Tav, incontro Toninelli-Borne. “Rinviati bandi per il tunnel”. La ministra francese: “Ma non si perdano finanziamenti Ue”

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Tav, incontro Toninelli-Borne. “Rinviati bandi per il tunnel”. La ministra francese: “Ma non si perdano finanziamenti Ue”

Il bilaterale a Bruxelles tra il ministro delle Infrastrutture e l’omologa Elisabeth Bourne produce il congelamento dei bandi di gara da parte di Telt, previsti entro dicembre, in attesa dei risultati dell’analisi costi-benefici. Appendino invita le promotrici della manifestazioni di sabato, ma loro: “Priorità è vedere Mattarella”. Di Maio vede la sindaca, poi annuncia: “Vogliamo incontrarvi”

 

C’è l’accordo tra Italia e Francia per stoppare la pubblicazione dei bandi di gara per la realizzazione del tunnel di base del Tav fino al termine dell’analisi costi-benefici sulla Torino-Lione. È questo il risultato del faccia a faccia tra Danilo Toninelli e la ministra francese, Elisabeth Borne. Dopo il bilaterale a Bruxelles, Borne ha sottolineato che Parigi lascerà “che l’Italia conduca le sue valutazioni, tenendo ben presente la necessità di non perdere i finanziamenti europei“.

Toninelli non ha incontrato i giornalisti, affidandosi a una nota nella quale ha spiegato che il ministro francese dei Trasporti “ha preso atto dell’impegno formalmente assunto dal governo italiano di ridiscutere integralmente il progetto della linea Tav Torino-Lione” e “ha concordato sull’idea che, sia necessario rinviare la pubblicazione dei bandi Telt per il tunnel di base (…) fino al compimento dell’analisi costi-benefici” che “sarà esaminata insieme alla Commissione Ue“.

Il ministro pentastellato ha aggiunto di aver ribadito a Borne “la volontà di condividere con esperti francesi gli esiti preliminari della analisi costi-benefici che stiamo svolgendo, per sottoporla successivamente all’ulteriore e definitiva validazione da parte di studiosi internazionali”. La ministra Borne – ha riferito Toninelli – ha “concordato sull’idea che, in vista di questo comune obiettivo sia necessario rinviare la pubblicazione dei bandi di Telt per il tunnel di base, prevista entro dicembre“. L’intesa congelamento delle gare verrà quindi “esaminata assieme alla Commissione Ue per non pregiudicare gli accordi internazionali“.

Borne ha invece spiegato che “anche in Francia abbiamo avuto una riflessione sul nostro programma di infrastrutture, anche se abbiamo ribadito la volontà di rispettare” i trattati internazionali. “Credo – ha concluso – che sia così anche per l’Italia, abbiamo potuto confermarlo. Dunque evidentemente lasceremo che l’Italia conduca le sue valutazioni, tenendo ben presente la necessità di non perdere i finanziamenti europei”.

Il bilaterale arriva nel giorno in cui la sindaca di Torino, Chiara Appendino, ha incontrato Luigi Di Maio e annunciato di voler incontrare le promotrici del Comitato Sì Torino, che sabato ha portato in piazza decine di migliaia di persone favorevoli all’Alta velocità.

Il faccia a faccia tra la sindaca e il vicepremier è durato circa un’ora e mezza, nel corso della quale – ha spiegato Di Maio – “si è parlato anche del Tav”. Il leader M5s ha annunciato che “nei prossimi giorni con il premier Giuseppe Conte, il ministro Danilo Toninelli e altri rappresentanti del governo vogliamo incontrare i rappresentanti della manifestazione di Torino”. Nei loro confronti “le porte delle istituzioni sono aperte per un dialogo costruttivo“.

Ma all’invito rivolto in mattinata dalla sindaca – che avrebbe dovuto tenersi il 16 novembre – la risposta delle promotrici non era stata di apertura totale: “Siamo disposti a dialogare con chiunque ce lo chieda e voglia ascoltarci – hanno scritto le promotrici in una nota – ma la priorità rimane l’incontro col presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, cui porteremo le istanze dei 40mila di Piazza Castello, espressione della Torino che non si rassegna, che vuole andare avanti, che vuole costruire un futuro di progresso e di benessere per la città e per il Piemonte”. La risposta delle promotrici è stata giudicata “un brutto segnale di chiusura” ma “la mia porta rimane comunque aperta”.

Sulla questione è intervenuto anche il presidente della Camera: “Giustissimo incontrare i Sì Tav – ha detto Roberto Fico – Quando facevamo le manifestazioni No Tav noi volevamo essere convocati da sindaco, governo e ministri“. I comitati, ha spiegato, “hanno tutto il diritto di manifestare. Hanno fatto una grande manifestazione e va bene così”. Tutto questo, ha concluso Fico, “fermo restando che il mio pensiero resta che la Tav è un’opera obsoleta, e non va assolutamente fatta”.

