La nazione Ue con più poveri è l’Italia. Più di 10 milioni

poveri panchina

L’incredibile Renzi: «Grazie a noi gli italiani vivono meglio di prima»

ma questo non è un dato che preoccupa GLI STRILLONI SOLIDALI che guadagnano dalla tratta dei poveri da altre nazioni. NESSUNO DI QUESTI SIGNORI CHE CHIEDA L’ATTUAZIONE DELLA COSTITUZIONE SULL’OBBLIGO DELLO STATO DI GARANTIRE UNA VITA DIGNITOSA.

NO. Nessuna manifestazione.Ah giusto, se la scelgono questa vita di stenti. Si ringrazia coloro che si spacciano come tutori degli ultimi, il vostro impegno si è visto.

La nazione Ue con più poveri è l’Italia. Più di 10 milioni

La classifica Eurostat vede l’Italia davanti a Romania e Francia. Sono considerate indigenti le persone che non si possono permettere almeno cinque cose necessarie per una vita dignitosa, come un pasto proteico ogni due giorni, abiti decorosi, due paia di scarpe, una settimana di vacanze all’anno, una connessione a internet. I poveri assoluti nella Penisola sono triplicati in 10 anni
L’Italia è il Paese europeo in cui vivono più poveri. Sono 10,5 milioni, su un totale a livello Ue di 75 milioni, i cittadini che hanno – per esempio – difficoltà a fare un pasto proteico ogni due giorni, sostenere spese impreviste, riscaldare a sufficienza la casa, pagare in tempo l’affitto e comprarsi un paio di scarpe per stagione e abiti decorosi.
Gli italiani in questa condizione rappresentano il 14% del totale europeo e sono più dei 9,8 milioni di abitanti della Romania nella stessa situazione, anche se in termini percentuali la Penisola è undicesima tra i 28 Stati membri con un 17,2% di indigenti sul totale.
A rendere ufficiale la classifica è stata l’Eurostat, secondo cui dietro Roma e Bucarest c’è Parigi: i francesi in stato di deprivazione sociale sono 8,4 milioni. Il poco invidiabile primato non stupisce se si pensa che, stando ai dati Istat, negli ultimi dieci anni i “poveri assoluti” – chi non è in grado di acquistare nemmeno beni e servizi essenziali – sono triplicati.
Nel 2006 erano 1,66 milioni, l’anno scorso l’istituto di statistica ne ha contati 4,7 milioni. Tra cui 1,3 milioni di bambini.
Gli indicatori Ue: possibilità di fare un pasto proteico, possesso di due paia di scarpe – La cifra diffusa martedì dall’istituto europeo è più del doppio rispetto a quella relativa ai poveri assoluti perché la visuale si allarga a tutti i residenti “in stato di deprivazione”. Sono considerate tali le persone che non si possono permettere almeno cinque cose ritenute necessarie, come un pasto proteico ogni due giorni, vestiti nuovi per sostituire quelli inutilizzabili, un’auto, due paia di scarpe, una settimana di vacanze all’anno, una connessione a internet, un‘uscita al mese con gli amici.
 
Se invece dei numeri assoluti si guardano le percentuali, la classifica cambia. I Paesi europei con le maggiori quote di cittadini deprivati sono Romania, con il 49,7%, Bulgaria (48%), Grecia (36%), Ungheria (32%) e Lituania (29%). I Paesi nordici sono quelli che stanno meglio. La percentuale di indigenti sulla popolazione è solo del 3% in Svezia, del 4% in Finlandia e del 5% in Lussemburgo e del 6% in Danimarca. In tutta la Ue la deprivazione colpisce di più le persone con livelli di istruzione bassi. Il 25% dei cittadini con bassi livelli di istruzione ne soffre, mentre il tasso è solo del 14% tra chi ha un’istruzione secondaria e del 5% per i laureati.
Povertà triplicata in dieci anni – La povertà in Italia è aumentata esponenzialmente dopo la crisi finanziaria: tra 2007 e 2008 i poveri assoluti sono saliti di 400mila unità, a 2,1 milioni, e i poveri relativi sono aumentati altrettanto, a 6,5 milioni. Di lì al 2012 l’incremento è stato lento e costante: i poveri assoluti sono diventati 2,3 milioni nel 2009, 2,47 milioni nel 2010, 2,65 nel 2011, addirittura 3,5 nel 2012 (la crisi ha iniziato a falcidiare i posti di lavoro), 4,4 nel 2013.
L’incidenza della povertà assoluta sulla popolazione italiana è passata di conseguenza dal 2,9% del 2006 al 7,9% del 2016.
Nel frattempo, sempre stando ai dati Istat, ben 18 milioni di italiani si sono ritrovati “a rischio povertà o esclusione”.
Si tratta del 30% della popolazione, in salita rispetto al 2015 mentre a livello Ue la percentuale è diminuita dal 23,8 al 23,5%. È l’effetto, secondo l’istituto di statistica, di un aumento della disuguaglianza: il quinto più ricco della popolazione ha visto crescere i propri redditi molto più di quelli della parte più povera.
 
Il rischio povertà in Italia è “molto superiore”, ha segnalato l’Istat, “a quelli registrati in Francia (18,2%), Germania (19,7%) e Gran Bretagna (22,2%) e di poco più alto rispetto a quello della Spagna (27,9%)”.
Dicembre 17 2017 Foto di WerbeFabrik / Fonte: ilfattoquotidiano.it

Merano: 57mila euro di soldi pubblici per dare lavoro ai migranti

RISTORANTE africanoaltro business con i soldi dei contribuenti,  chi incassa ovviamente LE COOP……PER OFFRIRE LAVORO TEMPORANEO POI Si spendono tanti soldi per trovare lavoro al 40% dei giovani italiani disoccupati?!? Ah giusto, sono choosy non vogliono lavorare.
Merano: 57mila euro di soldi pubblici per dare lavoro ai migranti
venerdì, 11, agosto, 2017
In Alto Adige si assumono richiedenti asilo. Di fatto i migranti saranno impiegati nella frutticoltura e anche nella gestione di un ristorante di cucina africana.
 
