Lancio di lacrimogeni sul presidio No Tav

24 LUGLIO 2020

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Lacrimogeni

Ancora tensioni in Val Susa | CorriereTv

In Valsusa un’altra giornata di battaglia. Dopo un pomeriggio di tregua è stato lanciato un altro appello e alle 18,30 un centinaio di persone si sono radunate sotto la tettoia di Giaglione per raggiungere il presidio. Tanti giovani e qualche volto storico della protesta. Dopo una breve assemblea, gli zaini si sono riempiti di bottiglie di acqua, scatolette e provviste. E il corteo è partito per una passeggiata improvvisata nei boschi, seguendo due percorsi diversi. Dopo mezz’ora di camminata un gruppetto di No Tav ha tentato di ripristinare la barricata sul lato cantiere, ma la polizia ha reagito lanciando i lacrimogeni. Molti sono tornati al campo sportivo, ma qualcuno è rimasto a presidio. E c’è da scommettere che domani sarà un’altra giornata di lotta (massimo massenzio)

No TAV Comunicato Stampa 22 luglio 2020 ||| GRANDI OPERE: ILLUSIONI, INGANNI, ALTERNATIVE

Comunicato Stampa

PresidioEuropa

Movimento No TAV

22 luglio 2020

http://www.presidioeuropa.net/blog/?p=22114

GRANDI OPERE: ILLUSIONI, INGANNI, ALTERNATIVE

Giovedì 23 luglio, dalle 15.00 alle 19.00

Conferenza web organizzata da

Controsservatorio Valsusa, Centro Studi Sereno Regis e Volere la luna

L’iniziativa si terrà a Torino presso la Sala Poli del Centro Studi Sereno Regis di Torino con interventi in presenza e collegamenti da remoto (per le regole di distanziamento e sicurezza i posti in sala sono limitati, per prenotare vedi le info dopo il programma).

L’incontro potrà essere seguito in streaming https://youtu.be/kxAFrKR7oIc.

L’iniziativa inaugura un percorso teso a costruire un cartello di realtà dell’ambientalismo, del sociale, del mondo del lavoro, del mutualismo decise a voltare davvero pagina, abbandonando il modello, sbagliato e fallimentare, delle Grandi Opere, e ad aprire una stagione propositiva e un confronto-scontro con una politica vecchia e incapace di dare risposte adeguate alla gravità della crisi in atto.

Sono previste comunicazioni introduttive di Marco Bersani, Angelo Tartaglia, Francesco Ramella, Marco Revelli.

Presentazione

L’epidemia di Covid-19 ha prodotto nel Paese e nel mondo una crisi economica e sociale gravissima. L’evidenza dei collegamenti tra epidemia e modello di sviluppo ha fatto dire a molti, nei mesi scorsi, che nulla sarebbe più stato come prima e che le risposte alla crisi avrebbero dovuto avvenire all’insegna di un cambiamento profondo di strategie, modelli economici, priorità. Oggi, con la fine del lockdown e l’allentamento delle limitazioni imposte dall’emergenza, quelle indicazioni sembrano tramontate e tutto sembra tornato come prima. Lo confermano il “decreto semplificazioni” e i provvedimenti connessi varati in questi giorni dal Governo in cui il volano della ripresa viene indicato in un’incredibile sequenza di Grandi Opere da mettere in cantiere senza freni e senza regole: l’elenco è sempre più lungo fino a comprenderne 130, lo guidano il TAV e la Nuova linea ferroviaria Torino-Lione, rispunta finanche il ponte sullo stretto di Messina. La rappresentazione simbolica di tutto questo sta nel gesto e nelle parole del presidente del Consiglio che schiaccia il pulsante per l’innalzamento delle paratie del Mose a Venezia, commentando – di fronte alle proteste degli ambientalisti – che la politica deve assumersi le proprie responsabilità e augurarsi (proprio così, augurarsi) che l’opera funzioni.

In questo desolante panorama (che vede coinvolto l’intero ceto politico del nostro Paese) emergono, a vari livelli, segnali di discontinuità importanti: cresce nei movimenti la consapevolezza che giustizia sociale e giustizia ambientale sono inscindibili; sono sempre più chiare l’entità e l’origine da attività umane (a cominciare dalle Grandi Opere) dei cambiamenti climatici e i loro effetti devastanti; al Parlamento europeo, in sede di discussione della proposta di legge sul clima, è stato presentato un emendamento che subordina i finanziamenti di ogni grande opera all’accertamento – da parte di una commissione indipendente ‒ del suo effetto di riduzione delle emissioni di CO2; la Corte dei Conti europea, pronunciandosi su otto Grandi Opere tra cui la Torino-Lione ne contesta, pur in un’ottica non certo contraria all’attuale modello di sviluppo, la convenienza dal punto di vista economico, trasportistico e ambientale; lo schieramento contrario alle Grandi Opere cresce a livello locale e vede, da ultimo, la netta presa di posizione contro la Nuova Linea Ferroviaria Torino-Lione del neoeletto sindaco di Lione Grégory Doucet.

Ormai è documentato da innumerevoli studi che le Grandi Opere sono tra i maggiori responsabili dei cambiamenti climatici, producono lavoro in misura di gran lunga inferiore a molte piccole opere di risanamento del territorio, sono in contrasto con le necessità di un futuro rispettoso dell’ambiente, hanno costi insostenibili per la collettività. A sostenerle restano solo gli interessi di una imprenditoria senza progetto e di una politica istituzionale ad essa subalterna. Questi interessi sembrano oggi vincenti grazie soprattutto alle risorse economiche (sempre pubbliche) di cui dispongono e alla connessa capacità di produrre consenso. Ma il loro respiro corto è sempre più evidente.