“LA TAV,OPERA DA INTERROMPERE: NEL TUNNEL GIÀ SCAVATO FACCIAMO UN CENTRO DI RICERCA”

LAPRESSE
 
 
Pubblicato il 07/11/2018
FEDERICO CALLEGARO
TORINO

«È un’opera da interrompere e nella parte di tunnel già scavata si potrebbe pensare di inserire un centro di ricerca per esperimenti su neutrini e materia oscura». A parlare è Angelo Tartaglia, membro della commissione sulla Tav voluta dall’amministrazione 5 stelle del Comune di Torino che, insieme ai suoi colleghi, ha snocciolato dati per spiegare che l’alta velocità è un’opera da non portate avanti.

Il volume di merci  

«I numeri ci dicono chiaramente che il volume di merci dirette verso la Francia è in calo da anni – spiega -. In più anche i costi dell’opera sono fortemente spostati sulle spalle degli italiani: a fronte di un percorso che ci interessa per il 21% della tratta, ci dobbiamo fare carico del 60% della spesa dei pagamenti». Ma se la Tav ha ricadute così marginali sull’economia, a chi interessa? «Gran parte delle persone che saranno in piazza sabato non penso abbiamo dati per smentire i nostri studi – afferma Tartaglia -. Per il resto interessa agli imprenditori dell’edilizia e alle banche che presteranno i soldi per realizzarla allo Stato».

LA TAV,OPERA DA INTERROMPERE NEL TUNNEL GIÀ SCAVATO FACCIAMO UN CENTRO DI RICERCA

L’analisi costi-benefici  

Su una cosa la commissione è chiara: «Se l’analisi costi-benefici voluta dal Governo ci dimostrerà, numeri alla mano, che abbiamo torto, siamo disposti ovviamente a cambiare opinione sull’opera».

La risposta dei No Tav: “L’8 dicembre in piazza a Torino”

http://www.nuovasocieta.it/la-risposta-dei-no-tav-l8-dicembre-in-piazza-a-torino/?fbclid=IwAR3maH-ID69wC45MJWrpSw5tAghPAil-uP17hpquymeKyizGYg7zYFQSYAY

|8 novembre 2018 – 15:38|Scritto da Giulia Zanotti

 I No Tav ritorneranno all’ombra della Mole con una grande manifestazione l’8 dicembre. Lo annuncia il Movimento, a pochi giorni dalla manifestazione Si Tav e contro la giunta Appendino che si svolgerà sabato a Torino.

«Il movimento No Tav da quati 30 anni promuove le ragioni dell’opposizione alla Torino-Lione, con manifestazioni, azioni di lotta, studi e documentazioni, libri e conferenze pubbliche. Dal principio si è chiesto un confronto tecnico che, privo di pregiudizi ed interessi di sorta, potesse confrontarsi sui dati e prevedere tra i diversi esiti quello dell’”opzione zero”. Tutto questo non è mai stato permesso dai vari governi che negli ultimi trent’anni si sono susseguiti nel nostro paese, senza alcuna distinzione di bandiera od orientamento. Per contro, laddove le ragioni non venivano ascoltate, si è deciso di imporre l’opera con la forza, sulla testa di decine di migliaia di valsusini» scrivono gli esponenti del Movimento No Tav in una nota.

«In queste ultime settimane, partiti, sindacati e lobby industriali e di categoria con l’appoggio sfrontato e interessato di tutti i maggiori media, hanno deciso di attaccare il movimento No Tav, a livello ideologico, negando quelle ragioni documentabili per anni diffuse e pensando di strumentalizzare una vicenda tanto delicata quanto fondamentale per il futuro del nostro territorio e delle nostre vite» proseguono, aggiungendo «Non ci siamo mai fatti ingannare e continueremo a lottare per la nostra terra e per un modello di sviluppo sostenibile per tutti».

I No Tav rilanciano dunque la mobilitazione per l’8 dicembre, data storica per il Movimento che proprio in quel giorno nel 2005 i militanti riuscirono a resistere e liberare il presidio di Venaus.«In contemporanea a noi, poiché l’8 dicembre dal 2010 è la Giornata Internazionale contro le Grandi Opere Inutili e Imposte e in difesa del pianeta, molti altri movimenti sul territorio italiano si mobiliteranno per la tutela dei territori e contro lo spreco di risorse pubbliche».

