DALLA MORTE FISICA ALLA MORTE ECONOMICA, SOCIALE, CULTURALE —– FASE 2: LA COMMEDIA DELL’ASSURDO—– “(SE)TI CONOSCO MASCHERINA…..”

https://fulviogrimaldi.blogspot.com/2020/05/dalla-morte-fisica-alla-morte-economica.html

MONDOCANE

SABATO 16 MAGGIO 2020

 

Notizia porno e notizia sexy

Partiamo dalla notizia più scandalosa e, dunque, più rivelatrice della settimana (Scandalo: Turbamento della sensibilità morale e dell’innocenza altrui, provocato da quanto può offrire o costituire esempio di vizio e di colpa). Lo shock arriva da “Panorama”. Chi sono i nuovi semidei della propaganda olimpica mascherata da “giornalismo” che ogni giorno si perpetuano su schermi e giornali a impartirci virtù ed estrarci vizi? Li conosciamo meglio dei figli e di mamma e papà: Burioni, Ilaria Capua, Walter Ricciardi, Pierluigi Lopalco, Fabrizio Pregliasco, Massimo Galli…. Medici, virologi,.eroi salvavita nel tempo del Coronavirus. Sacerdoti che si spendono e a volte si sacrificano per la nostra salvezza. Altruisti per eccellenza. A tariffa oraria. Stabilita tra le tv e i loro agenti. Perché hanno gli agenti, come Fedez o Sophia Loren. La signora Capua, intima del divino Bill Gates, €2000.00 più Iva, per 10 minuti, sennò di più. Così Burioni Roberto. E vuoi che i colleghi siano, prendano, da meno?  E ora la notizia più edificante di tutta la stagione.

Finchè c’è Sara, c’è speranza, dignità, riscossa

https://youtu.be/mZ32rLrL2ag  Sara Cunial interviene alla Camera

Qualsiasi poster la vostra passione per kalos kai agathos, il buono e il bello dei greci, ha fatto attaccare alla parete della vostra stanza, ora mettetici accanto quello di Sara Cunial. Ci sta.

Questo è l’intervento di giorni fa della deputata Sara Cunial alla Camera dei deputati. Sara Cunial, dopo essere stata espulsa dal M5S, è oggi nel Gruppo Misto. Il suo è uno degli interventi più giusti e nobili, che siano stati pronunciati nel parlamento repubblicano. Ricorda quello contro la cricca Renzi di Paola Taverna, ormai ex-pasionaria dei 5Stelle. Oltre alla conoscenza più completa e profonda della criminale Operazione Coronavirus da noi e nel mondo e dei suoi massimi responsabili, Sara esprime una coscienza politica del più alto livello e una combattività sociale e culturale che una larga maggioranza aveva un tempo affidato alla rappresentanza parlamentare di quel movimento, ora sprofondato e auto-annientatosi nelle poltrone del suo inutile potere. C’è solo da augurarsi che le parole di Sara, come quelle dei migliori di quel movimento, Paragone, Barillari, Corrao, altri, susciti finalmente quel distacco radicale dalle sue macerie istituzionali e, riprendendo motivi, sentimenti, pensieri e obiettivi delle sue origini, occupi quell’immenso spazio politico che le malefatte e i tradimenti della consorteria bifronte hanno spalancato ai giusti e ai patrioti.

Finchè c’è Teresa, tu onore di pianti, migrante, avrai / ove fia santo e lagrimato il sangue per la Grande Distribuzione versato / e finchè il sole risplenderà sulle sciagure umano (Ugo, perdonami)

Ovviamente, avendo toccato il nervo più scoperto dell’orda barbarica all’assalto di civiltà, libertà, vita, Sara Cunial è stata fatta oggetto, sulla stampa di regime, di ogni sorta di contumelia, calunnia, invettiva: aveva colpito nel segno. Chi, invece è stato oggetto di incensamenti, elogi, felicitazioni, è la ministra Bellanova, ex-bracciante e oggi, in parlamento, abbagliante di haute couture e di haute parure ancora più preziosa. Dalla memoria della sua frequentazione con i campi concimati in natura, ha ricavato la passione per gli OGM e la Monsanto. Ha appena convogliato qualcosa come mezzo milione di sradicati e deportati da casa loro, con la promessa che avrebbero vissuto meglio qui, in campi, stabilimenti ed esercizi, dove gli ingrati autoctoni non sono più disposti a lavorare e morire da schiavi.  Gli africani, si sarà detta la Bellanova, a tutto questo sono già abituati, fin dal ‘700.

Un rasserenante senso di ritorno alla normalità, tanto sognato, ce l’ha dato proprio lei, Teresa, quando, al pari della Fornero dalle lacrime roventi sui pensionati, infierendo sui migranti, le si è spezzata la voce. Come dicono laggiù: chiagne e fotte. Un po’ come fanno i sedicenti intellettuali italiani che si sono precipitati a firmare l’appello del giornale del Deep State USA, “il manifesto”. Tante firme, madide delle calde lacrime di pietà per il bistrattato governo Conte, accerchiato e bersagliato di cattiverie, e di orgasmatico piacere per come questa squadra d’eccellenza ha saputo debellare la più letale pandemia da quella di Marc’Aurelio.

La Fase Due è la Fase Uno in forma di boomerang

Sembrerebbe che con il Decreto Rilancio si sia avviata la Fase 2, diversa dalla prima perché, se allora dovevamo morire di virus e di presunto virus, ora  ci accoppano miseria, inedia, suicidio e tutte le nostre malattie croniche che per quasi tre mesi non abbiamo potuto/dovuto curare (dati di pandemia non rilevati da commissari e Protezione Civile: mortalità per infarto triplicata per cure ritardate del 30% e riduzione dei ricoveri del 60%). Hanno chiagnuto e fottuto pure loro.

Comunque, qualche progresso lo dobbiamo registrare. Se nella Fase Uno si moriva come le mosche, anche perché nessuno sapeva come caspita affrontare questo virus del quale non si aveva la più pallida idea cosa fosse. Ma i luminari, illuminati da Bill Gates e altri frequentatori di Bilderberg e Davos, dicevano che sicuramente era polmonite e bisognava intubare e ventilare, chiudersi in ambienti ristretti dove fare circolare meglio il tipetto coronato, tanto da poterlo conoscere e acchiappare. Nella Fase Due, ugualmente si muore, ma di meno. Un po’ perché i ventilatori hanno smesso di disintegrare polmoni e un po’ perché a Mantova, Pavia e in giro per il mondo, gente meno illuminata, all’antica, s’era accorta che non di polmonite si trattava, bensì di malattia del sangue che provoca trombosi e uccide. E dunque ne trasse un insegnamento vecchio di cent’anni: il virus lo stronchiamo sparandogli contro sangue immunizzato donato. Aggratis! (leggi Maria Rita Gismondo, direttore virologia e microbiologia “Ospedale Sacco”, Milano).

Danza Macabra

E se si muore di meno di virus, tocca morire di più di altro, sennò che fine farebbe il grande piano della “Compagnia della bella morte”, di ridurre, come hanno detto, Rockefeller nel 2010 e Bill Gates nel 2015, la popolazione mondiale del 15% a forza di pandemie e vaccini? Ed ecco che arrivano i morti da arresto cardiaco per via di coprifuoco 24 ore su 24 e concentrazione della sanità nazionale sul solo coronavirus. Poi i suicidi, nel periodo pandemico 42, più 36 tentati, contro i 14 dell’anno scorso, più del 400%. I Servizi di Sanità Mentale? Fondamentali nella circostanza. Chiusi, o operanti online, da morir dal ridere. O d’altro. Mentana, Formigli, Gruber, Floris, tutti gli altri propagandisti della morte nera a forza di bombardamenti di numeri, tutti belli manipolati, ve ne hanno mai parlato?

Tagliare le unghie ai farmaceutici? Fermi tutti!

Vi hanno mai detto che l’ex-ministra della Salute, Giulia Grillo, 5Stelle d’antan, aveva approvato un provvedimento che avrebbe tagliato gli artigli ai big farmaceutici? Società che, nella complicità di governi corrotti, impongono alle popolazioni prodotti innovativi a prezzi pazzeschi, che nulla hanno a che fare con i costi della ricerca (del resto finanziati da soggetti come Bill Gates e affiliati)? Farmaci da 70mila a 100mila euro l’anno per paziente oncologico, prezzi assassini che Big Pharma avrebbe dovuto spiegare alla luce dei costi sostenuti. Dove è finito quel provvedimento di giustizia elementare? In Gazzetta Ufficiale subito subito, date le vite in gioco? Macchè, in un cassetto del ministro attuale, Roberto Speranza, appassionato di virus, vaccini e comitato tecnico-scientifico. E lì giace ancora, anche dopo che la Grillo ha presentato ora un ordine del giorno per riattivare il dispositivo, già ampiamente in vigore in altri paesi, tra cui Germania e Israele. Provvedimento salva-milioni, anche in vista di assalti all’arma bianca miliardaria del vaccino che Bill Gates e compari tireranno fuori contro Covid-19.

