Coronavirus, mea culpa di Galli (Sacco): “Ho sbagliato, il virus circola da gennaio in Lombardia”

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Dietrofront del primario dell’ospedale Sacco di Milano, Massimo Galli. Intervenendo in radio, ha ammesso di aver in parte sottovalutato l’emergenza Coronavirus: “Anche io il 20 febbraio pensavo di averla scampata – ha detto l’esperto -. Siamo stati presi alle spalle. Il virus è arrivato dalla Germania intorno al 25 gennaio e ha circolato indisturbato per circa un mese”.

 20 MARZO 2020 17:28di Ida Artiaco

Dietrofront di Massimo Galli, infettivologo e primario dell’ospedale Sacco di Milano, che ha ammesso, intervenendo a Radio 1 in Viva Voce, di aver in parte sottovalutato l’emergenza Coronavirus in Italia: “Siamo stati presi alle spalle. Io per primo il 20 febbraio mi stavo convincendo che l’avessimo scampata – ha detto l’esperto – ma non è stato così, perché in realtà attorno al 25 di gennaio, dai calcoli che abbiamo fatto, il virus è entrato dalla Germania del tutto inavvertitamente nella zona del Lodigiano e ha potuto fare quello che ha voluto per almeno quattro settimane, spargendosi ovunque in quella zona, ma anche in Veneto e in altre aree della Lombardia, creando l’epidemia così che conosciamo. E quello che vediamo ancora oggi, vi ricordo, cioè la maggior parte dei casi che vengono registrati, tutti in persone con una sintomatologia significativa, è il risultato di un qualcosa che avvenuto prima delle misure restrittive. Il risultato di queste ultime ci metterà ancora del tempo per essere evidente”.

“E’ difficile  – ha continuato Galli – far capire alle persone che devono restare a casa, soprattutto se non vedono direttamente quello che sta succedendo nei nostri ospedali. Vi posso garantire che questa è davvero una guerra, che sta portando problemi seri. Credo che il corteo dei feretri sui carri militari a Bergamo debba insegnare qualcosa. Noi abbiamo bisogno di bloccarla questa storia, ma dobbiamo impegnarci tutti per tutto il tempo che ci vorrà, altrimenti non ce ne liberiamo e ci dobbiamo rassegnare a migliaia e migliaia di morti, soprattutto tra i nostri anziani. Il non fare determinate cose è disertare dal bene comune”. Già in mattinata, intervenendo alla trasmissione L’Aria che Tira su La7 aveva dichiarato che “serve una maggiore vicinanza, non fisica ma con strumenti di medicina a distanza, con le persone che stanno a casa. Bisogna fare in modo di aprire altri centri di supporto diagnostico. La Cina ci insegna che la diffusione di questa malattia avviene molto per nuclei familiari”

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COMUNICATO STAMPA – Coronavirus: emergenza sanitaria o democratica?

 Alla Camera 3 conferenze stampa per approfondire la questione sotto il punto di vista sanitario, epidemiologico, giuridico e dell’informazione.

Roma, 26 lug. – “Dall’inizio della cosiddetta emergenza Coronavirus numerosi scienziati hanno evidenziato una serie di criticità sotto il profilo medico-scientifico, epidemiologico e giuridico. Approcci diagnostici sbagliati, cure inappropriate, misure di contenimento del contagio e di sicurezza scriteriate, in vigore ancora oggi. A fronte di studi incompleti, errati e spesso in odor di conflitto d’interessi, sono stati calpestati i diritti dei cittadini tutelati dalla Costituzione italiana e in sede internazionale” afferma la Deputata del Gruppo Misto Sara Cunial.

“Chi denuncia viene zittito, diffamato e censurato. Mai come oggi la libertà di espressione e di manifestazione del pensiero sono state così a rischio – continua – La democrazia e il nostro Parlamento sono umiliati da multinazionali straniere, come Youtube e Facebook, che si permettono di calpestare le leggi e la Costituzione italiana, censurando autorevoli professionisti – spiega – e oscurando da un giorno all’altro, con motivazioni false e diffamatorie, video, canali di concessionari pubblici e testate giornalistiche. Intanto il nostro governo costituisce task force per portare avanti quella caccia alla fake news assolutamente incompatibile coi requisiti minimi di una qualsiasi democrazia – aggiunge – Proprio come nel regime nazista, in cui c’era un Ministero dedicato a controllare le espressioni culturali del Paese, anche nell’Italia del 2020 si sono istituite squadre ad hoc, per esaminare e distruggere fatti e opinioni. Per questo – conclude – ho voluto organizzare queste tre conferenze stampa, a cui ne seguiranno molte altre, nelle quali dar voce a professionisti, scienziati ed esperti ad oggi inascoltati dalle Istituzioni e screditati dalle stesse. È tempo che, anche in Italia, quella scienza prona all’interesse e al soldo di lobby e multinazionali sia finalmente smascherata e lasci spazio a tutti coloro che invece portano avanti il loro lavoro, con dignità e professionalità, onestà intellettuale e amore per il nostro Paese”.  