TAV, M5S: PIAZZA VA RISPETTATA. ANCHE SE POLITICIZZATA. PER NOI TAV RIMANE PROGETTO VECCHIO, COSTOSO E DANNOSO. IN ATTESA DI COSTI BENEFICI MANIFESTAZIONE NO TAV L’8 DICEMBRE”

https://www.piemonte5stelle.it/2018/11/tav-m5s-piazza-va-rispettata-anche-se-politicizzata-per-noi-tav-rimane-progetto-vecchio-costoso-e-dannoso-in-attesa-di-costi-benefici-manifestazione-no-tav-l8-dicembre/?tg_rhash=f947ec6d32d3c7

MoVimento 5 Stelle Piemonte

Ogni manifestazione civile va sempre rispettata. Ed il gioco della politica prevede anche che alle manifestazioni aderiscano anche forze politiche, a volte cavalcandole portando bus di persone, a volte strumentalizzandole. In tutte le manifestazioni ci sono però cittadini che genuinamente portano proposte e proteste legittime. Anche noi come gruppo regionale siamo dunque aperti all’ascolto dei liberi cittadini che vogliano con noi confrontarsi su proposte di sviluppo di Torino e della Regione.

Rimaniamo però convinti che l’analisi costi benefici sul tunnel di base e la nuova linea Bussoleno-Saint Jean de Maurienne debba andare avanti a sancire, speriamo, quello che abbiamo sempre ritenuto: cioè che un nuovo tunnel ferroviario non serva né per i passeggeri né per le merci. L’attuale linea è già adeguata in sicurezza, capacità e competitività, al contrario dell’infrastruttura intermodale piemontese, assai arretrata.

Il M5S sta già portando avanti tutte le opere ferroviarie e non, utili al Piemonte per potenziare la logistica merci e passeggeri.

In ogni caso sin da oggi dichiariamo la nostra adesione alla manifestazione di chi è contrario al secondo tunnel in Alta Valsusa, indetta dal movimento No Tav a Torino, l’8 dicembre.

Gruppo regionale M5S Piemonte

Manifestazione sitav: è andata come previsto, ma sappiate che state giocando in difesa  

post 10 novembre 2018 at 14:02

La manifestazione sitav è andata come doveva andare: numeri alti come annunciato, cronache giornalistiche cotonate, un’ora di discorsi mirabolanti e tutto nei tempi prestabiliti, dalle 11 alle 12 e poi tutti a casa belli soddisfatti.

Dal Pd a Forza Italia, passando dai sindacati a Forza Nuova, con lo sponsor esplicito di tutti i quotidiani (Repubblica menzione speciale) e di associazioni di imprenditori della torino bene hanno riempito la piazza dei tanti capelli bianchi, dei giubbotti firmati, dei tanti che non possono accettare che le cose vadano in maniera diversa di come sono sempre andate.

Trovarsi di colpo a veder sottratto quel gioco, composto da politica/affari/favori/conoscenze, che ha foraggiato la crescita del “Sistema Torino” in tutti questi anni meritava una difesa bella compatta, veloce ed esplicita.

A questo, si somma il livore verso i 5 stelle ed ecco il capolavoro odierno: SITAV per non far affondare la città, SITAV per far andare Torino avanti.

Un racconto di parte, in una posizione di difesa che poche volte avevamo visto. Si perché di difesa stiamo parlando, di rimessa come si direbbe in gergo calcistico, perchè questa volta, cari e care, siamo noi a giocare in attacco!

Penserete mica che ci spaventiamo o ci deprimiamo per piazza Castello piena? L’abbiamo riempita così tante volte che non ci stupisce nemmeno un pò, anche perchè lo abbiamo fatto sempre con tutti contro, con cronache giornalistiche tese solo a disincentivare la partecipazione e poi a ridimensionarla appena terminata.

E c’è una cosa in più diversa dal solito: questa è la manifestazione di una piccola parte di persone che difende un suo interesse particolare, parziale ed esplicito. Sì perchè il nostro NOTAV parla un linguaggio comune, non difende interessi di categoria, non cerca nuove garanzie.

Il NOTAV parla di futuro per tutti e tutte, di denaro pubblico da ri-distribuire, di possibilità di lavoro diffuse, di sicurezza quotidiana per tutti, da Torino a Palermo.

Per questo non siamo preoccupati, anzi siamo ancora più positivi perchè ci piace il fermento che avvertiamo e avremo più occasioni per dire la nostra, e da qui all’8 dicembre, anche senza il favore dei nostri giornali, state tranquilli, lo faremo con un sorriso.

In piazza a difendere gli industriali

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Lo Spiffero

La reazione del gruppo consiliare di Fassino, di fronte all’approvazione dell’ordine del giorno comunale “No Tav”, è certamente la miglior sintesi del travaglio ideologico e politico che strazia la compagine democratica. Il sunto di una lunga navigazione del Pdverso oceani ignoti e cupi: gli effetti di una tempesta perfetta che ha sconvolto le basi ideologiche stesse del partito erede di Berlinguer e Gramsci.