Respinta di parecchie leghe la signora nera con la falce, per merito sia della primavera inoltrata, quando le influenze si dileguano, sia del ritorno dei reclusi all’aria aperta e alla vita e sia dei sanitari non inquadrati di Pavia e Mantova, entra in crisi tutta l’operazione paura con, per fine, il vaccino universale obbligatorio. E, dunque, giù contumelie, irrisioni, sbertucciamenti per chi, con ‘sto sangue ricco di anticorpi, metteva i bastoni tra le ruote alla Scienza e, conseguentemente, alla Signora in nero. Dovendo, però, gli intubatori alla fine rassegnarsi all’evidenza e non rischiare l’accusa di sabotare l’unica diagnosi corretta e l’unica terapia efficace davvero, quella che oltre tutto non impone l’allontanamento dei cari dal malato perché non si veda cosa succede, l’offensiva anti-sangue iperimmune è cessata.

Cazzata nolente, o cazzata volente?

E allora la battaglia ha fatto nuovamente ricorso a un’arma di provata efficacia: il magico nonsenso. E così hanno messo insieme le loro sapienze, il governo, i tecnoscienziati, gli 800 delle taskforce, quasi altrettanti prelati al Concilio di Trento, qualche velina, i notabili appesi alle pareti, qualche tarlo negli antichi mobili. Quando le teste hanno iniziato a fumare, ecco che se ne sono sprigionate nuove cazzate, tanto da riempire un Decreto “Rilancio” forte di 460 pagine e 250 articoli. Un oceano di confusione da far invidia alla mitica pangea. Idiozie sempre lucidamente intese ad abituarci a ogni assurdità, dato che provengono da coloro cui inneggiano gli intellettuali del “manifesto”.Dovremmo mollare anche il nostro ultimo appiglio alla ciambella della razionalità e indurci a smarrire ogni via d’uscita dalla distopia e avviarci alla catastrofe economica individuale e collettiva.

Qui, però, tocca distinguere tra cazzata e cazzata. Abbiamo subito quelle incidentali, dovute a straconfermata incompetenza e incapacità, tipo i tamponi assolutamente da fare, ma assolutamente mancanti e che accertano solo al 60%, mollandoci un 40% di falsi positivi o negativi. Tipo la scomparsa dei reagenti, i congiunti che non si sa se comprendano anche l’amante Sofia e il cane Giulio, l’intera squadra che va in quarantena se un solo calciatore risulta positivo, l’impresa punita se un solo dipendente si ammala.

Poi ci sono le cazzate in bilico tra sevizia intenzionale o imbecillità. Quale dei due per il bagnino che può fare il massaggio cardiaco, ma non il bocca a bocca? Folgorante esempio, i distanziamenti. Il metro se si passeggia, i due metri se si corre, il metro sui mezzi pubblici, i due metri dal parrucchiere, il metro e mezzo sulla panchina e in chiesa, l’immaginazione al potere nelle distanze tra ombrelloni e lettini, due, quattro, cinque, chissà. E in acqua? E se l’onda ti sbatte addosso a un altro, ti multano? E sott’acqua? Al ristorante c’è il conflitto euclideo tra i due metri per persona e i quattro m2 per tavolino. Per i matrimoni e le comunioni si consiglia l’affitto di un hangar, o di Mirafiori. Infine, chiarissimo il sadismo: niente giochi di bambini nei parchi-gioco dei bambini. Fatti fuori gli anziani, per reclusione e mancanza di cure, tocca ai bambini: che crescano nevrotici, traumatizzati, asociali e depressi.

Esito previsto di tutto questo: la morte economica per perdita da metà a due terzi dei clienti/utenti. Dopodichè sarà solo multinazionali e mafie.

Mascherina, se la conosci…..

Ma restano tutti gli altri, troppi.  Per loro c’è un rimedio: le mascherine. E lì che possono ancora beccarti impunemente. Sia i gendarmi, privati della soddisfazione di buttare a terra e multare un runner, o un ragazzo in spiaggia; sia i produttori e rivenditori ringalluzziti dai prezzi determinati dalla perizia distributrice del commissario Arcuri, sia i delatori nati. Del compito di questo “dispositivo di protezione personale” di creare una società di nessuni, ignoti agli altri e, dunque, a sé, di eliminare la comunicazione più veritiera, quella facciale, di anonimizzarti, di privarti della tua identità, di massificarti pur isolandoti dagli altri, ho già scritto. Ora tocca agli effetti sanitari, come descritti da professionisti che non danno retta alla task force OMS-Big Pharma-Conte Pippo. Quale il Dr. Russell Blaylock, neurochirurgo già professore alla University of Mississippi Medical Center e noto nel mondo per aver perfezionato un intervento risolutore sui tumori del cervello. I suoi dati ci sono stati riferiti dal sito “Nogeoingegneria”..

Con la mascherina, che già raccoglie batteri, germi e polveri, nel caso fossi positivo, ma asintomatico, hai ottime probabilità di ammalarti sul serio: i virus espirati non si disperdono e si concentreranno nei passaggi nasali, entreranno nei nervi olfattivi e arriveranno nel cervello. 17 studi accademici confermano quanto l’OMS e la Scienza (S maiuscola) avevano affermato prima: “Non c’è nessuna relazione tra l’uso della maschera/respiratore e la protezione contro l’influenza”. E i cardinali del Concilio di Trento, Ricciardi, Fauci, l’ISS, ecc., lo sconsigliavano. Mai le mascherine erano state usate per contenere epidemie o pandemie.

Invece ci son i problemi, anche grossi. Dal mal di testa che si sviluppa in un terzo dei lavoratori esaminati, all’accumulo di anidride carbonica, all’ipossia (riduzione dell’ossigeno nel sangue), alla resistenza delle vie aeree, fino a complicazioni che mettono a rischio la vita. Pericoli che si accentuano negli anziani e in coloro che soffrono di malattie polmonari, enfisema, fibrosi, cancro. Il calo dell’ossigeno nel sangue è risultato vistoso tra i chirurghi che indossano la mascherina. Più  hai sulla faccia la maschera e più diminuisce l’ossigeno nel sangue e più si riduce la tua immunità e quindi il rischio di infezioni. Se poi il virus ce l’hai, lo espelli sulla mascherina a ogni respiro, aumentandone la concentrazione nelle vie nasali, nel cervello e nei polmoni.

Hai visto mai che sia un altro modo per eliminare l’eccesso di popolazione mondiale che tanto grava sulla coscienza di Bill Gates e soci? Cosa s’è chiesta Sara Cunial? Quand’è che arrestate quelli?

Pubblicato da Fulvio Grimaldi alle ore 18:59

Recovery Plan – Piano di Rilancio e Torino-Lione

il Parlamento Europeo ha votato oggi a larga maggioranza le linee guida del Recovery Plan di circa €2000 miliardi che dovrà essere presentato (non vi è ancora la data) dalla Commissione Europea e successivamente approvato dal Consiglio europeo e dal Parlamento europeo.

Qui sotto il Comunicato stampa del Parlamento europeo. Allego anche il testo votato di 5 pagine in inglese.

Come sappiamo la realizzazione del progetto Torino-Lione prosegue lentamente (ad alcuni pare fermo) e i nostri nipoti e figli potranno forse assistere alla sua inaugurazione.

Il forse dipenderà in gran parte da quali poste saranno inserite nel Bilancio Pluriennale 2021-2027 e da come sarà scritto il Recovery Plan.

Gli argomenti individuali per sostenere l’opposizione all’opera non ci mancano, la convinzione e la forza collettiva, categorie decisive, sono in calo.

L’indifferenza di tutti i partiti politici e sindacati alla proroga del finanziamento europeo fino al 31.12.2022 non ci aiuta.  

La crisi climatica è certo molto peggio del COVID-19 e indica una strada obbligata.

Questa strada l’abbiamo già nominata: il progetto Torino-Lione è un Crimine Climatico.  

Lo scontro è fra coloro che lo affermano e i promotori che sostengono invece che la Torino-Lione aiuta la lotta al riscaldamento climatico, che le Grandi Opere in genere danno tutto il lavoro che manca e rilanciano il Paese.

Ho estratto due frasi dal testo approvato dal Parlamento europeo nelle quali ho sottolineato alcune parole relative all’Accordo di Parigi, alla neutralità climatica, alla sostenibilità, qualità che non appartengono per nulla al progetto Torino-Lione.

Riapriamo allora la riflessione collettiva, unitaria, allargata alle Grandi Opere su come fermare il progetto, facciamo No TAV Torino-Lione come una volta.

