, vediamo come chi alla Procura di Torino segue i movimenti in Valle di Susa, proceda nuovamente con l’emissione di misure cautelari a danno di numerosi NoTav. E lo ricordo per tutti, sono misure emesse prima di una sentenza, esclusivamente in via cautelare e che tra l’altro abbiamo poi visto decadere fino alle assoluzioni nei processi.

Quello che non vediamo sono indagini sugli immobili costruiti sotto il viadotto, sull’originario codice antimafia errato al tempo della presenza in cantiere di Toro Giovanni, ora imputato di associazione esterna mafiosa e, soprattutto non vediamo indagini sulla mancanza dell’appalto per il tunnel geognostico di Chiomonte, opera approvata nel 2010.

In democrazia la legge è uguale per tutti, ma non alla procura di Torino, dove i Procuratori che seguono le vicende legate al TAV sono forti con i deboli e deboli con i forti. Tracciano sentenze emettendo misure cautelari come fossero condanne. Eppure li vediamo fallire, come il PM Rinaudo che imputò l’aggressione del suo autista ai NoTAV – che volevano intimorire i giudici del processo – evidentemente per un puro preconcetto senza effettuare nessuna verifica visto che la notizia si rivelò totalmente priva di fondamento.

Questa non è giustizia, tanto meno amministrata in nome del popolo. Quello dei PM incaricati del fascicolo TAV è ormai un modo di fare a senso unico, volto a criminalizzare il dissenso ed a lasciare impuniti invece i veri criminali. Indagini a senso unico mentre le centinaia di segnalazioni dei cittadini rimangono chiuse nei cassetti.

Mi appello al Procuratore Capo di Torino Spataro. Prenda in mano la situazione, porti ordine tra i suoi sostituti che oggi non ricercano la Giustizia.

Marco Scibona, Senatore M5S – Segretario 8a Commissione Lavori pubblici, comunicazioni.

Nuovi arresti in Valsusa e Torino

Una manifestazione al cantiere di Chiomonte del 28 giugno 2015. Dalle misure restrittive compaiono anche 4 ultra sessantenni e 4 ultra quarantenni.

 

di Redazione

Sono scattati stamattina le nuove perquisizioni in  e Torino e altre città fuori Piemonte, il servizio Digos della Questura di Torino accompagnato dalle forze in divisa si è presentato per i fatti successi il 28 giugno del 2015 dove una grande manifastazione aveva cinto il cantiere partendo da Exilles arrivando nella mattina a Chiomonte e al pomeriggio da Giaglione. La giornata era stata caratterizzata da scontri con le forze in divisa che pattugliano il cantiere geognostico della Torino-Lione.

Sono andati nuovamente al Presidio di Venaus portando al Carcere delle Vallette uno degli occupanti, una misura cautelare di domiciliari si è così trasformata in un trasferimento al carcere. La Credenza di Bussoleno nuovamente perquisita. Anche alla Borgata del Cels nuove perquisizioni da parte delle forze in divisa. altri due arresti a Torino e Modena ai danni di due ragazzi universitari.

Mentre prendono piede e avanzano arresti e perquisizioni, si ricorda anche la denuncia fatta da un tecnico del Movimento No Tav Terzo Valico che fu fatto bersaglio del tiro diretto di lacrimogeni tale da colpire nello zainetto personale, il suo pc portatile e distruggerlo, di quella denuncia non si seppe più nulla. Fino ad ora sono 3 gli arresti in carcere, 9 arresti domiciliari e 12 obblighi di firma. Colpiti anche universitari di altre città oltre Torino.

Aggiornamento:

arrivano indiscrezioni sui colpiti dalle misure restrittive tra cui compaiono anche 4 ultra sessantenni e 4 ultra quarantenni e gli altri tra i venti e i trent’anni

aggiornamento ore 13:

Sta tornando a casa il presidiante di Venaus, viene ospitato da una famiglia valsusina in attesa, in settimana, dell’interrogatorio di garanzia davanti al Gip di Torino. Mantiene tutte le restrizioni dovute alla misura cautelare degli arresti domiciliari, non può comunicare con il mondo esterno.

ALCUNE IMMAGINI DEL 28 GIUGNO 2015

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Il regime e la sua miserabile vendetta in Val di Susa

https://www.carmillaonline.com/2016/06/21/regime-la-sua-miserabile-vendetta-valsusa/

Carmilla on line x

Pubblicato il 21 giugno 2016 · in Interventi ·

di Sandro Moiso

notavQuesta mattina all’alba è scattata in Val di Susa, contro il movimento No TAV, un’operazione di polizia che ha portato a numerose perquisizioni, 2 arresti in carcere, 9 arresti domiciliari con restrizioni e per tutti gli altri obblighi di firma, per lo più quotidiana. Tra i coinvolti ci sono da segnalare la storica trattoria del movimento,La Credenza, Nicoletta Dosio (obbligo di firma) e una simpatizzante ultra-settantennne, Marisa Meyer; quest’ultima inquisita per “supporto logistico” poiché essendo impedita nella deambulazione il 28 giugno 2015, durante la manifestazione “incriminata”, si trovava sul furgone affittato come sempre dai manifestanti.