Di tutto questo si parlerà il 28, 29 e 30 luglio in tre conferenze stampa presso la Sala stampa della Camera dei Deputati (in Via della Missione n. 4, Roma).

Martedì 28 luglio, dalle 10.00 alle 11.00

Coronavirus: emergenza sanitaria o democratica?

All’incontro interverranno:

professor Giulio Tarro, virologo

dottor Angelo Giorgianni, magistrato

dottor Pasquale Mario Bacco, medico legale

Mercoledì 29 luglio, dalle 14.00 alle 15.00

Coronavirus e illegittimità dei provvedimenti: il ricorso di Comicost

All’incontro interverranno:

avv. Nino Filippo Moriggia, presidente COMICOST;

dottor Stefano Manera, medico anestesista-rianimatore, ha prestato servizio al Papa Giovanni XXIII di Bergamo durante l’emergenza;

dottor Pasquale Mario Bacco, medico legale, fondatore dell’Associazione L’Eretico;

prof.re Marco Mamone Capria, Università degli studi di Perugia.

Giovedì 30 luglio, dalle 14.00 alle 15.00

Coronavirus: l’informazione negata

All’incontro interverranno:

Margherita Furlan, giornalista, co-fondatrice di Pandora Tv

Fabio Duranti, editore di Radio Radio

Marco Pizzuti, ricercatore e scrittore

e vi saranno contributi video di:

Claudio Messora, editore ByoBlu

Massimo Mazzucco, fondatore Contro Tv

 

INFORMAZIONE STRA-ORDINARIA! – MORTALITA’ VERA  DA CORONA VIRUS

Inoltro queste straordinarie (nel senso che sono fuori dall’”ordine” dell’informazione nostrana) tabelle statistiche sui casi di mortalità da virus e totali in Germania, elaborate dal Dr. Dieter Langer.

La prima tabella registra i casi di morte attribuiti alle epidemie  influenzali dal 1.gennaio al 28 giugno negli anni dal 2016 al 2020. La linea del 2020, in nero, è relativa alla cosiddetta pandemia Covid 19.

Il secondo grafico indica la mortalità totale per gli stessi periodi degli stessi anni.

Per quanto riguarda l’Italia, è già stato accertato, quanto meno, che nell’ondata influenzale 2017-2018 c’è stata una mortalità da virus influenzale di circa 20.000 casi superiore a quella attribuita al Coronavirus. Senza che si fossero imposte misure restrittive in violazione di leggi e costituzione e dispositivi detti di protezione individuale o collettiva.

Le conclusioni di questi inoppugnabili dati indicano, secondo il Dr. Langer, che non vi è masi stata una pandemia e che nell’anno 2020 c’è stata al massimo la più o meno consueta influenza.

E’ anche annunciata per sabato prossimo una grande manifestazione a Berlino contro le misure e l’informazione del governo e dei suoi media. Sempre che la Merkel non proclami Berlino “nuovo focolaio”.

Fulvio

Da: Jens Wernicke
Inviato: domenica 26 luglio 2020 12:34
A: ‘Jens Wernicke’
Oggetto: [RUBIKON] Todesfälle BRD, Graphiken Stand 25.07.2020

Von: “‘Dr. Dieter Langer'”

 Hallo zusammen.

hier die aktuellen täglichen Sterbefälle in der BRD bis 28.06.2020.

Es gibt in der BRD keine Pandemie – hat’s nie gegeben.

Wenn man die Daten ausquetscht könnte man auf eine Übersterblichkeit von vielleicht 2.000 Personen kommen. Also war 2020 ein Jahr mit Grippchen.

Am kommenden Samstag wird eine Demo in Berlin stattfinden. Merkel passt das nicht, sie hat ihrem RKI möglicherweise schon aufgetragen, die Infektionszahlen in die Höhe zu pfuschen, damit am Samstag Berlin zur Todeszone erklärt werden kann.

Es fühlt sich jedenfalls für mich so an.

Gruß

Dieter Lange

Grafik Juli-25

 

 

 

 

 

 

 

 

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Inoltro, in aggiunta ai dati altamente rivelatori sull’imbroglio Covid-19 in Germania, inviati l’altro ieri, i seguenti dati, altrettanto rivelatori, pervenutimi dal prezioso sito “Noneoingegneria”.

A dispetto di questi dati inoppugnabili e neutrali, il coacervo politico-mediatico e sedicente tecnoscientifico nazionale e internazionale, nella sua frenesia di mantenere in piedi la procedura di annientamento della democrazia nel nome di una minaccia alla salute da far risalire esclusivamente a chi la minaccia, insiste nello spudorato impegno di annoverare chiunque muoia nella colonna “morti da Covid-19”. Da tempo è stata abbandonata la meno indecente distinzione, anch’essa comunque falsa e strumentale, di morti da Covid-19 e morti con Covid-19, nella quale ultima categoria venivano inseriti i decessi per qualunque causa, anche la caduta dal tetto, purchè un solerte tampone (attendibile al 60% e meno) individuasse nella salma un  sospettuccio di Coronavirus (quello che in gran numero tutti ospitiamo sempre).