La risposta della compagine democratica torinese, al voto espresso dalla maggioranza in consiglio, è stata tesa, scomposta, quasi una chiamata alle armi della propria base a difesa della grande opera valsusina. Da tempo oramai immemore il Tav riveste un ruolo pari a quello di Gerusalemme durante l’interminabile Guerra Santa: oggetto di contesa senza quartiere, la Torino-Lione è intrisa di dogmi assoluti, irrinunciabili. Assiomi fatti propri da gran parte della politica nostrana, seppur risulti regolarmente impossibile (specialmente a deputati e consiglieri regionali) dimostrare concretamente le fondatezza delle tante verità assolute inerenti i benefici, di varia natura, derivanti dalla realizzazione dell’alta velocità alpina.

Soprattutto dall’anno 2001 nel nome della Torino-Lione si fanno alleanze, si escludono partiti scomodi e si attua regolarmente la “Caccia alle streghe” nei confronti di coloro che ne osteggiano il progetto. Intorno alla grande infrastruttura ferroviaria internazionale, sin dagli anni ‘90 si sono manifestati eventi oscuri, contornati da una fitta e impenetrabile cortina di misteri (come in passato il ruolo ambiguo tra un sottoufficiale dell’Arma e i fantomatici terroristi “Lupi Grigi”). Periodicamente, oramai da anni, vengono recapitati proiettili presso le abitazioni sia di deputati pro Tav che di detrattori dell’opera stessa, e inviate minacce inquietanti (la lettera minatoria giunta pochi giorni fa alla sindaca di Torino Chiara Appendino è purtroppo rituale) a chiunque abbia tentato di fermare il cantiere. Gli incendi appiccati ad alcuni presidi No Tav sono un’ulteriore conferma degli interessi, non sempre leciti, che guardano al cantiere della Torino-Lione.

La “madre di tutte le battaglie” sembra avvicinarsi giorno dopo giorno. Il Consiglio comunale torinese ha di fatto azionato il conto alla rovescia dell’avvio delle nuove ostilità, la redde rationem, approvando un ordine del giorno che di fatto mette in un angolo il Tav, a partire dal tunnel di base lungo oltre 50 Km.

L’ira funesta del Partito democratico non ha tardato a manifestarsi. Guidati dall’ex sindaco Fassino, i consiglieri democratici hanno sin da subito inscenato una fragorosa protesta tra i banchi della sala Rossa, il cui epilogo ha coinciso con l’espulsione dei Dem dall’aula consiliare.

Il treno veloce assomiglia alla Fenice, ogniqualvolta è dato per morto regolarmente risorge, ma è anche simile a un crudele imperatore che gioca a suo piacimento con la politica torinese. Tutto diventa secondario se parametrato all’alta velocità, nulla potrebbe mai strapparle il primato dell’attenzione. A Torino non esiste un altro tema del dibattito pubblico che abbia un potere evocativo pari a quello dell’alta velocità.

Sanità, scuola, lavoro e welfare non presentano argomentazioni all’altezza della tratta ferrata diretta a Lione. Questi settori non muovono le acque della politica, se non all’indomani di sciagure e vittime, e neppure richiamano alla mobilitazione generale i militanti del Pd: solamente il super treno, insieme alla sua mega galleria, ha il potere taumaturgico di animare pure i morti.

L’alta velocità si appresta quindi a spaccare nuovamente in due la città. Siamo prossimi alla riproposizione dello scenario che 38 anni fa contrappose i quadri della Fiat agli operai in lotta, e da circa un mese impegnati a impedire l’accesso allo stabilimento. Fassino annuncia infatti una nuova “Marcia dei 40.000”, eliminando in tal modo ogni dubbio su chi voglia a tutti i costi l’avvio del mega scavo in Valle Susa.

La marcia, organizzata il 14 ottobre 1980 dai vertici della fabbrica automobilistica, inaugurò una stagione di pesanti sconfitte in capo ai sindacati e ai lavoratori stessi. La manifestazione dei cosiddetti 40.000 (in realtà non più di 15.000 ma La Stampa preferì contarne più del doppio) atterrì la Sinistra e avviò l’inesorabile opera di riduzione dei diritti del Lavoro. Rappresentò nei fatti una marcia padronale organizzata contro la classe operaia: una manifestazione verso cui il Pci non risparmiò critiche anche tramite i suoi dirigenti cittadini, tra cui proprio Piero Fassino.