Diventa difficile non comprendere da subito, anche per il più sprovveduto degli osservatori, che tale operazione è la risposta più immediata con cui un regime giunto sull’orlo del baratro, grazie ai risultati dei ballottaggi di domenica scorsa, cerca di protrarre ancora, per poco tempo, la sua protervia, la sua arroganza e la sua violenza nei confronti di chiunque voglia non soltanto opporsi ad una delle grandi opere inutili, ma anche agli intrecci affaristico-finanziari che hanno accompagnato la deriva economica e sociale degli ultimi anni e di cui proprio il governo Renzi e il PD sono i principali, anche se non unici, responsabili.

E’ quasi inutile sottolineare, ma è comunque necessario ripeterlo, che tale sconfitta elettorale, in una città cardine per il potere PD e bancario come Torino, è destinata ad aprire un autentico vaso di Pandora. Quarant’anni di governo cittadino (sostanzialmente del 1975 in poi) non sono passati senza lasciare traccia. Dall’affratellamento tra gli interessi della FIAT e del PCI e della CGIL alla fine degli anni Settanta e seguenti (sconfitta della lunga lotta operaia del 1980 compresa), alle Olimpiadi invernali che hanno lasciato la città ammanettata mani e piedi ai debiti contratti con Intesa-San Paolo (il primo istituto bancario per ordine di importanza e grandezza a livello nazionale), dalla nomina dell’ex-sindaco Sergio Chiamparino alla direzione della Fondazione dello stesso istituto alle recenti nomine volute da Fassino alla direzione dello stesso (e che la Appendino ha già dichiarato di voler azzerare), senza contare i legami con i vertici del sindacalismo confederale locale, le Coop rosse e tutto ciò che riguarda la non-realizzazione, ma costosissima, della linea TAV, tutto è destinato ad implodere e ad esplodere nei prossimi mesi.

I primi effetti si vedranno già a partire da venerdì 24 nella Direzione del Pd e di cui già da ieri si avvertono i primi sintomi: minoranza Dem contro renziani, Cuperlo contro Renzi ed una parte della stessa minoranza, la vecchia guardia (D’Alema – Bersani) contro i volti nuovi e in lotta tra di loro, ma anche all’interno del cerchio magico renziano stesso. Già si parla dell’eliminazione/epurazione di Matteo Orfini e della vice-segretaria Debora Serracchiani e della loro sostituzione con Zingaretti e Martina (l’attuale responsabile nel governo per le politiche agricole). Una lotta a coltello che minerà ulteriormente la posizione di Matteo Renzi, sia come Segretario del partito che come Premier, e del suo governo di regime.

In realtà, però, la vittoria pentastellata, che rimane comunque straordinaria ed epocale in una città come il capoluogo piemontese, ha delle basi che affondano le proprie radici anche nel tessuto economico e produttivo di una società e di un’area industriale che ha patito enormemente nell’ultimo decennio l’abbraccio mortale, anche per le piccole medie imprese, tra Fiat (sempre meno presente sul territorio, ma sempre egualmente vorace), banche ed amministrazione pubblica.

Una Fiat che ha fornito sempre meno lavoro alla filiera dell’automobile così radicata sul territorio, ma che fin dagli anni Ottanta/Novanta si è spostata (forse prima in Italia tra le grandi aziende) sempre più sul mercato delle grandi, e talvolta fallimentari, operazioni finanziarie, prive di frontiere e di ricadute positive sul tessuto economico-sociale locale e nazionale.

Banche che hanno speculato enormemente, con perdite talora disastrose e guadagni privati altrettanto giganteschi, ma che hanno reso sempre più difficile per i piccoli e medi imprenditori ottenete i crediti di cui avevano bisogno per i rinnovamenti necessari al mantenimento della competitività sul mercato. L’abbassamento del costo della manodopera per il sistema produttivo capitalistico non è tutto: il job-act favorisce l’iper-sfruttamento dei lavoratori e l’interesse delle imprese straniere ad investire in Italia, ma non le imprese che del e sul mercato nazionale devono vivere.

Lo strangolamento dell’economia locale, specchio dell’andamento dell’economia nazionale, ha visto così la simultanea rivolta del voto delle periferie, delle imprese commerciali (soprattutto piccole, contro cui l’amministrazione di “sinistra” ha giocato la carta di favorire sempre più la grande distribuzione e gli iper-centri commerciali) e degli imprenditori locali medio-piccoli, rispecchiando così la stessa reazione che inizia ad esserci a livello nazionale e di cui lo scontro sul Referendum, le spaccature in seno alla Magistratura (Piercamillo Davigo contro il Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione Raffaele Cantone) e molti altri segnali sono già la manifestazione politico-istituzionale.

Ha ragione su una cosa Matteo Renzi: una parte significativa della società italiana chiede un rinnovamento. Peccato che quel rinnovamento non sia quello sbandierato dal Presidente del consiglio e dalle sue veline di ogni genere e colore di capelli. Il rinnovamento dovrà andare in tutt’altra, o quasi, direzione. Del Tav e delle sue promesse alla società che produce non interessa proprio nulla: servono di più linee locali efficienti e trasporti pubblici in grado, attraverso il rinnovamento, di dare più lavoro alle aziende del settore. Mentre le Coop sono diventate strutture per la raccolta dei risparmi e la speculazione finanziaria e sempre di più fanno parte di quella grande distribuzione che ha monopolizzato ormai gran parte della distribuzione italiana ed internazionale. Da tempo, se non per gli allocchi che ancora ci credono, hanno detto addio alla tradizione cooperativistica del movimento operaio e non per nulla il loro Presidente (Giuliano Poletti) è diventato uno degli artefici del job-act.

