GRILLO, MA CHE CAZZO FAI? 

sotto questo articolo a seguire Pentagrulli cinque stalle e altri pagliacci della politica italiana
Stendiamo per adesso un pietoso velo sulla modalità scelta per decidere il passaggio del gruppo parlamentare M5S alle file di ALDE (Alliance of Liberal and Democrats for Europe).
Chiamare gli iscritti al Movimento dal giorno alla notte  a votare Sì o No, senza prima animare un serio dibattito pubblico, senza dare il tempo ad ognuno di informarsi, evitando l’ascolto degli argomenti contro e solo quelli pro (francamente risibili), sta alla “democrazia diretta”, come il sultanato dell’Oman sta allo Stato di diritto, come il diavolo sta all’acqua santa. Ma andiamo alla sostanza, di cui la forma è tuttavia espressione.
 
In quel consesso fantoccio che è il Parlamento europeo, che com’è noto non ha un’effettiva potestà legislativa, ma è sotto-ordinato agli organismi oligarchici come Commissione ed Eurgruppo, ALDE, in quanto a posizioni politiche e concezioni occupa, dentro lo schieramento eurocratico e neoliberista, la posizione più oltranzista. Usando la tradizionale tassonomia politica, e tenendo conto del concreto contesto storico in cui ci troviamo non c’è dubbio che ALDE sta più a destra della Merkel.
A capo di ALDE sta l’ex-primo ministro belga Guy Verhofstadt, considerato un vero e proprio ultrà unionista. Il suo libro “Europe’s last chance” è un vero e proprio inno di guerra contro gli stati nazionali e le sovranità popolari. Leggere, per credere, quanto Verhofstadt ha scritto nell’abstract in cui ricapitola ciò che pensa. Il titolo è tutto un programma: “Perché gli stati europei devono formare un’unione perfetta“. Il succo è in questa frase:
«Occorre riformare l’Unione europea seguendo l’esempio del governo federale americano: Stati Uniti d’Europa forti abbastanza così da affiancare gli USA per un mondo migliore e sicuro»
Non è un caso che ALDE, più ancora che il gruppo europeo che con più determinazione ha sostenuto gli accordi (per adesso falliti) del TTIP.
Tanto per fare un altro ma istruttivo esempio: quando gli eurocrati hanno scelto Guy Verhofstadt come capo negoziatore con le autorità britanniche per gestire la Brexit, Nigel Farage disse che si trattava di unadichiarazione di guerra alla Gran Bretagna“, proprio in quanto Verhofstadt è stato il più estremista nel condannare Brexit  e nel minacciare fuoco e fiamme in caso di uscita.
 
C’è chi tenta di interpretare questa mossa a sorpresa del vero gruppo dirigente di M5S come una mera mossa tattica. Ah sì? Altri, sempre con lettura minimalistica, come un tentativo per distrarre l’attenzione dal casino romano.
Sarà, ma queste spiegazioni non ci convincono. Il passaggio dal campo dei più radicali “euro-scettici” a quello degli “euro-oltranzisti” ci dice qualcosa di molto più inquietante. E’ un segnale che viene inviato ai poteri forti che essi non dovrebbero preoccuparsi dell’eventualità che M5S salga al potere.  E’ triste trovare sensato quanto scrive Jacopo Jacoboni su LA STAMPA di oggi:
«Chi ha deciso, comunque, tempistica e contenuto della svolta sull’Alde? Le impronte di Davide Casaleggio, attraverso il suo fedelissimo David Borrelli, sono ovunque. Di Maio era di certo uno dei pochi a sapere. Come probabilmente il primo capogruppo M5S in Europa, Ignazio Corrao. Borrelli ha sondato le varie opzioni di alleanza; certo è uno non amato dagli ortodossi, perché considerato troppo poco anti-europeista (in tv da Mentana disse «io ho 45 anni, sono nato e cresciuto con il sogno europeo. Il mio primo viaggio è stato un interrail in giro per l’Europa. Credo fortemente in quello che era l’Europa all’epoca»). L’obiettivo di questa mossa di Casaleggio jr è rassicurare le cancellerie europee – a Milano hanno alfin notato che, per gli osservatori stranieri, il M5S sta finendo in un ghetto, quello dei partiti xenofobi, anti-euro e filorussi. «Vogliono giocarsi il tutto per tutto alle prossime politiche, che per loro sono un “o la va o la spacca”».
 