Insists that the revamped MFF and Europe’s recovery strategy should be based on the principles of economic and territorial cohesion, social dialogue and transformation towards a resilient, sustainable, socially just and competitive economy;

Il Parlamento europeo .. Sottolinea che questi fondi saranno destinati a progetti e beneficiari che rispettano i nostri valori fondamentali basati sul trattato, l’accordo di Parigi, gli obiettivi dell’UE in materia di neutralità climatica e biodiversità e la lotta contro l’evasione fiscale, l’elusione fiscale e il riciclaggio di denaro sporco; esorta la Commissione a garantire che le linee guida sugli aiuti di Stato siano compatibili con tali condizioni;

Stresses that these funds will be directed to projects and beneficiaries that comply with our Treaty-based fundamental values, the Paris Agreement, the EU’s climate neutrality and biodiversity objectives, and the fight against tax evasion, tax avoidance and money laundering; urges the Commission to ensure that State aid guidelines are compatible with such conditions;

Il Parlamento europeo ..  Insiste sul fatto che il rinnovato Bilancio Pluriennale e la strategia di ripresa dell’Europa dovrebbero essere basati sui principi della coesione economica e territoriale, del dialogo sociale e della trasformazione verso un’economia resiliente, sostenibile, socialmente giusta e competitiva;

Comunicati stampa  Sessione plenaria PE 15 maggio 2020  

Parlamento: L’UE-27 ha bisogno di un pacchetto di recupero di 2.000 miliardi di euro per affrontare le ricadute di COVID-19 https://www.europarl.europa.eu/news/en/press-room/20200512IPR78912/parliament-eu27-need-EU2-trillion-recovery-package-to-tackle-covid-19-fallout

La Commissione deve ancora presentare le proposte del Piano di Rilancio, sulle quali il Parlamento e il Consiglio devono trovare un accordo.

In una risoluzione sulla revisione del bilancio dell’UE dopo il 2020 e sui piani di ripresa economica, gli eurodeputati chiedono un pacchetto solido, incentrato sulle esigenze dei cittadini e basato sul bilancio dell’UE.

La risoluzione è stata adottata venerdì con 505 voti a favore, 119 contrari e 69 astensioni.

“I cittadini europei devono essere al centro della strategia di ripresa”, sottolineano gli eurodeputati, aggiungendo che il Parlamento sarà fermo nella difesa degli interessi dei cittadini. Gli sforzi di ripresa devono avere una forte dimensione sociale, affrontando le disuguaglianze sociali ed economiche e le esigenze di coloro che sono stati più duramente colpiti dalla crisi.

Il Parlamento insiste sul fatto che il nuovo “fondo di recupero e trasformazione” deve avere una dimensione di 2.000 miliardi di euro, essere finanziato “attraverso l’emissione di obbligazioni di recupero a lungo termine” ed essere “erogato attraverso prestiti e, soprattutto, attraverso sovvenzioni, pagamenti diretti per investimenti e capitale proprio”. Esortano la Commissione a non utilizzare “dubbi e moltiplicatori per pubblicizzare cifre ambiziose” e a non ricorrere alla “stregoneria finanziaria”, poiché è in gioco la credibilità dell’UE.

Gli investimenti per la ripresa devono essere aggiunti ai programmi finanziati dal QFP.

Il piano di ripresa deve essere fornito in aggiunta al prossimo quadro finanziario pluriennale (QFP), che è il bilancio a lungo termine dell’UE, non a scapito dei programmi UE esistenti e futuri, avvertono gli eurodeputati. Inoltre, essi insistono sulla necessità di aumentare il QFP e sottolineano che il Parlamento userà i suoi poteri di veto se le richieste del PE non saranno soddisfatte.

I fondi per il recupero “dovrebbero andare ai programmi all’interno del bilancio dell’UE”, per garantire il controllo e la partecipazione parlamentare. Il Parlamento deve anche essere pienamente coinvolto “nella definizione, adozione e attuazione del fondo di recupero”.

Avvertono la Commissione di astenersi da “qualsiasi tentativo di progettare una strategia europea di recupero che sia al di fuori del metodo comunitario e che ricorra a mezzi intergovernativi”.

Il piano deve concentrarsi sulle priorità del Green Deal e dell’agenda digitale

Il “massiccio pacchetto di ripresa”, che gli eurodeputati hanno chiesto già nella loro recente risoluzione di aprile, deve durare abbastanza a lungo per affrontare “l’atteso impatto profondo e duraturo della crisi attuale”. Deve “trasformare le nostre economie” sostenendo le PMI, e “aumentare le opportunità di lavoro e le competenze per mitigare l’impatto della crisi sui lavoratori, sui consumatori e sulle famiglie”. Chiedono di dare priorità agli investimenti secondo il Green Deal e l’agenda digitale e insistono sulla creazione di un nuovo programma sanitario europeo a sé stante.

La riforma delle entrate dell’UE diventa vitale.

Gli eurodeputati ribadiscono la loro richiesta di introdurre un paniere di nuove “risorse proprie” (fonti di entrate dell’UE), in modo da evitare un ulteriore aumento dei contributi diretti degli Stati membri al bilancio dell’UE per soddisfare le esigenze del QFP e del Fondo per la ripresa e la trasformazione. Poiché il massimale delle entrate dell’UE è espresso in una percentuale del PIL, che dovrebbe diminuire significativamente a causa della crisi, i deputati chiedono anche “un aumento immediato e permanente del massimale delle risorse proprie”.

Background

La Commissione europea dovrebbe presentare presto una proposta di revisione del QFP e del fondo di recupero per tenere conto della crisi sanitaria e delle sue conseguenze.

Poiché l’attuale bilancio a lungo termine dell’UE si esaurisce il 31 dicembre 2020, l’UE ha bisogno di un nuovo orizzonte di pianificazione di bilancio per i prossimi sette anni. La Commissione UE ha quindi presentato i piani per il prossimo QFP per il periodo 2021-2027 nel maggio 2018. Il Parlamento europeo ha adottato la sua posizione nel novembre 2018 e l’ha riconfermata nell’ottobre 2019. Il Consiglio non è ancora stato in grado di concordare una posizione.

Parliament: EU27 need €2 trillion recovery package to tackle COVID-19 fallout 

Press Releases 

Plenary session   BUDG  2 hours ago  

 The Commission still has to submit the recovery proposals, on which Parliament and Council need to agree © EU-EP 2020/DLL  

In a resolution on the post-2020 EU budget revision and economic recovery plans, MEPs demand a robust package, focused on citizens’ needs and building on the EU budget.

The resolution was adopted on Friday by 505 votes in favour, 119 against and 69 abstentions.

“European citizens must be at the heart of the recovery strategy”, MEPs stress, adding that Parliament will stand firm in defending citizens’ interests. The recovery efforts must have a strong social dimension, addressing social and economic inequalities and the needs of those hardest hit by the crisis.

Parliament insists that the new “recovery and transformation fund” must be of €2 trillion in size, be financed “through the issuance of long-dated recovery bonds” and be “disbursed through loans and, mostly, through grants, direct payments for investment and equity.” They urge the Commission not to use “dubious multipliers to advertise ambitious figures”, and not resort to “financial wizardry”, as the EU’s credibility is at stake.

Recovery investments must be added on top of MFF-financed programmes

The recovery plan must be provided on top of the next Multiannual Financial Framework (MFF), which is the EU’s long-term budget, not to the detriment of existing and upcoming EU programmes, MEPs warn. In addition, they insist that the MFF must be increased and underline that Parliament will use its veto powers if EP demands are not met.

The recovery money “should go to programmes within the EU budget”, to guarantee parliamentary oversight and participation. Parliament must also be fully involved “in the shaping, adoption and implementation of the recovery fund”. They warn the Commission to refrain from “any attempt to design a European recovery strategy that is outside the community method and resorts to intergovernmental means.”

Plan must focus on priorities under the Green Deal and digital agenda

The “massive recovery package”, which MEPs demanded already in their recent April resolution, must last long enough to tackle the “expected deep and long-lasting impact of the current crisis”. It must “transform our economies” by supporting SMEs, and “increase job opportunities and skills to mitigate the impact of the crisis on workers, consumers and families”. They call for investments to be prioritised according to the Green Deal and the digital agenda and insist on the creation of a new standalone European health programme.

EU revenue reform becomes vital

MEPs reiterate their call for the introduction of a basket of new “own resources” (sources of EU revenue), so as to prevent a further increase of member states’ direct contributions to the EU budget to meet the needs of the MFF and the Recovery and Transformation Fund. As the ceiling for the EU revenue is expressed in GNI, which is expected to drop significantly due to the crisis, MEPs also call “for an immediate and permanent increase of the Own Resources ceiling.”

Background

The European Commission is expected to submit soon a proposal for a revamped MFF and recovery fund to take account of the health crisis and its consequences.

As the current long-term EU budget runs out on 31 December 2020, the EU needs a new budgetary planning horizon for the next seven years. The EU Commission thus presented plans for the next MFF for 2021-2027 in May 2018. The European Parliament adopted its position in November 2018, and re-confirmed it in October 2019. The Council has not yet been able to agree on a position.

Monza, licenziati 76 ricercatori: «I laboratori non servono più»

https://milano.corriere.it/notizie/cronaca/20_maggio_10/07-milano-documentobcorriere-web-milano-0afc58f0-9231-11ea-9f60-1b8d14bed082.shtml

La Rottapharm Biotech rinuncia agli studi scientifici. «Nessun ritorno dai 100 milioni di investimento». I sindacati: le imprese hanno anche un dovere sociale

Monza, licenziati 76 ricercatori: «I laboratori non servono più»

I ricercatori non servono più: tutti a casa. Proprio nel momento storico in cui il tema della ricerca scientifica in campo medico-farmaceutico sta diventando strategica a livello geopolitico, a Monza c’è un caso che va decisamente in controtendenza. La Rottapharm Biotech ha ufficializzato la dismissione dei propri laboratori, e — soprattutto — la procedura di licenziamento collettivo per 76 ricercatori, colpiti anche da una duplice beffa: le lettere di benservito sono datate 19 febbraio, quindi non sono coperte dal blocco dei licenziamenti, che parte dal 24 febbraio, e a causa delle limitazioni imposte dall’emergenza sanitaria non possono organizzare alcuna manifestazione di protesta.

