No, non è una sparata, ma un rischio concreto.
Spiego perché.
Il progetto della linea TAV presentato dai proponenti all’inizio degli anni 2000 è stato modificato più volte, ma solo la parte progettuale della doppia galleria (9 metri di diametro per ogni canna) è rimasto sostanzialmente inalterato. 54 km prima, quando il tunnel doveva iniziare a Venaus, diventati 57 di doppia canna (più discenderie, locali tecnici, stazione di Modane ecc) nell’ultima stesura del progetto visto che han dovuto abbandonare Venaus ed iniziare lo scavo a Susa.
Il percorso del tunnel è stato sondato solo nelle parti iniziali e finali a causa della impossibilità a realizzare sondaggi di profondità che vanno dai 1500 a oltre 2000 metri di profondità nelle montagne.
Sostanzialmente non si sa cosa si troverebbe scavando: quale tipo di rocce, quanta acqua a che temperatura e pressione… si sa solo che, e questo è accertato dai dati ottenuti nel tunnel geognostico di Chiomonte (ma sta scritto anche nei progetti) che le temperature interne in fase di scavo arriverebbero a 46 gradi ed anche di più a causa della enorme massa di rocce di copertura, appunto tra i 1500 ed i 2000.
Il tracciato progettato correrebbe sotto al massiccio d’Ambin, che supera addirittura i 3000 metri. Tutto il massiccio oltre che essere stato testato nel passato dalla Minatome francese e dall’ Agip mineraria a causa della presenza di vene di minerali radioattivi, ha la particolarità di essere formato da rocce complesse e molto diverse tra loro. Tra queste oltre che quelle scistose ed amiantifere ed altre contenenti carbone ed amianto ci sono quelle formate da gessi, mi pare vengano chiamate “carbonatiche” Per chi le conosce, in loco vengono chiamate “rocce bianche”. Si tratta di affioramenti presenti nella zona del Moncenisio di rocce bianche, costituite da gessi porosi che si sciolgono e collassano quando restano a lungo nell’acqua.
Questi gessi formano delle “vene” sotterranee e sono friabili, poco consistenti, porose come delle spugne e contengono quindi acqua. Va detto che sono state intercettate a distanze notevoli dal Moncenisio in vene più o meno profonde e quando vengono bucate queste vene c’è sempre una forte venuta d’acqua e si possono trovare cavità sotterranee anche importanti dovute principalmente al fatto che nei millenni l’acqua circolante in queste rocce ne ha fatto sciogliere il gesso.
In particolare furono ritrovate in fase di scavo a Giaglione alcuni anni fa nei lavori della centrale idroelettrica sotterranea dell’AEM.
La cosa causò il blocco dei lavori e la decisione di abbandonare quello scavo impossibile e realizzare un’altra caverna in luogo più sicuro dove non c’erano vene di gessi. Il costo dello spostamento causò mi pare il raddoppio dei costi, ma tanto sapete già chi pagava…
Tornando al Moncenisio, alcuni esperti che ho avuto occasione di ascoltare mi hanno spiegato come si è formata la depressione in cui si è venuto a formare il primo lago originale, la successiva vecchia diga e poi quella attuale. Sostanzialmente quando il Moncenisio fu ricoperto di metri e metri di ghiacci, durante le glaciazioni, l’enorme peso del ghiaccio sovrastante fu sorretto dove le rocce erano consistenti mentre invece causò il collassamento delle “rocce bianche”.
In sostanza fece sprofondare col suo peso gran parte della zona del lago e probabilmente anche altre aree minori verso il Piccolo Moncenisio ed il lago delle Savine.
La foto sotto spiega il fenomeno.
Ora è evidente, perfino nelle poche carte geologiche dei progetti, che le rocce contenenti gessi sono presenti già in varie zone lungo la linea da scavare dove si son fatti i sondaggi (non si dimentichi che la caratteristica di queste gallerie è che sono dritte, e con pendenza costante) e ciò comporta che se ne incontreranno vene consistenti, oltre che depauperare l’acqua in esse contenuta, lo scavo subirebbe rallentamenti o forse blocchi totali.
L’area sotterranea non testata equivale a circa i 2/3 del tunnel, le rocce gessose non consentirebbero lo scavo e non si potrebbe cambiare pendenza o linea di scavo…
un bel problema, lo stesso della centrale AEM!
Tutto sto spiegone direte, e scusate se non sono un geologo, ma i dati ormai esistono e basta metterli insieme! E perché sarebbe a rischio il Moncenisio? Arrivo al punto. Alcuni anni fa un esperimento dimostrò che le acque del Moncenisio arrivavano per via sotterranea fin nei laghi di Avigliana. Si trattò di un esperimento di “colorazione delle acque” del Moncenisio con cui dopo mesi, andando a testare le acque nei dintorni si cercò quello specifico colorante. Sorpresa… fu trovato nei laghi di Avigliana!
Ciò dimostrerebbe che dal Moncenisio per via sotterranea le acque vanno molto lontano, probabilmente infiltrandosi proprio nelle rocce bianche gessose presenti sui suoi fondali e rive.
Eccoci arrivati alla logica evidenza perciò che se si buca per 57 km la montagna sotto all’Ambin per realizzare due gallerie di 9 metri di diametro e si intercetta una vena di gessi collegata in qualche modo coi gessi del lago del Moncenisio… l’acqua scende sempre in basso e…
Se a qualcuno queste righe sembrassero un po’ fantascientifiche niente di male, anche se in realtà il rischio esposto esiste anche nei pensieri dei grandi ingegneri che lavorano per i promotori dell’opera.
In uno dei precedenti progetti, quando si voleva realizzare il tracciato TAV in sotterraneo da Caprie a Bussoleno, sotto al Rocciamelone, venne evidenziato nei progetti il rischio che quelle gallerie potessero intercettare acque provenienti addirittura dal lago di Malciaussia (che è sul versante opposto del Rocciamelone!). Non ricordo ora se in quel caso si facesse però cenno alle rocce carbonatiche che in quella zona non dovrebbero essere comunque molto presenti.
Ancora una precisazione per gli scettici eventuali: a parlare di alte temperature interne in fase di scavo non sono io ma i progetti, ed in un filmato trasmesso dalla RAI lo fanno gli operai che scavavano rivolgendosi a Salvini nel 2019.