Potremmo ricordare anche il discorso che Casaleggio (Gianroberto) fece al Forum Ambrosetti nel settembre del 2014, che declinava sul versante globalista quello che invece svolse nel 2013, che una fascinazione antisistemica ancora l’aveva. Non è solo questione di euro si euro no. Di slittamento in slittamento (ed esempi ne potremmo fare numerosi) chi tira i fili del Movimento 5 Stelle sta tentando di intervenire sul Dna, in vista di una vera e propria mutazione genetica.
di Piemme –  9 gennaio 2017
 
Pentagrulli cinque stalle e altri pagliacci della politica italiana
Il sistema occidentale, governato con pugno di ferro dal mercato globale e dalla finanza di rapina, si regge creando realtà virtuali, parallele alla realtà reale, che imprigionano le masse dominate in un mondo artificiale, menzognero, ovattato ed evitano reazioni collettive violente.
Sul piano politico, il sistema per mantenersi e riprodursi si serve di false opposizioni la cui funzione è quella di “narcotizzare” il popolo impedendo che ci sia spazio, politico e sociale, per opposizioni vere, coriacee, tali da mettere in discussione i fondamenti del sistema stesso.
Si paragonano le classi inferiori alla “rana bollita”, perché la temperatura delle controriforme antipopolari si alza un po’ alla volta, altrimenti la rana salterebbe fuori, per sottrarsi con un sol balzo alla bollitura. Si parte con la riforma Fornero che produce esodati, passando attraverso lo jobs act, per arrivare alla diffusione incontrollata dei voucher, ma non si fanno tutte e tre le cose insieme, perché altrimenti l’”anfibio” surriscaldato balzerebbe dalla pignatta.
Per cuocere la rana, bollendola a dovere evitando che salti fuori dalla pentola, sono necessarie anche le false opposizioni, che narcotizzano l’anfibio, ossia la grandissima parte della popolazione, creando l’illusione di una rappresentanza effettiva e l’inganno della volontà di combattere il sistema per salvare la rana da bollire.
Ne consegue che anche il cinque stelle di Grillo e Casaleggio Jr., nonché “sinistra italiana” post-Altraeuropacontsipras e altre inezie presenti nel parlamento liberaldemocratico, hanno il loro bel perché ed esistono per validi motivi. Ragioni che, però, sono opposte a quelle che si fanno credere alla popolazione, da gabbare e bollire come la rana.
In generale, gli “ascari” degli eserciti subpolitici collaborazionisti delle élite – in parlamento europeo, popolari, socialisti, liberali e democratici – hanno l’ingrato compito di “mobilitare” le masse a ogni appuntamento elettorale, per condurle in un vicolo cieco, mentre la temperatura nella pentola in cui si cuoce la rana continua a salire gradatamente. Il 5s si attribuisce la vittoria del No al referendum costituzione, ma la disoccupazione, in particolare, quella giovanile, continua a cresce e i voucher dilagano. In tal modo, oltre a poter continuare con l’applicazione dell’austerità e delle politiche neoliberiste, si evita che le masse diventino preda dei “populisti” veri, cioè di opposizioni che avversano veramente, con durezza, il sistema.
Per quanto riguarda lo specifico italiano, si tratta di pura prevenzione, perché dei temibili “populisti” che si oppongono alla società aperta di mercato, all’unionismo europoide e all’immigrazione incontrollata mascherata da accoglienza, non vediamo manco l’ombra.
La recente figuraccia dei pentagrulli, di Grillo e di Casaleggio Jr., per l’ingresso a Bruxelles nel gruppo parlamentare eurofanatico della ALDE, mollando il buon Farage, sarà presto dimenticata. Infatti, gli italioti dalla memoria corta stanno cercando a tutti i costi una rappresentanza parlamentare rassicurante ma impossibile, per come stanno le cose da noi.
Di conseguenza, in molti “perdoneranno” il 5s non solo per la scelta ultra-europeista nel parlamento europide, andata buca, ma anche per il fallimento a Roma dell’inconsistente Virginia Raggi. Basta guardarla per capire … Smunta, taciturna, sofferente e spaesata, come una Barbie corvina mal riuscita, spuntata dalla casa per le bambole e spinta, a forza, nel mondo crudele della gestione della cosa pubblica in solido con le mafie.
Sarà anche onesta, ma almeno i suoi predecessori sapevano come muoversi nella melma … Non è da escludere che i vertici a cinque stelle l’abbiano usata quale agnello sacrificale.
Personalmente la Raggi mi fa quasi pena, mentre altrettanto non posso dire dei furbetti telegenici Di Battista e Di Maio, che recitano la parte del “rivoluzionario”, il primo, e quella dell’”istituzionale”, il secondo. Ce n’è per tutti i gusti, dal simulatore della protesta, riedizione in chiave postmoderna dell’Agit-Prop (Agitatore Propagandista del vecchio PCUS, per chi non lo sapesse),
al più conciliante, futuro candidato alla presidenza del consiglio, presentabile nei salotti buoni che contano, come la Trilateral Commission (un pranzetto in compagnia non può guastare!). Il che consente di rastrellare più consensi, a tutto campo, oltre la destra e la sinistra. Di sicuro “voto non olet”, si può cinicamente affermare, ma la merda all’interno delle cinque stalle comincia a puzzare un po’ troppo, per i miei gusti …
Per quanto riguarda il piddì, alcuni voti che perderà potranno finire a “sinistra italiana”, che li terrà in caldo in attesa che tornino al piddì, magari sotto forma di appoggio esterno al governo, in condizioni un po’ diverse delle attuali.
La morale è che la rana – cioè voi – si può bollire meglio e un po’ più rapidamente, se si può far conto sulle false opposizioni, come i pentagrulli cinque stalle e altri pagliacci della politica italiana.
Sic et simpliciter
Fonte: Pauper Class – Gen 12, 2017 di Eugenio Orso