Del resto, senza queste impeccabili procedure di calcolo, applicabili soprattutto nell’evenienza di “abbassamento della guardia” da parte del popolo bue e incosciente, quando mai si potrebbe immaginare l’accanimento vessatorio e del tutto demenziale sulla militarizzazione e disgregazione dell’apparato dell’istruzione italiana, a partire dagli asili. I ragazzi saranno fieri di trovarsi, imbavagliati, inespressivi e incomunicativi, in trono a monotavoli ben distanziati, che questo governo di superesperti gli avrà pagato 300 euro l’uno al posto dei 30 del prezzo giusto, di un totale di 3 milioni generosamente superiore di mezzo milione ai 2,5 milioni richiesti dai presidi (pardon, manager). E allora? Non dobbiamo utilizzare la “massa enorme di miliardi” (deputato 5Stelle) elargitici dal Recovery Fund per far ripartire l’economia, anche dell’industria dei tavolini, a rotelle o meno? Arriveranno a goccia a partire da metà 2021, forse, ma i falegnami sapranno anticipare…..

Fulvio

Da: maria.heibel
Inviato: lunedì 27 luglio 2020 16:57
A: Fulvio Grimaldi
Oggetto: Re: I: [RUBIKON] Todesfälle BRD, Graphiken Stand 25.07.2020

Uscito ora

UniPa: reale impatto del Covid-19 sulla mortalità totale in Italia, lo studio
Ricerca innovativa del prof. Manfredi Rizzo pubblicata su JAMA Internal Medicine
https://www.siciliareport.it/province/palermo/unipa-reale-impatto-del-covid-19-sulla-mortalita-totale-in-italia-lo-studio/ Ancora più notizie su https://www.siciliareport.it

 Come primo risultato, si è notato che la mortalità totale in Italia nel periodo 23 febbraio-4 aprile è raddoppiata nel 2020 rispetto agli ultimi cinque anni (vedi figura). In Lombardia alcuni comuni hanno avuto un drammatico incremento fino a cinque volte della mortalità totale.
Come secondo risultato, si è osservato che il numero di decessi da COVID-19 non giustificavano in maniera completa questo eccesso di mortalità, e che quindi migliaia di italiani sono deceduti per cause ‘indirette’ da COVID-19, quali ad esempio un ritardato o mancato accesso alle strutture sanitarie per il timore di contrarre il coronavirus.”

https://www.siciliareport.it/province/palermo/unipa-reale-impatto-del-covid-19-sulla-mortalita-totale-in-italia-lo-studio/

Sto ascoltando l’ultima intervista di Wodarg.

Passa uno tsunami di dati interessanti, praticamente il funzionamento della Mafia della sanità e le possibilità anche di cambiare le cose

https://www.youtube.com/watch?v=U5EXl6EiOb4&feature=youtu.be&fbclid=IwAR2GDshfkEj5rETu8XsH3D7pap68yJRuQjzQiXdZS-4l1OfMcYYxnIIz3zk

Salbertrand, Friday for future e notav in presdio alla fabbrica della polvere di Salbertrand

https://www.notav.info/post/salbertrand-friday-for-future-e-notav-in-presdio-alla-fabbrica-della-polvere-di-salbertrand/

notav.info

post — 3 Agosto 2020 at 13:09

Si è svolta ieri una partecipata iniziativa informativa a Salbertrand, prima nel centro del paese poi  nel luogo dove dovrebbe sorgere la fabbrica che tratta i materiali di scavo del maxi-tunnel del TAV. I tecnici notav hanno spiegato, carte alla mano, l’impatto del raddoppio della Torino-Lione su questa zona dell’alta valle. Il progetto TAV inizia a diventare più chiaro e mentre i miracolosi benefici per il Progresso propagandati dalla lobby del grande buco si fanno sempre più vaghi, le disastrose ricadute sul territorio diventano via via più concrete. Da segnalare la presenza di numerosi cittadini di Salbetrand giustamente preoccupati per l’impatto del TAV sul proprio territorio, preoccupazione aggravata dalle risposte evasive di TELT davanti ai dubbi posti dai comitati. Riportiamo di seguito il post facebook del Comitato notav di Rivalta e qualche foto dell’iniziativa:

SALBERTRAND. E’ proprio qui che vorrebbero realizzare un fronte di capannoni di 1kmx100m, alti dai 22 ai 27 metri che rimarrebbero almeno 10 anni. Qui milioni di tonnellate di materiale di scavo estratto dalle gallerie del cantiere di Chiomonte, verrebbero triturati e selezionati per vari utilizzi e inviati per il loro smaltimento invadendo il territorio di polveri e di centinaia di migliaia di camion.
Inoltre i capannoni sarebbero costruiti su un’AREA ESONDABILE, dove nessuno avrebbe potuto costruire! A causa di questo i capannoni non potranno essere perfettamente chiusi: e la POLVERE, che fine fa?
Alla faccia della tutela del territorio… A sarà dura!