Chiara Appendino ha già da questi primi giorni dimostrato che non vorrà giocare in contro piede ma in attacco, su tutta la linea del fronte: dall’Istituto bancario San Paolo al tavolo del TAV, mentre anche altri comuni della provincia (ad esempio Pinerolo) sono caduti, al ballottaggio, nelle mani di amministrazioni a 5 Stelle. Tira aria di bufera e per ora l’unica risposta che il governo e il PD sanno dare è quella repressiva.

D’altra parte, nonostante le continue dichiarazioni sui voti che la Destra avrebbe fornito ai 5 Stelle, il Partito di Renzi sa benissimo che proprio la diminuzione degli elettori che hanno partecipato al ballottaggio dimostra proprio che chi voleva votare a destra spesso non è andato a votare, mentre le 25 mila schede elettorali richieste, al Comune di Torino da cittadini che non sono mai andati a votare o che non votavano più, nel corso delle due settimane intercorse tra la prima e la seconda tornata elettorale hanno allarmato per tempo il PD sulle vere intenzioni dell’elettorato torinese.

Un’ultima osservazione va fatta, a sostegno di quanto fin qui detto, proprio sulla figura dell’Appendino: bocconiana e figlia della buona borghesia, sarà sicuramente sottoposta, se il buongiorno si vede fin da questo primo mattino d’estate, a fortissime pressioni, in particolare proprio sulla questione del TAV. Al governo di una città metropolitana, che nelle intenzioni del PD doveva avere un ruolo guida per il Piemonte, a partire dalla figura del sindaco, si troverà davanti ad ostacoli, minacce e ricatti di ogni tipo. Proprio per questo però, al di là dei facili e vacui slogan da manifestazione come quell’”Onestà!” gridato dai grillini per le vie della città subalpina nella notte della vittoria, la questione della lotta alle corruttele per i sindaci pentastellati si porrà davvero, da Roma a Torino, come una questione di vita o di morte. E la loro azione dovrà essere per forza di cose davvero implacabile, ben al di là delle questioni meramente etiche, morali e retoriche. D’altra parte la neo-eletta ha conquistato le periferie della città (Barriera di Milano e Vallette ad esempio) lasciando sul terreno e al PD solo i voti della Crocetta, il quartiere più tradizionalista della borghesia torinese medio-alta e più conservatrice. Vorrà pur dire qualcosa.

Lo scontro è solo all’inizio, ma già, con le operazioni di polizia di questa mattina, il Governo e i suoi rappresentanti hanno dimostrato quali saranno le argomentazioni che saranno usate nel tentativo disperato di impedire l’affermazione di quelle novità che il Premier sbandiera opportunisticamente, ma che in realtà combatte in nome di interessi che non sono certo quelli della maggioranza assoluta dei cittadini. Renzi is dead, God save the Renxit!

E, naturalmente, appuntamento per tutti coloro che potranno esserci questa sera all’assemblea popolare che si terrà a Bussoleno alle ore 21.

Torino, blitz all’alba della Digos contro i No Tav: venti misure cautelari, undici arresti

21 giugno 16 Repubblica :

L’operazione dopo l’assalto del 28 giugno 2015 al cantiere di Chiomonte con petardi e funi per abbattere la recinzione. Il movimento: “Tempismo elettorale sospetto”

di Erica Di Blasi

http://torino.repubblica.it/cronaca/2016/06/21/news/torino_blitz_all_alba_della_digos_contro_i_no_tav_venti_misure_cautelari_diversi_arresti-142486033/

Una ventina di misure cautelari, tra cui diversi arresti.

Da questa mattina all’alba è in corso a Torino un’operazione della Digos nei confronti di alcuni No Tav. I fatti contestati agli attivisti risalgono al 28 giugno dell’anno scorso.

Un gruppo di black bloc incappucciati si era avvicinato alle reti e aveva lanciato sassi.

Il corteo era partito dal Forte di Exilles e aveva raggiunto Chiomonte. Alcune decine di No Tav si erano staccati dal gruppo e aveva portato avanti un attacco al cantiere. Avevano agganciato un paio di funi alla recinzione nel tentativo di abbatterla e lanciato petardi e fumogeni per “coprirsi”.
A finire in carcere sono stati un attivista No Tav residente a Torino e uno residente a Modena, provincia in cui risiedono anche due dei sottoposti agli arresti domiciliari. Sempre ai domiciliari anche un residente in provincia di Reggio Emilia e uno residente a Roma.

Il decreto di fermo del pm nei loro confronti “trae origine – comunica la Questura di Torino – dall’acquisizione di ulteriori elementi di prova emersi nel corso di perquisizioni domiciliari e personali eseguite dalla Digos di Torino nei giorni scorsi, che vanno a rafforzare le posizioni di responsabilità degli indagati”.