M5s e Parlamento Europeo: ma che sta succedendo?

Grande è il disordine sotto il cielo dei 5 stelle, ma la situazione è tutt’altro che eccellente. Dopo un negoziato tenuto rigorosamente nascosto, è stato annunciato che i deputati del M5s sarebbero passati dal gruppo antieuropeista -con l’Ukip e Afd- al gruppo ultraeuropeista dei liberali.
 
In quattro e quattr’otto è stata organizzata una consultazione on line (con la partecipazione non oceanica di poco meno di un terzo degli iscritti) che ha approvato con il 78% la decisione. Ma la cosa non è servita a molto, perché, neppure sei ore dopo, erano i liberali a rifiutare di ratificare l’accordo siglato il 6 gennaio dal capogruppo M5s Borrelli e dal capogruppo liberale Guy Verhofstadt e tutto è andato per aria.
Leggendo il testo del “contratto prematrimoniale” (reso pubblico da un redattore di radio radicale e consultabile sill’Hp) si capisce una cosa: che i 5 stelle, il 17 gennaio pv, avrebbero votato per Verhofstadt quale prossimo Presidente del Parlamento europeo ed in cambio sarebbero stati ammessi nel gruppo liberale, ottenendone la vice presidenza e, qualora fosse stato possibile, anche una vice presidenza dell’Assemblea di Strasburgo, oltre alla divisione dei fondi e del personale. Una volta queste cose si chiamavano “mercato delle vacche” in perfetto stile Dc.
L’operazione è saltata, ma per la decisione dei liberali, mentre i 5 stelle hanno ricavato un disastro di immagine. La cosa può sorprendere ma ha una sua logica e va inquadrata in un contesto di dichiarazioni, gesti, decisioni che dura da almeno sette mesi.
A maggio Luigi Di Maio fece un viaggio in giro per l’Europa, con l’evidente intento di tranquillizzare gli ambienti politici d’oltralpe su un’eventuale ascesa al governo del M5s e non mancarono ammiccamenti in tema d’Euro (del tipo “non mi sento più tanto antieuropeista”). La campagna per le amministrative, l’estate, i problemi della giunta Raggi, la campagna referendaria hanno gettato la sordina sul tema Euro.
Nei primi di dicembre Di Battista lanciava, un po’ estemporaneamente, la proposta di un referendum sui nostri rapporti con la Ue, ma la cosa era lasciata cadere e nessuno prendeva le difese di “Dibba” di fronte alla gragnuola di insulti dei mass media e dei partiti che lo accusavano di non conoscere la Costituzione che vieta i referendum in materia di trattati (ma “Dibba” aveva detto altro e su questo abbiamo scritto).
Poi c’è stata una raffica di decisioni di Beppe Grillo apparentemente slegate fra loro: il salvataggio in extremis della Raggi dopo i casi Muraro e Marra, la dichiarazione sul rimpatrio immediato degli immigrati irregolari (come se sapessimo quale è il loro paese d’origine!), la svolta in materia di avvisi di garanzia, il discorso di fine anno.  Intendiamoci, tutti atti perfettamente leciti (anche se qualcuno discutibile, come quello sugli immigrati irregolari al solito accomunati ai terroristi) e qualcuno perfettamente condivisibile (come quello sull’avviso di garanzia), ma il senso politico complessivo è quello di dimostrare che il M5s è una forza responsabile, persino moderata, quando occorre, che può andare tranquillamente al governo senza provocare sconquassi.
Nel M5s c’è un processo di lenta trasformazione in forza di governo, che rimuove i suoi tratti di forza “antisistema”. E il tentato passaggio all’Alde, è stato lo sbocco naturale. Accreditarsi come forza moderata (adesso capiamo il senso del “né di destra né di sinistra”: perché forza “di centro”) e rimuovere l’immagine antieuropeista.
 