A segnalare l’iniziativa è la stessa Provinca Autonoma dalla Ripartizione Lavoro. Il ristorante, con uno stanziamento di 57.000 euro da parte dello Stato a favore del Comune di Merano, sarà gestito da una cooperativa sociale con il sostegno della federazione cooperative di una banca altoatesina.
“L’utilizzo di persone richiedenti asilo per la raccolta della frutta rappresenta un’opportunità sia per i datori di lavoro che per i lavoratori – ha detto Helmuth Sinn, direttore della Ripartizione lavoro della Provincia -. In questo senso l’utilizzo di persone richiedenti asilo nel campo della raccolta della frutta può essere senz’altro considerata un’utile misura di integrazione“.
Secondo la Provincia “se per i richiedenti asilo il lavoro nell’ambito della raccolta della frutta può offrire l’opportunità di conoscere meglio l’ Alto Adige, di migliorare le loro conoscenze linguistiche e di avere per alcuni mesi un’occupazione e quindi un reddito, per i datori di lavoro si tratta di un’occasione per conoscere da vicino queste persone provenienti da altri Paesi e fuggite da situazioni di povertà o dalla guerra”.

GLI STACCANO LA LUCE, INVALIDO COSTRETTO A FARSI L’AEROSOL NEI BAR

garante-1prima di andare a cianciare di civiltà assente in altrui paesi “da correggere con le bombe”vediamo in casa nostra. Invece staremo dietro ancora alle fantasia dell’ennesimo governo non eletto che blatera di fantomatico reddito di sostegno al reddito..


Sono costretto a farmi l’aerosol nei bar o chiedendo una presa ai vicini, perché mi hanno staccato la luce”. A parlare è un uomo di 64 anni, invalido all’85%, con malattie croniche come asma e diabete e con quattro figli a carico.
“Cerco di tirare avanti con la piccola pensione di invalidità che percepisco, 279,75 euro al mese, ma non ce la faccio a pagare le bollette, specie se, come è accaduto, mi arrivano delle cifre che, con quello che prendo, non posso saldare”.
 
I problemi sono arrivati dopo che la famiglia – che vive in un alloggio popolare – ha stipulato un contratto con Enel Energia.
 
A quel punto le fatture, stando al racconto dell’uomo e di uno dei suoi 4 figli, sarebbero iniziate a lievitare. Prima è arrivata una bolletta a conguaglio di 1.020 euro, poi in sei mesi la bellezza di quasi 2.100 euro.
 
“Ci siamo recati più volte negli uffici del gestore – dice l’uomo – chiedendo una rateizzazione: solo per la bolletta di 1.020 erano disposti a farmela pagare in quattro rate da circa 260 euro. Una cifra che non posso sostenere , ripeto prendo 279 euro, cosa mi resta?”.(…)

Senza casa, coppia con figlio disabile vive in un vaporetto abbandonato a Malcontenta

orrore pensare al popolo. Spiace disturbare il Comune per questa situazione di disagio economico, che si sa, non riguarda gli italiani che sono tutti ricchi ed evasori.
 
Senza casa, coppia con figlio disabile vive in un vaporetto abbandonato a Malcontenta
L’imbarcazione è ormeggiata sul Naviglio del Brenta nel territorio di Mira. La famiglia si trova in una difficile situazione economica, intanto si è messa in lista per un’abitazione
Pochi soldi, niente casa e quindi ci si adatta. È il caso di una coppia originaria di Venezia, Germano e Paola, poco più che cinquantenni. Si sono sistemati in un battello in disuso ormeggiato sull’argine del Naviglio del Brenta, nella parte di Malcontenta che rientra nel territorio di Mira. Ormai ci abitano da più di 3 anni, ma adesso la situazione comincia a stare ancora più stretta perché il figlio, invalido al 100%, è appena rientrato dall’istituto in cui era ricoverato: “Con 600 euro della mia compagna non si può vivere dichiara Germano – sono 4 anni che stiamo qui. Sono arrivato al punto di dire basta. O resto o muoio. Devo ringraziare chi ci dà una mano”.
La coppia lancia un appello e chiede una vera casa, un posto in cui poter vivere in modo più dignitoso. I due si sono iscritti in lista per ottenere un alloggio pubblico nel Comune di Mira, ma l’attesa potrebbe essere lunga. E l’unico stipendio della famiglia – Paola lavora come collaboratrice scolastica – non è sufficiente: anche perché, tra cessione del quinto e trattenute per un pignoramento, resta ben poco. Un’altra entrata deriva dall’invalidità del figlio, circa 400 euro.
 
Nella barca mancano i servizi di base. La coppia va a rifornirsi di acqua con delle taniche da qualche residente della zona, oppure dalla fontana (quando non è ghiacciata). Per scaldarsi c’è una stufa a legna, mentre gli elettrodomestici sono alimentati tramite un generatore diesel. Un po’ di aiuto arriva dai volontari. Alle volte Germano e Paola contraggono dei debiti con i negozianti, ma cercano sempre di restituire il dovuto. Restano gli acciacchi per il freddo, e poi ora che è tornato il figlio non si può continuare così. Sul web intanto è stata attivata una colletta organizzata da Ciotole Piene Pance Felici, associazione Parco Villa Tivan, gruppo cinofilo Guardia Costiera Ausiliaria Venetocolletta online
01 febbraio 2017 09:55