Tutti i 20 destinatari delle misure devono rispondere di resistenza aggravata a pubblico ufficiale, lesioni personali, esplosioni di ordigni con la finalità di turbare l’ordine pubblico.
L’operazione arriva in un momento molto particolare, proprio all’indomani dell’elezione a Torino della sindaca Chiara Appendino dei Cinque Stelle: in lei proprio i No Tav
che hanno partecipato ai festeggiamenti di domenica sera davanti al Comune, confidano affinché nella sua nuova veste istituzionale si opponga all’opera già avviata in Valsusa.

E il movimento No Tav non manca di sottolinearlo: “Un tempismo quanto mai sospetto, appena terminate le elezioni di Torino – scrive il sito Notav.info – Sono i pm con l’elmetto a prendersi le luci della ribalta proseguendo nella continua crociata contro i No Tav”. Una riunione è stata indetta per questa sera a Bussoleno, in Val di Susa, per “discutere insieme le prossime iniziative per la liberazione di tutti e tutte, in vista dell’estate di lotta”.

Per l’assalto al cantiere di Chiomonte nel 2015 nove arresti e altrettanti “obblighi di firma”

21 giugno 16 Stampa :

Diciotto misure cautelari scattate questa mattina: il provvedimento dopo le perquisizioni domiciliari

Massimiliano Peggio Torino

http://www.lastampa.it/2016/06/21/cronaca/per-lassalto-al-cantiere-di-chiomonte-nel-nove-arresti-e-altrettanti-obblighi-di-firma-YOiEP8vtZbOQZ5sWyVB5GN/pagina.html

Diciotto misure cautelari più due fermi disposti dall’autorità giudiziaria: è il bilancio di un’operazione condotta dalla Digos per gli attacchi al cantiere Tav di Chiomonte avvenuti il 28 giugno 2015, con il danneggiamento delle reti e lancio di oggetti.

Delle 18 misure, 9 sono arresti domiciliari e 9 obblighi di firma.

I due fermi, in carcere, sono stati disposti a seguito di perquisizioni, che avrebbero permesso agli investigatori di scoprire elementi indiziari degli scontri.

I due fermi sono stati disposti a Torino e Modena. Colpiti soprattutto attivisti No Tav e antagonisti collegati ai centri sociali, come Askatasuna.  

LA RICOSTRUZIONE  

«Il 28 giugno 2015 – ricostruisce la questura – nel comune di Chiomonte, per iniziativa del “Coordinamento Comitati NO-TAV”, ebbe luogo una importante manifestazione, denominata “Al cantiere tutti/e insieme contro TAV e grandi opere”, indetta in occasione della “ricorrenza” dei fatti accaduti il 27 giugno e 3 luglio 2011».

A tale manifestazione parteciparono circa 1500 manifestanti, tra cui 500 aderenti all’area antagonista, un centinaio dei quali provenienti da Alessandria, Bologna, Roma, Reggio Emilia e Modena.

«Durante l’iniziativa di protesta – aggiunge la nota della questura torinese – si verificarono delle violente azioni commesse da un gruppo composto da un centinaio di facinorosi, la maggior parte dei quali travisati con abbigliamento di colore scuro, che aggredirono, a più riprese, le forze dell’ordine poste a protezione del cantiere Tav». 

LA REPLICA DEI NO TAV  

«All’alba di questa mattina – replicano i No Tav attraverso il sito del movimento – è scattata un’ennesima operazione contro il movimento che vede coinvolti 23 No Tav, tra studenti universitari e ultrasettantenni, residenti in Valle a Torino e in altre città italiane. Questa volta viene incriminata la giornata del 28 giugno 2015 quando la marcia No Tav ruppe i divieti e fece cadere reti e barriere con l’orgoglio!».

E aggiungono: «Ci troveremo questa sera in assemblea a Bussoleno alle 21 come già previsto, per discutere insieme le prossime iniziative per la liberazione di tutti e tutte, in vista dell’estate di lotta». 

Il materiale sequestrato durante l’assalto al cantiere nel giugno 2015

Interviste. Sulle elezioni amministrative parlano 16 sindaci

20 giugno 16 Lagenda :

Novità, bocciatura del PD e disaffezione le parole più usate

Mario Tonini 

http://www.lagenda.news/interviste-sulle-elezioni-amministrative-parlano-16-sindaci/

L’Appendino, Movimento 5 Stelle, ha trionfato in quel di Torino. Fassino, il Piero aviglianese, saluta e da la colpa alla destra. Così l’esito nel capoluogo che fino a qualche annetto fa viveva di luce proria. Oggi no, la Città Metropolitana si è annessa le nostre valli senza dichiarare guerra e sparare un colpo tutto è diverso.

Oggi Fassino era sindaco di Torino e in qualche misura anche dei nostri comuni, lo scettro passa nelle mani della giovane laureata bocconiana pentastellata.

Se si aggiunge che Venaria, Pinerolo, Rivalta e altri comuni della bassa sono già allineati alle posizioni di Grillo, la futura giunta della Città Metropolitana sembra già segnata.

Che Mauro Carena e Gemma Giorio abbiano un futuro in quel di Torino è molto difficile, forse la spunterà qualche sindaco con tessera PD in tasca e una giunta molto stellata. 

Cosa cambierà qui da noi? Qual è  la reazione dei primi cittadini?

La domanda che adesso sorge spontanea è: adesso che la linea della solitudine politica ha pagato, alla prossime elezioni comunali i Cinque Stelle faranno delle liste autonome in tutte la città?