Per la verità, il regista dell’operazione, il capogruppo Borrelli (che si è guardato bene dal darne notizia ai suoi parlamentari, esattamente come ha fatto il suo interlocutore Verhofstadt) non ha mai nascosto il suo “europeismo” e il suo giudizio ostile ad ogni abbandono dell’Euro, sino ad incassare l’apprezzamento di Mario Monti.
Dunque si pone il problema di definire, una volta per tutte, quale sia la posizione del M5s sull’Euro, se c’è una revisione della posizione che era di Roberto Casaleggio (ed anche di Beppe Grillo per quel che ricordo), lo si dica apertamente, magari dopo una adeguata discussione seguita dal voto degli iscritti.
 
C’è poi un altro punto da chiarire: il nodo di eventuali accordi con altre forze politiche. Non sono mai stato favorevole al “noi non ci alleiamo con nessuno” ed ho sempre detto che in politica gli accordi sono necessari, però che lo si dica e si fissino i criteri con cui li si può concludere .
Questa sciagurata vicenda fissa un precedente: dopo che stavi per fare addirittura un gruppo comune con una forza politica basato solo su una spartizione (con l’Ukip, almeno, c’era il comune terreno dell’opposizione alla Ue) come potrai declinare una proposta di accordo di altra forza politica in Italia, opponendo il solito “noi non facciamo accordi con nessuno”?
 
Quanto poi alla questione dei soldi, qualcuno dovrebbe spiegarmi perché in Italia il M5s rifiuta il finanziamento pubblico, mentre poi lo cerca affannosamente in Europa, al punto di includerlo fra le motivazioni di un accordo così singolare.
Il tutto poi con questo clima clandestino da loggia carbonara: altro che diretta streaming e trasparenza, qui si è firmato un accordo senza che ne sapessero nulla neanche i deputati del M5s e quelli liberali che avrebbero dovuto fare gruppo insieme: vi sembra normale?
 
C’è poi la questione di questa fregola governativa che ha preso il M5s. Personalmente non capisco perché ci sia tanta fretta di cingere la corona governativa in un biennio (tanto durerà la prossima legislatura) durante il quale non si tratterà di una corona di alloro, quanto di una corona di spine: pensateci cari amici del M5s.
 
Infine: il disastro di immagine di questa storia è troppo evidente perché se ne debba dire, però voglio lasciarvi con un consiglio: Borrelli è un ottimo imprenditorie, indiscutibilmente bravo; dopo questo brillante esito della sua strategia credo che non si possa provare ulteriormente l’azienda del suo talentuoso capo. Non vi sembra il caso di restituirlo subito al lavoro che sa fare meglio?
 
Aldo Giannuli – 10 Gen 2017

M5S VERSO LA RESA DEI CONTI 

« Il regno dei cieli si può paragonare a un uomo che ha seminato del buon seme nel SCATOLETTAsuo campo. Ma mentre tutti dormivano venne il suo nemico, seminò zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi la messe fiorì e fece frutto, ecco apparve anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: Padrone, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene dunque la zizzania? Ed egli rispose loro: Un nemico ha fatto questo. E i servi gli dissero: Vuoi dunque che andiamo a raccoglierla? No, rispose, perché non succeda che, cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Cogliete prima la zizzania e legatela in fastelli per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio».
(Dal Vangelo secondo Matteo 13,24-30)
 
 
Sull’accordo politico tra Grillo e Guy Verhofstadt, abbiamo già detto. C’è solo un aggettivo possibile sul testo di quell’accordo: INFAME. Il modo furtivo come è stato sottoposto a referendum è VERGOGNOSO. Il fatto che sia saltato a causa delle resistenze dell’ala liberista più oltranzista di ALDE copre infine di RIDICOLO gli alti papaveri alla guida di M5S. Dove il ridicolo, però non nasconde le parti più intime, pornografiche, del regime interno del Movimento. La cupola ha chiamato gli attivisti a votare su un accordo già deciso, per di più tenendone nascosto il testo —che sarebbe invece dovuto essere l’oggetto del plebiscito. Attivisti trattati come sudditi. La sociologia non qualificherebbe questo regime interno altrimenti che come ARISTOCRATICO/OLIGARCHICO. Come qualificare questi oligarchi? Non c’è che l’imbarazzo della scelta: maggiorenti, notabili ottimati, dignitari, decurioni.
 
