PERCHÉ BUZZFEED HA PUBBLICATO IL PORNO-DOSSIER SU TRUMP: ”L’ERA DEI GIORNALISTI GUARDIANI È FINITA.

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IL PUBBLICO AVEVA IL DIRITTO DI SAPERE DI COSA PARLAVANO OBAMA, TRUMP, LA CIA, E L’ÉLITE DELL’AMMINISTRAZIONE E DEI MEDIA DA MESI” – I RUSSI FANNO SAPERE CHE L’AUTORE ”È ANCORA UN AGENTE DEI SERVIZI SEGRETI BRITANNICI” – UN ESPERTO SPIEGA PERCHÉ È UNA BUFALA
1.TRUMP: AMBASCIATA RUSSA A LONDRA, ‘STEELE ANCORA AGENTE’
 (ANSA) – Cristopher Steele, indicato come l’autore del dossier infamante su Donald Trump, sarebbe ancora un agente dei servizi segreti britannici.
 
E’ quanto afferma l’ambasciata russa a Londra sul suo profilo Twitter in cui si afferma che “non ci sono ex agenti nell’MI6” e che il rapporto da lui elaborato andava contro la Russia e il presidente eletto. In precedenza la portavoce di Downing Street aveva dichiarato, senza entrare nel merito delle accuse rivolte a Trump, che quelli coinvolti nella creazione del dossier sono “ex dipendenti” del governo di Londra e che nulla farebbe pensare al coinvolgimento di agenti di sua maestà attualmente in servizio.
 
Christopher Burrows PARTNER NELLA SOCIETA DI CHRISTOPHER STEELE
 
2.BBC VIDE DOSSIER MESI FA MA NON RITENNE DI PUBBLICARLO
 (ANSA) – La Bbc aveva avuto mesi fa il dossier infamante su Donald Trump ma ha preferito non pubblicarlo perché il materiale “non era verificabile”. La vicenda viene ricostruita dal giornalista Paul Wood in un articolo sul sito dell’emittente pubblica britannica.
 
Il committente del rapporto, una società di ricerca politica con sede a Washington, aveva avvicinato il reporter nell’ultima settimana delle elezioni presidenziali americane, affermando che l’autore del rapporto, indicato come l’ex agente dell’MI6 Christopher Steele, vantava contatti nei servizi segreti di Mosca e qualche informatore pagato. La Bbc alla fine, non potendo vedere il video di cui si parla, “se esiste” come sottolinea l’emittente, respinse l’offerta.
 
3.PERCHÉ BUZZFEED HA DECISO DI PUBBLICARLO INTEGRALMENTE: ”ERA IN MANO A TUTTI I VERTICI DELL’AMMINISTRAZIONE, GIRAVA PER LE REDAZIONI, OBAMA E TRUMP SONO STATI INFORMATI UFFICIALMENTE DALLA CIA DEL SUO CONTENUTO. DICE IL DIRETTORE BEN SMITH: L’ERA DEI GIORNALISTI COME ‘GATEKEEPER’ È FINITA. IL PUBBLICO DEVE SAPERE DI COSA PARLANO I LIVELLI PIÙ ALTI DEL GOVERNO”
4.LA TRAPPOLA NELLE 35 PAGINE SU TRUMP
Da ”Il Foglio
Se anche le notizie contenute nel documento pubblicato da BuzzFeed su Donald Trump fossero vere, questo non cambierebbe il fatto che in questo momento, con le informazioni a disposizione, il materiale è, nel migliore dei casi, un documento politico commissionato dagli avversari di Trump, nel peggiore una patacca. In nessun caso merita la pubblicazione.
DONALD TRUMP CONTRO LA CNN
Le 35 pagine che documentano la stretta collaborazione fra il presidente eletto e Putin, oltre allo spionaggio aggressivo condotto dal Cremlino per ricattare, non sono state prodotte dall’ intelligence, non sono secretate, non sono il risultato di alcuna inchiesta. Il tranello è scattato quando i capi dell’ intelligence americana hanno deciso di includere alcune di queste informazioni – una sinossi di due pagine – nei briefing al presidente eletto e a quello in carica, conferendo una qualche legittimità a quella che, nella sospensione del giudizio che la circostanza impone, deve essere trattata alla stregua di una patacca.
GLI ESTRATTI DEL DOCUMENTO SU TRUMP E LE PIOGGE DORATE A MOSCA
Per quale motivo e con quale scopo i responsabili delle agenzie abbiano fatto riferimento a quelle informazioni non è chiaro, ma la decisione non dice nulla circa la veridicità dei contenuti. Il paradosso della scellerata decisione di Buzz Feed è che la pubblicazione di una patacca rafforza chi di patacche ci vive.
Gettarsi nello stagno del dossieraggio significa non soltanto sdoganare la logica del certificato di nascita, significa anche concedere all’ avversario ottimi argomenti per difendersi, per gridare al complotto, per dire che il clima intimidatorio e paranoico ricorda quello della Germania nazista. Un pessimo servizio reso innanzitutto ai critici di Trump.
5.UN ESPERTO SPIEGA PERCHÉ IL PORNO -DOSSIER È UNA BUFALA
Daniele Raineri per ”Il Foglio
Mark Galeotti è un professore inglese specializzato in sicurezza, intelligence e crimine in Russia, ha una posizione equilibrata – non è l’ ennesimo adepto del culto di Vladimir Putin, anzi è critico, ma quando argomenta lo fa con prove e fonti e non a vanvera – e ieri notte è stato uno dei primi a scrivere un’ analisi molto scettica del dossier di 35 pagine contro Donald Trump.
Il documento contiene alcune accuse brutali che si possono riassumere così. Uno, la Russia ha collezionato materiale compromettente contro Trump per poi ricattarlo e danneggiarlo in modo grave se necessario, una pratica molto usata chiamata kompromat (un esempio classico e reale di kompromat: l’ intelligence russa può depositare materiale pedopornografico nella memoria del computer di un oppositore politico e poi denunciarlo alla polizia).
 