Andrea Tragaioli da Rosta: “Un dato scontato. Davo per certa la vittoria al ballottaggio del Movimento 5 Stelle. C’è un malessere generale e il voto ne è la prova. Bisogna capire cosa farà nella Città Metropolitana il nuovo sindaco. Un augurio ad una trentaduenne che dovrà gestire una città complessa. Se sarà in grado lo valuteremo con il tempo”.

Pacifico Banchieri da Caselette: “C’è un dato nazionale di malcontento ma anche uno locale. Fassino ha perso perchè è stato visto come uno di un gruppo dirigente troppo radicato. L’Appendino comunque rischia perchè ha solo quattro consiglieri di maggioranza. Dobbiamo valutare cosa farà anche nelle partecipate. La differenza vera l’hanno fatta tutti i malcontenti che hanno dato il voto ai Cinque Stelle. Adesso cosa succedera? Gli interrogatici sono tanti”.

Agnese Ugues da Sangano: “Un voto di protesta; gli elettori si sono stufati dei politicanti, una dimensione anche rappresentata con la grande astensione. Ha vinto una donna giovane che rappresenta una speranza, se poi sarà così vedremo. Se la Città Metropolitica saprà accogliere le istanze dei piccoli, io lo spero, valuteremo nel tempo. Il primo tema è senza dubbio il lavoro.

Ombretta Bertolo da Almese: “Benvenute alle donne, un segnale di indubbio cambiamento che vedrà delle conseguenze sulla Città Metropolitana. Adesso cambierà l’assetto che aspettiamo con fiducia. Faccio notare che il sindaco a Torino lo scelgono i torinesi ma poi in parte è anche il primo cittadino nei nostri paese. Spero che la visione passi da torinocentrica a territoriale”. 

Dario Fracchia da Sant’Ambrogio. Due ottime persone, Fassino grande amministratore e uomo politico di spessore. La Appendino porta un nuovo modo di fare politica. Riguardo le liste non credo, almeno qui, si possa fare una scelta così radicale da vederle sole. Noi siamo già una lista civica trasparente e inserita nel contesto cittadino. Non credo possibile una lista Cinque Stelle magari con un candidato che arriva da un altro paese”.

Fabrizio Borgesa da Chiusa San Michele: “Una bella rivoluzione che porterà forse dei cambiamenti per quanto riguarda la TAV. La Città Metropolitana sicuramente avrà altri equilibri ma noi gestiremo, come abbiamo sempre fatto, i rapporti con Torino e gli altri amministratori”. 

Susanna Preacco da Sant’Antonino: E’ stato un voto di protesta non contro Fassino che ha lavorato molto bene. Il PD ha perso sopratutto nelle periferie. Spero che l’ottimo lavoro di Fassino nella Città Metropolitana in cui ogni paese contava come Torino prosegua. Faccio i miei auguri al nuovo sindaco di buon lavoro”.

Enzo Merini da Vaie: “Duemilioni e duecentomila persone saranno rappresentate  da un sindaco che è stato votato dal 10%. C’è effettivamente lo Statuto della Città Metropolitana da rivedere. Faccio notare che nessun candidato ha mai parlato del fuori Torino. Sul voto c’è poco da dire basta guardare le cifre. Se l’Appendino saprà porsi in modo critico sul TAV qui troveràuna sponda”.

Emilio Chiaberto da Villar Focchiardo: “Cosa vambierà in valle non lo so. Un voto che è l’espressione chiara di un Paese che vuol cambiare il sistema al di la dei singoli partiti. Faccio notare che solo il 50% è andato a votare e questo è un elemento di  sfiducia nella politica. La gente vuole il cambiamento poi bisognarà vedere se tutte le promesse saranno  mantenute”.

Paolo Alpe da Borgone: “Secondo me questo voto era nell’aria, la gente è stufa della politica e vuole persone nuove. Sulle città c’è stato un voto contro il Governo e contro Renzi. E’ un segnale chiaro contro il PD che non ha capito o non aveva alternative da presentare. Noto anche la dissaffezione degli elettori, i cittadini non credono più nelle istituzioni e non hanno più fiducia. Il Movimento è una novità al governo e adesso sarà alla prova”.

Anna Allasio, Bussoleno: “In democrazia uno vince gli  altri no. Semplice. Qui in valle non cambierà un bel nulla su nessun argomento. Com’era prima sarà adesso è inutile cercare cose che non esistono, riguardo le liste qui si voterà tra tre anni e non so cosa faranno allora“.

Sandro Plano, da Susa: “La vittoria di M5S a Torino cambia il quadro politico sulla questione Tav. La classe dirigente della Città che sosteneva questo progetto è stata messa in discussione e ora l’Amministrazione Appendino si è dichiarata contraria al progetto. Dato che il Sindaco di Torino è anche presidente della Città Metropolitana, le ragioni del No hanno acquistato un peso politico rilevante e il Governo dovrebbe tenerne conto. Fassino ha perso probabilmente perché ha pagato lo scotto della politica che il PD sta facendo a livello nazionale e dal punto di vista umano mi spiace per lui perchè è stato un buon Sindaco. Auguro a Chiara Appendino un buon lavoro nell’interesse di tutti“.