C’è una domanda secca che ci rivolgono lettori, amici e nemici: “Volete ammetterlo ora che vi sbagliavate? Che M5S è una forza gatekeeper, un movimento costruito ad arte in qualche pensatoio di regime, per deviare su un binario morto l’indignazione popolare, come guardiano di ultima istanza del sistema neoliberista?”
No, il M5S non è stato ideato sul Britannia, non è nato da qualche macchinazione del potere, né (lo dimostra la rottura con Farage) da qualche complotto anglo-americano di Cia/MI5. E’ nato nella testa allucinata di Gianroberto Casaleggio, in cui veniva a condensazione una cultura politica anarco-capitalista, che vedeva coabitare in una promiscuità improbabile libertarie e anti-stataliste idee sessantottine con perversi dogmi neoliberisti. Una brodaglia culturale figlia tipica del tempo, da tempo diventata “senso comune”. Un “senso comune” che chiedeva solo di essere rappresentato. Casaleggio non è stato grande per aver prodotto chissà quale alta sintesi teorica ma per aver convinto Beppe Grillo a fare da portabandiera. Per dire che non c’è bisogno di ricorrere a qualche turpe dietrologia per dire che M5S nasce come frazione del campo borghese, con una visione del mondo in ultima istanza liberale.
 
Non fosse stato per la crisi sistemica e le sue devastanti conseguenze sociali, quell’ M5S lì, sarebbe stato una reincarnazione del Partito radicale di Pannella. Non ci fosse stato Beppe Grillo l’operazione Casaleggio avrebbe avuto i numeri modesti del Partito radicale. Che Casaleggio, mentre reclutò Grillo, fosse stato un agente di qualche intelligenze, di qualche massoneria occulta, alla fine della fiera, poco cambia. Quel che conta è che M5S è diventato in Italia un partito con influenza di massa, il punto di riferimento delle speranze di cambiamento di una larga parte del popolo. E’ questo popolo che deve interessarci. E’ questa speranza di cambiamento, per chi intenda la politica come pratica di massa, azione sui corpi sociali, con cui ci si deve misurare, non con gli inquietanti utopismi di Gaia.
 
Una precisazione, poi, ci sarà consentita. Chi scrive non fa parte del Movimento 5 Stelle. Chi scrive ha sostenuto che M5S, in quanto diventato (1) il canale dove confluiva l’indignazione di massa contro il regime neoliberista; e (2) il principale luogo di attivazione di migliaia di cittadini, anzitutto giovani, meritava il sostegno tattico da parte dei rivoluzionari. E ciò per due ragioni: (a) l’eventuale avanzata di M5S era la sola maniera, nel concreto contesto italiano, per dare una spallata al regime bipolare di “seconda repubblica”; (b) era necessario, anzi doveroso, per forze rivoluzionarie ma estremamente minoritarie, stare di fianco a M5S, sostenere le sue battaglie ove fossero giuste, per aprirsi un varco tra la eterogenea base del Movimento, nella vasta ed eterogenea area dell’indignazione sociale.
 
Gatekeeper o no, questo approccio politico è stato corretto. Darà i suoi frutti? Lo vedremo, è ancora presto per dirlo. Un fatto è sicuro: non sorgerà in questo Paese una forza rivoluzionaria di massa senza strappare a M5S quella parte di attivisti e di base sociale che preme per una radicale svolta sociale e politica, ovvero antiliberista e antieurista. Poiché, gatekeeper o no, è indiscutibile che M5S sia un contenitore di diversi interessi sociali, di diverse visioni del mondo. Se è così confermiamo come giusta la modalità relazionale: dividere il grano dal loglio. Chi ha seguito MPL prima e P101 poi, ci darà almeno atto che ogni volta che i “grillini” hanno fatto una porcheria, non solo lo abbiamo segnalato, ma duramente biasimato. Ovvero, ci siamo mossi in base al binomio unità e critica, mai attestandoci su una posizione codista, mai essendo reticenti nei casi eclatanti di opportunismo o ambiguità politici.
 
Gatekeeper o non gatekeeper al centro della nostra analisi vi era questo assioma: strada facendo, con l’approfondirsi della crisi e la crescita della rabbia sociale, M5S sarebbe stato sottoposto a spinte opposte e inconciliabili, sarebbe accaduto, prima o poi, che il contenitore si sarebbe rotto. Che quindi occorreva fare presto nel costruire sul fianco sinistro di M5S un granaio cui si potesse riporre il frumento buono. Per quanto riguarda la zizzania, esistono già sul fianco destro la Lega Nord ed altre formazioni.
 
Abbiamo sbagliato? Non lo penso affatto. Non c’è dubbio che l’accordo saltato con ALDE ha prodotto uno shock nel Movimento 5 Stelle. Agitarsi istericamente, lanciare anatemi, non serve. Proprio adesso occorre mantenere la calma. Si dia tempo al tempo. I miracoli in politica non avvengono. Ogni corpo politico, sottoposto ad uno shock, reagisce e metabolizza a suo modo. Continuiamo a credere che diavolo e acqua santa non possono stare assieme. Sarà questo dell’accordo saltato con ALDE l’evento scissorio? Vedremo.
 