Per questo occorre costruire nel Paese un cartello di realtà dell’ambientalismo, del sociale, del mondo del lavoro, del mutualismo consapevoli della necessità di girare davvero pagina e di abbandonare il modello, sbagliato e fallimentare, delle Grandi Opere. L’obiettivo è quello di aprire una grande stagione propositiva e un confronto-scontro con una politica vecchia e incapace di dare risposte adeguate alla gravità della crisi.

Di qui l’iniziativa di un primo momento di confronto, a Torino il 23 luglio prossimo. Altri confronti seguiranno per integrare la rete degli interlocutori.

Programma

Centro Studi Sereno Regis – Controsservatorio Valsusa – Volere la Luna

GRANDI OPERE: ILLUSIONI, INGANNI, ALTERNATIVE

Torino, via Garibaldi 13, sala Poli (e videoconferenza)
23 luglio 2020 – orario 15.00-19.00

coordinano
Angela Dogliotti (Centro Studi Sereno Regis) e
Livio Pepino (Controsservatorio Valsusa)
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orario 15.15-16.30 comunicazioni introduttive

Marco Bersani (Attac) *
Quanto costano le grandi opere? Chi le paga, possono essere un volano per l’economia?

Angelo Tartaglia (Politecnico di Torino)
Le grandi opere e i cambiamenti climatici

Francesco Ramella (Università di Torino)
Infrastrutture e trasporti: le fantasie e la realtà

Marco Revelli (Università del Piemonte orientale)
Creare lavoro: grandi opere e progetti alternativi
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orario 16.30-19.00 interventi programmati – elenco non definitivo

Jean-Louis Aillon (Rete Clima Torino)
Emilio Delmastro (Pro Natura Piemonte e Valle d’Aosta)
Giuseppe De Marzo (Rete dei Numeri Pari) *
Duccio Facchini (Altreconomia) *
Edi Lazzi (Fiom)
Maria Maranò (Legambiente e Forum Disuguaglianze e Diversità) *
Tomaso Montanari (Storico dell’arte) *
Giorgio Prino (Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta) *
Mariangela Rosolen (Acqua pubblica Torino)
Cosimo Scarinzi (CUB Piemonte)

Fabio Viotti (Fridays for future)

(*) I nomi con l’asterisco corrispondono a interventi da remoto.

Autostrade, altro testacoda del pilotastro di Casa Chigi TANTO TUONÒ CHE NON PIOVVE

Chi si aspettava che un premier speditoci dalla Caverna di Ali Baba, dove i duchi Benetton di Casa Magliara alla tavola rotonda danno di gomito

a re Artù de Rothschild, potesse davvero revocare la concessione ai devastatori della rete autostradale italiana, ha davvero bisogno del tampone che lo riveli positivo al minchionevirus. 

Dopo aver fatto il pazzariello tonitruante, alla Landini, per far credere agli affetti da quel virus che  lui, sì, che avrebbe stritolato l’intera schiattaccia di Treviso, torcendogli attorno al collo i guardrail marci della Salerno-Reggio, è tornato in se’ e ha chiesto scusa. Anzi, ha chiesto se non ci fosse un posto a tavola anche per lui, nella festa di famiglia da tenersi a Cortina dopo il prossimo crollo di ponte, con quella quarantina di commensali che, più o meno, corrispondevano al numero degli scomparsi nelle polveri del Morandi.
Riuniti nella notte i suoi nanetti da giardino con il capino che annuisce  automaticamente, il conte delegato dall’alto consesso di Ali Babà, ascoltata sull’attenti e a mani giunte l’intemerata della nanetta De Micheli, nata Salini-Impregilo e poi adottata Benetton, che minacciava, in caso di revoca, di non lasciare agli italiani neppure la catenina della mamma, il miracolato di Padre Pio si è esibito in un’ elegantissima inversione a U, con tanto di pochette. 
Tranquilli, ha promesso, scherzavo per far contento Di Maio. I Benetton non verranno privati del privilegio di tutti gli ammessi alla Tavola Rotonda. Resteranno a mandare in malora le autostrade d’Italia,  a inghirlandarle di guardrail a favore di tonfi di pullman, a osservare ponti che si trascinano sotto spericolati viaggiatori e, se ciò non bastasse, a fargli precipitare addosso gallerie fatiscenti e a trastullarne l’esistenza in liete giornate di coda, che consentano di prendere il sole, o di fare pupazzi di neve.
Infatti, cosa dice il gatekeeper di Ali Babà, mentre garantisce il flusso in entrata del sangue e della bile degli italiani sotto forma di dobloni marchiati “Luciano Benetton “? Dice che la riduzione della quota Benetton in Autostrade per l’Italia avverrà MOLTO LENTAMENTE E MOLTO GRADUALMENTE! Che nessuno si preoccupi, manco ce ne accorgeremo.
Del resto, come dicono i francesi, tout se tien. I morti e menomati da terapie Covid e relativi trattamenti socioeconomici, le decimazioni in atto e in potenziamento da eliminazione elettromagnetica tramite 5G, le guerre e missioni militari testé confermate, da 80 milioni di euro al giorno (al giorno di recessione e miseria nazionali), i 400 milioni di vaccini comprati a Bill Gates grazie alla vendita delle scarpe di noi tutti….. Tout se tien.
 Non è la riduzione della popolazione umana (e, visto che ci siamo, anche di quella animale e vegetale) l’obiettivo supremo dei saggi che ci governano (dalla caverna di Ali Babà)? 
Fulvio