Piera Favro, Mompantero: Sono molto stupita che un sindaco bravo coma Fassino abbia perso. Certo la giovane sindaco rappresenta una novità e una nuova forza se è vero quanto dichiarato sull’Alta Velocità io sono felice perchè sono contro. Sul resto la Città Metropolitana qui non ha mai inciso e speriamo che adesso si possa aprire un dialogo più costante e produttivo”.

Piero Nurisso da Gravere: “Un voto nazionale tradotto nelle grandi città. In valle non cambierà nulla, le grandi opere nazionali non le fermano i singoli amministratori. Sulle liste Cinque Stelle potranno anche presentarsi sole ma fino ad ora non hanno avuto un grande successo almeno qui da noi”.

Francesco Avato da Bardonecchia: “Sicuramente cambieranno gli equilibri in molte situazioni gestionali anche da noi in valle. Fassino ha lavorato bene e spero faccia anche il nuovo sindaco. La montagna ha bisogno dell’aiuto della città per crescere e affermarsi”.

Lorenzo Colomb da Cesana : “Non mi aspettavo un voto così, è stato un voto di protesta. Sulla Città Metropolitana ho un dubbio, come i miei colleghi delle piccole realtà, sulla corretta gestione del voto di rappresentanza. I piccoli comuni hanno poco peso eppure rappresentano una fetta importante di turismo. Valuteremo il loro lavoro”.

Valter Marin dal Sestriere: “Un voto che riflette lo scontento generale sulla politica nazionale. Deve essere preso positivamente e come monito per migliorare e fare meglio e con più trasparenza. Ha vinto chi ha saputo rappresentare meglio questa esigenza in un contesto comunque di grande serietà come quello di Torino dove Fassino ha ben lavorato. Spero che il nuovo sindaco porti freschezza, novità e voglia di lavorare che sono sempre apprezzabili“.

Torino ha un sindaco No Tav

post — 20 giugno 2016 at 17:08

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Torino ha un sindaco, anzi una sindaca notav: Chiara Appendino.

All’ 1.40 di questa notte una bandiera No Tav viene calata dal balcone del Comune di Torino mentre altre, a decine, sventolano in piazza Palazzo di Città.

Questa immagine suggestiva ci restituisce, parzialmente, la potenziale portata dell’esito delle amministrative cittadine, con il PD e il sistema torino che fanno le valigie dopo decenni di dominio incontrastato e cedono il passo ad una nuova forza politica.
 Inutile dire che vedere le piaghe dell’amarezza sul volto di coloro che per decenni a Torino hanno sostenuto la costruzione della Torino-Lione e ci hanno combattuti con tutte le forze in loro possesso è un qualcosa che, oggi, ci fa ridere di gusto.

Sappiamo bene come il Tav, e tutta la politica delle grandi opere inutili, sia un meccanismo di profitto sostenuto dal governo, ancora in mano a Renzi e al Partito della Nazione, ma i segnali che arrivano dalle altre città d’Italia fanno sperare che il meccanismo si stia finalmente inceppando e che, prima o poi, si apriranno decisivi spazi di cambiamento.

Siamo anche consapevoli che, in quanto movimento No Tav, continueremo a fare quello che abbiamo sempre fatto, il movimento popolare, e a lottare senza fare mai un passo indietro, forti di tutta l’esperienza che abbiamo accumulato e attenti a tutto quello che ci si muove intorno, non rinunciando a nessun campo di battaglia ci si presenti.

A chi ci critica per sport diamo un contentino, ribadendo anche in questo caso che la nostra lotta non ha mai dato deleghe a nessuno ( e mai lo farà), e che la nostra bandiera ha impresso il lungo percorso fatto con le mille anime del nostro movimento e ci ricorda, oggi come ieri, che la strada da fare è ancora lunga, in salita e faticosa.

Vedremo se Torino uscirà, alla luce del voto, fuori dall’osservatorio, anzi lo auspichiamo.

Il nuovo sindaco ha dichiarato poche ore fa che andrà alla prima riunione del tavolo con le ragioni del No e dopodiché la città uscirà dall’Osservatorio.
Ci aspettiamo che Torino dica chiaro che non investirà, nè economicamente nè politicamente sul Tav,  e saremo pronti a gioire per ogni segno di discontinuità rispetto al passato, ma anche pronti a contrastare tutto ciò che invece manterrà il sistema di potere.

Se i nuovi eletti nel torinese sapranno mantenere la “barra dritta”, personaggi come Foietta e Virano, piangendo lacrime amare, dovranno ragionare su una Torino-Lione che alla luce dei governi della valle, si trasforma sulla mappa in una Milano-Sant’Antonino di Susa-Lione (con una Francia tutt’altro che determinata a dare priorità all’opera).

Esposito, prima assessore a Roma poco prima delle elezioni e dirigente del PD Torinese, ha mostrato il suo volto triste e dimesso in televisione…fa quasi pena, ma non lo consoleremo.
Martedì in assemblea popolare al Palanotav ci ritroveremo per organizzare un’altra importante estate di lotta che ci vedrà impegnati a contrastare il cantiere e a immaginarci un autunno conflittuale.

Noi siamo fatti così.
Avanti No Tav!