Se gli amici ed i compagni che militano in M5S (non diciamo dirigono, poiché ora non c’è più alcun dubbio su chi davvero abbia il timone) e che sentiamo vicini ci chiedessero un consiglio, diremmo loro che dovrebbero darsi prima possibile un’organizzata e valutare l’ipotesi di promuovere, non alle calende greche, presto invece, un incontro di tutti gli oppositori. Il ferro va battuto quando è caldo.
 
Dato il regime interno non ci vuole solo coraggio, ma l’esser preparati ad un contrattacco degli oligarchi che sarà durissimo. E’ comprensibile che gli oppositori si muovano con circospezione. Avessimo già costruito fuori da M5S una luogo politico forte e non minoritario che facesse loro da sponda, le cose andrebbero quasi certamente più veloci. Ma questo luogo ancora non c’è. E qui c’è poco da sbraitare contro Casaleggio e Grillo. Qui c’è da prendere atto che tutti sono buoni a strillare in rete, a gridare al lupo, ad elucubrare, pochi a fare qualcosa di positivamente concreto. Invece di perdersi in lamentazioni e invettive, diamoci una mano, adesso, adesso che la crisi di M5S è conclamata e si allarga lo spazio per una forza politica patriottica e rivoluzionaria.
 
Ps
Fioccano le letture di questa mossa disastrosa della cupola di M5S (accordo con ALDE). Io gettò sul piatto la mia, per quanto spietata essa possa essere. La tesi più accreditata è che accettando quel testo vergognoso di accordo con Guy Verhofstadt la cupola abbia voluto lanciare un segnale ai poteri forti per dire loro, state tranquilli che se saliamo al governo in Italia, non sfasceremo il sistema, faremo come Tsipras. Quindi: lasciateci andare, ci normalizziamo (quindi per carità, niente avvisi di garanzia alla Raggi).
Invece c’è un’altra spiegazione possibile, mi rendo conto, dietrologica. E se fosse che la cupola di M5S non vuole affatto prendere il potere?  Se fosse che essa è terrorizzata all’idea di dovere andare al governo? I perché sono facili da intuire: non solo la conclamata insipienza politica (vedi Roma), ma la totale mancanza di coraggio, il terrore di trovarsi al potere sull’onda di una spinta popolare al cambiamento, di dover rispondere alle grandi e pressanti aspettative dal basso. La cupola avrebbe quindi compiuto la sua scellerata mossa per seminare disorientamento e scontento alla base, distacco degli attivisti più radicali, totale confusione e disincanto tra gli elettori. Un gesto insomma anzitutto sedativo. Senza escludere che sia volto anche a far venire fuori la fronda degli oppositori per isolarli e colpirli.
 
Pps
Non dimentichiamo quanto accadde il 20 aprile 2013, quando Grillo fece dietrofront ubbidendo al Ministero degli interni, dopo aver chiamato alla mobilitazione di piazza:
«Mentre scrivevo l’articolo si svolgeva la annunciata manifestazione a Piazza SS. Apostoli. Vien fuori che Grillo, non appena raggiunta la manifestazione, la abbandona. Manifestanti basiti. Verso le 19:30 il nostro, intervistato da “La Cosa”, candidamente rivela che se se n’è andato lasciando tutti a bocca aperta è “… perché me lo ha chiesto la Digos, che temeva incidenti”. Ci risiamo! Cambiare da cima a fondo un paese è una cosa troppo seria per farla fare a chi si illude di poter fare la frittata senza rompere le uova». di Moreno Pasquinelli – [ 10 gennaio]