Oggi l’ex sindaco di Torino non solo risparmia da qualsiasi appunto negativo l’evento (voluto all’epoca dall’Amministratore delegato Fiat Cesare Romiti) che decretò cassa integrazione per migliaia di dipendenti e la fine della Fiat a Torino, ma addirittura lo cita quale esempio da imitare al fine di assecondare gli industriali nella loro voglia incontenibile di Tav.

Un paradosso agghiacciante per coloro che ancora si definiscono gli eredi di Enrico Berlinguer, da una parte, e di Carlo Donat Cattin dall’altra, sul fronte dell’ex Dc, reso ancor più assurdo dal Pd che convoca una manifestazione Si Tav (ma senza bandiere di partito, forse per non mescolarle con quelle di Forza Italia) per il 10 novembre prossimo, con lo slogan “L’industria vuole infrastrutture”. Un grande sforzo organizzativo, un considerevole impegno militante che mai in passato è stato speso per i tagli all’assistenza, la disoccupazione o contro la privatizzazione della Sanità.

Nel frattempo l’operazione “Arka di Noè”, condotta dagli inquirenti contro la corruzione sul suolo italico, porta alla custodia cautelare il figlio di Monorchio (ex Ragioniere Generale dello Stato) e quello di Lunardi (ex Ministro dei Trasporti del governo Berlusconi) per atti illeciti inerenti le grandi opere (tra cui la linea TAV Milano-Genova-Terzo Valico). Fermi eseguiti, sfortunatamente per i promotori, a pochi giorni dalla marcia dei 40.000 bis indetta dai democratici per riaffermare il valore essenziale dell’alta velocità.

Una profonda crisi identitaria per un Pd che scende in piazza solamente a favore degli industriali e dei trasporti per ricchi, alla faccia dei pendolari e dei lavoratori, e che ci consegna la certezza di una voragine a Sinistra che qualcuno presto dovrà prendersi la briga di colmare.

Madamin Fassino

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Lo Spiffero

Madamin Fassino

Dicono che… non ci volesse uno Sherlock Holmes per scoprire ciò che molti in città sapevano. Almeno da quando la madamin è assurta alla notorietà delle cronache locali come leader della protesta anti Appendino. Ovvero che la signora Giovanna Giordano Peretti, a capo della task-force rosa di “Sì, Torino va avanti”, è stata una fervente sostenitrice di Piero Fassino. La pagina Fb “Colpa di Chiara Appendino”, fiancheggiatrice della prima cittadina grillina, ha “scovato” il post elettorale in cui la madamin invitava a votare l’allora sindaco uscente del Pd, allungando ombre sulla natura “apartitica” della protesta. Sospetto legittimo, per carità. Eppure basterebbe scorrere l’elenco dei promotori dell’iniziativa per “pizzicare” altri esponenti della cosiddetta società civile che in passato, anche recente, hanno bazzicato la politica: su molti fronti, compreso quello del Movimento 5 stelle.

Commissione Tav, la farsa continua. Di Maio: “Non serve per dire No”

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Lo Spiffero

Il vicepremier getta la maschera e afferma che il destino della Torino-Lione non è vincolato all’esito dell’analisi costi-benefici. Il ministro Toninelli invece ne riafferma il ruolo e Ponti, uno degli esperti, ammette: “Non esiste formalmente”

“Una sola opera entra nel contratto di Governo senza passare per la clausola dell’analisi costi-benefici, ed è la Tav Torino-Lione. Tutte le altre sono sottoposte a un rapporto costi-benefici che sta portando avanti il Ministero delle infrastrutture”. Lo dice Luigi Di Maio, precisando che nella definizione del contratto di Governo “sulle Grandi opere avevamo idee molto spesso opposte” con la Lega. Un’affermazione che aumenta la confusione, già di per sé notevole, sul destino della linea ad Alta velocità. Dichiarazione “ambigua”, come sottolinea il parlamentare Pd Davide Gariglio che invita il vicepremier a chiarire “se intende dire che la Tav si farà comunque, come parrebbe dal tenore letterale della sua frase, oppure che non si farà a prescindere dalle analisi benefici-costi?”, in questo secondo caso mostrando come il “pregiudizio ideologico” prevarrebbe su ogni dato obiettivo.

Eppure del ruolo della commissione incaricata a redigere una valutazione sulla Torino-Lione si è riferito poco prima lo stesso ministero, replicando alla richiesta di accesso agli atti formulata da Gariglio in merito alla procedura di nomina dei tecnici della Struttura tecnica di missione. l controlli della magistratura contabile “non interferiscono “con la sostanza dell’azione degli esperti incaricati dal ministero”. L’analisi, prosegue la nota, è “già in stato avanzato di elaborazione” e “darà frutti che molto presto saranno, in modo trasparente, a disposizione dello scrutinio dell’opinione pubblica”.