 

Dai contatti con Al Sisi alla sorveglianza per Assad, chi è Area spa, l’azienda che spia i notav

https://www.notav.info/documenti/dai-contatti-con-al-sisi-alla-sorveglianza-per-assad-chi-e-area-spa-lazienda-che-spia-i-notav/

notav.info

posttop — 21 Luglio 2020 at 14:27

 Nei giorni scorsi abbiamo ricevuto e pubblicato un video inviato da alcuni escursionisti della Val Clarea che, andando per funghi, si sono imbattuti in una vasta rete di telecamere nascoste cablate sotto le rocce e dissimulate dalla polizia in pieno lockdown per spiare i valsusini. Nei video recuperati dai notav si vedono la dirigenza della digos di Torino farsi selfie con le nuove apparecchiature durante la scampagnata e alcuni tecnici che li aiutano nell’istallazione dei dispositivi.

Se sulla figura di palta della mitica polizia politica del capoluogo piemontese non c’è molto da dire visto che ha fatto già sganasciare la metà della rete, vale la pena spendere due parole in più sul profilo dell’azienda che li accompagnava, la Area spa, tra le principali ad aver investito il mercato in piena espansione dei dispositivi per la sorveglianza di massa e protagonista di diversi affari con regimi dittatoriali di tutto il mondo.

In Italia, un pugno di società private si dividono il mercato delle intercettazioni telefoniche e web. Una delle più importanti è un’azienda del varesotto, l’Area spa, specializzata nei dispositivi cosiddetti dual use, apparecchi di spionaggio utilizzabili sia in ambito militare che civile e quindi molto comodi per eludere le legislazioni contro la vendita di armamenti. Fondata nel 1996, Area spa attraversa anni travagliati che  portano la società a più riprese sull’orlo del fallimento fino al 2009 quando arriva la svolta: vince una grossa commessa, circa 17 milioni di euro, per un dispositivo DPI (Deep packet Inspection) che consente di intercettare e analizzare email, conversazioni e ricerche internet dei cittadini siriani per conto dei servizi del presidente Assad. L’affare è denunciato dal giornale Bloomberg nell’autunno del 2011 e le rivelazioni costringeranno cinque anni dopo la procura di Milano ad aprire un’inchiesta che travolgerà l’amministratore delegato di Area, Andrea Fromenti, con le accuse di esportazione illegale di materiale dual use e dichiarazioni non veritiere. Secondo i PM, esattamente nelle settimane in cui il vento delle primavere arabe faceva vacillare il presidente siriano che reagiva lanciando barili di dinamite sui manifestanti dagli elicotteri, gli ingegneri dell’azienda volavano da Milano a Damasco con le apparecchiature nascoste nei bagagli facilitando la feroce repressione dei dissidenti (dopo le rivelazioni di Bloomberg la sede dell’azienda a Vizzola Ticino sarà tra l’altro il bersaglio di un sit-in di rifugiati politici siriani).

Nonostante la vicenda, il MISE nel giugno del 2016 autorizza Area spa a installare attrezzature analoghe a beneficio del regime egiziano di Al Sisi. L’affare avrebbe dovuto andare in porto appena poche settimane dopo la morte di Giulio Regeni e avrebbe avuto come destinatario finale il Technical Research Department (TRD), sorta di unità distaccata dei servizi segreti incaricata di infiltrare e monitorare l’opposizione alla giunta militare. Solo grazie alle pressioni della famiglia del giovane ricercatore italiano la licenza è infine revocata. I dispositivi dovevano essere forniti in tandem con un’altra azienda italiana specializzata nella programmazione di trojan e malware per spiare gli attivisti politici, la Hacking team. Le circostanze sono state rese pubbliche dopo la pubblicazione delle email della società sul portale di wikileaks in cui si possono leggere i centinaia di scambi tra le due aziende lombarde e grazie a cui si evincono anche le simpatie politiche del CEO di Hacking team, David Vincenzetti, che conclude gli scambi con i suoi collaboratori con un pittoresco “Boia chi molla”.

Nel 2017 in un’inchiesta della rete Al Jazeera di cui consigliamo la visione a chiunque voglia farsi un’idea su questo opaco mercato che sta divorando le libertà civili di tutto il mondo, il vice-presidente di Area spaMarco Braccioli, viene ripreso da una telecamera nascosta durante uno scambio in cui si dice pronto a fornire un IMSI catcher al regime sud sudanese. Si tratta di un dispositivo grande come una valigia che consente di agganciare i telefoni cellulari di chiunque nel raggio di qualche decina di metri per poi poter attivare telecamera, microfono, tracciare il gps e persino inviare messaggi come se provenissero dai propri contatti. Nonostante l’embargo, Area spa assicura di potersi appoggiare su un paese terzo come la Tanzania per far arrivare la merce a destinazione. Dettaglio inquietante ma particolarmente rivelatore, nelle immagini Braccioli rassicura il suo interlocutore a proposito degli agganci che ha all’interno dell’apparato statale italiano che gli consentirebbero di snellire le procedure di esportazione.