Ora è chiaro: Cinquestelle è come il Pd

Inutile raccontare quello che è successo in questi giorni all’interno del M5s. È su tutti i giornali e la rete impazza. Per dirlo in breve: la classica figura de mierda. Grillo cerca di diventare la escort di Verhofstadt e di Monti, ma il prezzo è troppo alto e l’accordo salta.
Ora, che il Movimento fosse cambiato lo sostengo da tempo, confesso a volte speravo Schettino-Grillo-guida-Nave-Cinquestelle_RITdi essermi sbagliato, speravo di poter dire di aver esagerato con le mie critiche. Ma quello che è successo in questi giorni supera ogni previsione: vendersi a Bruxelles per un piatto di lenticchie, sperando di ottenere in cambio qualche posto di prestigio, qualche poltrona in qualche commissione di rilievo e per avere più finanziamenti. Tutto qui. In Italia contro le poltrone, le alleanze e il finanziamento pubblico, ma in Europa pronti ad allearsi con il diavolo pur di avere in cambio qualche poltrona e di intascare i soldi di Bruxelles.
E il tutto deciso in barba a qualsiasi trasparenza. Lasciamo pure perdere lo streaming, qui la decisione è stata presa dalla Casaleggio & Associati con l’imprenditore Borrelli deputato al Parlamento europeo, senza che neppure gli altri parlamentari sapessero qualcosa della votazione sul blog. Le logge massoniche sono più democratiche. La votazione in rete si è trasformata in una farsa, tutto era già stato concordato, male a quanto pare. D’altronde facessero votare oggi il suicidio collettivo degli iscritti anche quella decisione verrebbe approvata. Un disastro di immagine, per un Movimento che era nato dalla rete e voleva sfruttare tutte le sue potenzialità democratiche.
 
Ma almeno le cose sono diventate chiare. Il M5s è oltre la destra e la sinistra solo nel senso che è diventato un partito di centro che aspira in Italia a sostituire il Pd al governo per fare le stesse cose, o forse ancora peggio. Dal momento che è privo di una classe dirigente, non è escluso che un governo pentastellato ci porti Mario Monti al ministero dell’Economia e Oscar Giannino a quello del lavoro.
Proprio mentre in Europa soffia un forte vento euroscettico, Grillo, per un pugno di euri in più, si mette controvento. Un errore politico pazzesco. Le elezioni politiche, anche se non sono dietro l’angolo, si avvicinano. Per una forza politica autenticamente sovranista-identitaria si aprono praterie infinite.
 
P.S. Dopo la figuraccia c’era il rischio di rimanere senza un becco di un quattrino, tra gli indipendenti, al di fuori di ogni Gruppo, ed ecco allora la decisione di ritornare di nuovo nel gruppo degli euroscettici, come se niente fosse successo. Insomma la cosa più importante non sono i princìpi, ma gli Euri…
 
Resta una domanda retorica: ma la rete che ha votato contro Farage non doveva essere consultata per l’immediato ritorno nel suo gruppo?
di Paolo Becchi – 11/01/2017
Il movimento 5 stelle a un bivio?
Un eurodeputato grillino ha lasciato il Movimento 5 Stelle per andare nel gruppo di Salvini-LePen: si va verso un’unione di populismi?
Si va, forse, verso uno scollamento della componente populista del M5S, quella più vicina alle idee di Grillo, rispetto alle altre presenti nel movimento.
Quali sono i punti in comune (se ci sono) tra Lega e M5S?
 
In entrambe si esprime, sia pur in modi diversi, la mentalità populista, soprattutto per quanto concerne l’individuazione dei suoi bersagli polemici più tipici: le oligarchie politiche, economiche, sociali e culturali, ma anche per l’insofferenza verso la politica dei compromessi e delle mediazioni.
 
Salvini e il Carroccio auspicano un’alleanza, Grillo potrebbe cedere in vista delle politiche?
 
Se la componente interna più tentata dal “politicamente corretto” non insorgerà, potrebbe accadere, ma dipenderà molto dalla legge elettorale.
 
Il M5S ha un’anima di sinistra e ambientalista e un’altra più vicina alla destra. Che cosa possono raccontare all’ex Stalingrado d’Italia come Livorno e a una parte della base rimasta a sinistra?
 
Il discorso politico di Grillo è sempre stato chiaramente teso a scavalcare il discrimine sinistra/destra e a denunciarne l’anacronismo. Chi ha scommesso sul M5S sperando di vederlo rianimare una sinistra radicale in crisi, a mio parere, ha commesso un errore. La trasversalità è essenziale al movimento.
 
Com’è composto l’elettorato grillino: più centrodestra o centrosinistra?
 
Un terzo di ex dell’una parte, un terzo dell’altra, un terzo di ex astenuti. Tutti attratti dal discorso anti-establishment.
 
I 5 Stelle hanno virato su molti temi, perdendo purezza e alcuni dei loro valori (onestà-à-à). Gli elettori puniranno questo pragmatismo?
Potrebbero punire operazioni come quella più recente all’Europarlamento, perché ogni accostamento al “sistema” e ai suoi esponenti apparirebbe, a una quota significativa di elettori M5S, un vero tradimento. Credo che Grillo sia stato indotto, in questo caso, ad un grave errore e debba rimediare al più presto riabbracciando la linea populista di cui è stato per dieci anni un efficace interprete.
di Marco Tarchi – 11/01/2017
 