 

Per il Mit “siamo di fronte alla normale dinamica che si attiva in presenza dell’obbligo di sottoporre tutte le nomine ministeriali al vaglio della Corte dei Conti”. Non è vero, dunque, che la commissione non si sia mai insediata e che non abbia iniziato il suo lavoro. “Il controllo della magistratura contabile, al pari di altre tipologie di controllo, come ad esempio la promulgazione, integra un atto che è in sé già perfetto e compiuto. E che, superato il controllo, viene validato retroattivamente. Quando si dice, dunque, che un atto di nomina è ancora sottoposto a controllo, non si può affatto sostenere che esso sia privo di una provvisoria efficacia, ma solo che non è stato ancora validato in via definitiva. Sostenere il contrario equivarrebbe assurdamente ad affermare che tutti gli amministratori pubblici, le cui nomine sono al vaglio della Corte dei Conti, stiano agendo da fuorilegge”.

Una tesi, a dire il vero, che trova una parziale smentita nelle parole di Marco Ponti, professore ordinario di Economia applicata al Politecnico di Milano e membro del pool di tecnici ministeriali. Secondo l’esperto ingaggiato da Danilo Toninelli, la commissione per l’analisi costi-benefici delle grandi opere “non esiste formalmente” ma “c’è un gruppo di consulenti: il ministro ha chiamato un gruppo di tecnici e ha chiesto il loro parere e ha promesso che poi sarebbero stati retribuiti”. Non esiste un atto ufficiale, ha spiegato Ponti intervistato da Radio Popolare: “Quella commissione è un gruppo di consulenti della struttura tecnica di missione. Non siamo interni alla struttura tecnica di missione. Per cui non c’è alcun atto ufficiale. Il ministro Toninelli ci ha chiesto di fare queste analisi. Noi siamo tutti esperti del settore e abbiamo risposto: va bene, le facciamo. L’iter burocratico dei nostri contratti è ancora molto lungo per una serie di ragioni”. Ponti ha quindi risposto a Gariglio che ieri aveva sollevato la questione dell’esistenza della commissione: “Quel signore che ha chiamato in causa la questione della commissione è in malafede. Sa benissimo che non esiste una commissione formale, ma un gruppo di consulenti”. “Noi non lo facciamo quindi per soldi”, ha precisato Ponti, spiegando che “lavoriamo via internet, ci scambiamo i dati. Abbiamo fatto una decina di riunioni tra Milano e Roma, ma mai in sede formale perché non abbiamo una sede formale. Siamo un gruppo di studiosi che fa questi studi. Siamo partiti sulla fiducia perché’ ci pare doveroso farlo. Noi facciamo i conti e la politica poi decide”. Un quadro a dir poco bizzarro e preoccupante per la superficialità e il pressapochismo che i vari soggetti coinvolti, a partire dagli esponenti di governo, mostrano nella gestione della vicenda.

Lettera aperta notav a chi abita a Torino, e si chiede cos’è la manifestazione di sabato

Questa lettera è indirizzata a chi abita a Torino, a chi in questi giorni è bombardato da notizie relative al Tav Torino Lione e ha voglia di provare a capire il perché di questa tutta enfasi di alcuni notabili della città per la manifestazione di sabato.

Avrete letto i giornali o visto i Tg, e avrete visto che il consiglio comunale di Torino ha approvato un ordine del giorno che qualifica il comune di Torino come comune notav. Un atto politico che segna un primo vero passo di discontinuità rispetto ai tanti sindaci passati da Torino in questi anni.

Da quel giorno è ripresa la campagna elettorale e i politici di professione della nostra città, hanno deciso di buttarsi a pesce per provare a guadagnare un po’ di nuovo consenso rispetto ai tanti danni fatti in tutti questi anni.

Hanno individuato il Tav come panacea di tutti i mali della città, con il solito modo: prendendo in giro i cittadini! E sapete perché? Perché la linea Torino Lione non risolverà neanche uno dei problemi della nostra città.

Volete davvero credere che un tunnel a più di 50 km da Torino, destinato perlopiù a trasportare merci (che non ci sono!), risveglierebbe l’economia della nostra città?

Sapete quanto influisce il Tav sul traffico in piazza Baldissera o in corso Grosseto? Nulla!

Non vi sembra strano che le categorie di commercianti, industriali, architetti ecc… si trovino d’accordo con il Pd ed altri partiti a marciare insieme rispolverando un “orgoglio” che non abbiamo visto in tutti questi anni passati?

Sì è molto strano! E queste persone non sono semplici torinesi “stufi della situazione” sono gli stessi che ci hanno portato in questa situazione, mangiando il più possibile da Torino, indebitandola e consumandola fino all’osso.