Nel caso di Trump, i russi avrebbero piazzato telecamere nella sua stanza d’ albergo durante un viaggio a Mosca nel 2013 e lo avrebbero filmato mentre chiedeva ad alcune prostitute russe una pratica sessuale chiamata “pioggia dorata” – nel caso specifico la richiesta del magnate alle donne fu fatta per soddisfare il desiderio di assistere a un gesto oltraggioso e simbolico contro il letto della stessa stanza d’ albergo che aveva ospitato la coppia presidenziale Michelle e Barack Obama (non c’ è alcuna prova che sia successo davvero, ma chi ha scritto questo kompromat sapeva che avrebbe fatto il giro del mondo via internet).
 
Accusa numero due: l’ avvocato personale di Trump, Michael Cohen, ha viaggiato a Praga “a fine agosto o inizio settembre 2016” per incontrare alcuni emissari della leadership russa, e anche Carter Page, consigliere di Trump in politica estera, ha viaggiato a Mosca la scorsa estate per parlare con funzionari russi – che hanno chiesto che le sanzioni americane contro la Russia fossero ritirate e che hanno avvertito Page: abbiamo del kompromat contro Trump.
 
Accusa numero tre: la campagna elettorale del repubblicano e il governo russo collaboravano in modo attivo nel caso dell’ hacking contro i democratici, lo staff di Trump mandava in Russia informazioni arrivate grazie a talpe infiltrate nel campo avverso e fornivano anche dettagli riguardanti gli oligarchi russi che vivono in America e le loro famiglie. Accusa numero quattro: c’ è un patto tra Trump e i russi, in cambio dell’ aiuto per avere la presidenza il prossimo presidente ignorerà il dossier Ucraina, e quindi gli interventi militari russi contro il governo di Kiev.
Galeotti scrive che la superspia che ha redatto il documento contro Trump cita contatti con troppe fonti e troppo di alto livello e per questo non è credibile (Christopher Steele, ex funzionario dei servizi segreti inglesi che ha poi fondato una propria agenzia privata d’ intelligence, la Orbis, con base a Londra).
Nessuno, sostiene il professore inglese, dispone di questa gamma di conoscenze trasversali e intime dentro le istituzioni e il mondo del business russo, che per sua natura è paranoico per quanto riguarda confidenze e fughe di notizie. Di solito, spiega, le fonti dell’ intelligence sono autisti, amanti, famigliari e guardie del corpo, e quello che dicono va composto con pazienza come un puzzle: e come fa questa superspia a sfoggiare tutti questi contatti diretti di alto livello?
Non è possibile che abbia avuto servite in modo così comodo informazioni per cui la Cia o i servizi segreti inglesi avrebbero dato un braccio.
Inoltre, è come se tutte le fonti citate – dal portavoce stampa Dmitri Peskov ai funzionari del ministero degli Esteri al magnate del petrolio Igor Sechin – fossero a conoscenza del piano per coltivare Trump come agente politico che avrebbe seminato il panico alle presidenziali americane e a conoscenza anche dell’ esistenza di materiale kompromat. Ma di nuovo, a causa dell’ estrema compartimentalizzazione del sistema russo e del clima di paranoia, è improbabile che tutte le fonti potessero recitare all’ unisono la loro parte come un coro che canta seguendo lo stesso spartito.
 