Perché se Area fornisce i suoi servizi a regimi di tutto il mondo, i suoi principali clienti sono le forze di polizia italiane che usano le tecnologie di sorveglianza per spiare gli attivisti di casa nostra. Anche per questi affari interni, Area spa è finita nuovamente sotto inchiesta prima da parte della procura di Trieste poi di quella di Milano per accesso abusivo a sistema informatico. L’accusa è di aver scaricato sui pc dell’azienda sms, whatsapp, chiamate, intercettazioni e altri dati sensibili che dovrebbero invece essere di sola disponibilità degli inquirenti. Proprio le accuse di aver un proprio archivio privato frutto del lavoro di sorveglianza hanno portato il Consiglio di stato il 20 marzo del 2019 a concludere della legittimità dell’esclusione di Area spa dalle gare per l’aggiudicazione di appalti legati alle intercettazione per mancanza “di onorabilità, sicurezza e affidabilità“.

Mancanza di onorabilità che non ha impedito alla digos di Torino di avvalersi dei servizi di Area durante la pandemia quando, sfruttando un po vigliaccamente il fatto che i valsusini erano confinati a casa e non potevano difendere il proprio territorio, hanno deciso di affidare una ricca commessa all’azienda di Varese.

A vederlo dalla Val Susa, pare proprio che per tutti i governi i cittadini rimangono tali finché rigano dritto. Se osano mobilitarsi sono da trattare come un nemico interno da sorvegliare, infiltrare, molestare e incarcerare usando le stesse tecniche, le stesse tecnologie e addirittura gli stessi servizi forniti dalle medesime aziende.

MONCENISIO A RISCHIO TAV?

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No, non è una sparata, ma un rischio concreto.
Spiego perché.
Il progetto della linea TAV presentato dai proponenti all’inizio degli anni 2000 è stato modificato più volte, ma solo la parte progettuale della doppia galleria (9 metri di diametro per ogni canna) è rimasto sostanzialmente inalterato. 54 km prima, quando il tunnel doveva iniziare a Venaus, diventati 57 di doppia canna (più discenderie, locali tecnici, stazione di Modane ecc) nell’ultima stesura del progetto visto che han dovuto abbandonare Venaus ed iniziare lo scavo a Susa.
Il percorso del tunnel è stato sondato solo nelle parti iniziali e finali a causa della impossibilità a realizzare sondaggi di profondità che vanno dai 1500 a oltre 2000 metri di profondità nelle montagne.
Sostanzialmente non si sa cosa si troverebbe scavando: quale tipo di rocce, quanta acqua a che temperatura e pressione… si sa solo che, e questo è accertato dai dati ottenuti nel tunnel geognostico di Chiomonte (ma sta scritto anche nei progetti) che le temperature interne in fase di scavo arriverebbero a 46 gradi ed anche di più a causa della enorme massa di rocce di copertura, appunto tra i 1500 ed i 2000.
Il tracciato progettato correrebbe sotto al massiccio d’Ambin, che supera addirittura i 3000 metri. Tutto il massiccio oltre che essere stato testato nel passato dalla Minatome francese e dall’ Agip mineraria a causa della presenza di vene di minerali radioattivi, ha la particolarità di essere formato da rocce complesse e molto diverse tra loro. Tra queste oltre che quelle scistose ed amiantifere ed altre contenenti carbone ed amianto ci sono quelle formate da gessi, mi pare vengano chiamate “carbonatiche” Per chi le conosce, in loco vengono chiamate “rocce bianche”. Si tratta di affioramenti presenti nella zona del Moncenisio di rocce bianche, costituite da gessi porosi che si sciolgono e collassano quando restano a lungo nell’acqua.
Questi gessi formano delle “vene” sotterranee e sono friabili, poco consistenti, porose come delle spugne e contengono quindi acqua. Va detto che sono state intercettate a distanze notevoli dal Moncenisio in vene più o meno profonde e quando vengono bucate queste vene c’è sempre una forte venuta d’acqua e si possono trovare cavità sotterranee anche importanti dovute principalmente al fatto che nei millenni l’acqua circolante in queste rocce ne ha fatto sciogliere il gesso.
In particolare furono ritrovate in fase di scavo a Giaglione alcuni anni fa nei lavori della centrale idroelettrica sotterranea dell’AEM.
La cosa causò il blocco dei lavori e la decisione di abbandonare quello scavo impossibile e realizzare un’altra caverna in luogo più sicuro dove non c’erano vene di gessi. Il costo dello spostamento causò mi pare il raddoppio dei costi, ma tanto sapete già chi pagava…
Tornando al Moncenisio, alcuni esperti che ho avuto occasione di ascoltare mi hanno spiegato come si è formata la depressione in cui si è venuto a formare il primo lago originale, la successiva vecchia diga e poi quella attuale. Sostanzialmente quando il Moncenisio fu ricoperto di metri e metri di ghiacci, durante le glaciazioni, l’enorme peso del ghiaccio sovrastante fu sorretto dove le rocce erano consistenti mentre invece causò il collassamento delle “rocce bianche”.
In sostanza fece sprofondare col suo peso gran parte della zona del lago e probabilmente anche altre aree minori verso il Piccolo Moncenisio ed il lago delle Savine.
La foto sotto spiega il fenomeno.
Ora è evidente, perfino nelle poche carte geologiche dei progetti, che le rocce contenenti gessi sono presenti già in varie zone lungo la linea da scavare dove si son fatti i sondaggi (non si dimentichi che la caratteristica di queste gallerie è che sono dritte, e con pendenza costante) e ciò comporta che se ne incontreranno vene consistenti, oltre che depauperare l’acqua in esse contenuta, lo scavo subirebbe rallentamenti o forse blocchi totali.
L’area sotterranea non testata equivale a circa i 2/3 del tunnel, le rocce gessose non consentirebbero lo scavo e non si potrebbe cambiare pendenza o linea di scavo…
un bel problema, lo stesso della centrale AEM!
Tutto sto spiegone direte, e scusate se non sono un geologo, ma i dati ormai esistono e basta metterli insieme! E perché sarebbe a rischio il Moncenisio? Arrivo al punto. Alcuni anni fa un esperimento dimostrò che le acque del Moncenisio arrivavano per via sotterranea fin nei laghi di Avigliana. Si trattò di un esperimento di “colorazione delle acque” del Moncenisio con cui dopo mesi, andando a testare le acque nei dintorni si cercò quello specifico colorante. Sorpresa… fu trovato nei laghi di Avigliana!
Ciò dimostrerebbe che dal Moncenisio per via sotterranea le acque vanno molto lontano, probabilmente infiltrandosi proprio nelle rocce bianche gessose presenti sui suoi fondali e rive.
Eccoci arrivati alla logica evidenza perciò che se si buca per 57 km la montagna sotto all’Ambin per realizzare due gallerie di 9 metri di diametro e si intercetta una vena di gessi collegata in qualche modo coi gessi del lago del Moncenisio… l’acqua scende sempre in basso e…
Se a qualcuno queste righe sembrassero un po’ fantascientifiche niente di male, anche se in realtà il rischio esposto esiste anche nei pensieri dei grandi ingegneri che lavorano per i promotori dell’opera.
In uno dei precedenti progetti, quando si voleva realizzare il tracciato TAV in sotterraneo da Caprie a Bussoleno, sotto al Rocciamelone, venne evidenziato nei progetti il rischio che quelle gallerie potessero intercettare acque provenienti addirittura dal lago di Malciaussia (che è sul versante opposto del Rocciamelone!). Non ricordo ora se in quel caso si facesse però cenno alle rocce carbonatiche che in quella zona non dovrebbero essere comunque molto presenti.
Ancora una precisazione per gli scettici eventuali: a parlare di alte temperature interne in fase di scavo non sono io ma i progetti, ed in un filmato trasmesso dalla RAI lo fanno gli operai che scavavano rivolgendosi a Salvini nel 2019.