Oggi vedono uno spiraglio per ritornare sulla breccia e lo prendono al volo, usando la vicenda Tav per dare battaglia alla giunta Appendino.

Ci sarebbero mille motivi per manifestare contro questa giunta, che poco ha fatto di diverso rispetto al passato, ma sicuramente non sulla decisione di esprimersi contro il Tav.

Sabato ci sarà una manifestazione che vuole richiamare alla memoria la marcia dei 40.000 della Fiat (esercizio consueto del Sistema Torino…), quando quadri e impiegati furono assoldati per manifestare contro le rivendicazioni operaie e supportare il proprio padrone. Si richiama sempre alla memoria quella marcia ma nessuno spiega poi com’è finita. La Fiat fece quello che voleva del suo personale e della “sua”città, usandoli ad uso e consumo dei propri interessi, arrivando oggi, dopo aver campato del contributo statale per una vita, a scaricare tutto e tutti perché non più utili al progetto.

Come allora, anche sabato i numeri saranno alti, anche perché i giornali li hanno già dati, hanno anche già battezzato la protesta con termini carini e coccolosi.

Ma avete mai visto tutto questo schieramento scendere in piazza quando le nostre scuole cadevano a pezzi, quando le code per una visita aumentavano, quando il lavoro mancava sempre più a tanti?

In tutte queste occasioni avremmo avuto bisogno di vedere tutti questi “amanti di Torino” impegnarsi per far ripartire la città, invece erano sempre occupati a gestire il proprio “ruolo in società”, magari guardando tutti dall’alto della collina torinese.

Essere contro il Tav è atto di puro buonsenso e in Valle di Susa sono quasi trent’anni che ci si oppone perché si è deciso di non accettare più né lo spreco di denaro pubblico né le scelte di chi guadagna sempre sulle disgrazie altrui.

Rappresenta un esercizio semplice che facciamo tutti: in base al denaro che abbiamo facciamo delle scelte di buon senso per arrivare a fine mese, non sprecando i nostri pochi soldi in qualcosa che non ci serve e ci farà indebitare.

Lo state vedendo di come sia diventato pericoloso un temporale per il nostro Paese? E lo sapete perché? Perché gli stessi che oggi parlano della necessità del Tav hanno favorito, in tutti questi anni, la costruzione di opere inutili a discapito di tutte quelle piccole e tante opere utili a tutti come la messa in sicurezza del territorio e tanti altri interventi di manutenzione che darebbero sicurezza e lavoro al nostro Paese.

Il Tav non porterà nessun beneficio a nessun torinese, mentre non fare il Tav e usare quei soldi per cose utili invece sarà positivo per tutti, da Barriera di Milano a Piazza Castello.

Il nostro movimento ha prodotto tantissimi studi in merito e potete vederli sui nostri siti perché non fanno mai notizia, ma v’invitiamo a farlo, perchè ci capireste di più.

Non so quante volte abbiamo manifestato in questi anni con numeri incredibili ma siamo sempre rimasti quattro gatti per i giornali, che invece vedrete che sabato sapranno moltiplicare ogni persona presente per tre.

Essere notav è un investimento per il futuro di tutti e tutti, lo abbiamo dimostrato più volte e lo dimostreremo fermando quest’opera inutile e dannosa.

Lele Rizzo, notav

http://www.notav.info/post/lettera-aperta-notav-a-chi-abita-a-torino-e-si-chiede-cose-la-manifestazione-di-sabato/

Analisi del Controsservatorio Valsusa

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Notizie dal Controsservatorio Valsusa

Newsletter  del 09 Novembre 2018


Una crociata fondamentalista a Torino

Ha preso il via in queste settimane a Torino una campagna “SI TAV” di grandi dimensioni e per certi versi inedita. I promotori hanno un duplice obiettivo: sbloccare una situazione di stallo per aprire in fretta cantieri e sbarazzarsi nel contempo di un’amministrazione comunale scomoda e considerata un ostacolo da rimuovere al più presto.

Tralasciando in questa sede il secondo aspetto ci soffermiamo sul primo per fornire documentazione e chiavi di lettura di un quadro che a qualcuno può apparire confuso.

7schede

Cominciamo col proporre 7 schede che riassumono in pochi grafici le principali ragioni di chi si oppone alla realizzazione delle nuova linea comunemente conosciuta come Torino-Lione. Le schede sono curate dalla Commissione Tecnica che ha il compito di fornire il supporto alle amministrazioni locali sul tema specifico.