Acea: tonfo a Piazza Affari, -4%. Effetto Raggi

OTTIMO TSUNAMI 5S. Un appello alla Appendino, LICENZIA IL CITY MANAGER 
 
Acea: tonfo a Piazza Affari, -4%. Effetto Raggi + Chiara Appendino, la prima mossa: ‘Profumo faccia passo indietro’. Sul Tav: ‘Avanti con ragioni del no, dialogando’
20 giugno 2016, di Alessandra Caparello
MILANO (WSI) – In calo a Piazza Affari il titolo Acea che perde il 4% a 11,03 euro. A pesare la vittoria a sindaco di Roma della candidata grillina Virginia Raggi. Ridotto il target price di Acea, da parte di Kepler Cheuvreux a 12,5 euro da 14 euro.
 
Chiara Appendino, la prima mossa: ‘Profumo faccia passo indietro’. Sul Tav: ‘Avanti con ragioni del no, dialogando
 
 
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Elezioni Amministrative 2016
A poche ore dalla sua elezione a sindaco di Torino, la sindaca M5S spara su una delle nomine più controverse del suo predecessore: “Credo che chi ha fatto certe scelte che io ho anche contrastato, come aumentare gli stipendi, debba fare un passo indietro”. La replica del neo presidente: “Quei 400mila euro non sono stati stanziati per gli emolumenti”. Sulla Torino-Lione: “Ci siederemo al tavolo, non è il primo cittadino che decide, ma valuteremo attentamente le ragioni”
di Andrea Giambartolomei | 20 giugno 2016
 
Inizia subito con un attacco al “Sistema Torino”, il sistema di intrecci e relazioni che domina settore importanti della città.Chiara Appendino, nuova sindaca a cinque stelle, chiede un “passo indietro” all’ex ministro del governo di Mario Monti,Francesco Profumo, nominato dall’ex primo cittadino Piero Fassino alla guida della Compagnia di San Paolo, potente fondazione bancaria. Non solo. Il suo messaggio sarebbe indirizzato anche a Paolo Peveraro, ex assessore delle giunte di Sergio Chiamparino posto alla guida di Iren, la multiutily del Nord. “Credo che chi ha fatto certe scelte che io ho anche contrastato, come aumentare gli stipendi, debba fare un passo indietro”, è la frase che l’eletta pentastellata pronuncia al termine della conferenza stampa. Il riferimento è ai 400mila euro in piùstanziati per le spese di funzionamento degli organi della fondazione dal Comitato di gestione della Compagnia. Atto che il Consiglio dovrà ratificare il 4 luglio.
 
La Compagnia dal canto suo risponde a stretto giro facendo sapere che “l’ipotesi di accantonamento di 400.000 euro è stata formulata per promuovere l’attivazione di organi tecnici quali comitati Scientifici formati da esperti (e previsti dallo Statuto) per contribuire alla definizione delle linee programmatiche del prossimo quadriennio: adempimento, questo, legislativo e statutario. E’ quindi falso affermare che tale importo sia destinato ad aumentare gli emolumenti del presidente e dei consiglieri peraltro caratterizzati da un livello estremamente contenutorispetto alle altre fondazioni”.
 
Appendino si dimostra invece più morbida e dialogante su un tema molto discusso in città, la Torino-Lione. “Il sindaco non può bloccare il Tav – premette -, ma porterò avanti le ragioni del No”. Quindi non seguirà immediatamente l’esempio di alcuni comuni No Tav della Val di Susa e del Comune di Venaria (cittadina alle porte del capoluogo guidata dal sindaco M5S Roberto Falcone), che hanno abbandonato il tavolo istituzionale con il governo. Lei a quel tavolo vuole sedersi e discutere: “Valuteremo attentamente le loro ragioni e le ragioni del no. Se non c’è dialogo me ne andrò”.
 
Un dialogo lo aprirebbe anche con John Elkann, che questa mattina le ha fatto gli auguri. In lei il presidente di Fca e di Exor vede la possibilità di continuare la tradizione di buon governo della città: “Quello che l’elettorato ha espresso con il voto è la volontà di cambiare”, ha detto Elkann. “L’auspicio è che, nel cambiamento, sia mantenuta quella che è la tradizione forte di questa città”. La sindaca Appendino, figlia di Domenico, ex braccio destro dell’attuale presidente di Confindustria Piemonte Gianfranco Carbonato, si dice pronta a incontrare il rampollo della famiglia Agnelli perché con il suo incarico “si deve parlare con tutti i soggetti che operano col territorio e cercare di massimizzare gli effetti che il territorio può ottenere – ha risposto -. Il mio compito è dialogare con chi ha un ruolo in questa città per far sì che i torinesi possano beneficiarne”.
 
Per portare benefici anche ai cittadini dei quartieri più disagiati Appendino conferma una sua proposta: “In autunno faremo un patto per le periferie con tutte le parti sociali per dare una risposta. Il grido della città non può essere inascoltato”. Un grido di dolore che ha premiato lei e sanzionato Piero Fassino. Nella zona nord, nelle circoscrizioni 5 e 6 della città, la 32enne del M5S ha raggiunto percentuali superiori al 60 per cento, mentre il sindaco Pd uscente ha ottenuto la maggioranza soltanto nella circoscrizione 1 che copre il centro e la Crocetta, elegante zona residenziale.
 