È un’agonia silenziosa, inghiottita dal «ben altro di cui parlare» di queste settimane epocali, quella che stanno vivendo 76 famiglie tra Milano e la Brianza. Ma, in effetti, il terremoto che li ha colpiti precede soltanto di pochi giorni l’esplosione dell’emergenza coronavirus che ha travolto la Lombardia e il mondo intero. La famiglia Rovati, proprietaria del centro di ricerca dal 2014, ha comunicato l’intenzione di dismettere i laboratori per concentrarsi «sull’individuazione e il finanziamento mirato di progetti di ricerca universitari o di piccole biotech innovative e altamente specializzate», perché la ricerca è passata da «un modello tradizionale al notevole incremento di piccolissime start up». E contestualmente ha informato i sindacati dell’avvio di una procedura di licenziamento dei 76 ricercatori alle proprie dipendenze. Tra l’altro fino a quel giorno i sindacalisti non avevano mai potuto varcare la soglia della Rottapharm Biotech, dove era stata attuata una puntuale politica di moral suasion nei confronti dei dipendenti. L’azienda fa sapere di aver investito 100 milioni in cinque anni «senza alcun ritorno» e di aver offerto incentivi di 12 mensilità più 400 euro per ogni anno di anzianità.

Ma, insieme con i lavoratori, i vertici briantei di Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil protestano: «Oltre al danno subiamo la beffa delle misure restrittive dei decreti governativi che impediscono ogni forma di protesta — spiegano i tre sindacati —, nessuna possibilità di gridare al mondo il proprio dramma». E, per esempio, raccontano di un annuncio del presidente Lucio Rovati a proposito «dell’avvio della ricerca del vaccino contro il Covid-19. Notizia poi fortemente ridimensionata al tavolo delle trattative».

La trattativa si trasferisce ora al ministero del lavoro, dove è previsto un Incontro il 14 maggio. I lavoratori ricordano che «la famiglia Rovati è al ventunesimo posto della classifica di Forbes dei più ricchi d’Italia» e che, in effetti, ha fatto donazioni anche durante questa emergenza, ma a loro ha offerto «un misero incentivo all’esodo. Ci sentiamo traditi», scrivono in una lettera aperta. «Come scarpe vecchie, non servono più, si buttano via — dicono i sindacati —. Ci è stato detto che coi suoi soldi fa ciò che vuole. Vero, ma riteniamo che abbia un obbligo morale con i suoi lavoratori che hanno un’anzianità media molto elevata». La richiesta, a questo punto, è una sola: «Un indennizzo che permetta loro di affrontare il futuro con più serenità e non con l’acqua alla gola».

Capitalismo all’italiana: “Dateci i soldi e fatevi i cazzi vostri”

https://contropiano.org/interventi/2020/05/14/capitalismo-allitaliana-dateci-i-soldi-e-fatevi-i-cazzi-vostri-0127921?fbclid=IwAR3IIKMNK3I3yAsQ1h7Ml5yD6a2mf8iHjqSqicMjnBo8-sYu-WWtLp0NE6Y

Abituati al piccolo cabotaggio, al chiacchiericcio politico fatto di sgambetti, ripicche e testacoda, ci sfugge forse un dettaglio che non è un dettaglio, anzi è il punto centrale: con 150 miliardi a disposizione (le cifre sui soldi disponibili per affrontare la crisi, in prospettiva sono più o meno queste) si potrebbe, volendo, cambiare il Paese.

Lo dico subito: all’ipotesi speranzosa – ai confini del misticismo – che dopo “saremo migliori” non do molto credito, e lascio a ognuno interpretare i numerosi segnali di incattivimento. E’ evidente a tutti, comunque, che la battaglia per chi gestirà quei soldi, come li distribuirà, con quali regole, con quali benefici, a chi, quando e in che misura, è più attiva che mai.

Si segnala per tigna e determinazione, il mondo delle imprese, insomma il non eccelso capitalismo italiano che rivendica un ruolo centrale, si oppone ai finanziamenti “a pioggia” (sugli altri), ancora mugugna sul reddito di cittadinanza (assistenzialismo!) e chiede valanghe di soldi a fondo perduto per sé (assistenzialismo, ma, sembrerebbe, più nobile perché invece dei poveracci riguarda gli imprenditori).

Insomma il ritornello è sempre quello: che se stanno bene gli imprenditori poi, a cascata, staremo meglio tutti, tesi smentita da almeno trent’anni di politiche sul lavoro, ma a ancora valida nella narrazione padronale.

La storiella si incrina un po’ quando si parla di regole e controlli. Esempio: se lo Stato “regala” una cascata di soldi a un’azienda, quali richieste di garanzia potrà mettere in atto?

Piccole cose elementari: niente aiuti a chi licenzia, per esempio (o divieto di licenziare per chi prende aiuti, fa lo stesso). Oppure un rappresentante pubblico nei CdA, giusto per controllare che i soldi di tutti non finiscano nell’acquisto di una barca nuova anziché andare alla produzione e ai salari per le famiglie.

O ancora: niente soldi a chi delocalizza, o ancora: niente soldi a chi ha situazioni fiscali non cristalline (tipo la residenza fiscale in Olanda, per dire). Tutte cose non così peregrine, insomma, davanti alle quali si è subito alzato un muro di granito.

Le giaculatorie padronali riguardano il vecchio intramontabile ritornello che lo Stato deve stare lontano dagli affari, il che però si incastra proprio male con la richiesta costante e pressante di soldi pubblici.

Traduco: il liberismo ama tanto quella manina invisibile del mercato che sistema tutto, ma poi capita che quella manina si presenti col cappello in mano a chiedere soldi, e allora tutte le belle teorie sul mercato che si autoregola vanno un po’ a farsi benedire.

Le obiezioni a qualunque possibile controllo statale sulle aziende che beneficerebbero di finanziamenti, insomma, sono di tipo ideologico. La prima, un po’ sorprendente, dice che mettendo qualcuno a controllare come le aziende spendono i soldi nostri aumenterebbe la corruzione. Come dire che, uff!, se mi mettete qui qualcuno a controllare, poi mi tocca corromperlo. Strana difesa.

Altri, più fantasiosi, gridano ai Soviet e all’economia di Stato, e si inalberano anche quando si chiede una partecipazione dei lavoratori alle scelte strategiche delle aziende. Vade retro, pussa via! Ma dove siamo, eh, a Mosca negli anni Trenta?

Sfugge a costoro, anche se lo sanno bene, che in Germania questo già succede, e anche con buoni risultati.

Insomma, il mood confindustrial-italico è “dateci i soldi e fatevi i cazzi vostri”, in pratica la richiesta di un capitalismo assistito ma senza contropartite. In questo modo, la cascata di miliardi in arrivo non solo non cambierà il Paese, ma finirà per perpetuare all’infinito il sistema delle diseguaglianze che la pandemia ha reso visibile a tutti.

E dopo, quando saremo peggiori, potrà continuare imperterrita la storiella che lo Stato deve stare alla larga dal mercato, salvo cacciare soldi a pioggia quando servono.

* da Il Fatto Quotidiano

MASCHERINE: ESSERE NESSUNO E ODIARSI —- SILVIA ROMANO: MAMMA, LI TURCHI! —– BONAFEDE: STATO-MAFIA 2.0

https://fulviogrimaldi.blogspot.com/2020/05/mascherine-essere-nessuno-e-odiarsi.html

MONDOCANE

MARTEDÌ 12 MAGGIO 2020

 

Due eventi avevano promesso di interrompere l’uragano terroristico, intimidatorio, manipolatore, unanimistico, squadrista, a giornale e schermo nazionali uniti (al guinzaglio del New York Times, organo di Soros, Gates e del profeta Malachia) e di farci eremgere, almeno con il naso, dal pantano di spazzatura politica e morale in cui ci hanno affondato.

Sprovveduta, ma santa subito

Invece niente. I due eventi ci hanno ricacciato col naso, gli occhi e le orecchie sotto, nella melma della propaganda falsa, bugiarda e ipocrita. Una retorica sgocciolante di emozioni farlocche (esaltazioni), che Mario Appelius, la voce tonante di Mussolini (“Dio stramaledica gli inglesi!”), era al confronto un sommesso ora pro nobis di beghine nella cappella laterale. Un trionfo epocale del regime e, dunque, a loro avviso, della nazione tutta, la liberazione della povera Silvia Romano. Povera perché, con ogni evidenza, travolta dagli avvenimenti costruitile addosso. E giustamente soddisfatta per essere tornata a casa dopo 18 mesi. 18 mesi durante i quali aveva capito che la ragione di chi l’aveva spedita a far girotondi con bambini neri, non era altro che una miserabile operazione colonialista in linea con quelle che, da qualche secolo, i bianchi cristiani infliggono ai diversi per fregargli radici, identità, cultura, fede, e farli sentire beneficati da alieni di qualità superiore (che poi gli avrebbero fregato anche il resto). Per cui s’è fatta musulmana, cioè della religione dei cattivi, malmessi e inferiori. Brava.