 

 

La nuova campagna SI TAV è inedita non certo per il cronico rifiuto al confronto nel merito e per le fantasiose ragioni da sempre addotte circa la necessità di una nuova linea ferroviaria: un progetto nato quasi trent’anni fa per portare velocemente passeggeri da Lisbona a Kiev e ridotto via via fino a prevedere oggi il trasporto di merci a media velocità tra Susa e Saint Jean de Maurienne.

Il dato nuovo è però l’ampiezza e la forza del fronte che scende oggi direttamente in campo per una manifestazione annunciata per sabato 10 novembre a Torino evocando quella marcia dei 40.000 di 38 anni fa tanto cara a chi allora ne aveva tratto benefici cancellando diritti e lavoro.

C’è ovviamente il consueto schieramento di partiti di diverso colore che sostengono (ricambiati) le grandi lobbies più direttamente interessate “a prescindere” alla realizzazione della grande opera. Ma il fronte che lancia oggi una nuova crociata fondamentalista comprende anche associazioni impreditoriali, ordini professionali, sindacati confederali di categorie in cui, nella migliore delle ipotesi, prevale l’ingenuità di fronte a fantasiose quanto immaginarie prospettive di lavoro nei cantieri. All’elenco si aggiungono realtà minori e sigle pressochè sconosciute.

E’ interessaSigle sitavnte uno sguardo ai contenuti e alle firme dellappello che invita alla partecipazione alla manifestazione di sabato.

E per rendere meglio l’idea delle pressioni esercitate è utile, a puro titolo di esempio, anche uno sguardo a un messaggio inviato da ASCOM Torino ai singoli aderenti: una sorta di chiamata porta a porta in cui è esplicito l’invito “a partecipare con la tua impresa alla mobilitazione“.

A tutto ciò si aggiunge il panorama desolante dei due organi di informazione (di parte) più lettiLaStampasitav nel capoluogo sabaudo che non disdegnano di promuovere in prima persona la manifestazione dando amplissimo spazio ai promotori del fronte si-tav, amplificandone la visibilità e oscurando le ragioni di chi si dissocia e propone da decenni, inascoltato, un confronto nel merito, sui numeri e su dati oggettivi a cui sia estraneo ogni approccio di carattere ideologico.

Ecco ad esempio un’analisi proposta giorni fa da un militante notav bene informato che si firma con nome e cognome ma che avrebbe ben poche speranze di trovare spazio nei quotidiani che tirano la volata al fronte SI TAV.

La voglia di esserci è figlia della voglia di futuro” commenta invece La Stampa dando la parola ad anonimi under 40 che promettono di essere in piazza “per difendere il nostro futuro da chi vuole la decrescita“. Gli fa eco Repubblica che mette in guardia: “se rinuncia alla Tav Torino-Lione l’Italia deve restituire alla Ue 500 milioni“.

 

Succede insomma ancora una volta che per dare più forza a ragioni pubblicamente dichiarate che devono apparire inconsistenti e poco credibili agli stessi che se ne fanno portatori si sprcomestannolecoseecano oggi le bufale e gli allarmi su presunti (e falsi) avanzamenti dei lavori sul lato francese, su presunte (e false) penali da pagare in caso di rinuncia, su presunti (e falsi) obblighi nei confronti dell’Europa che esigerebbe restituzioni di finanziamenti mai erogati. Per chi fosse tentato di dare qualche credito alle fake news proponiamo un riepilogo che mette i puntini sulle “i”.

Chiari insomma rimangono solo i vecchi slogan (non possiamo fermare il progresso) e le vecchie prospettive apocalittiche evocate (senza il tunnel il paese sarà sempre più isolato dall’Europa) a cui si aggiungono di tanto in tanto nuove forti argomentazioni:Gli ipovedenti dicono sì alla Tav: Cerchiamo di non imboccare un vicolo cieco titola una testata  incurante di ogni senso del ridicolo e irrispettosa nei confronti degli ipovedenti che tira in ballo suggerendo loro che potrebbero arrivare più in fretta a curarsi a Lione presso strutture specializzate. Ma tant’è.

 

E’ un quadro desolante e preoccupante al tempo stesso, non solo in riferimento al (ex)TAV (ex)Torino-Lione ma più in generale per il diffondersi di una progressiva perdita di capacità di analisi critica sostituita troppo spesso da una fede cieca senza se e senza ma: una vera e propria religione che per diffondersi punta ancora una volta sulle crociate per conquistare nuovi fedeli e sconfiggere gli infedeli.

Il Controsservatorio Valsusa non ama le crociate e sostiene chi già si attrezza per rispondere ai tentativi di annullare 30 anni di storia di una valle orgogliosa di stare dalla parte della ragione: lo farà il prossimo 8 dicembre scendendo ancora una volta in piazza portando le solite vecchie, buone ragioni.

E questa volta sarà a Torino.