Agricoltori denunciati dalle forze dell’ordine mentre si recano nei propri fondi

https://www.radical-bio.com/abusi-di-potere/agricoltori-denunciati-dalle-forze-dellordine-mentre-si-recano-nei-propri-fondi/?fbclid=IwAR2ta3B93Nr4jo4KYaywIumlXMjTRtopOHxpkFdZn1cCmLFXFwuhfd3SAcM

6 Aprile 2020

controlli coronavirus

Oltre al danno dell’emergenza Covid19, la beffa di un’applicazione difforme del decreto “Chiudi Italia”. Dopo il caso registrato a Grumo Appula (Ba), la denuncia di Tommaso Battista  di Copagri Puglia: «Se l’agricoltura è attività essenziale non ci può essere questa arbitrarietà nell’applicazione della legge». Inviata una denuncia al Prefetto di Bari Antonia Bellomo

«AGRICOLTURA ATTIVITÀ ESSENZIALE».

«AGRICOLTORI LIBERI DI MUOVERSI».

«AGRICOLTORI ESCLUSI DALLE LIMITAZIONI DEL DECRETO “CHIUDI ITALIA”».

«SETTORE PRIMARIO DECISIVO PER FAR RIPARTIRE L’ECONOMIA DEL BELPAESE».

 C’è molta enfasi sul ruolo del nostro settore ai tempi del coronavius, ma la situazione reale nei campi è ben diversa, soprattutto dopo l’applicazione del nuovo decreto legge del 24 marzo 2020, che introduce “misure urgenti per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da Covid-19” e che ha sdoganato l’emanazione di misure più restrittive da parte delle autorità locali.

Un diritto diventato arbitrario

Di fatto il diritto degli agricoltori di potersi muovere liberamente per esercitare questa professione essenziale è diventato molto arbitrario, con differenze paradossali anche tra comuni vicini. Dopo altri casi segnalati, una conferma arriva anche dalla Puglia.