Con raccapriccio rivedo l’accoglienza all’aeroporto, tutti addosso a Silvia intabarrata nella veste islamica somala, ad abbracciarsi e baciucchiarsi, alla faccia dei tecnoscienziati e del loro banditore. Poi, invece, fatta, come si deve, con i gomiti, dal bischero mascherinato trricolore che, ore prima, aveva ribadito il suo ruolo di caporale di giornata dell’armata Brancaleone, giurando “fedeltà ai valori, che sono quelli del nostro perenne alleato americano”, con tutto quello che ne consegue: Nato e sue guerre, Deep State finanzcapitalista e terrorista, Bill Gates e relativa cosca di “Un vaccino per il Nuovo Ordine Mondiale”. Bel passo avanti rispetto ai tempi in cui borbottava di “rivedere la nostra presenza nella Nato e togliere le sanzioni alla Russia”. Si chiama Luigi Di Maio e, credeteci o no, è dei 5Stelle e fa il ministro degli Esteri. Cosa avrai mai fatto di male il buon popolo dei 5Stelle, la meglio gioventù vista da molti decenni, a meritarsi uno così!

Sulla sceneggiata a cui il popolo è chiamato a sbattere le mani, sbattendosene magari le gonadi, va ancora detto qualcosa. Sappiamo che non c’è stata nessuna liberazione da parte dei nostri prestigiosi servizi segreti, ma uno squallido ma doveroso mercato delle vacche, esclusiva tutta italiana, su quanti nostri soldi dovessero essere dati per riavere la nostra cittadina che va in giro per il mondo a rallegrare bambini, indifferente alle conseguenze (perniciose per quei bambini e costose per noi). E’ trapelata la cifra di 4 milioni, probabilmente il doppio.

Rapitori (chi?), pagatori (noi), sceneggiatori (loro)

Ricordate le “due Simone”, Torretta e Parri? Nel 2004, altra grande impresa dei servizi liberatori, e anche un po’ prestigiatori. Rapite in Iraq ad agosto, il 28 settembre al Jazeera ne annuncia la liberazione ed ecco che, con un allestimento degno di Hollywood, davanti a file di telecamere schierate, dalle brume dell’alba emergono, prima stagliate sull’orizzonte e poi lentamente avanzanti nel deserto, due figure intabarrate in palandrane nere: Simona e Simona. Come, dove, chi e perché non si saprà mai. Rapimento rivendicato da una “Jihad islamica”, prima epifania di integralisti islamici al servizio di Usa, Golfo e Turchia (quelli poi impiegati in mezzo mondo) in un Iraq dove tutta la resistenza contro l’invasore era laica e saddamista.

Nella Somalia del dopo-Barre, del dopo-invasione Nato, con governi-fantoccio installati dagli americani e spazzati via uno dopo l’altro da varie resistenze, dopo una successione di movimenti di liberazione nazionale, da quello del generale Farah Aidid (grande patriota che ebbi l’onore di intervistare prima che i colonialisti lo facessero fuori) alle Corti Islamiche (che riorganizzarono decentemente il paese), la lotta al colonialismo di ritorno era stata assunta dagli Al Shabaab. Islamici e anti-occidentali, necessariamente “terroristi” e dunque giustamente bombardati dagli Usa, con tanto di eccidi di civili. I media unificati sotto l’ombrello Nato-Bilderberg, fanno degli Shabaab l’ala regionale di Al Qaida. Vero o no, strano che Al Qaida e Isis non abbiano mai attaccato interessi USA, o dei loro proconsoli coloniali, ma sempre quelli dei nemici dell’imperialismo, mentre la guerra di questi islamici somali ha esclusivamente colpito obiettivi statunitensi, o di chi ne sono i soci e subalterni.

Guerriglieri Shabaab con bandiere Al Qaida chiaramente photoshoppate

Ma quale Al Shabaab!

Tutti attribuiscono il rapimento a questa organizzazione e, dal momento che gli Al Shabaab nulla avrebbero da aspettarsi in termini politici dall’Italia, che conta una mazza  da quelle parti, se non dei soldi, ecco che la questione viene presentata come risolta in termini puramente monetari. Sempre che sia vera la storia del riscatto, visto che la posta per i rapitori veri era di ben altra portata. Senza contare che una guerriglia in aree limitate del paese, costantemente bombardata dagli USA e inseguita dalle loro Forze Speciali, difficilmente avrebbe avuto l’agio di tenere protetta per 18 mesi e di trasferire ripetutamente in sicurezza un ostaggio. Altri, che controllano gran parte del paese e della sua amministrazione, invece sì. Domani potrà magari uscire una rivendicazione firmata “Al Shabaab”. E con questo? Anche l’assassinio dei miei colleghi Ilaria Alpi e Miran Hrovatin è stato rivendicato da qualche finto brigante somalo….

I servizi impegnati parlano di aver avuto contatti con varie bande, dette di malviventi. La prima, del rapimento, e l’ultima, che avrebbe avuto in consegna la ragazza dagli Al Shabaab. Quindi nessun contatto mai con costoro. E, allora, chi ci garantisce che siano stati loro i rapitori? Capro espiatorio geopolitico, sì, ma rapitori? I servizi condividono i propri meriti non con qualche entità somala, ma esclusivamente con i turchi. Quelli di Erdogan, uno che di scrupoli ne ha quanti Mr. Hyde quando esce di notte. Quelli che da dieci anni conducono guerre in Siria, Libia e Iraq, avvalendosi della peggiore feccia terrorista mai vista. Quelli che in Somalia, da qualche anno, fanno il bello e il cattivo tempo, vuoi collusi, vuoi collisi, con i concorrenti di Abu Dhabi (UAE) e dell’Egitto, la posta in gioco essendo il controllo del Corno d’Africa e dunque lo strategico passaggio di Bab el Mandeb, da Est a Ovest e da Sud a Nord.

Chi mai ce la può avere con Roma?

I ribelli somali non hanno contenziosi con l’Italia, per la sua irrilevanza nella zona. I turchi, invece, ne hanno a iosa. In primis nel Mediterraneo orientale, dove gas e petrolio nelle acque di Cipro e internazionali li hanno contesi all’ENI a suon di cannoniere, con bocche da fuoco solo per ora zitte. Sempre in termini di idrocarburi, non hanno per niente gradito le proteste italiane contro l’accordo tra Erdogan e Al Serraj (il fantoccio Occidentale di Tripoli) per un controllo congiunto di tutto il mare e di tutto il petrolio tra Turchia, Cipro e Libia. E mentre la Turchia è al 100% dalla parte del governo cartonato dei jihadisti di Tripoli e contro Haftar, che però controlla il 90% del territorio e della popolazione, Roma, al suo solito, traccheggia, teme il ricatto dei migranti scatenati da Al Serraj, occhieggia verso Haftar e l’Egitto che, assieme all’ENI, sfrutta i più ricchi giacimenti a mare dell’intero Mediterraneo.

Con Al Serraj e contro l’Egitto, troppo vicino alla Russia, (vedi Regeni, spedito lì dai britannici) sta l’intero Occidente predatore, anche se la Francia si distingue per doppiogiochismo. L’Italia, conta poco e se la giocano tutti. Ma l’ENI conta moltissimo, come ai tempi di Mattei è il convitato di pietra che fa saltare gli equilibri stabiliti tra le Sorelle e che, a dispetto della campagna forsennata lanciatagli contro, con Stefano-Bilderberg-Feltri, dal Fatto Quotidiano, con il confermato AD Descalzi è ancora lì, primo partner petrolifero della Libia e dell’Egitto.

Cosa s’è pagato al sultano in cambio della sventatella?

Sarà ancora così, ora che, grazie ai turchi, abbiamo riavuto Silvia Romano? E, allora, saranno stati davvero gli Al Shabaab ad aver rapito e ospitato la ragazza convertita? Lo si dovrebbe dedurre facilmente dai prossimi sviluppi negli scacchieri indicati, specie da cosa capita tra Ankara e Roma.

Bonafede-Di Matteo, guarda chi si rivede!

E questa era una delle storie che per un attimo ci hanno depistato dalla grancassa della Banda del Virus, assordandoci, peraltro, con clamori altrettanto stonati e cacofonici e annebbiandoci con altrettanti riflessi stortignaccoli da specchi deformanti. L’altra è cosa forse anche più seria, nell’immediato domestico. E’ Cosa Nostra, cioè cosa loro, l’eterno duetto Stato-mafia.

Riassumo la vicenda per chi, stando nelle carceri insieme ad altri 60 milioni di potenziali untori, si fosse lasciato distrarre dalle storiacce di Netflix o da Lilli-Bilderberg-Gruber. Cittadini, oggi, con il cervello in rimessa, ma da usare  al risveglio contro chi ci assassina, fisicamente, moralmente, intellettualmente, culturalmente, socialmente, e ci mina, inevitabilmente, nella salute. Si tratta del pasticciaccio brutto combinato dal ministro Bonafede, ultima stella spenta tra quelle finite in parlamento. Finite in parlamento per aprirlo come una scatola di tonno e per illuminarne, alla vista dei cittadini, la fossa biologica.