John Kerry conferma la richiesta di bombardare il Governo siriano

50 guerrafondai guardacaso chiedono l’invasione della siria e Kerry è pronto ad accoglierla….bastano 50 persone per una guerra?? AH no giusto, è per far cessare le sofferenze dei siriani di cui ovviamente è responsabile Assad, ma poi citano il Daesh (alias Isis, Isil, Is, insomma ex Al Quaida, stessi finanziatori) insomma la solita guerra umanitaria
In Italia nemmeno migliaia di firme son bastate per il referendum abrogativo della legge fornero
Giu 17, 2016
 
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Esercito siriano ad Aleppo
 
Il segretario  di Stato USA  ha qualificato come “importante”  la lettera con cui 50 funzionari di alto livello del Pentagono hanno richiesto di rovesciare militarmente il presidente Basharal-Assad.
 
Il Governo degli   Stati Uniti ha confermato questo Venerdì l’esistenza di una lettera, firmata da 50 diplomatici che lavorano per il Dipartimento di Stato USA, con cui  viene richiesto di  effettuare bombardamenti sul governo legittimo del presidente della Siria Bashar al-Assad. I funzionari diplomatici che, secondo RT, sono  i responsabili della politica estera di Washington, hanno spiegato nel memorandum interno che un cambio di Governo in Siria per via militare sarebbe l’unico modo (secondo loro) di  sgominare il gruppo terrorista autoproclamato dello Stato Islamico o Daesh.
L’esistenza del documento è stata confermata dall’agenzia di notizie A.P. ed ha segnalato che coloro che hanno  sottoscritto il documento  sono funzionari  che occupano incarichi fra il medio e l’alto livello del Dipartimento di Stato USA.
“Il ragionamento morale  per implementare misure che terminano con la morte e la soffernza della Siria dopo 5 anni di una guerra brutale è evidente ed inquestionabile”,  ha sostenuto il giornale newyorchese, citando il documento del Dipartimento di Stato. “La situazione in Siria continuerà a presentare tratti umanitari e diplomatici  e di terrorismo non soltanto gravi ma disastrosi “.
 
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John Kerry contro al Assad
 
Gli Stati Uniti e la loro politica di ingerenza globale
Nel documento si esprime presumibilmente la frustrazione e l’impotenza per intervenire in una guerra civile (?) – che Washington stesso è stato accusato di aver provocato e finanziato – in Siria che ha provocato circa mezzo milione di morti e una crisi mondiale  di rifugiati,  secondo vari media statunitensi.
Di recente un funzionario molto vicino al Presidente Bashar al-Assad ha detto che, se gli Stati Uniti ed i loro alleati fossero stati  realmente impegnati a combattere contro il terrorismo, Palmira (la città romana nel deserto siriano) non sarebbe mai caduta nelle mani del Daesh.
 
Sia il “New York Times” sia il “The Wall Street Journal” hanno entrambi citato il documento affermando che erano stati  loro ad ottenere copia di tale  documento.
Secondo il NYT nel documento si accenna al fatto che la politica degli USA  sarebbe stata sopraffatta dalla violenza persistente in Siria.
Gli USA trasformano i paesi arabi in focolai di terrorismo
Il presidente Barack Obama ha richiesto apertamente ed in varie occasioni un cambio del Governo in Siria.
Rispetto al documento, Kerry in un  primo momento ha dichiarato di non saperne niente e successivamente lo ha confermato e lo ha descritto come “un documento importante”ed “io rispetto molto questo processo.  Quando ritornerò a Washington coglierò l’opportunità per riunirmi con della gente”, ha dichiarato alla  Reuters in Danimarca dove si trovava.
La Russia avvisa gli USA sulle conseguenze di un  loro intervento diretto contro il Governo di Damasco
 
A seguito del documento presentato dai 50 funzionari del Pentagono, la Russia questo Venerdì ha avvisato sulle conseguenze che deriverebbero di un eventuale bombardamento USA contro il Governo di Damasco, visto che questa azione, a  giudizio di Mosca, potrebbe far scivolare tutta la regione nel caos.
Questa è stata la reazione del portavoce del Cremlino, Dimitri Peskov, dopo l’avvenuta ufficializzazione del documento in cui, da parte dei funzionari del Pentagono, si richiede di bombardare le posizioni delle forze siriane per anticipare l’uscita del capo di Stato siriano Bashar al-Assad.
“La liquidazione di uno o di un altro regime non è azione che possa contribuire alla efficacia della lotta contro il terrorismo”, ha sottolineato Peskov, dopo aver sottolineato che la Russia non prenderà sul serio le richieste di rovesciare il governo di un altro paese in quanto non conforme agli interessi USA nella regione.
Si è registrata anche la reazione della portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zarajova, la quale ha sottolineato l’opposizione russa ad una soluzione militare in Siria.
La stessa Zarajova ha sottolineato come le azioni della coalizione diretta dagli USA in Siria contro il terrorismo sono apparse inefficaci e non avevano arrestato l’espansione dello Stato Islamico, al contrario dell’intervento russo nel paese arabo che ha di fatto sbaragliato e messo in rotta le forze dell’ISIS e degli altri gruppi terroristi.
Fonti:    Telesur   HispanTv
Traduzione e sintesi: Luciano Lago