Il caso di Grumo Appula (Ba)

Tommaso Battista, presidente della Copagri Puglia. 

«Abbiamo ricevuto diverse segnalazioni da parte di nostri associati, ad esempio dal Comune di Grumo (Bari), i quali lamentavano di essere stati fermati dai carabinieri, che hanno loro contestato le violazioni previste dal dpcm attualmente in vigore». È la denuncia di Tommaso Battista presidente della Copagri Puglia. «Un agricoltore, in particolare – continua Battista -, mentre si recava nei propri fondi per svolgere le pratiche agricole veniva fermato e denunciato dai carabinieri che gli contestavano la violazione in ordine agli attuali divieti di spostamento».

Il compito gravoso dell’agricoltore

Un caso che spinge Battista a ricordare che «se è assolutamente vero che restare a casa è un dovere di tutti i cittadini, svolgere un’attività essenziale quale quella agricola, è allo stesso modo un dovere, anche e soprattutto in ragione del fatto che il settore agricolo è impegnato in prima linea per assicurare i prodotti alimentari a tutte le famiglie del Paese».

«Se le forze dell’ordine – prosegue il presidente – sanzionano gli agricoltori mentre si recano nei propri fondi per svolgere le pratiche colturali, probabilmente c’è qualche difetto di comunicazione rispetto alle norme recentemente emanate, in base alle quali non vige la sospensione dell’attività produttiva».


La sede della Prefettura di Bari

 Denuncia inviata in Prefettura

Copagri Puglia ha quindi inviato una nota ad Antonia Bellomo, Prefetto di Bari «perché chiarisca questi episodi che riteniamo gravi e che allarmano i nostri associati, oltre a ingenerare ulteriore confusione in una fase già particolarmente delicata per il Paese, quale quella in cui stiamo vivendo a causa dell’emergenza legata alla pandemia del Covid-19».

«Noi stessi avevamo spiegato ai nostri associati che il lavoro agricolo è un’attività fondamentale per il nostro Paese soprattutto in questa situazione di grave emergenza e che non vi sono limitazioni di alcun genere».


Campi e oliveti nei intorni di Grumo AppulaFONTE

Telt comanda e la Questura esegue (VIDEO)

https://www.notav.info/post/telt-comanda-e-la-questura-esegue-video/?fbclid=IwAR3nyu7uaSO1rCdIHPPFJacsPmzAGbu-LiGQVJkwDr0pfxJ7_7Z_H0-wRME

notav.info

post — 4 Agosto 2020 at 01:57

Si è svolta oggi l’iniziativa annunciata dal Movimento No Tav a Chiomonte. Marisa, convocata sui terreni della baita No Tav oggetto di esproprio da parte dell’azienda Telt, è stata accompagnata da oltre 50 comodatari.

Oltre al jersey posizionato prima del ponte sulla Dora, presenti un ingente schieramento delle forze dell’ordine ed alcuni personaggi con la pettorina di Telt che, oltre a trattare con arroganza Marisa ed il suo avvocato, hanno dato ordini alla questura di Torino.

All’avvocato di Marisa (e dei comodatari) non è rimasto altro da fare che lasciare sul selciato, sotto i piedi di un poliziotto, l’atto da notificare.

Pubblichiamo qui di seguito un video che racconta come sono andate le cose…vedere per credere!

baita esproprio

“La terra non si abusa. Il futuro non si usa”: passeggiata dei No Tav in Valsusa

https://torino.repubblica.it/cronaca/2020/08/01/news/no_tav_la_passeggiata_senza_distanziamento_dei_contrari_alla_torino-lione-263433234/?fbclid=IwAR3zlH8KqKTtf_CpxSctGx6Y8-5r3Ki_nS1O9BefTJzahp5-I5GNuoY0qBw

Dal campo sportivo di Giaglione verso il presidio permanente dei Mulini

di CRISTINA PALAZZO

01 agosto 2020
 

È un’estate di lotta  in Val di Susa contro la Tav. Anche questa mattina decine di giovani NoTav  si sono ritrovati per manifestare contro l’opera Torino-Lione. Hanno organizzato una passeggiata partita dal campo sportivo di Giaglione verso il presidio permanente dei Mulini, che continua da oltre un mese. Ieri sera, invece, sempre nell’ambito del campeggio giovani che andrà avanti fino a domani, si è svolto l’apericena che si è concluso ai cancelli della centrale di Chiomonte con cori e battiture.Ad aprire il corteo lo striscione “La terra non si abusa. Il futuro non si usa”.

In parallelo invece continuano le iniziative dei sindaci per chiedere un incontro con il governo. L’ultima è una lettera firmata dall’Unione Montana Valsusina e spedita ieri a Roma, sperando in una risposta dal governo Conte. Una strada già provata 8 mesi fa, rimasta senza risposta,
per chiedere chiarezza rispetto a “un quadro di indeterminatezza intorno alle ipotesi di realizzazione e ai risultati attesi per il progetto Torino-Lione. Tale situazione è incompatibile con gli obblighi di efficacia e trasparenza connessi con la rilevante entità di risorse pubbliche che dovrebbero essere assorbite da questo progetto”.