Sappiamo che i magistrati italiani si dividono in due categorie. In una circolano gli Ermini, Lo Voi, Pignatone, Bruti Liberati, Tinebra, Legnini, brave persone in ottimi rapporti con l’esistente. Nell’altra procedono i Borsellino, Falcone, Scopelliti, Chinnici, Livatino, Costa, De Magistris, Woodcock, Robledo, Di Matteo, molto poco apprezzati dall’esistente Tanto che quasi tutti sono stati ammazzati, o minacciati di morte. Di solito, la carriera dei primi procede senza intoppi fino all’ultimo piolo della scala. Quella degli altri, spesso s’intoppa e finisce a terra.

Della seconda categoria il più illustre e, oggi, più esposto ai risentimenti di chi delinque in una forma o nell’altra, è Nino Di Matteo, procuratore a Palermo e Pubblica Accusa nel processo sulla sinergia – chiamiamola “trattativa” – Stato-mafia. Una consociazione alla quale dobbiamo molti successi dalla lotta di classe dall’alto al basso contro il popolo italiano, da Portella della Ginestra alle stragi 1992-93. E fino al coronavirus.

Un magistrato che aveva spaventato tutta la scala istituzionale, fino in cima

Questo magistrato, medaglia d’oro del lancio della legge più in là di ogni record, fin nella casa in cima al colle, era stato invitato dal “nuovo che avanza”, nella persona del ministro della Giustizia Bonafede, a occuparsi dei carcerati, in primis di quelli della consociazione, facendo il capo del DAP (Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria). Di Matteo aveva accettato, la mafia dentro e fuori aveva espresso il suo belluino non gradimento e, nel giro di 24 ore, Bonafede aveva ritirato la nomina e l’aveva assegnata a tale Francesco Basentini. Un magistrato ignoto ai più e, forse, anche ai boss, i quali, però, lo conobbero e apprezzarono presto, quando, quatto quatto, consentì il ritorno a casa di quasi 400 mafiosi, compresi quattro mammasantissima al 41bis. Segnale più seduttivo di quanti ne avesse mai dati Andreotti. E che apriva la strada alla grande abbuffata, offerta ai picciotti dagli invasori del pianeta Virus, in termini di imprese schiantate da divorare e esseri umani da impiccare col cappio dell’usura.

Charles-Henri Sanson

Qualcuno di quelli che, fino al giorno prima, avevano considerato il magistrato peggio di Charles-Henri Sanson (boia della ghigliottina, esecutore di Luigi XVI), di colpo coprirono di elogi lui e di vituperi il ministro. E gli chiesero come mai non avesse denunciato la maleodorante offesa già allora, nel 2018. La risposta, di cui peraltro costoro non sono degni, avrebbe potuto essere che, col senso delle istituzioni che lo distingue, Di Matteo non abbia voluto farsi protagonista di una vicenda poco onorevole per il governo. Ma che, davanti allo spudorato rilascio dal carcere e ritorno all’operatività di 400 criminali, con la mina posta sotto al lavoro suo e quello di tutti coloro che si battono, si sono battuti e sono morti nella guerra contro la piovra di Stato, tacere sarebbe stato come apparire connivente. E far prevalere chi, come Giorgio Napolitano, aveva intralciato il suo lavoro, imponendo la distruzione delle conversazioni telefoniche tra il Quirinale e l’indagato ex-ministro Mancino.

Del resto chi mai avrebbe un’autorità così alta da potersi permettere di imporre a un onesto e, fin qui, agguerrito ministro, espresso dal Movimento sulla cui bandiera sta scritto “onestà”, il veto al migliore dei nostri magistrati anti-mafia? Fatevi una domanda e datevi una risposta. Facile facile.

Mascherina, se la conosci….

Torniamo nella palude dalla quale siamo usciti un istante e dalla quale eravamo finiti non proprio in un giardino di rose. Un paio di fatti occorsi negli ultimi due giorni mi permetteranno, cari amici, di fare il protagonista. Parliamo di mascherine, uno dei dispositivi definiti di “protezione individuale” più odiosi e dotati di occulte intenzioni che siano usciti dalla caverna del drago tecnoscientifico. E anche uno dei più ridicoli, se pensiamo a quando i bonzi del ramo ci dicevano che non servivano, a quando divennero obbligatori qua e là, a quando dovettero costare meno del costo di produzione e non se trovava una neanche nella farmacia del Vaticano, a quando, rassegnato, lo sventurato commissario all’emergenza ci disse che potevamo farcele da noi, con le magliette.

Da una tale saga dei controsensi non poteva che uscire una cosa balorda. La sedicente protezione è una pezza di materiale qualunque, anche rimediato e senza il minimo controllo d’efficacia, sul quale l’eventuale virus, se non lo attraversa come lama nel burro, si accoccola e permane, in attesa di nuove imprese, sia che lo espiri tu, sia che te lo soffino altri. E’ dunque nient’altro che un ricettacolo di patogeni: un salottino per batteri, germi, germi, nanoparticelle, polveri. Dopo un po’ ti gira la testa perché respiri forzato e vai in debito d’ossigeno. Poi te la togli, la metti in tasca, o in borsa, accanto ad altre impurità, la posi sul tavolo accanto alle briciole e alle macchie di sugo, ti cade per terra e lo rimetti per qualche giorno, visto che t’è costato minimo 6-8-12 euro e per il lockout sei già o mezzo sbroccato, o tutto rovinato. In compenso qualcuno a produrlo s’è già fatto un po’ di soldini, aprendo la via a quelli di altri “dispositivi”, tipo i vaccini. Tutta roba che serve a farti star male. Sempre che, mettendo fine allo spettacolo, il deus ex machina del sangue iperimmune non sbatta fuori di scena i commedianti di mascherina, intubazioni, distanziamenti, carceri e sfascio.

Ma, nel frattempo, di tutto questo ai tecnoscientifici non frega un’amata cippa, giacchè il mandato conferitogli è quello di farci tutti uguali ma separati, diffidenti, anonimi, irriconoscibili, senza faccia e senza espressione-comunicazione. Fa parte della nuova ingegneria sociale dell’atomizzazione, detta distanziamento. E si sa, chi non si tocca, chi non si aggrega, chi non si assembra, peste lo coglierà. E, soprattutto, non rosica. Il formaggio resta, tutto intero, agli inventori promotori della mascherina.

Mascherine da guerra civile?

E il distanziamento tramite anche mascherina sarebbe niente (si fa per dire), se non coincidesse con l’assembramento di cattivi pensieri e cattive azioni tra i mascherinati. Ecco cosa mi è successo ieri e oggi. In fila davanti al ferramenta, insieme ad altre tre persone, debitamente mascherinate e distanziate. Nel Lazio la pezza sul muso non è obbligatoria, se non entrando in qualche esercizio pubblico. Dunque posso girare smascherinato. Preferisco evitare, quando con mascherina, gli sguardi ansiosi e diffidenti di chi mi indaga se sono io, o un altro, amico o nemico, stronzo o gentiluomo. E viceversa.

E lì mi capita per la prima volta di assistere agli effetti programmati da chi ci ha inflitto le mascherine. Un omone del quale appare solo la pelata e che prima bofonchia l’incomprensibile attraverso il doppio tessuto, poi, aumentando il volume, libera i suoi improperi contro di me che metto a repentaglio la sua vita non tappandomi bocca e naso. E’ un crescendo, fino al diapason, che riecheggia per tutto il corso e lo riempie di mascherinati dagli occhi strabuzzati. Sarebbe il caso, o di mascherinarsi, cosa che mi pare politicamente corretto, dunque scorretto, o di darsela, di pari valenza. Fortuna vuole che l’omone, forse temendo il contagio, si induca ad andarsene lui, così che i tonitruanti improperi si perdono molto lentamente verso il fondo della via. Però sono bravi: gli è riuscito di aggiungere un altro innesco al conflitto orizzontale, un nuovo diversivo da quello verticale.

Invece, stamane, davanti all’autoscuola per il rinnovo della patente. Siamo in una decina, perlopiù maturotti, ben distanziati. Tutti con mascherina. Io no, non è obbligatorio nel Lazio, siamo all’aperto. Sto leggendo il giornale quando mi arriva, come uno schiaffo di tramontana, un “Si metta la mascherina!”, perentorio quanto, nei film americani, l’intimazione del colonello SS al partigiano da fucilare. Obietto che sto fuori e qui non c’è obbligo. “Sì che c’è, non vede che l’abbiamo tutti, abbia rispetto, coglione!”. Subito un rumoreggiare di molti brontolii, sui quali si erge uno strepito femminile: “Io chiamo i carabinieri””. Il dialogo, del tutto unilaterale, si perpetua nel tempo con monotona, quanto impetuosa, regolarità con, ogni tanto, un solista che lancia l’acuto. Il volume in espansione, l’intrecciarsi dei latrati, il colore paonazzo di quanto resta fuori dalla mascherina, diffondono aria di linciaggio. Il primo intervenuto, alto e grosso quanto la sua voce, fa per venirmi addosso e tradurre le percosse verbali in atti. Ma si ferma al metro arcuriano di distanza sociale. Più della collera potè il terrore del virus. Grazie, seminatori del terrore!