Il dettaglio del viaggio di Cohen a Praga, poi, è il primo che secondo Galeotti sarà smontato: la scena è esotica, buona per una sceneggiatura, ma un viaggio in un piccolo paese europeo è facilmente smentibile, ci sono passaporti, registri, voli aerei. Perché andare a Praga, per coordinarsi, e che bisogno c’ era di incontrarsi faccia a faccia?
 
Non c’ è soltanto Galeotti a contestare il dossier, che secondo alcuni è una fabbricazione per screditare gli oppositori di Trump – il sito Daily Beast per esempio dice che alcuni utenti di Reddit, un sito che ospita forum di fan sfegatati del presidente eletto, avrebbero gettato notizie false in pasto ad alcuni antitrumpiani per poi svelare di essere loro le fonti. In particolare, la storia della pioggia dorata sarebbe una polpetta avvelenata (“la pioggia dorata sarebbe una polpetta avvelenata”: una frase che è anche un frammento rivelatore del livello della cronaca politica americana di ieri).
 
Il professore inglese scrive che in ogni caso la circolazione di un dossier così grossolano a proposito di Trump e del governo russo finirà per favorire Mosca, a cui interessa vedere l’ America sfiduciata e senza certezze sulla credibilità della Casa Bianca, o della stampa, o di tutti. “Non pisciarmi sulla gamba per poi dirmi che piove”, dice un motto tranchant che in campagna elettorale circolava molto come risposta alle vaghezze del politicamente corretto.
12 gen 2017 18:30

La favola dell’attacco hacker russo si rivela una totale bufala mediatica…le email provengono da un insider di Bernie Sanders

ma no, quella dolce, onesta, pacifica e democratica donna, impossibile abbia fatto scorrettezze nei confronti di Sanders.

Ed ecco che la gigantesca bufala della delirante teoria del complotto della sinistra ha cominciato a sgretolarsi. Dopo aver assistito per giorni a continue dichiarazioni da parte dei media di sinistra a proposito delle email dei democratici hackerate dai “russi” e consegnate a Wikileaks, risulta che le email in realtà sono state fatte trapelare da una persona interna al partito democratico in collera per l’eliminazione orchestrata di Bernie Sanders da parte degli agenti dei Clinton.

Il UK Daily Mail riporta ora che Craig Murray, ex ambasciatore britannico in Uzbekistan, ha incontrato personalmente il leaker (informatore) che gli ha fornito le email poi pubblicate da Wikileaks. Il leaker di email, una persona della cerchia di Bernie Sanders, sarebbe stato spinto dal “disgusto di fronte alla corruzione della Fondazione Clinton e al ribaltamento delle elezioni primarie contro Bernie Sanders,” scrive il Daily Mail.

Il passaggio di informazioni è avvenuto a Washington D.C. in un’area boschiva presso la American University, ha spiegato Murray. Scrive il Daily Mail:

Murray ha insistito nel dire che le email di Podesta e del partito democratico pubblicate da Wikileaks non provenivano dai russi e sono state consegnate al gruppo di whistleblowing da cittadini americani che avevano accesso autorizzato alle informazioni.

“Nessuno [dei leak] proveniva dai russi,”  ha detto Murray “La fonte aveva legale accesso alle informazioni. I documenti provenivano da leak interni, non da hackeraggi esterni.”

“Come ha chiarito Assange in modo inequivocabile, i leak non provengono dai russi,” scrive Murray sul suo sito web. “Come ho già spiegato innumerevoli volte, non si tratta di hackeraggi bensì di leak interni – c’è una notevole differenza fra le due cose. E dovrebbe essere ancora ribadito che se Hillary Clinton non avesse cospirato con il comitato nazionale dei democratici per stabilire il programma delle primarie in modo da sfavorire Bernie, se non avesse ricevuto anticipazioni sulle domande del dibattito da usare contro Bernie, se non avesse accettato cospicue donazioni alla fondazione Clinton e ai membri della sua famiglia in cambio di influenza sulla politica estera, se non avesse fallito nel tentativo di allontanare da se certi soggetti poco raccomandabili, allora non sarebbe accaduto nulla di tutto ciò. La continua abilità dei media mainstream nel sostenere che i leak sono costati le elezioni alla Clinton per colpa della “Russia” senza mai accertare le verità che essi rivelano, è veramente kafkiana.”