Diciassette i sindaci che hanno firmato, capofila il presidente dell’Unione, Pacifico Banchieri, sindaco di Caselette: “Abbiamo sempre espresso dissenso all’opera ma da sindaci siamo pronti a confrontarci” 

Il movimento No TAV è giovane!

https://volerelaluna.it/tav/2020/07/29/il-movimento-no-tav-e-giovane/?fbclid=IwAR1fKajTTXN2cH0Ya6UnjjfQm9fAQmwA32WXSkdgflh6l0EAhoumyhz6OiU

Venerdì 24 luglio si viene svegliati da un messaggio: «stanno sgomberando il presidio dei Mulini in Clarea, i ragazzi sono saliti sui tetti delle baite e sugli alberi, le ruspe avanzano con poliziotti antisommossa». Parte il tam tam, una telefonata a un amico: «c’è anche tuo figlio? sei preoccupato?». «Ma no, adesso salgo a vedere, faranno un po’ di esperienza».

La spiegazione è tutta lì. C’è il passaggio generazionale. Sono venuti su quasi all’improvviso, come funghi. Adesso i giovani sono davvero tantissimi e sempre presenti. Fino a qualche anno fa nelle manifestazioni erano presenti ma in sordina; da qualche tempo si sono presi lo spazio, si presentano in blocco, sono una potenza che si esprime negli occhi e nella determinazione.

Il presidio dei Mulini inaugurato il 20 giugno in occasione dell’allargamento del cantiere di Chiomonte è diventato in poco tempo un luogo vivo. Molti ragazzi e tende da campeggio colorate. Il bosco a proteggere quella radura: l’estate, il caldo, i giovani e meno giovani e la bellezza della Val Clarea, costituiscono un mix perfetto per sentirsi immortali. Se lo scenario nel quale i valsusini si muovono nel praticare l’opposizione non fosse stato da sempre di una bellezza così totale, con un senso collettivo e di comunità forte, forse non saremmo arrivati a trent’anni di lotta.

L’ennesima conferma di essere dalla parte della ragione si trova nella ridicola avanzata delle ruspe per rimuovere barricate di tronchi. I ragazzi sui tetti di losa, abbarbicati con provvigioni, antiche baite che ne hanno viste di ogni sorta e adesso anche questa. Un film: contrapporsi con poliziotti in tenuta antisommossa per tenere la posizione ha del surreale.

Un filmato registra, nel cambio turno, dieci auto della Digos, nove camionette e sei jeep della polizia, cinque camionette dei carabinieri, un’auto e quattro jeep dei carabinieri, due camionette della guardia di finanza, due bus dell’esercito. Una prova di forza incredibile per l’opera più inutile e militarizzata al mondo. Digos, Polizia e cacciatori di Sardegna. Inutile chiedere i costi.

Poi ci sono quelli fatti “prigionieri”. Lo Stato non perdona, una pericolosa settantatreenne insegnate di greco latino e un altrettanto pericoloso pescivendolo in pensione di 65 anni. Ma non mancano altre restrizioni. L’ultima arrivata ad Ermelinda un “avviso orale” dalla Questura di Torino su segnalazione della Digos, un avviso a tenere una condotta conforme alla legge. Il che significa non urlare con quanto fiato si ha in gola (almeno quello) il proprio disappunto (chiamiamolo così per stare sul forbito), di fronte ai cancelli che delimitano lo spazio al cantiere. Ermelinda è solita farsi sentire e l’elenco di altri contrasti, un oltraggio, un foglio di via dal Comune di Giaglione e altro ancora la rende persona “socialmente pericolosa”. Certo Erme non se ne perde una. È determinata come militante e come donna, non si risparmia e mette l’accento sulla questione di genere rivendicato anche con il gruppo fumne No TAV (donne No TAV). Nel 2006 un articolo la descrive così: «quando la stanchezza ha il sopravvento: quando il troppo caldo arrossa i visi, la mancanza di sonno stropiccia i lineamenti, il freddo congela le guance, lei rimane impassibile, nella bellezza vera, mediterranea. Niente di quello che succede attorno può ledere quella sua dignità calabrese, portata con grande orgoglio».    

L’accanimento sulle persone che continuano a tenere viva l’opposizione alla grande opera è davvero pesante e sproporzionato. Il TAV è un dogma. Guai a scalfirlo, si va avanti e basta, costi quel che costa (e proprio il caso di dirlo), passando su tutto: sanità in ginocchio, casse vuote dello Stato, Covid e pandemia.

«Gridatelo dai tetti» è una frase consegnata alla storia da Bartolomeo Vanzetti sulla sua innocenza. Forse deve passare ancora molto tempo prima che si faccia luce su questa storia di oggi con tutto il peso di quanto di inverosimile e di grottesco accade in questa valle alpina per niente pacificata. Ma arriverà.