Pubblicato da Fulvio Grimaldi alle ore 16:38

Coronavirus, il premio Nobel Stiglitz: “Energia pulita crea 3 volte più occupati dei fossili”

http://europa.today.it/lavoro/stiglitz-coronavirus-rinnovabili.html?fbclid=IwAR1sk9gqccXKVbqYwOjF96YqEIFfnxo1GmK0ftN1fkhIgt1jEih8da97JuU

Uno studio dell’Università di Oxford, di cui è coautore l’economista Usa, invita i governi a puntare sugli investimenti “green” per far ripartire l’economia. E bacchetta “i salvataggi incondizionati delle compagnie aeree”. Le misure dell’Italia? Finora “neutrali”

Ogni milione investito nell’energia pulita crea il triplo dei posti di lavoro rispetto allo stesso ammontare speso nei combustibili fossili. E inoltre, le infrastrutture connesse a fonti rinnovabili come eolico e solare sono più “resistenti” agli effetti perversi della globalizzazione, come le delocalizzazioni. Ecco perché per risollevare le economie colpite dal Covid-19 occorre puntare sulle politiche “green”. A dirlo sono i risultati di uno studio dell’Università di Oxford che ha coinvolto ben 231 esperti di banche centrali, ministeri delle finanze, accademici e think tank di tutto il mondo. A guidare lo studio il professore Cameron Hepburn, il premio Nobel Joseph Stiglitz e Nicholas Stern della London School of Economics. 

Gli autori hanno esaminato circa 700 pacchetti di stimolo attuati dal 2008 e hanno intervistato esperti di tutto il mondo. Sulla base di questi dati, gli economisti hanno rilevato che le politiche di stimolo a lungo termine e a favore del clima sono più vantaggiose non solo nel rallentare il riscaldamento globale ma anche in termini di impatto economico complessivo. Le politiche “green” – lo studio si è concentrato sulla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra come criterio chiave per definire tali politiche – infatti, creano più posti di lavoro, offrono maggiori rendimenti nel breve termine per ogni dollaro speso e portano a un maggiore risparmio sui costi sul lungo termine, rispetto agli stimoli fiscali tradizionali.

Ne sono un esempio gli investimenti nella produzione di energia rinnovabile, come l’eolico o il solare. Come hanno dimostrato le ricerche precedenti, già nel breve termine, la costruzione di infrastrutture per l’energia pulita richiede molta manodopera, creando il doppio dei posti di lavoro per dollaro rispetto agli investimenti nei combustibili fossili, oltre ad essere meno suscettibile alla delocalizzazione. Si legge, infatti, che ogni milione di dollari di spesa genera 7,49 posti di lavoro a tempo pieno nelle infrastrutture per le energie rinnovabili, 7,72 nell’efficienza energetica, ma solo 2,65 nei combustibili fossili.

Oltre alla riqualificazione dei lavoratori in settori come le nuove tecnologie e le energie rinnovabili per sopperire anche alla disoccupazione dovuta al coronavirus, altre politiche auspicabili includono la spesa per la ricerca e lo sviluppo nelle energie rinnovabili, così come gli investimenti in infrastrutture di connettività degli edifici, quali, ad esempio, la banda larga e la ricarica dei veicoli elettrici, nonché investimenti per la resilienza e la rigenerazione degli ecosistemi. Nel frattempo, misure che non tengono conto della riduzione delle emissioni, come i salvataggi incondizionati delle compagnie aeree, sembrano avere risultati più scarsi sia in termini di impatto economico che dal punto di vista climatico.

Per quanto riguarda l’Italia, secondo gli autori, le risposte al Covid sono state finora neutrali dal punto di vista climatico (ovvero investimenti non eccezionali nei combustibili fossili, ma neanche verso le rinnovabili), ma c’è una grande opportunità per futuri investimenti positivi dal punto di vista climatico.

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Lavoratori e pensionati pagano l’82% dell’Irpef. Ne vogliamo parlare?

https://contropiano.org/news/news-economia/2020/04/26/lavoratori-e-pensionati-pagano-l82-dellirpef-ne-vogliamo-parlare-0127215?fbclid=IwAR2z0HKixxSvpCS_WyWm-WW7Xu2576ppUMgy8ziyFbmE43-1ca3hWZc96dw

Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha pubblicato i dati sulle dichiarazioni dei redditi persone fisiche (Irpef) e sulle dichiarazioni IVA per l’anno di imposta 2018.

I contribuenti risultano essere circa 41,4 milioni avendo presentato i modelli di dichiarazione “Redditi Persone Fisiche e “730”, oppure attraverso la Certificazione Unica (CU), in crescita nel 2018 di circa 162.000 soggetti (+0,4%) rispetto all’anno precedente.

Il reddito complessivo totale dichiarato ammonta a circa 880 miliardi di euro (+42 miliardi rispetto all’anno precedente, +5%) per un valore medio di 21.660 euro, anch’esso in crescita del 4,8% rispetto al reddito complessivo medio dichiarato l’anno precedente.

Questo incremento del reddito complessivo – dice il Mef – è dovuto all’aumento dei redditi da pensione, lavoro dipendente e lavoro autonomo. Ed anche le imposte pagate su lavoro e pensioni nel 2018 sono aumentate di 5,537 milioni di euro. Ne sono invece entrate meno dalle imprese. Il gettito dell’imposta sul reddito delle società (Ires) evidenzia una flessione del 7,2% determinata dagli effetti finanziari derivanti dalla riduzione dell’aliquota Ires dal 27,5% al 24% e degli effetti dell’applicazione del c.d. superammortamento e iperammortamento.

Si conferma come la stragrande maggioranza delle imposte dirette siano rappresentate dai redditi da lavoro dipendente e da pensione, che rappresentano circa l’82% del reddito complessivo dichiarato. Di questo i redditi da pensione no il 29% del totale del reddito complessivo.

Come abbiamo visto, il reddito complessivo dichiarato è di circa 880 miliardi di euro ma con molte disuguaglianze al proprio interno.

L’analisi territoriale mostra che la regione con reddito medio complessivo più elevato è la Lombardia (25.670 euro), seguita dalla provincia di Bolzano (24.760 euro), mentre la Calabria ha il reddito medio più basso (15.430 euro). Rimane notevole la distanza tra il reddito medio delle regioni centro-settentrionali e quello delle regioni meridionali.
Viene confermato come i redditi da lavoro dipendente e da pensione rappresentino l’82% del reddito dichiarato. Il reddito medio più elevato è quello del lavoratore autonomo con 46.240 euro, mentre il reddito medio dichiarato dagli imprenditori titolari di ditte individuali è di 20.940. Circa 120 euro in più del reddito medio dichiarato al Fisco dai lavoratori dipendenti. A 17.870 euro si ferma , invece, il reddito dichiarato dai pensionati. Il tipo di reddito più dichiarato in termini di frequenza e di importo, è quello da lavoro dipendente (52,6% del reddito complessivo) seguito da quello dei pensionati (29,3% del reddito complessivo).

I soggetti con un reddito complessivo maggiore di 300mila euro dichiarano il 6,0% dell’imposta totale. Dalla distribuzione dell’imposta per classi di reddito complessivo emerge che i contribuenti con imposta netta e redditi fino a 35mila (83% del totale) dichiarano il 43% dell’imposta netta totale, mentre il 57% è dichiarata dai contribuenti con redditi superiori a 35mila euro (17% del totale contribuenti). I lavoratori dipendenti dichiarano oltre 462 miliardi di euro che ricomprendono anche collaborazioni coordinate e continuative, collaboratori a progetto (823mila soggetti), pari al 4,3% dell’ammontare complessivo del reddito da lavoro dipendente.

Dai dati infine risulta che l’imposta netta Irpef è pari in media a 5.270 euro e viene dichiarata da circa 31,2 milioni di soggetti, pari a circa il 75% del totale dei contribuenti. Ma a questa vanno aggiunte le addizionali Irpef locali introdotte da Regioni e Comuni, si tratta di 17.3 miliardi di imposte in più pagate direttamente sulle buste paga.

L’addizionale regionale Irpef nel 2018 è ammontata a circa 12,3 miliardi di euro (+3,1% rispetto al 2017) con una imposta media pari a 420 euro. L’imposta più alta si registra nel Lazio (620 euro), mentre quella più bassa si rileva in Basilicata e in Sardegna (280 euro).

L’addizionale Irpef comunale è stata pari invece a 5 miliardi di euro, in aumento del 3,6% rispetto al 2017, con un importo medio pari a 190 euro.

Insomma lavoratori e pensionati si accollano la maggior parte delle imposte dirette ma ricevono in cambio sempre meno servizi e aumentano le disuguaglianze nella distribuzione della ricchezza. Ne vogliamo parlare?