Il fondatore di Wikileaks Julian Assange ha già confermato in precedenza che le email in questione non provenivano dai russi. Il Washington Post, il New York Times ed altri ormai screditati portavoce della propaganda di regime continuano ad insinuare che i russi hanno in qualche modo alterato l’esito delle elezioni in favore di Donald Trump, ma non hanno prodotto uno straccio di prova reale a sostegno delle loro affermazioni.

L’obiettivo è creare il dubbio nelle menti dei “grandi elettori”

Nonostante la completa mancanza di prove, la totalità dei media di sinistra (spacciatori di propaganda) negli Stati Uniti ha ormai abbandonato qualunque parvenza di integrità giornalistica continuando a trasmettere la narrazione manifestamente falsa secondo la quale i russi avrebbero hackerato e divulgato le email del partito democratico a Wikileaks.

La delirante teoria della cospirazione è stata spinta attraverso una campagna mediatica coordinata con l’obiettivo di diffondere sufficiente disinformazione da causare un cambiamento del voto elettorale del 19 dicembre. Lo scopo è negare a Donald Trump 270 voti elettorali e per ottenere questo gli stessi media di sinistra che hanno mentito incessantemente su tutto durante la campagna continuano a mentire dopo la vittoria di Trump.

Se a Donald Trump possono essere negati 270 voti elettorali, la narrazione della sinistra dichiarerà “illegittima” la sua presidenza in quanto avrebbe fallito nel raggiungere i richiesti 270. Tutto questo è ridicolo, ovviamente, poiché la stessa disinformazione mediatica sarebbe la causa di un eventuale stravolgimento del voto elettorale. In questo modo, la propaganda si autoalimenta… e i grandi elettori saranno oggetto della più intensa psyop politica mai osservata nelle elezioni americane.

Le email rivelano sconvolgenti abissi di corruzione e collusione all’interno del partito democratico (DNC) e della campagna di Hillary

 Focalizzando l’attenzione sui russi, i media mainstream sono riusciti a distrarre completamente quasi tutti dalla sostanza delle email trapelate. Esse contengono schiaccianti dettagli sull’estrema corruzione e collusione all’intero del DNC, che ha tramato attivamente per utilizzare Bernie Sanders come fantoccio politico per poi “colpirlo alle spalle” nel momento più opportuno in modo da aprire la strada a Hillary Clinton.

Breitbart.com ha pubblicato una lista di 18 fra le più sconvolgenti rivelazioni emerse dalle email. Ma ce ne sono centinaia.

Quando Wikileaks ha cominciato a pubblicare le email, una delle storie create inizialmente dai media di sinistra allineati era dichiarare le email “false.” Così, ora sostengono fondamentalmente che i russi hanno alterato l’esito delle elezioni hackerando in qualche modo il DNC per acquisire false email pubblicate da Wikileaks. Non ha alcun senso, naturalmente, ma le narrazioni della sinistra non hanno bisogno di avere senso. Devono solamente sembrare emotivamente cariche e scandalose. (I liberali non pensano usando la logica. Prendono decisioni basate su emozioni e conformità sociale. Ecco perché non ci si può ragionare.)

WashPost, NYT e CNN hanno costruito una grande bufala per cercare di scippare le elezioni dopo averle perse

Le rivelazioni di Craig Murray mostrano che la teoria delirante di un “attacco informatico russo” non è che una gigantesca bufala portata avanti da Washington Post, New York Times e CNN. Niente di ciò che hanno dichiarato è vero. Tutto ciò che scrivono sull’argomento è una costruzione o una eco di qualche fonte che sta fabbricando simili assurdità.

Dal Daily Mail:

Murray ha affermato che ha deciso di parlare dopo le dichiarazioni dei funzionari dei servizi segreti secondo cui hacker russi avrebbero fornito i documenti a Wikileaks come parte di uno sforzo per aiutare Donald Trump a vincere le elezioni presidenziali americane.

‘Non capisco perché la CIA sostenga che le informazioni provengono da hacker russi quando dovrebbero sapere che non è vero,’ ha detto. ‘A prescindere da eventuali hackeraggi russi nel DNC, i documenti pubblicati da Wikileaks non provengono da lì.’’

Mike Adams Fonte: www.naturalnews.com

Link: http://www.naturalnews.com/2016-12-15-russian-hack-narrative-revealed-as-elaborate-media-hoax-email-leaks-bernie-sanders-insider.html

15.12.2016

Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org a cuta di EMANUELA LORENZI