Fonte: Diorama letterario

Abbiamo fatto tremare il sistema come mai prima…

Dopo la colossale figura di palta, anziché una letterina di scuse per avere esposto tutto il Movimento 5 Stelle al pubblico ludibrio, a un fallimento politico colossale e avere rovinato irrimediabilmente i rapporti nel Gruppo Politico dove M5S Europa risiede, l’Efdd, arriva questo testo sul blog di Beppe Grillo:
 
L’establishment ha deciso di fermare l’ingresso del MoVimento 5 Stelle nel terzo gruppo più grande del Parlamento Europeo. Questa posizione ci avrebbe consentito di rendere molto più efficace la realizzazione del nostro programma. Tutte le forze possibili si sono mosse contro di noi. Abbiamo fatto tremare il sistema come mai prima. Grazie a tutti coloro che ci hanno supportato e sono stati al nostro fianco. La delegazione del MoVimento 5 Stelle in Parlamento Europeo continuerà la sua attività per creare un gruppo politico autonomo per la prossima legislatura europea: il DDM (Direct Democracy Movement).
Per una volta lasciatelo gridare a me: Gombloddoh! (e per scriverne io, ce ne vuole. eh?). I poteri forti non vi hanno permesso di vendervi ai poteri forti! Ma ve l’ha scritto Crozza?
L’establishment ha deciso? Si chiama politica. Quella che evidentemente qualcuno lì dentro ha cercato di fare e che ha fallito miseramente. Ma davvero pensavate di poter fare una trattativa con gli squali più accaniti dell’euro-fanatico ultraliberismo che sono espressione di quel mondo che ha stritolato la Grecia e che ha posseduto ogni Governo italiano, come L’esorcista, dal 2011 in poi? Siete ragazzi partiti dai banchetti, siete lì per difendere e rappresentare quelli che ai banchetti ci sono ancora, non per stringere la mano a Mario Monti sperando che gente che possiede più think-tank di quanti capelli abbia in testa non ve la sbrani.
Questa posizione vi avrebbe consentito di rendere molto più efficace la realizzazione del vostro programma? Ma credete che continuare a recitare una farsa insostenibile fino alla fine servirà a limitare i danni? Il vostro programma contiene 7 punti, dovreste saperli a memoria! Tra questi sette punti, per dirne due, c’è l’abolizione del fiscal compact e c’è il referendum sull’euro. Davvero pensavate che entrare nell’Alde vi avrebbe consentito, seduti nel banchetto insieme a Mario Monti, di abolire “meglio” il Fiscal Compact? Davvero pensavate che fare comunella con quelli che “l’euro è irreversibile” vi avrebbe consentito di perseguire “meglio” la storiella del referendum sull’euro? Ma c’è un limite all’idea che gli attivisti M5S siano completamente deficienti?
Avete fatto tremare il sistema come mai prima? Avete fatto ridere il sistema come mai prima! Avete fatto la figura dei cioccolatai, dei dilettanti allo sbaraglio. Siete andati da Monti in ginocchio sui ceci e vi siete fatti rispondere un “Vaffa”! E avete cercato di venderla come se 17 vergini stessero per trasferirsi al Castello di Dracula, perché così almeno avrebbero tutelato meglio il loro sangue. Avete fatto scrivere al povero Grillo, che vi è stato a sentire, un papello per convincere sprovveduti attivisti che “entrare nell’Alde” era la cosa migliore, perché “l’EFDD sarebbe morto”, quando l’EFDD, il gruppo politico dove state e che è frutto del grande lavoro del 2014, è lì tranquillo tranquillo fino al 2019 e nessuno lo tocca, quindi avevate tutto il tempo.
E adesso invece sì, che l’EFDD è morto.
E voglio proprio vedere con che faccia ci ritornate, da Nigel Farage, dopo avere spernacchiato l’uomo che, al contrario di voi, ha vinto la sua battaglia politica e ha portato tutto il Regno Unito fuori dalla UE, nonostante minacce di morte e attentati cui è scampato per miracolo. Con che faccia lo saluterete, lassù, tra i corridoi del piano del gruppo, dopo che Grillo gli ha dato il ben servito questa mattina sul blog? Gli direte “Hi Nigel. of course, you know. it was a joke“?
E se non starete più nell’EFDD perché ormai sareste ridicoli a sedere negli stessi banchi, cosa farete? Andrete nei “non attached“, il gruppo dei non iscritti? Allora sì che non avrete più niente, soldi.. uffici.. tempi di parola.. diritto di esprimere relatori nelle commissioni. Bravi! Complimenti! Grande successo politico.
 
Dovevate chiedere scusa. E per una volta, chi si è reso responsabile di questa tragicommedia che ha tutto il sapore di aspirazioni personali fatte passare per un interesse collettivo, si dimetta!
di Claudio Messora – 10/01/2017
 
Fonte: Byoblu