26 Aprile 2020 – 

CORONAVIRUS in DIRETTA VIDEO: NON sarà il VACCINO a tirarci fuori da QUESTO INCUBO. Parla la VIROLOGA Ilaria Capua

https://www.ilmeteo.it/notizie/coronavirus-in-diretta-video-non-sar-il-vaccino-a-tirarci-fuori-da-questo-incubo-parla-la-virologa-ilaria-capua-183615/amp

Articolo del 13/05/2020 ore 19:30
di Team iLMeteo.it Meteorologi e Tecnici

Ilaria Capua

Le parole di Ilaria Capua sovrastano di negatività i segni e le attese di speranza https://www.youtube.com/watch?v=UKqg2RAo3_Arelegati al vaccino al quale il mondo intero ci sta lavorando già da mesi. Secondo la virologa, non sarà il vaccino che ci porterà fuori nell’immediato da questo incubo chiamato CORONAVIRUS. Bisogna vedere i risultati che avrà in termini di efficacia e poi ci sono tanti altri problemi, come ad esempio la distribuzione a livello mondiale e nazionale. Per fare vaccini sicuri ci vuole tempo e attenzione. La strada è ancora molto lunga, difficile ed incerta, colma di incognite: prima fra tutte il vaccino deve essere INNOCUO, ovvero non deve dare problemi e in secondo luogo deve essere EFFICACE, ovvero deve effettivamente proteggerci dal virus. A seguire incognite sui tempi di produzione e distribuzione a 7 miliardi di persone nel mondo.

La virologa Capua ha inoltre sottolineato che: “il lockdown che è stato adottato in Italia è stato molto duro, ha sconvolto il paese e ha lasciato il segno. Ora siamo pronti per una ripartenza intelligente. In questo momento mi permetto di chiedere ai giornalisti, a chi si occupa di scienza, ai divulgatori di far passare questo messaggio: ognuno deve fare il suo pezzetto. Sappiamo che questo virus si trasmette in determinate situazioni. La trasmissione avviene nella stragrande maggioranza dei casi perché c’è una vicinanza fisica tra una persona infetta e una non infetta”.

La Capua ha continuato: “dobbiamo comportarci da persone serie, la responsabilità è nelle nostre mani. Il distanziamento fisico è una barriera naturale tra un soggetto infetto e un soggetto sano. Lavarsi le mani riduce il contagio e riduce altre problematiche legate alla sanità pubblica. Le regole non possono essere attuate solo dal governo, i cittadini devono essere protagonisti e devono sentirsi responsabili. Bisogna evitare i raggruppamenti di tante persone in ambienti chiusi. Immaginiamo una ripartenza intelligente, ognuno si renda conto di essere un tassello essenziale per ridurre il contagio e far ripartire l’Italia”, dice ancora.

Inoltre, sempre la virologa Ilaria Capua, ribadisce, contrariamente alle scelte del Governo, perchè i parrucchieri non possono tornare a lavorare adottando tutte le misure anti contagio. “Se i parrucchieri riuscissero ad applicare delle misure di contenimento, con appuntamenti fissati bene e senza attesa, non vedo per quale motivo non si possa tornare a lavorare“. Parola di virologa, insomma. Perché Giuseppe Conte e il Governo allora non agiscono in tal senso?

NESSUN VACCINO ci porterà fuori dall'INCUBONESSUN VACCINO ci porterà fuori dall’INCUBO

Frode agli ospedali di Torino e Cuneo, dipendenti rubavano strumenti chirurgici per restituirle al fornitore

https://www.quotidianopiemontese.it/2020/05/11/frode-agli-ospedali-di-torino-e-cuneo-dipendenti-rubavano-stumenti-chirurgici-per-restituirle-al-fornitore/?fbclid=IwAR2EV_AkulZm3vUTqYvESKbgad8EyGXupXgvL5SDhEEXsq5gjIMjAZMnpVM

Gli agenti del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Cuneo hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo per oltre 2 milioni di euro, nei confronti di due persone – B.P. (55 anni, residente a Scalenghe), M.L. (72 anni, residente a Vinovo), oltre ad un dipendente pubblico, S.C. (60 anni, residente a Torino), dipendente dell’Azienda Ospedaliera Universitaria “Città della Scienza e della Salute” di Torino.

Le attività, coordinate prima dal Procuratore della Repubblica di Cuneo – Dott. Onelio Dodero – e, successivamente, dall’Ufficio giudiziario del capoluogo regionale – Dott.ssa Monica Abbatecola – giungono a conclusione dell’Operazione Titanio che, nel settembre scorso, aveva portato all’arresto di un imprenditore torinese, il già citato M.L., e di un pubblico dipendente dell’Azienda Ospedaliera di Cuneo, I.A. (58 anni, residente a Mondovì), nonché all’emissione nei loro confronti di un decreto di sequestro per un milione di euro.

Il fulcro del meccanismo fraudolento ora scoperto era la caposala del blocco operatorio dell’ospedale Sant’Anna di Torino, cui era demandato l’incarico di effettuare gli ordini del materiale chirurgico.
All’arrivo del materiale, la stessa procedeva a sottrarre circa la metà dei dispositivi chirurgici consegnati che, successivamente, restituiva fraudolentemente alla società fornitrice.
Parallelamente, la dipendente infedele sottraeva, occultandolo poi all’interno del nosocomio, un ulteriore quantitativo di merce, facendo così figurare vi fossero solo esigue quantità rimaste nelle scorte, tali da sovrastimare il reale fabbisogno e generare la (falsa) necessità di ulteriori ordini di materiale chirurgico.

L’attività svolta dalle Fiamme Gialle cuneesi, nell’ambito delle operazioni “Titanio” e “Titanio 2”, ha quindi permesso di segnalare, complessivamente, alla competente Corte dei Conti, un danno all’erario, patito dalle due Aziende ospedaliere di Cuneo e Torino, per circa 3 milioni di euro.

RIPARTONO I MEDICI RUSSI. NELL’INDIFFERENZA DI POLITICA E DELLA PEGGIOR INFORMAZIONE “GIORNALISTICA” DELLA STORIA REPUBBLICANA ITALIANA

https://umbertomarabese.blogspot.com/2020/05/ripartono-i-medici-russi.html?spref=fb&fbclid=IwAR3KXtVeRVxSy2PX0_G6ntWwzGVTpdc4oFtEJDjjRykrrWacCN6iYuier18

venerdì 8 maggio 2020

Ripartono i medici russi. Indifferenza di media e politica, ma arriva il grazie più importante

 PS: << Indifferenza “vergognosa-criminale” di media e politica….in compenso e sotto voce,  arriva il grazie più importante da…”Maria Beatrice Stasi, direttore generale dell’Asst Papa Giovanni XXIII “…!

umberto marabese

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Notizia del: 07/05/202

Nel momento di maggior difficoltà per la storia recente del nostro paese ci sono stati paesi che sono stati al nostro fianco e paesi che non solo ci hanno voltato le spalle, ma ci hanno letteralmente ostacolato. Il cortocircuito del circo mediatico e politico è stato totale dopo anni a descrivere i primi come “nemici” da combattere e i secondi come “alleati” da servire fino al paradosso e al ridicolo.

Come sempre, la base popolare italiana è molto più avanti di una misera classe politica e della peggior informazione della storia repubblicana come dimostrano sondaggi! come questi….

Il popolo non è caduto nelle trappole bufalare di chi oggi fa finta che nel momento dell’emergenza totale e dell’impreparazione di un sistema sanitario collassato per i tagli imposti dagli “alleati” c’erano i “nemici”.

Ripartono oggi i medici russi dopo aver bonificato due milioni di metri quadrati di territorioDue milioni quadrati! Ripartono dopo gli insulti subiti dal gruppo Fiat con sede fiscale in Olanda che controlla ormai in modo monopolista l’informazione italiana. E ripartono nell’indifferenza generale di una classe politica incompetente che si è ritrovata impreparata a dover giustificare anni di servilismo a presunti “alleati”.

32 sanitari russi, 28 medici e 4 infermieri, dopo un periodo di training all’Ospedale di Bergamo, hanno lavorato al Presidio della Fiera dal 6 aprile, occupandosi in particolare dei pazienti ricoverati in terapia intensiva. Oggi sono ripartiti per il loro paese. A parte le parole di circostanza del ministro Guerini al suo collega russo Sergej Shoygu per il “professionale operato degli 8 team medici” e i ringraziamenti di chi si è visto salvato letteralmente dall’implosione di un sistema fallimentare come quello lombardo come il Governatore Fontana, le parole più belle, che sbugiardano le fake news viscide di queste settimane, sono quelle di chi ha vissuto in prima persona le ore più buie e di chi ha visto con i loro occhi l’apporto dei medici russi. “Grazie al contingente russo e in particolare al personale sanitario che ci ha supportato nel nostro Presidio medico avanzato fin dal primo giorno della sua apertura, dando un contributo fondamentale nella gestione dei pazienti, in particolare quelli piu’ gravi“. Lo ha dichiarato Maria Beatrice Stasi, direttore generale dell’Asst Papa Giovanni XXIII, secondo quanto riporta l’Agenzia Nova. 

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Il grazie ai medici russi viene dal basso. Ed è dal basso che si deve consolidare quella memoria storica, unica bussola perché l’Italia possa iniziare la sua ricostruzione.